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Tour dei Lose: 150 km in bicicletta alla scoperta della Brianza

Sono trascorsi esattamente due secoli da quando i coniugi Federico e Carolina Lose, entrambi affermati pittori, percorsero colline e monti della Brianza alla scoperta di un territorio unico e ricco di fascino. E oggi, per celebrare quell’importante viaggio che ha reso l’entroterra brianzolo una rinomata meta turistica lombarda, nasce il Tour dei Lose: un suggestivo percorso ciclabile tra arte e natura, una vera avventura di ben 152 km.

Il Tour dei Lose, il nuovo percorso ciclabile

Nell’aprile del 2022 è stato dunque inaugurato il Tour dei Lose, che nacque proprio due secoli fa. Le sue origini sono davvero particolari: nell’estate del 1822, i coniugi Lose (artisti di origine tedesca, da tempo residenti a Milano) decisero di scoprire i dintorni della loro città, esplorando quel territorio all’epoca quasi misterioso e decisamente poco conosciuto.

Addentrandosi tra le colline e le prime cime montuose della Brianza, i due pittori dipinsero una serie di stampe a colori – 24, per la precisione – che ottennero in breve tempo un successo strepitoso. E, soprattutto, diedero il via ad un ampio flusso turistico verso la natura incontaminata e i paesaggi suggestivi della regione brianzola, divenuta così meta prediletta per un weekend fuori porta o addirittura località dove acquistare una casa per le vacanze.

Oggi, per ricordare il viaggio intrapreso da Federico e Carolina, nasce il Tour dei Lose. Il loro itinerario è stato pian piano ricreato, anche sulla base dei loro splendidi quadri che ancora ci deliziano la vista. E nella guida Il Tour dei Lose, redatta da Renato Ornaghi, è possibile scoprire questo affascinante percorso all’insegna dell’arte e della natura, esplorando tappa dopo tappa e ammirando, al contempo, le incredibili opere pittoriche che i due coniugi ci hanno lasciato in eredità.

Questo percorso ciclabile ci permette di esplorare un paesaggio incantevole, che ha conservato intatto il fascino di una volta – quello stesso fascino che aveva meravigliato i coniugi Lose. Tutto in sella alla nostra bici, ovviamente: è un modo rispettoso ed intrigante per addentrarsi in questi territori così suggestivi, regalandoci un’esperienza outdoor lenta e sostenibile per l’ambiente.

Le tappe del Tour dei Lose

Questo affascinante tour ciclabile è lungo ben 152 km, ma ciò non deve spaventare i ciclisti meno esperti. Proprio per rendere l’avventura più agevole anche a chi vive la bici come un momento di relax, il percorso è stato suddiviso in 10 tappe ad anello della lunghezza di 30-45 km ciascuno, l’ideale per una gita fuori porta non troppo impegnativa.

Ogni anello ha assunto il nome di un importante personaggio celebre che è stato profondamente legato al territorio brianzolo: Teodolinda, Stendhal, Agostino, Leonardo, Cantù, Manzoni, Barbarossa, Segantini, Parini e Foscolo. E ciascun percorso è un vero scrigno di bellezze tutte da scoprire, tra paesaggi naturali mozzafiato e piccole perle architettoniche. Ma quali sono le tappe più suggestive da esplorare?

Una di esse segue il corso del fiume Lambro, affrontando una lunga pedalata tra bellezze della natura che lasciano a bocca aperta. Poi l’itinerario si addentra alla scoperta di alcune splendide ville del luogo, come Villa Trotti (situata a Verano) e la meravigliosa Villa Crivelli di Inverigo. Per gli amanti dei panorami più affascinanti, infine, non resta che pedalare verso le suggestive cascate della Vallategna, per poi scendere verso la Valle dell’Oro e il piccolo borgo di Civate, da cui si può ammirare il bellissimo lago di Annone.

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Viaggio tra i Castelli della Baviera

Monaco di Baviera è sostanzialmente conosciuta per due cose: per la birra, a cui è dedicato il celebre Oktoberfest, e per i bellissimi castelli che sorgono nei suoi dintorni, che ispirarono anche Walt Disney. Oggi ho deciso di farvi sognare ad occhi aperti e di portarvi con me nel mondo delle fiabe. Forse Monaco durante l’Oktoberfest perde un po’ la sua atmosfera fiabesca, per assumerne una più folkloristica, ma vi assicuro che in altri periodi dell’anno è la città perfetta per un weekend lungo, dove immergersi nella storia, nella cultura, nell’arte e nello sfarzo che hanno contraddistinto il regno di Baviera per molti secoli. Per organizzare il vostro tour dei castelli bavaresi, il mio consiglio è di usare Monaco come punto di partenza e base dove dormire. Monaco infatti è raggiungibile facilmente da tutta Italia con l’aereo. Chi abita nelle regioni del nord  può valutare di utilizzare la propria macchina per raggiungere la città, passando per il valico del Brennero. Un’altra alternativa è il treno ad alta velocità che collega Milano alla capitale bavarese. Una volta arrivati a Monaco sarà facile muoversi utilizzando la rete ferroviaria regionale e il trasporto pubblico.

I Castelli più belli della Baviera:

  1. Castello di Nymphenburg 

A due passi dal centro di Monaco si trova il castello di Nymphenburg, la residenza estiva della famiglia Wittelsbach, la casata reale bavarese. Il palazzo, costruito in stile barocco, fu commissionato dai principi Ferdinando Maria di Baviera ed Enrichetta Adelaide di Savoia, in occasione della nascita del loro erede Massimiliano Emanuele. Fu completato nel 1675, anche se nel corso degli anni successivi subì alcune aggiunte e trasformazioni. Il castello oggi è aperto al pubblico e ospita anche alcuni musei, come il museo delle carrozze e quello della porcellana. Se avete a disposizione almeno una mezza giornata, merita una visita anche il parco adiacente al castello, esteso su circa 200 ettari. Costruito in stile inglese nasconde al suo interno laghetti, ponticelli e piccoli gioielli da visitare, come l’Amalienburg, un casino di caccia in sfarzoso stile rococò. Il parco è diviso in due da un canale centrale, dove in estate si può fare un romantico giro in gondola. In inverno invece si trasforma in un piccolo lago ghiacciato su cui si può pattinare, giocare a hockey e praticare il curling. Una curiosità: è proprio nel castello di Nymphenburg che è nato Ludovico II, uno dei più discussi sovrani di Baviera che nel corso di soli 20 anni fece costruire tre magnifici castelli tra le valli bavaresi a quasi 1000 metri di altezza.

 

  • Castello di Linderhof

A circa 1 ora da Monaco sorge uno dei più famosi tra i castelli di Ludovico II, il castello di Linderhof, l’unico che sia riuscito a portare a compimento ed eletto a sua dimora prediletta, dove si rifugiava per dedicarsi alle sue passioni: la lettura, l’arte e la musica. Un castello da sogno che si trova proprio dove non te lo aspetti: nel bel mezzo dell’altopiano bavarese, immerso nel bosco e circondato da montagne e vallate. Il castello di Linderhof fu terminato nel 1879 ed è un vero e proprio omaggio di Ludovico II al Re Sole, Luigi XIV di Francia, che il sovrano bavarese ammirava particolarmente. La bianca facciata è in stile barocco e crea un bellissimo contrasto con i colori della natura circostante. Per segnalare la presenza del re venivano posti due pavoni in ceramica a grandezza naturale ai lati dell’ingresso principale. Gli interni del palazzo sono in stile rococò, riccamente decorati in oro a 22 o 24 carati e illuminati da lampadari di cristallo di Boemia. Nella sala da pranzo si trova ancora il tavolo magico, un tavolo a scomparsa che veniva calato al piano inferiore tramite un sistema di carrucole e tornava nelle stanze reali già imbandito di ogni prelibatezza. La sala più bella di tutto il castello è però lo studio del re, con le pareti ricoperte interamente di specchi che creano un gioco di riflessi e l’effetto di un corridoio infinito. Immaginatela illuminata dalla luce delle candele del lampadario in avorio indiano, che sormonta lo scrittoio, e vi sembrerà di essere entrati davvero nel mondo delle fiabe. Una volta usciti dal palazzo non perdetevi una passeggiata nel  meraviglioso giardino che fa da contorno al castello. Qui si trovano fontane, statue e due padiglioni in stile orientale acquistati dal sovrano all’Esposizione Universale di Parigi e di Vienna. Merita una visita il Chiosco Moresco che ospita un trono sormontato da tre pavoni in ceramica, dove il re si rifugiava per dedicarsi alla lettura e sorseggiare il tè. Tra le meraviglie del parco risalta la grotta di Venere, purtroppo chiusa al pubblico per lavori di restauro. È una grotta artificiale con stalattiti e stalagmiti scavata all’interno della montagna e dotata di un sistema di illuminazione elettrica, all’avanguardia per quel periodo storico, che crea differenti tonalità cromatiche.

  • Castello di Neuschwanstein

Dista un paio di ore da Monaco, ma è sicuramente il castello simbolo della Baviera, che ha ispirato Walt Disney per l’ambientazione de “La bella addormentata nel bosco” ed è stato eletto tra i 21 finalisti durante la selezione delle sette meraviglie del mondo moderno. Il castello di Neuschwanstein sorge nei pressi di Füssen, a sud di Monaco, e, come Linderhof, è immerso nella natura a più di 900 metri di altezza. Ludovico II scelse proprio questo luogo perché durante la sua infanzia trascorse lunghi periodi presso il vicino castello di Hohenschwangau, residenza estiva dei suoi genitori, Massimiliano II di Baviera e Maria di Prussia. Se decidete di visitare Neuschwanstein, potete dedicare un po’ del vostro tempo anche a Hohenschwangau, dato che i due castelli si trovano nella stessa località. Visitando gli interni di quest’ultimo provate a immaginare Ludovico II mentre osservava con il grande cannocchiale i lavori di costruzione del castello di Neuschwanstein! Purtroppo Ludovico morì in circostanze misteriose nel 1886 e non riuscì a vedere completato il castello che tanto aveva desiderato. Il castello di Neuschwanstein è raggiungibile con una piacevole passeggiata di circa 30 minuti, ma è presente anche un servizio navetta e il trasporto in carrozza trainata dai cavalli (che personalmente sconsiglio perché non lo trovo sostenibile per gli animali). Se gli esterni in stile gotico colpiscono per la loro atmosfera fiabesca, gli interni lasciano davvero a bocca aperta. Le decorazioni presenti sono infatti un omaggio alle opere del famoso compositore Wagner per cui Ludovico II nutriva una grande ammirazione. Tra le stanze più belle spicca sicuramente la sala del trono, ispirata alla Basilica di Santa Sofia di Istanbul. Nell’abside dorata è raffigurata la figura di Cristo con Maria, mentre ai lati si trovano le figure dei dodici apostoli. Nel progetto iniziale era prevista la costruzione di un trono a baldacchino, che però non fu mai realizzato per la precoce morte del re. Passeggiando per i saloni reali la vostra attenzione verrà catturata dai colori intensi delle decorazioni, dalla sfarzosità dell’arredamento e dai ricchi particolari che fanno di Neuschwanstein un castello unico al mondo. Ma per immergervi completamente nell’atmosfera fiabesca del luogo non dimenticatevi di guardare fuori dalle finestre e lasciatevi cullare dai dolci panorami sul lago e sulle montagne circostanti: solo così vi sembrerà di far parte davvero di una fiaba!

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Ritrovata una statua ‘sacra’ di 4500 anni fa

A volte, è proprio dove meno ce lo aspettiamo che accade qualcosa di unico: è ciò che può ben dire il contadino che, mentre era impegnato a lavorare la sua terra, ha trovato nientemeno che una statua sacra risalente a più di 4500 anni fa. La scoperta è incredibile, perché quello che è emerso dal fango è risultato essere un reperto archeologico di grandissimo interesse. Ecco dove è avvenuto il ritrovamento, e perché è così importante.

Gaza, ritrovata una statua sacra

Nelle scorse settimane, il contadino Nidal Abu Eid ha fatto un’eccezionale scoperta: stava tranquillamente lavorando la sua terra, nei pressi di Khan Younis (una città situata nel sud della Striscia di Gaza), quando si è imbattuto in un antico reperto sepolto da millenni. Non poteva immaginare fosse un oggetto preziosissimo, sia per il suo valore archeologico che per quello politico. Si tratta infatti di una piccola statua realizzata in pietra calcarea, alta appena 22 centimetri e rappresentante la testa della divinità cananea Anat, che indossa una corona di serpente.

Gli archeologi palestinesi che hanno avuto modo di studiarla hanno affermato che la scultura sacra risale addirittura ad oltre 4500 anni fa, ovvero alla tarda età del bronzo. Ed è una scoperta straordinaria, perché conferma l’ipotesi degli storici secondo i quali la Striscia di Gaza fosse, all’epoca, un importante insediamento cananeo – oltre che una rotta commerciale fondamentale per l’intera regione. Il Ministro del Turismo e delle Antichità Jamal Abu Rida ha spiegato che questo ritrovamento ha un ruolo significativo dal punto di vista politico: “Dimostra che la Palestina ha una civiltà e uno storia, e nessuno può negarlo o falsificarlo. Questo è il popolo palestinese e questa è la sua antica civiltà cananea”.

La statua di Anat è apparsa dove nessuno avrebbe mai immaginato. Il contadino che l’ha rinvenuta non credeva ai suoi occhi: “Era immersa nel fango. Ho capito subito che si trattava di una cosa preziosa, ma non sapevo che potesse avere un valore archeologico così straordinario. Ringrazio Dio e sono orgoglioso che sia rimasta nella nostra terra, fin dai tempi dei Cananei” – ha dichiarato alla BBC. E sembra quasi beffardo che la dea della bellezza, dell’amore e della guerra ricompaia proprio oggi in un luogo devastato dai conflitti, in particolar modo negli ultimi anni.

Le importanti scoperte archeologiche a Gaza

Il territorio della Striscia di Gaza, d’altronde, è stato luogo di diverse scoperte archeologiche molto importanti. La statua di Anat, che oggi è custodita all’interno del Qasr al-Basha, un museo della città antica di Gaza, è solo l’ultima di una lunga serie di ritrovamenti. Qualche mese fa, ad esempio, una squadra di costruttori al lavoro per creare un nuovo complesso abitativo ha rinvenuto i resti di un antico cimitero romano: è stata, secondo il Ministro Jamal Abu Rida, della scoperta più rilevante degli ultimi 10 anni.

In altre occasioni, tuttavia, i reperti archeologici non hanno avuto la stessa fortuna. È stato il caso delle rovine di una grande città fortificata cananea, che sarebbe stata distrutta per fare spazio a basi militari a sud di Gaza. Mentre non si sono più avute notizie della statua del dio greco Apollo, un bellissimo bronzo di dimensioni reali, che era stata scoperta da un pescatore nel 2013. Scomparsa misteriosamente, sembra essere andata ormai perduta: un accadimento molto grave, pensando al valore di un tale ritrovamento.

Statua di Anat

La Statua di Anat

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Il Cammino Celeste, dove s’incrociano i confini di tre Paesi

Escursioni mozzafiato tra terra e cielo, che ti offrono l’opportunità imperdibile di abbracciare con lo sguardo scorci di una bellezza quasi mistica. Il Cammino Celeste è un itinerario religioso internazionale che coinvolge tre diversi Paesi – Italia, Austria e Slovenia – fino a convergere al Monte Lussari, dove sorge il santuario mariano detto, per l’appunto, dei “tre popoli”. Un percorso davvero mozzafiato, caratterizzato da un’estrema varietà paesaggistica e monumenti di grande fascino. Tutto da scoprire.

Cammino Celeste, l’itinerario italiano

Il percorso italiano del Cammino Celeste si contraddistingue per la ricchezza paesaggistica senza eguali e la varietà di esperienze offerte lungo il tragitto a pellegrini e turisti. Ci si può imbattere, ad esempio, in piccole chiese di campagna e santuari famosi, visitare città ricche di storia e arte o perdersi nel silenzio delle foreste e dei parchi naturali. Il tutto per una lunghezza di circa 200 km, suddivisi in 10 tappe da percorrere orientativamente in dieci giorni, passando su strade sterrate, viottoli di campagna e bellissimi sentieri di montagna

Il principale punto di partenza del tragitto italiano è la Basilica patriarcale di Santa Maria Assunta ad Aquileia, importante città dell’Impero romano e principale centro per la diffusione del Cristianesimo nell’Europa del nord e dell’est. C’è però anche la possibilità di iniziare il percorso un po’ prima, dal Santuario di Barbana, immerso in un paesaggio mistico, uno tra i più antichi santuari mariani del mondo, raggiungibile in traghetto, e da qui poi proseguire alla volta di Aquileia, da cui si sviluppa la prima tappa ufficiale del cammino, destinazione Aiello.

La seconda tappa conduce da Cormons a Castelmonte, dopodiché si prosegue per Masarolis passando per Cividale del Friuli, borgo ricco di leggende. Si sale ancora, fino a Montemaggiore, raggiungendo il rifugio A.N.A. e giungendo a Prato di Resia, da dove, scarpinando per altri 13,4 km si arriva a Dogna, per poi spostarsi in Val Saisera fino a Valbruna/Camporosso. L’ultima tappa dell’itineraio italiano è la salita del Monte Lussari, all’estremo nordest dell’Italia, con il suo santuario che può a ragione definirsi europeo, poiché meta di pellegrinaggi di tre Paesi.

Basilica Santa Maria Assunta Aquileia

La Basilica di Santa Maria Assunta ad Aquileia

Cosa vedere assolutamente lungo il tragitto italiano

Tra i luoghi più imperdibili del Cammino Celeste, c’è senza dubbio Aquileia, sito UNESCO dal 1998 per l’importanza della sua area archeologica e la bellezza dei mosaici pavimentali che custodisce, una gemma del Friuli-Venezia Giulia che è uno scrigno di tesori unici.

Dalla sua basilica, sede dell’antico patriarcato, si passa ad altri luoghi di culto affascinanti, come il santuario della Rosa Mistica di Cormons o quello della Beata Vergine a Castelmonte, fino al santuario della Madonna del Monte Lussari, raggiungibile attraverso il suggestivo Sentiero del Pellegrino che si snoda tra i boschi dell’incantevole foresta di Tarvisio.

I percorsi alternativi del Cammino Celeste

Il Cammino Celeste è composto da tre itinerari, ciascuno dei quali ha inizio in località ricche di storia e di fede. Oltre al tragitto italiano, si può quindi scegliere di intraprenderlo anche seguendo il ramo austriaco o quello sloveno. L’itinerario austriaco del Cammino Celeste è lungo 80 chilometri e parte dalla chiesa di Maria Saal, passando per quelle di Sankt Egyden, Sankt Leonhard, Camporosso, fino ad arrivare al Santuario di Monte Lussari.

Di 80 chilometri è anche la lunghezza del percorso sloveno, che parte dalla chiesa di Brezje, elevata al rango di basilica nel 1988 da Giovanni Paolo II, e raggiunge anch’esso il Monte Lussari, punto di incontro e pellegrinaggio di tre popoli, ciascuno con la sua affascinante storia.

Cammino Celeste dove incrociano confini tre Paesi

Il Monte Lussari, punto di arrivo del Cammino Celeste

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In Europa esiste un palazzo di cristallo che sembra uscito da una fiaba

Cenerentola aveva la sua scarpetta di cristallo, Madrid ha un intero palazzo, un edificio all’interno del quale si snodano flora, fauna, storia e bellezza proprio lì, nel cuore della capitale al centro della Spagna, nella vivace ed elegante città dei grandi viali, dei giardini e dei parchi lussureggianti.

Ed è proprio in uno di questi parchi che ci rechiamo oggi, nonché in uno dei più celebri, caratteristici e iconici della città. Perché è qui, in riva a un lago artificiale situato all’interno del parco del Buen Retiro, che troviamo uno dei monumenti architettonici più belli e suggestivi di tutta Madrid: il Palazzo di Cristallo.

La struttura, realizzata interamente in metallo e vetro nel XIX secolo, è uno splendido esempio di stile vittoriano. La sua funzione originaria era quella di ospitare una delle più importanti mostre floristiche del mondo. Oggi, invece, l’edificio celebra la bellezza che ci circonda attraverso esposizioni e installazioni artistiche che incantano.

Palazzo di Cristallo, Madrid

Palazzo di Cristallo, Madrid

C’era una volta il Palazzo di Cristallo

Era il 1887 quando veniva inaugurato il Palazzo di Cristallo di Madrid, oggi uno dei monumenti più fotografati della città,  progettato dall’architetto Ricardo Velázquez Bosco per diventare la serra di una specie vegetale esotica e pregiata importata dalle Filippine.

Ispirato al celebre Crystal Palace di Londra, realizzato in occasione della Grande Esposizione anni prima, l’architettura spagnola fu costruita proprio con l’obiettivo di ospitare la grande mostra floristica e poi per essere smontata e spostata altrove.

E invece il Palacio de Cristal, come lo chiamano i madrileni, è rimasto sempre lì, ieri e oggi, per permetterci di godere della grande bellezza, fuori e dentro. La straordinaria serra trasparente, realizzata in vetro ed acciaio, si trova all’interno del Parco del Buen Retiro, proprio sulla riva di un lago artificiale che fa sfondo perfetto di un’esperienza romantica e fiabesca.

Perché è un’atmosfera idilliaca, quella che si vive in prima persona dentro e fuori. Con le pareti e i soffitti interamente di vetro, tutto il verde lussureggiante del parco sembra entrare direttamente nella struttura, diventando la cornice perfetta e inedita delle mostre e delle esposizioni che si tengono periodicamente all’interno del palazzo.

Palazzo di Cristallo, Madrid

Palazzo di Cristallo, Madrid

Cosa fare e cosa vedere nel Palazzo di Cristallo

Il Palazzo di Cristallo di Madrid oggi è diventato un luogo dove flora, fauna e arte convivono e stupiscono. Entrare all’interno della struttura, indipendentemente dalle mostre o le esposizioni allestite, è un’esperienza che lascia senza fiato.

Quando il sole splende alto nel cielo, infatti, i suoi raggi fanno brillare gli interni creando giochi di luci, riflessi e colori che incantano e stupiscono. A questi si aggiungono gli alberi e gli arbusti che circondano la struttura e che creano un paesaggio fiabesco. Questo gioiello architettonico, infatti, è circondato da oltre 100 ettari di verde dove si snodano ippocastani che svettano verso il cielo e si riflettono sulle ladre di vetro decorate da fregi e ceramica.

Restaurato nel 1975, e riportato ai suoi antichi splendori, il Palazzo di Cristallo oggi è bello come ieri. Ogni tanto, il suo pavimento, viene coperto da un sottile strato d’acqua: i visitatori sono invitati a camminare al suo interno senza scarpe e ad ammirare i riflessi della struttura che si stagliano proprio sotto ai loro piedi. L’esperienza magica ha inizio.

Palazzo di Cristallo, Madrid

Palazzo di Cristallo, Madrid

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Alla scoperta della terra dei Faraoni Neri e delle loro piramidi

A sud dell’Egitto, da Assuan fino alla confluenza tra Nilo Azzurro e Nilo Bianco, dove oggi si trova Khartum, la capitale del Sudan, si estende la magica regione della Nubia, conosciuta come “la terra dell’oro”, per gli storici siti minerari presi d’assalto dai cacciatori del prezioso metallo fin dai tempi più remoti. Questa affascinante regione storica dell’Africa è però nota anche per i Faraoni Neri e per essere custode di piramidi, templi e rovine che costituiscono un patrimonio unico nel suo genere.

I tesori della Nubia, tra necropoli e piramidi dei Faraoni Neri

A partire dai primi anni del secolo scorso, sono state portate alla luce importanti testimonianze del periodo napateo e meroitico attraverso cui si è tentato di ricostruire la storia della Nubia successiva al regno della XXV dinastia, quella dei Faraoni Neri, che sarebbe durata fino al 653 a.C. Quest’area, che si estende fino alla quinta cateratta e che gli Egizi chiamarono Regno di Kush, è sorprendentemente ricca di siti archeologici e monumenti, attraverso cui si ripercorrono le tracce di un’antica civiltà che fu una sorta di anello di congiunzione tra le genti del bacino Mediterraneo e quelle dell’Africa subsahariana.

Ne è un fulgido esempio la necropoli reale di Meroe, una delle attrazioni più visitate del Sudan. Patrimonio UNESCO dal 2011, questa città millenaria, situata a nord-est di Khartum, custodisce il più ampio sito nubiano di piramidi (in origine ne contava oltre 200) che svettano sulla sabbia dorata del deserto quale simbolo del dominio dei Faraoni Neri. Poiché qui non c’è pericolo di imbattersi in orde di turisti (a differenza dei siti e monumenti presi d’assalto in Egitto) si possono contemplare in tutta tranquillità piramidi tombali di regine e re strutturalmente diverse da quelle egizie, più piccole, recenti e aguzze, benché purtroppo molte siano in cattivo stato di conservazione.

Diversi danni vennero inflitti dall’esploratore italiano Giuseppe Ferlini, che ne demolì oltre quaranta nella sua ricerca di tesori. La città ha lasciato testimonianze epigrafiche in geroglifici e in un proprio alfabeto particolare. Degno di nota è anche il tesoro della Candace, risalente al I sec. a.C., rinvenuto in una tomba della necropoli reale.

Kerma è, invece, uno dei campi di sepolture più antichi dell’Africa e uno dei più estesi siti archeologici della Nubia. In decenni di scavi e ricerche vi sono stati ritrovati numerosissimi oggetti, migliaia di sepolcri e quartieri residenziali. Nel suo Museo sono esposte le sette statue dei Faraoni Neri provenienti dal nascondiglio di Doukki Gel.

Le piramidi di Meroe

A spasso tra i templi della Nubia

Altrettanto suggestiva, Naga conserva i monumenti più significativi e intatti del periodo meroitico. Tra questi, il tempio del dio Amon, con sfingi raffigurate con la testa di ariete poste di fronte all’ingresso principale, e il tempio di Apedemak, un dio-guerriero dalla testa di leone.

Non lontano da Naga, si trova Musawwarat es Sufra con due importanti testimonianze del Regno di Kush: il tempio del Leone, dedicato ad Apedemak, e il complesso chiamato “Grande Recinto” , che racchiudeva tre templi, due dei quali si alzavano sopra piattaforme, circondati da una serie di cortili e da altre costruzioni la cui destinazione risulta tuttora sconosciuta.

Musawwarat es Sufra Grande Recinto

Il Grande Recinto del sito di Musawwarat es Sufra

Vicino alla moderna città di Karima ci si imbatte nella vasta necropoli di El-Kurru, mentre a meno di 400 km dalla capitale del Sudan si incontra l’area archeologica del Jebel Barkal, la “Montagna Pura”, Patrimonio dell’Umanità dal 2003 e centro spirituale del Regno di Kush, custode di templi in parte ancora inesplorati.

Alle pendici del Jebel Barkal, si può ammirare il tempio rupestre di Mut, dedicato alla compagna del dio Amun. Dal 2013, l’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro di Roma collabora con la National Corportation of Antiquities and Museums per la salvaguardia del sito Patrimonio UNESCO. Il complesso cantiere di restauro, diretto da Maria Concetta Laurenti, ha consentito il recupero delle straordinarie pitture murali del tempio.

Le straordinarie pitture murali del tempio rupestre di Mut

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Gioconda: è questa la città italiana che fa da sfondo al dipinto di Leonardo

Lei non ha bisogno di presentazioni perché la sua fama mondiale precede il suo stesso nome. È l’assoluta protagonista della storia dell’arte, è un’opera iconica ed enigmatica, quella che raffigura uno dei ritratti più celebri e conosciuti. Sarà merito di quel sorriso indecifrabile, di tutte quelle domande senza risposta che si sono susseguite negli anni o di quella tecnica pittorica del maestro, quello che è certo è che la Gioconda è uno dei quadri più celebri del mondo intero.

Detta anche Monna Lisa, il dipinto a olio realizzato su tavola di legno di pioppo dal genio Leonardo da Vinci, torna a essere protagonista indiscussa dei nostri giorni. Non che abbia mai smesso di esserlo in tutti questi secoli (pensate che è stata anche oggetto di studi psicoanalitici), ma la tanto amata e idolatrata opera di Leonardo è ora di nuovo oggetto di analisi.

Uno studio, questo, che si focalizza non tanto sull’enigmatica figura, quanto più sullo sfondo. Secondo gli esperti, infatti, a campeggiare dietro la donna c’è una città dell’Emilia Romagna. La riconoscete?

Bobbio sullo sfondo della Gioconda

Ammirata ogni giorno da migliaia di visitatori che entrano nel Museo del Louvre, e tenuta a debita distanza con un cordone che funge da protezione, la Gioconda è diventata nuovo oggetto di studio da parte di un gruppo di scienziati dell’Università di Genova e del Museo di Storia Naturale di Piacenza.

Questa volta, però, gli esperti non hanno insistito sull’identità della figura, sui suoi tratti enigmatici e su quello sguardo magico della Monna Lisa che non smette di seguire quello di chi la guarda. Questa volta gli studi sono stati condotti sullo sfondo, e non sono i primi.

Da anni, infatti, ci si interroga su quale città faccia da sfondo al quadro della Gioconda. Per Andrea Baucon e Gerolamo Lo Russo, che sono a capo di un nuovo gruppo di ricerca, non ci sono dubbi, si tratta di Bobbio, il delizioso comune italiano situato nel cuore della val Trebbia, in Emilia-Romagna.

Ad avanzare per prima la tesi di localizzazione è stata Carla Glori. Secondo la ricercatrice, infatti, il paesaggio situato alle spalle della Gioconda è quello di Bobbio visto dal possente castello Malaspina-Dal Verme della città.

Il legame tra Leonardo Da Vinci e Bobbio

La teoria dello sfondo bobbiese nel quadro di Leonardo da Vinci è sempre più accreditata, ora anche dal gruppo di scienziati guidati da Baucon e Lo Russo. Cosa ha portato a credere che dietro la Gioconda ci sia Bobbio lo ha spiegato la stessa Carla Glori.

La ricercatrice, infatti, ha collegato gli icnofossili del comune di Pierfrancesco, che si trovano a Bobbio, a quelli di cui parla Leonardo nel Codice Leicester. Inoltre, il legame tra la Val Trebbia e l’artista è confermato anche dal fatto che nella sua vigna milanese Leonardo coltivava la malvasia di candia aromatica, specie caratteristica della Val Tidone, confermando ancora di più la conoscenza del territorio da parte dell’artista.

A queste conferme si aggiungono anche i disegni murali del castello Malaspina Dal Verme che sono dedicati a Galeazzo Sanseverino, mecenate e grande amico di Leonardo. Non è difficile immaginare che Da Vinci, visionando il progetto, si sia lasciato ispirare proprio dalla veduta di Bobbio dall’edificio.

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In questi luoghi d’Italia è come tornare al Medioevo

L’Italia è uno scrigno di bellezze incredibili, tra storia e cultura: ci sono molti luoghi, tra piccoli borghi e splendide città d’arte, dove è possibile respirare ancora un’atmosfera autentica, facendo un vero e proprio viaggio indietro nel tempo. Ed è proprio qui che si può vivere l’incanto del Medioevo, come se le lancette dell’orologio si fossero fermate ormai alcuni secoli fa.

I luoghi dove sembra di essere ancora nel Medioevo

Il nostro Paese vanta una storia ricchissima, che si riflette ancora oggi in splendide architetture e addirittura interi borghi rimasti quasi intatti nonostante il trascorrere del tempo. I turisti amano andare alla scoperta di questi luoghi incredibili e vivere l’atmosfera di una volta, immergendosi completamente in un’esperienza multisensoriale che regala grandi emozioni. Su questa scia, nasce Medieval Italy: si tratta di un meraviglioso progetto volto a valorizzare il notevole patrimonio artistico e storico della nostra penisola.

Il suo obiettivo è quello di concentrarsi non solo su antichi palazzi e imponenti castelli medievali, ma anche sulle tradizioni rievocative e sulle manifestazioni storiche cui molti borghi sono profondamente legati, e che simboleggiano il forte trait d’union con il loro florido passato. Medieval Italy, identificando e dando linfa vitale ad un nuovo tipo di turismo, accoglie adesioni da tutto il Paese: sono ormai decine i luoghi che hanno deciso di partecipare all’iniziativa, proponendo eventi curiosi e interessanti su tutto il territorio italiano.

Il Medioevo nei borghi e nelle città d’arte d’Italia

Ma quali sono questi splendidi posti in cui ci si può tuffare indietro nel tempo? A vantare il primato è – non certo inaspettatamente – la Toscana: sono già sei i comuni che hanno aderito al progetto, ed è proprio qui che possiamo godere di un’atmosfera unica. La bellezza di piccoli borghi come Serravalle Pistoiese, Calenzano e Monteriggioni, immersi in un paesaggio naturale incontaminato, è qualcosa di sublime. E non sono certo da meno le splendide città d’arte di Fucecchio e Pistoia, dove possiamo ammirare architetture di gran pregio. Non manca poi Volterra, che proprio quest’anno si è aggiudicata il titolo di prima Capitale Toscana della Cultura, un importante riconoscimento.

Nel Lazio sono invece due le località dove tornare indietro nel tempo, riscoprendo la meraviglia del Medioevo. Stiamo parlando della città di Viterbo, che vanta un bellissimo quartiere medievale (il quartiere di San Pellegrino) e di Anagni, storica residenza papale e luogo di grande spiritualità. E ancora, per vivere un’esperienza unica possiamo andare alla scoperta di Ariano Irpino, cittadina campana abbarbicata lungo il versante degli Appennini, da cui gode di un panorama incredibile. La città di Fermo, piccola perla marchigiana dolcemente adagiata sulla vetta di un colle a poca distanza dal mare, è invece sede della Cavalcata dell’Assunta, considerata la rievocazione storica più antica d’Italia.

Il borgo di Narni, cuore pulsante dell’Italia centrale, è un agglomerato di casette in pietra immerse in un lussureggiante panorama boschivo, che si dipana alle pendici di una collina su cui svetta l’imponente Rocca di Albornoz. È qui, tra storia e leggende, che possiamo scoprire la vera essenza del Medioevo. Infine, approdiamo in Liguria per esplorare il suggestivo paese di Cairo Montenotte: lungo le sue vie, tra chiesette antiche e bellissimi palazzi nobiliari, si celebra un’importante rievocazione storica in costume, che attira turisti da tutta la regione (e non solo).

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In Sicilia lungo la Strada degli Scrittori

In Sicilia, tra le rinomate bellezze naturalistiche e storiche, è possibile anche percorrere un itinerario che coniuga sentieri e cultura: la Strada degli Scrittori. Parliamo della Strada Statale 640, precedentemente chiamata “di Porto Empedocle”, che è stata ribattezzata in questa maniera in onore dell’itinerario che ripercorre i luoghi vissuti e amati dagli autori siciliani e quelli descritti nei loro romanzi.

La Strada degli Scrittori, il progetto

Un progetto interessantissimo che è nato da un’idea del giornalista Felice Cavallaro e che conserva la memoria di grandi autori come Luigi Pirandello, Leonardo Sciascia, Andrea Camilleri, Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Antonio Russello, Pier Maria Rosso di San Secondo e molti altri.

A marzo del 2017 è stato presentato il programma di valorizzazione e sono stati predisposti gli appositi cartelloni turistici. Il primo è stato posizionato nei pressi della località San Pietro, facente parte del comune di Agrigento. Tutti gli svincoli interessati sono stati in seguito dotati di segnali stradali turistici per individuare le tappe fondamentali del percorso.

La Strada degli scrittori, le tappe più importanti

Come detto in precedenza, la Strada degli Scrittori corrispondente alla SS 640. Un itinerario che unisce cultura e turismo nei luoghi siciliani che hanno visto nascere e produrre scrittori di prima grandezza. Da Racalmuto a Porto Empedocle, passando per Favara e Agrigento fino a Caltanissetta: attraverso la Valle dei Templi, unisce i luoghi che sono stati la linfa vitale di questi grandi autori, in un circuito turistico-culturale che conduce il visitatore non solo a scoprire, ma anche a intrattenersi per godere delle ricchezze artistiche, monumentali, archeologiche e naturalistiche, apprezzando contemporaneamente la tradizione enogastronomica.

Valle dei Templi sicilia

Un angolo della Valle dei Templi

Pochi chilometri che sono in grado di regalare l’emozione di scoprire le zone vissute dagli scrittori o descritte nelle loro opere. Allo stesso tempo, però, si possono anche esplorare autentici tesori. Un percorso unico fatto di teatri, castelli, palazzi, musei, paesaggi mozzafiato: dal Caos, casa natale di Pirandello, fino alla sua Girgenti, i cui personaggi hanno ispirato i romanzi e le novelle, o su alla Cattedrale, dov’è conservata la lettera del diavolo, manoscritto di Suor Maria Crocifissa, la Beata Corbera citata da Giuseppe Tomasi di Lampedusa nel “Gattopardo”.

Ma non è finita qui. Grazie a questo itinerario potrete tuffarvi nei segreti della Scala dei Turchi e dalla miniera di sale di Realmonte, fino alla marina di Vigata descritta da Andrea Camilleri, l’attuale Porto Empedocle, dal porto con la maestosa Torre Carlo V, fino ai templi dell’area archeologica di Agrigento con l’incredibile Giardino della Kolymbetra, immerso nell’antica Akragas, come riferisce Pirandello ne “I vecchi e i giovani”; dalle miniere di Racalmuto, fino al Castello Chiaramontano e al teatro Regina Margherita, dove rivivere le pagine di “Morte dell’Inquisitore”, o ancora alla Noce, oasi che Sciascia considerò sempre il luogo ideale in cui ritirarsi a scrivere.

Scala dei Turchi sicilia

La maestosità della Scala dei Turchi

Lo svincolo di Racalmuto della nuova statale 640, a 600 metri da contrada Noce, rappresenta il primo accesso dei visitatori al percorso dedicato agli scrittori agrigentini. L’area include anche altre opportunità di scoperta, come Favara, borgo dello scrittore Antonio Russello, dove è attivo grazie alla grande intuizione del notaio Andrea Bartoli e della moglie Florinda, il sito di arte contemporanea Farm Cultural Park.

Poi ci si può spingere fino a Mosè, dallo svincolo della Mosella, lasciandosi alle spalle Agrigento per trovarsi al cospetto della Rupe Atenea, percorrere il sentiero che porta alla residenza di campagna del Barone Agnello, tra granai, uliveti e campi di maggese, e ritrovare le memorie che hanno ispirato “Un filo d’olio” di Simonetta Agnello Hornby; oppure tornare sulla statale e ripercorrerla tutta fino a Caltanissetta, che Sciascia definì come la “piccola Atene”, vero e proprio cenacolo culturale, che ebbe come protagonisti gli intellettuali del tempo, come Vitaliano Brancati, Stefano Vilardo, Massimiliano ed Emanuele Macaluso e molti altri.

Insomma, grazie alla Strada degli Scrittori è possibile scoprire una Sicilia ancora più bella e, da alcuni punti di vista, anche più autentica.

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Perché questa città è stata eletta “destinazione culturale emergente”

Ogni anno, la rete Leading Culture Destinations (LCD) elegge le destinazioni e istituzioni culturali più promettenti, affermate ed emergenti: paragonati agli “Oscar della Cultura” dal New York Times, gli LCD Adwards mirano a premiare la creatività e l’innovazione nel settore.

“Gli LCD Berlin Awards 2021/22 evidenziano i temi della cultura, dell’arte e dei viaggi e presentano esperienze culturali uniche da tutto il mondo. Le destinazioni e istituzioni premiate mostrano quanto sia profonda la simbiosi tra arte, cultura e viaggi“: queste le parole della giuria internazionale.

Per il 2022, sul podio è salita Losanna ricevendo il prestigioso riconoscimento come “Destinazione Culturale Emergente” nel corso della cerimonia conclusiva che si è svolta il 7 aprile a Berlino: nominata insieme a Jakarta e Nantes, la capitale del Vaud si è distinta grazie all’impegno congiunto della Città e di Lausanne Tourisme per lo sviluppo e la promozione di una scena culturale ambiziosa e diversificata, alla vigilia dell’inaugurazione del nuovo quartiere artistico Plateforme 10.

Un ambito premio per la città svizzera

L’importante premio come “Destinazione Culturale Emergente 2021/2022” assegnato dai LCD Berlino, contribuisce a rafforzare l’immagine di Losanna come metropoli europea dell’arte e della cultura innovativa.

Un magnifico riconoscimento dello straordinario lavoro svolto da tutti gli attori culturali della destinazione” ha commentato Michael Kinzer, Capo del Dipartimento della Cultura della
Città di Losanna, e secondo Steeve Pasche, Direttore di Lausanne Tourisme, è “una superba opportunità per l’ufficio del turismo di promuovere l’offerta culturale di Losanna a livello internazionale“.

I vincitori del 2021/22 includono:
Migliore destinazione culturale emergente: Losanna (Svizzera)
• Miglior festival culturale: Serendipity Arts Festival Goa (India)
• Migliore esperienza di museo digitale: Museum of Tomorrow (Rio de Janeiro)
• Migliore istituzione culturale (Nord America): Fotografiska (New York)

Losanna e lo sguardo verso il futuro

Plateforme 10

Nuovo quartiere delle arti Plateforme 10

Città che guarda al futuro, ricca di proposte culturali, dal 18 giugno 2022 Losanna aggiungerà una nuova irresistibile attrazione con l’inaugurazione di Plateforme 10, il quartiere delle arti realizzato su un ex capannone ferroviario.

Accanto all’edificio firmato dallo studio d’architettura dell’italiano Fabrizio Barozzi e dello spagnolo Alberto Veiga, sede dal 2019 del Museo Cantonale di Belle Arti (MCBA), apriranno i battenti il MUDAC (Museo di Arte Contemporanea e Design) e Photo Elysée (nuovo nome del Musée de l’Elysée).

Per festeggiare il completamento dell’attesa opera, i tre musei ospiteranno dal 18 giugno una mostra condivisa ispirata al tema delle ferrovie e declinata in base alle rispettive peculiarità.

Ma non finisce certo qui.

Capitale olimpica e sede permanente del Comitato Olimpico Internazionale dal 1915, Losanna guarda anche al futuro dello sport e lo fa con “Riding the Olympic Wave“, appuntamento culturale che celebra l’inserimento nel programma ufficiale dei GO di Tokyo di sei nuove discipline: basket 3×3, BMX freestyle, surf, arrampicata sportiva, breaking e skateboard.

Presso il Museo Olimpico, tempio dello sport che ripercorre la storia del movimento olimpico, una mostra illustra le caratteristiche degli sport mediante foto, video, oggetti e testimonianze di atleti che per la prima volta li hanno portati alle Olimpiadi di Tokyo.

Infine, Losanna è anche una meta a misura di famiglie da scoprire divertendosi e praticando attività adatte a tutte le età: il lungolago e i molti parchi sono una palestra naturale per passeggiare, fare un giro in bicicletta e familiarizzare con la natura in totale sicurezza lontano dal traffico.

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Cattedrale di Notre Dame di Losanna