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Partono i treni storici per un viaggio romantico nel tempo

Lo scorso anno ne sono partiti tre. Tutti quanti sold out. Quest’anno saranno venti i treni storici che ripercorrono una tratta ferroviaria in disuso da tempo e che porteranno i visitatori alla scoperta di luoghi inediti, ricchi di storia e di cultura, ma anche di arte, folklore e di gastronomia.

I treni storici delle Marche

L’itinerario percorso è un “Viaggio romantico nel tempo” e il treno storico sarà quello della tratta Ancona-Fabriano-Pergola, riattivato, a fini turistici per svelare un territorio ricco di bellezze paesaggistiche. Musei, monasteri, eremi, aree archeologiche, ma anche tartufo e vini, tradizioni e artigianato saranno i protagonisti di una serie di viaggi tematici da intraprendere affacciati al finestrino, viaggiando a bordo di carrozze d’epoca e, per alcune corse, trainati da una sbuffante locomotiva.

La Regione Marche, in collaborazione con Fondazione FS, ha rimesso in moto uno dei numerosi “rami secchi” delle ferrovie italiane, che hanno dato vita a una forma di turismo nuovo e sostenibile, come la Pergola-Fabriano, che porta il turista davvero dentro le eccellenze meno conosciute.

treni-storici-marche

Un treno con la locomotiva a vapore della Fondazione FS

Il programma dei viaggi

Il programma 2022 del treno storico Ancona-Fabriano-Pergola prevede moltissime date, con corse tematiche a fini didattici, ideali per le scolaresche in gita, e quelle prettamente
turistiche, dedicate alla scoperta di luoghi storici, tra spiritualità e leggende, antichità romane e tradizioni artigianali.

Ci saranno treni dedicati al principe delle specialità locali, il tartufo con le sue fiere
dedicate, fino ai viaggi di svago aperti a tutti, ciclisti compresi, come il treno di Halloween, quello in notturna a “mirar le stelle” nella notte di San Lorenzo, e il Christmas Rail dei mercatini di Natale.

Non mancheranno viaggi con esperienze interattive e culturali di grande valore, come le visite guidate ai musei della carta a Fabriano, delle miniere di Cabernardi a Sassoferrato e dei Bronzi dorati a Pergola, uno dei Borghi più belli d’Italia, insieme alle visite nelle aree archeologiche di Sentinum, al Monastero di San Silvestro a Fabriano e quello di Fonte Avellana.

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Pergola, nelle Marche, uno dei Borghi più belli d’Italia

Ci saranno anche delle corse che consentiranno di trascorre un intero weekend pernottando nel cuore delle Marche, una due giorni immersiva durante la quale potranno assaporare l’esperienza di un viaggio in treno ricco di tappe e visite di elevato valore storico e artistico.

Una corsa, infine, ospiterà studenti Erasmus che partecipano al progetto europeo “Rail to Land” coordinato dall’Università Politecnica delle Marche, un’iniziativa che prevede la presenza di una carrozza espositiva multimediale

Le date dei treni storici

Il primo treno storico partirà il giorno di Pasquetta, il 18 aprile, con il viaggio “Pasquetta sul Treno Storico”. Il 15 maggio sarà la volta del “Treno dello Zolfo”; il 2 giugno il “Treno dei Monasteri”; il 15 giugno “Rail to Land” per gli studenti dell’Erasmus; il 10 agosto, notte di San Lorenzo, toccherà al “Treno degli Innamorati” per un viaggio notturno; il 25 settembre partirà il treno “Fermata: Antica Roma”; il 16 ottobre è la volta del treno gastronomico “Tartufo in Carrozza: il Treno del Sapore”; il 26 ottobre parte “A Scuola in Treno”.

Il “Weekend in Treno sulla Subappennina” sarà, invece, i giorni del 29 e 30 ottobre, mentre il 31 ottobre, in occasione di Halloween, partirà il notturno “Treno del Brivido”; il 4 novembre il tema del viaggio sarà “L’Italia in Treno” e il 13 novembre quello del “Treno dei Mestieri”; il 16/11 si ripeterà “A Scuola in Treno” e il 27 “Fermata: Antica Roma”.

Saranno a bordo di treni a vapore quelli di Natale che partiranno i giorni 8, 9, 10 e 11 dicembre “Christmas Rail – La Magia del Natale in Treno a Vapore”, mentre il 18 dicembre partirà l’ultimo treno storico dell’anno per “La Fantasia del Natale”.

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Cosa fare/vedere a Procida nell’anno della Capitale della Cultura

È Procida la Capitale Italiana della Cultura di questo 2022, un’isola che non è un’isola e che è anche un’icona esemplare di dinamiche relazionali, di pratiche di inclusione nonché di cura dei beni naturali. Ma quali sono gli eventi che si terranno in questo luogo straordinario del nostro Paese?

I 150 eventi di Procida

Saranno ben 150 gli eventi che avranno luogo a Procida, e tutti distribuiti in 300 giorni di programmazione. Verranno coinvolti anche 350 artisti di 45 Paesi differenti. Le parole chiave che ispireranno il programma saranno: legami, co-creazione, dimensione internazionale, inclusione ed ecosostenibilità e con la logica delle 6 “i”: Procida include, insegna, impara, ispira, inventa, innova.

Tra gli eventi da non perdere ci saranno laboratori, concerti, mostre, itinerari e percorsi, scuole per bambini e adulti, fino a un Festival letterario, Festival di Teatro e arti performative, un laboratorio di citizen science, installazione sonore, uscite in barca a vela, battute di pesca e anche una mostra del maestro Mimmo Jodice.

Tutti gli eventi di Procida 2022 saranno organizzati col presupposto del coinvolgimento della popolazione locale e per generare un progetto di sviluppo a base culturale in grado di produrre effetti anche dopo il 31 dicembre di quest’anno attirando attenzioni su un luogo che custodisce tantissime ricchezze” ha dichiarato Agostino Riitano, direttore di Procida 2022.

Il cartellone delle iniziative entra nel vivo il 15 aprile, con l’arrivo della Settimana Santa.

Come arrivare a Procida

Per celebrare l’anno di Procida come Capitale Italiana della Cultura, Trenitalia conferma l’impegno del Gruppo FS a favore della cultura e del turismo accanto a grandi istituzioni e manifestazioni.

Acquistando un unico biglietto combinato Trenitalia + SNAV, si può raggiungere Napoli partendo dalle principali stazioni italiane a bordo di Frecce, Intercity, Intercity Notte e treni regionali per poi imbarcarsi sui traghetti veloci verso l’isola.

Un viaggio intermodale che è garantito anche dalle soluzioni treno più bus fino al molo di Napoli Beverello realizzate in collaborazione con Alibus.

Procida, cosa vedere oltre agli eventi

Il 2022 è quindi l’anno perfetto per visitare Procida e suoi mille colori. Da non perdere è certamente Marina Grande, un insieme di casette ricche di sfumature pastello e dominate dalla cornice merlata del Palazzo Montefusco, edificato nel XII secolo.

Lungo Via Roma ci sono negozi, boutique e botteghe di artigianato, ma anche testimonianze storiche ed edifici religiosi come la Chiesa della Pietà che vanta un inconfondibile campanile Barocco, e il crocifisso ligneo del 1845, in Piazza Sancio Cattolico.

Da non perdere anche Casale Vascello, un insieme di abitazioni racchiuse in una corte interna creati a Procida a partire dal ‘500 al di fuori del nucleo storico. Il tutto con lo scopo di proteggersi dalle incursioni saracene.

Incredibile anche Marina della Corricella, un borgo affacciato sul mare che si distingue per essere il più antico di Procida, oltre che per aver ospitato il set cinematografico del film “Il Postino” con Massimo Troisi. Impossibile non innamorarsi delle sue case dei pescatori con i tipici “Vefi”, i balconi coperti da archi di origine araba.

Poi le spiagge, di cui Procida è ricca. La maggior parte di essere si raggiungono a piedi o in autobus, mentre alcune si scoprono via mare. La Spiaggia di Chiaia, per esempio, è una delle più belle dell’Isola. Non da meno è la spiaggia di Ciraccio, la più lunga di Procida e molto frequentata per via dei campeggi vicini.

Infine, ma di certo le esperienze da fare a Procida non sono finite qui, vale la pena fare un salto a Vivara e l’Area Marina protetta di Procida. Qui, oltre ad ammirare una zona straordinaria, è possibile fare una serie di attività come il Whale Watching, visite guidate in barca, immersioni ed escursioni alla scoperta di bellezze uniche tra cui la colonia di delfini più importante del Mediterraneo e i reperti archeologici disseminati sui fondali di Procida.

Insomma, Procida ci aspetta a braccia aperte, tra bellezze uniche al mondo e un programma ricco di eventi (che potete visionare qui).

Procida eventi 2022

Procida vista dall’alto

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Un viaggio di 150 chilometri fra arte, cultura e gusto

Il nostro Paese cela luoghi magnifici, dove la natura incontra il genio dell’uomo e dà vita a capolavori dalla bellezza unica. Nasce per questo la Costa del Mito, un lungo itinerario di ben 150 km che ci porta alla scoperta di piccoli borghi incantati, spiagge da sogno e splendide testimonianze di un’antichissima civiltà. In una delle cornici più affascinanti d’Italia, ovviamente.

Costa del Mito, la bellezza incontaminata della Sicilia

La Costa del Mito si snoda nel sud della Sicilia, tra le province di Agrigento, Trapani e Caltanissetta. Si tratta di un percorso costiero che racchiude alcune delle attrazioni più belle di questa regione, attraversando ben quattro aree archeologiche dove poter rivivere un passato che affonda le sue radici indietro nei secoli. Da Selinunte a Gela, l’itinerario offre un’esperienza unica che permette di unire il divertimento al relax, ma anche un viaggio culturale ed enogastronomico che conduce i turisti alla scoperta di un territorio dalle mille meraviglie.

Le tappe più belle della Costa del Mito

Ma quali sono le attrazioni più suggestive e affascinanti da visitare lungo la Costa del Mito? I suoi parchi archeologici sono senza alcun dubbio delle tappe imperdibili, con il loro vasto patrimonio storico e culturale che racchiude millenni di civiltà. L’antichissima città di Selinunte offre ben 5 km di itinerari, per ammirare la sua acropoli e i templi che punteggiano le colline circostanti. Qui sono state rinvenute preziosissime sculture, che oggi riposano presso il Museo Archeologico di Palermo. Decisamente meno conosciuta (ma altrettanto affascinante) è invece Eraclea Minoa: il bellissimo Teatro Greco che si apre verso il mare azzurro è uno spettacolo davvero suggestivo, così come l’Antiquarium e i suoi pregiatissimi reperti.

E poi la meravigliosa Valle dei Templi, che fa da sfondo alla città di Agrigento. Questo è uno dei siti archeologici più grandi dell’intero Mediterraneo, e custodisce un inestimabile patrimonio architettonico del periodo ellenico, che attira milioni di turisti da ogni angolo del mondo. Infine, si arriva a Gela: la sua acropoli conserva splendide rovine, mentre le fortificazioni di Capo Soprano rappresentano l’esempio meglio conservato di architettura militare greca. Delle Mura Timoleontee sono ancora visitabili ben 400 metri, con bellissimi camminamenti di ronda e ciò che resta di un antico torrione di avvistamento.

I borghi e le spiagge della Costa del Mito

Ma la Costa del Mito non è solamente un itinerario per amanti dell’archeologia. Sono davvero tante le bellezze che i turisti possono ammirare, a partire da alcuni incantevoli borghi medievali tutti da scoprire. Come ad esempio Sambuca di Sicilia, con un centro storico dal fascino incredibile dove si susseguono piccole chiese e palazzi nobiliari. Il paesino è divenuto famoso persino all’estero, per la sua iniziativa delle Case a 1 euro, ben presto seguita da tantissime altre splendide località italiane. E ancora Sutera, graziosissimo borgo arrampicato sulle rocce da cui si gode un panorama incredibile.

Naturalmente, lungo la Costa del Mito c’è ampio spazio anche per il relax. Sono tantissime le spiagge meravigliose che si affacciano su questo splendido litorale, a partire da quelle della Foce del Fiume Platani: qui la natura è davvero incontaminata. E non possiamo proprio dimenticare il panorama mozzafiato della Scala dei Turchi, una delle perle siciliane per eccellenza. L’immagine di questa imponente falesia bianca che si tuffa nell’azzurro del mare è qualcosa di unico al mondo.

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Tra diamanti e storie sepolte sotto il lago che sembra un zaffiro

Esiste un luogo così magico e suggestivo che sembra finto, o al massimo uscito da qualche cartone della Walt Disney. Tutto merito di quella forma perfetta e di quel colore così intenso che lo caratterizzano in maniera univoca e gli danno le sembianze di un enorme zaffiro incastonato nella terra di tundra e di fiumi, di laghi e piccoli villaggi. Eppure il cratere di Pingualuit è reale, ed è bellissimo da qualsiasi prospettiva lo si guardi.

Lì, dove un tempo c’era una terra pianeggiante, un grosso cratere creato da un meteorite ha lasciato il segno per sempre, scolpendo in maniera definitiva i lineamenti della la penisola di Ugava, nel Québec del nord.

Ribattezzato l’occhio di cristallo dagli Inuit, protettori di questa terra da secoli, il cratere di Pingualuit è diventato famoso nel mando per una missione organizzata da parte di un ricercatore di diamanti. Ma il vero tesoro stava le storie che le sue acque profonde possono raccontare.

L’ottava meraviglia del mondo

Correva l’anno 1943 quando, la prima fotografia aerea ritrasse la bellezza di questo cratere ricolmo di acque dalle mille sfumature di blu. Negli anni ’50, i giornali di tutto il mondo, si apprestavano a condividere quell’istantanea che sembrava aver svelato l’ottava meraviglia del mondo. Fu solo alla fine degli anni ’90, però, che qualcuno si interessò davvero al cratere di Pingualuit e organizzò una missione per scoprire i suoi segreti.

Si trattava di dell’Ontario Frederick W. Chubb  che, credendo che questo fosse la testimonianza di un antico vulcano, organizzò una missione per andare alla ricerca di diamanti e pietre preziose. All’arrivo, però, grazie alla presenza degli esperti, si scoprì che quello era un cratere creato dall’impatto fortissimo di un meteorite caduto su quella terra più di un milione di anni fa.

Un cratere che ha un diametro di oltre 4 chilometri e una profondità che supera i 250 metri. Non a caso è considerato uno dei bacini d’acqua più profondi di tutto il Nord America, nonché uno dei più limpidi del mondo intero. Le acque dolci che abbondano all’interno della voragine sono, invece, considerate le più pure di tutto il nostro pianeta.

Oggi questo specchio d’acqua illuminato dal sole fa parte del Parco Nazionale di Pingualuit istituito nel 2004 e che comprende tutta la tundra circostante.

Ma il cratere di Pingualuit è molto più di un’attrazione turistica da raggiungere e fotografare. Nonostante l’esistenza di questo occhio di cristallo fu concessa al mondo negli anni ’40 attraverso la fotografia, c’era già chi lo conosceva e lo proteggeva. Si tratta degli Inuit, la popolazione originaria dell’area, che hanno tenuto segreto per secoli questo luogo.

Il mistero della perfezione

Sono stati gli Inuit a dare il nome di occhio di cristallo di Nunavik al cratere, una denominazione suggestiva che non fa che confermare il fascino esercitato da questo luogo. Ma non erano solo le sue dimensioni maestose a distinguerlo, ma anche la sua perfetta simmetria circolare. Sembrava quasi come se qualcuno disegnato un cerchio, lo avesse scavato e poi riempito d’acqua.

E visto da vicino, il cratere, è ancora più sensazionale. Gli occhi si perdono nella profondità che si spalanca nel cratere, dove all’interno scintilla un blu intenso dal colore zaffiro. Considerato un luogo sacro, gli Inuit hanno celato a lungo l’esatta posizione del cratere, venerandolo come fonte di energia, rinascita e purezza. Il nome stesso di Pingualuit è un omaggio alla sua stessa presenza, è traducibile infatti come “Là dove la terra risorge”.

Il cratere, creato un milione di anni fa, si riempito nei secoli di acqua dolce a seguito della caduta delle piogge e dello scioglimento delle nevi, dando vita a un lago cristallino di immensa meraviglia.

Il cratere di Pingualuit

Il cratere di Pingualuit

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Il museo a cielo aperto che splende sotto il cielo della Sicilia

C’era una volta, tanto tempo fa, un fiume che scorreva lento e poi veloce sulla costa settentrionale sicula. Erano ventuno i chilometri percorsi per raggiungere l’antica Halaesa che si snodavano tra la vegetazione lussureggiante e tratti di terreno arido e desolato, tra le montagne silenziose e maestose e il mare che faceva da sfondo a questo viaggio. C’è ora, in quello stesso luogo, un museo a cielo aperto che splende sotto il sole della Sicilia, ed è meraviglioso.

Non ci sono molti modi per descrivere Fiumara d’arte perché la sua esagerata bellezza, che si riflette negli occhi di chi guarda, incanta e stupisce fino a stordire. Una galleria d’arte en plen air che si snoda che scolpisce il territorio seguendo le antiche orme del vecchio fume, un unicum in tutto il territorio italiano.

Il parco di sculture, che ha preso forma nel 1982, oggi si caratterizza come uno degli agglomerati di land art più straordinari del nostro Paese capace di coniugare il linguaggio dell’arte contemporanea con il suggestivo paesaggio della fiumara.

38º parallelo - Piramide

38º parallelo – Piramide, Fiumara d’arte

Fiumara d’arte: così è nato il progetto

Correva l’anno 1982 quando, il collezionista d’arte Antonio Presti, ebbe l’idea di commissionare un monumento per onorare la memoria del padre recentemente scomparso. Per farlo si rivolse allo scultore Pietro Consagra. Ma la sua idea non era quella di creare un’opera contemplativa e personale da mettere in casa o in giardino, quanto più di far realizzare qualcosa che fosse accessibile a tutti, alla comunità. Così scelse di farla realizzare lì, sulla foce della fiumara.

L’opera dedicata al padre, però, era solo un pezzo di un puzzle più grande che Antonio Presti aveva nella sua mente. Voleva creare un parco di sculture sul letto del fiume per valorizzare il territorio, per far dialogare l’arte e la natura.

In occasione dell’inaugurazione della scultura di Consagra, che avvenne il 12 ottobre del 1986, l’imprenditore e collezionista italiano annunciò l’idea di trasformare la fiumara in un grandioso progetto di land art in Sicilia.

Labirinto di Arianna

Labirinto di Arianna, Fiumara d’arte

Una galleria a cielo aperto da scoprire

Quel giorno, di tanti anni fa, il territorio della fiumara è stato plasmato per sempre. Nonostante i diversi problemi a livello giuridico e amministrativo che hanno tenuto in sospeso il progetto, oggi la Fiumara d’Arte è uno dei parchi scultura più straordinari del nostro Paese, nonché uno dei più grandi d’Europa.

La prima opera a essere realizzata sul terreno è stata proprio quella di Pietro Consagra, la scultura La materia poteva non esserci realizzata nel 1986 in cemento armato e alta diciotto metri. Dopo di questa è seguita Una curva gettata alle spalle del tempo, di Paolo Schiavocampo, situata nei pressi di Castel di Lucio.

Altre opere sono state aggiunte negli anni, come il Monumento per un poeta morto di Tano Festa, ribattezzata dai siciliani come Finestra sul Mare, e Stanza di barca d’oro dell’artista giapponese Hidetoshi Nagasawa.

Il risultato finale è un parco delle meraviglie che si snoda per chilometri, che omaggia tutto il territorio attraverso la presenza di sculture che incorniciano il mare, che danno movimento ai prati, che riflettono i colori del cielo. Un itinerario delle meraviglie che attraversa la città di Messina nei comuni di Castel di Lucio, Mistretta, Motta d’Affermo, Pettineo, Reitano e Tusa.

Finestra sul Mare

Finestra sul Mare, Fiumara d’arte

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È il museo più visitato d’Italia, merito della Queen delle influencer

Come ogni anno, l’annuale classifica stilata dal Giornale dell’Arte e The art News Newspaper stabilisce quali sono stati i musei più visitati del mondo. Detto che il primato a livello planetario per il 2021 lo detiene sempre il Louvre di Parigi, una grossa sorpresa viene dall’Italia.

Il museo più visitato d’Italia

Nonostante la pandemia e le conseguenti chiusure-aperture-chiusure-aperture, i visitatori nei musei non sono mancati. La grande sorpresa è chi si posiziona primo in Italia. Al contrario degli ultimi anni in cui è sempre stato il Colosseo il più visitato del nostro Paese, nella nuova classifica l’Anfiteatro Flavio viene superato dalla Galleria degli Uffizi di Firenze.

Gli Uffizi non sono solo il primo museo d’Italia, ma anche tra i primi al mondo. Si posizionano addirittura al quinto posto tra i cento musei più visitati del mondo, prima ancora della National Gallery of Art di Washington o dell’Ermitage di San Pietroburgo, davanti persino ai Musei Vaticani, scivolati quest’anno in decima posizione.

Nel 2021, i visitatori delle Gallerie (che includono anche il Giardino di Boboli e Palazzo Pitti) sono stati 1.721.637, quasi 100mila in più di quelli del Colosseo (1.633.436) che scivola, quindi, al secondo posto, ma un milione in meno del Louvre che ne ha registrati 2,8 milioni.

Il merito (forse) è di Chiara Ferragni

Il direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Dieter Schmidt, che ricopre la carica fin dal 2015, ha spiegato il segreto del successo del “suo” museo. Il merito è stato sicuramente dei giovani che sono cresciuti del 42% grazie ad alcune mostre online e ai social come Instagram e TikTok.

La prima influencer a promuovere la Galleria degli Uffizi è stata la “Queen” Chiara Ferragni, l’imprenditrice digitale numero uno al mondo. Il cosiddetto “effetto Ferragni” aveva avuto immediatamente un riscontro positivo non appena aveva postato le sue foto a luglio del 2020 facendo registrare al museo fiorentino un boom di visitatori del +27%, soprattutto giovani. Oltre a un impressionante dato degli Uffizi come trend su Instagram e Twitter. Gli scettici erano convinti che la bolla sarebbe subito dopo scoppiata, viste le tante critiche arrivate alla Ferragni da questa visita. Invece i dati dimostrano che non è stato così.

Anche se i selfie e le foto della Ferragni davanti alla Nascita di Venere del Botticelli erano in realtà serviti per un servizio realizzato dalla testata Vogue Hong Kong, l’influencer aveva scritto: “Sono felice di condividere finalmente queste immagini scattate in uno dei musei più prestigiosi del mondo, la Galleria degli Uffizi, con Vogue Hong Kong”.

“L’effetto ha avuto un’onda lunga”, ha spiegato Schmidt a Repubblica. “Nel 2021 la presenza di giovani agli Uffizi è aumentata, infatti, del 42 per cento rispetto al 2020, e se consideriamo che non ci sono state gite scolastiche, e che quindi quei centomila ragazzi in più sono venuti di loro spontanea volontà, capiamo bene l’entità del fenomeno. Certo, all’attività su tutti i social, compreso l’ipergiovanile TikTok – che nel 2028 ha ampliato il suo pubblico del 45,9% ponendo gli Uffizi, oltre che in testa alla classifica dei musei italiani, al terzo posto tra quelli più seguiti al mondo, dopo il Prado di Madrid e il Rijksmuseum di Amsterdam – abbiamo unito una forte attività per giovani e famiglie a cura del nostro dipartimento educazione. Ma siamo andati oltre ogni rosea previsione”.

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Sculture di tulipani invadono la città: cosa sta succedendo a Castiglione del Lago?

Sono alte, colorate e profumate, sono suggestive e stravaganti, sicuramente uniche. Sono le sculture fatte con petali di tulipano che si preparano a invadere Castiglione del Lago nei prossimi giorni. Ma cosa sta succedendo esattamente sul promontorio della riva occidentale del lago Trasimeno?

A guardare le fotografie, sembra proprio che la città umbra si stia trasformando nel set surreale di una fiaba profumata, ma nessun film sarà girato qui, almeno non adesso. Castiglione del Lago, infatti, si sta preparando ad accogliere uno degli eventi più attesi dell’anno: la Festa del Tulipano e di Primavera.

Si tratta di uno degli eventi più attesi dagli abitanti della città che per ben 14 giorni, dal 18 aprile al 1 maggio, intratterrà cittadini e viaggiatori con sfilate incantate ed eventi straordinari. Pronti a scoprirli tutti?

Festa del Tulipano

Festa del Tulipano

Festa del Tulipano e di Primavera

La primavera è quel periodo dell’anno in cui tutto ciò che credevamo di conoscere si trasforma, dando vita a veri e propri spettacoli di incredibile bellezza. Tutto merito del risveglio della natura che viene celebrato in tutto il mondo attraverso tradizioni, feste e manifestazioni uniche. Sono proprio queste a trasformarsi in vere e proprie attrazioni che ci permettono di scoprire e riscoprire i luoghi del mondo.

Castiglione del Lago, che già conosciamo per quell’albero da record che ogni Natale illumina la città intera, si mostra al mondo con la sua veste più bella e profumata. È proprio in questo periodo, infatti, che si tiene la Festa del Tulipano e di Primavera, una delle manifestazioni più amate dai cittadini e dai viaggiatori.

Dopo due anni di fermo a causa della pandemia, questo festival di primavera sta per tornare. L’appuntamento è dal 18 al 1 maggio: 14 giorni di eventi, esposizioni, meraviglie e sfilate, pronti a incantare gli sguardi degli osservatori.

Durante la Festa del Tulipano e di Primavera, si tiene la straordinaria e inedita sfilata di carri allegorici addobbati interamente con petali di tulipano ispirati a temi di ogni genere. Questo sarà l’anno dedicato al cinema di Federico Fellini.

L’usanza di questa festa affonda le sue origini nel 1956 quando, alcune famiglie olandesi che si trovavano sul territorio, decisero di festeggiare l’arrivo della primavera a modo loro, addobbando la città con splendidi tulipani. Un’iniziativa condivisa anche dagli abitanti di Castiglione del Lago che si è trasformata presto in una tradizione più viva che mai.

I cittadini, infatti, lavorano durante tutto l’anno per costruire questi grandi e maestosi carri allegorici, che sembrano sculture fiorite, interamente decorati con petali di tulipani.

Festa del Tulipano

Festa del Tulipano

Le celebrazioni di primavera nel mondo

Come abbiamo anticipato sono tantissime le celebrazioni di primavera che si snodano intorno al mondo in questo periodo. Parlando di tulipani, infatti, è impossibile non pensare al Tulp Fest che colora di incanto tutta la città di Amsterdam.

Ma questo è anche il periodo delle grandi tradizioni, come la battaglia d’acqua che si tiene in Thailandia e che coincide con il capodanno buddista. A questa si aggiunge anche il Festival di Holi, in India, e il Festival dei fiori di Madeira.

Come abbiamo visto, però, non occorre recarsi dall’altra parte del mondo per celebrare la rinascita della natura. A Castiglione del Lago, infatti, i fiori danno spettacolo e mettono in scena uno degli show più suggestivi di sempre.

Festa del Tulipano

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Perché questo è l’anno di questa città italiana

Deliziosa cittadina immersa in un panorama da sogno, vanta un record davvero particolare: proprio per lei è stato creato un nuovo riconoscimento – di cui ovviamente è la prima detentrice. E ciò le permetterà di veder valorizzato il suo incredibile patrimonio artistico, storico e culturale, con tanti appuntamenti interessanti che si susseguiranno in questo 2022. Vediamone alcuni.

Volterra, prima Città Toscana della Cultura

Candidata al prestigioso titolo di Capitale Italiana della Cultura 2022, Volterra ha raggiunto la fase finale delle selezioni (onore riconosciuto solo a 10 splendide città della nostra penisola). Ma purtroppo ha dovuto rinunciare alla vittoria, che è andata ad un’altra – meritevolissima – località: la splendida Procida. Gli sforzi compiuti dalla cittadina toscana, tuttavia, non sono stati affatto inutili. Le hanno permesso di brillare nel panorama culturale italiano e, in particolare, in quello della sua splendida regione ricca di bellezze artistiche.

Per questo motivo, volendo premiare il suo percorso di candidatura così virtuoso, la regione stessa ha voluto istituire un nuovo riconoscimento. Volterra è dunque diventata la prima Città Toscana della Cultura, e in questo suo anno di splendore accoglierà tantissimi eventi interessanti che ci permetteranno di conoscerla meglio, di esplorare il suo territorio e apprendere le sue antichissime origini. Il calendario è fitto di appuntamenti, che si terranno nel corso dei prossimi mesi nel cuore della città, con tantissimi ospiti illustri che si sono offerti come testimonial.

Tra le date imperdibili, ricordiamo Volterra Social Hub: nella prima settimana di agosto, 100 giovani change makers provenienti da tutta Italia si riuniranno in questa città per confrontarsi sulle sfide più attuali delle nuove generazioni. E sempre in estate (tra luglio e agosto) si susseguiranno sei spettacoli incredibili portati in scena dalla Compagnia della Fortezza di Armando Punzo, in altrettante location storiche della città – tra cui il Teatro Romano e il parco della Geotermia di Larderello. Naturalmente, ampio spazio alla riscoperta del territorio, con visite guidate e mostre suggestive.

Volterra, un patrimonio artistico preziosissimo

Piccola città abbarbicata tra le colline da cui domina il panorama della Val di Cecina, in provincia di Pisa, Volterra è un vero scrigno ricco di bellezze tutte da scoprire. Le sue radici affondano in un lontanissimo passato, come dimostrano le antiche necropoli rinvenute sul territorio. Ma è nel periodo etrusco che visse il suo periodo più florido, quando divenne una delle principali città-stato della Toscana antica. Per poi assumere, in epoca medievale, il ruolo spirituale ed economico di una delle più importanti signorie vescovili.

Moltissime sono le testimonianze che ci raccontano la sua storia: Volterra è una città ricca di architetture splendide, a partire dall’imponente doppia cinta muraria che la circonda, dove si apre la suggestiva Porta all’Arco che ancora oggi rappresenta uno dei principali punti d’accesso. Assolutamente da visitare è la Cattedrale di Santa Maria Assunta, con la sua facciata a salienti e le pregiatissime opere d’arte custodite tra le sue mura. A poca distanza, il Palazzo dei Priori è un vero gioiello medievale – nonché il più antico palazzo comunale dell’intera Toscana.

Per chi invece vuole ammirare le antiche tracce etrusche rinvenute sul territorio, arriva una splendida notizia. Finalmente riapre i battenti il bellissimo Museo Etrusco Guarnacci, uno dei più grandi al mondo nel suo genere. Dal 17 aprile, si potrà tornare a visitare i suoi preziosissimi reperti, mentre per l’inaugurazione dovremo attendere il prossimo 21 giugno. E c’è una novità incredibile: è stato allestito un pavimento in vetro che permetterà di camminare sopra lo scavo archeologico. Una sorpresa meravigliosa.

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La CNN racconta il borgo che vuole essere un Principato

In Italia esiste un piccolo borgo con un grande sogno: da anni, infatti, rivendica la sua indipendenza di Principato e la sua vicenda ha incuriosito anche la CNN che ne ha raccontato la bellezza e il desiderio.

Si tratta di Seborga, tra i borghi più caratteristici e ricchi di storia della Liguria, sulle alture della provincia di Imperia.

Poco più di 300 residenti, una posizione panoramica invidiabile con vista mozzafiato sulla Riviera di Ponente e sul Principato di Monaco, microstato più famoso del mondo e “fonte di ispirazione” per la continua ricerca di indipendenza del borgo imperiese, il valico di frontiera non ufficiale, con tanto di garitta dipinta con i colori della bandiera di Seborga: un’ambizione mai sopita che affonda le sue radici nel passato.

Il Principato di Seborga ha già una propria bandiera, un inno nazionale, passaporti, francobolli, valuta e, naturalmente, un monarca. Spera un giorno di ottenere il riconoscimento legale della sua sovranità, che ha cercato fin dagli Anni Sessanta.

seborga panorama

Panorama di Seborga

Una storia antica e un sogno sempre vivo

Il piccolo borgo immerso nella natura, che ha attirato e attrae la curiosità di persone da tutto il mondo inclusa la CNN, vanta una storia millenaria: le prime tracce di Seborga risalgono a un atto del 954 quando il Conte di Ventimiglia cedette il territorio ai monaci di San Onorato di Lerins, due isolette del Golfo di Cannes.

I monaci, il cui abate aveva il titolo di Principe Ecclesiale, fecero anche coniare monete d’argento e d’oro per commerciare con i mercati orientali e rimasero proprietari di Seborga fino al 1729 quando, dopo numerose contrattazioni, la vendettero al Re di Sardegna Vittorio Amedeo II.

Nel 1963, Giorgio Carbone, che gestiva una cooperativa locale di coltivatori di fiori, esaminò la storia del borgo e scoprì che qualcosa non andava: a suo dire, l’atto di vendita di Seborga al Regno di Sardegna non venne registrato e, di conseguenza, il borgo non entrò mai a far parte in maniera legittima dell’Italia.

Da quel momento, rivendicò l’indipendenza del Principato con il nome di Giorgio I Principe di Seborga e la “battaglia” continua ancora oggi grazie a Nina Döbler Menegatto, la prima donna a ricoprire il ruolo di Principessa del borgo.
Sia la Corte costituzionale italiana che la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo hanno già respinto la domanda di Seborga, ma la comunità che crede nell’indipendenza del Principato prosegue con l’idea di realizzare il proprio sogno.

Un miraggio che fa bene al territorio

Il Principato fa parte della storia di Seborga e la favola di “principi e principesse” fa bene al territorio incrementando il turismo: i passaporti sono soltanto per divertimento e la moneta ufficiale del borgo, il Luigino, è sì accettata nei negozi ma rimane essenzialmente un souvenir.

La rivendicazione d’indipendenza, il folklore, la bandiera con nove strisce azzurre e nove strisce bianche orizzontali con a destra un quarto bianco con corona reale e scudo del 1760, sono un’attrattiva che, alla coltivazione dell’olivo e alla floricoltura, hanno aggiunto il turismo richiamando visitatori anche dal Giappone.

Seborga, non lontano dalla Costa Azzurra, è differente da Monaco: la vita è semplice, tranquilla, immersa nella natura e vocata all’accoglienza.

È l’unico paese ad avere, in contemporanea, un Principe e un Sindaco, ha un “governo” composto da soli nove ministri, oltre a un consiglio di cittadini nati e cresciuti a Seborga, e fa le sue leggi, anche se per ora non hanno alcun valore legale e il vero potere è nelle mani di un funzionario regolarmente eletto.

seborga piazza fontana

Piazza Fontana a Seborga

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Valogno: il borgo dipinto che sembra uscito da un libro di fiabe

Esistono luoghi di una bellezza così indescrivibile che fatichiamo a credere che siano reali perché somigliano a quelli che fanno parte del nostro immaginario infantile. Borghi, città e territori che sembrano essere usciti da un libro di fiabe ma che in realtà sono a noi vicini, in attesa di essere esplorati.

Come il borgo di Valogno, una piccola frazione di Sessa Aurunca in provincia di Caserta che incanta al primo sguardo. Perché lì, sulle pareti delle case e degli edifici che si affacciano tra le strade e i vicoli del territorio, le opere d’arte dipinte sui muri fanno da sfondo a un itinerario pieno di fascino e suggestione.

Valogno è un borgo dipinto, una piccola galleria d’arte en plein air dove la fantasia e l’immaginazione diventano reali attraverso forme, colori e immagini che accompagnano il visitatore in un tour favolistico che fa sognare.

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Valogno: come in un libro di favole

Come le pagine di un libro di fiabe da sfogliare, così è Valogno. Il piccolo borgo del parco regionale Roccamonfina-Foce del Garigliano, incastonato tra montagne e tufo vulcanico, è diventato il paese delle meraviglie. Lo ha fatto per colorare di gioia l’anima e lo sguardo delle persone, di chi qui vive e chi torna, di qui chi arriva e non vorrebbe mai andare a via.

A Valogno non ci sono supermercati, non ci sono i locali e neanche i pub. Ci sono tre chiese dove gli abitanti si recano ogni domenica per ascoltare la messa, e per fermarsi nel piazzale antistante per chiacchierare. Sono poche le persone che qui sono rimaste, meno di cento, tutti gli altri sono andati nelle grandi città a cercare fortuna.

Ma chi ha scelto di restare ha costruito da solo una nuova fortuna, cambiando quel destino che accomunava questo borgo a tutti quelli dimenticati nel nostro Paese. Una fortuna fatta di speranza e di bellezza, fatta di storie che ora sono narrate su quei muri segnati dal tempo, dalle esperienze e dagli abbandoni.

Così, attraverso l’arte, quel piccolo territorio arroccato a 400 metri sul livello del mare è rinato, trasformandosi in un borgo delle meraviglie dove le favole prendono vita.

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La rinascita di un borgo mai dimenticato

Il destinato di Valogno, però, non era quello di essere dimenticato. Lo ha dimostrato Giovanni Casale che, lasciata la grande e caotica capitale italiana, si è trasferito proprio qui, alla ricerca di un nuovo inizio. Ed è stato proprio nel borgo che ha dato vita, nel 2008, all’Associazione culturale il Risveglio insieme alla sua famiglia. È nato così un vero e proprio laboratorio d’arte che ha richiamato all’attenzione tutti gli artisti del territorio italiano.

Insieme hanno innescato la rigenerazione urbana del piccolo borgo che per anni ha subìto un forte spopolamento, attraverso la street art, coinvolgendo anche chi è rimasto, nonostante tutto, sul territorio. Da qui è iniziata quella che possiamo definire la rinascita del borgo che ha, inevitabilmente, attirato giornalisti, fotografi e viaggiatori provenienti da tutto il mondo e che oggi conta circa 100 installazioni artistiche tra murales e ceramiche.

Aldilà della bellezza delle opere d’arte, quello che incanta di Valogno è il desiderio di raccontare storie e di lasciarle impresse sui muri come un dialogo eterno tra passato, presente e futuro.

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Giovanni Casale, Valogno