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Giubileo 2025, gli eventi gratuiti del mese di gennaio

Con l’apertura delle Porte Sante – la prima in ordine di tempo è stata quella presso la Basilica di San Pietro, lo scorso 24 dicembre –, il Giubileo 2025 entra nel vivo. E l’intera città di Roma si prepara a vivere un gennaio all’insegna della spiritualità e della cultura. La città eterna si trasforma, infatti, nella cornice perfetta per eventi gratuiti che offrono a residenti, turisti e pellegrini svariate occasioni per scoprirne il patrimonio artistico e religioso senza spendere necessariamente mettere mano al portafoglio.

Dalle visite guidate nei musei e nelle aree archeologiche, agli spettacoli all’aperto e alle iniziative pensate per la famiglia, gennaio si rivela il mese ideale per esplorare la Capitale anche dopo la grande affluenza festiva. Ma che cosa fare, allora, a Roma a gennaio? Tra le proposte gratuite per Capodanno e i prossimi eventi giubilari, ecco gli eventi più interessanti da non perdere.

Le Porte Sante in Santa Maria Maggiore e San Paolo Fuori le Mura

Per i fedeli, i primi due appuntamenti dell’Anno Santo non possono che essere quelli con l’apertura delle ultime due Porte Sante in città. Eventi che rappresentano un invito simbolico e spirituale a intraprendere un cammino di fede, conversione e riconciliazione. Dopo San Pietro e San Giovanni in Laterano (a cui si aggiunge, per la prima volta nella storia giubilare, l’apertura della Porta Santa presso il carcere romano di Rebibbia), tocca ora alle ultime due Basiliche papali.

Il 1° gennaio 2025 tocca alla Basilica di Santa Maria Maggiore dove il rito di apertura è in programma alle ore 17. A seguire, la celebrazione della Santa Messa presieduta da S. Em. il Card. Rolandas Makrickas. Proprio per agevolare lo svolgimento del rito, la basilica chiude alle ore 14 per riaprire alle 15.15 fino alle 15.30, con ingresso è consentito fino a esaurimento posti.

A qualche giorno di distanza, invece, verrà aperta la Porta Santa nella Basilica di San Paolo Fuori le Mura, dove il 5 gennaio alle ore 10 l’Em.mo Sig. Cardinale J. M. Harvey presiederà la Concelebrazione Eucaristica con il rito dell’Apertura. Come per quelle già aperte, attraversare la Porta Santa in queste basiliche permette ai fedeli di ottenere l’indulgenza plenaria, tra le grazie più rilevanti dell’Anno Giubilare.

La Crocifissione Bianca di Marc Chagall

Per chi si trova a Roma, da qualche settimana, la città gode di un nuovo prestigioso hub culturale. Si tratta del Museo del Corso – Polo museale, nato dall’unione di Palazzo Sciarra Colonna e Palazzo Cipolla, che ha aperto al pubblico lo scorso 27 novembre. Ad accompagnare l’inaugurazione, nell’ambito delle celebrazioni del Giubileo, è la straordinaria esposizione de La Crocifissione Bianca di Marc Chagall, capolavoro assoluto per la prima volta esposto nella Capitale.

L’opera proviene, infatti, dall’Art Institute of Chicago ed è visibile gratuitamente a Palazzo Cipolla fino al 27 gennaio 2025. Il quadro risale al 1938 e si configura come risposta dell’artista agli orrori della Notte dei Cristalli, diventando così simbolo di denuncia ma anche di speranza. La figura di Cristo in croce rappresenta, infatti, la sofferenza del popolo ebraico promuovendo al contempo la solidarietà religiosa. Una scelta, quella di esporre La Crocifissione Bianca che risulta particolarmente significativa anche per i tempi che stiano vivendo. Realizzata da Chagall (di origini ebraiche e cresciuto in Bielorussia) in uno dei momenti più bui del secolo scorso, l’opera ricorda le persecuzioni subite dagli ebrei e si carica di un forte messaggio universale per un invito alla tolleranza e al dialogo.

Chagall a Roma Crocifissione Bianca

Fonte: Ufficio Stampa

La Crocifissione Bianca di Marc Chagall esposta a Roma (Ph. Vinicio Ferri Courtesy Fondazione Roma)

In occasione dell’esposizione, S.E. Mons. Salvatore Fisichella, Pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione, ha dichiarato: «L’apertura del nuovo polo museale della Fondazione Roma rappresenta un apporto fondamentale per le attività culturali della città di Roma e dell’intero Paese. Nel congratularmi per la riapertura sono contento che l’evento coincida con l’iniziativa del Dicastero per l’Evangelizzazione in vista del Giubileo di esporre l’opera di Marc Chagall The White Crucifixion. Un evento unico che consentirà al polo museale di essere visitato da una grande moltitudine di persone».

Ma l’opera è solo il primo passo del programma del nuovo Museo del Corso – Polo museale che si propone di promuovere l’accesso alla cultura valorizzando la collezione permanente ma anche offrire mostre temporanee dedicate ai grandi maestri dell’arte mondiale come Picasso e Dalì.

Ingresso gratuito al Sistema Musei di Roma Capitale (1° gennaio) e ai Musei Vaticani (26 gennaio)

Anche per il 2025, il Sistema Musei di Roma Capitale garantisce l’ingresso gratuito nelle  sedi aderenti per il giorno di Capodanno. Per tutta la giornata, dunque, è previsto l’accesso straordinario a musei, mostre temporanee, aree archeologiche e siti monumentali, con la possibilità di visite guidate curate da esperti del settore.

Tra i luoghi ad accesso gratuito si segnalano:

  • I Fori Imperiali
  • Il Circo Massimo (qui si può anche vivere, su prenotazione, l’esperienza immersiva Circo Maximo Experience in realtà aumentata e virtuale)
  • Il Museo della Forma Urbis
  • L’Area Sacra di Largo Argentina

È pensato per le famiglie, poi, l’evento Lettere al museo per Capodarte presso il MACRO di via Nizza, dalle 16.30 alle 18. L’attività prevede una visita guidata alla mostra Post Scriptum – Un museo dimenticato a memoria a cura di Luca Lo Pinto con laboratori di scrittura e disegno. L’iniziativa è rivolta a un pubblico dai 7 ai 99 anni (prenotazione obbligatoria) ed è organizzata dall’Azienda Speciale Palaexpo.

Ai Musei Vaticani, invece, l’ingresso è gratuito ogni ultima domenica del mese, giornata che cade il 26 gennaio 2025. In questa data si può accedere alle meraviglie dell’enorme struttura all’interno della Città del Vaticano senza necessità di alcuna prenotazione, nella fascia oraria che va dalle 9 alle 12.30 con chiusura prevista alle ore 14.

VII Edizione della Mostra ‘100 Presepi in Vaticano’

C’è tempo fino al 6 gennaio per visitare la settima edizione dell’esposizione internazionale 100 Presepi in Vaticano, dedicata quest’anno al tema della ‘Speranza che non delude’ con natività da tutto il mondo nell’ambito della rassegna Giubileo è cultura. In totale, i presepi accolti lungo il colonnato del Bernini in Piazza San Pietro sono 125, provenienti da Europa, Stati Uniti, Costa Rica, Venezuela, Brasile, Paraguay, Mali, Giappone, Filippine e Taiwan.

Piazza San Pietro

Fonte: 123RF

Piazza San Pietro con il colonnato del Bernini

Ogni opera riflette non solo, quindi, la creatività dell’artista che la firma ma anche le tradizioni e ispirazioni locali. Tanti i materiali utilizzati, dalla carta al vetro, dalla seta alla fibra di cocco oltre ai più tradizionali legno e corteccia. L’esposizione è aperta tutti i giorni dalle 16 alle 19.30 e l’ultimo ingresso è quindici minuti prima della chiusura.

Giubileo del Mondo della Comunicazione (24-26 gennaio)

A fine gennaio, infine, sempre nell’ambito del Giubileo 2025, è previsto un appuntamento speciale dedicato a tutti i professionisti del mondo della comunicazione. Giornalisti, operatori dei media, social media manager, videomaker, copywriter e altre figure del settore sono, infatti, invitati al Giubileo della Comunicazione. Tre giorni di incontri, celebrazioni e approfondimenti dal 24 al 26 gennaio per riflettere sul ruolo del comunicare come veicolo di speranza, pace e dialogo.

Il programma si apre venerdì 24 gennaio con un momento di accoglienza e una liturgia penitenziale, seguito dalla celebrazione di una Messa internazionale nella Basilica di San Giovanni in Laterano. Sabato 25 gennaio sarà dedicato a una serie di incontri culturali e spirituali, con il pellegrinaggio alla Porta Santa di San Pietro, un dibattito moderato da Mario Calabresi con ospiti illustri come Maria Ressa e Colum McCann, e un incontro con il Santo Padre nell’Aula Paolo VI.

Nel pomeriggio, diversi meeting affronteranno tematiche come il giornalismo come missione, i media come strumenti di pace e la collaborazione tra i new media. Domenica 26 gennaio si concluderà con la Messa nella Basilica di San Pietro, presieduta dal Papa.

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Le scoperte più incredibili del 2024

Impegno, passione e nuove tecnologie, sempre più innovative, hanno reso questo 2024 ormai giunto alla fine ricco di scoperte incredibili che ci aiutano a completare, approfondire e cambiare la conoscenza che possediamo del mondo. Ci sono archeologi che, dopo ben 20 anni di lavori, hanno trovato reperti stupefacenti e chi, con il solo utilizzo di Google, ha scoperto intere città scomparse.

Nel 2024, metodi moderni come l’analisi del DNA e tecnologie all’avanguardia relative al telerilevamento ci hanno permesso di ottenere nuove prove su culture e strutture sociali del passato delle quali conosciamo molto, ma non tutto. Queste sono alcune delle più importanti scoperte fatte negli ultimi 12 mesi, in Italia e nel resto del mondo, e delle quali vi abbiamo raccontato durante l’anno per aiutarvi a mantenere viva la vostra (e la nostra) voglia di conoscere il passato.

La città Maya scoperta grazie a Google

Avete capito bene, un dottorando presso l’università statunitense di Tulane, Luke Auld-Thomas, ha scoperto su Google l’esistenza di una città Maya perduta che comprende più di 6.000 edifici, con templi piramidali e un ‘campo sportivo’. Dopo aver trovato nel motore di ricerca un’indagine laser effettuata da un’organizzazione messicana per il monitoraggio ambientale nello stato sudorientale di Campeche, al confine con il Guatemala, ha approfondito i dati rivelando un risultato eccezionale: Valeriana, il secondo sito Maya più grande mai scoperto dagli archeologi.

Si tratta di una scoperta fondamentale che permette di approfondire le strutture urbane di questa civiltà e, grazie all’utilizzo di tecnologie di ultima generazione come il LiDAR, acronimo di Light Detection and Ranging, utilizzato anche per questa scoperta, in futuro sarà possibile svelare gli altri numerosi misteri ancora sepolti nel sottosuolo.

Città Maya segreta

Fonte: Luke Auld-Thomas/Antiquity Publications

Dettagli rilevati al computer della città di Valeriana

Tombe, amuleti e statue d’Egitto

Il 2024 è stato l’anno in cui l’Egitto ha continuato a farci sognare con le sue meravigliose scoperte. Tra le più incredibili c’è sicuramente quella relativa a Cleopatra. Grazie alla missione archeologica portata avanti dal team dell’Universidad Nacional Pedro Henríquez Ureña, capitanato da Kathleen Martinez, in un antico tempio a ovest della capitale tolemaica è stata ritrovata una statua di marmo bianco, di cui rimane solo la testa, raffigurante una donna con labbra carnose. Secondo Martinez rappresenterebbe il vero volto di Cleopatra VII, la sovrana che regnò dal 51 al 30 a.C.

Sempre in Egitto, questa volta nell’area dell’Assasif, di fronte all’antica Tebe, è stata scoperta una tomba, sigillata e perfettamente conservata, contenente sepolture che racchiudono tutta una serie di oggetti preziosi. Oltre a rappresentare la prima tomba del Medio Regno nel South Asasif, i reperti testimoniano anche l’abilità artistica e la complessità spirituale della civiltà egizia antica.

I reperti scoperti a San Casciano dei Bagni

Serpenti, statue in bronzo di epoca etrusca e romana, gioielli d’oro, migliaia di monete: sono questi gli incredibili reperti trovati dagli archeologi nel sito del Bagno Grande a San Casciano dei Bagni. Gli scavi, fatti tra giugno e ottobre, hanno rivelato il muro di recinzione che circondava il tempio costruito attorno alla vasca sacra: ed è proprio negli strati di terreno al suo interno che sono stati trovati numerosi doni votivi.

Grazie a questa scoperta, gli studiosi hanno avuto la possibilità di approfondire il ruolo ricoperto da questo luogo, dedicato non solo alla cura del corpo per via della sorgente termale, ma anche al culto e alla divinazione.

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Fonte: @Emanuele Mariotti – SABAP-SI Comune di San Casciano dei Bagni Unistrasi

Il recupero di una statua negli scavi archeologici di San Casciano dei Bagni

Gli scheletri di Petra

Un’altra delle scoperte più incredibili del 2024 è stata fatta nello splendido Patrimonio UNESCO di Petra, in Giordania. Gli archeologi hanno trovato una tomba antica almeno 2.000 anni contenente 12 scheletri umani ed elaborati corredi funebri. Secondo gli studiosi, i nomadi chiamati Nabatei, un antico ramo del popolo arabo, iniziarono a seppellire i loro morti a Petra nel IV secolo a.C. Anche qui siamo davanti a una scoperta importante che non è stato facile raggiungere: pensate che i ricercatori ci lavoravano dal lontano 2003.

La città sepolta sotto il ghiaccio

Sono stati gli scienziati della NASA a scoprire una città abbandonata da quasi 60 anni…situata sotto circa 30 metri di ghiaccio. Siamo nella Groenlandia settentrionale, in una zona precedentemente utilizzata come base militare statunitense per il Progetto Iceworm: qui, durante l’apice della corsa agli armamenti nucleari contro l’Unione Sovietica, venne costruita una “città sotto il ghiaccio”. Questa fu abbandonata dopo soli 8 anni, nel 1967.

Per trovarla è stata utilizzata una tecnologia radar moderna della NASA che sfrutta l’UAVSAR (Uninhabited Aerial Vehicle Synthetic Aperture Radar) e che produce mappe realistiche della superficie del ghiaccio e dei suoi strati interni.

Camp Century 1966

Fonte: NASA

Camp Century nel 1966

I tesori di Pompei

Il 2024 è stato un anno eccezionale anche per Pompei perché le scoperte sono state davvero tante, una più incredibile dell’altra. A marzo sono riaffiorati importanti testimonianze di un cantiere che, secondo gli studiosi, sarebbe stato attivo fino al giorno dell’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. Ad aprile, invece, è riemerso un salone per banchetti dove le pareti sono arricchite da preziosi affreschi con figure mitologiche e personaggi risalenti alla guerra di Troia come Elena e Paride o Cassandra, la figlia di Priamo, in coppia con Apollo.

A luglio, invece, Pompei ci ha sorpreso con il ritrovamento di un’iscrizione sul monumento funebre di Numerio Agrestino rivelando dettagli riguardanti la vita del defunto, mentre ad agosto sono state rinvenute altre due vittime, un uomo e una donna con un piccolo tesoro.

La più antica forma di alfabeto

Quello che tutti noi abbiamo imparato a scuola potrebbe necessitare di un aggiornamento dopo questo ritrovamento avvenuto in Siria, a Umm El-Marra. Durante uno scavo, un team di ricercatori ha trovato dei frammenti di cilindri contenenti segni che sembrano essere i più antichi esempi conosciuti di scrittura alfabetica, risalenti addirittura al 2400 a.C. Per darvi un po’ di contesto, questo ritrovamento sposta la datazione delle prime testimonianze di scrittura alfabetica di ben 500 anni indietro rispetto alle attuali evidenze, che posizionano i primi esempi di scrittura alfabetica nel 1800 a.C. in Egitto.

Anche qui siamo di fronte a una scoperta eccezionale, soprattutto se consideriamo che il sito di Umm El-Marra è famoso per aver ospitato una delle civiltà più antiche della regione, risalente alla prima età del bronzo.

Il segreto delle origini di Stonehenge

Il monumento neolitico di Stonehenge, situato nel sud-ovest dell’Inghilterra, è un luogo profondamente immerso nel mistero da ben 5.000 anni. Grazie alle ricerche fatte ad agosto del 2024, però, ci avviciniamo sempre più alle risposte che stiamo cercando da tempo. Gli studiosi, infatti, hanno scoperto che la pietra dell’altare, posizionata vicino al centro della struttura, è composta da arenaria originaria della Scozia, a centinaia di chilometri dalla Salisbury Plain dove si trova ora.

Un tale viaggio sarebbe stato un’impresa titanica circa 5000 anni fa, quando gli archeologi ipotizzano che la pietra sia stata collocata: pesa più di sei tonnellate e i costruttori probabilmente non utilizzavano le ruote. Tenendo in considerazione questi fattori, la costruzione di Stonehenge rispecchia una straordinaria impresa collettiva in un’epoca in cui Inghilterra, Scozia e Galles non esistevano come entità politiche definite.

Gli esperti ipotizzano che i massi siano stati spostati utilizzando tronchi per il traino o imbarcazioni lungo corsi d’acqua, in un processo che avrebbe richiesto mesi, se non anni, di lavoro e pianificazione. Secondo gli ultimi studi, inoltre, il sito sembra essere nato come luogo di sepoltura, per poi evolversi nel corso dei millenni trasformandosi in un importante monumento religioso del Neolitico.

Stonehenge

Fonte: iStock

Luna piena su Stonehenge

Il fossato di Gerusalemme, ritrovato dopo 150 anni

Sapevate che un tempo Gerusalemme era divisa in due da un fossato? Quest’ultimo, però, non era mai stato trovato…fino agli scavi eseguiti lo scorso agosto. Dopo ben 150 anni di ricerche e tentativi, è stato finalmente rivelato. Fu utilizzato probabilmente per separare la città alta, dove si trovavano il tempio e il palazzo, dalla città bassa, e per proteggerla formando un enorme canale che separava la città di Davide dal Monte del Tempio e dall’area dell’Ofel.

Questa scoperta ribalta la teoria secondo cui il fossato si sarebbe trovato in un altro punto della città. Gli studiosi hanno riesaminato i rapporti degli scavi precedenti risalenti agli anni ’60, scoprendo che i ritrovamenti di quegli anni rappresentano la continuazione del fossato, scavato a Ovest. Il collegamento dei due tratti scoperti crea un fossato profondo e ampio che si estende per almeno 70 metri, da Ovest a Est. La scoperta apre una nuova discussione sui termini della letteratura biblica in riferimento alla topografia di Gerusalemme, come l’Ofel e il Millo.

Un ritrovamento eccezionale in Sicilia

Sono oltre dieci anni che un team di ricercatori della New York University e dell’Università Statale di Milano sta lavorando all’interno del sito archeologico di Selinunte per approfondire la conoscenza che abbiamo dei santuari urbani situati all’interno del grande muro di peribolo sull’Acropoli. Ed è proprio durante uno di questi scavi che hanno fatto una scoperta eccezionale: nuovi edifici legati all’area sacra, tra l’età arcaica e quella classica, e una struttura che sembrerebbe un piccolo tempio, alle spalle del Tempio C, pari a circa due terzi del Tempio R. Si tratta di un ritrovamento importante che potrebbe ridisegnare il perimetro dell’intera area archeologica.

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Cosa fare a Bologna e dintorni per la Befana

Tra le regioni d’Italia, l’Emilia-Romagna è quella dove l’Epifania viene festeggiata davvero in grande stile. Nelle varie città vengono organizzati diversi eventi profondamente legati alle tradizioni contadine: è proprio dopo il 6 gennaio, infatti, che i contadini riprendevano i lavori agricoli per dar vita ai nuovi raccolti. Ed è partendo da queste usanze, ma non solo, che a Bologna e provincia si festeggia in tanti modi diversi, unici e originali.

Scopriamo insieme cosa fare a Bologna e dintorni per la Befana, dagli spettacoli teatrali per i bambini all’arrivo della simpatica vecchietta nelle piazze, fino ai tipici Roghi delle Befane e ai primi tuffi in mare con costumi divertenti e originali.

Arriva la Befana in Piazza Maggiore

Impossibile raccontare cosa fare a Bologna per l’Epifania e non cominciare con uno degli eventi più attesi e divertenti: “Arriva la Befana”, l’appuntamento in Piazza Maggiore e tra le vie del centro con la Befana sul trishow di Luca Soldati. Lunedì 6 gennaio alle 9:00, il trishow partirà da palazzo d’Accursio accompagnata dalla Befana Band Snap Up Orchestra di Michael Brusha. E se sentite profumo di caldarroste tranquilli, non le state immaginando: vi basterà raggiungere Nicola Fusaro, il famoso caldarrostaio di Via Rizzoli.

Festa della Befana

Alle 14.30, presso l’Ippodromo Arcoveggio Bologna in Via Arcoveggio 37 i bambini potranno salire in sella ai pony, visitare le scuderie sul trenino Hippotram e divertirsi con i laboratori di gioco e animazione. Ma il momento più atteso del pomeriggio è l’arrivo della simpatica vecchietta in sulky, la Befana che distribuirà la calza a bordo pista e nella sala riscaldata, aiutata dai suoi simpatici assistenti. Infine, l’evento si concluderà con l’esibizione di Capitan Bretella con il suo spettacolo circense a base di magia, illusionismo e giocoleria. L’ingresso è libero per i minori di 18 anni, mentre gli adulti pagano 0,50 centesimi.

Lo spettacolo Fantateatro

Per terminare la vostra giornata potete andare al Teatro Duse dove alle 18:00 si terrà lo spettacolo del Fantateatro. Della durata di circa un’ora e 15 minuti, lo spettacolo mette in scena la classica storia del Mago di Oz con alla regia Sandra Bertuzzi. L’incasso sarà devoluto alla Casa dei Risvegli Luca De Nigris e, alla fine dello spettacolo, i bambini presenti in sala riceveranno le calze della Befana offerte da Conad.

Il prezzo dei biglietti, acquistabili anche online, parte da 24 euro e varia in base alla postazione scelta.

Spettacolo dei burattini a Palazzo Pepoli

Un altro spettacolo per bambini organizzato lunedì 6 gennaio è “Fagiolino, Sganapino e la Befana”. A Palazzo Pepoli, alle 16:00 e alle 17:45, si terrà lo spettacolo dei burattini con protagonisti Fagiolino e Sganapino, due ‘scanzonati’ che combattono contro le ingiustizie e la fame atavica che da sempre li accompagna. Nel loro cammino incontreranno, tra gli altri personaggi, nientemeno che la Befana in persona. Quali misteriose avventure avrà in serbo la mitica vecchietta? Scopritelo partecipando allo spettacolo, della durata di 45 minuti. Il biglietto costa 10 euro per gli adulti e 8 euro per i bambini sotto i 12 anni.

Cosa fare nei dintorni di Bologna per l’Epifania

Se preferite trascorrere il giorno della Befana anche all’insegna della tradizione, l’Emilia-Romagna è perfetta. A Piacenza sono stati organizzati due eventi: il primo si terrà il 5 gennaio, chiamato, “Una Befana in carrozza”, durante il quale potrete partecipare a una divertente visita guidata per bambini tra le carrozze conservate nei sotterranei di Palazzo Farnese alla scoperta della storia della Befana e, a seguire, un laboratorio creativo. La mattina del 6 gennaio, invece, alle 9:00 arriverà la Motobefana, mentre alle 10:30 in Piazza Cavalli ci sarà un’altissima Befana pronta a distribuire dolciumi e caramelle a tutti i bambini.

Legato all’antica tradizione contadina è l’evento organizzato a San Matteo della Decima, una frazione di San Giovanni in Persiceto: il 5 gennaio, i ragazzini si travestono da vecchini e recitano filastrocche (zirudelle) in dialetto per ricevere delle dolci ricompense, mentre dalle 17:00, al calar della sera, potrete ammirare i tipici Roghi delle Befane, fantocci di paglia di una decina di metri che ardono in diversi punti del paese.

Un enorme falò viene costruito anche a Faenza durante la manifestazione conclusiva del Palio del Niballo: quest’ultimo è un guerriero saraceno che simboleggia le avversità. Niballo viene bruciato in un enorme falò nel centro della piazza dove arriva, secondo un’antica tradizione, su un carro trainato dai buoi. Molto bella è anche l’iniziativa organizzata nella cittadina lagunare di Comacchio, che celebra l’arrivo della Befana con sfilate, canti popolari, mercatini, tanti momenti di intrattenimento per i più piccoli e, per concludere, uno scenografico spettacolo piro-musicale.

Infine, particolarmente divertente è l’evento organizzato a Tagliata di Cervia, dove tra stand gastronomici, musica, animazione e iniziative sportive che includono una passeggiata motoria (Befana Run) e la cicloturistica in mountain bike (Pedalata della Befana), ci sarà anche il primo tutto dell’anno. Alle 15.00 arriva il tradizionale Tuffo della Befana che terminerà con la premiazione dei temerari tuffatori con il costume più originale.

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Le case delle fate in Sardegna verso il riconoscimento UNESCO

La Sardegna, lo sappiamo, è una terra misteriosa e ricca di fascino. Chi ricerca la sua bellezza solo sulla costa, tra le sue spiagge bianche e le acque turchesi, non sa cosa si perde. L’isola ha davvero molto da raccontare ai viaggiatori dotati di orecchie capaci di ascoltare e andare oltre il superficiale, oltre l’estate. La sua ricchezza paesaggistica, così diversificata, incontra quella storica: chiunque abbia guidato tra le sue strade ha visto sicuramente affiorare i nuraghe, l’eredità lasciataci dalla civiltà nuragica.

Però, per immergersi tra i segreti della Sardegna, bisogna imparare anche a esplorare i suoi mondi sotterranei. Sono qui, infatti, che si trovano le domus de Janas o ‘case delle fate’. Sono oltre 3500 le domus mimetizzate nel paesaggio dall’inestimabile valore storico-culturale. Un valore che, probabilmente, verrà riconosciuto presto anche dall’UNESCO.

Cosa sono le domus de Janas

Non è facile vederle, ma ci sono, nascoste tra le campagne della Sardegna. Sono le domus de Janas, sepolture ipogeiche dove le antiche popolazioni, vissute oltre 5000 anni fa, deponevano i defunti e li ‘restituivano’ alla dea Madre, una divinità di cui abbiamo testimonianza grazie al ritrovamento di centinaia di statuette votive.

Le domus sono state scavate in massi isolati o raggruppate in necropoli su costoni rocciosi. Ne esistono di diverse tipologie: ci sono le domus a pozzetto, a camera, a forno o con dromos. Molte sono state realizzate tenendo a mente le case dei vivi e introducendo dettagli quali soffitti a doppio spiovente, focolari e false porte.

Possiamo, e dobbiamo, indugiare e contemplare il loro mistero anche con un tocco di magia. Secondo le leggende popolari, infatti, le domus de Janas erano le case delle fate (la parola janas, in sardo, significa appunto fate) che alla luce della luna tessevano fili d’oro e vegliavano sui sonni dei bambini.

Il riconoscimento UNESCO delle domus de Janas

Sono anni che la Sardegna aspira al riconoscimento delle domus de Janas come Patrimonio UNESCO, una richiesta che finalmente è stata presentata grazie alla rete dei Comuni delle Domus de Janas, un’aggregazione di 60 amministrazioni locali sarde di cui è capofila Alghero, e all’associazione di promozione sociale Cesim, acronimo di Centro Studi Identità e Memoria, che hanno lavorato in sinergia per promuovere la candidatura.

Nel dettaglio, il sito seriale protagonista è formato da 26 componenti, il quale identifica un’epoca particolarmente importante per la storia dell’isola, compresa tra il V e il III millennio a.C. Le componenti individuate fanno riferimento ai monumenti più rappresentativi di questo periodo storico, che va dal Neolitico medio all’Età del Rame, e sono collegati ai due grandi fenomeni dell’ipogeismo e del megalitismo.

Com’è stato descritto nel comunicato stampa del Ministero della Cultura, “entrambi questi fenomeni, diffusi nelle coeve civiltà europee, assumono in Sardegna aspetti e connotazioni peculiari, che testimoniano gli scambi con il mondo esterno, ma allo stesso tempo le originali rielaborazioni locali”.

La candidatura, sottoposta all’esame degli organismi consultivi del Comitato del Patrimonio Mondiale, potrà ottenere il suo lieto fine nell’estate del 2025 in seguito alla valutazione del Comitato della Convenzione del 1972. Nell’isola si respira un’atmosfera di cauto ottimismo e noi non vediamo l’ora di conoscere il gran finale.

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Dove andare in montagna in Lombardia

La Lombardia, terra di contrasti tra l’effervescente vita urbana di una metropoli come Milano, sempre in continuo movimento e in evoluzione, e la tranquillità delle sue vette montuose, è una regione che offre paesaggi straordinari e una moltitudine di attività da vivere sia d’inverno che d’estate.

Le montagne lombarde sono un autentico paradiso per gli appassionati di sport, natura e cultura, un angolo d’Italia che, con le sue infinite possibilità, soddisfa ogni desiderio, a prescindere dalla stagione. Scoprire dove andare in montagna in Lombardia significa immergersi in un mondo di bellezza naturale, tradizione e, soprattutto, esperienze che sanno regalare emozioni in ogni periodo dell’anno.

Ecco alcuni dei luoghi imperdibili da visitare per chi vuole conoscere dove andare in montagna in Lombardia, con le loro meraviglie da scoprire sia sotto il manto bianco della neve che sotto il caldo sole estivo.

Valchiavenna, rifugio tra storia e natura

La Valchiavenna, che si estende nella parte nord-occidentale della Lombardia, è una delle valli più suggestive della regione. Questo angolo incantato è perfetto per chi cerca una montagna ricca di storia e tradizione. In inverno, la Valchiavenna è famosa per le sue stazioni sciistiche, tra cui Madesimo, una delle località più apprezzate dagli sciatori esperti e dai principianti. Le piste sono ampie e ben preparate, con numerose opportunità anche per chi vuole praticare lo snowboard o il freestyle. Le suggestive vette innevate creano scenari mozzafiato, ideali per chi ama sciare immerso in un contesto naturale unico.

Ma la Valchiavenna non è solo una meta invernale. Durante l’estate, la valle si trasforma in un paradiso per gli amanti delle escursioni e delle passeggiate. Le montagne circostanti offrono numerosi sentieri che, con difficoltà variabili, permettono di esplorare luoghi come l’Alpe Motta o il Lago di San Giacomo. La bellezza della natura incontaminata si fonde con il fascino dei piccoli borghi, dove la tradizione locale è ancora ben viva. Non manca la possibilità di scoprire i numerosi antichi mulini e le chiese storiche che punteggiano la valle, testimoni di un passato ricco e affascinante.

Valchiavenna

Fonte: iStock

I paesaggi della Valchiavenna

Valtellina, la regina di sport e relax

Famosa in tutto il mondo per i suoi vini pregiati e per l’eccellenza enogastronomica (pizzoccheri con casera filante, sciatt e bresaola vi dicono qualcosa?), la Valtellina è anche una meta ideale per chi ama la montagna. Durante l’inverno, le sue piste da sci, come quelle di Livigno e Bormio, sono tra le più rinomate d’Italia. Livigno è un vero e proprio paradiso per gli amanti dello sci, grazie alla vastità del comprensorio e alla qualità delle sue strutture. A Bormio, invece, oltre alla pratica degli sport invernali, si possono apprezzare le terme naturali, un’oasi di benessere dove rilassarsi dopo una giornata di sci.

In estate, la Valtellina offre un paesaggio completamente diverso ma altrettanto affascinante. I monti si trasformano in un’immensa palestra naturale per gli appassionati di trekking, mountain bike e arrampicata. Sentieri come quelli che portano al Passo dello Stelvio o alla Val di Rezzalo sono imperdibili per chi cerca di immergersi completamente nella natura.

Val Brembana, cuore delle Prealpi Lombarde

La Val Brembana, situata nell’area sud-occidentale della Lombardia, è una destinazione ideale per chi cerca una montagna un po’ più tranquilla e meno turistica, ma ugualmente affascinante. In inverno, le stazioni sciistiche di Foppolo e Carona offrono una varietà di piste adatte a tutti i livelli, ma con un’atmosfera decisamente più rilassata rispetto alle grandi località di montagna. Il contesto naturale, incorniciato da pini e abeti, rende ogni discesa un’esperienza unica, con panorami che spaziano dalle cime innevate ai piccoli paesini in basso.

Durante l’estate, la valle si trasforma in un’oasi di pace, perfetta per il trekking e per esplorazioni in bicicletta. La bellezza selvaggia del Parco delle Orobie è un invito a immergersi in un mondo di cascate, laghi alpini e boschi secolari. Luoghi come l’Alpe Arera e il Lago del Diavolo sono perfetti per escursioni giornaliere che permettono di scoprire panorami mozzafiato, da vivere con la calma e la tranquillità che solo una valle meno conosciuta può regalare.

Val Brembana

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I laghi e i monti della Val Brembana

Laghi e montagne dell’Alto Lario

Infine, l’Alto Lario, che si affaccia sul Lago di Como, è una zona che unisce la bellezza delle montagne con quella dei laghi. Durante l’inverno, le vette che circondano il lago offrono opportunità di sci nelle stazioni di Colico e Pian di Spagna, ma la vera magia di questa zona si rivela nei suoi laghi alpini, come il Lago di Mezzola e il Lago di Como. Le passeggiate nei boschi o lungo i sentieri che costeggiano il lago offrono un’esperienza unica di contatto con la natura. Ma non solo: i dintorni del Lago di Como sono perfetti per chi voglia fare una gita nei pittoreschi borghi che lo costeggiano, fermandosi anche a dgustare un risotto o una frittura di pesce di lago, freschissimo e succulento.

D’estate, il territorio è perfetto per le escursioni in montagna o per praticare sport acquatici come il kayak e la vela. In alternativa, ci si può rilassare sulla riva del lago, godendo della frescura dell’acqua e dei panorami spettacolari, dove le montagne si riflettono dolcemente nel blu del lago. È una meta ideale per chi cerca il contrasto tra il fascino delle vette e la serenità delle acque lacustri.

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Le attrazioni turistiche che, purtroppo, non si potranno visitare nel 2025

Viaggiare non è mai stato così semplice. Le rotte aeree si moltiplicano, collegando destinazioni una volta inaccessibili e permettendo uno scambio culturale senza precedenti. Tuttavia, nonostante la sensazione che il mondo intero sia ormai alla portata di tutti, alcune attrazioni e istituzioni che un tempo attiravano visitatori da ogni angolo del globo hanno chiuso definitivamente i battenti.

Il 2024 ha visto la scomparsa di luoghi iconici a causa di motivi diversi, dai disastri naturali alle difficoltà economiche, o per scelte strategiche, come riporta il sito della CNN. Ma per ogni fine c’è anche un nuovo inizio, e per ogni luogo che scompare, emergono nuove opportunità di scoperta che arricchiscono il panorama turistico globale.

Ecco alcune delle destinazioni che non saranno più visitabili nel 2025, e forse mai più, ma per ognuna segnaliamo anche un’alternativa emergente.

​Addio a due simboli di Las Vegas

Due storici casino-hotel hanno abbandonato lo skyline di Las Vegas quest’anno: si tratta del Tropicana e del Mirage. Inaugurato nel 1989, il Mirage verrà rimpiazzato da una nuova proprietà Hard Rock a forma di gigantesca chitarra. Il Tropicana, invece, è stato demolito a ottobre per far spazio a uno stadio destinato agli Oakland Athletics, la squadra di baseball che si trasferirà nella “Città del Peccato”.

Alternativa: Il 2024 ha portato una ventata di novità sullo Strip di Las Vegas con Sphere, il futuristico complesso per eventi caratterizzato da una gigantesca struttura a LED. Inaugurata da una serie di concerti degli U2, l’esperienza è stata definita da molti come “un mix tra un planetario, un cinema IMAX potenziato e una realtà virtuale senza visore”.

Sphere a Las Vegas

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Sphere, Las Vegas

​Chez Michou a Parigi

Montmartre ha perso uno dei suoi simboli più eccentrici: il drag club Chez Michou, che era stato anche fonte d’ispirazione per il musical “La Cage aux Folles”. Dopo la scomparsa del fondatore Michel “Michou” Catty nel 2020, il locale ha affrontato difficoltà economiche insormontabili, che l’anno condotto alla chiusura. Michou era un personaggio molto amato in Francia, al punto che il presidente Emmanuel Macron ha pubblicamente espresso cordoglio alla sua morte.

Alternativa: Per un’esperienza unica di burlesque e cabaret, l’indirizzo giusto è quello del Crazy Horse, nei pressi degli Champs-Élysées, l’iconico locale che ha ospitato star del calibro di Lisa delle Blackpink e Dita Von Teese.

​Il Rubin Museum of Art a New York

Il panorama museale di New York ha subito un duro colpo con la chiusura del Rubin Museum, che vantava una delle più grandi collezioni di arte himalayana al mondo. Abbandonata la sua sede fisica a Chelsea, si è trasformato in un “museo senza muri”, mentre lcune opere, tra cui la celebre Sala del Santuario Tibetano, verranno trasferite al Brooklyn Museum.

Alternativa: Gli appassionati del genere possono in compenso visitare il Nicholas Roerich Museum, situato in una townhouse nell’Upper West Side, che offre un’esperienza intima e gratuita focalizzata sul lavoro di Roerich, pittore russo trasferitosi in India, che ha creato molte opere che ritraggono paesaggi himalayani.

​Fotografiska a New York

Anche Fotografiska, filiale newyorkese del celebre museo di fotografia di Stoccolma, ha chiuso le sue porte a Park Avenue a fine settembre, sebbene gli amministratori sperano di riaprire in una nuova sede in futuro.

Alternativa: Si può visitare il museo dell’International Center of Photography, nel Lower East Side, vero punto di riferimento per gli amanti della fotografia, con mostre, conferenze e proiezioni. Tra l’altro, si trova vicino ad altre attrazioni culturali come il Tenement Museum e il Museum of Chinese in America.

​Wayfarers Chapel in California

La Wayfarers Chapel, una chiesa di vetro inserita nel Registro Nazionale dei Luoghi Storici, è stata smantellata a causa dei rischi di frane nella zona. Progettata da Lloyd Wright, figlio di Frank Lloyd Wright, la struttura verrà conservata fino a quando verrà trovata una nuova sede.

Alternativa: A circa 40 miglia, a Garden Grove, gli appassionati di architettura trovano la Christ Cathedral, conosciuta come la “cattedrale di cristallo” per i suoi materiali riflettenti e il design ispirato a una stella a quattro punte.

Wayfarers Chapel in California

Fonte: iStock

Wayfarers Chapel, California

​Le strade private di Gion a Kyoto

Nel quartiere storico di Gion, a Kyoto, la pressione turistica ha costretto le autorità locali a chiudere molte delle stradine laterali abitualmente frequentate dalle geishe, lasciando aperte solo le vie principali. Una decisione che, precisa il sito della CNN, mira a ridurre il fenomeno dei “geisha paparazzi”, ormai diventato insostenibile.

Alternativa: Per scoprire la cultura delle geishe, si può visitare il Gion Kagai Art Museum, aperto nel 2024, che offre mostre, performance quotidiane e la possibilità di scattare foto con geishe e maiko (apprendiste).

​Living Computers: Museum + Labs a Seattle

Il museo creato dal co-fondatore di Microsoft, Paul Allen, che consentiva ai visitatori di interagire con dispositivi tecnologici vintage, è stato chiuso definitivamente e tutti gli oggetti saranno messi all’asta.

Alternativa: Il Museum of Pop Culture, sempre a Seattle, è un’altra attrazione imperdibile. Tra le sue collezioni, spiccano la Science Fiction and Fantasy Hall of Fame e mostre che esplorano i vari aspetti della cultura pop.

​Il “Double Arch” del Glen Canyon

A causa dell’erosione, il “double arch”, una formazione di arenaria Navajo di 190 milioni di anni, uno dei simboli del Glen Canyon National Recreation Area, è crollato nel 2024.

Alternativa: In compenso lo Utah offre numerosi altri tesori naturali nei suoi svariati parchi. Tra questi, il celebre Arches National Park è così popolare che è stato necessario contingentare gli ingressi su prenotazione. Per un’esperienza più rilassata, si possono visitare parchi meno frequenatti come Coral Pink Sand Dunes, Goblin Valley o il Great Salt Lake.

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Coyoacán a Città del Messico, alla scoperta del quartiere degli artisti

Visitare Città del Messico è un’emozione difficile da descrivere: tanti sono i quartieri che affascinano i turisti, ma ce n’è uno, in particolare, dall’anima vivace e intellettuale. Siamo in Messico, nel quartiere Coyoacán, zona amatissima dagli intellettuali e dagli artisti, una vera esplosione di colori e di cultura, legata profondamente a Frida Kahlo. Ti portiamo alla scoperta delle sue strade acciottolate, delle case super colorate, tra musei, gallerie d’arte e angoli da non perdere.

La storia del quartiere Coyoacán a Città del Messico

Coyoacán a Città del Messico, i Giardini del Secolo

Fonte: iStock

Coyoacán a Città del Messico, i Giardini del Secolo

Coyoacán (Luogo di coloro che possiedono coyote) fa parte delle sedici delegazioni di Città del Messico, la Capitale del Messico. Si trova nel sud della città, ed è un antico villaggio preispanico, la Capitale dei Tepanechi: durante l’espansione di Città del Messico, è stato inglobato, senza mai perdere parte del suo fascino, anche perché è una zona piena di punti di interesse.

Indubbiamente è tra le zone più emblematiche della Capitale, tra le aree più importanti, un vero e proprio cuore culturale. Oggi possiamo ammirare il processo che l’ha portata a essere così, con un’identità ben precisa, sia dal punto di vista architettonico quanto culturale. In questa regione si trovava “il più grande ufficio del sindaco della Nuova Spagna”, vero punto di riferimento.

Come arrivare nel quartiere Coyoacán a Città del Messico

Il quartiere di Coyoacán a Città del Messico dista circa 20 minuti a piedi dalle principali stazioni della metropolitana (tutte sulla Linea 3), ovvero Coyoacán, Viveros, Miguel Ángel de Quevedo o Copilco. Volendo c’è anche l’alternativa della stazione General Anaya della Linea 2, precisamente scendendo a Calle 20 de Agosto: questa soluzione è molto amata perché la passeggiata è estremamente colorata e pittoresca, ed è vicina ai musei Frida Kahlo e Leon Trotsky. Il quartiere è pedonale: si può prendere il bus da Taxqueña, ovvero Central de Sur.

Cosa vedere nel quartiere Coyoacán a Città del Messico

Ofrenda di Frida Kahlo nel Jardín Plaza Hidalgo a Coyoacán

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Ofrenda di Frida Kahlo nel Jardín Plaza Hidalgo a Coyoacán

Città del Messico è viva, caotica, popolosa. Eppure, Coyoacán è ben diversa dal resto delle delegazioni, tanto che viene definita persino un’oasi più tranquilla. Curata nei dettagli, nei minimi particolari, è una zona ricca di verde, con rimandi all’architettura del Cinquecento, e palazzi costruiti durante l’epoca coloniale. Qui la produzione artigiana è ancora molto sentita. L’influenza bohémien è tutt’oggi più viva che mai: basti pensare alla casa di Frida Kahlo, al museo dove scoprire la sua storia.

Casa degli artisti e degli intellettuali messicani, anche Diego Rivera ha vissuto qui, e infatti è possibile visitare il Museo Diego Rivera Anahuacalli. Tra le attrazioni imperdibili, citiamo il Museo León Trotsky, la Casa Azul Museo Frida Kahlo, l’UNAM (Università Nazionale Autonoma del Messico), Los Viveros (vivaio e parco pubblico che copre 38,9 ettari della delegazione). Non mancano gallerie d’arte e spazi verdi, tra cui il Jardín Centenario, nel quartiere vengono organizzati di sovente festival musicali e fiere d’arte. Al Mercado de Coyoacán, invece, è possibile osservare uno spaccato autentico della vita del quartiere: fondato nel 1921, si può acquistare di tutto, dalle spezie alle borse intrecciate, un inno all’artigianato messicano.

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Tombe della dinastia Ming, come visitare il sito Patrimonio UNESCO

A 50 km a nord-ovest di Pechino, possiamo visitare uno dei siti più importanti della Cina: le tombe della dinastia Ming, dichiarate Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’UNESCO nel 2003. La dinastia Ming è stata la penultima a regnare: 16 imperatori, di cui 13 sono stati seppelliti proprio nel Cimitero Imperiale della dinastia. Scopriamo come visitarle, cosa vedere e la loro storia.

La storia delle tombe della dinastia Ming

Le tombe della dinastia Ming, che si trovano nel Changping District, sono immerse in uno scenario suggestivo, circondate dalle montagne su ben tre lati. Il cimitero imperiale è di circa 120 chilometri quadrati, ed è qui che possiamo osservare, oltre alle 13 tombe degli imperatori Ming, anche le tombe di imperatrici, concubine, principi e principesse.

Colline, boschi, vallate: i dintorni sono suggestivi, è vero, e la zona è stata scelta prendendo come punto di riferimento la geomanzia (divinazione per mezzo della terra). La prima tomba della dinastia Ming è stata la Tomba della Longevità: qui sono stati seppelliti l’imperatore Yongle e l’imperatrice Xu, morta a Nanchino nel 1407. Le altre tombe, realizzate in un arco temporale di più di 200 anni, sono:

  • Xiang Ling;
  • Jing Ling;
  • Yu Ling;
  • Mao Ling;
  • Zhong Ling;
  • Kang Ling;
  • Yong Ling;
  • Zhao Ling;
  • Ding Ling;
  • Qing Ling;
  • De Ling

Come visitare le tombe della dinastia Ming

Le Tombe della Dinastia Ming

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Le Tombe della Dinastia Ming

Vengono organizzati molteplici tour per vedere le tombe della dinastia Ming, dove riposano i resti di 13 dei 16 imperatori che hanno governato la Cina (esattamente dal 1368 al 1644). Questo sito chiama a sé ogni anno migliaia di turisti da ogni parte del mondo, non solo per osservare le tombe, ma soprattutto per approfondire la storia e il culto degli antenati.

Abbiamo dunque la possibilità di prenotare un tour (anche privato), oppure possiamo raggiungere le tombe in autonomia in metropolitana, prendendo la Linea Changping fino alla fermata Changping Dongguan, per poi prendere il bus 314 per Changling o Dingling. Prevediamo di dedicare almeno una giornata o un pomeriggio per visitare il sito.

Cosa vedere

Ciascuna tomba condivide la Via Sacra, ovvero il viale che si trova proprio al centro nella zona delle tombe, dove si trovano 36 strutture in pietra, tra cui 24 animali in pietra e 12 figure umane. Non parliamo di piccole sculture, bensì di strutture piuttosto imponenti, che superano persino i 30 metri cubi di volume. Naturalmente i mausolei si differenziano per alcune caratteristiche, come dimensioni e complessità stessa. Non tutte le tombe sono visitabili: alcune sono aperte al pubblico, come la Via Sacra per raggiungere la Changling Tomb, la Zhaoling Tomb e la Dingling Tomb.

Tra le cose da vedere citiamo appunto la Tomba della Longevità (Changling Tomb), la Tomba della Tranquillità (Dingling Tomb): quest’ultima è la tomba del tredicesimo imperatore Wanli, che è salito al trono a 10 anni e ha regnato per ben 48 anni. Sempre nella Tomba della Tranquillità è stato scavato un Palazzo Sotterraneo che copre una superficie di 1.195 mq, con cinque sale connesse tra loro. Estremamente particolare è il Padiglione della Stele, costruito nel 1426; non dimentichiamo di osservare il grande Portale in Marmo, che invece risale al 1540, costruito durante il periodo dell’imperatore Jiajing.

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Gubbio in un giorno: cosa vedere e fare nell’incantevole borgo umbro

Incastonata tra le verdi colline umbre, Gubbio conquista con la sua architettura medievale e un’atmosfera unica. Se hai solo un giorno per scoprire questa meravigliosa cittadina, ecco un itinerario che unisce storia, cultura, arte, natura e gastronomia, pensato per sfruttare al massimo il tuo tempo.

Mattina, alla scoperta della storia e dei panorami eugubini

Colazione in Piazza Grande. Inizia la tua giornata con un buon caffè e una brioche in uno dei bar che affacciano sulla maestosa Piazza Grande, il cuore pulsante di Gubbio, una terrazza pensile dominata dagli antichi palazzi del Podestà e dei Consoli, che offre una vista panoramica spettacolare sulla vallata sottostante. Qui gli appassionati di fiction non mancheranno di riconoscere alcune delle location principali delle prime stagioni di “Don Matteo”, come il Palazzo dei Consoli che nella serie tv funge da caserma dei Carabinieri.

Palazzo dei Consoli e Museo Civico. Dopo colazione, visita il Palazzo dei Consoli, un imponente edificio gotico che ospita il Museo Civico, dove potrai ammirare le Tavole Eugubine, un prezioso reperto archeologico che racconta la storia degli antichi Umbri. Nel museo si trova anche una straordinaria raccolta di “maiolica arcaica” in “zaffera a rilievo” (XIV sec.), manufatti del XIX sec., e splendidi esempi del lustro rosso e dorato di Mastro Giorgio (XVI sec.), insieme al vasellame farmaceutico e ai duomi d’alambicco in terracotta rossa.

Passeggiata nel centro storico e visita a un artigiano della ceramica. Prosegui con una passeggiata nelle strette vie medievali del centro. Tra via dei Consoli e via XX Settembre troverai numerose botteghe artigiane dove abili ceramisti portano avanti tradizioni secolari. Fermati a osservare le loro creazioni e, se hai tempo, acquista un pezzo unico come ricordo del tuo viaggio. Poi prosegui verso la parte alta della città, dove sorge la Cattedrale dei Santi Mariano e Giacomo che risale al XIII secolo e conserva magnifici affreschi e opere d’arte.

Pomeriggio, salita sul monte Ingino

Funivia Colle Eletto. Per uno spuntino veloce all’ora di pranzo, gusta la tipica crescia umbra, conosciuta anche come torta al testo, farcita con salumi e verdura. Dopo pranzo, vivi un’esperienza unica salendo con la funivia a cestello fino alla Basilica di Sant’Ubaldo, situata sul Monte Ingino. La corsa è breve ma emozionante e offre una splendida vista su Gubbio. Non perdere l’occasione di scattare foto per immortalare il panorama mozzafiato.

Visita alla Basilica di Sant’Ubaldo. La Basilica custodisce le spoglie del santo patrono della città e i Ceri, protagonisti della celebre Festa dei Ceri. Approfitta della visita per goderti un po’ di relax immerso nella natura circostante e apprendere di più sulla tradizione secolare legata a questo luogo. Per gli amanti delle passeggiate, il ritorno a piedi lungo i sentieri panoramici del Monte Ingino è un’opzione imperdibile.

Sera, sapori tipici e un tocco di magia

Aperitivo in centro. Concludi il pomeriggio con un aperitivo in uno dei locali tipici del centro storico. Assapora i vini locali accompagnati da prodotti tipici umbri, come il prosciutto di Norcia e il formaggio pecorino. Il Caffè Ducale è una tappa ideale: qui puoi sederti al tavolo dove, nella fiction “Don Matteo”, il Maresciallo Cecchini e Don Matteo erano soliti sfidarsi a scacchi.

Cena in una trattoria tipica. Per la cena, scegli una trattoria che propone piatti della tradizione umbra. Tra le specialità da provare ci sono pappardelle, strangozzi al tartufo e friccò, una versione locale del pollo alla cacciatora, naturalmente accompagnati da un buon bicchiere di Sagrantino.

Passeggiata notturna tra storia e leggende. Dopo cena, goditi una passeggiata serale per le vie illuminate di Gubbio. Raggiungi il trecentesco Palazzo del Bargello e la celebre Fontana dei Matti, attorno alla quale, seguendo un antico rito, devi girare tre volte e bagnarti con la sua acqua per ricevere simbolicamente la “patente di matto”. Questo divertente rituale è un omaggio alla goliardia e alla tradizione della Festa dei Ceri. Non dimenticare di passare dalla Chiesa di San Giovanni, famosa per essere la canonica di Don Matteo nella fiction tv, e di ammirare la sua suggestiva facciata medievale.

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Cosa vedere e cosa fare a Santa Cruz de Tenerife, tra divertimento, cultura e spiagge

Vivace, cosmopolita e dinamica, Santa Cruz de Tenerife è un’imperdibile capitale costiera, rinomata per il suo importante porto, uno dei principali dell’Oceano Atlantico e vanta ben 58 chilometri di costa con alcune tra le spiagge più incantevoli dell’isola.

E non soltanto: è ricca di monumenti, musei e molteplici luoghi d’interesse ed è nota anche per il patrimonio architettonico modernista, visibile lungo i viali che impreziosiscono la zona portuale.

Insomma, rappresenta un perfetto equilibrio tra tradizione e modernità, ed è una meta imprescindibile per chi visita Tenerife. Scopriamo, allora, cosa fare e cosa vedere per una vacanza che non si dimentica.

Cosa vedere a Santa Cruz de Tenerife

Una visita a Santa Cruz de Tenerife può iniziare dal centro storico, dove scoprire monumenti che raccontano storie antiche, lasciarsi sorprendere da scorci incantevoli e gustare i piatti tipici della cucina locale presso i ristoranti Guida Michelin, veri capolavori dai sapori autentici.
Tra le tappe da mettere in lista spiccano Plaza de Pedro Schwartz e Plaza de la Paz, perfette per sentirsi accolti e parte integrante della vivacità del luogo. La Iglesia de la Concepción, invece, vi regalerà un viaggio nel passato, mentre il Museo de Bellas Artes vi conquisterà con il lato più contemporaneo e creativo di Santa Cruz, in quattordici sale di un edificio classicista del 1929.

Spostandovi sul lungomare, verrete conquistati dall’originalissimo Auditorium, completato nel 2003 su progetto dell’archistar Santiago Calatrava: tra il porto e il parco marino, vanta la sala principale che può ospitare fino a 1616 persone, e la sala della musica da camera che arriva a 422. Sede dell’Orquestra Sinfónica de Tenerife, dispone di due terrazze che guardano il mare e si apre verso la città e verso l’Oceano come una gigantesca opera d’arte nata per stupire.

Non lontano, ecco il Castillo di San Juan Bautista (o Castello Nero), risalente al 1644, caratterizzato da una torre circolare in pietra basaltica e pareti con feritoie. Accessibile da un piccolo fossato, ha mura spesse 2 metri e mezzo, è alto 8 metri e ha un diametro di 30 metri.

Per gli amanti del verde, fa bella mostra di sé il parco urbano Parque Garcia Sanabria, realizzato nel 1926: dimora di piante esotiche, palme e grandi alberi,  si sviluppa su una superficie di 67mila metri quadri, adornata da piacevoli sentieri, statue, fontane, alberi da frutto e siepi. Si tratta di una vera e propria oasi nel cuore della città, dove non lasciarsi sfuggire la vista di 13 sculture contemporanee (esposte al primo Salone Internazionale di Scultura negli Anni Settanta) e il grazioso orologio di fiori proveniente dalla Svizzera e donato all’isola dal Consolato di Danimarca.

Cosa fare a Santa Cruz de Tenerife

Siamo alle Canarie, laddove il clima è mite tutto l’anno con temperature gradevoli che, durante i mesi più freddi, si attestano tra i 16 e i 24 gradi: perché non approfittarne per godersi la vita da spiaggia tra relax, tuffi e bagni di sole? Santa Cruz, come accennato, custodisce alcune tra le spiagge più apprezzate dell’isola come, ad esempio, Las Teresitas, un trionfo di palme nel vicino villaggio di San Andrés, con un tratto di mare calmo e tutti i comfort e servizi, anche per i più piccoli.

Ancora, il Parco Marittimo César Manrique (complesso di piscine con cascate artificiali e viste da cartolina) è ideale per dedicarsi alle più varie attività acquatiche: snorkeling, vela, paddle-surf, immersioni e surf.

Ma Santa Cruz de Tenerife non offre solo mare e paradisiache spiagge dorate: concedetevi una passeggiata lungo le vie dello shopping e fermatevi al Mercato di Nuestra Señora de África, aperto al mattino, il non plus ultra per fare scorta di cibi freschi, vini, formaggi e delizie a non finire.

E poi da segnare in agenda una sosta al Tenerife Espacio de las Artes (TEA), spazio culturale che promuove i giovani talenti dell’isola e racchiude la Biblioteca Alejandro Cioranescu, il Centro per la Fotografia e il museo contemporaneo Oscar Dominguez.

Infine, soprattutto se viaggiate con bambini, esplorate l’Orto Botanico di Palmetum, 12 ettari di rara bellezza custode di oltre 2000 specie provenienti da climi tropicali e sub-tropicali e della migliore e più grande collezione di palme d’Europa con più di 500 esemplari. L’Orto Botanico è altresì un importante punto per il birdwatching.