Categorie
capitali europee Europa Francia itinerari culturali Notizie Parigi Tour Eiffel Viaggi

Si chiama Eiffela, è la replica della Tour Eiffel e si trova a Parigi

Raggiungere Parigi è sempre un’ottima idea, in ogni periodo dell’anno e in tutte le stagioni. La capitale della Francia, infatti, non è solo una delle città più suggestive d’Europa, ma è anche un centro mondiale di arte, moda, cultura e gastronomia. Con un volo di circa due ore dall’Italia è possibile scoprire una delle destinazioni più affascinanti del pianeta, la stessa che da secoli incanta e ispira poeti, scrittori, artisti e viaggiatori provenienti da ogni parte del globo.

Le cose da fare e da vedere qui sono tantissime, a partire dall’architettura che caratterizza i grandi viali alberati, passando per la cattedrale di Notre Dame e la Tour Eiffel, e terminando nelle vie dello shopping, tra eleganti caffetterie e negozi di lusso.

E oggi è proprio Parigi che vogliamo raggiungere idealmente insieme a voi, per scoprire una novità che ha reso entusiasti gli abitanti della capitale e tutti i turisti in visita alla Ville Lumière. Da qualche giorno, infatti, in città è arrivata Eiffela, è la sorella minore della Tour Eiffel ed è già diventata la protagonista assoluta del panorama visto da Champ de Mars.

Bentornati a Parigi, la città delle due Tour Eiffel

Organizzare un viaggio a Parigi, dicevamo, è sempre una grandiosa idea. Lo è perché la capitale non smette mai di incantare. Lo fanno i suoi quartieri, quelli che conservano e preservano tradizioni, storie e usanze, e lo fanno tutti quei monumenti iconici che sono diventati il simbolo della città e del Paese intero, la cui visione non stanca mai.

La maestosità della Tour Eiffel, per esempio, è qualcosa che non smette mai di stupire. Simbolo per antonomasia di Parigi e della Francia, questa torre iconica che si staglia sullo skyline urbano attira da sempre l’attenzione di cittadini e turisti. Imponente di giorno, scintillante di notte, il monumento architettonico popola da sempre le cartoline più belle che provengono dalla capitale.

In questi giorni, però, la Tour Eiffel non è l’unica torre della città. Al suo fianco, infatti, è apparsa Eiffela, una piccola replica del monumento arrivata in città per celebrare il 134° anniversario dell’inaugurazione del simbolo di Parigi.

Si chiama Eiffela: è la replica della Tour Eiffel e si trova a Parigi

Fonte: Berzane Nasser/ABACA / IPA

Si chiama Eiffela: è la replica della Tour Eiffel e si trova a Parigi

Vi presentiamo Eiffela

All’alba del 1° aprile i viaggiatori e i turisti della capitale si sono svegliati con la presenza di una nuova arrivata in città. Il suo nome è Eiffela, ed è una piccola replica dell’iconica Tour Eiffel.

Piccoli, però, non sono i suoi numeri. Anche se Eiffela è circa un decimo dell’originale, vanta un’altezza di oltre 30 metri e un peso di 23 tonnellate. Per assemblarla ci sono voluti quasi 4000 pezzi e più di 9000 bulloni.

In realtà, la piccola torre, non è una novità in senso assoluto per i cittadini francesi. Eiffela, infatti, popola le strade del dipartimento di Maine-et-Loire dal 2016. Tuttavia, in occasione dell’anniversario dell’inaugurazione della Tour Eiffel, il monumento è stato trasportato a Champ de Mars e posto proprio al fianco della grande torre.

Creata dall’artista francese Philippe Maindron, Eiffela resterà al fianco dell’originale fino al 10 aprile. Un tempo limitato, questo, che però permetterà a cittadini e viaggiatori di scattare istantanee di immensa bellezza sulla città e di immortalare due Tour Eiffel in un’unica foto.

Due Tour Eiffel a Parigi fino al 10 aprile

Fonte: Berzane Nasser/ABACA / IPA

Due Tour Eiffel a Parigi fino al 10 aprile
Categorie
Curiosità itinerari culturali musei Viaggi

C’è un museo in Italia dedicato a Saint-Exupéry (e a “Il piccolo principe”)

Lo scrittore-pilota francese Antoine De Saint-Exupéry è famoso in tutto il mondo per aver scritto il romanzo “Il piccolo principe” (1943), il libro più letto nella storia della letteratura dopo la Bibbia e il Corano, da cui sono stati tratti anche film, cartoni animati, fumetti, canzoni e quant’altro.

Saint-Exupéry era nato a Lione, che ora gli ha intitolato l’aeroporto cittadino, e scomparve nel ’44 durante un volo di ricognizione, essendosi arruolato nell’aeronautica militare francese alla fine della Seconda guerra mondiale, al largo della costa di Marsiglia, nei pressi dell’isola disabitata di Riou, dove Alexandre Dumas ha ambientato “Il Conte di Montecristo”. Il suo aereo venne ritrovato solamente nel 2004, dando così la conferma al mondo della sua effettiva morte in quelle circostanze.

Saint-Exupéry in Sardegna

Non tutti sanno, però, che Saint-Exupéry era molto legato all’Italia. Aveva vissuto, infatti, ad Alghero, in Sardegna, dal maggio del 1944 fino al luglio dello stesso anno nella Baia di Porto Conte, in una villa su una lieve altura davanti alla Torre Nuova, edificata nel 1572.

Come pilota volava per le forze aeree alleate americane di stanza nella base militare di Fertilia, dove gli vennero affidati dei voli di ricognizione sulle coste della Francia per localizzare e fotografare gli avamposti tedeschi. In pratica, visse proprio ad Alghero gli ultimi mesi di vita, festeggiando anche il suo ultimo compleanno.

Il Museo Antoine De Saint-Exupéry di Alghero

E Alghero ha deciso di omaggiare il suo cittadino acquisito dedicandogli un museo, il Museo Antoine De Saint-Exupéry (o MASE) che è stato ricavato all’interno di una torre di guardia, Torre Nuova, uno dei punti d’informazione dell’Area Marina Protetta Capo Caccia – Isola Piana.

Il museo ripercorre tutta la vita dello scrittore francese e si sofferma sul periodo della sua permanenza ad Alghero. Qui il poeta-aviatore scrisse gran parte del romanzo “La Cittadella” e il suo ultimo lavoro intitolato “Lettera a un americano”.

Nelle sale e nelle teche si possono ammirare tutte le prime edizioni dei libri dell’autore, installazioni a tema, opere d’arte, oggetti, cimeli e documenti dell’epoca. Ad accompagnare il visitatore sono dei pannelli informativi con le foto scattate ad Alghero dal fotoreporter di “Life” John Phillips nel 1944, l’ultimo servizio fotografico fatto allo scrittore che immortalò, proprio ad Alghero, i suoi ultimi momenti di vita.

Nel 2023, in occasione dell’ottantesimo anniversario della pubblicazione del libro capolavoro “Il piccolo principe”, il MASE gli dedica una mostra con i dipinti dell’artista Andrea Cocco dal titolo “Principe della mia piccola ombra”.

Il museo è aperto tutto l’anno. Da ottobre ad aprile apre solo nei weekend dalle 10.30 alle 13 e dalle 15 alle 17.30, mentre da maggio a settembre i giorni di apertura vanno dal martedì alla domenica e la chiusura è alle 19.30.

La prossima volta che andate in vacanza lungo la Riviera del corallo in Sardegna o che desiderate scoprire perché questa città è chiamata la “Barcellona sarda”, non perdetevi questo museo da fiaba.

Categorie
itinerari itinerari culturali musei Notizie vacanze romantiche Viaggi

Riapre la passeggiata più romantica d’Italia, un museo a cielo aperto

Chiuso da dieci anni a causa di una frana, sta per riaprire uno degli itinerari più romantici che esistano in Italia: la Via dell’Amore, con la “A” maiuscola. Questa strada a picco sul mare che si percorre a piedi attraversa il Parco Nazionale delle Cinque Terre.

Il percorso non è lungo, supera di poco il chilometro e collega due dei borghi pastello più pittoreschi del Levante ligure, Riomaggiore e Manarola, cuore delle Cinque Terre.

Riapre la Via dell’Amore

La Via dell’Amore riapre al pubblico a maggio, come previsto, almeno in parte. L’intero tratto sarà percorribile solo nel 2024, ma nel frattempo si prevedono grandi flussi di turisti tanto da dover essere controllati (il Parco, per tutelarla, ha introdotto già da qualche anno un ticket d’ingresso).

Famosa in tutto il mondo per la sua bellezza e gli scorci mozzafiato che regala curva dopo curva, la Via dell’Amore è una delle più importanti attrazioni turistiche della zona ed è parte integrante del Parco nazionale delle Cinque Terre e dell’area dichiarata dall’Unesco Patrimonio dell’umanità.

Com’è nata la Via dell’Amore

Tra i sentieri più belli d’Italia, la Via dell’Amore – che ufficialmente si chiama sentiero 592-1 (SVA2) – è sempre stata la destinazione turistica per eccellenza delle Cinque Terre. Il percorso è spettacolare, tra il verde della macchia mediterranea e il mare.

Nata tra gli Anni Venti e Trenta, fu tracciata tra le arenarie dai minatori che lavoravano al raddoppio della linea ferroviaria che collega Genova a La Spezia per ricavare dei depositi sicuri per gli esplosivi. Terminati i lavori e smantellate le polveriere, gli abitanti di Riomaggiore e di Manarola iniziarono a scavare la parete per collegare i primi due tratti: fu poi merito della suggestiva bellezza di questi 850 metri di terra sospesi tra il mare e il verde dei cespugli di finocchio marino, ruta ed euforbia se qualcuno decise di chiamarla “Viaeu de l’Amùu”, con tanto di targa improvvisata.

Le panchine dedicate alle divinità e agli eroi della mitologia greca e romana che s’incontrano lungo il sentiero sono state aggiunte nel corso degli anni, seguite da lavori per la messa in sicurezza, una ringhiera, un sistema di pavimentazione uniforme e di illuminazione a energia solare (discreto ma che funziona anche con la nebbia marina), fino agli ascensori che la collegano direttamente con la stazione ferroviaria di Riomaggiore.

La strada degli innamorati

Il famoso sentiero degli innamorati si sviluppa a strapiombo sul mare ed è letteralmente scavato nella scogliera, permette di godere di un panorama unico, che il mondo ci invidia, e di immergersi in un ecosistema molto vario: le arenarie zonate di Riomaggiore, la vegetazione esotica, la macchia mediterranea, i vigneti terrazzati, un percorso originale e interessante soprattutto dal punto paesaggistico.

Abbandonate le colline terrazzate del pittoresco borgo di Riomaggiore e i suoi ripidi vicoli – le case sono disposte su due file principali, che riprendono il percorso del torrente da cui prende il nome e che oggi è coperto – e imboccata la Via dell’Amore ci vuole circa mezz’ora per tuffarsi nei colori delle case di Manarola che si susseguono lungo la via di Mezzo e nel suo piccolo porto. Con alle spalle i vitigni da cui nasce lo Sciachetrà e gli uliveti, dalla piazzetta panoramica dedicata a Eugenio Montale non si può che volgere lo sguardo all’orizzonte. Una targa ricorda i suoi versi: “Riviere, bastano pochi stocchi d’erbaspada penduli da un ciglione sul delirio del mare”.

Categorie
Idee di Viaggio itinerari culturali parchi naturali vacanza natura Viaggi

Kranj, la città con un canyon in centro

Considerata la capitale delle Alpi slovene, la splendida città di Kranj ha un fascino tutto particolare: non è solamente un luogo ricco di storia, arte e cultura, ma anche un’oasi dove la natura non ha mai veramente ceduto il passo all’uomo. Divisa in due dai fiumi Sava e Kokra, quest’ultimo ha lasciato sul territorio un’impronta ben precisa. Nel corso dei millenni, ha infatti scavato un profondo canyon che oggi spicca al centro della città, un capolavoro naturale come non si trova (quasi) in nessun altro posto al mondo.

Kranj, il canyon in centro città

Sembra incredibile che un paesaggio così suggestivo si trovi a due passi da noi: Kranj è una delle più belle città della Slovenia, terza per grandezza dopo Lubiana e Maribor. Incastonata ai piedi del Monte Triglav, la cima più alta delle Alpi slovene, è davvero bellissima. Il centro storico è stato modellato sulla base dei due fiumi che lo attraversano, regalando un vero e proprio spettacolo. In particolare, è il Kokra a dare vita ad un’opera naturale meravigliosa: si tratta di una gola rocciosa che divide in due l’abitato storico, il secondo canyon urbano più profondo presente in tutta Europa.

Lungo le rive del fiume vive un habitat molto speciale, fatto di boschi selvaggi e alberi da frutto che crescono spontaneamente – da cui la popolazione ha imparato a ricavare alcune vere prelibatezze. Ad un certo punto, il paesaggio cambia completamente: il verde rigoglioso lascia spazio al bianco della roccia che sprofonda per decine di metri a picco sull’acqua spumeggiante. È un canyon mozzafiato, disegnato da secoli di erosione. Lo si può percorrere grazie ad un bellissimo sentiero che si addentra nella gola, o affrontando una passerella sospesa da cui si gode di una vista incredibile.

Forte dell’emozionante spettacolo di cui il canyon è protagonista, Kranj è diventata una meta turistica molto apprezzata. Sono tanti i visitatori che la scelgono proprio per poter passeggiare nella natura incontaminata, ammirando il panorama della gola urbana. Per i meno esperti, è possibile persino fare una visita guidata alla scoperta della fauna e della flora che caratterizzano questo angolo di paradiso. E in estate, turisti e cittadini trovano refrigerio dall’afa proprio tra le pareti rocciose, sempre nel massimo rispetto dell’habitat naturale.

Cosa vedere a Kranj

Quali sono le altre bellezze di questa città della Slovenia, oltre al canyon urbano? Il centro storico è una vera sorpresa: tra piccole chiesette e tanti edifici storici, spicca il Castello Kieselstein. Costruito attorno alla metà del XVI secolo per volere dei conti di Ortenburg, ha subito numerosi restauri sino ad ottenere il suo aspetto attuale. Maestoso e bellissimo, oggi ospita l’esposizione permanente del museo regionale della Gorenjska, per fare un tuffo indietro nella storia di Kranj. I meravigliosi giardini sono invece la location ideale per concerti e altre manifestazioni.

A due passi dalla città, a portata di bici, c’è poi un luogo magico: si tratta dell’Udin Boršt (la foresta di Odino), un rigoglioso bosco da esplorare grazie ai tantissimi sentieri per il trekking. È il posto ideale per trascorrere qualche ora al fresco, durante le caldissime giornate estive. Infine, un’ultima tappa ci conduce nientemeno che sottoterra, tra le gallerie costruite in tempo di guerra per proteggere la popolazione dai bombardamenti. È come fare un viaggio nel tempo, con numerose testimonianze di come la vita quotidiana durante la Seconda Guerra Mondiale fosse difficile.

Categorie
itinerari culturali litorali luoghi misteriosi mare Vacanze natura Viaggi

Acqua sport e cultura, il Ponte del Diavolo a Lanzo Torinese

Ecco un itinerario che incarna perfettamente un trio magico, acqua, sport e cultura: vi portiamo alla scoperta del meraviglioso Ponte del Diavolo, in un’oasi naturale nelle vicinanze di Lanzo Torinese, a 30-40 minuti da Torino

Lasciata l’auto alle porte del paese (vedi più avanti Info Pratiche), prendete il sentiero facile che costeggia un torrente laterale dello Stura e in 5 minuti vi porta intuitivamente fino al Ponte del Diavolo: noi siamo stati accolti da questo simpatico roditore 😉

Un piccolo amico ci accoglie
Un piccolo amico ci accoglie

Il sentiero è comodo e, anche se vi sono alcuni scalini da fare, alcuni arrivano in spiaggia con le bici. Gradualmente ci avviciniamo al maestoso ponte, che si lascia scoprire da varie prospettive.

Il Ponte, le Marmitte e le sue leggende

Il Ponte del Diavolo, con un’altezza di 16 m e una lunghezza di 65, è uno splendido esempio di struttura medievale a schiena d’asino. Fu eretto nel 1378 per collegare Lanzo e le sue valli con Torino e finanziato, si racconta, imponendo una tassa sul vino per dieci anni.

Notate la porta eretta sull’arcata del ponte verso la falesia: fu fatta costruire nel 1564 per evitare che i forestieri portassero a Lanzo la peste diffusasi nella zona di Avigliana. O forse per tenere lontano il diavolo

Il Ponte del Diavolo e la porta eretta nel 1564
Il Ponte del Diavolo e la porta eretta nel 1564

La leggenda vuole infatti che la comunità locale, preoccupata dal crollo di due precedenti strutture, avesse stretto un patto col diavolo in persona perché fosse lui stesso a costruire un ponte indistruttibile, e che, nello stesso tempo, lo tenesse lontano dalle anime di Lanzo. In cambio, tuttavia, della prima anima che avesse attraversato il ponte, che sarebbe stata data al demonio. Così fu, il ponte fu eretto solido ma i Lanzesi giocarono d’astuzia e fecero transitare un cane per primo. Il diavolo, adirato, avrebbe raggiunto Lanzo con un solo passo aggirando il ponte. Un passo di tale violenza da lasciare delle profonde orme nella roccia rossastra in sponda sinistra, le caratteristiche “Marmitte dei Giganti”.

Le Marmitte dei Giganti, che la fantasia popolare ha denominato “ramine” o pentole, favoleggiando che servissero ai giganti o al diavolo per cuocervi la minestra, sono in realtà fenomeni geomorfologici risalenti all’era quaternaria: il Monte Basso e il Monte Buriasco, infatti, erano uniti e, alle loro spalle, nella conca di Germagnano, si estendeva un ampio lago in cui confluivano le acque dai monti. Esse riuscirono lentamente ad aprirsi un varco nel baluardo di roccia e terra: i segni di tale erosione sono evidenti nella piscina naturale che si crea subito a monte del ponte, ma ve ne sono varie più piccole dietro la Cappella di San Rocco (se ne contano 21 dislocate a quote diverse su 18 m dal livello della Stura).

Con i colori del primo mattino questo posto esprime il suo meglio: percorrete il ponte con un occhio all’alta falesia su cui poggia, di un caldo colore rossastro. Qui gruppi di appassionati arrampicano. Il verde cristallino del fiume sottostante e la rigogliosa vegetazione completano l’ampio spettro di colori.

La falesia rossastra che domina un lato del ponte
La falesia rossastra che domina un lato del ponte

La Riserva Naturale

Subito a monte del ponte, in destra orografica, una grande spiaggia di ciottoli e sabbia, con ampie zone di ombra naturale, si estende per 100 m fino ad una fragorosa serie di rapide. 

Il fiume, infatti, si divide più a monte per ricongiungersi, in un tripudio di rapide, spettacolari alla vista e all’udito. Questo rende il posto ventilato e ideale per le giornate afose.

Dove il fiume scorre rapido usate cautela: evitate i bagni, soprattutto dei bambini non accompagnati e senza aver completamente digerito. In prossimità di entrambe le sponde, proprio sotto al ponte, si creano due punti più riparati dove la corrente è più docile: una è proprio la marmitta dei giganti dove i ragazzi si tuffano dalla roccia rossastra.

La Riserva Naturale del Ponte del Diavolo
La Riserva Naturale del Ponte del Diavolo

Questo posto è di tutti, godetevelo e rispettatelo come fareste con una bella donna: concedetevi qui un picnic da re, ma ripulite con cura tutto prima di andarvene.

Una deviazione alla Sacra di San Michele

Ancora cultura? Visitate la Sacra di San Michele (45.096468, 7.342230): è a un’oretta dal Ponte del Diavolo ma offre una vista mozzafiato che arriva fino alla città di Torino. Complesso religioso del X secolo con edifici gotico-romanici arrampicati sul Monte Pirchiriano e collocata a 960 m slm, sul confine fra le Alpi Cozie e la Pianura Padana, è una delle più eminenti architetture religiose di questo territorio, nonché importante tappa della via Francigena. Dal XII al XV secolo visse il periodo del suo massimo splendore, divenendo uno dei principali centri della spiritualità benedettina in Italia. 

Nel 2015 è stata uno dei vincitori del concorso fotografico internazionale Wiki Loves Monuments, ed è risaputo che ha ispirato Umberto Eco nell’ambientazione de Il nome della rosa. 

La Sacra di San Michele
La Sacra di San Michele

Sulla strada che porta alla Sacra potete dormire, anzi rigenerarvi, alla  Certosa 1515 (45.074158, 7.358543), un convento francescano del 1515 immerso nel bosco, per secoli luogo di riflessione, silenzio e preghiera.

Noi, una famiglia di 5 persone, abbiamo speso 100 euro per una notte in Bed & Breakfast. C’è anche un ristorante con bella vista sui laghi di Avigliana.

La Certosa 1515
La Certosa 1515

Ponte del Diavolo – Info pratiche

Uscita Borgaro (TO) della A55/E64, si segue per Venaria prendendo la SP501 che diventa poi la SP1 che si segue in direzione Lanzo fino ad attraversare il torrente Stura di Lanzo. Si segue poi per Valli del Lanzo e, quindi, per Parco Ponte del Diavolo e si parcheggia in uno degli appositi spazi (45.270819, 7.481818), ci sono 20 posti ed altri 10 sulla strada principale. 

Prendete il sentiero facile che costeggia un torrente laterale dello Stura, e, una volta raggiunto quest’ultimo, procedete verso monte e attraversate il ponte moderno. Seguite quindi intuitivamente verso il Ponte del diavolo, dal parcheggio ci vogliono 5 min.

Categorie
castelli Fiume Idee di Viaggio itinerari culturali musei Viaggi

Namur, la città belga di cui innamorarsi

A una sessantina di chilometri da Bruxelles, ecco Namur, la capitale della Vallonia, ricca di fascino e di storia alla confluenza dei fiumi Sambre e Mosa.

È difficile non innamorarsi della “Città delle French Fries” (le patatine fritte, piatto nazionale), vegliata dall’imponente fortezza di oltre 3000 anni e contraddistinta da un fiabesco centro storico con le stradine acciottolate, musei per tutti i gusti e vere e proprie perle architettoniche.

Romantica per eccellenza, Namur è ideale da visitare durante una piacevole gita in giornata nella zona sud del Belgio.

Le tappe salienti a Namur

Passeggiare nel centro storico di Namur è davvero gradevole (la maggior parte delle vie sono pedonali) e consente di ammirare le principali attrazioni che si trovano tutte in un’area piuttosto limitata.

La prima tappa da non perdere è, senza dubbio, la Cittadella, una delle fortezze europee più grandi, che svetta sulla collina ed è un punto di riferimento costante, sia di giorno sia di notte quando, illuminata, si mostra ancora più scenografica.
Raggiungibile con la funivia oppure a piedi (con una camminata potrete scorgere panoramici unici sulla città e anche la scultura “Searching for Utopia” di Jan Fabre che raffigura una tartaruga gigante), nacque come fortezza difensiva, divenne residenza dei Conti di Namur durante il Medioevo e, successivamente, dimora estiva del re Leopoldo II.
Oggi, è una magnifica location per eventi, punto panoramico privilegiato e meta per rigeneranti passeggiate. In più, un trenino turistico ne percorre la zona offrendo l’occasione di ascoltare curiosità e aneddoti e sono disponibili coinvolgenti tour dei sotterranei della Cittadella con cui esplorare 500 metri del reticolo di cunicoli e tunnel con effetti sonori, animazioni 3D, proiezioni e luci.

Per conoscere a fondo la storia militare e urbana della Cittadella, non può mancare una sosta al modernissimo museo “Terra Nova“, centro visitatori dotato di un’esposizione multimediale all’avanguardia.

La visita prosegue con il cuore storico di Namur, i vecchi quartieri, una sorta di “città nella città” chiusa al traffico dove lasciarsi pervadere da un’atmosfera di sicuro fascino e suggestione.
Lungo le strette vie lastricate, tra boutique, birrerie, ristorantini e negozi di antiquariato, catturano lo sguardo i tipici edifici in mattoni rossi e autentici capolavori architettonici quali il Beffroi, la torre civica del XIV secolo Patrimonio UNESCO, la Chiesa di St-Loup, una “sinistra e coraggiosa meraviglia” secondo le parole del poeta Charles Baudelaire, e la Cattedrale di Sant’Albano in stile barocco.

Altrettanto interessante è un tour alla scoperta della street art rappresentata da realistici e giganteschi murales e una gita in barca sul fiume per ammirare la città da una prospettiva inedita.

Namur, la città dei musei

Sono davvero numerosi, come accennato, i musei che si concentrano in città, dedicati ai temi più vari.
Si va dal Computer Museum Nam-Ip incentrato sulla tecnologia informatica dagli albori a oggi, al Museo della Fragola dove sapere di più sulla produzione, vendita e gastronomia del dolce frutto, al museo sull’artista locale Félicien Rops, fino al Museo Africano, unico nel suo genere da queste parti, che narra la presenza belga in particolare in Congo.

Ma non è tutto: altri musei degni di nota sono il Museo del Genio Militare, il Museo Diocesano e Tesoro della Cattedrale, il Museo di Archeologia, il Museo Provinciale di Arti Antiche, il Museo Marie Mutien e il Museo Sorelle di Notre Dame di Namur.

Come arrivare in città

Raggiungere la capitale della Vallonia è davvero facile poiché dista appunto 60 chilometri da Bruxelles, città servita da molti voli low cost.

Atterrati all’aeroporto di Bruxelles, si arriva a Namur in un’ora e un quarto con un treno diretto alla stazione dell’aeroporto.

Soggiornando già in Belgio, è sufficiente servirsi dei mezzi pubblici: Namur, infatti, è ben collegata con tutte le località principali del Paese.

Categorie
Italia itinerari culturali mare turismo enogastronomico vacanza natura Viaggi

Va’ dove ti porta il vento: natura, cultura, mare e gastronomia

Bibione e Lignano sono il luogo giusto dove vivere una vacanza in piena libertà.

L’Europa Tourist Group guarda oltre i confini del mare e offre una vacanza variegata e ricca di stimoli da vivere tutto l’anno. L’ampia gamma di alloggi accontenta tutti, famiglie, coppie, amanti della natura o della cultura. L’Europa Tourist Group è versatile come i suoi ospiti e offre l’alloggio giusto che si adatta a ogni tipo di esigenza. Ed è proprio la versatilità la sua carta vincente. Il territorio non potrebbe essere più ricco: mare cristallino, spiagge dorate, pinete lussureggianti, lagune incantate, città d’arte, borghi pittoreschi, attività sportive e centri termali.

Liberi come il vento

Il gruppo comprende 17.000 posti letto che possono essere prenotati online, per telefono o in loco per dodici mesi all’anno. I resort, i villaggi turistici, gli hotel e gli appartamenti dell’Europa Tourist Group si contraddistinguono per la qualità e l’esclusività dei servizi offerti, la comodità e i prezzi vantaggiosi, la posizione direttamente sul mare, la vasta gamma di attività offerte e la cucina rinomata. Questo mix esplosivo rende l’Europa Tourist Group la destinazione ideale per chiunque voglia vivere una vacanza in totale libertà.

All’Europa Tourist Group ogni direzione è quella giusta

Chi vuole unire una vacanza al mare con una visita culturale, amerà le regioni del Veneto e del Friuli.

Oltre alle famose città d’arte come Verona o Venezia, ci sono tante cittadine pittoresche che meritano di essere visitate, come ad esempio Portogruaro, famosa per i suoi antichi mulini ad acqua del XII secolo e il campanile pendente.

All’estremità opposta del Golfo di Trieste si trova l’omonima città. Trieste è un crocevia di culture, popoli e lingue e affascina per il suo carattere cosmopolita.

Naturalmente, nulla vi impedisce di fare una gita di un giorno in quella che è probabilmente la città più romantica del mondo: Venezia, con tutti i suoi tesori, merita una visita in qualsiasi periodo dell’anno.

Ogni giorno avrete l’imbarazzo della scelta: un giro a Portogruaro o una visita alla Residenza dei Dogi? Un tuffo nel mare o una passeggiata nella natura? Non serve scegliere, vi basterà seguire la direzione del vento e scoprire dove vi condurrà.

Una vacanza al mare tutto l’anno

Chi l’ha detto che il mare è bello solo d’estate? Una vacanza nei restanti mesi dell’anno permette di assaporare al meglio la bellezza sia del mare, sia della natura circostante. Il fervore e la vitalità lasciano il posto alla quiete e alla tranquillità, e sulla calura estiva prevale un clima mite e gradevole. Qualunque sia la stagione, a Bibione e Lignano apprezzerete il fascino del mare in tutte le sue varianti e avrete l’opportunità di diversificare la vostra vacanza con visite culturali, escursioni nella natura, attività ricreative di ogni sorta e momenti di benessere termale. Partite con il vento in poppa!

Categorie
Asia Idee di Viaggio itinerari culturali patrimonio dell'umanità Viaggi viaggiare Vietnam

Viaggio a Tràng An, il complesso paesaggistico patrimonio Unesco

Un patrimonio mondiale dell’umanità che emoziona anche solo a immaginarselo. Situato alla sponda meridionale del delta del fiume Rosso, regione immensa del Vietnam, il complesso paesaggistico di Tràng An è uno spettacolo di picchi carsici calcarei e valli, molte delle quali parzialmente sommerse e circondate da ripide scogliere quasi verticali. Ciò che lo rende straordinario non è soltanto lo scenario che strega lo sguardo, al punto da far fatica a distinguere la realtà dalla fantasia, ma anche la storia che l’attraversa e che fa di questi luoghi un regno di scoperte uniche: basti pensare che vi sono presenti tracce di insediamenti umani risalenti ad almeno 30.000 anni fa.

L’antichissima e affascinante storia di Tràng An

Dove ci troviamo esattamente? L’area di pregio paesaggistico di Tràng An, patrimonio Unesco, è situata presso Ninh Bình, città capitale dell’omonima provincia nella regione del delta del fiume Rosso, nel Vietnam settentrionale, a poco meno di 100 chilometri a sud di Hanoi (ecco nove cose da fare quando ci andrete).

L’esplorazione di grotte a diverse altitudini ha rivelato tracce dell’attività umana per oltre 30.000 anni. Ci sono prove che dimostrano come i primi gruppi di cacciatori e agricoltori si siano adattati ai cambiamenti del paesaggio e a quelli climatici più estremi della storia recente del pianeta. Si può intuire come si siano sviluppate le abitudini delle popolazioni locali nei secoli grazie alla presenza di trenta siti archeologici disseminati nell’area, a pitture rupestri e a una incredibile varietà di strumenti in pietra primitivi.

Non sono solo le grotte e i loro tesori antichissimi a regalarci un viaggio indietro nel tempo. La storia millenaria dell’interazione tra esseri umani e natura selvaggia è racchiusa nelle pagode, nei templi e nei villaggi, ma soprattutto nei resti della città di Hoa Lu, la prima capitale del Vietnam indipendente, dopo i precedenti mille anni di dominazione cinese, stabilita strategicamente qui nel X e XI secolo d.C. A dimostrazione di come Tràng An abbia svolto un ruolo centrale nella storia politica della regione. Hoa Lu fu la capitale per 41 anni, fino al 1010, quando prese il suo posto come centro del potere politico la Cittadella imperiale di Thang Long, sede della corte reale fino al 1810. In seguito, la dinastia Trần trasformò quest’area in un centro religioso ed educativo dei membri reali e, da allora, è stata la culla della cultura e del buddismo del Vietnam fino ai giorni nostri.

Un paesaggio eccezionale che strega chiunque

Tràng An è di importanza mondiale per il suo paesaggio tropicale a dir poco eccezionale, con una varietà di coni e torri carsiche e un intricato sistema di corsi d’acqua sotterranei, alcuni dei quali navigabili. Le montagne spettacolari, le grotte segrete e i luoghi sacri di questo patrimonio paesaggistico e culturale creano uno scenario di una calma e bellezza surreali, tanto da ispirare le persone che lo hanno abitato per innumerevoli generazioni.

Tutte queste caratteristiche contribuiscono a creare un’esperienza multisensoriale per il visitatore, accentuata da colori contrastanti e sempre diversi: il verde intenso delle foreste, il grigio delle rocce calcaree e delle scogliere, il blu e smeraldo delle acque e l’azzurro brillante del cielo, cui si aggiungono quelli delle aree utilizzate dall’essere umano, tra cui le risaie dalle inconfondibili tonalità verdi e gialle. I visitatori, trasportati sui sampan – le tradizionali imbarcazioni di legno del posto – condotti da guide locali, sperimentano un’intima connessione con l’ambiente naturale e un rilassante senso di serenità e sicurezza. Semplicemente, un paradiso.

Categorie
Borghi itinerari culturali Notizie Viaggi

Opere d’arte all’asta: così rinasce un borgo artigiano italiano

L’Italia è un Paese meraviglioso. Lo sappiamo noi, che non perdiamo occasione per andare alla scoperta di tutte le bellezze visibili e invisibili che si snodano lungo lo stivale, e lo sanno i turisti, che ogni giorno si muovono in massa per esplorare il nostro territorio, per scoprire la cultura, e per osservare da vicino i monumenti iconici, storici e artistici, che sono diventati celebri in tutto il mondo.

Eppure è all’ombra dei luoghi più raggiunti e popolati dai turisti che si cela il volto più bello d’Italia. Quello che parla di passato e presente, di tradizioni antiche e mai dimenticate e di usanze tramandate da generazioni. Quello conservato dai borghi del BelPaese, custodi del nostro immenso e immortale patrimonio.

Ed è proprio di un borgo che vogliamo parlarvi oggi, di un luogo incastonato tra le meraviglie della Bassa bresciana e sconosciuto a molti, e di un’asta di opere d’arte, quella organizzata proprio quello di dare una seconda vita al borgo artigiano di Padernello.

L’asta online per rigenerare il borgo artigiano di Padernello

Lo sappiamo, l’arte è da anni utilizzata come strumento per la riqualificazione di quartieri, borghi, villaggi e città. E oggi si trasforma anche come mezzo per la rinascita di un borgo artigiano nella Bassa Bresciana.

L’iniziativa è ideata e promossa dalla Fondazione Castello di Padernello, un maniero risalente al 1400 che sorge nei pressi di Cascina Bassa. È proprio questo grande casolare di campagna il protagonista dell’asta di opere d’arte, l’obiettivo, infatti, è quello di recuperare e riqualificare la struttura per trasformarla in un centro fatto di scuole, botteghe, sale per l’alta formazione e un albergo diffuso.

Per contribuire all’acquisto condiviso di Cascina Bassa e consentire alla Fondazione di occuparsi dei restauri e di avviare tutti i progetti per la sua riqualificazione, il 29 aprile sarà inaugurata un’asta online, aperta a tutti, per una raccolta fondi. L’obiettivo è quello di raggiungere la somma di 135mila euro necessaria per l’acquisto.

Non solo opere d’arte da acquistare all’asta. Chiunque, infatti, può fare la sua parte in questo processo di rinascita del borgo donando la somma di 100 euro alla Fondazione Castello di Padernello. In cambio i donatori riceveranno la possibilità di poter soggiornare all’interno del maniero e vivere un’esperienza unica  da condividere con un’altra persona.

“Alta pittura nella Bassa pianura”: come partecipare all’asta

L’asta, che prende il nome di “Alta pittura nella Bassa pianura”, si terrà il 29 aprile del 2023, dalle ore 7:00 alle ore 23:59, sulla pagina Instagram @asta_padernello. Le opere messe in vendita, invece, saranno presentate la sera del 14 aprile nel castello di Padernello. Quelli messi all’asta sono capolavori firmati da artisti di fama nazionale che hanno messo a disposizione i loro dipinti per sostenere la riqualificazione di Cascina Bassa e la rinascita del borgo artigiano.

L’asta “Alta pittura nella Bassa pianura”, infatti, è solo uno dei tanti progetti avviati per rigenerare il borgo adiacente al castello, per trasformarlo in un luogo che parla di presente e di passato, di bellezza e artigianato, di autenticità e di genuinità. Il primo obiettivo di questa iniziativa di riqualificazione è proprio di trasformare Cascina Bassa in un luogo di incontro e aggregazione, nonché punto di partenza per la scoperta del territorio circostante.

Categorie
Idee di Viaggio itinerari culturali Viaggi

I bunker raccontano la storia d’Italia, e si possono visitare

In occasione delle ultime Giornate FAI di primavera, il luogo più visitato in Italia è stato il tunnel del bunker antiatomico West Star di Affi, in provincia di Verona. Si tratta di una base militare sotterranea fra le più grandi d’Italia, costruita durante gli anni della Guerra Fredda. Poteva ospitare 999 militari in caso di guerra. Al bunker non è ancora possibile accedere, ma, visto il grande interesse per questo tipo di costruzioni, ce ne sono altri in Italia che si possono visitare.

Molti si trovano lungo il confine italiano, in particolare ce ne sono diversi in Val Venosta, vicino all’Austria. Uno di questi, il bunker n. 20, si trova a Curon, il Comune divenuto famoso per il Lago di Resia e il suo campanile che spunta dalle acque e per essere stato scelto come location per una serie Tv.

Lungo il confine, a partire dagli Anni ’30, venne realizzata un’estesa linea di difesa formata da ben 66 bunker, sbarramenti anticarro, strade di rifornimento e trincee di combattimento, per proteggersi da una potenziale invasione della Germania di Hitler. La linea di difesa nel paese di confine di Resia è ancora oggi ben conservata.

Il bunker n. 20

Questo sbarramento alpino, che appare come una bizzarra opera d’arte, oggi può essere riscoperto e ci si può passeggiare in mezzo. Merita assolutamente una visita il bunker della sorgente dell’Adige n. 20 a Curon e lo sbarramento di Pian dei Morti, che si trova in una zona paludosa, oggi monumento naturale, sopra l’abitato di Resia. Sia in estate sia in inverno l’ufficio del turismo organizza visite guidate.

Le fortificazioni al Passo Resia, chiamate Vallo Alpino, sono una meta perfetta per gli appassionati di storia. Le visite guidate al bunker n. 20 permettono di immergersi nel periodo dei grandi conflitti mondiali moderni.

Il bunker si trova in corrispondenza della sorgente del Fiume Adige facilmente individuabile perché c’è una targa di pietra, a 1.525 metri di quota e a solo una ventina di minuti a piedi dal centro di Resia, raggiungibile percorrendo l’Altavia Val Venosta lungo il sentiero n. 2, una bellissima escursione in alta quota da fare a piedi d’estate e con le ciaspole d’inverno. Con i suoi 415 chilometri di lunghezza, l’Adige, che attraversa Trentino-Alto Adige e Veneto per poi sfociare a Rosolina Mare sull’Adriatico, è il secondo fiume d’Italia.

Il bunker n. 20 è stato realizzato in parte in calcestruzzo e in parte scavato direttamente nella roccia. La parte interrata ha una lunghezza di circa 270 metri e la superfice calpestabile è di circa 450 metri quadrati. L’ingresso è consentito solo con la guida.

Lo sbarramento Pian dei Morti

Lo sbarramento di Pian dei Morti è un’opera difensiva che fa parte del “XIII Settore di Copertura Venosta”, all’interno del Vallo Alpino in Alto Adige. Si trova proprio a Pian dei Morti, da cui prende il nome, a duemila metri di quota, sopra al Lago di Resia, al confine con l’Austria. La sua particolarità è data dal fossato anticarro realizzato in modo particolare: a forma di “denti di drago”, un ostacolo insormontabile per l’eventuale passaggio dei carri armati.

Per raggiungere il Pian dei Morti oggi esiste un sentiero, lo stesso n. 2 che conduce al bunker n. 20 e che prosegue fin lassù. Si tratta di un percorso di trekking piuttosto impegnativo lungo circa 7 km, ma tranquillamente adatto a una famiglia e che si può fare anche in sella a una comoda e-bike. Si attraversano boschi che ancora oggi dividono l’Italia dall’Austria (ogni tanto si incontra un cavo che delinea il confine), laghetti e paesaggi incantati, spesso frequentati da cavalli Haflinger (o avelignesi, una razza originaria di Avelengo, sempre qui in Alto Adige) allo stato brado.

Lungo tutto il sentiero, che si snoda lungo una strada a tornanti che segue il crinale della montagna, e sulla cima di Pian dei Morti si trovano diversi bunker che si mimetizzano con il terreno. Le porte e le finestre di queste opere sono state realizzate con del materiale che simula la pietra.

Qui si trova uno dei punti più amati dagli escursionisti che vengono fin quassù. Si tratta del “belvedere” sul Lago di Resia, che si trova quasi alla fine dello sbarramento. Non è una vera terrazza, quanto una grossa roccia sulla quale salire e da cui ammirare la spettacolare vista dall’alto del Lago di Resia.

La rete di sotterranei

Essendo un luogo di passaggio attraverso le Alpi, l’Alta Val Venosta ha da sempre avuto una grande importanza strategico-militare. Romani, Asburgici e l’esercito napoleonico passarono di qui, e anche la Seconda guerra mondiale ha lasciato le sue tracce.

In tutta la zona, nascosta in mezzo ai frutteti e ai prati, si dirama una fitta rete di sotterranei che è possibile visitare. Le visite guidate nei sotterranei dell’Alta Val Venosta ripercorrono un gigantesco sistema di gallerie invisibili a occhio nudo costruito come rifugio in epoca fascista. La visita lunga comprende due bunker, di cui uno a Malles e l’altro a Tarces e la galleria sotterranea di collegamento.

La Val Venosta

È una valle tranquilla, che confina da un lato con l’Austria e dall’altro con la Svizzera, la Val Venosta, un piccolo paradiso delle vacanze, lontana dalle folle di turisti che, strano a dirsi, regala ancora scorci incontaminati. Qui, dove nasce l’Adige e dove svettano picchi che sfiorano le nuvole, si dipanano piccole e incantevoli vallate ideali per chi è alla ricerca di una vacanza attiva, ma anche slow. E, cosa alquanto inusuale, nasconde un lato della nostra storia che pochi conoscono e che merita di essere scoperta.