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Sant’Elena, una delle isole più eccezionali del mondo

Probabilmente, anche voi siete tra quelli che hanno sentito parlare per la prima volta di Sant’Elena sui libri di scuola. Benché sia, infatti, una delle più remote isole del pianeta, è diventata celebre per essere stata luogo dell’ultimo esilio di Napoleone, dal 1815 fino alla morte, avvenuta nel 1821.

Fino a pochi anni fa, si poteva raggiungere questo piccolo fazzoletto di terra lambito dalle acque dell’Oceano Atlantico solo via mare. Fortunatamente, oggi è molto più semplice, grazie a un piccolo aeroporto costruito qui nel 2016. Ciò l’ha resa una meta più accessibile, ma non per questo meno affascinante. Vale la pena scoprirne storia e segreti, ma soprattutto è tempo di vederla con i propri occhi.

Isola di Sant’Elena, da perla disabitata a paradiso accessibile

L’isola di Sant’Elena si trova nel bel mezzo dell’Oceano Atlantico meridionale, a 1.200 miglia dalla costa sud-occidentale dell’Africa e a 1.800 miglia dal Sud America. Questo minuscolo paradiso subtropicale, che ospita all’incirca 5.000 abitanti (chiamati in gergo ‘Saints’) su una superficie di appena 120 chilometri quadrati, è anche uno dei luoghi più spettacolari al mondo in termini di contrasti ambientali.

A scoprirla, nel 1502 fu il portoghese João da Nova Castella, durante una spedizione a cui partecipò anche Amerigo Vespucci. L’isola a quel tempo era disabitata, poi a metà del XVII secolo passò per un breve periodo agli olandesi e infine all’Inghilterra. Tutt’oggi Sant’Elena costituisce un territorio d’oltremare britannico, da cui dipendono anche le isole di Ascensione, Tristan da Cunha e Gough. Per diversi secoli, Sant’Elena ha avuto un’importanza strategica per le imbarcazioni che facevano rotta verso l’Europa dall’Asia e dal Sudafrica, mentre i britannici la usavano spesso come luogo di esilio.

Per diventare finalmente accessibile a tutti, quest’isola ha dovuto faticare parecchio. Per ben 500 anni, è stata raggiungibile solo via mare, dopo una estenuante traversata di cinque giorni con partenza settimanale da Cape Town, a bordo della Royal Mail ship St Helena, pagando anche un biglietto molto caro.

L’aeroporto passeggeri è stato costruito in pochi mesi e inaugurato nel maggio 2016 alla presenza del principe Edoardo, quartogenito della regina Elisabetta. L’evento, però, è slittato più volte a causa dei forti venti, che hanno reso necessaria una formazione adeguata per il personale di volo e i piloti . Nel frattempo, i titoli dei giornali non sono stati clementi, basti pensare che la stampa inglese lo aveva soprannominato “l’aeroporto più inutile al mondo”. Tuttavia, c’è stato l’auspicato lieto fine. Oggi, i voli che raggiungono l’isola partono da Johannesburg, in Sudafrica, con cadenza settimanale e hanno una durata di circa 6 ore.

L’aeroporto può essere raggiunto esclusivamente da aerei di piccole dimensioni oppure elicotteri. Lo scalo dell’isola è servito con autobus e taxi, con i quali si può arrivare a Jamestown, il capoluogo di Sant’Elena. Oppure, la si può raggiungere comodamente optando per una crociera.

Cosa fare e vedere sull’isola di Sant’Elena

La maggior parte dei tour dell’isola include una visita a Longwood House, residenza di Napoleone durante il suo esilio, oltre che alla sua tomba. Oggi è un museo di proprietà del governo francese e attrae circa 7.000 visitatori all’anno. Vi si possono ripercorrere gli ultimi anni di vita del primo imperatore dei francesi, osservando da vicino gli interni, i manufatti e i meravigliosi giardini che circondano la tenuta.

Ma è la natura incontaminata la vera protagonista di questo luogo sperduto nell’Atlantico. Trattandosi di una delle isole più remote del mondo, non stupirà che rivesta un’importanza mondiale per la sua biodiversità unica. Sant’Elena vanta un’incredibile varietà di fauna selvatica, e il suo isolamento fa sì che essa ospiti molte specie che non si trovano in nessun’altra parte del mondo.

Questa perla di origine vulcanica offre rigogliose foreste di felci ed emozionanti sentieri di montagna, perfetti per gli amanti delle escursioni o per chi vuole scoprirla in mountain bike.  I trekking più belli portano in cima a picchi vulcanici straordinari, come il favoloso Diana’s Peak, il punto più alto, a 800 metri sul livello del mare.

La vita marina è persino più sorprendente. Le attività principali per chi visita Sant’Elena sono, infatti, lo snorkeling e il nuoto con gli squali balena. Questi giganti degli oceani, migrano in queste acque durante i mesi estivi (gennaio e febbraio). Nonostante le loro dimensioni colossali, sono esemplari molto docili e non rappresentano una minaccia per l’essere umano, per cui è possibile nuotare liberamente accanto a loro mentre sfiorano la superficie. L’esperienza, però, è strettamente regolamentata e solo pochi visitatori sono in grado di vivere questa incredibile opportunità ogni anno.

Se siete amanti del birdwatching, prendetevi il tempo di esplorare l’isola per osservare la rara e solitaria gallinella d’acqua e preparatevi a ricevere la ‘visita’ delle curiose sterne fatate. Da non perdere un’escursione per osservare il Piviere di Sant’Elena, conosciuto qui come Wirebird, l’ultimo uccello terrestre endemico sopravvissuto in questo luogo remoto.

Anche Jamestown, centro dell’isola, di cui è il capoluogo e il porto principale, merita una visita. Tra le sue attrazioni imperdibili, il Museo di Sant’Elena, che ospita una serie di mostre sulla storia locale, e la spettacolare Jacob’s Ladder, il cui nome si ispira alla scala di Giacobbe, simbolico ponte tra cielo e terra. Si tratta di una scalinata di 699 gradini che da Jamestown conduce al forte di Ladder Hill. Arrivare fino in cima non è per tutti, in particolare se si soffre di vertigini. Tuttavia, la fatica sarà ripagata dai panorami spettacolari che regala, specialmente nell’ora del tramonto.

Quando visitare l’isola di Sant’Elena

Il clima di Sant’Elena consente di viaggiare tutto l’anno, benché sia abbastanza complesso. Essendo un’isola remota nell’Oceano Atlantico, i venti sono sempre un fattore che tende a mantenere le temperature molto più miti rispetto alle destinazioni continentali di longitudine simile. Le zone costiere sono solitamente più calde e meno piovose. A Jamestown la temperatura varia da 14 a 32 °C, mentre nelle zone collinari interne, come Longwood, la temperatura varia mediamente da 8 a 26 °C.

Marzo e aprile, così come agosto, tendono invece a essere i mesi di punta per le precipitazioni. Tuttavia, queste possono essere molto localizzate, nonostante l’isola sia molto piccola: si può avere un tempo perfettamente asciutto a Jamestown e trovarsi nel bel mezzo di un acquazzone quando si arriva a Great Longwood. Tendenzialmente si tratta di una “pioggia calda”, quindi non necessariamente sgradevole, ma rende ogni giornata sull’isola un’avventura, per cui bisogna essere sicuri di mettere in valigia tutto l’occorrente per non rischiare sorprese.

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Maldive, non solo mare: dove e quali sono le sue foreste

Siamo soliti pensare alle Maldive come a splendidi atolli microscopici che affiorano appena dall’acqua, circondati interamente da mare, dove è proprio questo l’elemento predominante, con i suoi fondali corallini e la sua incredibile vita marina.

La vegetazione delle isole, benché rigogliosa e tropicale – detto che, forse non lo sapevate, ma le palme non sono piante autoctone bensì importate – non la si può definire propriamente fitta. O almeno, questo è ciò che abbiamo sempre pensato.

Le foreste delle Maldive

Non tutti sanno, invece, che alle Maldive ci sono anche delle foreste che, nella lingua maldiviana, il Dhivehi, si chiamano “valuthere” ovvero “nelle terre selvagge”. Queste terre, oltre a ospitare tantissime specie animali (66 specie conosciute di anfibi, uccelli, mammiferi e rettili, lo 0,6% delle quali endemiche e che quindi non si trovano al di fuori delle Maldive) sono l’habitat di ben 583 specie di piante.

Le isole delle Maldive sono incredibilmente piccole. Eppure, quando si è circondati da alte palme e intricate mangrovie, immersi nel profumo legnoso del sandalo rosso e di meravigliosi fiori colorati, sembrano tutt’altro che piccole. Da non sottovalutare anche la bellezza del contrasto tra le acque cristalline e il verde della foresta che ne fanno un vero e proprio Eden.

Alle foreste maldiviane da sempre, poi, sono legate delle leggende che, durante un viaggio in questo paradiso sarebbe bello scoprire.

Premesso che ogni isola ha sempre un bel po’ di vegetazione e sentieri sterrati che la attraversano e dove passeggiare, per trovare le “valuthere” più autentiche il consiglio è di andare su una delle tante isole disabitate delle Maldive. Delle 1.192 isole coralline che formano l’arcipelago, solo 200 sono abitate, quindi c’è davvero molta scelta.

Per raggiungerle, basta chiedere alla reception del resort o della guesthouse dove si soggiorna di farsi accompagnare su una di quelle più vicine e, volendo, si può chiedere di venire a riprendervi il giorno successivo. Le isole disabitate delle Maldive sono quanto di meglio ci sia per sperimentare la completa solitudine e per godere della loro natura incontaminata.

Un parco naturale inaspettato

Nell’atollo Addu, il più a Sud della catena di atolli delle Maldive, si estende un vero e proprio parco naturale. In tutto, l’atollo comprende cinque isole abitate che hanno caratteristiche distinte molto diverse dal resto del Paese. L’atollo Addu ospita la seconda zona umida più estesa delle Maldive.

L’Addu Nature Park comprende la bellissima zona umida di Eydhigali Kilhi e l’area protetta di Koattey, sull’isola di Hithadhoo. Il parco di mangrovie ha pontili che si tuffano nei laghi e diversi itinerari ciclabili che attraversano la lussureggiante vegetazione.

È possibile fare un tour naturalistico guidato nel parco e osservare la fauna e la flora uniche di questo ricco habitat ed esplorare in canoa l’area della baia nota come Bedhi, famosa per le sue bellissime mangrovie rosse, i cuccioli di razza e di squalo. Una delle esperienze più inaspettate che si possano fare alle Maldive.

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La gara più bizzarra del mondo si svolge in Germania: sta per cominciare

Lasciamo stare per un momento le montagne innevate dalle quali scendere con gli sci ai piedi, le piste per il pattinaggio, o le foreste da esplorare con le ciaspole. Perché c’è un luogo in cui vanno in scena altri sport, molto più particolari, adatti a chi vuole sperimentare le proprie abilità o tentare – più semplicemente – di cambiare location per una vacanza invernale.

Stiano parlando delle località balneari dell’isola tedesca e polacca di Usedom che si trova sul Mar Baltico, al confine tra Germania e Polonia.

Qui anche i mesi invernali regalano appuntamenti imperdibili: a partire dal Cimento di Capodanno, che prevede un bagno nel freddissimo mare, oppure corse sulle slitte trainate dai cani e, infine, sci di fondo sulla neve, ma in spiaggia.

Ora sta per iniziare una gara davvero bizzarra, si tratta del Campionato Mondiale di Corsa con le sedie da spiaggia: l’appuntamento è previsto ad Ahlbeck il 26-27 gennaio 2024.

Campionato Mondiale di corsa con le sedie da spiaggia, succede sull’isola di Usedom

Una gara molto particolare, ma non per questo facile o non faticosa. Sull’isola tedesca e polacca di Usedom, affacciata sul Mar Baltico, l’inverno attrae tantissimi turisti, perché le proposte destagionalizzate sono molto particolari. Come quella che sta per andare in scena nella località balneare di Ahlbeck quando, il 26 e il 27 gennaio 2024, si terrà il Campionato Mondiale di corsa con le sedie da spiaggia.

Un evento sportivo molto originale che prevede che i partecipanti si mettano alla prova cercando di essere veloci, mentre devono portare con sé strutture piuttosto ingombranti. Le squadre sono composte da due atleti che hanno il compito di trascinare una seduta per la spiaggia (il peso si aggira sui 60 chilogrammi) lungo un percorso di 20 metri. L’obiettivo è non solo quello di vincere arrivando primi, ma anche di tentare di superare il record di 4,91 secondi, un tempo che è rimasto imbattuto sin dalla prima edizione del Campionato, datata 2007.

Due le gare: una dedicata agli adulti e una ai più piccoli che, in questo caso, dovranno portare lungo il percorso dei cestini da spiaggia.

L’originale appuntamento è unico al mondo si inserisce all’interno di un festival che prevede due giorni in cui si terranno tantissime iniziative diverse: dall’asta di sedie a sdraio, allo spettacolo pirotecnico, senza dimenticare la festa in spiaggia.

Il molo di Ahlbeck, una delle attrazioni della zona

Fonte: Foto: TMV Grundner

Il suggestivo molo di Ahlbeck, una delle attrazioni della zona

Isola di Usedom, cosa vedere

Spiagge di sabbia, località turistiche, bellezze paesaggistiche, ma anche nate dalle mani dell’uomo: l’isola di Usedom nel Mar Baltico è una location eccezionale se si programma una vacanza, che può essere interessante in ogni periodo dell’anno.

Magari proprio per assistere alla gara più particolare e originale del mondo. L’sola è in parte tedesca e in parte polacca, si estende su una superficie di circa 445 chilometri quadrati, di questi solo una piccola parte è della Polonia, anche se ha una maggiore densità di popolazione. Ahlbeck, dove si tiene il festival, è una località balneare caratterizzata da bellissime spiagge in sabbia chiara, si trova nella zona tedesca dell’isola. Vi sono una lunga passeggiata, un suggestivo molo, bellissimi palazzi e si trova a soli due chilometri dal confine polacco.

Un luogo da raggiungere per apprezzare la magia del mare d’inverno.

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Isola di Cat Ba, come un sogno che si avvera

Una delle destinazioni più affascinanti del Vietnam è la famosa Baia di Halong, Patrimonio UNESCO nonché una delle “Sette meraviglie naturali del mondo”: un luogo magico, da sogno, punteggiato da quasi duemila isole tra cui spicca l’Isola di Cat Ba, la più grande dell’arcipelago, a circa 30 chilometri da Haiphong.

Si tratta di una meta turistica oggi molto apprezzata, plasmata da una lussureggiante foresta tropicale, promontori, piccole baie, grotte visitabili, brevi tratti di costa sabbiosa che si alternano a un profilo in gran parte roccioso: qui, oltre a lasciarsi incantare da un panorama ineguagliabile, è possibile dedicarsi a svariate attività all’aria aperta come escursioni in kayak, rock climbing, trekking e itinerari in mountain bike.

Inoltre, Cat Ba è il punto di partenza privilegiato per andare alla scoperta della Baia di Lan Ha, meno nota rispetto alla Baia di Halong ma più tranquilla e altrettanto straordinaria: i tour in barca offrono l’occasione di conoscere da vicino gli antichi e tradizionali villaggi di pescatori con le “case galleggianti” direttamente sul mare.

Le principali attrazioni dell’Isola di Cat Ba

A torto, moltissimi visitatori si fermano a Cat Ba soltanto per il tempo necessario a imbarcarsi alla volta della Baia di Lan Ha: eppure, l’isola offre innumerevoli attrazioni che richiedono almeno un paio di giorni di permanenza.

In cima alla lista va menzionato senz’altro il Parco Nazionale, istituito nel 1986 e riconosciuto dall’UNESCO come “Riserva della biosfera” nel 2004: le strutture principali e il Centro Visite sono ubicati lungo la strada che collega il centro abitato di Cat Ba con il porto di Gia Luan.

Le opzioni per entusiasmanti escursioni sono molteplici a partire dal sentiero di 1,5 chilometri nel cuore della foresta di Kim Giao che conduce sulla cima di una montagnola da cui godere di un panorama davvero mozzafiato. I più fortunati potranno imbattersi in uno dei rari esemplari di Cat Ba Langur, una piccola scimmia a serio rischio di estinzione poiché rimangono soltanto una sessantina di individui.

E poi il fascino delle grotte: l’Hospital Cave (Grotta dell’Ospedale), priva di luce naturale, trasformata in ospedale durante la Guerra del Vietnam, la Grotta di Trung Trang, a una quindicina di chilometri dalla cittadina di Cat Ba, un vero tesoro di migliaia di stalattiti e stalagmiti, la Grotta di Thien Long formata da tre caverne e la Grotta di Ho Coung.

Ancora, per immergersi appieno nella cultura locale, da vedere è l’appartato villaggio di pescatori e agricoltori di Viet Hai che mantiene intatta la sua identità mentre un’altra tappa da favola è la Valle delle Farfalle, dove rilassarsi e avvistare colorate farfalle che volteggiano in un paesaggio disegnato da ripide rocce calcaree a strapiombo.

Infine, l’Isola di Cat Ba, seppur la quasi totalità della costa sia rocciosa, vanta anche alcune spiagge lungo il promontorio a sud dell’omonimo centro abitato, denominate Cat Co 1, Cat Co 2 e Cat Co 3, e la spiaggia Tung Thu, alla periferia occidentale.

Come arrivare e quando andare

Cat Ba si trova a circa 150 chilometri dalla capitale Hanoi e il modo migliore per raggiungerla è il viaggio in autobus di circa 3 ore e mezza con un breve tratto in traghetto (incluso nel prezzo) di un paio di chilometri e una decina di minuti.

Partendo, invece, da Haiphong (molo di Ben Binh) si arriva a Cat Bat con un’ora di catamarano mentre, nella parte nord dell’isola, il porto di Gia Luan serve la linea di catamarani e traghetti che provengono dal molo di Tuan Chau della città di Ha Long.

Per quanto riguarda i mesi migliori per visitare Cat Ba, sono marzo e aprile in primavera e ottobre e novembre in autunno, quando le piogge sono scarse e le temperature gradevoli.

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Il paradiso sperduto nell’Oceano Indiano è la nuova meta top

Dimenticate tutte le mete che credevate fossero il top del top. Ce n’è una che le supera tutte e che sta per diventare il nuovo place to be. Stiamo parlando di un’isola, sperduta nel bel mezzo dell’Oceano Indiano, lontana dalla folla e dal turismo di massa, non facile da raggiungere – bisogna fare tre scali – ma proprio per tutti questi motivi è il vero paradiso che abbiamo tanto sognato.

L’isola è Rodrigues, al largo di Mauritius di cui fa parte e da cui dista un’ora e mezza di volo, quindi non proprio vicinissima. Sono pochissimi i turisti che ci vanno, ma il suo meraviglioso isolamento non durerà a lungo, visto che stanno aprendo nuovi resort lusso. Il segreto è andarci subito, prima che venga presa d’assalto da coppie in luna di miele, da ricchi e magnati e poi anche dalle famiglie con bambini.

Il turismo a Rodrigues non è ancora l’attività principale. Chi sceglie di trascorrere una vacanza su questa piccola isola si renderà conto che la popolazione vive di pesca, agricoltura e di artigianato. Qui l’atmosfera è quella che si respirava a Mauritius, Seychelles e persino alle Maldive fino a cinquant’anni fa, prima del boom turistico.

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Fonte: 123rf

Il mare di Rodrigues

Perché fare una vacanza a Rodrigues

Questa gemma che emerge nel bel mezzo dell’oceano è davvero piccola: 18 chilometri per 8 ed è circondata da una laguna cristallina dalle mille sfumature di blu che fa sognare. La costa, piuttosto frastagliata, regala baie e anse minuscole dove sembra di stare in paradiso. Sulla punta Est, tre sono favolose: Anse Bouteille, Pointe Coton Beach e soprattutto Trou d’Argent, considerata una delle più belle di tutto l’arcipelago delle Mascarene. Si dice che su questa piccola spiaggia sia sepolto un tesoro dei pirati. Circondata da scogliere, è raggiungibile solo a piedi, dopo un trekking di 45 minuti lungo il sentiero che parte da Pointe Coton.

Ma di spiagge borotalco, all’ombra della fitta vegetazione tropicale ce ne sono tutt’intorno all’isola e anche oltre. Sì, perché al largo di Rodrigues ci sono diversi isolotti raggiungibili in barca che meritano un’escursione in giornata. La più famosa è l’Île aux Crabes, l’isola dei granchi, nella costa Sud-Est in mezzo alla laguna, ma c’è anche l’Île Frégate, Île aux Cocos, Île aux Sables e, a Nord, l’Ile aux Fous, l’isola dei pazzi. E poi tante piccole terre emerse, alcune senza neppure un nome.

Per cercare un po’ di “vita”, bisogna andare a Port Mathurin, sulla costa settentrionale, con il suo coloratissimo e affollatissimo mercato, è il centro amministrativo e commerciale principale di Rodrigues, una sorta di Capitale insomma.

Natura incontaminata

Per gli amanti dei reef è un vero paradiso sommerso. La sua barriera corallina è incontaminata. Inoltre, c’è un ecosistema unico, con delle specie di coralli, di pesci e di crostacei che esistono solo qui. Anche sulla terraferma esistono delle specie autoctone, come il fody di Rodrigues, la cannaiola di Rodrigues e la volpe volante di Rodrigues. e poi c’è una pianta che si pensava fosse estinta e che, invece, hanno scoperto che su quest’isola cresce ancora: la chiamano “café marron”, nome scientifico “Ramosmania rodriguesi” che ha un meraviglioso fiore bianco. Secondo la popolazione locale avrebbe il potere di curare le malattie veneree e i postumi di una sbornia un po’ come il caffè, da cui prende il nome.

Per ammirare la natura primordiale che esiste ancora sull’isola da non perdere è la riserva naturale François Leguat, dal nome dell’esploratore e naturalista francese del Seicento che venne qui per la prima volta ed ebbe la fortuna di scoprire alcune specie ormai scomparse, come il Dodo. Era scomparsa anche la testuggine gigante, ma nella riserva è stato avviato un progetto di ripopolamento per riuscire a ricreare lo stesso habitat dell’Eden descritto nei giornali di bordo dei primi esploratori. Il progetto ha già dato risultati molto soddisfacenti, tanto che oggi ospita centinaia di testuggini.

All’interno della François Leguat Reserve ci sono anche delle grotte che si possono esplorare, accompagnati da guide specializzate che raccontano la storia dell’isola anche dal punto di vista geologico.

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Fonte: 123rf

La natura di Rodrigues

Soggiornare a Rodrigues

Nella zona costiera più bella dell’isola sorge anche uno dei resort più lussuosi di Rodrigues, il Constance Tekoma Rodrigues – Lodge che è stato completamente rinnovato di recente in stile creolo. Ci sono solo 32 camere con vista mare, ciascuna con terrazza privata e vasca o doccia all’aperto. All’interno c’è un ristorante panoramico, un bar e, per chi non si accontenta del mare, anche una piscina. Non serve altro in un paradiso come questo, se non, magari, un trattamento spa privato ed esclusivo. E c’è anche questo.

Sulla costa Sud gli alloggi sono un po’ di più, ma sono soprattutto lodge. Appena rinnovato è, invece, il C Rodrigues – Mourouk che ha 65 camere e due ville ed è perfetto per chi ama gli sport acquatici, tanto da offrire un kite club e, per le famiglie con un beach club.

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Fonte: @jba

Il resort di Lusso Constance Tekoma a Rodrigues

Come arrivare a Rodrigues

Come anticipato, per raggiungere l’isola sperduta di Rodrigues, in mezzo all’Oceano Indiano, partendo dall’Italia è necessario fare tre scali. L’isola, che ha un piccolo aeroporto, quello di Plaine Corail, è collegata all’aeroporto internazionale Sir Seewoosagur Ramgoolam di Mauritius da un volo che dura un’ora e mezza ed è l’unico modo per arrivarci.

Per raggiungere Mauritius si può fare scalo a Dubai. La tratta è più breve ma si atterra nell’Emirato di notte e si attende qualche ora prima del volo per Mauritius. Poi ci sono anche collegamenti da Parigi con orari più “umani”, ma il volo dura un paio d’ore in più.

Quando andare a Rodrigues

Detto che il clima qui è sempre estivo, come in tutti i Paesi tropicali ci sono dei mesi più o meno consigliati per andare a Rodrigues. Tra ottobre e dicembre il clima è ottimale, con belle giornate serene e acque limpide e mare molto calmo con temperature sopra i 28°C. Il periodo è consigliato anche per la possibilità di avvistare le balene. A gennaio e febbraio le condizioni sono simili, ma c’è il rischio che arrivino dei cicloni. Da marzo a settembre, invece, soffiano venti più forti e la temperatura dell’acqua potrebbe scendere fino a 23°C, tra dicembre e aprile, inoltre, il clima è molto più piovoso.

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Fonte: @jba

La spiaggia del C Rodrigues Mourouk
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AAA: isola remota cerca coppia di guardiani

Nel nostro pianeta esistono ancora luoghi remoti ed esotici in cui la natura regna sovrana. Questi angoli nascosti sono autentici tesori di bellezza selvaggia e incontaminata, dove si avverte ancora l’atmosfera di un passato lontano. Mete di viaggio affascinanti per coloro che cercano un ritorno alle origini e un contatto autentico con la natura.

Oggi, ti porteremo in una regione così remota da sembrare quasi irreale. Ci dirigiamo verso l’Irlanda, più precisamente alla Great Blasket Island, una piccola isola al largo della contea di Kerry.

Con le sue verdi colline, le spiagge deserte e le acque cristalline, è un vero e proprio Eden terrestre. Ma quello che la rende davvero speciale sono le sue tradizioni. Ogni anno, infatti, una coppia fortunata viene invitata a vivere e lavorare sull’isola, diventando custode di quest’angolo di mondo perduto.

Great Blasket Island: una vita immersa nella natura selvaggia

Great Blasket Island Irlanda

Fonte: iStock

Great Blasket Island, Irlanda

Immersa nell’immensità dell’Oceano Atlantico, la Great Blasket Island si erge come un affascinante santuario della cultura gaelica. Situata al largo della costa occidentale dell’Irlanda, quest’isola, la più grande dell’arcipelago delle Blasket Islands, ospitava una volta una vivace comunità di pescatori che vivevano in perfetta armonia con la natura.

Nel 1953, quando le risorse marine iniziarono a scarseggiare, furono costretti ad abbandonare il loro amato angolo di paradiso e trasferirsi sulla terraferma, portando con sé la ricchezza della loro cultura che, ancora oggi, si riflette nelle profonde radici del territorio. Nonostante il drammatico cambiamento, gli abitanti hanno saputo salvaguardare e tramandare con cura una ricca eredità culturale, contribuendo a mantenere viva la lingua e le tradizioni locali.

Questa destinazione saprà sorprenderti con la sua fauna ricca e variegata. Qui, le scogliere mozzafiato e le insenature pittoresche rendono l’isola uno spettacolo unico mentre, trai  prati verdi e lussureggianti, asini e pecore conducono una vita tranquilla, pascolando liberamente. Ma la vera attrazione è la colonia di foche, che ha scelto queste spiagge tranquille come rifugio. Potrai ammirare con i tuoi occhi questi eleganti mammiferi marini mentre si rilassano al sole sulle spiagge sabbiose o si divertono nell’acqua trasparente che circonda l’isola.
Al largo della sua costa, poi, è possibile avvistare regolarmente delfini, squali e balene, un’esperienza indimenticabile per molti turisti che vengono da tutto il globo per ammirare questi magnifici animali nel loro habitat naturale.

Inoltre, la Great Blasket Island rimane un luogo di grande importanza culturale. Il Blasket Heritage Centre a Dunquin, riaperto nel 2022 dopo un importante restauro, documenta lo stile di vita, la letteratura e la lingua degli abitanti, offrendo ai visitatori un prezioso spaccato del patrimonio locale.

Pronto a mollare tutto e partire per l’avventura della tua vita?

Ti sei mai fermato a fissare l’orizzonte, sognando di lasciare tutto e intraprendere un’avventura che potrebbe cambiarti la vita? Se sei affascinato dall’idea di vivere in un luogo remoto, respirare l’aria fresca dell’oceano e ammirare panorami mozzafiato, questo è il posto che fa per te. La Great Blasket Island è un vero e proprio angolo di paradiso, un rifugio di pace e serenità dove è possibile ritrovare sé stessi e riscoprire il valore delle cose semplici.

Ed ecco la notizia che stavi aspettando: il prossimo guardiano dell’isola potresti essere proprio tu! Non è la solita offerta di lavoro, ma un invito a vivere un’esperienza straordinaria. Avrai l’opportunità di gestire la caffetteria della zona e di pernottare in quest’oasi di relax. Immagina di iniziare ogni giornata con il suono delle onde che si infrangono sulla spiaggia e di trascorrere le serate sotto un cielo stellato, un’esistenza fatta di armonia e bellezza, lontana dal frastuono del mondo moderno.

Ma attenzione, le candidature sono limitate. Se senti il richiamo dell’avventura, non perdere tempo. Visita il sito ufficiale per scoprire come candidarti e preparati a iniziare il viaggio dei tuoi sogni.

Great Blasket Island Irlanda

Fonte: iStock

Great Blasket Island, Irlanda
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L’Isola d’Elba protagonista di “I delitti del BarLume 11”

Chi pensa che l’Isola d’Elba sia un posto tranquillo, dove non accade nulla se non in piena estate, dovrà ricredersi, specie dopo aver visto la serie Tv “I delitti del BarLume”, giunta alla sua undicesima stagione.

La fortunatissima commedia a tinte gialle di Sky Original comprende tre nuovi episodi: “Il pozzo dei desideri”, “La girata” e “Sopra la panca” e vede, accanto ai protagonisti, Filippo Timi nei panni di Massimo Viviani, Lucia Mascino che è il Commissario Fusco, Alessandro Benvenuti (Emo), Atos Davini (Pilade), Massimo Paganelli (Aldo), Marcello Marziali (Gino) che interpretano i “vecchini”, Enrica Guidi (la Tizi), Corrado Guzzanti (Paolo Pasquali) e Stefano Fresi (Beppe Battaglia), anche alcune incredibili guest star: Orietta Berti, Marco Messeri, Francesco Motta e Sandro Veronesi.

Dove è stata girata la serie Tv “I delitti del BarLume”

Le vicende sono ambientate sempre a Pineta, l’immaginaria cittadina del litorale toscano tra Pisa e Livorno in cui si svolgono le storie nate dalla fantasia dello scrittore Marco Malvaldi.

Nella realtà, Pineta è la località di Marciana Marina, sull’Isola d’Elba e non sulla costa toscana. Questo Comune non soltanto è il più piccolo dell’Elba ma lo è addirittura di tutta Italia. E pensare che qui si possono ammirare alcuni degli scorci più suggestivi dell’isola. Deve essersene innamorato persino Napoleone Bonaparte che, nell’estate del 1814, vi soggiornò per qualche giorno.

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Fonte: @F. Di Benedetto

Una scena della serie Tv “I delitti del BarLume 11”

L’isola toscana, dove vive Massimo, barista alle prese con i delitti compiuti nella sua cittadina, è protagonista assoluta della serie televisiva. E l’intero paese di Marciana Marina, trasformato fuori stagione in un set cinematografico, ospita, in piazza della Vittoria, il famoso bar che dà il nome a tutta la fiction.

Qui, il barista e i suoi quattro “bimbi”, come chiama amorevolmente i quattro anziani che frequentano assiduamente il locale e che non hanno altro da fare se non impicciarsi di ciò che accade a Pineta, sono impegnati costantemente nella risoluzione di qualche nuovo caso.

Il paese si sviluppa sul lungomare, costeggiato da piante di tamerici secolari. I suoi pittoreschi quartieri hanno stretti vicoli di granito e piazzette che, d’estate, si trasformano in veri e propri salotti, su cui s’affacciano le case dai colori pastello che si vedono anche in Tv. Alle spalle, il Monte Capanne con il suo fitto bosco di pini, castagni e querce. Non stupisce, quindi, che sia tra le più note località dell’Isola d’Elba. E, dopo la fiction, ancora di più.

Anzi, poiché per molti turisti oramai, dopo undici stagioni della fiction, Marciana è diventata la “Pineta” de “I delitti del BarLume”, il Comune ha deciso di cambiare persino la cartellonistica stradale.

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Fonte: 123rf

Per i turisti, marciana Marina è ormai la Pineta di “I delitti del BarLume”

Lo scorcio più pittoresco di Marciana Marina è l’antico Borgo del cotone (il nome, che deriva dal latino “Cos, Cotis”, “scogliera”),  molto probabilmente il primo nucleo abitato di Marciana Marina, costruito intorno al porticciolo naturale.

Questo romantico borgo di pescatori un tempo comprendeva  abitazioni, magazzini per la pesca e cantine adibite alla conservazione del vino che un volta si produceva in grande quantità. Oggi, con le sue case arroccate sugli scogli a strapiombo sul mare, con le facciate variopinte ed erose dal salmastro e con le barche attraccate al porto, custodisce i segni del passato.

Non è solo Marciana Marina ad apparire nella fiction, però: negli anni, infatti, le riprese sono state effettuate anche in altre zone dell’isola, comprese le sue spiagge meravigliose, come Marina di Campo, Rio Marina, Monte Capanne e Portoferraio, il villaggio dalla pittoresca forma a mezzaluna che si sviluppa lungo il porto. Si tratta di una delle città più antiche dell’isola, dal fascino tutto Rinascimentale, luogo che incontrò anche Napoleone.

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Fonte: 123rf

La baia dove si trova Mariana Marina all’Elba

Isola d’Elba, un set naturale

Il rapporto che lega la macchina da presa all’Isola d’Elba non è recente. Tante, infatti, sono le storie e i personaggi che hanno preso vita nella sua grande varietà di paesaggi. A partire da “L’Avventuriero”, pellicola del 1966 che ha visto Rita Hayworth, Anthony Quinn e Rosanna Schiaffino girare a Portoferraio.

Proprio al generale francese, nel 2014, è stata dedicata una webserie dal titolo “Elba – L’Eredità di Napoleone”, che ha mostrato sul piccolo schermo i luoghi cardine di questo magnifico angolo di Mediterraneo.

L’esilio all’Elba di Napoleone viene raccontato in un altro film: “N” di Paolo Virzì. Tutto questo, senza dimenticare la storica pellicola drammatica “Mani sulla città”, diretta da Francesco Rosi, che racconta la storia di Villa Invernizzi a Lacona, una frazione di Capoliveri, proprietà dello storico produttore cinematografico Nello Santi.

Insomma, tante storie hanno ispirato l’isola e tante storie sono state raccontate nei suoi borghi più belli, nelle cittadine, sule spiagge, nelle ville e in mezzo alla sua natura meravigliosa, trasformandola in una vera e propria “Elbawood”.

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Fonte: 123rf

Il Borgo del cotone a Marciana Marina
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Quest’isola è quel che resta di una principessa-drago

Avete mai sentito parlare di un’isola nata da una principessa, o meglio ancora da una principessa-drago? Probabilmente no: si tratta di un’antica leggenda che narra dell’origine di Tioman, considerata una vera e propria oasi paradisiaca. Non a caso, in molti la ritengono una delle isole più belle al mondo, un luogo dove la natura è ancora incontaminata e le spiagge sono un sogno. Andiamo alla sua scoperta.

L’isola di Tioman, un’antica leggenda

Situata al largo delle coste della Malesia, nello stato di Pahang, la splendida isola di Tioman è un gioiello lambito dalle acque del Mar Cinese Meridionale, a poco meno di 40 km dalla terraferma. Secondo la leggenda, sarebbe nient’altro che ciò che resta di una bellissima principessa-drago: si narra che questa creatura fantastica, mentre stava sorvolando il mare dalla Cina verso Singapore per andare a trovare il suo amato principe, decise di tuffarsi nelle acque cristalline sotto di lei per trovare un po’ di ristoro dal lungo viaggio.

La principessa restò completamente incantata dalla bellezza del luogo, tanto da decidere di porre fine al suo viaggio verso l’uomo che la stava aspettando. Si trasformò così in un’isola, pronta ad offrire riparo e accoglienza ai visitatori che fossero giunti sulle sue spiagge, regalando loro quel panorama meraviglioso da cui essa stessa era rimasta stregata. Si tratta ovviamente di una semplice leggenda, che si tramanda di padre in figlio per cercare di spiegare, con un pizzico di fantasia, un tale splendore come l’isola di Tioman.

Cosa vedere sull’isola di Tioman

Nonostante sia considerata una delle isole più belle al mondo, Tioman resiste ancora al turismo di massa e la sua è una natura pressoché incontaminata. Questo perché la maggior parte delle attività ricettive presenti sul territorio sono gestite da famiglie locali, offrendo così un’esperienza autentica ai visitatori. I pochi hotel di caratura internazionale non sono riusciti a snaturare questo ambiente intimo e riservato – almeno per il momento. Ci sono infatti in ballo diversi progetti per rendere l’isola più appetibile dal punto di vista turistico, tra cui la realizzazione di un nuovo aeroporto che inevitabilmente distruggerà un ampio tratto di barriera corallina.

Finora, però, Tioman resta un gioiello di indubbia bellezza. L’isola, lunga circa 20 km e larga 11, può essere raggiunta in traghetto o a bordo di un piccolo quadrimotore a elica che atterra presso il minuscolo aeroporto locale. Da qui, si dipana l’unica strada asfaltata di Tioman: per il resto, ci sono solo sentieri sterrati adatti a fuoristrada. Sull’isola ci sono 8 villaggi di medie dimensioni, tra cui il vivace centro abitato di Kampung Tekek. Il versante settentrionale è quello più turistico, con la cittadina di Kampung Salang che offre diversi ristorantini sulla spiaggia, splendidi negozi di souvenir e alcuni diving center.

Ad eccezione di questi villaggi un po’ più grandi, il resto dell’isola è disabitato e ricoperto da una fitta foresta pluviale, la meta ideale per gli amanti dell’avventura e del trekking. Ci sono numerosi itinerari che si addentrano nella giungla, alla scoperta di scroscianti cascate – come l’Asah Waterfall – e di vette montuose bellissime, tra cui i Dragon Horns (due grandi monoliti di roccia che si stagliano verso il cielo). Per chi preferisce rilassarsi al sole, c’è un’ampia scelta di spiagge da favola: tra le più famose ci sono Mango Bay e Paya, perfette per fare snorkeling e ammirare il prezioso monto sottomarino.

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Questa isola paradisiaca lancia il nuovo trend di viaggio sostenibile

Ormai sono diversi anni che si parla dell’impatto del turismo sull’ambiente e dell’opportunità di diventare viaggiatori più responsabili, un tema finalmente di dominio pubblico, che coinvolge sempre più persone. Purtroppo, le attuali soluzioni adottate per diminuire l’impronta di carbonio dei viaggi in aereo sono del tutto insufficienti. Quali altre possibilità esistono? Una piccola isola sperduta nell’oceano Indiano ha lanciato un nuovo trend che potrebbe dare risultati soddisfacenti.

L’impatto dei voli sull’ambiente

Volare è senza dubbio il metodo più comodo per raggiungere mete lontane – e praticamente l’unico percorribile quando si tratta di andare dall’altra parte del mondo. Tuttavia, l’impatto ambientale di un viaggio in aereo è tra i più alti in assoluto: motivo per cui, quando possibile, viene incentivato l’uso di un mezzo di trasporto alternativo, come il treno. E quando non se ne può fare a meno? Diverse compagnie aeree stanno adottando alcune strategie per ridurre l’impronta di carbonio di ogni volo, senza tuttavia riuscire davvero a fare la differenza.

Uno studio commissionato dall’Unione Europea nel 2017 ha dimostrato che l’85% dei programmi nati per compensare le emissioni di CO2 derivanti dai viaggi aerei non sta funzionando. Occorre dunque cercare un nuovo approccio: l’idea è di sfruttare al massimo ogni volo, accorpando tutte le vacanze di un anno in una sola avventura lontano da casa. In questo modo, si viaggerà di meno (come frequenza), ma si resterà nella località di destinazione molto più a lungo. E le Seychelles, da questo punto di vista, hanno già stabilito un nuovo trend.

Il progetto delle Seychelles

Natucate, associazione che organizza viaggi sostenibili, ha scelto North Island per il suo nuovo progetto: si tratta di una piccola isola privata dell’arcipelago delle Seychelles, spesso meta di turisti alla ricerca di spiagge meravigliose e acque cristalline. Il programma è rivolto a chi vuole concedersi un anno sabbatico, o semplicemente a coloro che hanno la possibilità di fare almeno un mese di vacanza, per massimizzare la “spesa” in termini di emissioni di CO2 prodotte durante il volo aereo per raggiungere l’isola.

I viaggi possono durare dai 26 ai 52 giorni (anche se non c’è un limite massimo al quale attenersi): c’è dunque tutto il tempo per godersi l’esperienza, per rilassarsi un po’ sulle spiagge da sogno delle Seychelles e per fare molto altro. Ad esempio, vengono proposte attività volte alla conservazione dell’ambiente come la piantumazione di specie vegetali autoctone (al posto di quelle importate) o la protezione delle popolazioni di tartarughe giganti. I visitatori possono assistere gli scienziati nel monitoraggio degli esemplari già adulti e delle loro uova, aiutandoli a localizzarle tramite GPS.

Si tratta di una possibilità unica, che permette di immergersi davvero nella natura e fare del bene. Con risvolti spesso positivi: molti turisti tornano per impegnarsi nuovamente nella tutela dell’ambiente, oppure decidono di fare altrettanto presso il loro Paese di residenza. “La tendenza che stiamo osservando è che le persone utilizzano più vacanze in una volta sola: faranno solo un volo internazionale ogni due anni, ma si fermeranno molto più a lungo” – ha affermato Daniel Kaul, CEO di Natucate.

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Sarà questa la meta lusso numero uno del 2024

Dal prossimo 3 luglio, partirà dall’Italia una nuova compagnia aerea con solo posti di Business Class diretta alle Maldive. La compagnia è la BeOnd e collegherà lo scalo di Milano Malpensa con quello di Malé due volte alla settimana (mercoledì e sabato).

A bordo del piccolo Airbus A321neo ci saranno solamente 44 poltrone di pelle completamente reclinabili econ varie amenity di lusso per altrettanti fortunatissimi passeggeri che potranno aggiudicarsi un posto alla modica cifra di 2.590 euro, tasse incluse (le compagnie di linea costano a che il doppio).

Questa grande novità darà la possibilità a tutti coloro che scelgono di trascorrere una vacanza di lusso alle Maldive di raggiungere l’arcipelago iniziando il viaggio nel migliore dei modi. Le prenotazioni sono già aperte.

La principale meta turistica al mondo

Le Maldive sono la meta da sogno per eccellenza, tanto che lo scorso 1° dicembre in occasione dei World Travel Awards 2023 che sono stati assegnati durante una cerimonia a Dubai si sono aggiudicate, per il quarto anno di fila, il premio come “World’s Leading Destination”, la principale destinazione turistica mondiale. Ma non è tutto. le Maldive hanno vinto anche un altro premio nato da poco e legato a quelle destinazioni che, dopo la pandemia, hanno saputo riprendersi in maniera rapida e strategica, il “Global Tourism Resilience Award”.

Nei giorni scorsi sono stati annunciati i dati degli arrivi turisti nell’arcipelago nel 2023: sono stati ben 1,8 milioni i visitatori arrivati, il numero più alto mai raggiunto finora.

Maldive super lusso

Una volta atterrati all’aeroporto internazionale di Malé e avere atteso il proprio transfer in una prestigiosa lounge, si viene condotti in idrovolante o motoscafo privato, a seconda della distanza, sulla propria isola-resort.

E qui c’è solo l’imbarazzo della scelta perché di resort cinque stelle alle Maldive ce ne sono tantissimi, dal Constance Moofushi sull’atollo di Alifu, il primo resort frequentato dagli italiani anche per via della barriera corallina raggiungibile a piedi dalla spiaggia, al Sun Siyam Olhuveli affacciato su una splendida laguna, dal Baglioni Resort Maldives sull’atollo di Dhaalu, una struttura italiana che ha portato un po’ della nostra tradizione nell’oceano Indiano e indirizzo prediletto dei vip, all’Emerald Maldive Resort, sull’isola di Fasmendhoo, che fa parte dei Leading Hotels of the World.

Constance-Moofushi

Fonte: @Constance Hotels & Resorts

Il Constance Moofushi sull’atollo di Alifu alle Maldive

Ma la lista è infinita perché gli atolli delle Maldive, proprio per come sono fatti, si prestano a ospitare un solo resort per isola, personalizzando ogni struttura e ogni cosa in base al proprio stile, design e obiettivo. tutto dipende dal budget in quanto, anche nel lusso, ci sono diversi livelli: si può trovare un resort da 2mila euro a notte, come l’elegantissimo COMO Maalifushi sull’atollo di Thaa, ma anche da 10mila, come Kudadoo Maldives Private Island nell’atollo di Lhaviyani, un micro-resort che ospita solo 15 over water villa super esclusive.

Maldive per tutti

Se c’è una cosa bella delle Maldive è che c’è un’isola per ogni gusto. Chi cerca il lusso, la privacy e il silenzio li trova su uno dei tanti atolli che ospitano resort a cinque stelle adults only.

Chi, al contrario, viaggia con la famiglia e ha esigenze particolari legate all’intrattenimento dei bambini trova isole-resort con animazione, kids club e tante attenzioni dedicate proprio ai più piccoli. L’Holiday Inn Resort Kandoona di Malé Sud, per esempio, ai bambini sotto i 13 anni viene offerto vitto, alloggio e transfer dall’aeroporto.

Per chi viaggia in coppia o è in luna di miele ci sono isole super romantiche che hanno saputo creare situazioni ed esperienze memorabili, dalla cena a lume di candela sulla spiaggia al pic-nic su un sand bank in mezzo all’oceano alla spa per coppia soggiornando in una di quelle meravigliose water villa dove si ha la sensazione di essere da soli sull’isola. Uno di questi è il Constance Halaveli, nell’atollo di Ari Nord, un cinque stelle extra lusso che detiene il record di jetty (pontile) più lungo di tutte le Maldive, lungo il quale si accede agli alloggi.

Per i più sportivi, che seguono i ritmi del sole, poi, c’è solo l’imbarazzo della scelta tra snorkeling, immersioni, attività nautiche di ogni tipo, soggiornando, magari, non in un resort super lusso bensì in una guesthouse più semplice ma autentica e lontana dal turismo di massa. Tra tutte, il Reveries Diving Village sull’isola di Gan, nell’atollo Laamu, animata da villaggi di pescatori per scoprire le loro tradizioni e il loro stile di vita immergendosi nell’atmosfera locale.