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C’era una volta un’antica capitale

C’era una volta una città bella, ricca di storia e piena di bellezze da ammirare… Anzi, esiste ancora e il suo nome è Turku. L’antica capitale finlandese sorge alla foce del fiume Aurajoki. Si tratta di un luogo antico e magico, la sua nascita risale all’incirca al 1229. Nel corso dei secoli la bellezza della storia l’ha resa speciale, unica e assolutamente da visitare.

La città di Turku

Turku è la quinta città finlandese per popolazione e rappresenta la seconda maggiore area urbana del paese dopo l’area metropolitana di Helsinki. Insomma, non immaginatevi un piccolo borgo antico, stiamo parlando della vecchia capitale finlandese. Una città bilingue, in cui, insieme al finlandese, si parla anche lo svedese.

La storia di Turku

I primi insediamenti umani nella zona risalgono alla preistoria. Ma la tradizione fa risalire la fondazione al 1229 quando nei pressi dell’attuale centro città, venne fondato un insediamento cattolico. Nello stesso periodo iniziarono poi i lavori per la costruzione del castello e della chiesa che fu consacrata nel 1300. Per un lungo periodo Turku fu la capitale politica e il primario centro culturale del paese. Nel 1640 fu fondata l’università.

Un polo culturale, economico e centro religioso. L’antica città finlandese per secoli ha dominato l’intera regione. Infatti, fino al 1812 Turku fu la capitale della Finlandia, parte del regno di Svezia. Quando questo territorio fu conquistato dalla Russia, i russi spostarono la capitale a Helsinki dove è rimasta fino ad oggi.

Turku la vecchia capitale finlandese

Fonte: iStock

La bellissima Turku

Il declino della capitale

Nel 1827 la città venne devastata da un grande incendio che distrusse parte del centro. La ricostruzione iniziò l’anno successivo ad opera dell’architetto Carl Ludwig Engel che rinnovò il volto della città. Lo spostamento dell’università a Helsinki pose fine al periodo di splendore della città. Nel 1918 vi fu fondata l’università in lingua svedese, la Åbo Akademi e due anni dopo fu fondata l’università in lingua finlandese.

Oggi Turku è sede dell’Arcivescovado della Finlandia. La cattedrale, risalente al XIV secolo è uno dei tre edifici in muratura ancora esistenti. Il Castello di Turku, fondato nel XIII secolo, costruito su un’isola a guardia della foce del fiume, è stato, nel corso dei secoli, assimilato alla terraferma.

Il castello di Turku

Tappa immancabile di ogni viaggio a Turku è il castello, situato nei pressi del porto. Rappresenta uno degli edifici storici più importanti del Paese. Infatti, all’interno del castello si trova il museo storico che ripercorre le vicende dell’edificio e della città. Qui è possibile ricostruire l’importanza e dare un contesto a Turku, alle sue tradizioni e ai suoi costumi, con tutte le evoluzioni subite nei secoli.

Cosa visitare?

Oltre al castello, bisogna fare tappa alla chiesa ortodossa e alla Sinagoga Art Nouveau. Ma per vivere lo spirito della gente del posto, è essenziale esplorare il caratteristico Kauppahalli, il mercato coperto, diffuso in gran parte delle città finlandesi.

Anche i musei Aboa Vetus e Ars Nova sono delle vere chicche da visitare. Entrambi ospitati nello stesso edificio, l’Ars Nova è un museo di arte contemporanea mentre l’Aboa Vetus è il museo archeologico che ricomprende lo scavo di un insediamento risalente al XIV secolo.

Una città davvero incredibile, troppo spesso sottovalutata da turisti e viaggiatori, ma che merita assolutamente di essere esplorata.

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Una scoperta sensazionale nei nostri fondali marini

Sotto il mare si nascondono ancora oggi incredibili segreti. Senza andare molto lontano, al largo delle nostre coste è appena stata fatta un’eccezionale scoperta che potrebbe riscrivere la storia.

E, come spesso accade, la scoperta è assolutamente casuale ed è avvenuta nel corso di un’operazione di routine.

L’antico relitto

I Carabinieri del nucleo per la tutela del patrimonio culturale di Udine stavano, infatti, monitorando un vasto specchio d’acqua alla Foce del Timavo quando si sono accorti che sui fondali c’era qualcosa di inaspettato.

Nei pressi dell’isola di Pampagnola, vicino alla nota località di villeggiatura di Grado, hanno così individuato un’imbarcazione di epoca romana di cui nulla si sapeva finora, ma si è subito capito che si trattava di una scoperta di eccezionale importanza storica.

Il relitto era in buona parte nascosto dalla sabbia dei fondali del Mar Adriatico a una profondità di circa 5 metri. La porzione dell’imbarcazione visibile finora è lunga all’incirca 12 metri, ma si stima misuri almeno il doppio.

Nei pressi dell’antica barca, presso il Canale delle Mee di Grado, lo storico ingresso al porto fluviale di Aquileia, che all’epoca era la quarta città dell’Impero Romano, sono state rinvenute anche due anfore risalenti al I secolo a.C. e porzioni di anfore e brocche risalenti al II-III secolo d.C..

Le altre scoperte nella zona

Il luogo dove è stata fatta la scoperta non è nuovo a incredibili ritrovamenti. Nel 2000, era stato fatto un altro ritrovamento, quello di un vascello denominato “Grado 2“, naufragato nel III secolo a.C., prima ancora della fondazione della città di Aquileia. Il relitto si trovava a una ventina di metri sotto il livello del mare.

Questa era infatti una rotta commerciale molto battuta, in quanto collegava l’attuale Friuli-Venezia Giulia con il resto d’Italia e il mondo ellenico.

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Scoperte opere nascoste sotto famosi dipinti

Non è la prima volta che un’opera d’arte si rivela essere molto di più di quello che appare a occhio nudo. Ma ogni volta che accade sembra un piccolo miracolo. L’ultima eccezionale scoperta è stata fatta all’Hecht Museum dell’Università di Haifa, la terza città più importante di Israele e frequentato polo turistico. Tre schizzi finora sconosciuti di uno dei più grandi artisti italiani del primo Novecento, nascosti sotto la superficie di un suo particolare dipinto, sono venuti alla luce grazie a una sofisticata tecnologia a raggi X. Ciò che è emerso ha lasciato tutti a bocca aperta.

Gli schizzi nascosti sotto un particolare dipinto di Modigliani

Se ne stavano nascosti sotto la superficie del dipinto “Nudo con cappello” di Amedeo Modigliani, tre disegni abbozzati del celebre pittore e scultore livornese, scoperti dai curatori del museo israeliano.

Un’opera giovanile già di per sé particolare, da anni oggetto di studio. A renderla insolita è il fatto che entrambi i lati della tela presentino ritratti dipinti in direzioni opposte. I visitatori del Museo Hecht si ritrovano ad ammirare l’immagine di un nudo capovolta, mentre sul retro si svela il “Ritratto di Maude Abrantes”, amica di Modigliani, uno dei primi dipinti dell’artista. Ma c’è di più. Nel 2010, un curatore del museo aveva notato gli occhi di una terza figura sotto il colletto di Abrantes, quelli di una donna con cappello.

Da lì, la voglia di scoprire di più. E finalmente, un’approfondita indagine a raggi X ha svelato l’esistenza di altre due sagome abbozzate dall’artista su quella stessa tela, del tutto invisibili a occhio nudo. Si tratta di un volto maschile e di un un busto di donna, con i capelli raccolti in uno chignon. Il dipinto, quindi, presenta ben cinque figure realizzate da Modigliani, tanto da rivelarsi come una sorta di “quaderno di schizzi su tela”, che riflette la “ricerca incessante dell’espressione artistica” del pittore livornese, come dichiara Inna Berkowits, storica dell’arte all’Hecht Museum dell’Università di Haifa.

Un altro elemento particolarmente interessante è che le figure emerse sono abbozzate e ancora prive dei celebri colli lunghissimi e affusolati che hanno costituito il tratto costante e caratteristico di Modigliani, rivelando così di appartenere al primo stile dell’artista, di cui sopravvivono pochi esempi.
La tela delle scoperte, conservata al Museo Hecht dell’Università di Haifa (protagonista di grandi scoperte), è stata analizzata ai raggi X, nell’ambito di un ampio studio forense sulle opere dell’artista livornese in vista della prossima mostra “Modigliani Up Close”, che si terrà in autunno alla Barnes Foundation di Philadelphia.

I ritratti nascosti, da Modigliani a Van Gogh

Un altro esempio di riutilizzo di una stessa tela da parte di Modigliani è emerso nel 2018 alla Tate Gallery di Londra (città ricca di meraviglie), quando il team di curatori ha scoperto – sempre grazia ai raggi X – un secondo volto femminile celato sotto la tela di uno dei suoi lavori più celebri, “Ritratto di Ragazza”. Gli studiosi credono che la donna ‘nascosta’ sia la scrittrice e critica letteraria boema Beatrice Hastings, ex musa e amante dell’artista.

Tuttavia, mentre in quel caso si era pensato alla volontà del pittore di cancellare a colpi di pennello una storia d’amore tormentata, le ipotesi che circondano le figure nascoste sotto il dipinto all’Hecht Museum raccontano tutt’altro, ovvero di come gli artisti del tempo vivessero spesso con scarsi mezzi economici e fossero pertanto costretti a lavorare più volte su una stessa tela.

Un’abitudine comune anche a un altro genio del mondo dell’arte. Quasi in concomitanza con la scoperta al museo israeliano, alla Scottish National Gallery di Edimburgo hanno scovato con i raggi X un autoritratto con cappello e fazzoletto di Vincent van Gogh, coperto da strati di colla e cartone sul retro di un “Ritratto di contadina”. La radiografia è stata eseguita sul dipinto in vista della mostra “A Taste for Impressionism”, in programma dal 30 luglio al 13 novembre presso la Royal Scottish Academy di Edimburgo.

Modigliani dipinti

Fonte: Wikimedia Commons

“Nudo con cappello” e “Ritratto di Maude Abrantes”
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Un parco artistico magico colora l’entroterra calabro

Nel cuore della Calabria, a Mammola, nella parte più a sud della provincia di Reggio Calabria e nascosto ai piedi dell’Aspromonte c’è MuSaBa, un parco museo a cielo aperto immerso nella vallata del Torbido e a circa una decina di chilometri dalle acqua cristalline del Mar Ionio. Un progetto nato nel 1969 per opera di due artisti visionari, Nick Spatari e Hiske Maas che, dopo diverse collaborazioni di pregio con personaggi di spicco del panorama artistico contemporaneo, tra cui Picasso, Sartre, Le Corbusier, Jean Cocteau, Max Ernst, ecc., decisero di donare una nuova vita a un posto abbandonato della Locride, sul versante Ionico della Calabria. Nel cuore di un’area dalle bellezze mozzafiato.

Un parco museo e laboratorio di arte contemporanea, nato intorno ai resti di un antico monastero del X secolo. E un luogo che unisce tra loro il moderno all’antico, in un turbinio di emozioni da vivere e in cui immergersi totalmente sperimentando in prima persona l’arte e l’universo di colori, materie, forme, tecniche e genialità creativa che lo caratterizzano.

La storia

MuSaBa, Parco Museo Laboratorio Santa Barbara, nasce sul finire degli anni ’60 inizialmente come associazione Museo Santa Barbara per poi diventare, nel corso del 2014, MuSaBa Fondazione Spatari/Maas. Un sogno che è stato reso reale dalla volontà di due giovani artisti, Nick Spatari, di origine calabrese e nato proprio a Mammola (scomparso a 91 anni nel 2020) e la moglie e artista olandese Hiske Maas, conosciuta nel periodo in cui i due vissero a Parigi.

Dopo qualche anno trascorso a Milano, dove aprirono la Galleria Studio Hiske, accessibile ad artisti e non, i due decisero di tornare al paese natale di lui, appunto Mammola e ritrovandosi immersi in un luogo in cui la natura aveva preso il sopravvento, piena di bellezza, energia e mistero. E fu esattamente qui che, ammaliati dal posto, decisero di stabilirvisi e di iniziare la realizzazione di un progetto visionario, audace ma carico dei sogni di entrambi, il Museo Santa Barbara, pensato per essere un mix tra parco-museo-scuola e laboratorio d’arte.

Un progetto che di fatto, riporta l’artista alle sue origini, nel luogo in cui si sviluppò la sua vena artistica che proprio qui si mostra in tutta la sua forza e creatività.

Il progetto

Inizialmente, quando i due giovani arrivano nel 1969, quello che trovarono non era altro che un insieme di resti abbandonati, testimonianza di un’epoca passata e, fino a quel punto, dimenticata. Un rudere, certo, ma carico di storia, di fascino e di magia.

Circondato dalla natura selvaggia ma anche di un’atmosfera magnetica e di straordinaria potenza di cui i due artisti si innamorano all’istante, decidendo di donare nuova vita alla zona e iniziando la promozione un progetto di recupero durato circa cinquant’anni. L’obiettivo era quello di realizzare delle iniziative culturali per la promozione del patrimonio architettonico e ambientale calabrese e che oggi si snoda all’interno di bellissimo parco di 7 ettari in cui poter ammirare le opere realizzate nel corso del tempo da Nik e Hiske e da altri artisti contemporanei internazionali.

Il tutto in un museo d’arte a cielo aperto dal fascino suggestivo e dall’alto valore artistico immerso in un contesto naturale di pura bellezza e tra i ruderi del monastero sul quale è nato.

Cosa vedere a MuSaBa

Un piano ampio, che si sviluppa in un concentrato d’arte a 360° e che, tra le altre, ha visto la creazione di opere e progetti volti all’arricchimento di tutti.

Come la foresteria, una delle opere più imponenti del MuSaBa, nata per assolvere alle diverse esigenze funzionali del parco museo. Un luogo realizzato ispirandosi alla vita monastica, in cui sono presenti delle stanze o “celle”, con ben 22 posti letto, decorate secondo il genio creativo dell’artista. Qui, nel chiostro della foresteria stessa, è possibile ammirare il Mosaico Monumentale ad opera dello stesso Spatari. Un produzione artistica carica di colori (segno distintivo dell’artista), architettura e geometrie, e che raffigura una serie di scene tratte dalla tradizione cristiana e alla civiltà sumera.

Un’opera magistrale e in cui le migliaia di piastrelle colorate utilizzate per la composizione del mosaico danno vita a uno spettacolo senza fine che vi rimarrà nel cuore per sempre.

Musaba mosaico

Fonte: Wikipedia

Il Mosaico Monumentale

All’interno del chiostro, poi, è possibile vedere anche L’Ombra della sera, una scultura alta ben 15 metri realizzata interamente in ferro che raffigura la sagoma di un uomo sottile, come una sorta di guardia posta a difesa del museo e dell’arte tutta.

Altra opera da non perdere e che rende MuSaBa un luogo carico di vitalità, energia, magia e avanguardia artistica, poi, è il laboratorio di sperimentazione artistica realizzato dal recupero dell’ex stazione ferroviaria Santa Barbara. Patrimonio per artisti e per chiunque voglia cimentarsi nell’arte e dar sfogo alla propria creatività. Ma non solo. Perché le opere da ammirare a MuSaBa sono davvero tante e una più affascinante dell’altra.

Come, per esempio, La farfalla, un’opera iconica posta all’esterno della foresteria, il Concetto universale che nelle forme richiama una piramide, così come la chiesa di Santa Barbara, dove fermarsi ad ammirare rapiti Il sogno di Giacobbe, opera di Spatari che ricopre quelle che un tempo furono l’abside e la volta della chiesa e la Rosa dei Venti, l’ultimo grande lavoro di Nik e Hiske che venne ultimata nel corso del 2013.

Oltre alle innumerevoli opere dei due creatori del luogo e di altri numerosi artisti del panorama internazionale. Che nel corso degli anni hanno visitato, abitato e donato il loro contributo, lasciando al parco museo opere e interventi artistici di puro splendore e che potete trovare disseminate in tutto il parco.

Un viaggio nella bellezza, che racconta la storia d’amore vissuta dai due artisti e l’amore e totale devozione verso l’arte, in ogni sua forma, colore o dimensione. E di cui, grazie al MuSaBa e alla determinazione di chi ne ha consentito la nascita, è possibile godere in un’esperienza emozionale e visiva a 360°. Lasciandosi trasportare dalle sensazioni che solo il connubio armonioso tra arte e natura sanno suscitare. Il tutto unito dallo spirito libero di entrambe e dalla magia della terra che le ospita.

Non resta che correre a vistare questo luogo dai tratti surreali.

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Notre-Dame sta per rinascere: come sarà

Tutti ci ricordiamo l’incendio che, nel tardo pomeriggio del 15 Aprile 2019, devastò la famosissima cattedrale di Notre-Dame a Parigi. Un simbolo per il popolo francese ma anche per tutti coloro che, almeno una volta nella vita, vi si sono trovati davanti. Protagonista di eventi rimasti nella storia, leggende, film e romanzi, è una struttura maestosa, imponente, carica di vissuti e della più totale ammirazione di chi l’ha vista e se ne è (ovviamente) innamorato.

Un incendio che ha sconvolto il Mondo e che, a circa tre anni dall’evento disastroso, sta per essere accantonato almeno in parte, grazie alla ristrutturazione che segnerà in modo definitivo la rinascita di questo monumento meraviglioso che è già Patrimonio dell’Unesco.

Nel corso del 2020 la città decise di riaprire la cripta sotto Notre-Dame, così come la piazza pubblica davanti all’ingresso principale della cattedrale stessa. Il tutto è avvenuto con la promessa da parte del presidente francese, Emmanuel Macron, di raggiungere il completamento della ristrutturazione dell’edificio religioso entro le Olimpiadi del 2024, che avranno luogo proprio a Parigi.

Una promessa che sembra verrà mantenuta grazie al progetto guidato dallo studio di architettura Bureau Bas Smets, che ha deciso di donare nuova vita alla cattedrale, anche in funzione dei cambiamenti climatici in atto. Un atto dovuto da una città importante nel panorama mondiale come è Parigi. E che proprio nella ristrutturazione di Notre-Dame trova modo di svilupparsi aprendo nuove strade e possibilità a progetti futuri.

Nulla che stravolga la bellezza originaria dell’edificio, ovviamente, ma un progetto in grado di valorizzarla ancora di più, grazie alla creazione di una vetrina di eccellenza capace di rendere la “nuova” Notre-Dame un luogo di pura magia ed esclusività. Ma con un’attenzione particolare all’ambiente e alle sue impellenti necessità.

Il piano, infatti, include oltre il 30% di vegetazione in più per l’intera area, rispetto al passato. Aiutando in modo concreto e corposo a combattere il cambiamento climatico che sta affliggendo il nostro Pianeta e di cui vediamo ampiamente gli effetti. Verrà installato, inoltre, un sistema di raffreddamento in grado di inviare un sottile strato d’acqua lungo il perimetro della piazza durante le ondate di caldo, riportandola a temperature più basse. Ma non solo.

Oltre al verde, il nuovo progetto prevede la trasformazione di un parcheggio sotterraneo in una passerella utilizzabile per accedere a un centro di accoglienza e a un museo archeologico.

Altri dettagli inclusi nel piano di recupero, poi, riguardano anche un ampliamento della piazza dietro la cattedrale, un nuovo parco e una rigogliosa volta alberata poiché l’obiettivo è ripensare agli spazi pubblici che circondano Notre-Dame come a un complesso volto a incorniciare la cattedrale stessa. Donandole nuove vedute, nuove possibili attività e un rapporto più stretto con la vicina Senna. E, soprattutto, riportando l’Île de la Cité a essere il reale epicentro della tanto amata Ville Lumière.

Una ristrutturazione che donerà a Notre-Dame un aspetto forse un po’ diverso rispetto al passato ma non meno suggestivo. E che sicuramente aprirà le porte a una nuova era per la città di Parigi e per la sua più celebre cattedrale.

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Il campo di girasoli che è come un dipinto di van Gogh

Vincent van Gogh adorava i girasoli, non è un mistero. Ne ha dipinta una serie infinita in un solo anno. Lui era fatto così, quando si fissava con un soggetto lo ripeteva fino all’esaurimento.

Del resto, come non innamorarsi di questo magnifico fiore che, più di altri, mostra chiaramente la sua sua sensibilità alla luce, al Sole e  al trascorrere delle ore, ruotando la corolla come fosse ipnotizzato.

Anche noi, quando ci troviamo ad ammirare una distesa infinita di girasoli restiamo incantati. Una macchia unica gialla che ti guarda aspettando solo un “Wow!” da parte nostra.

Campi di girasole in Italia

I campi di girasoli sono piuttosto comuni in Italia d’estate, specie in certe Regioni come la Toscana, l’Umbria, le Marche. Ma non solo naturalmente. Anche nei pressi delle grandi città si possono trovare distese di girasoli da ammirare.

In Toscana, il luogo dei girasoli per eccellenza si trova a Massa Marittima, lungo la strada che collega la Val d’Elsa a Punta Ala. Qui, infine distese di girasoli in fiore, coltivate da oltre un secolo, lasciano i viaggiatori di passaggio senza fiato per la loro bellezza.

Un viaggio on the road tra le suggestive strade del Monte Conero, nelle Marche, restituisce emozioni uniche e paesaggi mozzafiato. Tra questi, anche quelli dei campi di girasoli che si stagliano tra i borghi di Montefano e Sirolo.

Infine, c’è un indirizzo imperdibile per tutti coloro che passano dall’Umbria questa estate e che sognano di perdersi tra le distese infinite dei girasoli, e questo è Marsciano. A circa a circa 20 km da Perugia, tra le frazioni di Villanova e Fratta Todina è possibile ammirare tutto lo splendore dell’oro giallo.

Alle porte delle città

Alle porte di Milano, in piena Brianza, ogni anno apre un campo di girasoli davvero speciale. Si tratta di un intricatissimo labirinto nel quale perdersi. E quest’anno è quattro volte più grande di prima. Il campo di girasoli è a Ornago e sono decine di migliaia i visitatori che, in poche settimane l’anno, lo prendono d’assalto per ammirare lo spettacolo delle fioritura a qualunque ora del giorno.

Per raggiungere il campo bisogna andare a piedi o in bicicletta, almeno per l’ultimo tratto di strada in auto (seguendo i percorsi sentieristici che lo collegano ai paesi limitrofi.

Il labirinto di girasoli di Shirin quest’anno apre il 14 luglio e resta aperto al pubblico dal lunedì al venerdì dalle 17 alle 21, mentre nel weekend dalle 9 alle 21.00.

Per accedere al campo è necessaria la prenotazione online e indicare il numero totale dei partecipanti (anche i non paganti). La permanenza massima all’interno del campo è di due ore, per consentire a tutti di potervi accedere. evitando le code all’ingresso.

Il costo del biglietto d’ingresso è di 4 euro. Da 0 a 5 anni e per i disabili l’ingresso è gratuito.

Nelle serate del 21 e del 26 luglio sono previsti eventi musicali e l’accesso notturno al labirinto, il costo dell’ingresso per le due date è di 5 euro. Il 24 luglio è previsto un evento dedicato ai girasoli e a van Gogh.

Preparatevi dunque a scattare decine di fotografie, dentro e fuori il labirinto, sembrerà di passeggiare in un dipinto di van Gogh. Il tramonto, poi, sarà un’esperienza unica.

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I siti archeologici più importanti d’Italia aprono di notte

Fin dal ‘700, questo sito ha attirato viaggiatori e artisti da tutto il mondo, da Johann Goethe a Giovanni Battista Piranesi. È un pezzo di Magna Grecia in Italia ed è meraviglioso.

La città di Paestum, anche detta Poseidonia, considerata la “città meglio conservata della Magna Grecia” (benché ancora in gran parte sconosciuta) insieme agli scavi di Velia, raccontano la storia della Magna Grecia nel nostro Paese e rappresentano, per tutto il mondo, un inestimabile patrimonio architettonico.

Questo luogo, che si trova in provincia di Salerno è ricco di storia e, perdersi a passeggio nel suo magnifico scenario, è come fare un viaggio indietro nel tempo.

D’estate, il Parco archeologico di Paestum e Velia, Patrimonio Unesco fin dal 1998, apre le porte anche in orario serale, per dare la possibilità ai visitatori un’occasione diversa dalla visita diurna per scoprire le due antiche città magno-greche e visitarlo al chiaro di Luna è un’esperienza unica.

Il Parco archeologico di Paestum e Velia

La porzione di città antica che si visita oggi corrisponde a quello che un tempo era il cuore pulsante, dove si trovavano i monumenti più importanti.

Le tappe obbligate del parco archeologico sono il Tempio di Hera (o Basilica), il Tempio di Nettuno e il Tempio di Atena (o di Cerere), veri e propri capolavori dell’architettura antica. Costruiti tra VI e V secolo a.C., sono, insieme a quelli di Atene e di Agrigento, gli edifici templari meglio conservati dall’età classica.

Poi c’è la tomba dell’eroe fondatore della città e diversi altri templi, altari, strade, terme e fontane. E ancora, abitazioni romane di lusso (si stanno portando alla luce anche quelle greche) e l’anfiteatro tagliato di netto a metà.

Da non perdere anche il Comizio, l’Agorà e l’Anfiteatro di Paestum, che narrano la vita di una città con le sue abitudini e la sua organizzazione. Da vedere anche la famosa Tomba del Tuffatore, con i suoi dipinti greci, e il Museo archeologico del parco.

Altrettanto suggestivo è il percorso lungo gli scavi di Velia. Questo non solo è il luogo più eminente della città antica, ma anche di particolare bellezza, dove architetture di epoche diverse mantengono un delicato equilibrio con la natura.

Aperture serali

Tra luglio e agosto, il Parco archeologico di Paestum e Velia ha in programma tantissimi eventi serali tra spettacoli, concerti e visite guidate. Fiore all’occhiello della programmazione estiva è la rassegna “Musica&Parole 2022” in calendario dal 22 luglio al 20 agosto. La rassegna, giunta alla terza edizione, vede alternarsi a Paestum e a Velia otto grandi eventi live con famosi musicisti del calibro di Roberto Vecchioni, Vinicio Capossela, Malika Ayane, Gegè Telesforo, Danilo Rea e Luciano Biondini, N.O.I. La Nuova Orchestra Italiana (fondata da Renzo Arbore), Paolo Belli, Raphael Gualazzi e Simona Molinari.

Nell’ambito delle altre aperture straordinarie serali previste nei due siti, il 24 luglio a Paestum si tiene l’evento “Vedute pestane: mostra ed estemporanea di pittura al chiaro di Luna” che evoca il passato del Grand Tour con l’esposizione di alcuni quadri della Fondazione Gianbattista Vico.

Info utili

Il Parco archeologico di Paestum e Velia è aperto tutti i giorni a partire dalle 8.30. Il biglietto d’ingresso è valido per tre giorni e include un accesso all’area archeologica e al Museo di Paestum e all’area archeologica di Velia.

Il biglietto intero da marzo a novembre costa 12 euro, ridotto 2 euro mentre da dicembre a febbraio costa 6 euro l’intero e 2 euro il ridotto. Sono previsti sconti famiglia.

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Sui palazzi di Firenze esistono delle piccole fessure che profumano di vino

Esiste una città italiana che non smette mai di incantare, che stupisce e meraviglia ogni volta, proprio come se fosse la prima. Lei è Firenze, il capoluogo della Toscana, la città d’arte per antonomasia nonché la culla del Rinascimento.

Dal Duomo celebre, maestoso e iconico con quella cupola progettata dal Brunelleschi e il campanile di Giotto, passando per la Galleria dell’Accademia dove è conservata la scultura del David di Michelangelo e per la Galleria degli Uffizi dove sono esposti i capolavori di Botticelli e di Leonardo da Vinci.

Firenze è una vera meraviglia, e lo è anche per quegli scorci meravigliosi che si perdono sul fiume Arno, quelli da ammirare dai ponti conosciuti in tutto il mondo, tra i quali il Ponte Vecchio, e per quel centro storico brulicante di vita, storie e persone. E per quelle fessure che si aprono improvvisamente sulle facciate dei palazzi nobiliari e che profumano di vino.

Le buchette del vino

Appaiono davanti allo sguardo curioso dei passanti quelle fessure che sembrano finestrelle o porticine. Succede improvvisamente, durante una semplice passeggiata tra le strade di Firenze. E quando ne vedete una, fermatevi pure, e preparatevi a un’esperienza incredibile che affonda la sua storia in tempi lontani.

Quelle che avete davanti sono le celebri buchette del vino e, come il nome stesso suggerisce, si tratta di aperture tramite le quali viene venduto il vino ai passanti. Belle, quanto affascinanti e suggestive, queste fessure decorano e impreziosiscono in maniera unica i palazzi del centro storico da secoli.

Per scoprire le loro origini dobbiamo fare un passo indietro nel tempo e spostarci in una Firenze inedita e seducente, quella del XVII secolo. È durante questo periodo che, le famiglie nobiliari che avevano investito nella produzione del vino, iniziarono a diffondere l’usanza di vendere i loro prodotti direttamente dalle loro case e dai loro palazzi, senza intermediazione.

Per facilitare la compravendita, vennero create queste buchette che solitamente erano collegate alla cantina. Attraverso queste avveniva la vendita al dettaglio di bottiglie di vino in strada garantendo una totale discrezione dell’atto.

Le buchette del vino, visibili ancora oggi in città, hanno la forma di finestrelle, con tanto di arco decorato e porticina in legno. Alcune di queste sono ancora attive e visibili in tutto il loro antico splendore, come quelle di via del Giglio e in via del Sole. Altre sono state murate e si sono trasformate nella preziosa testimonianza della storia che appartiene alla città.

Buchette del vino, Firenze

Fonte: Getty Images

Buchette del vino, Firenze

Sorseggiare il vino a Firenze, in una buchetta

Alcune delle buchette del vino della città di Firenze sono ancora attive e hanno un fascino indescrivibile. Durante l’emergenza sanitaria, molte di queste sono state ripristinate per servire bevande e drink in totale sicurezza.

Ancora in funzione o murate, le buchette del vino sono tantissime: la città, infatti, ne ospita circa 180. L’invito è quello di organizzare una vera e propria caccia al tesoro nel cuore del capoluogo della Toscana.

Se è vero che non esiste una catalogazione ufficiale di questi piccoli gioielli architettonici, è vero anche che grazie al lavoro dell’Associazione Buchette del Vino, che ha come obiettivo quello di valorizzare e preservare questo patrimonio, possiamo orientarci tra i quartieri e le strade della città per scoprirle, fotografarle e sorseggiare del vino.

Tra le più famose troviamo quella incastonata in un’antica facciata di via del Giglio e quella di palazzo Antinori in via del Trebbio. E poi ancora è possibile trovarle in via delle Belle Donne, sulla facciata del Palazzo Viviani, in via dell’Oriuolo e in via Borgo Pinti.

Buchette del vino, Firenze

Fonte: Getty Images

Buchette del vino, Firenze
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Luglio a testa in sù: con la Superluna lo spettacolo ha inizio

Non c’è nulla di più magico e suggestivo che trascorrere le sere d’estate in luoghi incontaminati e suggestivi, meglio ancora se a condurci fino a qui sono solo le luci delle stelle e quella della candida e bianca Luna.

Perché il cielo che sovrasta le nostre teste, quello in cui vivono e convivono gli astri e le stelle, ci affascina da sempre. Ha ispirato poeti e pittori, artisti e cantanti e continua a fare da sfondo ai nostri momenti più belli.

Ed è proprio sotto questo cielo che, nel mese di luglio, torneremo a vivere serate d’incanto. Perché c’è un programma fitto di eventi sopra le nostre teste e sono tutti imperdibili.

Bentornata Superluna

Ogni mese, gli astri del cielo, ci regalano delle visioni straordinarie di immensa bellezza. Lo abbiamo visto a giugno quando, timidamente, hanno fatto capolino quelle poche ma intense stelle cadenti che si sono trasformate nella scenografia romantica dello spettacolo della Superluna e delle congiunzioni tra pianeti. E a luglio, nel bel mezzo dell’estate, il programma degli show si intensificherà rendendo le nostre notti ancora più magiche.

Al calar del sole, infatti, la Luna diventa nuovamente protagonista dei nostri cieli regalandoci il bis di bellezza. A luglio torna la Superluna, ma sarà ancora più grande e vicina rispetto a quella del mese precedente. Conosciuta anche come Luna piena del Cervo, questa apparirà più bianca e nitida che mai illuminando le città, i paesi e i borghi d’Italia.

Il nome così suggestivo è stato coniato dagli indigeni americani in riferimento al fatto che, durante questo mese, le corna del cervo maschio iniziano la crescita per il rinnovamento annuale.

L’appuntamento è il 13 luglio e lo spettacolo sarà visibile anche a occhio nudo. Grazie alla posizione ravvicinata della Luna alla Terra, infatti, questa apparirà più luminosa e vicina che mai, e si avrà come l’impressione di poterla toccare con un dito.

Se avete a disposizioni binocoli o telescopi, approfittate di questi strumenti per uno sguardo ravvicinato sulla superficie lunare: vi lascerà senza fiato.

Congiunzioni e stelle cadenti: tutti gli spettacoli del cielo di luglio

Il nostro satellite naturale continuerà a essere il protagonista del mese luglio, ma si ritroverà a condividere il palcoscenico con altri pianeti.

A intrattenere le sere d’estate saranno le congiunzioni, ovvero quegli avvicinamenti tra pianeti che creano degli spettacoli davvero suggestivi. Dopo la Superluna, infatti, il satellite naturale incontrerà Saturno. L’appuntamento è previsto nella notte tra il 16 e il 17 luglio. Il 20 luglio, invece, sarà il turno di Giove. Il pianeta gassoso sarà così vicino alla Luna che sembrerà quasi concederle un braccio.

In questi giorni, condizioni meteo permettendo, i pianeti e le loro attività saranno visibili a occhio nudo nel cielo serale. Il consiglio, come sempre, è quello di ammirare questi spettacoli in luoghi privi di inquinamento luminoso, gli stessi raggiunti da tutti gli appassionati dell’astroturismo. Riserve naturali, parchi e spiagge sono le destinazioni predilette per osservare la Luna, i pianeti e le stelle in tutta la loro meraviglia.

Una meraviglia che non finisce qui perché nell’ultima settimana di luglio, ad abbagliare il cielo, ci penserà lo sciame meteoritico Delta Aquaridi, al quale poi seguirà quello delle Perseidi (le celebri lacrime di San Lorenzo). Il picco è previsto per il 28 luglio. Mettetevi comodi: lo show ha inizio.

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La Visione di Leonardo: la mostra che ti porta nella mente del genio

È un viaggio diverso, inedito e straordinario quello in cui vi accompagniamo oggi. Un’avventura multidimensionale, immersiva e unica che utilizza la tecnologia per raccontare storie e idee, che vi permetterà di entrare nella mente visionaria del genio Leonardo da Vinci.

È proprio allo scienziato, inventore e artista italiano che il Museo Nazionale Scienza e Tecnologia di Milano ha scelto di dedicare una mostra diffusa e permanente accessibile a tutti. Ma non si tratta di un’esposizione tradizionale dove l’osservatore è chiamato a contemplare le opere del maestro.

La Visione di Leonardo, questo il nome della mostra, è una sorta di caccia al tesoro che vi condurrà nei luoghi simbolo del capoluogo lombardo. Gli stessi che si legano indissolubilmente alla figura dell’artista. Ed è proprio raggiungendoli che, grazie alla tecnologia, le visioni di Leonardo da Vinci appariranno davanti ai vostri sguardi increduli.

La Visione di Leonardo: la mostra da non perdere

È una mostra diffusa e permanente che cambia per sempre il modo di vedere la città perché ci permette di osservarla con gli occhi del visionario Leonardo da Vinci. A partire dal 30 giugno, infatti, installazioni animate e tridimensionali ispirate alle idee dello scienziato e inventore, creano un nuovo percorso urbano, un itinerario unico e straordinario in città per entrare nella mente di Leonardo.

Il Museo Nazionale Scienza e Tecnologia partecipa alla mostra come partner scientifico affiancando il lavoro di Bepart, ideatore del progetto basato sulla realtà aumentata. Si esce quindi dagli spazi museali per raggiungere alcuni luoghi iconici di Milano che ospitano virtualmente otto opere tutte da ammirare, capolavori in digitale che trasformano il capoluogo lombardo in una grande e inedita sala espositiva contemporanea.

Le tappe da inserire in questo nuovo itinerario sono Piazza Gae Aulenti, Parco Sempione, il Castello Sforzesco e Piazza della Scala. E poi, ancora, Palazzo Reale, Conca del Naviglio, Darsena e il Museo Nazionale Scienza e Tecnologia. Se al primo sguardo avrete come l’impressione che nulla in questi luoghi sia cambiato, provate a puntare il vostro smartphone nel punto preciso indicato dal Gps: sarà allora che le opere del genio si paleseranno davanti ai vostri occhi.

Per accedere alla mostra La Visione di Leonardo, infatti, avrete bisogno del vostro smartphone e dell’app ImaginAr. Sarà questa a indicarvi i luoghi da raggiungere, sarà sempre lei, grazie a tecnologia e innovazione, a trasformare le tappe milanesi in sale espositive open air.

La Visione di Leonardo, opera di David Szauder

Fonte: Museo Nazionale Scienza e Tecnologia

La Visione di Leonardo, opera di David Szauder

Una mostra digitale, multidimensionale e immersiva accessibile con un’app

Come abbiamo anticipato, vi basterà scaricare l’app ImaginAR per iniziare un viaggio all’interno della mente di Leonardo. I contenuti artistici creati dagli otto artisti digitali coinvolti vengono visualizzati proprio grazie alla fotocamera del telefono che si trasforma in un terzo occhio grazie tecnologia della realtà aumentata.

A circondare le opere ci saranno proprio questi spazi celebri che già conosciamo: le installazioni, infatti, appaiono contestualizzate nello scenario urbano, tra le superfici, gli edifici e i panorami che li caratterizzano.

In questo viaggio immersivo e incredibile sarà possibile andare alla scoperta del volto più bello di Milano in maniera inedita grazie a un itinerario urbano legato indissolubilmente alla figura dello scienziato. in ognuna delle 8 tappe, un’installazione digitale con animazioni tridimensionali e un audio presentato la visione dell’artista in un dialogo costante con la realtà circostante.

La mostra diffusa è fruibile in autonomia, portando con sé lo smartphone, oppure prenotato un tour guidato da una guida specializzata.

La Visione di Leonardo, opera di Giulia Roncucci

Fonte: Museo Nazionale Scienza e Tecnologia

La Visione di Leonardo, opera di Giulia Roncucci