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Il Giappone ha spiagge bellissime, ma bisogna rispettare alcune regole

Quando parliamo del Giappone, le spiagge non sono proprio la prima cosa che ci viene in mente. Eppure, con le sue 6852 isole e 29.750 chilometri di costa, di bellezze sabbiose o a ciottoli dove rilassarsi e prendere il sole ne ha davvero tantissime. In particolare, una delle mete che sta destando sempre più interesse come destinazione da spiaggia è l’isola di Okinawa che, oltre a offrire scenari perfetti per il relax, vanta anche un ricco patrimonio culturale, storico e naturale.

Se volete scoprire il Giappone anche attraverso le sue spiagge, però, ci sono alcune regole da tenere a mente. Un po’ tutti sappiamo che questo Paese ha idee e leggi ben precise quando si tratta dei comportamenti da avere nei luoghi pubblici e nuotare e andare in spiaggia non fanno eccezione. In più, sapevate che il nuoto è considerato una tra le 18 arti marziali? Esiste persino una federazione (la Japanese Swimming Federation) che lavora per preservare l’arte del “nuoto da combattimento” e che organizza competizioni per gli appassionati di ogni età. Come parte di questa tradizione, famosi artisti marziali sono stati addestrati durante le alluvioni per aumentare la loro capacità di nuoto.

Scopriamo insieme quali sono le regole da rispettare per comportarci da buoni turisti.

No alcool, no musica, niente tatuaggi

Le regole più ferree da rispettare quando si va in spiaggia in Giappone sono quelle riguardanti gli alcolici, la musica e i tatuaggi. Le spiagge della prefettura di Kanagawa a sud di Tokyo, come Enoshima e Zushi, sono popolari mete turistiche e, con l’aumento degli incidenti e dei problemi, al momento della riapertura delle spiagge dopo la pandemia è stato vietato bere, ascoltare musica ad alto volume e mostrare i tatuaggi.

La città di Zushi, in particolare, è considerata la più severa nei confronti di chi mostra tatuaggi anche se non hanno niente a che vedere con la yakuza, la mafia giapponese. Se la polizia nota che avete un tatuaggio in evidenza, raccoglierà i vostri dati personali e, in caso di lamentele, vi scatterà anche una foto. Per verificare se la spiaggia in cui volete andare ammette o no i tatuaggi, potete consultare il sito Tattoo Friendly Japan.

Nella zona di Kanagawa, comprese Kamakura ed Enoshima, è vietato sparare fuochi d’artificio sulle spiagge pubbliche di notte (dalle 22:00 alle 6:00). Sebbene i petardi siano accettabili – purché si pulisca dopo – i fuochi d’artificio sono proibiti. Per quanto riguarda i rifiuti, invece, salve rare eccezioni, non troverete contenitori per la spazzatura: dovrete quindi imballare per bene i vostri rifiuti e gettarli una volta tornati a casa o in hotel.

Spiaggia Okinawa

Fonte: iStock

Spiaggia di Aharen nell’isola di Tokashiki a Okinawa

Fare attenzione alle allerte meteorologiche

Tutti sanno che il Giappone è un paese soggetto a terremoti, mentre molti dimenticano il rischio di tsunami. Se siete in spiaggia e sentite una scossa molto forte, è necessario raggiungere il più in fretta possibile un luogo situato in una posizione più in alto. In questi casi potreste sentire anche un allarme e un annuncio (in giapponese), oltre che notare le bandiere di avvertimento rosse e bianche dell’Agenzia Meteorologica Giapponese.

Rispettare la stagione di apertura delle spiagge

La parola giapponese per l’apertura di una spiaggia è umi-biraki, che significa ‘inizio ufficiale della stagione balneare’. Questo viene celebrato con una cerimonia durante la quale gli organizzatori della spiaggia puliscono, riforniscono e organizzano le casette, installano reti per tenere fuori squali e meduse dalle aree di nuoto e testano anche l’acqua per assicurarsi che sia sicura per i bagnanti. In alcune spiagge sono gli stessi sacerdoti shintoisti a condurre la cerimonia.

La data esatta dell’umi-biraki dipende da dove si trova una spiaggia in Giappone: si comincia dalle aree meridionali per poi spostarsi verso il nord. A Okinawa, per esempio, le spiagge sono aperte già ad aprile. Prima dell’apertura ufficiale, in alcune spiagge è vietato nuotare, quindi consigliamo di visitare un ufficio del turismo locale o un centro visitatori per chiedere informazioni.

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Cosa vedere a Foligno, una delle città più importanti dell’Umbria

Seppur meno gettonata rispetto ad altre località umbre, Foligno è una città dal carattere forte e dalle mille sfaccettature che merita una visita per la sua autenticità, la storia millenaria e la bellezza artistica e architettonica che, una volta scoperta, lascia un ricordo indelebile.

Sorge in una zona pianeggiante, a differenza dei più conosciuti borghi umbri, e dona un’atmosfera tranquilla che rende la sosta ancora più piacevole e permette di esplorare il suo grandioso patrimonio senza fretta, assaporando con piacere ogni scorcio e monumento.

Cosa vedere a Foligno

Il tour della cittadina considerata il “centru de lu munnu” (il “centro del mondo” poiché in una regione centrale d’Italia, del Mediterraneo e d’Europa) può iniziare dalla centralissima Piazza della Repubblica, cuore pulsante su cui svettano gli edifici più importanti e un piccolo monumento commemora il luogo in cui San Francesco abbandonò i propri averi.

Lo sguardo si posa, all’istante, sul Duomo intitolato a San Feliciano, uno degli esempi più significativi di romanico umbro dalla doppia facciata, e poi si sposta su Palazzo Trinci, dimora dell’omonima famiglia nobiliare tra il Trecento e il Quattrocento, dall’esterno neoclassico e dagli interni impreziositi da elementi tardo gotici: oggi, inoltre, ospita musei di sicuro interesse, ovvero il Museo Archeologico, la Pinacoteca Civica, e il Museo multimediale dei tornei, delle giostre e dei giochi. Infine, ecco Palazzo Orfini, sede del Museo della Stampa a ricordo di quando, nel 1472, l’allievo di Gutemberg Johannes Numeister stampò la prima edizione della Divina Commedia.

Ma siamo appena all’inizio. A pochi passi dal Duomo, fa bella mostra di sé l’Oratorio della Nunziatella, custode di un’immagine dell’Annunciazione miracolosa tuttora visibile sull’altare in un’edicola lignea finemente intagliata, mentre in Piazza San Domenico svetta una delle chiese più antiche di Foligno, nonché una delle più rilevanti in stile romanico del territorio: si tratta della Chiesa di Santa Maria Infraportas, dalle suggestive decorazioni votive.

E poi, una chicca sorprendente: l’ex Chiesa della Santissima Trinità accoglie la “Calamita Cosmica“, un’opera tra le più discusse degli ultimi anni, realizzata dall’artista Gino De Dominicis nel 1988. È un enorme scheletro che, con 50 pezzi, una larghezza di 4 metri e una lunghezza di 24, riproduce alla perfezione il corpo umano, a parte la presenza di un becco d’uccello al posto del naso.

Infine, per una rigenerante pausa nel verde, non può mancare il Parco dei Canapè, il cui nome deriva dalle sedute, canapè appunto, che ne delimitano il perimetro: sono in totale 80, ognuna numerata.

Tutto il fascino dei dintorni

Rasiglia, Umbria

Fonte: iStock

Rasiglia, la Piccola Venezia umbra

Se il centro storico di Foligno conquista a dispetto della sua “poca fama”, i dintorni non sono certo da meno a partire dall’Abbazia di Sassovivo, risalente all’Anno Mille, arroccata su uno sperone roccioso nell’abbraccio di sette ettari di bosco di lecci secolari: da qui la vista sulla città e sulla Valle Umbra è qualcosa d’incredibile.

Gli appassionati di trekking ed escursioni non si faranno sfuggire la possibilità di raggiungere l’Eremo di Santa Maria Giacobbe, scavato nella roccia a 525 metri d’altitudine nel Sasso di Pale. Costruito nel Duecento, custodisce pregevoli affreschi e regala un panorama difficile da descrivere a parole.

Non si può, poi, non citare il Parco di Colfiorito, 338 ettari di natura tra palude, i resti dell’antica città di Plestia e il Monte Orve, noto per la coltivazione delle lenticchie e delle patate rosse, e scrigno di biodiversità. Non manca il Mac, Museo Archeologico, tra i più importanti a livello nazionale.

Per concludere al meglio una gita a Foligno e dintorni, vi consiglio di fare tappa alle Cascate del Menotre, il fiume che, tra Pale e Belfiore, dà vita a due fragorosi salti d’acqua nel folto della vegetazione, e al borgo gioiello di Rasiglia, inserito a pieno titolo nel circuito dei Borghi Più Belli d’Italia e soprannominato “piccola Venezia umbra”: a voi il gusto di scoprire perché.

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Cos’è il gemellaggio tra le città e perché avviene

Molte volte, entrando in una città, capita di leggere su un cartello stradale l’indicazione “Città gemellata con…“. Il gemellaggio tra comuni è ormai una pratica largamente diffusa, anche se spesso viene percepita come puramente simbolica. In realtà, si tratta di legami che possono avere significative implicazioni politiche, culturali ed economiche. Ma come nascono e perché vengono stipulati?

I gemellaggi sono accordi formali tra due comunità, solitamente di diversi Paesi, che mirano a promuovere scambi e collaborazioni in vari settori. Nati come iniziative per favorire la pace e la cooperazione dopo la Seconda Guerra Mondiale, oggi vengono utilizzati per rafforzare i rapporti culturali, condividere buone pratiche amministrative e creare opportunità di sviluppo economico. Il gemellaggio può così dare vita a progetti concreti quali scambi scolastici, collaborazioni tra imprese locali e promozioni turistiche congiunte, rendendosi utile per costruire ponti tra realtà lontane.

Gemellaggi: le origini

La pratica di stipulare alleanze e patti tra città ha origini antiche. In passato, molte città non erano semplici centri abitati, ma veri e propri Stati con autonomia politica, come nella Grecia antica o nei comuni medievali italiani. In quei contesti, i “gemellaggi” assumevano spesso la forma di alleanze diplomatico-militari. Tuttavia, anche in epoche remote, si trovano tracce di accordi di amicizia tra comunità non statali. Un esempio significativo risale all’anno 836, quando Le Mans, in Francia, e Paderborn, in Germania, stabilirono un patto di cooperazione.

Durante la prima metà del Novecento, furono siglati alcuni accordi che, pur non implicando una vera relazione bilaterale, anticipavano l’idea attuale. Nel 1931, infatti, Toledo, negli Stati Uniti, si gemellò simbolicamente con la Toledo spagnola, più conosciuta e storicamente rilevante.

Il gemellaggio, come lo conosciamo oggi, nacque durante la Seconda Guerra Mondiale, con lo scopo di creare legami di solidarietà tra le “città martiri”, quelle che avevano subito le maggiori devastazioni. Uno degli esempi più emblematici fu il caso di Coventry, in Inghilterra, e Stalingrado, nell’allora Unione Sovietica. Coventry fu distrutta da un bombardamento aereo tedesco nel novembre 1940, mentre Stalingrado subì un pesante assedio nel 1942 da parte dell’esercito nazista.

In un gesto di solidarietà, i cittadini di Coventry inviarono un dono ai russi mentre l’assedio era ancora in corso. Tale atto di vicinanza segnò l’inizio di una formale alleanza, sancita nel 1944 dopo la liberazione di Stalingrado, e venne riconosciuto come il primo gemellaggio ufficiale dell’era moderna.

Perché avvengono?

L’idea di gemellare due città, spesso, nasce dalla condivisione di caratteristiche o esperienze comuni che possono riguardare l’origine del nome, eventi storici analoghi, la devozione verso lo stesso santo patrono, o anche disastri naturali simili. Altre volte, si tratta di flussi migratori, di etnie o della presenza di tradizioni culturali condivise.

Ancora, i gemellaggi assumono una valenza politica, in particolare quando coinvolgono città di Stati non riconosciuti a livello internazionale. Di recente, questa pratica si è evoluta anche in una direzione più economica, con l’obiettivo di rafforzare legami commerciali tra le località coinvolte.

I gemellaggi spesso implicano lo sviluppo di relazioni di collaborazione in vari ambiti, tra cui cultura, economia, politica e sport. Ne derivano scambi di visite ufficiali tra cittadini e rappresentanti delle istituzioni, oltre a iniziative congiunte che possono includere eventi e celebrazioni. In alcuni casi, i comuni dedicano strade o piazze alla città gemellata o erigono monumenti per commemorare il legame. Tuttavia, esistono anche situazioni in cui i gemellaggi rimangono puramente simbolici, senza generare un reale scambio di relazioni o attività congiunte.

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A Napoli è stata scoperta una chiesa medievale

L’Italia, terra dalla storia millenaria e custode di inestimabili ricchezze archeologiche, continua a stupire con scoperte che svelano segreti antichi. Nonostante l’immenso patrimonio già conosciuto, ogni regione riserva ancora sorprese inaspettate. L’ultima, a Napoli, ha portato alla luce i resti di una chiesa medievale, nascosta per secoli sotto il suolo cittadino.

Si tratta di uno straordinario ritrovamento che non soltanto getta luce sul passato del capoluogo partenopeo, ma dimostra ancora una volta come la storia del nostro Paese sia in continua evoluzione, con nuove pagine che si aggiungono a un libro infinito.

Il sottosuolo di Napoli restituisce una chiesa del XI secolo

Nelle vicinanze di Piazza Bovio, nel centro storico di Napoli, si celava da oltre mille anni una chiesa medievale del XI secolo, a otto metri di profondità rispetto al manto stradale.

Un imprenditore locale l’aveva scoperta e, in segretezza, aveva intrapreso una serie di scavi archeologici abusivi, sfruttando la presenza del sito al di sotto di una sua proprietà: un’indagine da parte dei carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Napoli, disposta e coordinata dalla Procura della Repubblica, ha posto fine all’attività illegale che, oltretutto, rischiava di danneggiare una rara testimonianza dall’indiscusso valore storico.

Gli esperti dell’Arma, sotto la guida del pool “Beni Culturali” della Procura di Napoli, hanno sequestrato circa 10.000 frammenti ceramici di natura archeologica risalenti all’epoca romana e medievale, probabilmente provenienti dall’area suburbana dell’antica Neapolis, e legati anche a zone non ancora esplorate nel corso delle indagini. Oltre ai frammenti, sono stati confiscati 453 reperti archeologici integri di epoca romana, tra cui preziosi crateri a figure rosse, anfore, lucerne, pipe in terracotta e monete antiche.

Gli inquirenti, ora, mirano a capire se l’uomo abbia trafugato gli oggetti di valore trovati una volta entrato in chiesa: le indagini condotte dal nucleo Tutela Patrimonio Culturale (TPC) hanno beneficiato del supporto tecnico e operativo della Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Napoli. Nell’ambito delle operazioni, sono stati ispezionati diversi locali di sua proprietà e sono stati sequestrati ulteriori cunicoli sotterranei, frutto di scavi clandestini, che si estendevano sotto le fondamenta di un palazzo settecentesco, dichiarato bene culturale di particolare interesse storico-artistico.

Un raro esempio di arte medievale

Il sito, ora messo in sicurezza per dare modo di effettuare ulteriori approfondimenti volti a tutelarlo e valorizzarlo, restituisce alla città di Napoli e all’Italia intera “un raro esempio di arte medievale del XI secolo“, le cui decorazioni riportano una similitudine con il vicino Sacello di Sant’Aspreno. Ma non solo: la chiesetta va ad aggiungersi alle pochissime testimonianze di pittura dell’epoca medievale sul territorio italiano.

Anche se l’attività clandestina ha arrecato ingenti danni alla struttura (e, di riflesso, al patrimonio storico e culturale napoletano e italiano), tra i resti della chiesa spicca un’abside semicircolare affrescata, in condizioni relativamente buone, sulla quale è ancora parzialmente visibile la figura del Cristo in trono (tipica dell’arte sacra medievale), accompagnata da decorazioni a velarium.

È stata rinvenuta anche un’iscrizione dedicatoria, in parte già decifrata, che aggiunge valore storico al sito. Inoltre, è emersa parte della pavimentazione originale, realizzata con lastre di marmo bianco di spoglio, a testimonianza dell’antica magnificenza del luogo di culto.

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Viaggio a Cadice, la città più antica del mondo occidentale

Anche se forse meno considerata durante un tour in Andalusia, la splendida città costiera di Cadice, incastonata su un promontorio che si affaccia sull’Oceano Atlantico, conserva un’atmosfera unica, frizzante e vivace, nonché una gloriosa storia che affonda le radici nel lontano 1100 a.C., quando i Fenici la fondarono con il nome di Gadir.

Le numerose culture che si sono avvicendate nel corso dei secoli, hanno lasciato un’impronta indelebile e lo spirito accogliente e festoso dei suoi abitanti, i gaditanos, non è mai venuto meno: ancora oggi, è famosa per la sua vibrante vita notturna, i suoi bar animati e la deliziosa cucina locale.

Cosa vedere a Cadice

Iniziare la visita di Cadice dalla Porta Tierra è come varcare la soglia tra due mondi: da una parte si dispiega la Cadice moderna, dagli ampi viali che conducono a favolose spiagge quali La Victoria, Santa María e La Cortadura, e dall’altra si svela la Cadice storica, con i suoi quartieri ricchi di tradizione e fascino. Ed è proprio qui che ogni angolo racconta una storia, dai vicoli medievali di El Pópulo, fino a La Viña, quartiere di pescatori per eccellenza, famoso per la musica chirigota, e Santa María, dove il flamenco risuona ancora tra le strade.

Il lungomare, che si specchia nell’immensità dell’Atlantico, regala una vista mozzafiato sulla Cattedrale, la cui cupola, rivestita di azulejos gialle, brilla al sole. Affacciata su Campo del Sur, è un autentico gioiello architettonico che mescola stile barocco e neoclassico. Al suo interno riposano le spoglie del celebre compositore Manuel de Falla, mentre nelle vicinanze svettano altrettanto preziosi testimoni della storia cittadina come l’antico teatro romano e la vecchia Cattedrale.

Proseguendo il tour di questa incantevole città della Spagna, vi accorgerete che le stradine di Cadice conducono a una miriade di piazze affollate, veri e propri “cuori pulsanti”. La maestosa Piazza España, dominata dal Palazzo dell’Amministrazione Provinciale e dal Monumento al Parlamento Liberale, si trova a due passi dal porto, mentre in piazza San Juan de Dios si erge il neoclassico Municipio, simbolo della città. Piazza Mina, ombreggiata da alberi secolari, invita a una pausa di riflessione prima di entrare nel Museo Archeologico e di Belle Arti, dove i reperti fenici raccontano un passato lontano. In Piazza San Francisco, l’omonima chiesa rappresenta invece un’oasi di pace lontano dal caos.

E non è ancora tutto.

Il centro storico di Cadice ha in serbo altre meraviglie: il Museo Storico Municipale, la Torre Tavira, una delle più antiche e rappresentative, e l’Oratorio di San Felipe Neri, luogo di discussione della Costituzione liberale del 1812, oggi dichiarato Monumento Nazionale. Non può poi mancare una visita alla Chiesa di Santa Cruz, dove i dipinti di Francisco Goya raccontano la grandezza dell’arte spagnola.

Infine, noterete come l’architettura gotica, barocca e moresca si uniscano in un incantevole gioco di forme e stili. Tra i simboli più affascinanti di tale fusione non si può non citare il Gran Teatro Falla, caratterizzato da mattoni rosa e archi in stile mudejar, che racconta la storia multiculturale di Cadice, una sorprendente realtà tutta da vivere tra cultura, mare e tradizioni.

Spiagge dorate ed emozionanti panorami sull’Atlantico

Tarifa, Cadice, Andalusia

Fonte: iStock

Splendida spiaggia a Cadice

Ma Cadice non conquista solamente con il fascino del centro storico e con un patrimonio culturale di grande rilievo: per immergersi nei panorami sublimi sull’Oceano Atlantico, una passeggiata lungo i viali alberati dell’Alameda de la Apodaca rappresenta un’esperienza imperdibile.
Si tratta di un suggestivo percorso nel Parco Genovés che culmina alla spiaggia della Caleta, l’unica situata nel cuore del centro storico, tra i castelli di Santa Catalina e San Sebastián, dall’ atmosfera intima e pittoresca. A due passi, il Balneario de la Palma y del Real aggiunge un ulteriore tocco di poesia.

Continuando la passeggiata verso la Cadice moderna, la vista si apre sul lungomare di Campo del Sur, dove i baluardi di Mártires, Capuchinos e San Roque donano vedute ancora più ampie e suggestive sull’Atlantico: i colori cangianti del mare si fondono con quelli del cielo e danno vita a una scenografia indimenticabile.

Arrivati alla Playa de la Victoria, ecco l’emozione di trovarsi di fronte a una delle più belle spiagge atlantiche di Cadice: la distesa di sabbia dorata si estende per circa quattro chilometri, dalla Porta Tierra fino alla punta estrema della penisola e, durante i mesi estivi, diventa il rifugio preferito dai gaditanos, che la scelgono per la sua ampiezza e il mare limpido. È il luogo ideale sia per chi desidera rilassarsi sia per chi ama camminare lungo la riva, apprezzando la brezza marina che accarezza la pelle.

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Ha aperto il museo della Nintendo, per un viaggio nostalgico nel tempo

Annunciato nel 2021, ha finalmente aperto le sue porte l’attesissimo museo della Nintendo, un viaggio nostalgico nel tempo che parte proprio dove tutto ebbe inizio. La sede, infatti, si trova a Uji, nella periferia meridionale di Kyoto, in Giappone, dove nacque uno dei primi laboratori dell’azienda. Diviso in tre edifici, questi sono stati pensati per permettere al visitatore di ripercorrere la storia dei 135 anni dell’azienda attraverso l’esposizione di console rare, prototipi mai commercializzati, giochi ed esposizioni interattive.

Gli amanti della Nintendo troveranno tanti prodotti storici come le primissime carte da gioco, le hanafuda, tipiche carte giapponesi con disegni di fiori, oltre che workshop per realizzare le proprie carte personalizzate. L’azienda, infatti, prima ancora di dedicarsi alla produzione dei videogiochi, era diventata famosa per la produzione di carte da gioco. La svolta arriverà negli anni ’50 grazie a un accordo con la Disney.

All’interno del museo non mancheranno, ovviamente, i videogiochi che hanno fatto impazzire il mondo come Game Boy e Super Mario Bros.

Le sale del museo

Chi è cresciuto negli anni ’80 e ’90 amerà questo nuovo museo della Nintendo aperto in Giappone dove, oltre a passeggiare tra le sale ammirando estasiato i prodotti vintage dell’azienda, potrà partecipare alle esperienze interattive. All’entrata, infatti, ogni visitatore riceverà un pass con 10 monete digitali, grazie alle quali potrete giocare ai classici giochi Nintendo come Ultra Machine oppure, nella sezione Craft and Play, potrete divertirvi con il tradizionale gioco di carte Hanafuda. C’è anche una zona Big Controller, dove i giocatori potranno mettere alla prova le loro capacità con i giochi classici dell’azienda, ma proposti su controller di grandi dimensioni.

All’interno del museo non mancano un bar/ristorante e un negozio di souvenir che sta già facendo parlare molto di sé. A conquistare i fan che sono riusciti ad acquistare il biglietto, infatti, è stata soprattutto la linea di merchandising: dai cuscini giganti a forma di Nintendo 64 o Wii alle penne e ai portachiavi modellati su altre console Nintendo.

Tra chi è riuscito ad acquistarli, alcuni hanno deciso di rivenderli online a prezzi maggiorati. Per evitare questa situazione, Nintendo ha dichiarato che ogni cliente può acquistare solo uno dei quattro tipi di cuscini e un solo tipo di portachiavi del gioco o dei mazzi di carte Hanafuda.

Sala museo Nintendo

Fonte: GettyImages

La sala dedicata al tradizionale gioco di carte Hanafuda

Come acquistare i biglietti

Sembra tutto bellissimo, ma acquistare i biglietti non è per niente impresa facile. Non solo sono esauriti fino a gennaio 2025, ma seppur disponibili, non è detto che riusciate ad acquistarli. Nintendo ha trasformato in un gioco e in un’esperienza anche l’acquisto che funziona così: tre mesi prima della visita, se siete interessati dovrete registrarvi sul sito ufficiale dell’azienda e partecipare a un’estrazione. Vi verrà offerta la possibilità di selezionare tre date e gli orari preferiti, per il resto sarà la fortuna a decidere per voi.

I vincitori verranno annunciati due mesi prima della data prevista e i biglietti dovranno essere acquistati subito (a 3.300 yen, ovvero circa 20 euro). Sul sito ufficiale potete monitorare gli aggiornamenti relativi alle estrazioni, mostrati subito nella homepage.

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Il Museo Egizio di Torino compie 200 anni e si rifà il look

È il museo egizio più antico del mondo, anche più vecchio di quello del Cairo (aperto trent’anni dopo circa, nel 1858), e nel 2024 festeggia il bicentenario con tante novità dal punto di vista architettonico, ma anche sotto il profilo dell’allestimento e della ricerca archeologica. Quasi mille metri quadri in più di spazi espositivi, nuovi ambienti – anche gratuiti- , tra cui un vero giardino egizio sul rooftop e una corte coperta da cui il visitatore può partire alla scoperta dei 12mila reperti antichi esposti, tra cui il Tempio di Ellesija, il più antico tempio rupestre della Nubia, che approdò a Torino nel 1966 e che, solo per questo, merita un viaggio.

Il “nuovo” Museo Egizio di Torino

I lavori di ampliamento e ammodernamento del Museo Egizio termineranno nel 2025, ma a partire dal 20 ottobre la maggior parte delle novità saranno già visibili al grande pubblico. Per tutto quel weekend l’ingresso sarà completamente gratuito. Sicuramente già da ora si può visitare il nuovo giardino egizio che è stato allestito all’ultimo piano del museo sulla terrazza esterna. Qui sono state piantate erbe aromatiche e alcune specie che venivano impiegate dagli Egizi per le loro pratiche quotidiane.

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Fonte: @Museo Egizio

Il nuovo giardino egizio sul tetto del Museo Egizio di Torino

Il centro di gravità del Museo Egizio più antico al mondo si sposta, d’ora in avanti, nella corte del palazzo barocco del Collegio dei Nobili, che si trasforma in una nuova agorà su due livelli, piano terreno e piano ipogeo, coperta da una struttura trasparente di vetro e acciaio. Si tratta di uno spazio aperto e accessibile gratuitamente, un ampliamento del Museo e di Accademia delle Scienze, che avranno a disposizione circa 975 metri quadrati in più rispetto al passato. Qui verranno spostati la biglietteria, l’info point, il bookshop nel porticato e una caffetteria.

La corte coperta diventa il centro nevralgico da cui il visitatore potrà partire alla scoperta dei reperti antichi, senza seguire un percorso preordinato. Dalla corte si potrà accedere direttamente al Tempio di Ellesija, il più antico tempio rupestre della Nubia, che approdò a Torino nel 1966. Sempre dalla corte si accede al piano ipogeo dove, grazie a un progetto all’avanguardia con l’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, nascerà una nuova sala immersiva. Il visitatore sarà trasportato virtualmente in Egitto, all’interno del paesaggio, una quarta dimensione in cui appassionati e studiosi potranno ricontestualizzare la collezione del museo e immergersi in atmosfere lontane, nel tempo e geograficamente.

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Fonte: @Museo Egizio

La Sala 3 che ospita laTomba di Iti e Neferu

Col nuovo allestimento, il visitatore potrà cogliere dettagli dei reperti, che prima non erano fruibili, come le iscrizioni geroglifiche sulla parte alta del trono della statua di Tutmosi I o come la parte posteriore del copricapo del sovrano Horemheb o il suo naso, che da lontano dà la falsa impressione di essere all’insù a causa di un restauro ottocentesco. La maggiore vicinanza alle statue permette al visitatore di fruirle meglio, senza nulla togliere alla loro imponenza.

Tra le novità c’è la riapertura al pubblico del terzo piano del museo, che non sarà più dedicato alle mostre temporanee, ma ospiterà in maniera permanente la Galleria della Scrittura, 600 metri quadrati dedicati alle lingue e alle scritture dell’antico Egitto, ai geroglifici, ma non solo.

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Fonte: @Museo Egizio

Statue di Horemheb e Amon, Nuovo Regno, XVIII dinastia, regno di Horemheb (1319-1292 a.C.)

E, infine, tra i progetti che prenderanno il via c’è il rinnovamento della famosa e spettacolare Galleria dei Re, forse l’ambiente più iconico del Museo Egizio, o statuario, che è oggetto di un riallestimento filologico che lo vedrà immerso nella luce naturale attraverso le finestre che verranno riaperte e che consentiranno di mostrare gli elementi dello statuario. La galleria non sarà pronta prima del 2025, pertanto, fino ad allora, le imponenti statue di dei e faraoni sono state posizionate all’ingresso nell’atrio sotto le arcate del Museo Egizio e dell’Accademia delle Scienze ad accogliere i visitatori. Proprio come si presentarono la prima volta 200 anni fa quando il museo fu aperto per la prima volta al pubblico.

Nuovi saranno anche gli ingressi al museo: si potrà entrare non soltanto da via Accademia delle Scienze, ma anche da via Duse e da Via Maria Vittoria.

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Fonte: @Museo Egizio

La Sala 12 che ospita repertir di Epoca Tolemaica

Un museo per tutti

In occasione dei lavori per il bicentenario, il Museo Egizio ha messo in piedi realizzato un secondo cantiere “immateriale” per la rimozione delle barriere fisiche e cognitive finanziato dall’Unione europea – NextGenerationEU, collaborando con alcune associazioni per poter consentire pari accesso alle informazioni da parte di sordi, ciechi e persone con difficoltà cognitive. La collaborazione ha dato luogo ad un sistema multimodale in ottica Accessibility for All. Saranno disponibili, quindi, visite con esperienza tattile su pannelli ed elementi della collezione, guide nella lingua dei segni (LIS) e supporti di accompagnamento con metodo CAA, comunicazione aumentativa alternativa.

La storia del Museo Egizio

Era il 1823 quando, le statue di dei e faraoni, assieme a migliaia di reperti della collezione Bernardino Drovetti, varcarono la soglia del palazzo barocco del centro di Torino che oggi ospita il Museo Egizio e l’Accademia delle Scienze e furono sistemate al piano terreno e nella corte. Un anno dopo, nel 1824, nacque il primo Museo Egizio al mondo. Politico e diplomatico torinese, Drovetti viene mandato, a partire dal 1803, in Egitto, dove opera per il corpo diplomatico francese. Viene nominato Console di Francia nel 1811. In questi anni comincia ad avvicinarsi alle antichità egizie. Grazie anche ai permessi concessi da Mohamed Ali, viceré d’Egitto, avvia una serie di scavi lungo il Nilo al fine di riunire una propria collezione.

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Fonte: @Museo Egizio

Il Libro dei Morti di Iuefankh, Epoca Tolemaica (332-30 a.C.)

Questo periodo, denominato “l’età d’oro dei consoli”, vede diversi diplomatici europei competere per acquisire il maggior numero di antichità, da
vendere poi ai grandi musei d’Europa. Negli anni della sua permanenza in Egitto, Drovetti riunisce una prima importante collezione di antichità che vende poi nel 1824 alla famiglia Savoia. All’inizio del 1820, Drovetti incontra al Cairo un collezionista piemontese, il conte Carlo Vidua. Questo incontro favorisce la riuscita dell’”affaire Drovetti” ovvero l’arrivo a Torino di una collezione egizia che avrebbe segnato la nascita del Museo Egizio.

Non si conosce la data ufficiale dell’apertura del Museo Egizio, ma si sa che nei primi allestimenti le statue erano sistemate in una grande sala al pian terreno, in cortile e in un’ala dell’arcata del palazzo. Si sa tuttavia che, nel 1824, per ammirare la collezione Drovetti giunse a Torino Jean-François Champollion, il
padre dell’egittologia, colui che decifrò i geroglifici e restò al museo per ben nove mesi a studiare i papiri.

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Fonte: 123RF

L’ingresso del Museo Egizio di Torino
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Baviera con i bambini: 10 cose da non perdere

La Baviera, regione della Germania meridionale, è una meta ideale per famiglie che desiderano un mix di natura, storia e divertimento. Grazie ai suoi castelli fiabeschi, parchi a tema, musei interattivi e meravigliosi paesaggi alpini, la Baviera offre esperienze per tutte le età e in ogni stagione, dalle passeggiate nei boschi in primavera ed estate, fino ai mercatini natalizi nelle città in inverno. Ecco dieci attrazioni da non perdere in viaggio con i bambini nella Germania del sud.

1. Castello di Neuschwanstein: un sogno che diventa realtà

Il castello di Neuschwanstein, noto come l’ispirazione per il castello della Bella Addormentata della Disney, è un vero e proprio sogno ad occhi aperti. Situato su una collina che domina il villaggio di Hohenschwangau, questo castello attira ogni anno migliaia di famiglie. I bambini rimarranno affascinati dall’architettura fiabesca e dalle leggende che circondano il re Ludovico II, che lo fece costruire. Il percorso che porta al castello è accessibile e sicuro anche per i più piccoli, e per un tocco ancora più magico, è possibile arrivarci in carrozza.

Castello di Neuschwanstein

Fonte: iStock

Il Castello di Neuschwanstein incanta grandi e piccini

2. Legoland Deutschland: il paradiso dei mattoncini colorati

Legoland Deutschland, a Günzburg, è una tappa imperdibile per le famiglie. Questo parco a tema è interamente dedicato ai celebri mattoncini Lego, con attrazioni e attività che vanno dalle montagne russe ai laboratori creativi. I bambini possono costruire i loro modelli, esplorare mondi in miniatura e vivere avventure con draghi, pirati e cavalieri. Anche i più piccoli trovano aree gioco dedicate e tranquille. Legoland è perfetto per trascorrere una giornata di divertimento, stimolando la creatività e l’immaginazione.

3. Il Parco Nazionale della Foresta Bavarese

Il Parco Nazionale della Foresta Bavarese è una delle destinazioni naturali più belle e accessibili per le famiglie in Baviera. Situato al confine con la Repubblica Ceca, offre una varietà di attività all’aria aperta che permettono di esplorare uno degli ecosistemi forestali più intatti d’Europa. Le famiglie possono scegliere tra oltre 350 km di sentieri segnalati, molti dei quali sono adatti anche ai bambini e passeggini, con percorsi più brevi e facili, ideali per chi viaggia con i più piccoli.

Una delle attrazioni più spettacolari del parco è il Baumwipfelpfad, un sentiero sospeso tra le cime degli alberi, che si snoda per 1,3 km e culmina in una torre panoramica alta 44 metri. Dalla cima, si gode di una vista mozzafiato sulla foresta e sulle montagne circostanti. Il sentiero è accessibile e sicuro per tutta la famiglia, con pannelli informativi lungo il percorso che spiegano l’ecologia del parco e le specie animali che lo abitano.

Per i bambini, il parco è allestito con diverse aree gioco in cui possono divertirsi, tra cui il parco giochi Waldspielgelände, con percorsi avventura e spazi pensati per l’interazione con la natura. C’è anche un sentiero delle fiabe che li guida attraverso storie e leggende legate alla foresta, stimolando la loro immaginazione e curiosità.

Per chi desidera scoprire di più sugli animali selvatici, il parco ospita il Tierfreigelände, un’area dedicata all’osservazione della fauna locale. Qui si possono vedere da vicino linci, orsi bruni, lupi e bisonti, tutti in ampi spazi naturali che riproducono il loro habitat. Inoltre, all’interno del parco ci sono centri educativi come la Haus zur Wildnis, che offre esposizioni interattive sulla fauna e flora della regione, ideali per i bambini curiosi di apprendere divertendosi.

Le famiglie più avventurose possono partecipare alle escursioni guidate organizzate dai ranger del parco, che propongono itinerari tematici alla scoperta di piante, animali e segreti della foresta.

Infine, durante l’inverno, il Parco Nazionale della Foresta Bavarese diventa una meta ideale per le famiglie amanti della neve. Con percorsi per ciaspolate e piste da sci di fondo, i bambini possono godersi la neve in un ambiente naturale incontaminato.

4. Il Museo della Scienza e della Tecnologia di Monaco e il Mondo BMW

Il Deutsches Museum di Monaco è il più grande museo della scienza e della tecnologia al mondo ed è una tappa obbligata per famiglie con bambini curiosi. Le esposizioni interattive permettono ai piccoli esploratori di scoprire il funzionamento delle macchine, delle tecnologie e dei fenomeni naturali. Dalla navigazione agli esperimenti chimici, tutto è spiegato in modo accessibile e coinvolgente. Inoltre, ci sono aree specifiche pensate per i bambini, dove possono giocare e imparare allo stesso tempo. Sempre a Monaco di Baviera, per chi ha un po’ di tempo a disposizione, c’è il Museo della BMW storico marchio tedesco: situato nei pressi del parco olimpico, Mondo BMW comprende un museo, due ristoranti e uno shop. Le visite guidate consentono di attraversare gli stabilimenti che producono più di 950 auto al giorno. Per i bambini ci sono tante attività della durata di circa due ore e mezzo (in inglese o tedesco) pensate per avvicinarli ai temi della tecnologia del veicolo in un’ottica di sostenibilità, sicurezza e rispetto dell’ambiente.

Monaco di Baviera coi bambini

Fonte: iStcok

Monaco di Baviera dedica tantissime attività e attrazioni alle famiglie con bambini

5.Il Tierpark Hellabrunn

Per chi ama i genere, il Tierpark Hellabrunn di Monaco è uno degli zoo più antichi d’Europa e si distingue per il suo concetto di “geo-zoo”, dove gli animali sono suddivisi per continenti. I bambini possono scoprire la fauna del mondo intero, passeggiando attraverso ambienti che riproducono i loro habitat naturali. Lo zoo ospita oltre 19.000 animali di 700 specie diverse e offre numerose attività interattive come i feeding tour, dove i bambini possono assistere al momento del pasto di alcune specie.

6. I musei di Norimberga 

Tappa a Norimberga per due musei, quello dei giocattoli e quello dei treni. Lo Spielzeugmuseum, il museo del giocattolo è accessibile a tutte le età. Grazie all’audioguida o alla visita guidata (anche in lingua italiana) si scoprono tutti i segreti e le tradizioni sull’artigianato del giocattolo antico e moderno: bambole, soldatini e…giochi elettronici, mentre gli animatori del museo intrattengono i bambini con attività a loro dedicate. Il DB Museum è il museo di Norimberga dedicato al mondo dei treni e delle ferrovie. In questa città della Baviera, infatti, fu inaugurato il sistema ferroviario tedesco nel 1835. Antichi modelli di locomotive a vapore e automotrici moderne vi lasceranno senza fiato, inoltre, il museo ha dedicato ai piccoli ferrovieri un’intera sezione chiamata Kibala di oltre 1.000 metri quadri con un piccolo trenino a scartamento ridotto, tunnel e passaggi a livello, un angolo giochi e un simulatore di guida.

7. Il Parco delle Fiabe (Märchenwald im Isartal)

Per un’esperienza incantata, il Märchenwald im Isartal è un parco tematico dedicato alle fiabe tradizionali tedesche. I bambini possono esplorare il mondo di Biancaneve, Cappuccetto Rosso e Hansel e Gretel, tra scenari animati e percorsi interattivi. Il parco è immerso in un contesto naturale e tranquillo, ideale per una giornata di relax e divertimento. Ci sono anche giostre, trenini e aree pic-nic per prendersi una pausa in famiglia.

8. Playmobil FunPark: un mondo in miniatura

Il Playmobil FunPark, vicino a Norimberga, è un parco interamente dedicato ai celebri personaggi in miniatura Playmobil. Le varie aree tematiche permettono ai bambini di vivere avventure ambientate nel medioevo, tra pirati o nei villaggi western. Il parco offre molte opportunità di gioco libero, con spazi sicuri e coinvolgenti per stimolare la fantasia dei più piccoli. Anche i genitori possono partecipare alle attività o rilassarsi mentre i bambini esplorano i vari scenari.

9. Therme Erding: relax e divertimento in acqua

Per una giornata all’insegna del relax e del divertimento acquatico, le terme di Erding, vicino a Monaco, offrono piscine, scivoli d’acqua e un’ampia area wellness. I bambini possono divertirsi nella zona dedicata a loro, con giochi acquatici e piscine con onde, mentre i genitori si rilassano nelle aree termali. La struttura è adatta a tutta la famiglia e rappresenta una valida alternativa nelle giornate di pioggia, nei periodi più freddi o semplicemente per concedersi un po’ di relax.

10. Chiemsee: un’avventura in barca

Il lago Chiemsee, spesso chiamato il “mare della Baviera”, è una destinazione perfetta per una gita in famiglia. I bambini ameranno prendere il traghetto per raggiungere l’isola di Herreninsel, dove si trova il magnifico palazzo di Herrenchiemsee, un altro dei castelli di re Ludovico II. Oltre alla visita al palazzo, è possibile esplorare i giardini e fare una rilassante passeggiata lungo il lago. D’estate, si possono fare anche escursioni in pedalò o giri in barca a vela.

Consigli pratici per viaggiare in Baviera con i bambini

Come arrivare

La Baviera è facilmente raggiungibile dall’Italia sia in aereo che in treno. Gli aeroporti principali sono quelli di Monaco e Norimberga, ben collegati alle principali città italiane con voli diretti. In alternativa, i treni offrono un’opzione comoda per chi preferisce viaggiare via terra, specialmente dal Nord Italia, ma sono anche tantissimi i viaggiatori che arrivano qui in camper o in auto per spostamenti più flessibili e autonomi, specialmente con bambini. Una volta arrivati, il sistema di trasporti pubblici è efficiente e adatto alle famiglie, con servizi di treni, autobus e metropolitane che collegano le principali attrazioni.

Quando andare

La Baviera è una destinazione che si può visitare tutto l’anno, ma il periodo migliore per le famiglie è la primavera e l’estate, quando le temperature sono più miti e le attrazioni all’aperto sono a pieno regime. Anche l’autunno, con i suoi colori caldi e i festival tradizionali, è un’ottima scelta. L’inverno, invece, è il momento perfetto per chi vuole immergersi nell’atmosfera natalizia o dedicarsi agli sport invernali.

Consigli di viaggio

Quando si viaggia con bambini, è sempre utile pianificare tappe brevi e variegate, alternando visite culturali a momenti di svago all’aria aperta. Da questo punto di vista la Baviera è un’ottima meta, perché offre numerose aree attrezzate per le famiglie, con parchi giochi, servizi per bambini nei musei e attrazioni interattive. Inoltre, la cucina bavarese, con i suoi piatti semplici e gustosi, è apprezzata anche dai più piccoli, dai Würstel che non hanno bisogno di presentazione ai classici pretzel bavaresi, grandi e soffici, uno snack perfetto e divertente per i bambini; dai Spätzle, i piccoli gnocchetti di pasta all’uovo serviti con formaggio fuso (Käsespätzle), alla Schnitzel, l’immancabile cotoletta impanata servita con patatine fritte o insalata.

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Nell’odierna Tusa, in Sicilia, sono emerse le terme antiche più estese della regione

Una scoperta straordinaria ha recentemente portato alla luce uno dei complessi termali più estesi e riccamente decorati della Sicilia, situato nel sito archeologico di Halesa Arconidea, a Tusa. La quinta campagna di scavi, condotta dall’Università degli Studi di Palermo in collaborazione con il Parco Archeologico di Tindari e il comune di Tusa, ha rivelato un impianto termale di circa 800 metri quadrati, uno dei più grandi rinvenuti finora sull’isola. Il pavimento a mosaico di due stanze, un ampio cortile con ali porticate e i resti ben conservati delle terme offrono uno sguardo eccezionale sulla vita romana nell’antica Halesa.

Durante la presentazione ufficiale dei risultati dell’attività, tenutasi nella chiesa di Santa Maria delle Palate, l’assessore regionale ai Beni Culturali, Francesco Paolo Scarpinato, ha descritto la scoperta come un “unicum” per la Sicilia, sottolineando non solo le dimensioni, ma anche il valore artistico delle decorazioni rinvenute.

Le altre scoperte archeologiche

Oltre al complesso termale, gli archeologi hanno scoperto un vasto reticolo di strade, un nuovo tratto delle fortificazioni e un complesso monumentale finora sconosciuto. Questi ritrovamenti forniscono importanti informazioni per la ricostruzione dell’assetto urbanistico della città, sia in epoca ellenistica che romana. “Considerata l’importanza dei ritrovamenti archeologici – ha spiegato Domenico Targia, direttore ad interim del Parco Archeologico di Tindari – il sito sarà immediatamente oggetto di puntuali interventi di restauro conservativo e di messa in sicurezza, al fine di garantirne la valorizzazione e la fruizione”.

Il sindaco di Tusa, Angelo Tudisca, ha espresso grande soddisfazione per i risultati ottenuti e sottolineato come la collaborazione con le università sia stata cruciale per portare alla luce le ricchezze archeologiche del territorio. “Il modello di collaborazione con gli Atenei siciliani e internazionali si è rivelato vincente. Abbiamo creato valore pubblico, garantendo allo stesso tempo efficienza, efficacia ed economicità”, ha dichiarato Tudisca. Il sindaco ha inoltre confermato che il Comune continuerà a sostenere gli scavi, che vede attualmente impegnati sul campo studenti delle università di Palermo, Amiens, Oxford e Messina.

Una città di primaria importanza

Tra i ritrovamenti più rilevanti c’è il palazzo termale, risalente al I secolo a.C., scoperto grazie al lavoro degli studenti dell’Università di Palermo, coordinati dal professor Burgio e dal dottor Polizzi. Questo conferma l’importanza di Halesa come centro di primaria rilevanza in epoca romana. Entro la fine dell’anno, ha inoltre annunciato il sindaco, saranno appaltati anche i lavori per il restauro del teatro e si porteranno avanti gli scavi, con la consapevolezza che Halesa rappresenta un volano per lo sviluppo economico e sociale di Tusa e di tutta la Sicilia.

Fondata nel 403 a.C. da Archonida, Halesa Archonidea sorgeva vicino alla costa tirrenica della Sicilia ed era un’importante città sia in epoca ellenistica che in quella romana, come testimoniano le numerose scoperte archeologiche, epigrafiche e monumentali. L’elevato livello di vita a Halesa durante queste epoche è attestato dai ritrovamenti riportati finora alla luce, che mostrano la ricchezza e la prosperità della città. Tuttavia, con il passare del tempo e soprattutto durante la tarda età imperiale, la città iniziò a declinare, fino a essere definitivamente abbandonata intorno al X secolo.

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Tour delle Marche in autunno: cosa vedere?

L’autunno è una delle stagioni migliori e più suggestive per visitare le Marche, la splendida regione del centro Italia, un gioiello probabilmente ancora fuori dalle grandi rotte turistiche, che merita assolutamente di essere esplorato. Cosa ha da offrire questa regione?

Oltre ai borghi storici, fra i più belli d’Italia, sicuramente la gastronomia marchigiana è molto apprezzata a livello nazionale, e non solo, come del resto la sua grande cultura e storia artistica. Inoltre, in autunno percorrere le strade delle Marche permette di scoprirne i suoi fantastici paesaggi: i colori caldi delle colline e la tranquillità dei luoghi meno affollati, insieme alla presenza di un clima piuttosto mite, fanno delle Marche una meta ideale per chi cerca una vacanza rilassante. Ecco, quindi, un itinerario alla scoperta delle Marche in autunno.

1. I borghi medievali e le città d’arte

Uno degli aspetti più affascinanti delle Marche è la grandissima quantità di borghi medievali che si incontrano lungo il cammino, percorrendo le sue strade. Fra tutti si cita sicuramente Urbino, la città natale di Raffaello e patrimonio dell’UNESCO, un gioiello marchigiano che merita assolutamente una visita. Qui è possibile passeggiare fra le sue vie così suggestive e visitare il Palazzo Ducale, una tappa quasi obbligatoria per gli amanti di storia ed arte, durante l’autunno rende tutta l’atmosfera ancora più magica.

Un altro borgo imperdibile è Gradara, piccola cittadina famosa per il suo castello, capace di attirare migliaia di visitatori ogni anno, e che fa da sfondo alla tragica storia d’amore raccontata nella Divina Commedia tra Paolo e Francesca. In questo famoso borgo delle Marche le giornate autunnali sono ideali per visitare le fortificazioni medievali, ma soprattutto passeggiare fra i viali alberati caratterizzati dai colori autunnali e godere del panorama sulla colline circostanti.

Infine, spostandosi verso l’interno, si consiglia anche di scoprire il borgo di Cingoli, in provincia di Macerata e con appena circa diecimila abitanti, e che viene considerato come il “balcone delle Marche”, in grado di regalare una vista spettacolare che si estende fino al mar Adriatico. Qui, i colori autunnali regalano paesaggi unici, che sembrano quasi essere usciti da un dipinto.

2. Il  Parco Nazionale dei Monti Sibillini

Per gli amanti della natura e delle attività all’aperto, cosa c’è di meglio che esplorare il Parco Nazionale dei Monti Sibillini nel periodo autunnale? Le temperature non eccessivamente fredde rendono le passeggiate in questo meraviglioso parco molto piacevoli, anche per l’atmosfera che si crea grazie ai colori caldi delle foglie, che trasformano i sentieri in un vero e proprio quadro vivente.

Una delle escursioni migliori da fare è quella che conduce al Lago di Pilato, un piccolo lago glaciale che si trova in una conca fra le montagne. Inoltre, il parco è ricco di leggende, come quella più famosa che riguarda la Grotta della Sibilla, che si dice fosse la dimora di una profetessa in grado di predire il futuro. Una visita a questa grotta permette di immergersi nella magia e nel mistero che avvolgono i Monti Sibillini.

Foto del Lago di Pilato, nelle Marche, con cielo sereno e monte sullo sfondo che si riflette sull'acqua

Fonte: iStock

Lago di Pilato e Monte Redentore nelle Marche

3. I sapori tradizionali marchigiani

Un tour delle Marche, soprattutto in autunno, non può certamente dirsi completo senza un assaggio della cucina locale, che sa esprimere il meglio di sé in questa stagione. La regione è molto famosa per la produzione dell’olio e, di conseguenza, per la raccolta delle olive. Proprio le aziende produttrici, durante questo periodo, organizzano visite e degustazioni, permettendo ai turisti di scoprire l’autentico sapore dell’olio extravergine di oliva marchigiano.

Non solo! L’autunno è anche la stagione del tartufo bianco, di cui il bel borgo di Acqualagna ne è la capitale indiscussa. Qui, infatti, si tiene annualmente la Fiera Nazionale del Tartufo, dove i visitatori possono assaporare piatti raffinati a base di tartufo ed acquistare il prodotto dai cercatori locali.

Inoltre, tra ottobre e novembre, i piccoli borghi si animano con eventi dedicati alle castagne e ai funghi, ma anche alla vendemmia e al vino nuovo. Proprio i vini marchigiani vengono riconosciuti tra i migliori vini bianchi d’Italia e le cantine offrono percorsi di degustazione. L’autunno è anche il momento perfetto per esplorare le colline dove vengono coltivati alcuni dei più celebri vitigni della regione, come quella dei Castelli di Jesi, famosa per la produzione del Verdicchio, dove i vigneti che si tingono di giallo e di rosso creano un panorama imperdibile.

5. Le Grotte di Frasassi

Un altro luogo nelle Marche che merita una visita durante un tour autunnale della regione sono le Grotte di Frasassi, considerate fra le grotte più suggestive d’Italia e d’Europa. Le temperature costanti all’interno di queste formazioni, che si aggirano attorno ai 14 gradi, le rendono perfette da visitare in ogni stagione, anche se la minor affluenza di turisti in autunno permette di godere appieno della loro maestosità.

Vista dell'interno delle famose grotte di Frasassi nelle Marche, con stalattiti e stalagmiti in primo piano

Fonte: iStock

Grotte di Frasassi, Marche

6. Recanati e i luoghi leopardiani

Infine, per gli appassionati di letteratura e cultura italiana, non può mancare una visita a Recanati, la città natale del famoso Giacomo Leopardi. Soprattutto in autunno la visita ai luoghi come “il Colle dell’Infinito” diventa ancora più suggestiva, grazie anche alla frequente presenza di una leggera nebbia che avvolge la campagna circostante, oltre che i colori autunnali che creano un’atmosfera quasi malinconica. Insomma, la situazione perfetta per immergersi nelle bellissime poesie del grande poeta italiano.

A Recanati, inoltre, la Casa Leopardi è sempre aperta al pubblico. Visitare questa storica abitazione permette di affrontare un viaggio nel mondo interiore di Leopardi, camminando e scoprendo i suoi manoscritti, i suoi libri ed osservando i diversi oggetti personali. Un’esperienza in grado di lasciare un segno profondo, soprattutto per tutti coloro che amano la letteratura italiana.

L’autunno è probabilmente uno dei momenti migliori per visitare le Marche e godere non solo della bellezza dei suoi paesaggi mozzafiato, dei borghi affascinanti e dei suoi sapori autentici. Durante questa stagione è possibile scoprire anche le tradizioni locali e, in un certo modo, farne parte. L’autunno è il periodo in cui si svolge, ad esempio, la storica sagra della Castagna nel piccolo borgo di Smerillo, oltre al Palio dei Terzieri a Massa Fermana, una rievocazione storica che si svolge a fine settembre, con sfilate in costume, gare e momenti di spettacolo.

Insomma, non resta che preparare le valigie e partire alla scoperta di una delle regioni più belle dell’Italia centrale.