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Valle dei Mocheni, con un magnifico scenario naturale

A pochi chilometri da Trento, si trova una terra che è rimasta intatta nella sua bellezza, quasi come un segreto da custodire gelosamente. I visitatori l’hanno ribattezzata ‘la valle incantata’ e non c’è forse altro modo di definirla, una volta che si è al cospetto del magnifico scenario naturale che racchiude, lasciato intatto dagli insediamenti umani isolati. Non è però solo il paesaggio che si svela allo sguardo a rendere questo luogo così speciale, ma anche la presenza di un‘isola linguistica germanofona di origine medievale. Benvenuti nella Valle dei Mocheni.

Alla scoperta della Valle dei Mocheni

La Valle dei Mòcheni, o Valle del Fèrsina (in mòcheno: Bersntol, in tedesco: Fersental) è una gemma nascosta del Trentino-Alto Adige, percorsa dal torrente Fèrsina, dalla sua sorgente fino alla cittadina di Pergine Valsugana, in provincia di Trento. Circondata dalle vette del settore occidentale del gruppo del Lagorai, è un susseguirsi di pascoli e boschi, in particolare larici e abeti rossi, interrotti solo qua e là da baite, masi e gruppi di case sparse, immersi in uno spazio che sa di infinito, dove tracce di agricoltura e allevamento spezzano solo per qualche istante il dominio della natura, permettendole di rimanere incontaminata e di preservare gli habitat di specie animali e vegetali protette.

Oltre a essere una meta molto apprezzata per le escursioni estive e per vacanze rilassanti e rigeneranti, è anche un luogo con un interessante passato minerario, testimoniato dalla Miniera-Museo Grua va Hardömbl, che si apre a 1.700 metri di quota con il suo tesoro di pirite, blenda, calcopirite, galena e oro. Situata nei pressi del sentiero che conduce al Lago di Erdemolo e distante 5 km dal centro di Palù del Fersina, è così ben conservata da sembrare quasi “viva”. Attrezzi e strumenti da lavoro, originari del sito, minerali e altri oggetti portano la mente a ritroso nel tempo, in epoche lontanissime o in altre più vicine a noi.

Per comprendere appieno la storia e la cultura di questi luoghi e della comunità che li abitano, è stato realizzato l’Istituto Mòcheno che ha lo scopo di tutelare e valorizzare il patrimonio etnografico e culturale, con particolare riguardo alle espressioni linguistiche. Una visita al Filzerhof, permette, ad esempio, di conoscere come viveva la comunità mòchena nei secoli scorsi. In questo maso, infatti, convergono tutti gli aspetti della vita locale, dalle attività lavorative alle relazioni sociali, dalla trasmissione delle conoscenze – anche quelle linguistiche – allo svolgersi dei rituali tradizionali.

Risalendo la Valle dei Mocheni verso Sant’Orsola si raggiunge, invece, l’interessante Museo Pietra Viva, che propone un affascinante viaggio nel mondo dei minerali e dei minatori, attraverso 400 anni di storia che hanno visto fiorire e decadere l’attività mineraria in questa valle di immigrazione tedesca. All’interno, si trova la ricostruzione del più grande “geode”, ossia una cavità rocciosa ricoperta di cristalli, scoperto negli anni ’90 dai due fratelli che hanno dato vita a questo percorso ricco di storia, cultura e natura.

Chi sono i Mocheni

I Mòcheni sono gli abitanti della valle che ne porta il nome, discendenti di una comunità di origine germanica che ha mantenuto negli usi e nella lingua la radice tedesca. I primi abitanti sono arrivati qui nel Medioevo dalla Germania, chiamati dai signori feudali di Pergine come manodopera per gli allevamenti e le coltivazioni. Pian piano la comunità è diventata stanziale, continuando a popolare la zona e dedicandosi allo sfruttamento dei giacimenti di rame e argento. Mochen, secondo il codice linguistico dei contadini tedeschi scesi qui a lavorare nelle miniere, deriva da machen, ‘fare’. Un nome attribuito in senso dispregiativo per indicare gli abitanti della montagna di lingua tedesca.

A partire dagli anni ’60, dopo la repressione operata dal fascismo con la proibizione dell’uso della lingua germanica e dopo una fase di disinteresse, nel secondo dopoguerra, verso queste isole linguistiche, è iniziato un processo di rivalutazione di questa e altre minoranze della provincia di Trento.

Attualmente i paesi appartenenti alla comunità mòchena sono quattro: Roveda (Oachlait, in mocheno), Frassilongo (Garait) e Fierozzo (Vlarotz) – sulla sponda sinistra della Fèrsina – e Palù (Palai), nella parte alta sulla sponda destra. La lingua mòchena è usata a livello orale da quasi la totalità delle famiglie di Roveda e di Palù, da gran parte delle famiglie di Fierozzo e da alcune famiglie a Frassilongo.

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Isola di Lobos: il paradiso spagnolo senza strade e nemmeno abitanti

Nel bel mezzo dell’Oceano Atlantico, e più precisamente a nord-ovest dell’isola di Fuerteventura, sorge un piccolo isolotto che è un tesoro naturale disabitato. Appartiene al municipio di La Oliva, nella provincia di Las Palmas, e incanta i visitatori per il suo straordinario paesaggio vulcanico lambito da acqua cristallina. Il tutto con vista su Fuerteventura e Lanzarote: l’Isola di Lobos.

Cosa aspettarsi

Lobos è bellissima, e per la sua purezza e importanza è stata dichiarata Riserva naturale nel 1982. Circondata da acque cristalline, è un susseguirsi di splendide baie di sabbia bianca, tanto da essere una destinazione molto gettonata per gite di un giorno in partenza da Fuerteventura.

Il suo nome, Lobos, deriva dal fatto che in passato era la casa di dolci foche monache – lobos marinos in spagnolo. Un posto straordinario e che vanta ben 3.000 ore di sole all’anno grazie a cui dedicarsi al relax più totale in scenari idilliaci, scoprire la natura seguendo sentieri segnalati, praticare surf in un paesaggio indimenticabile e tuffarsi in un fondale marino ricco di vita.

Lobos è un vero paradiso senza strade, un luogo attualmente privo di esseri umani che l’hanno scelto come casa: l’ultimo abitante, ovvero il guardiano del faro qui presente, ha lasciato questo lembo di terra nell’ormai lontano 1968. Nonostante ciò, è meta costante di pescatori, turisti, bagnanti, sub e surfisti.

Isola di Lobos, Spagna

Fonte: iStock

Un paesaggio dell’Isola di Lobos

Come andare all’ Isola di Lobos

L’Isola di Lobos è un parco naturale protetto, un ambiente unico che merita di essere conosciuto ma anche rispettato. Per questo motivo, dal 2019 vi può accedere esclusivamente un numero limitato di visitatori al giorno, che possono raggiungere questo paradiso in mezzo all’oceano solo dopo aver ottenuto una permesso.

Il modo più semplice per arrivarci è partire da Corralejo, una bellissima città della costa nord-orientale di Fuerteventura, da dove ci sono tutti i giorni una serie di traghetti in partenza. Alcuni tour operator, tra l’altro, si occupano di ottenere l’autorizzazione per visitare Lobos al posto nostro, ma il consiglio è sempre quello di prenotare la visita con anticipo.

Cosa vedere

La prima cosa da vedere presso l’Isola di Lobos è El Puertito, un minuscolo villaggio di case di pescatori dove si sviluppa un molo assai pittoresco circondato da acque turchesi e dove vanno a ormeggiare alcuni pescherecci o escursioni organizzate. Sarà in sostanza l’attrazione numero 1 che potrete visitare a Lobos.

Proprio qui prende vita l’unico ristorante del territorio, chiamato Antoñito el Farero in onore del suo ultimo abitante, in cui assaggiare diverse specialità locali come la paella di mare e la frittura di pesce fresco.

Molto suggestivo è anche il faro di Martiño che fa da guida presso lo stretto della Bocaina. Da qui è possibile posare il proprio sguardo su Lanzarote e parte dell’isola di Lobos.

Di particolare interesse sono anche le saline del Marrajo che risalgono alla metà del secolo scorso.

El Puertito, Isola di Lobos

Fonte: iStock

Un angolo di El Puertito

La meravigliosa natura

Un posto come questo non può di certo non attrarre i visitatori per la sua eccezionale natura. E per conoscerlo nei migliore dei modi possibili, a disposizione di chiunque lo scelga come sua meta di viaggio c’è un percorso ad anello che circonda l’intera isola di circa 8 km. Non ci sono particolari difficoltà, ma si tratta di un sentiero privo di punti di ombra e per questo è essenziale portare con sé abbonate acqua e crema solare.

Tuttavia, questo non è l’unico itinerario perché l’isola è pregna di percorsi che conducono al cospetto delle sue tante meraviglie. Ce n’è uno, per esempio, che arriva fino alla splendida Caldera, il punto più alto dell’isola con i suoi 127 metri di altezza.

Si tratta di un antico vulcano che può essere scalato seguendo un breve sentiero a zig zag che nelle giornate particolarmente ventose potrebbe risultare un po’ scomodo. Da lassù, oltre a Fuerteventura, si può ammirare Lobos nella sua interezza e persino l’affascinante profilo di Lanzarote.

Da non perdere è anche Las Lagunitas – o Lagunillas. Si tratta di una zona di pozze salmastre di particolare valore naturalistico perché qui cresce una specie vegetale endemica: il Limonium Bollei.

La Caldera; Isola di Lobos

Fonte: iStock

Verso La Caldera

Spiagge e mare

Lobos è lambita da un’acqua pura, trasparente e cristallina in cui si sviluppano spiagge tranquille e praticamente deserte. Sono tanti i posti idilliaci in cui fare il bagno, ma tra tutti non può mancare una sosta presso Las Caleras, detta anche La Concha, che è così chiamata per la sua peculiare forma.

Si tratta di una spiaggia riparata dal vento e delle onde, e quindi il posto perfetto in cui tuffarsi in acque cristalline che sono solitamente piatte come una tavola.

Le regole da rispettare

Lobos è un’isola speciale, e come tale nel vistarla bisogna ricordarsi che ci sono delle regole da rispettare. Chi decide di raggiungere questo angolo di paradiso può tranquillamente camminare lungo i suoi sentieri, circolare in bicicletta nei tragitti abilitati e praticare la pesca sportiva con canna ed esche fatte di granchi, nella costa tra la Punta del Marrajo e gli scogli del porticciolo Los Roques del Puertito.

Mentre per raccogliere materiale geologico e biologo per fini educativi, di ricerca e gestione e per la registrazione di film o sessioni fotografiche è necessaria l’autorizzazione dal parte del comune di Fuertevenutura (oltre che per l’accesso).

Al contrario, non si può assolutamente pescare con canna nella zona della Caldera, delle Lagune Las Lagunitas e nelle aree balneari. Non è poi permesso l’accesso ad animali domestici come cani o gatti e nemmeno camminare fuori dai sentieri autorizzati.

Sono proibiti anche i falò, così come non possono essere fatti rumori che infastidiscono la tranquillità dell’Isola. Allo stesso modo, non è consentito salire sulla montagna della Caldera nel periodo di riproduzione degli uccelli, collocare cartelli pubblicitari, fare attività di caccia, gettare rifiuti di qualsiasi tipo, alterare, distruggere o estrarre materiali e oggetti di valore patrimoniale e biologico e qualsiasi tipo attività che possa mettere in pericolo il favoloso paesaggio della zona.

Consapevoli di questo, siamo sicuri che una gita presso l’Isola di Lobos sarà una di quelle esperienze che vi porterete per sempre nel cuore.

Isla de Lobos, Spagna

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I colori dell’Isola di Lobos
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L’isola col faro che galleggia sul Mar Ionio

Il Salento è una destinazione incantevole che attira ogni anno i turisti di tutto il mondo per le sue coste mozzafiato, il mare cristallino e le spiagge sabbiose, il luogo l’ideale per gli amanti del sole e del mare.

Un vero scrigno di storia e cultura, tra uliveti secolari e masserie tradizionali, che nasconde tesori incredibili che aspettano solo di essere scoperti.

Le isole che costellano il territorio sono poche, ma tutte meritano senza dubbio di essere visitate. Il viaggio di oggi ci conduce sull’Isola di Sant’Andrea, una terra caratterizzata da una bellezza selvaggia e incontaminata. Qui è impossibile non rimanere incantati di fronte alle scogliere a picco sul mare, le acque turchesi e le grotte suggestive, una meta imperdibile per coloro che desiderano immergersi nella natura e scoprire la magia del Salento.

L’Isola di Sant’Andrea: un paradiso mediterraneo

L’Isola di Sant’Andrea, conosciuta anche come Isola di Gallipoli, sorge appena sopra il livello del mare, raggiungendo un’altitudine di poco più di tre metri, una caratteristica che la rende estremamente vulnerabile all’impeto delle onde e dei venti.

Quest’area protetta si estende per circa 50 ettari ed è una testimonianza della straordinaria ricchezza della biodiversità mediterranea.

Infatti, l’intera area fa parte del Parco Naturale Regionale Isola di Sant’Andrea e Litorale di Punta della Suina, un luogo di grande rilevanza per la fauna, soprattutto per la nidificazione del Gabbiano Corso. Nonostante attualmente sia disabitata, l’isola è aperta alle visite e regala uno spettacolo mozzafiato da ogni prospettiva.

Una delle attrazioni più affascinanti è il suo imponente faro, un edificio che si erge maestoso e si lascia ammirare anche da lontano. Con la sua architettura distintiva e la sua storia secolare, rappresenta non solo un punto di riferimento, ma anche una testimonianza silenziosa del passato dell’isola.

Nel 1997, il Ministero della Difesa propose l’inserimento dell’Isola di Sant’Andrea nella lista dei beni da vendere a privati. Tuttavia, nel 2000, grazie alle azioni intraprese da associazioni e partiti politici, il Tribunale di Lecce emise una sospensione che ne vietava qualsiasi forma di vendita. Questo provvedimento legale sottolineò la consapevolezza del valore intrinseco e dell’importanza di conservare questo luogo unico. L’Isola di Sant’Andrea è diventato un bene invendibile, garantendo così la preservazione nel tempo e la sua bellezza naturale per le generazioni future.

Spiaggia Punta Pizzo Gallipoli

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Spiaggia Punta Pizzo, Parco Naturale Regionale Isola di Sant’Andrea, Gallipoli

Cosa fare sull’Isola di Sant’Andrea

L’Isola di Sant’Andrea offre una vasta gamma di attività e attrazioni per i visitatori che desiderano vivere un’esperienza all’insegna del relax, immersi completamente nella natura. Il suggerimento è quello di dedicare del tempo alle passeggiate lungo i sentieri panoramici alla scoperta della sua bellezza brulla e selvaggia.

Imperdibile è la salita fino alla cima del faro che permette di ammirare panorami emozionanti e godere di una vista privilegiata sulla bellezza dell’isola e delle sue acque cristalline.

Questa destinazione è anche un vero paradiso per gli amanti dello snorkeling e delle immersioni. Il mare limpido invita, infatti, all’esplorazione della meravigliosa e variegata vita marina che anima questi fondali. Inoltre, è possibile sperimentare diverse attività acquatiche, come il kayak, il paddleboard e numerose escursioni in barca.

L’Isola di Sant’Andrea è un tesoro che merita di essere custodito e valorizzato, un luogo magico che lascia un’impronta indelebile nel cuore di chiunque lo visiti.

Isola Sant'Andrea al tramonto

Fonte: Getty Images

Isola di Sant’Andrea al tramonto, Gallipoli, Puglia
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Da Milano alle Maldive in business con volo extra lusso

Nelle scorse ore ha visto la luce una nuova compagnia aerea extra lusso che collegherà Milano Malpensa con le Maldive, la prima compagnia aerea leisure premium del mondo.

Il volo inaugurale è previsto per la fine di marzo 2024 e i biglietti saranno acquistabili già da novembre di quest’anno. Secondo quanto riportato dalle agenzie, il direttore commerciale di Beond, Sascha Feuerherd, ha dichiarato come “C’è una forte domanda da Milano alle Maldive per il servizio premium offerto da Beond. I milanesi più esigenti apprezzeranno l’esperienza di Beond e intendiamo superare ogni aspettativa dei nostri clienti dal momento in cui prenotano con noi. Siamo grati per il supporto che abbiamo ricevuto dall’aeroporto di Milano-Malpensa e non vediamo l’ora di una potenziale espansione in altre città in Italia, a tempo debito“.

Beond, only business class da Milano a Malè

Beond, che si presenta come una startup, è nata con l’obiettivo di apportare un cambiamento rivoluzionario nel settore, proponendo servizi di lusso che possano davvero rendere il viaggio unico, confortevole e indimenticabile.

Non a caso, Tero Taskila, Ceo e uno dei tre fondatori, ha sottolineato come la compagnia desideri “far volare i nostri clienti verso le destinazioni più uniche e incontaminate dove possano liberare il loro esploratore interiore nella vacanza più memorabile della loro vita”.

Il prezzo di partenza dei biglietti va da 4000 euro andata e ritorno con 44 posti disponibili e la sola business class dotata di sedili in pelle che si trasformano in letti per garantire assoluta comodità durante le ore di volo.
In più, i passeggeri potranno viaggiare “larghi e comodi” dato che le file sono composte da soli due sedili a destra e due a sinistra.

Ma non è ovviamente tutto: i pasti preparati da chef stellati con ingredienti freschissimi e di elevata qualità, verranno serviti in “pregiate porcellane con delicati motivi in filigrana dorata” realizzate in collaborazione con il marchio inglese William Edwards.
Si tratterà di specialità internazionali, del Paese di partenza oppure di quello di arrivo, per venire incontro a tutti i gusti e le preferenze.

E se il volo promette di essere un’esperienza senza eguali, i tratti distintivi di Beond si faranno notare già a terra, ancora prima della partenza: infatti, è previsto anche il servizio di trasferimento con autista da casa a Milano Malpensa e l’attesa all’aeroporto avviene nella lounge per rilassarsi e vivere il pre imbarco in tutta tranquillità.

A disposizione dei viaggiatori tre modalità tariffarie: Delight, più conveniente ma priva di autista privato e accesso alla lounge, Bliss che comprende il pacchetto completo, e Delight che, oltre a questo, include la modifica del peso dei bagagli anche all’ultimo momento e la possibilità di posticipare il giorno della partenza gratuitamente.

Trattandosi di una meta esotica, il personale dovrà essere composto da “maldiviani entusiasti che condividano la loro passione per offrire un servizio eccezionale ed esperienze di viaggio indimenticabili“.

Uno sguardo al presente e al futuro

Il primo aeromobile di Beond spiccherà il volo destinazione Maldive il 9 novembre 2023 con partenza da Riyadh e la settimana dopo da Zurigo e Monaco.

Nel 2024, sarà il momento delle rotte da Milano e Dubai e in programma vi sono anche altre allettanti destinazioni su cui però non si sa ancora nulla di concreto.

Inoltre, la compagnia ha in programma di realizzare, nei prossimi mesi, un secondo aeromobile, l’Airbus A321ceo con 68 posti.

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Lago Saimaa: una meraviglia con 13.000 isole

Nella parte sud-orientale della Finlandia sorge un lago magnifico e in cui galleggiano circa 13.000 isole. Ha il nome di Saimaa ed è il più grande di tutto il Paese e il quarto per estensione in Europa. Un incredibile specchio d’acqua che bagna le rive della regione del Finnish Lakeland, e in particolare della Carelia meridionale.

Cosa aspettarsi

Ritrovarsi al cospetto del Saimaa è eccezionale: questo lago che pare infinito infonde una vera e propria calma interiore e, in più, è il posto perfetto per fermarsi ad ascoltare i suoni del silenzio della natura finlandese. Ma del resto parliamo di una territorio particolarmente unico nel suo genere perché contiene paesaggi geologici di importanza internazionale, siti archeologici, ecologici, storici e culturali.

Un posto dove la natura regna sovrana e in cui il visitatore può dedicarsi a tantissime attività, da quelle più adrenaliniche come le escursioni nei boschi circostanti, a quelle più rilassanti, come una magnifica sauna finlandese.

Il modo migliore per esplorare il lago

Questo vero e proprio capolavoro della natura vanta ben oltre quattromila chilometri quadrati di estensione. Per questo motivo, non c’è modo migliore per esplorarlo che a bordo una crociera. A disposizione dei viaggiatori ci sono traversate di poche ore, oppure di qualche giorno. Si può pernottare sulle imbarcazioni, ma anche affittare un’isola privata e dormire in un tipico cottage finlandese.

Lago Saimaa , Finlandia

Fonte: iStock

Un angolo del Lago Saimaa

Durante la navigazione vi sentirete costantemente inondati dal blu, quello vero, puro, profondo, che solo in posti incontaminati come questo si può davvero percepire. E poi il verde dei pini, che in autunno diventano multicolori e in inverno un tappeto di bianco, che ricoprono le numerose isole.

Le attrazioni da non perdere

È chiaro che in un lago così esteso ci sono tantissime attrazioni – naturali e non – da scoprire. Ma se proprio dovete sceglierne solo alcune, vi consigliamo di non perdere il Kummakivi perché è davvero sorprendente.

Si tratta di una roccia che si trova a Ruokolahti, e detta così sembrerebbe la cosa meno interessante del mondo. Ma in realtà è un posto quasi surreale perché è un gigantesco masso di 500 kg che sembra essere impeccabilmente in equilibrio sopra un altro sasso. Un tempo si pensava che un’opera assurda come questa fosse stata eretta dai giganti, ma la verità è che stato il lavoro secolare dei ghiacciai. Kummakivi  in finlandese significa “roccia strana” e, considerando che sulla cima della pietra cresce un pino dagli anni ’80, non possiamo che comprendere il perché.

Kummakivi, Finlandia

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Lo straordinario Kummakivi

Ilkonsaari è invece una delle tante isole de Lago Saimaa che sorge sul lato di Lappeenranta. È la meta perfetta per fare escursioni in mezzo alla natura più pura e proprio qui, lungo un sentiero che attraversa tutto il suo territorio, sono stati costruiti diversi tsasounas, ovvero delle case di preghiera ortodosse che vale la pena scoprire.

Per fare una vera immersione di storia dovete invece dirigervi verso Astuvansalmi, nel comune di Ristiina, una realtà che vanta il titolo di più grande complesso di pitture rupestri preistoriche dei Paesi nordici: ci sono più di 80 dipinti creati su delle impressionanti rocce che, se osservate da una certa angolazione, sembrano visi umani.

Paesaggi altamente emozionanti sono quelli che si possono scorgere presso il comune di Punkaharju, in cui ci sono anche tantissime attività da fare. Da non perdere è pure Kerimäki che è la culla di uno dei siti naturali più interessanti della regione: il cristallino Lago Puruvesi, un sottobacino del Lago Saimaa.

Castelli e fortezze

Ad affacciarsi sulle placide acque del Lago Saimaa ci sono numerosi castelli e fortezze. Uno di questi si trova a Savonlinna e si chiama Castello Olavinlinna. Edificato su uno sperone roccioso durante il Medioevo, è una magnifica struttura in pietra che è aperta per visite guidate e concerti. Nel mese di luglio, inoltre, è la sede del Festival dell’Opera di Savonlinna.

Castello Olavinlinna, Finlandia

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Il magnifico Castello Olavinlinna

Altrettanto affascinante è la a fortezza di Kärnäkoski, parte del comune di Savitaipale, che dalle sue mura regala una spettacolare vista sul Lago Saimaa.

A Lappeenranta, una coloratissima città finlandese, d’estate succede qualcosa di veramente speciale: vengono create delle suggestive sculture di sabbia, costruite attorno a un diverso tema ogni anno, da un team di artisti finlandesi e internazionali. D’inverno, invece, viene edificato un castello di neve per tutta la famiglia, comprensivo di scivoli per i più piccoli.

Le città da non perdere

Come è possibile intuire, lungo i tantissimi km del lago si trovano diverse città e località particolarmente interessanti. Tuttavia, cinque di esse sono davvero speciali, ovvero Imatra, Lappeenranta, Mikkeli, Savonlinna e Varkaus.

Imatra sorge sulle rive del fiume Vuoksi, un emissario che scorre dal Lago Saimaa a Lago Ladoga, e da secoli fa innamorare tutti i suoi visitatori per via di Imatrankoski, quattro straordinarie rapide che compiono un salto di 18 metri. Oggi alimentano persino una colossale centrale elettrica che fornisce energia a Helsinki e a tutta la Finlandia sudorientale.

Accanto ad esse prende vita la prima riserva naturale della Finlandia, Kruunupuisto, dove si possono vedere i segni dell’era glaciale, come ad esempio le marmitte dei giganti. Affascinante in città è anche il castello in stile liberty che da molti è ritenuto l’edificio più bello della Finlandia.

Lappeenranta è una spettacolare città di mezzo: si è sviluppata al confine tra la cultura occidentale e quella orientale. Tra grandi centri commerciali, piccole boutique, caffè e ristoranti di qualità, si fanno spazio parchi enormi e una natura mozzafiato, il tutto a pochi passi dal centro.

La sua fortezza, invece, è la parte più antica della città e per arrivarci bisogna solcare una strada acciottolata su cui si affacciano pregevoli edifici che ospitano musei, gallerie e botteghe degli artigiani locali.

Lappeenranta, Finlandia

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Veduta di Lappeenranta

Voliamo ora a Mikkeli che si rivela la meta più interessante per chi, oltre all’aspetto storico e naturale, cerca anche di saperne di più su quello enogastromomico. Da queste parti, infatti, foreste, campi, laghi e natura incontaminata sono la culla di ottimi e freschi ingredienti trasformati dai ristoranti della città in imperdibili prelibatezze. La regione di Mikkeli, tra le altre cose, ospita numerosi manieri maestosi, tutti impreziositi da eleganti giardini.

Savonlinna è ricca di storia, cultura e incredibili siti naturali e, in più, è davvero suggestiva: il centro della città è in parte costruito sulle delle isole, e per questo colpisce il visitatore anche per i suoi curiosi ponti. Del bellissimo Castello di Olavinlinna ve ne abbiamo già parlato, ma sappiate che proprio accanto ad esso prende vita Wanha Savonlinna, la zona storica dove svettano nei cieli antichi edifici che sono la casa di botteghe artigiane, gallerie d’arte, boutique e caffetterie.

Infine, la città di Varkaus che offre una vasta gamma di eventi e attività adatte a tutte le età.

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L’isola europea dove la pista dell’aeroporto è una spiaggia

Entrare in aeroporto è quasi come affacciarsi su un girone infernale: code infinite, lunghissimi controlli e bagagli da consegnare (che vanno poi recuperati in altre interminabili file). E, in fondo, ogni scalo si assomiglia – a prescindere da pochissime eccezioni in tutto il mondo. È il caso di quello che si trova sull’isola di Barra, al largo delle coste scozzesi. Qui non solo la burocrazia è ridotta ai minimi termini, ma si può anche ammirare un panorama incantevole. Gli aerei, infatti, decollano e atterrano… sulla spiaggia. Scopriamo questo paradiso.

L’isola di Barra e il suo aeroporto

Appena 60 km quadrati di superficie e poco più di 1.000 persone ad abitarla: l’isola di Barra è un gioiello fatto di spiagge candide e acque trasparenti (ma gelide!), che negli anni ha conquistato il cuore di tantissimi turisti. Si trova al largo della Scozia, nell’arcipelago delle isole Ebridi Esterne, ed è separata dalla vicina Vatersay da una diga. Raggiungerla può rivelarsi una vera impresa: è infatti possibile arrivare in traghetto, con una lunga traversata che – a causa dei venti e delle correnti oceaniche – spesso diventa alquanto “movimentata”.

Oppure si può arrivare in aereo: se state pensando al classico jumbo jet pronto ad atterrare su lunghe piste d’asfalto, vi sbagliate però di grosso. Qui gli aerei di linea sono piccoli e decisamente in balia del vento, offrendo ai passeggeri un’esperienza da brivido. E l’aeroporto dell’isola di Barra non è altro che una lingua di sabbia dorata, a due passi dal mare. Ebbene sì, non esiste una vera e propria pista d’atterraggio, tanto che i voli non hanno orari fissi, bensì seguono quelli della bassa marea. Per questo, si è guadagnato il titolo di aeroporto più panoramico al mondo.

La spiaggia in questione si chiama Traigh Mhor (ovvero “spiaggia grande”), ma è anche soprannominata Cockle Strand perché – quando non ci sono voli in arrivo o in partenza – è spesso affollata di persone che si aggirano cercando telline e altri molluschi. Si snoda per circa 3 km nell’area a nord dell’isola, ed è ovviamente diventata un’attrazione turistica. Per i passeggeri, inoltre, la bella sorpresa è che non ci sono mai file: un’unica piccola struttura affacciata sul mare ospita il check in e il bar, mentre all’esterno c’è una pensilina sotto cui vengono sistemati i bagagli prima dell’imbarco e dopo lo sbarco. Prendere un aereo non è mai stato così facile e veloce.

Cosa vedere sull’isola di Barra

Se la vostra curiosità è ormai alle stelle e volete visitare l’isola di Barra, ci sono molte bellezze ad attendervi. Naturalmente, le sue spiagge sono l’attrazione principale: oltre a quella adibita ad aeroporto, le coste nord-occidentali vantano molti altri arenili sabbiosi lambiti da acque cristalline. Mentre le coste sud-orientali sono prevalentemente rocciose, caratterizzate anche da alte scogliere bianche. In ogni caso, fare il bagno è quasi impossibile: l’Atlantico è davvero freddissimo, e solo pochi coraggiosi osano tuffarsi, anche in estate.

Il centro abitato più importante è Castlebay, che deve il suo nome al Castello di Kisimul, situato su un piccolo isolotto all’interno della baia su cui si affaccia la città. Nell’entroterra, per gli amanti della natura, c’è la cima più elevata dell’isola, Heavel: è un’ottima meta per fare trekking, e dall’alto – dove spunta una statua in marmo bianco che raffigura la Madonna con il bambino Gesù – si gode di un panorama meraviglioso. La scultura è chiaramente visibile da chi arriva a Castlebay via mare, ed è molto suggestiva.

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Cueva de los Verdes, la grotta con un misterioso tunnel sottomarino

Situata a nord di Lanzarote, e integrata nel vasto paesaggio vulcanico del Malpaís de la Corona, la Cueva de los Verdes è una delle meraviglie nascoste nelle viscere della più orientale delle Isole Canarie, ammantata di un misterioso e particolare fascino mitologico. La destinazione perfetta per chi desidera provare l’ebrezza di un vero e proprio viaggio al centro della Terra, impreziosita da un incredibile tunnel sottomarino, tra i più estesi di tutto il pianeta, e custode di un segreto che pare lasciare senza fiato chiunque visiti questa attrazione unica.

Cueva de los Verdes, attrazione imperdibile in un viaggio alle Canarie

La Cueva de los Verdes è una delle attrazioni più famose di Lanzarote, situata nel comune di Haría. È lunga circa 7 km – dei quali, solo 1,5 visitabili dal pubblico – ed è costituita da un complesso di gallerie, passaggi con volte suggestive e lagune sotterrane, che si estende dal vulcano Monte Corona alla costa, inabissandosi nel mare per 1500 metri nel cosiddetto Tunnel di Atlantide, uno dei più importanti tunnel di lava del mondo. Insieme ai Jameos del Agua, cui è collegata, la grotta è una parte del tubo vulcanico che si è formato in seguito all’eruzione del Corona, avvenuta all’incirca 4000 anni fa. Al suo interno sorprende un’inaspettata varietà di colori: rosso, dovuto all’ossido di ferro, giallo, per i fosfati, bianco, dato dal carbonato di calcio, nero, conferito dalla roccia basaltica.

Si narra che fosse anticamente utilizzata dalla popolazione locale per rifugiarsi dagli attacchi dei corsari barbareschi che periodicamente devastavano l’isola durante i secoli XVI e XVII, e che abbia preso il nome dalla famiglia Verdes, allevatori di bestiame nella zona circostante. A partire dal XIX secolo, la grotta è diventata una meta obbligata per i viaggiatori europei, gli studiosi e gli scienziati affascinati da questa singolare formazione vulcanica.

La grotta delle meraviglie a Lanzarote, custode di un segreto

Negli anni Sessanta, sotto la supervisione di Jesús Soto, sono stati eseguiti interventi architettonici all’interno della grotta per renderla una delle attrazioni più ambite dell’isola e di tutte le Canarie. Nel rispetto dell’ambiente naturale, la mano dell’artista si è limitata a valorizzare lo straordinario percorso che conduce alla scoperta di questa meraviglia, con l’aggiunta di luci artificiali e suoni ambientali che esaltano le forme capricciose che la lava ha lasciato nel suo devastante passaggio, creando un’atmosfera di poetica bellezza. Il tutto riuscendo nell’impresa di mantenere un perfetto equilibrio tra Madre Natura e ingegno umano, consentendo, a chiunque voglia provare l’incredibile esperienza di scendere nelle viscere della Terra, di godere appieno del sorprendente paesaggio sotterraneo.

Cueva de los Verdes è oggi uno dei sette centri culturali dell’isola di Lanzarote. Il complesso naturale è stato dichiarato ufficialmente completo nel 1977, con l’aggiunta del sorprendente Auditorium, uno spazio unico al mondo, dove assistere a concerti speciali e altre attività culturali in un ambiente intimo e incredibilmente suggestivo. La particolarità della grotta vulcanica, la sua atmosfera, le caratteristiche del suono, la speciale illuminazione e la vicinanza dello spettatore al palco, trasformano ogni spettacolo in un incontro stimolante tra arte e natura. Il tour all’interno della Cueva de los Verdes comprende anche tre affascinanti aree: la Sala de las Estetas, la Garganta de la Muerte e la Puerta Mora.

Si dice, infine, che la grotta sia custode di un sorprendente segreto. Tuttavia, pare che possa essere conosciuto solo da coloro che l’hanno visitata o che la visiteranno, e che si impegnano a non divulgarlo. Non resta, quindi, che andare a vederla di persona per conoscerlo.

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Si trova in Grecia ed è la prima isola zero-waste al mondo

Si può essere talmente green da abbattere completamente la propria quota di rifiuti? Tilos, piccola isola greca, sta per farlo: è la prima area zero-waste al mondo, grazie ad una particolare sinergia tra cittadini e l’aiuto di una società che vuole cambiare in meglio il nostro pianeta. Andiamo alla scoperta di questo vero e proprio paradiso, che vanta un primato strepitoso (e assolutamente da imitare).

Tilos, un’isola zero-waste

L’isola di Tilos, conosciuta anche come Piscopi, si trova immersa tra le acque del mar Egeo e appartiene all’arcipelago del Dodecaneso. È poco più di un fazzoletto di terra, su cui abitano circa 750 persone: questo ha probabilmente reso più facile il compito di Polygreen, società greca specializzata in economia circolare, che ha deciso di compiere qui il suo ambizioso esperimento. E i risultati sono fenomenali: l’isola sta per diventare la prima ad essere zero-waste in tutto il mondo, avendo quasi completamente rinunciato ai rifiuti.

In che modo? Si tratta di un progetto tanto semplice quanto interessante: ad ogni cittadino è stato fornito un set di bidoni, una busta per l’organico e un box per le sigarette, quindi l’intera popolazione è stata formata sulla corretta suddivisione della spazzatura in “riciclabile”, “organica” e “non riciclabile”. Quasi tutto ciò che viene gettato via (con oculatezza, ovviamente) può così avere una nuova vita. I rifiuti organici diventano compost per il terreno, mentre ciò che non si può riconvertire viene essiccato e tritato, per poi trasformarsi in combustibile per i forni da cemento.

Così facendo, gli abitanti di Tilos possono oggi fare a meno delle discariche – quella presente sull’isola è ormai chiusa – e appena il 12,6% dei loro rifiuti non viene ancora riciclato. Ma Polygreen è fiduciosa di riuscire ad arrivare addirittura al 5%, per rendere questo paradiso greco ancora più ecosostenibile. Il segreto di tale successo? La collaborazione dei cittadini, che sono stati coinvolti anche grazie ad un’app che ha permesso loro di monitorare la quantità di spazzatura prodotta e il loro corretto riciclaggio.

Perché Tilos è sempre più green

Questa piccola isola della Grecia è un vero e proprio esempio di società green, che verrà presa come modello da replicare in altre parti del mondo. Tilos, in effetti, già da anni lavora affinché l’impatto dei propri abitanti sulla natura sia sempre più ridotto: nel 2017 aveva installato un parco solare e una turbina eolica, mentre subito dopo aveva costruito un sistema di accumulo a batteria per le giornate in cui sole e vento non sono presenti. Appena due anni dopo, l’isola ha raggiunto la totale autosufficienza energetica, producendo il 100% del fabbisogno della sua popolazione.

Ora Polygreen festeggia il nuovo successo di Tilos, abbattendo quasi del tutto la sua produzione di rifiuti non riciclabili. La società greca sta infatti pensando di riproporre il progetto anche altrove, puntando ad Abu Dhabi. Naturalmente sarà molto più difficile in un luogo dove la popolazione è ben più numerosa e non parzialmente isolata dal resto del mondo, come può esserlo solamente una piccola isola. Ma se si riuscirà a coinvolgere gli abitanti e a renderli consapevoli dell’importanza di questa iniziativa, allora si potrà ancora una volta avere successo.

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È una delle spiagge più belle del mondo. E no, non si trova alle Hawaii

Il Giappone è un Paese di contrasti sorprendenti, ogni angolo è ricco di bellezze naturali: dalle cime innevate del Monte Fuji alle spiagge tropicali di Okinawa, dai boschi di bambù di Arashiyama ai giardini zen di Kyoto. Un’avventura che fa assaporare l’antica saggezza orientale e l’innovazione futuristica, un luogo dove le tradizioni secolari convivono con la tecnologia all’avanguardia.

Ma forse non tutti sanno che questa misteriosa terra ospita anche alcune delle coste più affascinanti e incontaminate esistenti al mondo. Tra le numerose meraviglie, una delle più affascinanti è la spiaggia di Yurigahama.

Un luogo di rara bellezza, ancora poco noto del Paese del Sol Levante. Per chi è in cerca di un’oasi tranquilla e appartata, lontana dal turismo di massa, questo è sicuramente il posto ideale, un autentico paradiso tutto da scoprire.

Yurigahama, la “spiaggia fantasma” del Giappone

Yurigahama si trova a soli 1,5 km di distanza dalla spiaggia di Okaneku. Un lembo di sabbia bianca avvolta da un mare dal colore azzurro intenso. Ma ciò che la rende davvero unica è il suo carattere effimero. La spiaggia, infatti, non è visibile in ogni momento: compare solo durante la bassa marea e la sua posizione cambia in base alle correnti marine.

Numerosi sono le leggende e i miti che avvolgono questa località, contribuendo ad aumentarne il fascino e l’attrattiva. Una delle più famose riguarda proprio la sua sabbia. Si narra che i granelli di Yurigahama siano a forma di piccole stelle e che raccoglierne un numero pari alla propria età permetta di raggiungere la vera felicità. Tale credenza è diventata un vero e proprio rituale per molti visitatori che si dedicano alla ricerca di questi tesori durante le loro visite, immergendosi così nell’atmosfera magica di questa spiaggia misteriosa.

Ogni volta che la “spiaggia fantasma” riappare, viene allestito un piccolo chiosco di bevande per i turisti che hanno il privilegio di poterla ammirare. Inoltre, assolutamente imperdibile è l’opportunità di tuffarsi in un ambiente marino straordinario, un’esperienza indimenticabile che permette di ammirare l’incantevole fondale tra le acque azzurre e limpide. Infatti, quello che rende Yurigahama davvero speciale sono le sue barriere coralline ancora intatte, ecosistemi che offrono uno spettacolo caleidoscopico di colori e forme, un panorama da cartolina che rimarrà impresso nei ricordi più belli.

Inoltre, i più fortunati avranno la possibilità di vivere un’esperienza unica: l’avvistamento delle tartarughe. Questi simpatici animali marini, infatti, scelgono spesso le tranquille acque di questa località, un fenomeno che sottolinea la ricchezza della biodiversità e l’importanza della conservazione degli habitat naturali.

Quando visitare la spiaggia di Yurigahama?

Il momento perfetto per visitare questa particolare spiaggia va da aprile a settembre. Durante questi mesi il clima consente di apprezzare al massimo la bellezza naturale del luogo. L’acqua è calda e le temperature miti permettono di vivere un soggiorno ancora più piacevole, soprattutto nel mese di luglio.

Tuttavia, è fondamentale tenere a mente che Yurigahama compare soltanto durante la primavera e l’autunno, a seconda delle maree. Pertanto, non è accessibile tutti i giorni. Il modo più sicuro per raggiungerla è prenotare un’escursione guidata in barca per poter ammirare il meraviglioso paesaggio e avere l’opportunità di esplorare la sua incomparabile bellezza.

Yoron Island, Giappone

Fonte: iStock

Isola di Yoron, Giappone
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Åstol, l’isola con le case bianche di legno circondate da aspre rocce

Åstol è uno spettacolo davvero sorprendente: accessibile soltanto in barca o in traghetto, è parte del comune svedese di Tjörn che include un centinaio di isole.

Si tratta di una pittoresca isola rocciosa, pedonale, di circa 200 abitanti, un luogo “fuori dal tempo”, unico nel suo genere, su cui svettano bianche casette di legno che sembrano quasi ricoprirne tutta la superficie, circondate da aspre rocce che si innalzano dal mare.

Alla scoperta dell’isola vulcanica

Raggiungibile in traghetto da Rönnäng, Åstol si trova tra Tjörn e Marstrand, sulla costa di Bohuslän: una gita di un giorno è più che sufficiente per passeggiare lungo l’isola senza traffico e godersi gli splendidi panorami, le rimesse per le barche e le maestose rocce.

Il substrato roccioso è costituito da anfibolite dolcemente erosa, un tipo di roccia vulcanica su cui le piante sono riuscite a crescere in piccole valli, nonostante le difficili condizioni climatiche che, nel corso degli anni, gli abitanti hanno saputo sfidare per dare vita all’isola.

La luce che arriva dal mare tutt’intorno ricrea un’atmosfera davvero speciale e una piacevole sensazione di calma è la prima impressione che si ha scendendo dal traghetto nel profondo porto a ferro di cavallo.
Le strade strette e pedonali si snodano tra le case e al centro dell’isola risalta un piccolo parco lussureggiante con un memoriale ai pescatori scomparsi.

La zona di Klockareudden vanta una piscina naturale di roccia colma di acqua salata, uno scivolo acquatico e fondale sabbioso.

Salendo, invece, sulla cima della torre a picco sul mare a Store Varn si gode di un’incredibile visuale sull’arcipelago Pater Nosterskären, un insieme di isolotti spogli e bassi fondali a sud-ovest di Tjörn, mentre dal lato sud si può ammirare la fortezza di Carlstens, imponente fortezza in pietra a Marstrand, sulla costa occidentale della Svezia, costruita nel Seicento per ordine del re Carlo X di Svezia a protezione della provincia di Bohuslän appena acquisita a seguito del Trattato di Roskilde.

Anche se l’epoca d’oro della pesca ad Åstol è ormai trascorsa, la suggestiva isola selvaggia attrae numerosi turisti grazie alla sua atmosfera tranquilla e rilassata, di pace assoluta.

Oggi suoi fiori all’occhiello sono caffè, terrazze all’aperto, una galleria d’arte, un negozio di alimentari e una biblioteca laddove, nel corso dei secoli, si fermavano i pescherecci.

In più, è rinomata per il ristorante di pesce “Åstols Rökeri” che dispone di propria affumicatura e di un piccolo negozio, il cui menu trae ispirazione dall’amore per la terra e il mare che abbraccia l’isola: vengono  organizzati anche buffet di pesce, serate con piatti a base di aragosta, conferenze, mostre d’arte, passeggiate guidate e, in estate, musica dal vivo.

Un’antica comunità di pescatori

Åstol fu abitata per la prima volta a metà del XVIII secolo durante uno dei grandi periodi della pesca alle aringhe.

E fu proprio l’industria della pesca a garantire, nel tempo, un buon sostentamento ai residenti che, nel momento di massimo splendore, erano circa 500.

Durante gli anni Sessanta, oltre 20 grandi pescherecci da traino in acciaio attraccavano al porto di Åstol ma il declino iniziò negli anni Settanta e, così, una buona parte degli abitanti si trasferì.

Tuttavia, molte persone iniziarono ad arrivare qui per godersi la magia del territorio in estate e, oggi, l’isola è vivace tutto l’anno e la pesca continua a fornire gamberi, granchi e le aragoste, chiamate anche “l’oro nero del mare”.