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Il borgo italiano “pendente” che sembra un dipinto

È una Toscana meno conosciuta ma dal fascino suggestivo, un borgo quasi irreale, sospeso nel tempo e nello spazio, celato allo sguardo e inaspettata sorpresa dopo una seria di tornanti: benvenuti a Lucchio, il piccolo paese arroccato su un ripido pendio, tra terra e cielo, a 780 metri di altezza.

Una manciata di antiche case in pietra appollaiate tra castagneti e verdi boschi, uno spaccato di Medioevo nella selvaggia Val di Lima, nel comune di Bagni di Lucca, sulla strada tra Pistoia e Lucca: uno straordinario dipinto che sembra emergere dalla roccia, nato spontaneamente ma dal risultato impareggiabile.

Una storia che affonda le radici nella notte dei tempi

Immerso in un paesaggio di rara bellezza, Lucchio affonda le radici in un lontano passato, forse addirittura in epoca romana basandosi sul termine “lucus”, bosco in latino, oppure al periodo degli scontri tra Longobardi e Bizantini per il controllo dell’Appennino.

Le testimonianze certe risalgono alla presenza della Chiesa di San Pietro, nominata nelle carte ecclesiastiche tra la fine del 1100 e l’inizio del 1200, mentre la fortezza viene citata per la prima volta nel 1327.

La rocca ebbe notevole importanza nei primi anni del Trecento, con la conquista da parte di Lucca: grazie alla sua posizione strategica, infatti, Lucchio diventò importante baluardo difensivo dei confini lucchesi, permettendo di controllare, dall’altopiano delle Pizzorne, la strada che da Pistoia portava in Val di Lima lungo il Passo dell’Oppio e, da lì, arrivava a Lucca attraversando la Valdinievole.

Dopo secoli di dominio ed eventi, la rocca perse il suo ruolo militare e, nel 1826, fu acquistata dalla famiglia Pacini che la convertì in abitazione privata.

Camminando lungo le vie del borgo “pendente”

veduta aerea lucchio

Fonte: iStock

Veduta aerea di Lucchio

Conoscere Lucchio è davvero una piacevole scoperta. Un borgo originale, realizzato muro su muro, via su via e casa su casa nel corso dei secoli da un popolo semplice che lo ha plasmato in base alle proprie esigenze, senza cognizioni architettoniche, ma il risultato è magnifico: un agglomerato omogeneo di abitazioni che si arrampicano verso l’alto, quasi in verticale, e donano l’illusione che le fondamenta e i tetti siano incastrati gli uni sugli altri.

E lassù, sulla cima, tra bianche rocce protese verso il cielo, ecco ancora i resti della fortezza medievale, dalla storia significativa a protezione e controllo della strada di fondovalle, raggiungibile seguendo un sentiero: sono ancora visibili le rovine della cinta muraria dall’andamento irregolare e parte della sede della guarnigione difensiva, ma ciò che colpisce di più è il panorama spettacolare sui monti e sulla verde vallata dove scorre il torrente Lima.

L’accesso al borgo avviene oltrepassando una porta situata in un massiccio torrione provvisto di finestra con vista. Ecco subito la Chiesa di San Pietro, a due navate: l’interno, dalle volte azzurre con cornici dipinte a finto marmo, conserva una fonte battesimale in pietra serena (arenaria di colore grigio) e un pregevole altare, entrambi risalenti al Settecento.

Passeggiare lungo le ripide vie, in un’atmosfera isolata testimone del tempo che fu, consente di apprezzare gli edifici residenziali, costruiti in pietra locale, che risalgono il pendio, in un azzardato gioco di equilibri: ed è proprio la pendenza del borgo, costruito per sfruttare al meglio il pendio e tutto lo spazio disponibile, ad aver dato adito a pittoreschi modi di dire locali quali, ad esempio, “a Lucchio legano i figlioli all’uscio” oppure “le galline hanno un paniere sotto la coda per impedire che le uova rotolino via“.

Oggi Lucchio vive in un silenzio rigenerante, quasi “paese fantasma”, con poche famiglie che lo abitano tutto l’anno, nessun negozio, nessuna scuola: una dimensione “altra”, meditativa, di una bellezza struggente, punto di partenza ideale per piacevoli escursioni ai dirupati Penna di Lucchio e Monte Memoriante.

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La villa di “The Crown”, nido d’amore dei Windsor

Tornata alla ribalta grazie alla serie Tv “The Crown“, questa antica dimora è stata al centro di intrighi internazionali e di storie d’amore reali. Villa Windsor, a Parigi, ne ha viste di tutti i colori.

Fu la residenza dei Duchi di Windsor. E forse è proprio lì che si stavano dirigendo Lady Diana e Dodi la sera del tragico incidente che costò la vita alla principessa. Pare l’avessero visitata proprio quel fatidico giorno e forse avevano progettato di trasferirsi a vivere insieme, un po’ come anni prima avevano fatto i duchi di Windsor.

Villa Windsor a Parigi

Situato al 4 di route du Champ d’Entraînement,
nel XVI arrondissement, tra il Bois de Boulogne e il parco di Bagatelle, quasi nel Comune limitrofo di Neuilly-sur-Seine, questo hôtel particulier, chiamato inizialmente Chateau Le Bois, per la vicinanza, allora, con i boschi, fu costruito nel 1859 dall’architetto Gabriel Davioud per conto del famoso urbanista parigino Georges-Eugéne Haussmann, che oggi dà il nome a un viale parigino.

La storia dei suoi inquilini è molto lunga e anche molto curiosa. Ci visse per qualche anno la famiglia Renault, quella delle automobili, poi, negli Anni ’40, ci abitò anche Charles de Gaulle. Ma fu una celebre coppia a rendere famosa questa villa parigina.

Divenne il nido d’amore di Edoardo VIII, dopo aver abdicato al trono d’Inghilterra in favore del fratello, nel 1936, per amore dell’affascinante Wallis Simpson, l’americana pluri divorziata per cui rinunciò a tutto. Fu proprio in questa villa che la coppia, da allora duchi di Windsor, venne a vivere, accolta a braccia aperte dai parigini.

Wallis ingaggiò un noto studio di interior design dell’epoca, la Maison Jansen, per ridisegnare tutti gli interni. Acquistò mobili e arredi che, alla loro morte, vennero venduti tutti all’asta. Vennero battuti ben 40mila oggetti appartenuti alla coppia. Tra questi, pare ci fosse la scrivania sulla quale Edoardo firmò la rinuncia al trono nel 1936, una raccolta di almeno 10mila fotografie e una bambola donata dalla madre, la Queen Mary, al piccolo principe.

In questa villa è passato tutto il bel mondo dell’epoca, da Marlene Dietrich a Elizabeth Taylor da Aristotele Onassis, all’Aga Khan.

Visitare la villa oggi

Alla morte dei duchi, alla fine degli Anni ’80, la villa passò al Comune di Parigi che la diede in locazione per cinquant’anni al padre di Dodi, il signor Mohamed Al-Fayed, che ancora oggi la gestisce con l’impegno di apportare alla struttura le ristrutturazioni necessarie al suo mantenimento. Il contratto scade nel 2036.

Sfortunatamente, Villa Windsor non è aperta al pubblico, ma è possibile visitare il parco in cui si trova, il Bois de Boulogne.

 

 

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Austria capitali europee Destinazioni Europa itinerari culturali Viaggi viaggiare Vienna

Guida di Vienna, viaggio alla scoperta della capitale dell’Austria

Sviluppata sulle rive del Danubio, Vienna è la capitale dell’Austria e vanta magnifici palazzi che mostrano tutta la sontuosità del periodo di dominio dell’impero austro-ungarico. Storie di principi e Regine, ancora oggi famosi per le loro gesta internazionali ma anche per la loro vita privata. Una su tutte la principessa Elisabetta di Baviera, più conosciuta come Sissi, la cui storia ha ispirato uno dei migliori film biografici degli anni 50.

Vienna, città contenuta ma capace di aprirsi a grandi spazi di verde e panorami mozzafiato, è idealmente collocata in un punto di congiunzione tra l’est e l’ovest dell’Europa e questo l’ha resa per secoli il punto di passaggio per scambi commerciali e incontri politici.

Il centro della città e racchiuso dentro il “ring” un’area circolare percorsa da un grande viale che divide il cuore di Vienna dalle zone poco più periferiche. Qui si possono ammirare i più importanti edifici storici come il Parlamento, la Borsa, il Palazzo di giustizia ma anche la Cattedrale di Santo Stefano, la chiesa di St. Michael e la statua di Mozart.

Quando andare a Vienna: clima

Il clima è continentale, con inverni molto freddi e nevicate abbondanti. I mesi primaverili sono più gradevoli ma freschi, in estate il clima è piacevole, anche se durante in giorno ci sono giornate estive anche molto afose.

Cosa vedere a Vienna

Prater: il Prater è il parco cittadino ma è anche il parco divertimenti pubblico. Al suo interno svetta la ruota panoramica ma anche numerose altre attrazioni come l’autodromo, il tiro a segno, le montagne russe e postazioni per esperienze ludiche classiche e avveniristiche. Un vero Luna Park con un’area verde dedicata al relax e alla natura. Si trova tra il Danubio e il canale interno del fiume, poco fuori dal centro città.

Palazzo/Catello di Schönbrunn: residenza estiva imperiale della Regina Maria Teresa, il castello ha origini medievali ed ha subito modifiche e cambiamenti nel corso dei secoli, sino a diventare uno dei migliori esempi di architettura barocca in Europa. Con più di 1400 stanze, arredamenti sontuosi e tesori da ammirare, suggeriamo la visita alla Saladegli Specchi nella quale si esibì Mozart bambino. Al di fuori del palazzo si estende un parco immerso in cui potrete fare una bella passeggiata, raggiungendo il punto più elevato che sovrasta il palazzo, con una vista davvero ampia anche sulla città.

Hofburg: è il palazzo della principessa Sissi, ex residenza imperiale di città, dove è possibile percorrere tutte le stanze ammirando arredamenti, allestimenti, oggetti ed abiti originali e ascoltando con l’audio guida (o con guida) la storia della sua vita. Al suo interno sono inoltre presenti aree espositive con oggetti e testimonianze dell’Impero asburgico.

Castello del Belvedere: le sue sale sono di grande interesse artistico, ospitano la Pinacoteca Nazionale con opere di artisti famosi come Klimt e il suo celeberrimo “Bacio”.

Come arrivare a Vienna

Vienna è ottimamente collegata con tutta l’Europa grazie al suo aeroporto internazionale ma è raggiungibile dalle città del nord Italia anche in auto o bus (da Milano in circa 9 ore) o treno.

Con il volo il tempo di percorrenza è molto breve. Una volta arrivati in aeroporto raggiungere il centro città è agevole utilizzando il servizio ferroviario diretto al centro, la metropolitana leggera o il bus. Naturalmente è possibile utilizzare anche un taxi.

Come spostarsi a Vienna

Metropolitana: 5 linee che collegano diversi punti della città, la periferia e l’aeroporto. Le linee sono attive dalle ore 05:00 del mattino alle 24:00. Durante la notte è attiva la linea dei bus. Dall’aeroporto di Vienna, è possibile raggiungere il centro città con il treno diretto dall’aeroporto, la linea S7 della metropolitana o il bus.

Bus e TRAM: 130 linee di bus e 28 di tram permettono di spostarsi da un luogo all’altro della città per visitare siti e monumenti anche fuori dal centro. I biglietti sono acquistabili singolarmente (ogni biglietto vale per una corsa) oppure con carnet o con la card viennese, rilasciata dall’ufficio turistico che include l’utilizzo di tutti i mezzi pubblici. È attiva anche una app dedicata all’acquisto dei biglietti o della card nonché alle informazioni su itinerari ed orari.

Dove dormire a Vienna

Gli hotel a Vienna sono davvero molti. Dai B&B agli hotel 5 stelle lusso. Ci sono anche ostelli per i giovani con tariffe molto economiche. Nel centro storico, detto il “Ring”, ci sono hotel e appartamenti , che permettono di girare il centro a piedi. Per avere quotazioni inferiori è sufficiente uscire dal Ring anche senza allontanarsi troppo. Da quartiere dei Musei e proseguendo verso l’esterno della città è possibile trovare numerose sistemazioni con un ottimo rapporto qualità-prezzo.

Cosa mangiare a Vienna

  • Schnitzel: cotoletta alla viennese
  • Il tradizionale caffè con panna
  • Liptauer: crema di formaggio fresco e paprika con crostini
  • Beuschel: molto simile ai nostri gnocchi al ragù

Documenti per viaggiare a Vienna

Vienna, come tutta l’Austria è parte della comunità Europea: per entrare nel Paese per gli italiani è sufficiente la carta di identità in corso di validità. Vienna inoltre fa parte dell’area aeroportuale Schengen, dunque all’arrivo non viene richiesto il controllo dei documenti.

Vienna informazioni turistiche

  • Valuta: EUR – Euro
  • Lingua: tedesco
  • Fuso orario: stessa ora dell’Italia
  • Corrente elettrica: 220V/50Hz
  • Numeri utili: Ambasciata d’Italia a Vienna, Rennweg 27 – Tel: 0043 01 712 51 21

 

Cosa vedere nei dintorni di Vienna

 

 

I luoghi insoliti da vedere a Vienna

 

 

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Berlino capitali europee Destinazioni Europa Fiume Germania itinerari culturali Monumenti Viaggi viaggiare

Guida di Berlino, viaggio alla scoperta della capitale della Germania

Attraversata dal fiume Sprea, Berlino è una delle città più grandi d’Europa, da quando, nel 1871, per volere di Guglielmo I, l’insieme di borghi e piccoli paesi che si trovavano lungo il fiume furono inclusi in un’unica città.

Da allora la città ha avuto una nuova vita, grande sviluppo economico, con la costruzione di palazzi e monumenti di utilità pubblica e istituzionale, numerose attività commerciali, la realizzazione di università e luoghi per artisti e musicisti.

Con la crisi economica e successivamente la Seconda guerra mondiale, Berlino visse periodi di forte degrado e distruzione, fu separata in due parti, rimanendo in parte capitale della Germania est e in parte città della Germania Ovest con grandi differenze di ripresa economica e stile di vita. Dalla caduta del muro di Berlino la città, di nuovo unita ha ripreso la sua identità ed oggi è una delle capitali più importanti, centro della politica e dell’economia, vitale, vivace, giovane e dedita all’arte e alla musica, alla ricerca e allo sviluppo.

Visitarla è un’esperienza interessante, sia dal punto di vista storico che culturale, viverla è conoscerne l’unicità.

Quando andare a Berlino: clima e periodo migliore

Il clima è continentale, con inverni freddi ed estati molto calde. I mesi primaverili e autunnali sono certamente miti ma le piogge non mancano.

Cosa vedere a Berlino

Berlino offre molte opportunità di visita, secondo le curiosità e preferenze dei visitatori. Qui di seguito vi segnaliamo i principali e più famosi punti di interesse.

East Side Gallery: è la più grande galleria di murales all’aperto, occupando oltre un chilometro del muro di Berlino. Dopo la caduta del muro numerosi artisti accorsero a dipingere le loro opere sulla parte restante, sul lato della ex Berlino Est. Sono murales che raffigurano la celebrazione della libertà, della gioia di una città riunita, e l’espressione dell’arte moderna. Tra le tante citiamo l’opera di Birgit Kinder, che ritrae un’auto Trabant, la più utilizzata nella Germania dell’est, che sfonda il muro.

Porta di Brandeburgo: è la porta più importante della città, in stile neoclassico, con decorazioni che raffigurano la mitologia greca. Si trova tra il viale Unter den Linden, e il parco Tiergarten e il Reichstag.

Palazzo del Reichstag: è il maestoso palazzo, sede storica del Parlamento tedesco. Con le sue numerose colonne e lo stile imperiale è oggi simbolo di Berlino ed è visitabile. Circondato da bellissimi giardini ed edifici moderni è meta di milioni di visitatori.

Isola dei musei: è una zona che racchiude i 5 musei principali di Berlino, realizzati nei primi decenni del 900 e situati su un’isola del fiume Sprea, in centro città. Sono l’Altes Museum, il neues Museum, Pergamonmuseums, Alte Nationalgalerie, e il Bodenmuseum.

Come arrivare a Berlino

Arrivare a Berlino dall’Italia è piuttosto facile. Via aerea con compagnie di linea e low cost che operano voli diretti dai principali aeroporti italiani, ma anche in treno e in auto, grazie agli ottimi collegamenti ferroviari e autostradali tedeschi.

Come spostarsi a Berlino

I mezzi pubblici a Berlino sono molto efficienti e presenti in ogni parte della città. In particolare, la metropolitana che vanta ben 9 linee (U-Bahn) e 15 di treni veloci (S-Bahn) integrati con le fermate della U-Bahn e collega la periferia al centro città. Dall’aeroporto le linee ferroviarie RE 7 e RB 14 collegano al centro città velocemente.

Molto utili ed efficienti anche i tram che permettono di spostarsi potendo anche ammirare la città. Anche nelle ore notturne ci sono servizi attivi di autobus. Online è possibile scaricare la mappa dei mezzi di trasporto.

Dove dormire a Berlino

Gli hotel a Berlino sono davvero molti. Molto diffusi anche i B&B e gli ostelli.

I collegamenti tra il centro città e la periferia sono ottimi e pertanto è possibile alloggiare anche in strutture non in pieno centro con ottimi servizi ed un rapporto qualità/prezzo perfetto.

Cosa mangiare a Berlino

  • Currywurst: Wurstel alla griglia con curry e patatine
  • Bretzel: pane intrecciato
  • Schnitzel: cotoletta
  • Berliner: bombolone ripieno di marmellata o crema o cioccolato
  • Eisbein: stinco di maiale

Documenti per viaggiare a Berlino

Berlino e la Germania sono parte dell’Unione Europea. Pertanto, è sufficiente la carta di identità valida per l’espatrio e in corso di validità. Parte dell’accordo per lo spazio aereo Schengen, permette ai passeggeri in arrivo dall’Italia di non dover effettuare il controllo documenti all’arrivo.

Berlino informazioni turistiche

  • Valuta: EUR – Euro
  • Lingua: tedesco
  • Fuso orario: stessa ora dell’Italia
  • Corrente elettrica: 220V/50Hz
  • Numeri utili: Ambasciata d’Italia a Berlino, Hildebrandstraße 1 // Numero Unico europeo per emergenza – Tel. 112

 

Cosa vedere nei dintorni di Berlino

 

 

I luoghi insoliti da vedere a Berlino

 

 

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I percorsi che portano al borgo immerso nel suono della natura

A una settantina di chilometri da Roma, Gallese è un piccolo paese ricco di storia e di luoghi da visitare grazie anche ai due sentieri naturalistici che lo circondano, il Giro del Pappagallo e il Giro della Civetta.

I due percorsi, adatti a grandi e piccoli, sono l’ideale per scoprire da vicino Gallese e la sua storia e, al contempo, immergersi nella natura locale all’insegna della tranquillità.

Gallese, borgo da leggenda

Circa 3000 abitanti nella provincia di Viterbo: questo è Gallese, un luogo magico che pullula di monumenti e ha una lunga storia alle sue spalle che si fa risalire all’eroica leggenda di Aleso che, dopo la morte del padre, sarebbe fuggito in Italia dove avrebbe fondato la città di Falerii, metropoli falisca nell’Etruria meridionale.

Sorto prima del III secolo a.C. Gallese diventò, in epoca romana, il centro di notevoli scambi commerciali grazie alla sua posizione strategica nei pressi del Tevere e delle importanti vie di passaggio che lo circondano.

Grazia al luogo in cui è costruita, la Rocca si presenta fin da subito come un fondamentale presidio della via Amerina e della via Flaminia, con due porti fluviali.

Oggi, da vedere nel centro storico sono il Museo Civico Marco Scacchi, nato con l’idea di conservare e tramandare la memoria storico-artistica di Gallese, e la Basilica di San Famiano, Santo Protettore del borgo sepolto nella cripta della chiesa.

Il Giro del Pappagallo e il Giro della Civetta, scoprire Gallese nel suono della natura

Piacevoli, sostenibili e sicuri, i due percorsi sono ideali per chi ama la storia e il contatto con la natura.

Il Giro del Pappagallo parte da Piazza della Liberazione e propone due possibilità di percorrenza, con difficoltà e lunghezze diverse che vanno dai 3,68 ai 4,10 chilometri.

Durante l’itinerario, lo sguardo viene affascinato dalle Cascate dei Frati, dalle fornaci utilizzate in passato per la produzione di calce viva e dalla Chiesa di San Gratiliano.

Il sentiero si snoda in parte su strada sterrata e in parte su strada asfaltata e compie un giro ad anello intorno al centro storico. È percorribile in qualsiasi periodo dell’anno anche se le stagioni più indicate sono la primavera e l’autunno quando il torrente è nelle migliori condizioni per ammirare a pieno le Cascate dei Frati.

Il Giro della Civetta, invece, si immerge totalmente nella natura, fiancheggiando i campi coltivati, e dona una meravigliosa vista del paese dall’alto: in prevalenza pianeggiante, è perfetto per le famiglie con bambini.

La lunghezza può variare dai 3,57 ai 4,42 chilometri, in base al percorso che si intraprende, Qui vivono piante rare e animali protetti, in un ecosistema fragile cui è dovuto il massimo rispetto per non arrecare alcun danno.

Visitato di frequente dai pellegrini che percorrono il Cammino della Luce attraverso la Via Amerina (altro interessante itinerario che si snoda nel territorio di Gallese), dona numerose zone panoramiche situate nel cuore del centro storico da cui è possibile osservare i maggiori punti d’interesse e la natura che, tutt’intorno, abbraccia il costone di tufo.

A breve, il CAI (Club Alpino Italiano) realizzerà la distintiva segnaletica su entrambi i percorsi per far diventare Gallese “meta di destinazione turistica per gli amanti della Natura, della Libertà e delle gite a basso impatto”, come affermato dal Vice Sindaco Latini Amedoro.

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Finalmente si potrà ‘visitare’ l’itinerario sommerso di un famoso relitto

Giugno 2023: una data da segnare sul calendario per tutti gli amanti della storia e dell’archeologia. Sarà questo, infatti, il mese in cui sarà possibile visitare l’itinerario sommerso di uno tra i relitti più famosi.

Si tratta del “Relitto del Lombardo“, il piroscafo che, insieme al Piemonte, scortò Garibaldi e i Mille nella celebre spedizione per l’Unità d’Italia, naufragato dopo qualche anno al largo delle Isole Tremiti, in Puglia.

L’annuncio è arrivato durante la XXIV Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico con le parole di Barbara Davidde, Soprintendente Nazionale per il Patrimonio Culturale Subacqueo nel corso della 2ª Conferenza Mediterranea sul Turismo Archeologico Subacqueo.

La Soprintendenza Nazionale per il patrimonio culturale subacqueo del MiC – ha raccontato – sta portando avanti il percorso di realizzazione del progetto Amphitrite volto a creare itinerari subacquei all’interno di cinque Aree Marine Protette italiane: quella delle Isole Tremiti in Puglia, le Cinque Terre e Portofino in Liguria, Baia in Campania, Crotone in Calabria, Capo Testa, Punta Falcone in Sardegna. Alcuni di questi itinerari saranno dotati di una rete di nodi sensori che, grazie all’internet underwater things, permetterà la visita dei siti con dei tablet che hanno al loro interno la realtà aumentata e la ricostruzione di come doveva essere in antico il sito sommerso. Questo tipo di visita esiste già nel Parco di Baia e sarà realizzato nelle Isole Tremiti sicuramente sul relitto del Lombardo e forse anche sul Relitto delle Tre Senghe per il quale stiamo terminando gli studi propedeutici”.

Il Lombardo, uno dei piroscafi dei Mille

La storia del Lombardo, il cui itinerario sarà presto visitabile grazie alla realtà aumentata, ha inizio nel 1841, costruito a Venezia e immatricolato a Livorno. Fu poi acquistato dalla compagnia Rubattino nel 1864 e utilizzato, durante il Regno di Sardegna, per il trasporto delle truppe nel corso della Guerra di Crimea.

La notte tra il 5 e il 6 maggio 1860, al porto di Genova, alcuni garibaldini guidati da Nino Bixio si impadronirono del piroscafo (e anche del Piemonte) per dare il via alla storica “Spedizione dei Mille“. Arrivati a Marsala, l’11 maggio 1860, il Lombardo si arenò e venne colpito dai colpi di cannone delle truppe borboniche: semiaffondato, fu poi recuperato dal Porto di Marsala nel luglio dello stesso anno e traghettato fino all’Arsenale di Palermo per essere rimesso a nuovo e iscritto alla marina dittatoriale siciliana.

In ottobre, Garibaldi decretò che sia il Lombardo che il Piemonte dovessero essere preservati come memoria della spedizione per l’Unità d’Italia ma ciò non avvenne: il Lombardo, infatti, entrò a far parte della Regia Marina dove trovò la sua fine, la notte tra il 12 e il 13 marzo 1864, naufragando nelle vicinanze dell’Isola di San Domino mentre trasportava alcuni detenuti alle Isole Tremiti.

Il relitto oggi, una nuova vita

Nelle acque nei pressi dell’isola il piroscafo è rimasto, solitario, per quasi mezzo secolo fino a quando, nel 2005, le operazioni della Soprintendenza ai Beni Archeologici e del gruppo di sommozzatori dei Carabinieri lo hanno riportato alla luce.

Anni prima, inoltre, lo storico Pietro Faggioli ne aveva individuato l’area del naufragio: tra Punta del Vapore e Cala degli Inglesi. Ora non resta che attendere il fondamentale contributo dell’internet underwater things per conoscere sempre meglio uno dei monumenti della storia italiana.

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Il villaggio più colorato del mondo è una galleria a cielo aperto

Giallo, rosa, blu, verde e arancione, questi sono solo alcuni dei colori che ritroviamo ogni giorno nella nostra vita in quelle meraviglie naturali firmate da Madre Natura che ci ricordano quanto è bello il mondo che abitiamo.

E sono gli stessi colori che animano quartieri, le strade e le città, quelli che si trasformano in calamite per i viaggiatori che sono desiderosi di scattare quelle che sono le cartoline più belle di un viaggio indimenticabile.

E se quella di immortalare paesaggi urbani bizzarri e straordinari è la vostra missione, allora, non potete non raggiungere questo villaggio colorato che sembra un’opera d’arte vivente nella quale perdersi e immergersi. Preparate le valigie, si parte. Destinazione: Gamcheon Culture Village.

Bentornati in Corea del Sud

C’è sempre un buon motivo per organizzare un viaggio in Corea del Sud. Il Paese dell’Asia Orientale, infatti, è caratterizzato da un paesaggio tanto vasto quanto variegato fatto di colline e pianure verdeggianti, alberi di ciliegio e templi buddisti secolari, villaggi di pescatori e città futuristiche e dinamiche. Insomma, le cose da fare e da vedere qui sono tantissime.

Il nostro viaggio di oggi, però, ci conduce nei pressi di Busan, una grande città portuale conosciuta soprattutto per le spiagge dorate e i templi, circondati da maestose montagne. Partendo da qui è possibile raggiungere una cittadina deliziosa e pittoresca che, negli ultimi anni, ha attirato l’attenzione di viaggiatori provenienti da ogni parte del mondo.

Situato su una piccola altura, a pochi chilometri dal porto di Busan, Gamcheon Culture Village è un villaggio incredibile che offre scorci panoramici straordinari su tutto il territorio circostante e che negli ultimi anni si è trasformato nella meta prediletta degli appassionati di fotografia.

Quello che davvero affascina di questo luogo è quella vivacità che cattura lo sguardo e che si trasforma in un soggetto perfetto per le istantanee di viaggio. Gamcheon Culture Village, infatti, è un villaggio coloratissimo dove ogni strada, edificio e piazza ha preso vita grazie all’arte e alla cultura.

Gamcheon Culture Village

Fonte: iStock/artran

Gamcheon Culture Village

Il villaggio colorato dedicato alla cultura

Per conoscere le origini del villaggio più colorato della Corea del Sud dobbiamo fare un salto indietro nel tempo tra gli anni ’20 e 30′ dello scorso secolo. In questa zona collinare, leggermente distaccata dal resto della città di Busan, furono costruite delle abitazioni destinate alle famiglie più povere. Queste, però, vissero qui per poco tempo, lasciando il villaggio alla ricerca di condizioni migliori. Molte case furono così abbandonate.

Nel 2009, però, il governo coreano scelse di riqualificare questo luogo, chiamando all’appello giovani artisti provenienti da tutto il Paese. Uno dei primi interventi fu proprio quello di colorare i tetti e le pareti delle case, con l’obiettivo di rendere la cittadina più accogliente e attraente.

Le vecchie abitazioni ormai in disuso furono ristrutturate e trasformate in musei e gallerie d’arte. Ma quello era solo l’inizio: in circa quattro anni diverse installazioni artistiche hanno iniziato a popolare le strade e le piazze della città. A queste, poi, si sono aggiunte anche i murales che oggi rendono il villaggio un museo a cielo aperto. Un microcosmo di meraviglie colorate che prende vita passo dopo passo.

Dopo il rinnovamento, Gamcheon Culture Village si è trasformato in una vera e propria attrazione turistica, forse la più popolare di Busan e della Corea del Sud. Dal 2016, infatti, il villaggio colorato è stato inserito diverse volte nella lista dei luoghi imperdibili nel Paese, attirando circa 3 milioni di visitatori ogni anno.

Gamcheon Culture Village

Fonte: iStock/ntrirat

Gamcheon Culture Village
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Il borgo degli angeli che sembra una cartolina dipinta

L’Italia è un Paese meraviglioso. Lo sanno bene i viaggiatori di tutto il mondo che proprio sul territorio nostrano scelgono di vivere le più belle avventure di sempre. Vengono qui per vivere il sole e del mare, per esplorare l’immenso patrimonio paesaggistico, artistico e culturale che appartiene allo Stivale.

Ma lo fanno anche per scoprire le nostre storie e le tradizioni, quelle che sono custodite tra i borghi italiani che vivono all’ombra delle grandi città. Qui non esistono traffico e smog, e nessuno è affetto dalla sindrome del tempo che scorre perché tutto si muove a ritmo lento in un’atmosfera che sembra sospesa.

Ed è proprio all’interno di questa atmosfera che vogliamo portarvi oggi. In un borgo medievale arroccato su una collina nel cuore di Catanzaro che sembra una cartolina dipinta destinata a incantare.

Benvenuti nel borgo di Badolato

È un viaggio lento, unico ed emozionale quello che attraversa la Riviera degli Angeli, quel tratto di costa orientale bagnata dal Mar Ionio che si estende tra le province di Catanzaro e Reggio Calabria. È qui, in un territorio ancora estraneo al caos e al disordine dei giorni, che spiagge dorate, alture e borghi si alternano creando un itinerario slow davvero incredibile.

Attraversando la Riviera degli Angeli, e lasciandosi alle spalle il mare, è impossibile non notare quel borgo arroccato sulla collina che sembra una cartolina dipinta. Si tratta di Badolato, un piccolo comune della provincia di Catanzaro dove vivono circa 3000 anime.

Circondato da una natura lussureggiante, e protetto alle spalle dalle Preserre calabresi che assolvono la funzione di guardiani, Badolato è uno dei borghi degli angeli, anche conosciuto come il Borgo delle Chiese, sul piccolo territorio, infatti, se ne contano almeno 12.

Un piccolo gioiello nel cuore della Calabria

Il borgo di Badolato è un vero e proprio gioiello immerso nel cuore della Calabria. Situato a circa 30 chilometri da Catanzaro, e posizionato sulla collina di San Nicola che svetta verso il cielo per circa 250 metri d’altezza, il borgo offre scorci mozzafiato da ogni strada e vicolo. Da qui è possibile ammirare la vallata dove scorre il torrente Gallipari e il panorama aspro e selvaggio delle Serre. Ma volgendo lo sguardo oltre ecco che è possibile ammirare la meravigliosa distesa azzurra che bagna la costa.

Le origini del borgo risalgono al Medioevo e sono perfettamente conservate nelle testimonianze che si alternano in quel dedalo di viuzze strette e tortuose, sulle quali si affacciano le case addossate una all’altra che corrono verso l’altro. La posizione strategica sul colle ha permesso nei secoli agli abitanti di Badolato di difendersi dagli attacchi dei popoli che arrivavano dal mare.

Come abbiamo anticipato, Badolato è conosciuto anche con il nome di Borgo delle Chiese, perché sul piccolo territorio si snodano almeno 12 edifici sacri, e sono tutti straordinari.

Come molti altri borghi d’Italia, anche questo ha conosciuto lo spopolamento. Negli anni ’80, infatti, la popolazione era arrivata a sfiorare appena le 400 persone, ma tutto è cambiato in tempi recenti. Molte persone hanno scelto di ritornare, per riscoprire le loro origini, per valorizzare questo territorio incredibile. Molti altri sono arrivati dal resto del mondo, scegliendo qui di vivere tutto l’anno, o solo per alcuni periodi.

Le case un tempo vuote, adesso, sono occupate da migranti e stranieri che condividono le usanze del posto con chi qui ha sempre vissuto e con chi arriva solo come turista. Ecco allora che Badolato si trasforma in un luogo eclettico dove popoli, storie e tradizioni si fondono in un paesaggio di incredibile bellezza.

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In Norvegia esiste una galleria d’arte sospesa su un fiume: è bellissima

Sono le bellezze che appartengono al mondo e all’umanità intera a spingerci a organizzare i viaggi più belli di sempre, quelli che ci portano alla scoperta dei capolavori firmati da Madre Natura e delle creazioni dell’uomo. Ed è proprio quando le prime incontrano le seconde si creano paesaggi mozzafiato destinati a incantare.

È proprio in uno di questi paesaggi che oggi, insieme a voi, vogliamo perderci e immergerci per raggiungere un’opera straordinaria situata nel cuore della natura norvegese. Si tratta di una galleria d’arte immersa in un parco naturale, e sospesa su un fiume, che vi lascerà a bocca aperta, sia per i suoi esterni che per i suoi interni.

Il museo-scultura che sembra una visione

Il viaggio di oggi ci porta nella meravigliosa Norvegia, il Paese scandinavo che sempre ci affascina con il suo straordinario patrimonio naturalistico. Montagne, ghiacciai e fiordi, e poi ancora aree verdeggianti sconfinate e musei che si alternano a città deliziose, con case variopinte ed edifici caratteristici. La capitale Oslo, poi, è un vero incanto.

Ed è proprio partendo dalla città che possiamo raggiungere in circa un’ora di auto il comune norvegese di Jevnaker, situato all’interno della contea di Viken. È qui che esiste una galleria d’arte che si palesa davanti agli occhi di chi guarda come una visione, surreale e bellissima.

Il suo nome è The Twist e a prima vista non è inusuale immaginare la struttura come un ponte creato per attraversare il fiume che sovrasta. La realtà, però, è che non si tratta né solo di un ponte, né tanto meno di un semplice galleria d’arte, perché The Twist è molto di più, è un capolavoro d’arte visivo che incanta per i suoi esterni e per gli interni.

Creata dagli architetti dello studio BIG Bjarke Ingels Group, e incastonata in una cornice naturale affascinante e suggestiva, questa struttura è un ponte attraversabile e abitabile che dall’esterno sembra un’opera d’arte. E in effetti, considerando che si trova all’interno del Parco delle Sculture Kistefos sembra proprio completare quel percorso espositivo che sin dalla sua inaugurazione ha attirato viaggiatori e cittadini provenienti da ogni parte del mondo.

The Twist fa parte del Parco delle Sculture inaugurato nel 1999 dal collezionista d’arte Christen Sveaas. In un ambiente dove la natura regna assoluta protagonista, ecco esplodere in tutta la sua bellezza anche l’arte, che si adagia armonicamente all’incredibile paesaggio norvegese.

The Twist, la Galleria d'arte sospesa sul fiume in Norvegia

Fonte: Kistefos Museum- Laurian Ghinitoiu

The Twist, il museo-scultura sospeso sul fiume in Norvegia

Dentro la galleria sospesa

Non è possibile provare a descrivere The Twist con una sola parola, perché quest’opera è tante cose. È una galleria d’arte, è un ponte sospeso sul fiume, ma è anche una scultura abitabile.

Il suo ruolo di ponte, non è solo visibile per la posizione, ma è anche confermato dal fatto che la struttura collega una parte e l’altra del parco. È una scultura, perché le forme e i lineamenti creano una rappresentazione plastica e avveniristica. Ed è un museo, uno spazio espositivo dove le arti si incontrano e continuano quel dialogo già cominciato all’esterno.

Gli interni di The Twist ospitano mostre contemporanee che si snodano su uno spazio espositivo di 1000 metri quadrati. Non manca, ovviamente, un’area panoramica dotata di grandi finestre che offrono una vista mozzafiato sui boschi e la natura che caratterizzano l’intero Parco delle Sculture.

The Twist, che rappresenta la naturale estensione del progetto avviato da Christen Sveaas nel 1999, è raggiungibile dal bosco, attraverso un sentiero delle meraviglie dove arte, natura e essere umano s’incontrano e si fondono.

The Twist – Kistefos Museum

Fonte: Kistefos Museum – Laurian Ghinitoiu

The Twist – Kistefos Museum
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Il viaggio più lungo nella storia della Royal Family

Il nuovo regno d’Inghilterra, guidato da Re Carlo III, è già pronto a entrare definitivamente nella storia. Come rivelato dal Mirror, noto quotidiano britannico di tipo tabloid, il sovrano si sta preparando ad affrontare il più grande tour mondiale della Royal Family.

Le tappe del viaggio di Carlo III

Stando a quanto si legge, Re Carlo d’Inghilterra in circa due anni intraprenderà una serie di spostamenti che lo porteranno in vari splendidi territori, tra cui l’Australia, il Canada, la Nuova Zelanda e diversi Paesi dei Caraibi. A volte avrà il piacere di avere accanto a sé la regina consorte Camilla altre, invece, viaggerà da solo.

Lo scopo, come hanno rivelato alcuni insider, è rafforzare i rapporti con le ex colonie britanniche dove, attualmente, spirano forti i venti di indipendenza dalla Corona.

La questione della Commonwealth

Il nuovo sovrano deve affrontare la spinosa questione del Commonwealth, la comunità che riunisce i Paesi che un tempo erano parte dell’Impero Britannico e che, anche se indipendenti, mantengono legami più o meno formali con la Corona inglese.

A seguito della morte della Regina Madre, infatti, diverse ex colonie del Regno Unito hanno annunciato di volere abbandonare il Commonwealth. Attualmente questa organizzazione intergovernativa è composta da 56 Stati indipendenti e rappresenta da più di 2 miliardi di persone, quasi tutte accomunate dalla passata appartenenza all’impero britannico.

La parola Commonwealth deriva dall’unione di common e wealth, ossia  benessere comune. Chi ne fa parte, quindi, condivide i principi di sviluppo, democrazia e pace, uguaglianza di genere, il riconoscimento degli Stati più vulnerabili e molto altro ancora.

A quanto pare, però, tirerebbe un forte spirito di cambiamento e soprattutto nei Caraibi. Il motivo è molto semplice: da queste parti il ricordo dell’impero si accompagna a quello del colonialismo insieme alle sue conseguenze negative come il passato schiavismo.

Nel corso degli anni, infatti, la corona britannica ha perso diversi paradisi caraibici. La Guyana, per esempio, è diventata Repubblica nel 1970, Trinidad e Tobago lo sono divenute nel 1976 e la Dominica nel 1978. Ma non è finita qui, perché nel novembre 2021 anche l’affascinante isola di Barbados ha formalizzato l’addio alla monarchia. Poi Antigua e Barbuda che di recente ha annunciato un referendum che potrebbe portare allo stesso risultato. A voler intraprendere la medesima strada sembrerebbero anche Giamaica e Belize.

Poi ancora il Canada, che deve fare i conti con la forte componente antimonarchica nel Québec e la Nuova Zelanda, dove la premier Jacinda Ardern ha parlato di un futuro repubblicano, ma senza fissare date.

Un differenza sostanziale, invece, la fa l’Australia che è una monarchia parlamentare costituzionale e che, a quanto pare, continuerà a esserlo almeno per i prossimi quattro anni.

Secondo le varie fonti, Re Carlo III vorrebbe iniziare il suo viaggio da record a partire dall’Australia e dal Canada. Ma del resto non c’è da sorprendersi del suo girare il mondo: Carlo è figlio di Elisabetta, la Regina che ha viaggiato di più al mondo. Vi basti pensare che dal 1952, fino alla sua recente dipartita, ha vistato 117 Nazioni e ha fatto più di 150 visite nei Paesi del Commonwealth.