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In Italia esiste un tempio incastonato nella roccia: è bellissimo

L’Italia è un paese che non smette mai di stupire perché infinite sono le sue meraviglie. Alcune portano la firma di Madre Natura, altre dell’uomo. Altre ancora rappresentano la perfezione visibile e tangibile dell’incontro tra i due.

Ed è proprio nel Belpaese che troviamo una delle più alte e suggestive rappresentazioni della bellezza che esplode quando uomo e natura si incontrano.

Si tratta di un tempio incastonato nella roccia costruito proprio nel ventre dei massicci che dominano il territorio di Genga, nelle Marche, dall’architetto Giuseppe Valadier. Un capolavoro architettonico unico in Italia che lascia senza fiato.

Il Tempio del Valadier

Nel cuore più aspro e autentico delle Marche, esiste un territorio dominato da alte rocce che si incolonnano, una dopo l’altra, e che svettano verso il cielo fino a sfiorarlo, mentre tutto intorno spicca il verde di una vegetazione fitta e impenetrabile.

Ci troviamo dentro il Parco Naturale della Gola della Rossa di Frassassi, un luogo suggestivo e straordinario che crea un’atmosfera unica al mondo. Qui la natura, il tempo e gli agenti atmosferici hanno creano numerose grotte scavate nella roccia, ed è proprio in una di queste che si nasconde un tesoro prezioso.

Un piccolo tempio dalla forma esagonale voluto da Papa Leone XII, oltre due secoli fa, e progettato dall’architetto Giuseppe Valadier da cui l’edificio oggi prende il nome, che si configura come uno dei luoghi più suggestivi delle Marche e dell’intera Italia.

L’idea di Papa Leone XII, originario di Genga, era quello di realizzare un rifugio per tutti i fedeli che avrebbero potuto chiedere e ottenere il perdono, motivo per il quale l’interno della grotta è chiamato anche rifugio dei peccatori.

Il Tempio del Valadier divenne davvero un rifugio, e non solo per i fedeli, ma anche per gli abitanti della zona che qui si nascosero durante le invasioni ungheresi del X secolo.

Il tempio nella roccia

Oggi, il Tempio del Valadier, è diventata una meta imprescindibile per tutte le persone che arrivano nel Parco Naturale della Gola della Rossa e di Frasassi.

Tutto il fascino e la suggestione dell’edificio splendono ancora oggi, esattamente come ieri. Il tempio a pianta ottagonale e in stile neoclassico, è sormontato da una cupola ricoperta di lastre di piombo che sfiora la parte alta della grotta e con la roccia sembra fondersi, mentre il marmo dell’edificio sembra quasi illuminare l’oscurità della cavità.

A guardare il panorama nell’insieme è impossibile non emozionarsi. Sia da lontano che da vicino, l’armonia dell’incontro tra uomo e natura mette in scena uno spettacolo immutato ed eterno.

La costruzione in stile neoclassico è davvero una meraviglia, così come lo è anche il sentiero che conduce al tempio. Una strada immersa nel silenzio e nella natura dove è possibile rigenerare i sensi.

Si parte dall’ingresso delle Grotte di Frasassi per poi intraprendere un percorso in salita di facile difficoltà che conduce direttamente al tempio incastonato nella roccia. All’interno dell’edificio è possibile ammirare la riproduzione della statua Madonna col bambino di Canova.

Uno dei periodi più belli per visitare il Tempio del Valadier è dicembre, perché è qui che a Natale, dal 1981, si tiene uno dei più grandi e suggestivi presepi viventi del mondo.

Tempio del Valadier

Tempio del Valadier

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Il borgo italiano che racconta storie attraverso i muri

C’è un luogo nel cuore del Mediterraneo che da sempre incanta viaggiatori provenienti da ogni parte del mondo. E non lo fa solo per quelle spiagge bianche e dorate e per quelle acque turchesi e cristalline, anche se queste da sole meritano il viaggio. Lo fa sopratutto con i suoi colori, con i sapori, con la sua storia e con le sue contraddizioni, presenti e passate. Questo luogo si chiama Sardegna.

Ma quella che vi raccontiamo oggi è una Sardegna diversa da quella che in molti conoscono, lontana da quelle distese di azzurro che si perdono all’orizzonte, dal lusso e dai luoghi che d’estate vengono invasi dai turisti.

È la Sardegna della Barbagia di Ollolai, in provincia di Nuoro. Quella del borgo di Orgosolo, quella dove le storie del passato, del presente e del futuro sono raccontate attraverso i muri, attraverso oltre 200 murales.

I murales di Orgosolo

I murales di Orgosolo

Orgosolo, il borgo dei murales

Quella tra la Sardegna e l’arte dei murales è una storia d’amore antica e indissolubile tracciata in tutta la regione. Ma è Orgosolo che sembra detenere il primato di capitale dei dipinti murali con le sue 200 opere d’arte, e anche di più, che si snodano tra le case e gli edifici del borgo, le stesse opere che ogni anno attirano migliaia di turisti italiani e stranieri.

Perché Orgosolo è così speciale è presto detto. La presenza dei murales non è legata ai colori e alle forme, e neanche a un valore estetico, seppur questo è indiscutibile. Ciò che rende speciale il borgo barbaricino in cui vivono circa 4000 persone, è il fatto che le opere murali sono parlanti e tutte raccontano una storia.

Storie di chi qui è vissuto e di chi è andato via, vicende che appartengono alle memorie del borgo e dell’Italia intera. Narrazioni nei quali i cittadini possono identificarsi e riconoscersi, oppure semplicemente osservare per non dimenticare.

Ci sono uomini e donne, ci sono personaggi storici e persone identificabili. C’è la resilienza, il coraggio, il presente e il futuro. C’è tutto in quei murales che brillano al sole e che illuminano le pareti delle abitazioni, degli edifici e pure le rocce del borgo.

I murales di Orgosolo

I murales di Orgosolo

Tutte le storie di Orgosolo

Se dovessimo paragonare il borgo di Orgosolo a qualcosa di tangibile, questo sarebbe senz’altro un libro, e i suoi muri le pagine da sfogliare. Storie da osservare, da leggere a da interpretare. Perché i murales di questa terra sarda non rappresentano solo una forma d’arte da contemplare, non celebrano solo la bellezza, ma si trasformano in nuovi e inediti strumenti di comunicazione per il borgo e i suoi abitanti.

Del resto è così che è nato quel primo murale nel 1969, un dipinto firmato da un collettivo di anarchici, seguito poi dal progetto promosso da un insegnante della scuola media del borgo che, in occasione del trentennale della Liberazione dal nazifascismo, ha realizzato con i suoi studenti una serie di opere lungo Corso della Repubblica. A questi se ne sono aggiunti tanti altri grazie al contributo di artisti locali.

I murales presenti oggi a Orgosolo non si contano, ma sappiamo che sono più di 200. Raccontano la storia dei costumi locali, della cultura e delle persone che popolano questo territorio. Raccontano eventi impressi nella memoria collettiva, ma anche fenomeni storici come quelli del banditismo. Raccontano la guerra e la pace, la libertà e la bellezza.

Alcune opere d’arte, le più significative, vengono rinnovate anno dopo anno e al fianco di queste ne vengono aggiunte di nuove. Altre sono consumate dal tempo e dagli agenti atmosferici eppure sono ancora lì, impresse nei muri e nella memoria di chi le ha viste sbiadire, di chi le può raccontare alle future generazioni.

Ed è questa la meraviglia di Orgosolo, un borgo fatto di storie dipinte sui muri da leggere e da scoprire.

I murales di Orgosolo

I murales di Orgosolo

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La CNN racconta il Lago Trasimeno e il suo particolare cibo

Un lago di quasi 50 miglia quadrate incastonato come una gemma tra campagne e colline, in Umbria, polmone verde d’Italia, e unica regione dello Stivale a non aver alcuno sbocco sul mare. Il Lago Trasimeno, per gli abitanti e i turisti che decidono di visitare l’immenso patrimonio umbro, rappresenta la spiaggia, il divertimento all’insegna del relax, e tanto buon cibo. La Cnn ha dedicato un intero reportage alle bellezze lacustri, alla sua gente e alla cultura gastronomica del territorio, e a un modo di vivere la vacanza in modo sostenibile e lento.

Qui si trova una cucina ricca e povera allo stesso tempo, ma quasi esclusivamente a chilometro zero. La valorizzazione passa dal piatto ed è iper locale. La carne proviene direttamente dalle colline boscose, così come  i famosi tartufi. Poi ci sono ortaggi, legumi, insaccati e zafferano pregiato.

Ma è anche dal lago che arriva il cibo tradizionale. Chiaramente pesce d’acqua dolce. Parliamo di pesce persico, luccio, carpa e anguilla. Spesso cucinati in modo gustoso e sempre diverso. Ad esempio, la Cnn elogia una ricetta secolare che vede come protagonista la carpa ma cucinata in porchetta, quindi come se fosse maiale arrosto alle erbe: un classico all’italiana ma decisamente rivisitato in chiave lacustre. Il cibo del Lago Trasimeno, che a prima vista potrebbe sembrare difficile per i turisti stranieri che associano il nostro Paese a pizza, pasta (in ogni modo e maniera) e carne, è in realtà cibo a “chilometro zero”.

La pesca sul Trasimeno

La Cnn racconta l’economia del Lago Trasimeno, divisa storicamente tra pesca e agricoltura. I pescatori riuniti in una cooperativa oggi tornano dalle battute di pesca e poi si trasformano in chef (hanno avviato un ristorante gestito da loro stessi) cucinando piatti classici del lago, mantenendo in vita le tradizioni culinarie del Trasimeno e puntando sulla valorizzazione e lo sviluppo economico sostenibile. Cosa si mangia dai pescatori del Trasimeno? Un menù ovviamente super locale che include portate come l’insalata di luccio, la carpa tartufata e gli gnocchi fatti in casa con la tinca affumicata.

Una cucina locale che conquista i palati

Piatti semplici, gusti riconoscibili e puliti senza aggiunta di troppi condimenti o salse. Questo per gli americani rappresenta il vero gusto umbro. Gli ingredienti vengono valorizzati e spesso la gente prende direttamente dai propri orti ciò che poi cucina e consuma, come finocchi selvatici e asparagi selvatici sulla collina, melograni, limoni, ciliegie ed erbe aromatiche. E poi, ovviamente, la pesca, con i prodotti tipici e le ricette autentiche di una volta ancora cucinate nella loro versione più tradizionale o anche rivisitate.

Uno dei piatti più apprezzati, come racconta la Cnn, è il tegamaccio, uno stufato di pesce che un tempo era preparato con il pesce rimasto invenduto, e che quindi i pescatori avrebbero dovuto buttare, che veniva invece recuperato dalle mogli e cotto in una pentola di coccio. Gli ingredienti che solitamente non mancano mai sono pesce persico e anguilla marinata nel limone. Un piatto apprezzato anche dai turisti stranieri che, essendo al lago, di certo non cercano pesce di mare come tonno e branzini semplicemente perché sono in Italia.

Tra gli altri prodotti locali dell’Umbria apprezzati dai turisti amanti della buona tavola, oltre che dei borghi e delle bellezze naturali, si trovano la fagiolina del Trasimeno, oggi un legume pregiato, un piccolo fagiolo coltivato dagli Etruschi in epoca preromana, presidio Slow Food, che un tempo non veniva considerato un granché ed era utilizzato, come testimoniato anche dalla gente del posto, per sfamare i conigli. E che dire anche del profumatissimo zafferano di Città della Pieve, che dista circa 15 minuti a sud del lago. Tutti prodotti che hanno trovato una nuova contemplazione e parecchio apprezzamento.

Meta lontana dal turismo di massa

Il lago Trasimeno, non è solo luogo apprezzato per la buona cucina, ma anche una meta vacanziera. In Umbria, terra ricca di borghi e bellezze artistiche, non ha sbocchi sul mare ed il turismo balneare lo si fa proprio qui, in un luogo tranquillo che tuttavia nel secondo dopoguerra era stato preso d’assalto. Qui, come spiega il reportage, si voleva creare una sorta di “Rimini alla umbra”, infatti c’erano pedalò, cabine, lidi attrezzati e chioschi sulla spiaggia proprio come sulla riviera romagnola. E, ovviamente, si mangiava pesce di mare e non di lago. Oggi tutto è tornato local: il  cambiamento nel modello turistico ha salvato il patrimonio alimentare unico del lago.

Turismo sostenibile e di qualità

La missione sul Lago Trasimeno è non cedere al turismo di massa. Una filosofia che sta avendo come risultato degli ultimi venti anni, una forma di turismo di qualità e non basato su numeri immensi. Ci sono borghi del Trasimeno che sono perle tutte da scoprire: Passignano sul Trasimeno, sulla costa settentrionale, e Castiglione del Lago, a ovest, inseriti tra i Borghi piu’ belli d’Italia. Ma anche spostandosi un po’ più in là dalle rive si incontrano le meraviglie intime e raccolte di altri paesini dove il tempo sembra essersi fermato, come Corciano, Mugnano, Castel Rigone, Paciano e Panicale.

Turismo lento e sostenibile che piace al turista che apprezza le vacanze da insider, in mezzo alla gente del posto, che scopre tradizioni, cibo locale e non cerca lo stereotipo delle vacanze italiane in qualsiasi luogo del Paese. Sia per quanto riguarda l’entroterra che le località balneari: l’Umbria non è la Toscana e non è il Lazio, come non deve essere accomunata ad altre zone ma mantenere chiara la propria identità, come fatto negli anni.

Il viaggiatore ideale a scoprire l’Umbria è colui che è in grado ed è desideroso di apprezzare l’essenza di questi luoghi così ricchi di storia e di patrimonio naturale che meritano di essere vissuti a fondo, trascorrendo giornate all’insegna del relax e della tranquillità, e dimenticando la parola frenesia dal vocabolario. Non il mordi e fuggi, o il turismo vocato al mero consumo di ciò che una zona può offrire. Un tipo di turismo che, a differenza dalla maggior parte delle mete balneari affacciate sul mare, può essere destagionalizzato e apprezzato, ad esempio, anche in autunno.

lago Trasimeno

Vista di Passignano sul Trasimeno

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C’è un vitigno all’ombra del Colosseo ed è spettacolare

I motivi per organizzare un viaggio nella capitale d’Italia, in ogni momento dell’anno, sono così tanti che non si possono elencare. Del resto tra i 7 colli si snodano tutta una serie di meraviglie antiche e moderne che raccontano la storia di Roma e dell’Italia intera.

Antiche rovine, capolavori rinascimentali, arte classica e moderna, e poi ancora paesaggi urbani che lasciano senza fiato e scorci meravigliosi che hanno incantato e ispirato registi, musicisti e artisti provenienti da ogni parte del mondo.

Eppure, come se tutto questo non bastasse, c’è un altro motivo per raggiungere Roma adesso, si tratta di un piccolo vigneto che è nato nel cuore della città eterna, proprio lì, all’ombra del Colosseo.

Il vitigno sul Colle Palatino

Ci troviamo nel cuore della Roma Imperiale, quella dominata dal Colosseo e attraversata dalla magica e suggestiva via dei Fori Imperiali. In quella scenografia da cartolina che rappresenta la capitale d’Italia nel mondo, la stessa che attira milioni di viaggiatori provenienti da ogni dove.

È questo il primo luogo che si desidera raggiungere quando si mette piede a Roma, è questo il posto dove si lascia il cuore. Tutto intorno, invece, si snoda il Colle Palatino, quel luogo che, secondo la leggenda, ha visto la nascita della città eterna. Lo stesso luogo che racconta di Remo e di Romolo, del primo re della città e della sua storia.

Ed è qui, tra i resti delle dimore patrizie e dei palazzi reali, tra le chiese straordinarie e quei muri che sembrano custodire storie antiche e mai dimenticate, che è stato realizzato un piccolo vigneto per continuare quel dialogo tra antichità e modernità, tra passato e futuro, tra storia e agricoltura.

C’era una volta l’uva pantastica

La storia d’amore tra la vite e Roma è tanto antica quanto indissolubile. Già Plinio il Vecchio aveva parlato di uva pantastica per far riferimento ai prodotti del vitigno in epoca romana, gli stessi che adesso vengono coltivati nell’area del Parco Archeologico del Colosseo e in molte altre zone di Roma.

Conosciuta anche come uva pane, perché consumata dai contadini in abbinamento con il pane, questa uva è considerata la materia prima per fare quello che è considerato il vero vino romano, oggi come ieri.

Grazie alla collaborazione tra il Parco e l’azienda vitivinicola Cincinnato, e alla conseguente nascita del vitigno al Palatino, sarà possibile valorizzare, preservare e portare avanti quel legame culturale tra la tradizione agricola che affonda le radici nella storia dell’antica civiltà romana e il territorio stesso. Così passato, presente e futuro si fondono nel cuore di Roma dando vita a quella che potrebbe diventare una delle esperienze di eno-archeologia più belle del nostro Paese.

Le barbatelle della varietà Bellone, che Plinio il Vecchio chiamava uva pantastica sono state già piantante in un piccolo appezzamento di terra della Vigna Barberini, appartenuta all’omonima famiglia e situata nell’angolo orientale del Colle Palatino, nel prato verdeggiante della terrazza capitolina che offre uno dei panorami più belli e suggestivi dell’intera città. E ora, proprio lì, un pezzo di storia dell’antica Roma tornerà a vivere.

Vigneto Vigna Barberini

Vigneto Vigna Barberini

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Borghi itinerari culturali Molise musei Viaggi

In Molise c’è un piccolo borgo che sembra un museo a cielo aperto

L’Italia è un Paese meraviglioso che non smette mai di stupire. Lo sanno i viaggiatori del mondo, che giungono nella terra del sole e del mare per viverla, e lo sappiamo noi che percorriamo in lungo e in largo lo Stivale per scoprire quali sorprese questo ancora ci riserva.

E tra i mari, le montagne, i siti naturalistici e i monumenti storici e iconici ci sono anche loro, i borghi. Luoghi intrisi di fascino, di storia e di cultura, di tradizioni antiche e perpetuate nei secoli. Luoghi sospesi nel tempo e nello spazio che incantano per la loro genuinità, per la forza di restare ancorati al passato e il coraggio di guardare il futuro.

Come ha fatto e continua a fare Civitacampomarano, il piccolo borgo del Molise che è rinato grazia alla street art e che oggi è diventato un museo a cielo aperto tutto da scoprire.

Civitacampomarano

Civitacampomarano

Civitacampomarano: il borgo dei murales

Incastonato negli Appennini alla stregua di un tesoro prezioso, Civitacampomarano è diventato l’emblema del coraggio, così come coraggiosi lo sono i suoi abitanti. Il piccolo borgo del Molise, situato a circa 40 chilometri da Campobasso, condivide con molti altri borghi d’Italia lo stigma dello spopolamento.

Sono appena 400 le anime che vivono in questo comune che domina un paesaggio mozzafiato, che hanno scelto di restare nonostante tutto. Ma oggi queste persone non sono più sole perché sono circondate da quei viaggiatori che si mettono in cammino per scoprire il borgo, per ammirare gli splendidi murales che sono stati disegnati sulle case vuote e sui vecchi edifici e per partecipare a un festival straodinario.

Da borgo quasi dimenticato a museo a cielo aperto: è questa la storia di Civitacampomarano legata indissolubilmente alla figura di Alice Pasquini, street artist di origini romane, che nel 2014 ha cambiato il destino del borgo grazie alla scelta di venire qui per dipingere i muri del centro storico quasi completamente disabitato.

Civitacampomarano

Civitacampomarano

Un museo a cielo aperto

Cos’è Civitacampomarano oggi? Un museo a cielo aperto, un luogo dove storia, colore e arte convivono e meravigliano tutte le persone che scelgono di venire a scoprire il territorio molisano.

La sua seconda vita, come abbiamo anticipato, è iniziata del 2014 quando la street artist romana ha scelto di venire nel borgo e colorarlo. Alice Pasquini ha dipinto le vecchie porte, le finestre e i muri di quelle case bellissime lasciate vuote da chi ha scelto di cercare fortuna altrove. Ma questo non era abbastanza, così nel 2016 ha organizzato quella che è stata la prima edizione del Cvtà Street Fest.

In quell’occasione street artist di fama internazionale hanno creato delle vere e proprie opere d’arte sui muri del borgo portando avanti quel dialogo inaugurato anni prima dalla Pasquini. Ma quello era solo l’inizio perché anno dopo anno, nel mese di giugno, il festival è diventato un appuntamento ricorrente e indissolubilmente legato al territorio destinato a colorare tutto il borgo e ad attirare artisti e viaggiatori provenienti da ogni parte dello stivale.

Oggi Civitacampomarano è come un libro meraviglioso: ogni edificio assume le sembianze di una pagina da sfogliare che conserva tantissime storie da scoprire e da preservare oggi e domani.

Civitacampomarano

Civitacampomarano, opera di Alice Pasquini

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Manciano, il borgo della Maremma che fa sognare

Nel cuore della Maremma, non lontano dal mare, ci si imbatte in una caratteristica cittadina dalla storia millenaria. Parliamo di Manciano, gioello della Toscana su cui ora sventola la Bandiera Arancione, il prestigioso riconoscimento che il Touring Club Italiano assegna ai borghi eccellenti dell’entroterra. La destinazione ideale per chi vuole fare un viaggio nella natura e nel tempo, un luogo di benessere e tradizioni enogastronomiche da scoprire.

Manciano, la ‘Spia della Maremma’

Circondato da un territorio ancora selvaggio, Manciano offre una vista unica su tutta la Maremma Toscana, spaziando dal mare alle colline, dalle cime del monte Amiata al Lago di Bolsena. Una particolarità che è valso al borgo l’appellativo di “Spia della Maremma“.

Il paese è dominato dal Cassero di origine aldobrandesca, oggi sede del Comune, costruito su un masso di pietra arenaria grigia, al cui interno si possono ripercorrere le vicende del paese attraverso i cimeli recuperati nelle proprietà comunali. Dalla torre panoramica si può godere di una vista a 360° della Maremma fino alle isole dell’Arcipelago Toscano arrivando a scorgere, nelle giornate con il cielo particolarmente terso, persino la Corsica.

Ai piedi del Cassero, si trova un altro monumento iconico, la fontana di Piazza Garibaldi, realizzata in stile liberty nel 1913 per celebrare l’arrivo dell’acquedotto in paese. L’abitato antico di Manciano è circondato da una cinta muraria tuttora in ottimo stato di conservazione. Completata dagli Aldobrandeschi verso la fine del Duecento, costituisce l’ultimo tassello di un sistema difensivo tra i più efficienti dell’epoca, che comprendeva ben 11 torri di avvistamento, di cui oggi restano una intatta e un’altra rimasta a metà, quest’ultima sulla sinistra di Porta Fiorella.

All’interno del borgo spicca il campanile della Chiesa di San Leonardo, costruita nella prima metà del XIV secolo in stile romanico-gotico, e in seguito sottoposta a diversi interventi di restauro che ne hanno modificato l’aspetto originale. A spiccare è anche la Torre dell’Orologio, probabilmente costruita nel 1472, parte integrante del più antico palazzo comunale che ospitava anche il granaio, la scuola, la stalla e l’alloggio del vicario. Da vedere ancora nel centro storico c’è, inoltre, il Museo di Preistoria e Protostoria della Valle del fiume Fiora, che custodisce importanti reperti che permettono di ricostruire la vita delle comunità precedenti la civiltà etrusca.

Manciano borgo Maremma fa sognare

Veduta del borgo di Manciano, la “Spia della Maremma”

Cosa fare a Manciano e dintorni

A pochi chilometri da Manciano ci si imbatte in un altro gioiello toscano, il borgo medievale di Montemerano, arroccato su una collina incorniciata da ulivi secolari e dalla splendida campagna maremmana. Una meta amata dagli spiriti romantici per le mura che cingono il centro storico a forma di cuore, ma anche un luogo ricco di attrazioni da visitare, come la Chiesa di San Giorgio, al cui interno sono custodite opere d’arte di grande valore, tra cui notevoli affreschi di scuola senese del XV e XVI secolo.

Poco distante da Manciano troviamo, poi, Saturnia con le sue celebri terme. Qui ci si può immergere nelle calde acque sulfuree dalle molteplici virtù terapeutiche, che sgorgano naturalmente e incessantemente da circa 3000 anni, alla temperatura sempre costante di 37,5°. Acque prodigiose di cui si può godere gratuitamente per tutto l’anno, presso le famose Cascate del Mulino e quelle del Gorello, in una cornice naturalistica di incredibile suggestione.

Per i buongustai, questo è un territorio che vanta una produzione molto variegata di formaggi, dai classici di pecora freschi e stagionati, come il Pecorino Toscano DOP a quelli più ricercati, ma anche vino, olio, zafferano e il ciaffagnone, antenato delle crêpes. Da non perdere, infine, gli eventi che svelano storie e tradizioni del posto, tra cui il Manciano Street Music Festival, a luglio, interamente dedicato alle street band, e il Palio delle Botti, in programma nel mese di agosto. Insomma, Manciano è un borgo che sa davvero sorprendere.

Montemerano

Il borgo medievale di Montemerano

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Vacanze attive? 6 motivi per scegliere l’Irlanda

Se ti piace stare in movimento e cerchi una meta per le tue vacanze che possa conciliare un enorme patrimonio artistico e culturale, natura incontaminata e un’offerta variegata di tour ed esperienze sportive e all’aria aperta, compra subito il tuo biglietto per l’Irlanda.
L’isola è perfetta per ogni tipo di attività, dagli sport estremi e intensi per i più allenati, ai passatempi più soft per chi vuole rilassarsi godendosi il panorama.

Abbiamo selezionato alcune delle opportunità outdoor da provare nella bella stagione. Pronti al divertimento?

Passeggiate nella natura

Camminare nelle città o lungo i sentieri dell’isola, immersi nella natura e circondati da scogliere e paesaggi unici e affascinanti, è tra i modi migliori per scoprire l’Irlanda. L’offerta di passeggiate, per esperti di hiking o semplici camminatori, è tra le più ricche del continente. Tra gli itinerari brevi troviamo il Lough Key Forest Park (4 km), nella contea di Roscommon, con la sua atmosfera fiabesca, il Cavan Burren Park (2,9 km), nella contea di Cavan, che unisce all’attività fisica un vero e proprio museo all’aria aperta, o la Glencar Hill Walk (7 Km), nella contea di Leitrim, in cui poter ammirare la cascata di Glencar. Per chi cerca i percorsi lunghi, la Royal Canal Greenway (130 km), nella contea di Westmeath, conosciuta come contea dei laghi, e la Wicklow Way (132 km) nella contea di Wicklow, famoso per essere il sentiero più antico d’Irlanda.

L’esperienza da non perdere? Il forest bathing, nei parchi forestali come il Tollymore Forest Park nell’Irlanda del Nord. Si tratta di usanza di origine celtica che consiste nel rigenerarsi grazie alla forza dell’aerosol naturale rilasciato dagli alberi. Un vero toccasana.

Glendalough

Irlanda in bicicletta

Chi ama la bici, amerà l’Irlanda. L’isola è attraversata da numerose Greenway, progettate per ciclisti e pedoni, e grazie alla sua varietà geografica è possibile provare ogni tipo di esperienza in sella, dalla passeggiata in piano alle discese ripide, dai percorsi sterrati alle strade tortuose. Tra i percorsi ciclabili più lunghi c’è la Waterford Greenway, che si estende per 46 km lungo la linea della Great Southern and Western Railway, dalla città di Waterford a Dungarvan, superando viadotti, ponti, e lunghissimi tunnel. La Great Western Greenway, a ovest dell’isola tra Westport e Achill Island, racchiude nei suoi 44 km paesaggi unici, tra cittadine, villaggi, montagne e baie mozzafiato. Seguendo la Beara Way, è possibile attraversare in bici le Heartlands nel cuore dell’isola, piccolo gioiello incontaminato lungo il fiume Shannon, unico nel suo genere per natura e storia.
Chi viaggia senza la propria bici, potrà affittarla in uno dei numerosi ciclonoleggi, che forniscono anche assicurazione, catene, kit di riparazioni e caschi per bambini.

La soluzione perfetta per non stancarsi troppo: prenotare un tour organizzato su una bici elettrica.

Great Western Greenway

Le vie d’acqua

Gli irlandesi vivono in simbiosi con l’acqua e le esperienze da provare, in mare, laghi e fiumi, sono davvero moltissime. Un giro in barca a vela alla scoperta del Belfast Lough, una lezione di yoga sul SUP o una giornata di windsurf a Dublino, un giro in canoa nei laghi del Fermanagh. Sull’Isola di Smeraldo, nella contea di Kerry, a sud-est del paese, puoi prenotare un Night Trip in kayak, in coppia o per famiglie, in cui potrai ammirare tramonti dai colori incredibili e bioluminescenti, immerso in un’atmosfera mistica. Oppure puoi provare l’ebbrezza adrenalinica di tuffarti nelle acque gelide dell’oceano in ogni periodo dell’anno. Gli abitanti dell’isola, infatti, praticano il nuoto libero tutto l’anno (e si dice che faccia benissimo).

Canoeing nel lago di Fermanagh

A cavallo                 

L’Irlanda è una terra di cavalli. Un viaggio nell’isola è l’occasione per provare escursioni in sella a splendidi esemplari, tra passeggiate in campagna o cavalcate sulle spiagge. Esistono esperienze di tutti i tipi, per principianti e amatori, in compagnia di istruttori esperti. Tra i maneggi più amati c’è il Killarney Riding Stables, nella contea di Kerry. Fondato nel 1968, ospita 70 cavalli e organizza escursioni nel vicino Parco Nazionale di Killarney. Nell’Irlanda del Nord c’è il Crindle Stables, maneggio e scuola di equitazione, che offre attività stagionali, pacchetti per famiglie, lezioni per tutte le età e escursioni panoramiche con sosta picnic.

Passeggiate a cavallo

Relax tra le buche

È il momento del golf, in Irlanda! La premiazione del campo nordirlandese Royal County Down di Newcastle come migliore green del mondo da Today’s Golfer, conferma la vocazione golfistica dell’isola. Sono circa 400 i campi presenti, tra signatures e links, tutti inseriti in contesti naturali superlativi. Sono molti gli investimenti e i grandi eventi attesi nei prossimi anni, tra cui il torneo The Open, che tornerà in Irlanda nel 2025 al Royal Portrush Golf Club nella contea di Antrim, e The Ryder Cup 2027, organizzata nell’esclusivo Adare Manor Golf Club, che si trova lungo la celebre Wild Atlantic Way. Pronti a giocare nei campi più incredibili al mondo?

Campo da golf di Royal Portrush

 

 

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Quest’isola-museo è il luogo perfetto per celebrare l’estate

La fine della primavera è uno dei periodi più attesi dai viaggiatori di tutto il mondo perché è questo il momento perfetto per pianificare le prossime avventure da vivere durante la stagione estiva.

C’è chi sceglie di trascorrere l’estate tra le meraviglie della natura, chi pianifica vacanze vista mare e chi ancora si ritira tra le campagne e le colline. Indipendentemente dalle vostre preferenze, però, c’è una cosa che tutte le persone in questo periodo sono chiamate a fare: celebrare questa stagione e tutto ciò che la riguarda. E noi abbiamo trovato il posto perfetto per farlo.

Il suo nome è Seurasaari e vi anticipiamo che non ci troviamo né sotto il sole caldo delle Hawaii, né tanto meno tra i celebri locali di Ibiza, ma in Finlandia, e più precisamente sull’isola che appartiene alla sua capitale.

Juhannus: l’estate in Finlandia

Messe da parte quelle che sono le destinazioni estive più quotate dai viaggiatori, ci rechiamo in Finlandia e più precisamente a Seurasaari per celebrare l’estate. Perché abbiamo scelto di recarci proprio in Nord Europa in estate è presto detto, è questo il momento in cui il sole di mezzanotte diventa protagonista assoluto della quotidianità dei cittadini.

Il fenomeno astronomico che si verifica nelle regioni polari, e che vede il sole assoluto protagonista sia di giorno che di notte, è capace di rendere la vacanza estiva in questo Paese una vera e propria esperienza magica. A questo si aggiungono tutti quei misteri antichi e mai risolti che appartengono alla tradizione e alle storie locali.

E sono proprio queste storie locali che prendono vita in estate, durante la Juhannus, la più grande celebrazione estiva in Finlandia. “Una notte senza notte”, come la chiamano i cittadini, durante la quale è possibile incontrare fate e elfi, cacciare via la negatività e fare buoni propositi.

Le tradizioni locali vogliono l’accensione di grandi e maestosi falò che si snodano lungo la costa del Paese, nelle campagne e presso i laghi, appiccati per spaventare gli spiriti maligni. Ne risulta così uno spettacolo luminoso e scintillante senza uguali che affonda le sue radici in storie antichissime. I cittadini e i viaggiatori che giungono qui in questo periodo si riuniscono davanti al fuoco per parlare, cantare e danzare.

Le feste di mezza estate in Finlandia, e più in generale in Nord Europa, diventano così un modo per riscoprire e vivere il folclore all’insegna della musica popolare, della danza e del divertimento. La più bella, secondo noi, è proprio quella che si svolge a Seurasaari, l’isola museo di Helsinki.

Seurasaari: la festa di mezza estate

Quando parliamo di festa di mezza estate, ci riferiamo a tutte quelle celebrazioni che si tengono nei vari Paesi del Nord Europa tra il 20 e il 25 giugno, in occasione del solstizio d’estate. La Finlandia, ovviamente, non è immune ai festeggiamenti e con la complicità del sole di mezzanotte questo momento si trasforma in pura magia.

Sono molti i cittadini che si spostano dalle loro città per raggiungere Helsinki e soprattutto la sua isola. A Seurasaari, infatti, si tiene ogni anno una delle più belle feste di mezza estate di tutto il Paese.

Sull’isola finlandese, già celebre per essere un musei a cielo aperto dotato di un’atmosfera rurale e sospesa nel tempo, nei giorni di festa viene acceso il juhannuskokko, un grande falò al largo delle acque dell’isola che, come da tradizione, deve essere inaugurato da una coppia di neo sposi.

In questa occasione, migliaia di cittadini e turisti giungono sull’isola per celebrare l’estate sotto il sole che non tramonta. Altri restano sulla costa per ammirare lo spettacolo e altri ancora danno il via alle danze su navi e imbarcazioni che restano attraccate a Seurasaari.

Seurasaari, festa di mezza estate

Seurasaari, festa di mezza estate

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Una scoperta sensazionale in Egitto potrebbe cambiare la storia

Un’altra sensazionale scoperta è avvenuta in Egitto, questa volta durante una missione archeologica presso Gebel el-Haridi, a Sohag, città situata sulla riva occidentale del Nilo. Gli scavi hanno riportato alla luce i resti di un tempio dedicato alla dea Iside, 85 tombe e i resti di un’antica torre risalente al regno di Tolomeo III. Questi nuovi ritrovamenti hanno arricchito ulteriormente un sito già molto prezioso, che ha restituito materiale archeologico datato dalla VI dinastia dell’Antico Regno al periodo tardo romano ed epoca copta.

La nuova scoperta nell’Alto Egitto

Il ritrovamento dei giorni scorsi, che si aggiunge alla sensazionale scoperta fatta di recente a Saqqara, è stata resa nota nei giorni scorsi dal Ministero delle Antichità e del Turismo egiziano. Sia il tempio dedicato alla dea Iside che la torre risalirebbero al regno di Tolomeo III, faraone egizio appartenente al periodo tolemaico, terzo sovrano della dinastia dal 246 a.C. alla sua morte, avvenuta nel 222 a.C.

La torre in mattoni di fango (adobe) era stata probabilmente eretta per osservare, sorvegliare e monitorare spostamenti e traffici commerciali tra i distretti in cui era suddiviso l’Alto Egitto, nonché riscuotere le tasse e vigilare sulla navigazione nel Nilo.

Stando a quanto rivelato dal capo dell’Autorità centrale per le antichità dell’Alto Egitto, Mohamed Abdel-Badi, gli archeologi hanno scoperto anche la casa di uno dei sorveglianti dei lavoratori e i resti di documenti con nomi, stipendi e mansioni di questi ultimi.

Il tempio di Iside e le 85 tombe

Come la torre, anche il tempio dedicato a Iside risalirebbe al regno di Tolomeo III. La struttura, di cui erano già state scoperte delle porzioni all’inizio del 2000, consiste in un cortile rettangolare con una fila di 4 colonne al centro, seguito da una sala che conduce al Sancta Sanctorum. A nord del tempio, è stata poi rinvenuta una vasca di purificazione in pietra calcarea e una stele votiva, nonché cinque cocci con iscrizioni in caratteri demotici, 38 monete romane e ossa di animali di cui probabilmente si erano cibati i sacerdoti del tempio.

Tra i reperti spiccano, infine, 85 tombe costruite in epoche diverse, dalla fine dell’Antico Regno al periodo tolemaico. Le tombe sono state progettate in modi differenti: alcune sono scavate nella roccia su diversi livelli della montagna, altre presentano uno o più pozzi funerari, altre ancora hanno un corridoio che conduce a una camera funeraria.

All’interno di quelle tolemaiche sono stati scoperti resti umani mummificati e frammenti di 30 permessi per la sepoltura scritti in caratteri greci antichi, ieratici o demotici, che riportavano il nome della persona deceduta, quello del padre o della madre, il luogo di residenza, l’occupazione e l’età al momento del decesso, oltre a suppliche per le antiche divinità egizie, inni e preghiere.

Il team di archeologi ha, inoltre, terminato la documentazione di una serie di cave situate nei pressi nel sito di Sohag, teatro di preziosi ritrovamenti. Tra queste, una di Ramses III, sovrano della XX dinastia, e altre 3 tolemaiche in uso sotto Tolomeo III, Tolomeo IV, Tolomeo V e Tolomeo XII. Infine, sono stati portati a termine la pulizia e la conservazione di un’iscrizione rupestre, menzionata nel papiro Harris: “Ramses III inviò 38 abili cavatori in quest’area, Gebel el-Haridi, per tagliare le pietre per costruire il suo tempio nel X nomo”. Un’altra clamorosa scoperta che fa dell’Egitto una meta sempre più ambita.

 

Scoperta sensazionale Egitto potrebbe cambiare storia

I resti della torre risalente al regno di Tolomeo III

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Elettra Lamborghini arricchisce il museo delle cere di Amsterdam

È una delle numerose attrazioni di Amsterdam e fa parte di una serie di musei delle cere sparsi un po’ ovunque nel mondo (il più famoso è quello di Londra), che attirano ogni anno tantissimi visitatori.

E, oggi, chi visita la città dei Paesi Bassi ha un motivo in più per andarci: tra le numerose statue di cera di personaggi celebri a grandezza naturale al museo Madame Tussauds Amsterdam ci sarà anche quella della nostra Elettra Lamborghini, la regina del twerking per intenderci.

Il museo l’ha scelta in quanto la cantante è molto celebre in Olanda, specie per via di suo marito, il Dj Afro Jack, originario proprio dei Paesi Bassi.

Madame Tussauds Amsterdam Elettra-Lamborghini

La statua di cera di Elettra Lamborghini per il Madame Tussauds di Amsterdam

Per realizzare la statua di cera della “statuaria” Elettra ci sono voluti sei mesi di lavoro da parte di venti artisti olandesi, con diverse sedute durante le quali gli artisti hanno preso le misure, scattatole centinaia di foto e persino effettuato una scansione 3D per riprodurre fedelmente il suo fisico, dalla sfumatura degli occhi al tono della pelle, dal colore dei capelli fino alla conformazione dei denti.

Ma ora che la statua di cera che la riproduce fedelmente è stata finalmente terminata prenderà il volo per la Capitale e troverà posto tra alcune delle pop star internazionali come Michael Jackson, Beyoncé, Ariana Grande e Justin Bieber.

I musei Madame Tussauds nel mondo

L’idea di aprire dei musei delle cere esponendo sculture di personaggi di dimensioni reali che hanno fatto la storia è stata dell’artista francese Marie Tussaud, a cui si deve il nome dei musei, tra il XVIII e il XIX secolo.

La donna era una maestra nell’arte della modellazione della cera e, durante tutta la vita trascorsa a Parigi, si dedicò alla realizzazione dei volti di cera di uomini vittime della Rivoluzione Francese. Al momento della morte, la collezione contava circa 400 opere in cera.

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Il museo elle cere Madame Tussauds di Amsterdam

Il primo museo Madame Tussauds fu aperto a Londra. Esponeva tutte le opere di Marie Tussaud. Quando il museo divenne di proprietà della Merlin Entertainment, che si occupa di intrattenimento e che possiede, tra gli altri anche Gardaland e Legoland, fu deciso di proseguire con i musei delle cere e di aprirne di nuovi, ampliandoli man mano con statue di nuovi personaggi presi dal mondo dello sport, della cultura e dello show system.

Quello di Londra, il più celebre, ospita statue dei personaggi che hanno scritto la storia, dal re Enrico VIII a George W. Bush, passando per Adolf Hitler alla regina Elisabetta II.

Il Madame Tussauds di Amsterdam ha aperto nel 1970 inizialmente in Kalverstraat per poi spostarsi, nel 1991, in piazza Dam, o semplicemente “il Dam”, la piazza più famosa di Amsterdam, dove c’è anche il Palazzo Reale.

Il museo ospita una vasta collezione di statue divise in categorie, dai leader politici ai personaggi del cinema e della musica fino ai supereroi Marvel tra cui gli Avengers e Spider-Man. E, negli ultimi anni, è passato da museo statico a interattivo.

Oggi, oltre che a Londra e ad Amsterdam, ci sono musei delle cere Madame Tussauds a Berlino, Istanbul, Hong Kong, Las Vegas, New York, Shanghai, Washington, Vienna, Sydney, Blackpool (nel regno Unito), Orlando e a Hollywood, Los Angeles.