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Quest’isola della Scozia offre esperienze memorabili

Meno frequentata rispetto all’isola di Skye, all’arcipelago delle Ebridi Esterne o delle Orcadi, l’isola di Arran, la più grande del Firth of Clyde, il fiordo del fiume Clyde, è tutto ciò che si può desiderare da un’isola scozzese, tanto da fregiarsi dell’appellativo di “Scozia in miniatura“.

Infatti, il suo paesaggio è ricco di contrasti, attraversato dalla faglia di confine delle Highlands, la Highland Boundary Fault: a nord, valli profonde, montagne scoscese e brughiere nonché il monte più alto, il Goat Fell con i suoi 874 metri; a sud, invece, dolci rilievi e morbidi panorami, con alcune “isolette satellite” tra cui Pladda e Holy Isle.

Una vacanza da queste parti è l’ideale per staccare davvero dalla frenetica vita di città e immergersi in una realtà sublime che ha innumerevoli attività da offrire.

Cosa vedere e fare sull’isola di Arran

432 chilometri quadrati, brevi distanze che si coprono con una trentina di minuti d’auto ma una vasta gamma di opportunità e tappe salienti da non perdere: questa è Arran,  che racchiude in sé il meglio della Scozia.

Iniziamo il viaggio alla sua scoperta dai principali punti di interesse. In cima alla lista non può non esserci il Castello di Brodick, il centro più importante, in passato dimora dei conti di Hamilton e oggi gestito dal National Trust for Scotland: con lo sfondo della Goat Fell Mountain, dona viste che lasciano senza fiato sulla Brodick Bay fino al Firth of Clyde.
Oltre agli interni dove sorprende una “sala giochi vittoriana” per cimentarsi in tradizionali giochi scozzesi tra interpreti in costume, luci e suoni, suoi fiori all’occhiello sono il parco giochi avventura Isle Be Wild e il Silver Garden, l’unico parco nazionale su un’isola in Gran Bretagna: circa 16 chilometri di sentieri segnalati, la fauna selvatica, i giardini formali, le cascate, i boschi e i rododendri lo rendono un sogno a occhi aperti.

Sempre a Brodick, merita una visita l’Heritage Museum, che racconta l’affascinante storia dell’isola grazie a numerosi reperti di epoche differenti: si va da una tomba dell’Età del Bronzo (oltre 3000 anni fa), alla testa di 5000 anni dell’Uomo di Clachaig, ricreata grazie alla tecnologia a partire dal teschio rinvenuto in un tumulo e scolpita dall’artista Marvin Elliot, fino alla stalla e alla rimessa per le carrozze e alle tradizioni marinare con navi vichinghe, battelli e buffer a vapore, navi da guerra e traghetto per auto.

Ma non è certo tutto.

Arran fu abitata già nel Neolitico e molti siti archeologici sono visitabili. Tra questi, si distingue Machrie Moor, nella parte occidentale, tra montagne e brughiere: cerchi di pietre, pietre erette, tumuli funerari e ciste, nonché circoli di capanne e un vasto sistema di campi, tutti risalenti al periodo compreso tra il 3500 e il 1500 a.C.

Altrettanto spettacolare è la King’s Cave, la “Grotta del Re”, che leggenda vuole abbia ospitato il re scozzese Robert The Bruce durante gli anni di latitanza prima della battaglia di Bannockburn nella prima guerra d’indipendenza: le iscrizioni sulle pareti e la splendida posizione su una spiaggia di ciottoli rialzata la rendono imperdibile.
Inoltre, il sentiero circolare inizia e termina al cospetto di una piacevole foresta con viste panoramiche sulla brughiera di Machrie, sulle scogliere di Drumadoon e, a ovest, verso l’Irlanda.

Ancora, l’isola sa far innamorare gli appassionati delle vacanze attive all’aria aperta, offrendo percorsi in mountain bike, alpinismo, occasioni di arrampicate sulle gole, tiro con l’arco, kayak, vela, parapendio e giri in motoscafo per vedere da vicino delfini, balene, squali e foche.
In particolare, gli escursionisti si cimentano con l’impegnativa salita che conduce alla cima del Goat Fell, il punto più elevato: ogni fatica è subito ripagata grazie all’invidiabile skyline, un paesaggio aperto, montuoso e aspro che non è possibile descrivere a parole.

Infine, una menzione a parte per la distilleria Lochranza, la prima di Arran da più di 150 anni, aperta tutto l’anno per visite guidate con esperti e degustazioni di whisky: il centro visitatori propone anche il negozio di articoli regalo “Arran Malt” e il CASK Cafe che serve un gustoso menu a base dei migliori prodotti locali.

Tour, sentieri e itinerari

Come accennato, con le spettacolari creste montuose che sovrastano la brughiera della zona settentrionale e un paesaggio più lussureggiante e morbido a sud, lo scenario superbo della costa e panorami meravigliosi, Arran è il paradiso delle escursioni e della vita a contatto con la natura.

A questo proposito, l’Arran Coastal Way offre agli escursionisti un percorso circolare di 105 chilometri, impegnativo ma gratificante, attorno alla bellissima isola: ricco di fauna selvatica e paesaggi favolosi, è perfetto per una vacanza a piedi di una settimana e può essere suddiviso anche in sezioni più piccole. A giugno 2017 è stato riconosciuto come uno dei “grandi sentieri scozzesi” ed è la 29esma strada a lunga distanza (LDR) a raggiungere tale status.

I paesaggi e i colori di Arran sono fonte di ispirazione per molti artisti che lavorano e vendono le opere presso le loro abitazioni: l’Arran Art Trail è il modo migliore per visitare gli studi e i laboratori sparsi in tutta l’isola, saperne di più sulle espressioni individuali e comprendere cosa rende Arran così speciale per gli artigiani e la creatività.

E non finisce qui.

Arran è stata fonte di ispirazione per molti artisti del calibro di Joan Eardley, Hugh Purdie, Mary Armount, William McTaggart e George Edwards Hering: sono stati identificati venti luoghi chiave per istituire un’Arran Arts Heritage Trail che mira a celebrare e documentare il ricco patrimonio artistico e culturale per le generazioni attuali e future.

Venti pietre scolpite a mano, realizzate in arenaria rossa, segnano il percorso e sono dislocate in tutta l’isola. Ogni pietra è contraddistinta da un numero relativo a uno o più artisti: per ogni informazione è possibile cliccare sui percorsi della mappa dei sentieri sul sito dedicato, che illustra biografie ed esempi delle opere.

Il percorso può essere completato in un giorno oppure si può scegliere di visitare ciascuna pietra a un ritmo più tranquillo in qualsiasi ordine.

Come arrivare

Settima isola più grande della Scozia, Arran è comodamente raggiungibile.

A Newcastle, dal porto traghetti conviene seguire la A69 fino a Carlisle, poi la M6 in direzione nord e continuare sulla A74(M).

All’uscita J12, imboccare la A70 e proseguire lungo la A76, A71 e infine la A78 fino ad arrivare al porto di Ardrossan, da cui partono i traghetti, gestiti da Caledonian MacBrayne, per Arran.

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Questo borgo è un’isola di Toscana in Lombardia

Un borgo dalla storia affascinante e antichissima, collocato a metà tra il Lago di Como e il Lago di Varese. Castiglione Olona è conosciuto come ‘un’isola di Toscana in Lombardia’. Un luogo di arte, cultura e tradizioni, di rievocazioni storiche, di tesori da scoprire passo dopo passo, con la netta sensazione di addentrarsi in un’epoca lontana.

Un viaggio nella storia e nell’arte di Castiglione Olona

L’origine di Castiglione Olona è collocata intorno al V secolo d.C. quando, secondo la leggenda, sui resti dell’accampamento delle truppe del generale Stilicone nacque il Borgo di Castiglione, adagiato nella valle del fiume Olona. Attorno all’anno Mille, il territorio risulta essere possedimento della nobile famiglia Castiglioni, originaria di Milano, più volte coinvolta in giochi di alleanze politiche parteggiando ora per i Torriani ora per i Visconti. A questo periodo risalgono le costruzioni delle mura di cinta del borgo che si conservano solo nella parte più alta del colle, dove fu eretta la rocca nel XII secolo, una costruzione minacciosa e inespugnabile che fu al centro di numerose vicende belliche a difesa dal corso del fiume.

L’epoca rinascimentale fu il periodo di massimo splendore di questo luogo, grazie alla presenza e alle iniziative del Cardinale Branda Castiglioni. Si deve invece alla laboriosità e all’ingegno della famiglia Mazzucchelli, nella metà del 1800, la trasformazione di Castiglione Olona nel primo polo industriale della provincia di Varese.

La visita del borgo può cominciare dalla piazza, su cui si affacciano la Chiesa del SS. Corpo di Cristo, detta “di Villa”, edificio di ispirazione brunelleschiana, il Palazzo Branda Castiglioni, il Pio Luogo dei Poveri di Cristo e, sulla salita alla Collegiata, la Scuola di Canto e Grammatica, la Scolastica, oggi sede del Municipio.

Il Palazzo Branda Castiglioni è l’antica dimora del cardinale. L’edificio è composto da due corpi di fabbrica, uno del XIV e l’altro del XV secolo con ampliamenti successivi, che al suo interno ospita sale con pregevoli affreschi del 1400 di scuola lombarda e toscana. I suoi principali ambienti sono la Cappella Cardinalizia di “S. Martino”, la Quadreria, la camera e lo studio del cardinale.

In cima alla breve salita della via Cardinale Branda si elevano i ruderi della porta che immetteva nell’antico castello: qui si trova il complesso della Collegiata, costituito principalmente dalla chiesa e dal battistero. La chiesa in stile gotico-lombardo a croce latina fu dedicata nel 1425 alla Vergine e ai Santi Stefano e Lorenzo, raffigurati insieme a S.Ambrogio e S.Clemente nella lunetta del portale. Sulla facciata si può ammirare anche il rosone marmoreo. Ospita al suo interno gli affreschi di Masolino da Panicale (“Storie della Vergine”) e dei suoi due allievi, Lorenzo di Pietro detto “il Vecchietta” e Paolo Schiavo. Sempre al maestro toscano appartengono le “Storie di San Giovanni” nell’adiacente battistero.

Da non perdere anche il piccolo Museo della Collegiata, che ospita preziosi oggetti sacri e alcune interessanti opere artistiche. La passeggiata esplorativa del borgo porterà, poi, alla scoperta di ulteriori particolari e testimonianze legate al suo periodo di fioritura artistica.

L’attrazione più recente risale al giugno 2004, quando nelle sale affrescate del trecentesco Palazzo dei Castiglioni di Monteruzzo è stato inaugurato il [MAP] Museo Arte Plastica, che raccoglie una originale collezione di più di cinquanta opere degli anni Settanta. Il grande successo delle materie plastiche spinsero il conte Lodovico Castiglioni e suo cugino Franco Mazzucchelli a dar vita, tra il 1969 ed il 1973, al “Polimero Arte”, un centro di ricerche estetiche e un laboratorio dotato di tecnologie e personale qualificato della Mazzucchelli Celluloide, la fabbrica più importante d’Italia nella produzione e lavorazione di materiale plastico. Noti artisti dell’epoca vi parteciparono e molte delle loro opere furono esposte in occasione di prestigiose mostre nazionali ed internazionali. Oggi ai visitatori è offerta una straordinaria galleria d’arte contemporanea inserita in un antico e prezioso edificio, quasi una continuità artistica tra passato, presente e futuro.

Gli eventi da non perdere a Castiglione Olona

Ogni prima domenica del mese, si svolge nel centro storico di Castiglione Olona la Fiera del Cardinale, il tradizionale Mercatino dell’artigianato locale e dell’antiquariato, dove gli espositori propongono manufatti artigianali, mobili antichi e molto altro. La particolarità e il fascino di questo mercatino attraggono migliaia di visitatori da ogni parte della Lombardia, del Piemonte e della Svizzera.

L’amore per le tradizioni locali entra ancora di più nel vivo in estate, quando ha luogo la manifestazione annuale del Palio dei Castelli, con l’avvincente Corsa delle Botti, tra i diversi rioni della cittadina. Funziona in questo modo: ogni rione schiera una squadra di cinque “bottari” nei loro costumi d’epoca, i quali, per vincere il Palio – che consiste in un prezioso stendardo dipinto ogni anno da un artista diverso – devono raggiungere per primi il Castello Monteruzzo, facendo rotolare una botte per il percorso che attraversa le vie del centro storico. Allo scopo di preparare i giovani del paese alla gara, è stata istituita anche una scuola all’interno del Gruppo Bottari del Palio.

Cosa vedere nei dintorni

A poca distanza da Castiglione Olona ci si imbatte nell’affascinante Parco archeologico di Castelseprio,  l’antico Castrum Sibrium situato tra un altopiano e la valle del Fiume Olona, che fu roccaforte militare sin dal tempo dei Romani. Nel 1287, per ordine di Ottone Visconti, signore di Milano, Castelseprio fu distrutta ad eccezione degli edifici religiosi, tra i quali la chiesa di Santa Maria foris portas, risalente probabilmente al IX secolo. L’edificio, ora sconsacrato, è un autentico gioiello d’arte longobardo-bizantina e cela al suo interno un originalissimo e straordinariamente conservato ciclo di affreschi che decora il vano dell’abside, tra le testimonianze più importanti della pittura muraria europea nell’Alto Medioevo. La posizione dell’edificio, situato su un’altura a pochi metri oltre l’antica cinta muraria, è il motivo della sua denominazione.

Il Monastero benedettino di Santa Maria Assunta è stato, invece, fondato nel 737, e costituisce uno dei primi insediamenti monastici nel territorio dell’attuale Lombardia, legato alla vicina presenza del Castrum di Castelseprio e del Monastero di Torba. Quest’ultimo è stato eletto Patrimonio UNESCO, immerso nei verdi boschi del Varesotto, ai piedi del parco archeologico. Il primo e il secondo piano, un tempo adibiti rispettivamente a sepolcreto e oratorio, ospitano rari e importanti affreschi dell’VIII secolo. Visitare questi luoghi è come viaggiare nel tempo.

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In Irlanda come veri archeologi per scoprire i segreti dell’isola verde

Oltre ai suoi suggestivi panorami naturali, l’Irlanda è famosa anche per l’importante patrimonio archeologico che custodisce sul suo territorio. E se un semplice tour guidato alla scoperta di queste bellezze non vi basta più, potete approfittare dell’occasione per diventare dei provetti Indiana Jones e contribuire ai lavori archeologici sull’Isola di Smeraldo. In che modo? Ecco alcune delle esperienze più affascinanti da provare.

Irlanda, i tour di Ancient Odysseys

Avete mai sentito parlare della Wild Atlantic Way? Si tratta di uno degli itinerari panoramici più suggestivi al mondo, ben 2.500 km che si dipanano in nove contee e tre province, offrendo una grandissima varietà di paesaggi naturali e di incantevoli villaggi dove il tempo sembra essersi fermato. Quest’anno ricorre il decimo anniversario dalla sua inaugurazione: alcune delle sue tappe affascinanti consistono in preziosissimi siti archeologici che meritano sicuramente una visita. Con Ancient Odysseys potete vivere un’esperienza davvero unica e sentirvi dei veri archeologi.

La prima proposta è una vacanza presso la desolata distesa calcarea del Burren, dove nei prossimi mesi si lavorerà per riportare alla luce un importante complesso fortificato. I più avventurosi avranno la possibilità di partecipare agli scavi, diventando così testimoni diretti delle scoperte che potrebbero avvenire in questo antichissimo sito archeologico. Il viaggio verrà organizzato nel mese di luglio 2024 e avrà una durata di 5 giorni: prevede l’opportunità di fare esperienza delle metodologie di lavoro in ambito archeologico, durante le operazioni che contribuiranno a far riemergere l’insediamento di Caherconnel e gli antichi reperti rimasti sotto terra per millenni.

Un’altra proposta interessante, sempre offerta da Ancient Odysseys, consiste in un viaggio di 5 giorni alla scoperta dei più suggestivi siti archeologici della Wild Atlantic Way. Spicca, in particolar modo, il misterioso Dun Aonghasa: si tratta di una fortificazione in pietra risalente all’età del ferro, costruita su una scogliera a picco sull’oceano sulla più grande delle tre isole Aran. Ci sarà anche la possibilità di visitare l’abbazia di Kylemore e di fare un tour della città di Galway, per immergersi nelle sue meraviglie.

L’esperienza su Achill Island

Se queste incredibili avventure non bastano a soddisfare la vostra voglia di esplorare l’Irlanda, c’è ancora un’altra proposta che potreste trovare davvero interessante. Si tratta del viaggio promosso dall’Achill Archaeological Field School, che nel mese di agosto 2024 organizzerà una settimana di vacanza dedicata al mondo dell’archeologia irlandese. I partecipanti potranno così assaporare quelli che sono i metodi di lavoro sul campo e, ovviamente, apprendere tante curiosità anche sull’antropologia e sulla storia locale.

L’esperienza avrà luogo sempre lungo il percorso della Wild Atlantic Way, in una location d’eccezione: si tratta di Achill Island, suggestiva isola situata al largo della costa della contea di Mayo. Collegata alla terraferma da un ponte girevole, è spesso meta di turisti durante l’estate per via delle sue spiagge da sogno e delle onde che fanno la gioia di tutti gli amanti del surf. Inoltre, da un po’ di tempo a questa parte è finita nel mirino di tutti quei viaggiatori che organizzano le loro vacanze sulla base dei loro film preferiti: Achill Island ha infatti avuto un ruolo chiave nelle riprese de Gli spiriti dell’isola, il capolavoro con Colin Farrell.

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Cherso, isola da sogno della Croazia

Al largo della costa nord della Croazia, adagiata sul Golfo del Quarnero e separata da un canale con ponte mobile dall’isola di Lussino, si svela l’isola di Cherso (o Cres), la seconda per grandezza dopo Krk, dall’inconfondibile forma allungata e da una bellezza che rimane impressa.

Dal fascino indiscusso e misterioso, vanta un paesaggio plasmato da costa frastagliata, foreste, antichi borghi arroccati e graziosi villaggi: insomma, un paradiso tutto da scoprire e da vivere.

Cherso, le città e i villaggi da non perdere

Un tour alla scoperta dell’isola di Cherso non può non iniziare dall’omonima cittadina di mare, dall’aspetto veneziano, con casette color pastello e un suggestivo porticciolo. Il centro storico medievale è un vero e proprio “labirinto” di stradine e stretti vicoletti, con le alte abitazioni addossate le une alle altre, dove ritrovare, disseminati qua e là, richiami della dominazione di Venezia: stemmi di casate impreziosiscono le facciate dei sontuosi palazzi rinascimentali e fa ancora bella mostra di sé la cinquecentesca loggia da cui venivano letti gli annunci pubblici.

Da non perdere la Chiesa di Santa Maria della Neve, dedicata alla patrona dell’isola, una rilassante passeggiata sul lungomare, il collettivo “la Ruta” dove conoscere la tessitura e feltratura della lana con produzione di borse e cappelli, e il coloratissimo mercato ortofrutticolo di Trg Frane Petrica, cuore cittadino.

Molto apprezzato dai turisti è poi il villaggio di Osor, un tempo disabitato, oggi sede di eventi e punto ideale per immortalare romantici scorci e dedicarsi a rilassanti passeggiate. Inoltre, la sua attrazione principale è il ponte mobile che unisce Cherso con Lussino.

Di altrettanto interesse sono il villaggio più antico dell’isola, Beli, punto di partenza privilegiato per escursioni e trekking nelle foreste della Tramuntana, e Valun, alle pendici di un dirupo scosceso, quasi inaccessibile, che ha così preservato la sua autenticità e amene spiagge lambite da un mare cristallino.

Infine, da vedere sono il borgo medievale di Lubenice, arroccato a 378 metri, e il villaggio di Martinšćica che si apre su un’ampia baia punteggiata da spiagge lambite da acque trasparenti ed è avvolto da colline custodi di un forte preistorico, dei resti di una chiesa romanica, di una chiesa gotica e di una villa antica.

Le altre attrazioni di Cherso: dalle spiagge, al lago fino alla riserva naturale

Una vacanza a Cherso è l’occasione per fare “vita da spiaggia” in una cornice da sogno come, ad esempio, quella della baia di Mali Bok dove, al termine di un ripido sentiero, si cela una deliziosa spiaggia di ciottoli protetta da alte scogliere, o delle due spiagge del villaggio di Valun, abbracciate da una fitta pineta, oppure della favolosa spiaggia di Sv Ivan, una delle più belle in assoluto.

Ma non è tutto.

Tra le attrattive da appuntarsi, spicca il Lago di Vrana, incastonato tra le montagne dell’isola e ammantato di leggende: si narra, infatti, che sotto le sue acque vi siano i resti di un Castello sprofondato per punire una delle due proprietarie che derubò la sorella, e che le grotte tutt’intorno fossero abitate dalle fate…

Infine, va segnalata la riserva naturale nei pressi di Beli, l’Eco-Centre Caput Insulae, centro ecologico che si impegna per tutelare il grifone, uccello tipico della Croazia, ripristinando le condizioni ambientali che ne favoriscono la ripopolazione.

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Redang, un’isola da sogno in Malesia

L’isola di Redang è un luogo che lascia senza fiato. Ci sono svariati motivi che la rendono la destinazione perfetta per una vacanza da sogno, ma possono essere facilmente riassunti in due parole: acque incredibili. Circondata da uno degli oceani più blu del pianeta, con spiagge di sabbia bianca come borotalco che hanno come sfondo colline ricoperte da una giungla lussureggiante, è sulla lista dei desideri di subacquei e amanti dello snorkeling, che possono esplorare la barriera corallina protetta intorno a questo splendido gioiello tropicale e oltre 30 siti di immersione. Non si contano le emozioni che regala questo piccolo paradiso in Malesia, che desideriate una fuga di relax nella bellezza assoluta o fantastiche avventure da vivere e raccontare.

Redang, una delle più belle isole del mondo

Situata a circa 45 chilometri dalla costa di Kuala Terengganu, Redang (in malese: Pulau Redang) è la più grande del gruppo di nove isole che punteggiano il Mar Cinese Meridionale, al largo della costa del sultanato di Terengganu. È una delle isole più grandi della costa della Malesia Peninsulare, nonché una delle più belle del mondo.

Nel 1985, le acque che circondano l’arcipelago sono state dichiarate Parco Marino di Pulau Redang, per proteggere la splendida vita nei fondali e l’ambiente in cui si trova. Di conseguenza, l’isola è ricca di magnifici coralli e di una spettacolare fauna e flora marina che attirano da ogni parte del mondo gli amanti delle immersioni subacquee, dello snorkeling e delle nuotate memorabili.

Ogni sito di immersione offre qualcosa di diverso da vedere e sperimentare. Tra i più famosi c’è Terumbu Kili, che presenta un paesaggio marino roccioso tempestato di coralli. Il Big Mount offre ai subacquei la possibilità di osservare macro forme di vita e di incontrare lo squalo balena, mentre la barriera corallina del Mini Mount è famosa per le immersioni notturne. Un altro sito da non perdere è Tanjung Tokong, dove si possono ammirare grandi pesci napoleone, pesci pappagallo, pesci unicorno e coralli verdi di staghorn.

A Redang si trovano anche due storici relitti di navi: la H.M.S. Prince of Wales e la H.M.S Repulse, affondate all’inizio della Seconda Guerra Mondiale, che hanno posto le basi per l’occupazione giapponese della Malesia.

Tour alla scoperta del Santuario delle tartarughe

In un’insenatura protetta sul lato nord di Redang si trova il Santuario delle tartarughe di Chagar Hutang. Le visite possono essere prenotate presso il negozio di immersioni del Laguna Redang Hotel. Da lì, una piccola barca vi traghetterà fino alla baia appartata, dove sarete accolti dal personale e dai volontari dell’Università della Malesia che vi illustreranno le misure di protezione adottate per garantire la sopravvivenza di questi meravigliosi esemplari.

Oltre ad apprendere i loro metodi di conservazione, i visitatori possono anche avere l’opportunità di aiutare a liberare le tartarughe nell’oceano. La maggior parte delle schiuse e dei rilasci avviene da giugno ad agosto. Dalla sua apertura, Chagar Hutang ha liberato oltre 300.000 tartarughe verdi e 7.000 tartarughe embricate. La visita al Santuario permette, infine, di fare snorkeling nella sua baia incontaminata piena di coralli.

Quando visitare Redang

Il periodo migliore per visitare l’isola di Redang va generalmente da marzo fino a ottobre. I mesi di marzo e aprile sono considerati ideali per le immersioni, con la visibilità che può arrivare a 40 metri. La stagione dei monsoni sulla costa orientale della Malesia Peninsulare inizia verso la fine di ottobre e dura fino alla fine di febbraio o inizio marzo. Durante questo periodo, resort e strutture turistiche restano chiuse. La maggior parte è situata lungo le spiagge di Pasir Panjang e di Teluk Kalong, sul versante orientale.

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Ross Island: l’isola perduta e abbandonata che nessuno conosce

Gli eventi che portano all’abbandono di un’isola sono variegati e complessi, spesso collegati tra loro in un intricato mosaico di circostanze. Isole un tempo animate dalla vita e dalla cultura dei loro abitanti, possono cadere nell’oblio per molte ragioni, alcune delle quali svelano storie spettrali e misteriose. Questi luoghi sono spesso avvolti in un’atmosfera inquietante, dove le leggende si mescolano con la realtà in un mix di fascino e terrore.

Il viaggio di oggi ci conduce nel cuore dell’Oceano Indiano, su un frammento di terra che porta con sé una storia inquietante e dolorosa: Ross Island. Questo luogo fu un tempo il palcoscenico di uno dei capitoli più oscuri della storia coloniale britannica. Qui, migliaia di detenuti e prigionieri politici subirono orrori indicibili all’interno di un lussuoso insediamento coloniale. Oggi, ci si trova di fronte a un paesaggio desolato e inquietante. Giganteschi nodi di radici di alberi di Ficus sembrano quasi aver preso vita propria, inghiottendo gli edifici e creando una surreale fusione tra la natura e la storia oscura dell’isola.

E mentre la natura, con la sua bellezza rigogliosa, ha riconquistato implacabilmente il suo territorio, l’isola continua a sussurrare con voce sommessa la triste storia impressa nella sua vegetazione selvaggia e negli edifici decadenti, un richiamo silenzioso alla memoria delle sofferenze passate.

Ross Island: la tragica eredità di un paradiso perduto

Ross Island

Fonte: iStock

Ross Island, Arcipelago delle Andamane

Nel turbolento periodo che seguì all’Ammutinamento Indiano del 1857, il mondo assistette a uno dei momenti più significativi della storia dell’India, la nascita della prima grande lotta per l’indipendenza. Questo evento, noto anche come “l’ammuntinamento dei Sepoy”, segnò l’inizio di una sfida coraggiosa contro il dominio coloniale britannico che avrebbe plasmato per sempre il futuro del Paese.

I coloni britannici furono colti di sorpresa dalla violenza della ribellione e risposero con una brutalità spietata. Fu un periodo di sofferenza e sacrificio, ma anche un momento di determinazione e unità. Gli indiani provenienti da diverse regioni e culture si unirono per combattere un nemico comune, con la speranza di riconquistare l’autonomia e la libertà.

L’arcipelago diventò un luogo di esilio per i prigionieri politici, dove la dura disciplina e le condizioni di vita disumane erano all’ordine del giorno. I detenuti furono inviati sull’isola in massa e, per diversi decenni, Ross Island fu il palcoscenico di indicibili atrocità. La sua famigerata prigione, situata nelle vicinanze di Port Blair, è tristemente nota per essere stata uno dei luoghi più spaventosi in cui i prigionieri politici e ribelli venivano rinchiusi.

Questo luogo del terrore ha continuato a operare fino alla sua chiusura definitiva nel 1937. Mentre il resto delle Isole Andamane e Nicobare fu rioccupato nei decenni successivi, la comunità di Ross Island si dissolse lentamente. L’isola rimase così un luogo desolato, dove la memoria degli orrori subiti resta l’unica custode del passato.

L’inquietante bellezza di Ross Island

Oggi, Ross Island è diventata una popolare attrazione turistica. Qui, i visitatori possono esplorare il passato oscuro dell’isola mentre camminano tra le rovine degli antichi edifici coloniali, immaginando le storie di coloro che vi hanno sofferto. La giungla lussureggiante offre una cornice surreale a questa esperienza, creando un contrasto unico tra la bellezza naturale e la storia travagliata del luogo.

Uno dei luoghi più emozionanti da esplorare è senza dubbio il Ross Island Museum, un vero e proprio scrigno di storia e cultura. Entrando, ci si trova immersi in un mondo di emozioni, mentre fotografie d’epoca, manufatti e reperti raccontano vicende e avventure di un’epoca lontana.

Le rovine e gli antichi edifici, invece, come la Casa del Commissario Capo, la Casa del Governo e la Chiesa Presbiteriana, offrono una visione affascinante della vita coloniale, con i loro dettagli architettonici e il fascino decadente che, ancora oggi, permea l’atmosfera dell’isola.

Ross Island

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Ross Island, Arcipelago delle Andamane
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Le rocce a forma di cuore emergono dall’acqua: l’isola dell’amore è un sogno

C’è un’isola in Giappone che è il posto perfetto per celebrare l’amore, non solo perché offre una scenografia talmente bella da togliere il fiato, ma perché ci sono alcuni luoghi che sono davvero speciali. Come le rocce a forma di cuore che emergono dall’acqua, scolpite dalla natura stessa e che si innalzano verso il cielo con la loro forma inconfondibile.

Ma non solo quelle, perché l’Isola di Kourijima – nota anche come isola di Kouri – tra una romantica leggenda, spiagge bellissime e le sue piccole dimensioni, è un gioiello da esplorare e da conoscere. Ed è una destinazione imperdibile per un viaggio alla scoperta del Giappone e dei suoi tanti luoghi da sogno.

L’isola dell’amore in Giappone: le rocce sensazionali

Il perimetro dell’Isola di Kouri è davvero piccolo, la sua circonferenza infatti è di circa 8 chilometri e questo non fa che aggiungere fascino a un luogo che è davvero un gioiello prezioso.

È un luogo incontaminato, dove non si trova altro che natura e con alcune attrazioni che le hanno permesso di fregiarsi dell’appellativo di isola dell’amore. Come le rocce a forma di cuore che escono dall’acqua cristallina. Sono due, hanno una forma inequivocabile e sono il frutto del lavoro della natura, che è capace di creare scenari mozzafiato. Si trovano sulla spiaggia di Tinu ed emergono dal mare mostrandosi in tutta la loro bellezza.

Le spiagge in questo luogo sono stupefacenti, il clima è tropicale e c’è caldo tutto l’anno e questo rende la zona la location ideale per una vacanza immersi nella bellezza della natura.

E, sempre legata a una spiaggia, c’è una leggenda: si dice infatti che i due antenati di tutta l’umanità, proprio come Adamo ed Eva, avessero scelto come dimora una grotta sulla spiaggia di Chigunu.

Cosa vedere e come raggiungere sull’isola di Kouri

L’isola di Kourijima viene chiamata anche Kouri ed è la destinazione perfetta da raggiungere per una giornata di esplorazione. Qui non si trovano alberghi, ma solo natura. Vale la pena visitare le sue bellissime spiagge, colmare gli occhi con tanta bellezza e osservarne i suoi tanti colori.

Essendo di piccole dimensioni si può esplorare in un giorno e, da ricordare, anche il viaggio per raggiungerla è spettacolare. Infatti, si accede attraverso un suggestivo ponte: si parte da Naha, città sull’isola di Okinawa e si raggiunge facilmente in macchina.

Okinawa, un luogo da sogno

Questa zona del Giappone gode di un clima caldo tutto l’anno ed è la meta ideale per chi apprezza le spiagge da sogno, ma anche esplorare i fondali: la barriera corallina è davvero suggestiva e variegata. Della prefettura di Okinawa fanno parte 150 isole, tutte bellissime e dotate di clima tropicale e grandi distese di sabbia.

Ma non solo, a quanto pare, è anche il posto che custodisce il segreto della longevità, i suoi abitanti infatti detengono il record, rispetto a quelli di altre zone del Giappone e del mondo.

Un luogo bellissimo, dunque, ricco di tesori da scoprire e scrigno di piccoli gioielli speciali: proprio come le rocce a forma di cuore che emergono dall’acqua. La destinazione ideale per gli innamorati.

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In quest’isola italiana sta per nascere una piscina naturale

Nasce un nuovo tipo di turismo esperienziale, strettamente legato al mare: la prossima estate verrà infatti realizzata una piscina naturale tra l’isola Gallinara e la costa di Albenga, lungo la Riviera Ligure di Ponente, con l’obiettivo di sfruttare questo spazio per attività outdoor e per archeologia subacquea. L’iniziativa rientra all’interno del più ampio progetto Liguria Tourism, volto a rivalorizzare il patrimonio paesaggistico e culturale di questa regione. Scopriamo qualcosa in più.

La piscina naturale attorno all’isola Gallinara

Grazie al finanziamento ottenuto dalla Commissione Europea, il nuovo progetto Liguria Tourism potrà dare il via al suo primo passo verso la valorizzazione di un’area finora decisamente poco sfruttata a livello turistico. L’idea è quella di realizzare una piscina naturale nel tratto di mare chiuso dalla costa albenganese e dall’isola Gallinara, offrendo così ai bagnanti l’opportunità di praticare sport d’acqua, ma anche di scoprire più da vicino l’incredibile patrimonio paesaggistico, culturale e archeologico della zona.

“Oggi prende il via il progetto di valorizzazione dell’isola Gallinara e della costa del ponente savonese antistante, che è un sito straordinario, sia dal punto di vista culturale che naturale e non solo della Liguria, ma dell’intero bacino del Mediterraneo. Il nostro obiettivo è sviluppare il potenziale di quest’isola, condividendo con tutti gli stakeholder pubblici e privati nuove forme di turismo esperienziale e sostenibile legate al mare, nel pieno rispetto della natura, risorsa unica che costituisce uno dei fattori di attrattività più rilevanti per l’intera Liguria” – ha affermato Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria.

La prima fase del progetto prevede la realizzazione di alcuni studi, da parte degli esperti dell’Università di Genova, per approfondire la conoscenza dell’area e delle sue potenzialità da sfruttare, in armonia con l’obiettivo di preservarne il valore naturalistico. Solo in un secondo momento verranno effettuati dei test e poi sistemate le boe che circonderanno la nuova piscina naturale attorno all’isola, un’area che verrà dedicata alle attività sportive e all’archeologia subacquea. Perché, e non molti lo sanno, questi fondali sono davvero di una ricchezza incredibile.

L’isola Gallinara, una perla ligure

L’isola Gallinara si trova ad appena 1,5 km dalla costa della Riviera di Ponente, di fronte al comune di Albenga. Su di essa insiste la Riserva Naturale Regionale dell’isola Gallinara, per via della sua importanza faunistica, inoltre è quasi interamente di proprietà privata – ad eccezione di Villa Diana, recentemente acquistata dallo Stato italiano. Questo significa non solamente che l’area è totalmente inedificabile, ma anche inaccessibile al pubblico e abitata solamente da un guardiano. Un vero peccato non poter ammirare più da vicino questo gioiello.

Presto, grazie alla nuova piscina naturale, sarà almeno possibile avvicinarsi all’isola Gallinara e, soprattutto, andare alla scoperta – in tutta sicurezza – di ciò che si trova sui fondali circostanti. In antichità, infatti, l’isola era approdo di numerose imbarcazioni: alcuni relitti si trovano ancora inabissati a poca profondità, e tra di essi c’è anche quello più grande del Mediterraneo, studiato da vicino nel 1950. All’interno e nei pressi di questi relitti, è possibile avvistare numerosi reperti di epoca romana, soprattutto anfore: erano infatti trasportate dalle navi sfortunatamente naufragate.

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Dormire in un faro, su un’isola selvaggia e solitaria, con la tua dolce metà

Le coppie che amano vivere e condividere esperienze uniche e straordinarie sanno bene che c’è sempre un buon motivo per organizzare un nuovo viaggio, sia che si tratti di un’avventura adrenalinica o di una vacanza da Mille e una notte. Certo è che con la primavera alle porte, una fuga d’amore è proprio quello che serve a tutti quelli che viaggiano in coppia.

Se siete alla ricerca di una nuova avventura da vivere con la vostra dolce metà, magari proprio in occasione della bella stagione, l’avete trovata. Si tratta di un alloggio unico, e uguale a nessun altro, che vi permetterà di realizzare un sogno, quello di dormire in un faro su un’isola selvaggia e solitaria.

Vi farà piacere sapere che, per vivere questa esperienza, non dovrete volare dall’altra parte del mondo perché questa struttura si trova in Italia e più precisamente al largo delle coste toscane. È qui, che in coppia, potrete vivere la vostra favola italiana.

Fuga romantica sull’isola di Formica Grande

Il nostro viaggio di oggi ci porta su un’isola selvaggia e solitaria, un lembo di terra di soli 6 ettari che si configura come la destinazione perfetta per chi sogna una fuga romantica lontano da tutto e da tutti. Uno spazio ideale che consente di vivere un sogno a occhi aperti per pochi giorni o per una settimana intera.

Ci troviamo sull’Isola di Formica Grande, uno dei tre isolotti rocciosi situati al largo del Parco Naturale della Maremma, dove la natura è assoluta protagonista. L’unico edificio qui, infatti, è un faro bianco che si erge solitario e si staglia contro l’azzurro del cielo e del mare. Un edificio inaugurato agli inizi del ‘900 dalla Marina Militare e restaurato ultimamente per consentire ai viaggiatori di vivere un’avventura unica nel suo genere.

Il faro, infatti, si è trasformato in una struttura ricettiva esclusiva che permette a tutti di accedere al lusso più ambito di sempre: quello di trascorrere del tempo a contatto con la natura più autentica e selvaggia.

L'iIsola delle Formiche col suo faro

Fonte: iStock

L’iIsola delle Formiche col suo faro

Dormire in un faro: l’esperienza da sogno in Italia

Un’isola solitaria e disabitata con un faro a propria disposizione e con uno staff invisibile che prepara pasti, aperitivi al tramonto e organizza gite in barca: se questo è il vostro sogno, allora, è arrivato il momento di realizzarlo, e di farlo in Italia.

Il Faro delle Formiche, che prende il nome dall’isola che lo ospita, dispone soltanto di due suite che possono accogliere fino a 4 ospiti. Ideale, quindi, per coppie che vogliono lasciarsi alle spalle il caos della città e gli impegni quotidiani per immergersi nel relax e nella grande bellezza.

L’edificio, infatti, ospita una terrazza dalla quale è possibile ammirare il mare che si perde a vista d’occhio e che si fonde con l’orizzonte. Meravigliosi, poi, sono le albe, i tramonti e i cieli stellati tutti da osservare da questa posizione privilegiata. Relax, ma anche benessere: chi alloggia qui può godere della presenza di una fonte termale d’acqua calda che sgorga dalla roccia e che si raccoglie in una piscina naturale nella quale immergersi a ogni ora del giorno e della notte.

Se volete realizzare questo sogno, vi basterà raggiungere la provincia di Grosseto e da lì raggiungere l’isola in soli 40 minuti. Il periodo ideale, per organizzare una vacanza o anche solo un weekend al Faro delle Formiche, è quello che va da aprile a ottobre, condizioni meteo permettendo. Quale occasione migliore, se non quella della primavera, per organizzare una fuga d’amore in questo paradiso selvaggio italiano?

Faro delle Formiche

Fonte: Ufficio Stampa/Ph Lucio Rossi

Faro delle Formiche

 

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Sant’Elena, una delle isole più eccezionali del mondo

Probabilmente, anche voi siete tra quelli che hanno sentito parlare per la prima volta di Sant’Elena sui libri di scuola. Benché sia, infatti, una delle più remote isole del pianeta, è diventata celebre per essere stata luogo dell’ultimo esilio di Napoleone, dal 1815 fino alla morte, avvenuta nel 1821.

Fino a pochi anni fa, si poteva raggiungere questo piccolo fazzoletto di terra lambito dalle acque dell’Oceano Atlantico solo via mare. Fortunatamente, oggi è molto più semplice, grazie a un piccolo aeroporto costruito qui nel 2016. Ciò l’ha resa una meta più accessibile, ma non per questo meno affascinante. Vale la pena scoprirne storia e segreti, ma soprattutto è tempo di vederla con i propri occhi.

Isola di Sant’Elena, da perla disabitata a paradiso accessibile

L’isola di Sant’Elena si trova nel bel mezzo dell’Oceano Atlantico meridionale, a 1.200 miglia dalla costa sud-occidentale dell’Africa e a 1.800 miglia dal Sud America. Questo minuscolo paradiso subtropicale, che ospita all’incirca 5.000 abitanti (chiamati in gergo ‘Saints’) su una superficie di appena 120 chilometri quadrati, è anche uno dei luoghi più spettacolari al mondo in termini di contrasti ambientali.

A scoprirla, nel 1502 fu il portoghese João da Nova Castella, durante una spedizione a cui partecipò anche Amerigo Vespucci. L’isola a quel tempo era disabitata, poi a metà del XVII secolo passò per un breve periodo agli olandesi e infine all’Inghilterra. Tutt’oggi Sant’Elena costituisce un territorio d’oltremare britannico, da cui dipendono anche le isole di Ascensione, Tristan da Cunha e Gough. Per diversi secoli, Sant’Elena ha avuto un’importanza strategica per le imbarcazioni che facevano rotta verso l’Europa dall’Asia e dal Sudafrica, mentre i britannici la usavano spesso come luogo di esilio.

Per diventare finalmente accessibile a tutti, quest’isola ha dovuto faticare parecchio. Per ben 500 anni, è stata raggiungibile solo via mare, dopo una estenuante traversata di cinque giorni con partenza settimanale da Cape Town, a bordo della Royal Mail ship St Helena, pagando anche un biglietto molto caro.

L’aeroporto passeggeri è stato costruito in pochi mesi e inaugurato nel maggio 2016 alla presenza del principe Edoardo, quartogenito della regina Elisabetta. L’evento, però, è slittato più volte a causa dei forti venti, che hanno reso necessaria una formazione adeguata per il personale di volo e i piloti . Nel frattempo, i titoli dei giornali non sono stati clementi, basti pensare che la stampa inglese lo aveva soprannominato “l’aeroporto più inutile al mondo”. Tuttavia, c’è stato l’auspicato lieto fine. Oggi, i voli che raggiungono l’isola partono da Johannesburg, in Sudafrica, con cadenza settimanale e hanno una durata di circa 6 ore.

L’aeroporto può essere raggiunto esclusivamente da aerei di piccole dimensioni oppure elicotteri. Lo scalo dell’isola è servito con autobus e taxi, con i quali si può arrivare a Jamestown, il capoluogo di Sant’Elena. Oppure, la si può raggiungere comodamente optando per una crociera.

Cosa fare e vedere sull’isola di Sant’Elena

La maggior parte dei tour dell’isola include una visita a Longwood House, residenza di Napoleone durante il suo esilio, oltre che alla sua tomba. Oggi è un museo di proprietà del governo francese e attrae circa 7.000 visitatori all’anno. Vi si possono ripercorrere gli ultimi anni di vita del primo imperatore dei francesi, osservando da vicino gli interni, i manufatti e i meravigliosi giardini che circondano la tenuta.

Ma è la natura incontaminata la vera protagonista di questo luogo sperduto nell’Atlantico. Trattandosi di una delle isole più remote del mondo, non stupirà che rivesta un’importanza mondiale per la sua biodiversità unica. Sant’Elena vanta un’incredibile varietà di fauna selvatica, e il suo isolamento fa sì che essa ospiti molte specie che non si trovano in nessun’altra parte del mondo.

Questa perla di origine vulcanica offre rigogliose foreste di felci ed emozionanti sentieri di montagna, perfetti per gli amanti delle escursioni o per chi vuole scoprirla in mountain bike.  I trekking più belli portano in cima a picchi vulcanici straordinari, come il favoloso Diana’s Peak, il punto più alto, a 800 metri sul livello del mare.

La vita marina è persino più sorprendente. Le attività principali per chi visita Sant’Elena sono, infatti, lo snorkeling e il nuoto con gli squali balena. Questi giganti degli oceani, migrano in queste acque durante i mesi estivi (gennaio e febbraio). Nonostante le loro dimensioni colossali, sono esemplari molto docili e non rappresentano una minaccia per l’essere umano, per cui è possibile nuotare liberamente accanto a loro mentre sfiorano la superficie. L’esperienza, però, è strettamente regolamentata e solo pochi visitatori sono in grado di vivere questa incredibile opportunità ogni anno.

Se siete amanti del birdwatching, prendetevi il tempo di esplorare l’isola per osservare la rara e solitaria gallinella d’acqua e preparatevi a ricevere la ‘visita’ delle curiose sterne fatate. Da non perdere un’escursione per osservare il Piviere di Sant’Elena, conosciuto qui come Wirebird, l’ultimo uccello terrestre endemico sopravvissuto in questo luogo remoto.

Anche Jamestown, centro dell’isola, di cui è il capoluogo e il porto principale, merita una visita. Tra le sue attrazioni imperdibili, il Museo di Sant’Elena, che ospita una serie di mostre sulla storia locale, e la spettacolare Jacob’s Ladder, il cui nome si ispira alla scala di Giacobbe, simbolico ponte tra cielo e terra. Si tratta di una scalinata di 699 gradini che da Jamestown conduce al forte di Ladder Hill. Arrivare fino in cima non è per tutti, in particolare se si soffre di vertigini. Tuttavia, la fatica sarà ripagata dai panorami spettacolari che regala, specialmente nell’ora del tramonto.

Quando visitare l’isola di Sant’Elena

Il clima di Sant’Elena consente di viaggiare tutto l’anno, benché sia abbastanza complesso. Essendo un’isola remota nell’Oceano Atlantico, i venti sono sempre un fattore che tende a mantenere le temperature molto più miti rispetto alle destinazioni continentali di longitudine simile. Le zone costiere sono solitamente più calde e meno piovose. A Jamestown la temperatura varia da 14 a 32 °C, mentre nelle zone collinari interne, come Longwood, la temperatura varia mediamente da 8 a 26 °C.

Marzo e aprile, così come agosto, tendono invece a essere i mesi di punta per le precipitazioni. Tuttavia, queste possono essere molto localizzate, nonostante l’isola sia molto piccola: si può avere un tempo perfettamente asciutto a Jamestown e trovarsi nel bel mezzo di un acquazzone quando si arriva a Great Longwood. Tendenzialmente si tratta di una “pioggia calda”, quindi non necessariamente sgradevole, ma rende ogni giornata sull’isola un’avventura, per cui bisogna essere sicuri di mettere in valigia tutto l’occorrente per non rischiare sorprese.