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L’Isola delle Rose, lo Stato indipendente al largo di Rimini

Sebbene abbia avuto vita breve, l’Isola delle Rose potrebbe aver segnato una tappa importante nella storia dell’umanità, e il suo valore è stato riscoperto solo di recente. A raccontare la sua incredibile storia è stato un film intitolato “L’incredibile storia dell’Isola delle Rose”, che svela tutti i segreti della micronazione che durò solamente 55 giorni.

La storia dell’Isola delle Rose

L’Isola delle Rose nacque al largo delle coste di Rimini, dietro iniziativa dell’ingegnere bolognese Giorgio Rosa. La sua idea, una vera e propria utopia, era quella di dare vita a uno Stato indipendente dove non vi fossero regole e dove gli abitanti potessero convivere in armonia sulla base di un unico, importante valore: la libertà.

Era la fine degli Anni ’50 quando Rosa diede il via a un progetto incredibile, che trovò i primi ostacoli in alcuni problemi tecnici e nelle lungaggini della burocrazia italiana. Le autorità italiane avevano già intimato la rimozione di qualsiasi impedimento che potesse creare fastidi alla navigazione.

Tuttavia, l’ingegnere portò avanti senza sosta la sua iniziativa, che richiese anni per la realizzazione. La piattaforma marina crebbe pian piano, sempre sotto l’occhio attento delle autorità, che non poterono però fare nulla.

Un vero e proprio isolotto artificiale di appena 400 metri quadri emerse dalle acque a poco più di 11 chilometri di distanza dalla costa romagnola, dove si trova Torre Pedrera: la posizione venne scelta accuratamente, affinché la piattaforma si trovasse appena al di fuori delle acque territoriali italiane.

Finalmente, nel 1967 l’isola venne aperta al pubblico e si preparò ad accogliere i primi abitanti. L’anno seguente, e più precisamente il 1° maggio 1968, venne dichiarata la sua indipendenza e Giorgio Rosa venne eletto Presidente della Repubblica Esperantista dell’Isola delle Rose. La micronazione adottò infatti l’esperanto come lingua ufficiale, una decisione chiaramente volta a sancire la propria sovranità e indipendenza dallo Stato italiano. E i provvedimenti seguenti furono in linea con questa necessità: l’Isola delle Rose si diede un governo, emise la propria moneta e persino dei francobolli.

Ma nessuno Stato riconobbe mai la sua indipendenza, e la micronazione durò davvero pochissimo. Dopo appena 55 giorni, il 25 giugno del ’68, le forze dell’ordine diedero vita a un blocco navale e presero possesso della piattaforma, obbligando gli unici due residenti rimasti a sbarcare. Ebbe inizio un lungo dibattito tra le varie forze in gioco, ma fu Giorgio Rosa a soccombere: la sua oasi di pace sarebbe dovuta essere smantellata. Fu la Marina Militare a occuparsi della demolizione, con diverse scariche di esplosivo.

La storia non finisce qui, perché nonostante le cariche di dinamite l’Isola delle Rose si ostinò a rimanere in piedi. Servì un’imponente burrasca, che ebbe luogo il 26 febbraio 1969, a farla inabissare e a decretare definitivamente la sua fine. Pian piano vennero raccolti tutti i materiali abbandonati sul fondale del mare e la storia dell’Isola delle Rose venne dimenticata.

Il mito dell’Isola delle Rose

Negli ultimi anni, il progetto utopico dell’ingegner Rosa ha destato molto interesse sull’opinione pubblica: il futuro potrebbe vedere numerose piattaforme adibite proprio a Stati sovrani, per dare vita a nuove forme di convivenza.

Il regista Sydney Sibilia ha portato sui nostri schermi un film dedicato proprio alla micronazione che nacque e morì al largo delle coste di Rimini. “L’incredibile storia dell’Isola delle Rose” vanta un cast notevole, con Elio Germano a interpretare l’ingegnere Giorgio Rosa, affiancato da grandi attori quali Luca Zingaretti, Matilda De Angelis e Fabrizio Bentivoglio.

isola delle rose

Fonte: Wikimedia

L’Isola delle Rose – Foto: Wikimedia
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Visitare l’isola di Giannutri, nell’Arcipelago Toscano

L’isola di Giannutri è la più meridionale dell’Arcipelago Toscano ed è anche la più selvaggia. Solo tre sono i piccoli centri abitati, Spalmatoio, Ischiaiola e Oliveto. Per il resto, sono solo case sparse. Proprio perché la presenza umana durante l’anno – estate esclusa – è ridotta, Giannutri è un’importantissima area di sosta durante le migrazioni, tanto da essere divenuta un’area naturale protetta.

Una storia antichissima

Ed è così da sempre. Era stata scelta dagli antichi Romani come remoto approdo. Oggi è visibile solo un’antica villa del II secolo appartenuta a una famiglia di commercianti, che si trova in una posizione a dir poco suggestiva, proprio in riva mare, il sito archeologico di Villa dei Domizi Enobarbi.

Fonte: @R.Ridi

L’isola di Giannutri

Visitare Giannutri

Sono numerosi i turisti che d’estate vengono a visitarla. Del resto, come non restare affascinati da quella mezzaluna di calcare bianco in mezzo al Santuario dei Cetacei, dove fascino della natura e tracce della storia dominano la scena. Giannutri vanta 11 chilometri di costa di scogliere rocciose, dove si aprono grotte e spaccature originate dall’azione del vento e sentieri profumati vista mare.

Le visite guidate

All’inizio della primavera, si può trascorrere un’intera giornata a Giannutri e vivere un’esperienza esclusiva con visita dell’area archeologica della Villa Romana, arricchita da nuovi elementi archeologici oggetto di recenti restauri (in seguito alle operazioni di consolidamento di tre stanze mosaicate, sono tornati a splendere gli ambienti delle tabernae, decorati da mosaici geometrici), e facendo un trekking naturalistico con le guide del parco.

Le partenze per il 2023 sono previste il 19 marzo e il 24 aprile. I dettagli del viaggio sono i seguenti: ritrovo alle 9 con la guida a Porto Santo Stefano, imbarco dalla Banchina Toscana sul traghetto Maregiglio (partenza ore 9.30. Arrivo a Giannutri dopo un’ora di navigazione. Visita guidata al complesso archeologico della Villa Romana. Dalla baia di Cala Maestra si raggiungono i resti di una villa di epoca Romana tra le scogliere rocciose e i sentieri profumati della macchia mediterranea. A seguire, la visita naturalistica, trekking al faro della durata di circa due ore. La pausa pranzo, con pranzo al sacco a cura dei partecipanti, sarà prevista al termine della visita storica o lungo il percorso naturalistico in base al tempo a disposizione. La partenza da Giannutri è prevista alle 16 con arrivo a Porto Santo Stefano per le 17.

Fondali da esplorare

Molti sono gli appassionati di immersioni che sanno che Giannutri è famosa per i suoi fondali e alle pareti verticali ricche di gorgonie, spugne, coralli e tunicati. Qui è vietata la navigazione a motore, a vela e a remi, la pesca, le immersioni e la balneazione e, quindi, da un lato si è favorito il ripopolamento ittico, dall’altro ha reso difficile trovare dei buoni punti d’immersione. Si possono comunque trovare libere per l’immersione le estese praterie di posidonia e i due relitti dell’Anna Bianca (a 40-50 metri di profondità) e del Nasim (a 60 metri).

Soggiornare a Giannutri

Sull’isola di Giannutri non ci sono hotel, residence e neppure campeggi. Tuttavia, è possibile pernottare presso le case degli abitanti che affittano piccole residenze private. Il maggior numero di abitazioni è concentrato a Cala Spalmatoio, dove si trova anche l’unica piazza dell’isola chiamata “Piazzetta”.

L’isola è raggiungibile partendo da Porto Santo Stefano o dall’Isola del Giglio con i traghetti che si fermano a Cala Spalmatoio o a Cala Maestra.

giannutri

Fonte: @R.Ridi

I colori della macchia mediterranea a Giannutri

Parco nazionale e Riserva della Biosfera Unesco

Il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano è stato inserito nella Green List mondiale delle dieci aree protette del mondo dell’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn).

Inoltre, rientra nella Riserva della Biosfera MAB Unesco “Isole di Toscana”, che comprende le sette isole (Gorgona, Capraia, Elba, Pianosa, Montecristo, Giglio e, naturalmente, Giannutri) e un’ampia porzione di mare che le circonda. Include quindi il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, il più grande parco marino del Mediterraneo, 18 siti della rete Natura 2000 fra Siti di Interesse Comunitario e Zone a Protezione Speciale e parte del Santuario internazionale dei mammiferi marini del Mediterraneo. Qui si trovano 22 diverse tipologie di habitat naturali e vivono 37 specie di animali di interesse comunitario.

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Parte la crociera dei sogni, tour epico tra le isole della Groenlandia

La prossima estate parte una crociera da sogno, in uno dei luoghi più remoti e incredibili d’Europa. La nave su cui si viaggia navigherà tra i mari ghiacciati della Groenlandia, attraversando uno dei punti più mozzafiato che si possano visitare: il Prins Christian Sund.

Trattasi di uno stretto lungo circa 100 chilometri che separa la Groenlandia da un gruppo di piccole isole dove si trova Capo Farvel, il punto più meridionale di questa gigantesca terra dei ghiacci. Lo stretto si trova all’estremo meridionale della Costa di Re Federico VI e mette in comunicazione l’Oceano Atlantico con il Mare del Labrador.

Un posto meraviglioso, questo fiordo, che affascina chiunque lo visiti. Pensate che l’unico abitato che c’è in questo luogo altrimenti disabitato è un piccolo villaggio di poche case colorate chiamato Kujalleq, dove vivono al massimo 150 abitanti i quali riescono a muoversi soltanto con la motoslitta o la slitta trainata dai cani.

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Fonte: @MSC Crociere

Lo stretto di Prins Christian Sund in Groenlandia

Lo chiamano “l’autostrada degli iceberg” questo magnifico stretto in Groenlandia, che si attraversa in 6-8 ore.

Qui, tra imponenti ghiacciai, montagne alte fino a mille metri, scogliere di granito, cascate, iceberg e fiordi, navigherà lenta la nave Poesia di MSC Crociere, che ha inserito nella programmazione estiva un tour epico.

Quando parte la crociera tra i ghiacci

La MSC Poesia parte per la prima crociera in Groenlandia il 10 luglio da Warnemunde, in Germania, alle porte di Berlino. Si naviga per ben 22 giorni facendo soste nei mari del Nord, con tappe nel Regno Unito, in Islanda e alle Orcadi, in Scozia.

Una volta giunti in Groenlandia, si fa tappa a Nuuk, la Capitale più a Nord del mondo, raggiungibile solo via mare o aereo, poi nel villaggio colorato di Ilulissat (il cui nome significa “gli iceberg” e fa già capire il tipo di paesaggio che ci aspetta), nella Baia di Disko, a circa 300 km a Nord del Circolo polare artico. Un posto pazzesco, dove osservare il Sole di mezzanotte, osservare giganteschi iceberg e godere di cieli incredibilmente tersi. Questa zona della Groenlandia, infatti, è chiamata “il capolinea dell’alta pressione” proprio per la prevalenza di giornate serene tutto l’anno.

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Fonte: @MSC Crociere

Il Sole di mezzantte nel fiordo di Prins Christian Sund

Altra tappa è a Qaqorto, la più grande città del Sud della Groenlandia, il cui nome significa “la bianca”, anche se d’estate sbocciano fiori selvatici di ogni colore.

Eppure, non è un luogo inanimato. Padrone di casa sono le foche blueberry e le foche barbute. Ma ci sono anche balene e balenottere azzurre, molto rare, il cui show è riservato ai più fortunati crocieristi. E poi, renne, volpi e orsi polari, buoi muschiati e naturalmente molte specie di uccelli.

L’itinerario completo comprende, quindi, Warnemunde, da dove si salpa, Akureyri e Isafjordur (Islanda), lo stretto di Prins Christian Sund, Nuuk, Ilulissat, Qaqortoq, Reykjavik (ancora in Islanda), Kirkwall (Isole Orcadi), Copenhagen (Danimarca) e ritorno al porto di partenza.

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Viaggio alla Canarie, le piscine naturali più belle

Le Canarie sono dei paradisi in terra, un arcipelago spagnolo situato al largo della costa Nord-Occidentale dell’Africa che anche d’inverno riesce a regalare giornate in cui sembra di stare in piena estate. Di origine vulcanica, sono lambite dalle fresche e potenti acque dell’Atlantico che, grazie alla sua potenza, riesce a creare dei piccoli angoli di pura bellezza e tranquillità: le piscine naturali.

Le piscine naturali delle Canarie

Partiamo col dire che le Canarie si compongono di 7 isole maggiori, diverse ed affascinanti, e numerosi isolotti minori. Andando più nel dettaglio, Tenerife, Gran Canaria, Fuerteventura, Lanzarote, La Palma, El Hierro e La Gomera sono delle perle naturali ricchi di fascino, vegetazione lussureggiante e splendidi paesaggi.

Famose per le spiagge di sabbia nera, i litorali di sabbia bianca e le scogliere frastagliate, il loro clima eccezionale permette di praticare sport acquatici, windsurf, immersioni subacquee e molto altro ancora, come concedersi momenti di relax in favolose piscine naturali. Vere e proprie pozze d’acqua che spesso si sono formate a causa di eruzioni vulcaniche e che si rivelano anche ideali per il benessere: l’acqua dell’Atlantico è ricca di elementi benefici per il corpo umano come sali minerali, magnesio, iodio, litio, zinco e altro.

Le piscine naturali di Tenerife

Iniziamo questo viaggio alle Canarie da Tenerife, l’isola più visitata dell’arcipelago ricca di parchi naturali e spiagge da sogno. Da queste parti le piscine naturali si trovano soprattutto nella zona Nord. Raccontarvele tutte diventerebbe particolarmente complesso, per questo ne abbiamo selezionate due che sono più che affascinanti.

La prima di cui vi vogliamo parlare è El Caletón de Garachico che è situata vicino al bellissimo castello di San Miguel. Emblema dell’eruzione che rase al suolo Garachico nel 1706, si distingue per essere un’area di pura lava che combina armoniosamente le insenature del mare aperto con le tranquille pozze naturali. Qui si potrà godere della rigenerazione donata dall’oceano e contemporaneamente ammirare uno dei centri storici più belli delle Canarie.

El Caletón de Garachico tenerifle

Fonte: iStock

El Caletón de Garachico, Tenerife

Molto interessante è anche Charco del Viento, un’area piuttosto frequentata in quanto è composta da ben 4 piscine naturali. Una delle più belle è La Guancha.

Le piscine naturali di Fuerteventura

Voliamo poi a Fuerteventura, un vero paradiso per gli amanti del mare in quanto vanta oltre 150 spiagge strepitose di sabbia bianca o di sabbia nera. Non sono da meno le sue piscine naturali come Puertito de Lobos che un tempo era il parco giochi dei leoni marini. Oggi, invece, è una meraviglia della natura situata su un isolotto con vista su Fuerteventura. Una vera e propria perla dell’Atlantico in cui prendono vita diverse preziose piscine naturali dall’azzurro cristallino.

Non da meno è Aguas Verdes a Betancuria con ben sei chilometri di pozze e insenature aperte al mare. Insieme al sole e all’acqua, potrete ammirare persino gli scoiattoli del posto, attrattiva che si aggiunge ai grandi granchi che popolano gli scogli.

Le piscine naturali di Gran Canaria

Voliamo poi a Gran Canaria che vanta oltre 500 spiagge e bellissimi villaggi tradizionali. Tra le sue piscine naturali più affascinanti vi citiamo Los Charcones, una pozza doppia e di grandi dimensioni ubicata nel nord dell’isola.

Non meno affascinanti sono le piscine naturali di Roque Prieto, vicino a Santa María de Guía, dove poter comprendere il vero significato della parola “sconnettersi”. A sorprendere particolarmente è che sono due pozze naturali dove immergersi in bagni tranquilli su una costa di mare impetuoso.

Roque Prieto gran canaria

Fonte: iStock

Roque Prieto, Gran Canaria

L’acqua cristallina, tra le altre cose, mostra un favoloso fondale roccioso, oltre al fatto che questa zona si trova accanto alle estese coltivazioni delle celebri banane delle Canarie.

Le piscine naturali di Lanzarote

Lanzarote sfoggia incredibili paesaggi vulcanici che stregano chiunque. Famosa per le sue spiagge di sabbia nera e i paesaggi lunari, è probabilmente l’isola più desiderata dagli amanti del mare. Tra le sue piscine naturali migliori meritano una menzione Punta Mujeres e Los Charcones de Lanzarote.

La prima si distingue per essere un tratto di ben due chilometri in cui prendono vita diverse piscine naturali, due delle quali ben protette dal mare aperto. Si trovano nel Nord-Est dell’isola e la mano dell’uomo si avverte riflessa solo in alcune scalinate e nelle zone per prendere il sole.

Le seconda, invece, si trovano al Sud di questa perla dell’Atlantico e più o meno nei pressi della meravigliosa Playa Blanca. Sono spettacolari, ma è necessario essere a conoscenza che l’accesso è un po’ complicato in quanto dipende delle condizioni del mare.

Le piscine naturali di La Palma

È il momento di scoprire La Palma, un’isola ultimamente nota a causa dell’eruzione vulcanica iniziata il 19 settembre e durata tre mesi. Ma nei fatti La Palma è molto di più: un micromondo dai paesaggi naturali incontaminati, i sentieri e i panorami infiniti.

Charco Azul offre una possibilità diversa e singolare per godersi il mare: una pozza naturale di grandi dimensioni e riparata dalle onde, ma anche con una piscina infantile con fondo levigato, una piccola cascata e molto altro ancora, tanto da vincere persino la bandiera Ecoplayas 2013.

Charco Azul la palma

Fonte: iStock

Charco Azul, La Palma

Molto bella anche la zona denominata la Fajana di Barlovento con le sue tre bellissime piscine naturali. Un paradiso in cui passare da una piscina all’altra e ricco di sentieri.

Le piscine naturali del La Gomera

La Gomera è un’isola che lascia senza fiato e, soprattutto, poco esplorata. Chi è in cerca di piscine naturali da sogno deve dirigersi verso Charco del Conde nella Valle Gran Rey, uno degli angoli più belli e più ricchi di contrasti di tutte le Canarie.

Una meravigliosa piscina naturale in grado di rendere felici sia adulti che bambini.

Le piscine naturali di El Hierro

Terminiamo questo viaggio alle Canarie presso El Hierro, un vero paradiso per gli amanti delle immersioni, e anche l’isola più piccola e selvaggia dell’arcipelago.

Qui le piscine naturali sono davvero numerose, ma tra le imperdibili senza ombra di dubbio c’è Charco Azul, uno dei posti per fare il bagno più spettacolari e accattivanti dell’isola. A proteggere i bagnanti c’è una fascinosa e imponente roccia.

Infine, sempre a El Hierro vi consigliamo di fare un salto presso la pozza naturale di Las Calcosas a El Mocanal, un villaggio puntellato di antichi tetti di paglia dove svetta fiera una piscina naturale dalle acque tranquille. Una zona in cui è anche possibile fare il bagno in mare aperto, sempre che le onde lo permettano.

Las Calcosas el hierro
Las Calcosas, El Hierro
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Sono aperte le prenotazioni per visitare un santuario della natura

In Italia, nel bel mezzo delle limpide acque del Mar Tirreno, prende vita un luogo straordinario ma allo stesso tempo estremamente fragile. Per questo motivo, è necessaria la prenotazione per visitarlo. Parliamo dell’Isola di Montecristo, un vero e proprio santuario della natura che per scoprirlo richiede il rispetto di specifiche regole di comportamento e modalità organizzative. Tutte norme gestite dall’Ente Parco, in accordo con il Reparto Carabinieri per la Biodiversità di Follonica.

Cosa sapere sulle prenotazioni per visitare l’Isola di Montecristo

A partire da sabato 28 gennaio alle ore 9.00 sarà possibile riservare un posto (attenzione, sono molto ambiti) per visitare l’Isola di Monte Cristo nel 2023, meraviglia dell’altrettanto incantevole Arcipelago Toscano.

Essendo tutelata sia in mare che in terra, bisogna assolutamente affrettarsi in quanto gli accessi sono a numero chiuso. Per farlo vi basterà visionare online il calendario delle visite, consapevoli però che ogni data prevede la presenza di un massimo di 75 persone, con un’età minima di 12 anni.

In totale sono previsti 23 giorni aperti alle visite a partire dal 18 marzo, e quest’anno i posti a disposizione sono 1795, di cui 100 riservati (a costi agevolati) ai residenti nei Comuni delle isole dell’Arcipelago Toscano. I residenti possono accedere ai posti riservati prenotando entro – e non oltre – il 6 marzo 2023. Mentre agli studenti, con priorità per i residenti nelle isole dell’Arcipelago Toscano, è destinata una fruizione educativo-ambientale nel numero massimo di 275 accessi all’anno.

Per approdarvi (ma ricordiamo che non è possibile in autonomia) si può partire da Piombino, Porto Santo Stefano, Porto Azzurro (Isola d’Elba) e Isola del Giglio.

Oltre a questo, è importante sapere che non è possibile muoversi in autonomia e che per la permanenza sulla spiaggia di Cala Maestra è obbligatorio seguire le indicazioni delle Guide.

montecristo isola

Fonte: iStock

Un angolo dell’Isola di Montecristo

In cosa consiste la visita

A livello generale, la visita consiste in escursioni lungo itinerari specifici. È fondamentale sapere che si possono effettuare solamente se si è in possesso di scarpe da trekking, vale a dire con suola scolpita e preferibilmente a caviglia alta. Attenzione, non è un dettaglio da sottovalutare in quanto il giudizio sull’adeguatezza delle calzature è a carico della Guida ed è insindacabile. Ciò vuol dire che in caso di abbigliamento non considerato opportuno la Guida può decidere di non farvi partecipare.

Durante le escursioni ogni gruppo conterà un massimo di 12 persone, ognuno accompagnato da un’esperta Guida. È bene sapere, inoltre, che le visite non sono gratuite, ma che le quote sono comprensive di viaggio in motonave (andata e ritorno) e accompagnamento con la Guida del parco.

Nell’eventualità in cui le visite previste siano annullate a causa di condizioni meteo marine avverse, ai visitatori sarà proposta una data alternativa. Nel caso in cui la data alternativa non venga accettata, a quel punto verrà effettuato il rimborso.

Inoltre, la prenotazione è nominativa, non cedibile e non è possibile sostituire i nominativi e i dati indicati in fase di prenotazione.

Alcuni consigli per la visita

L’Isola di Montecristo è spettacolo puro, ma i percorsi proposti per la visita sono abbastanza impegnativi poiché si sviluppano lungo profili altimetrici caratterizzati da forti pendenze e da dislivelli di una certa rilevanza, su fondo naturale spesso scivoloso.

È possibile, inoltre, che le condizioni meteo non siano del tutto confortevoli: potrebbero esserci vento forte, pioggia, elevati valori di temperatura e/o umidità.

clima isola di montecristo

Fonte: iStock

L’Isola di Montecristo in un giorno con un clima non troppo favorevole

Pertanto è meglio organizzarsi con un abbigliamento comodo e leggero. In primavera e in autunno è consigliato l’uso di una giacca antivento ed impermeabile. Altre buone norme sono portare con sé bastoncini da trekking, un cappellino per il sole, crema solare e occhiali da sole.

Il pranzo, invece, deve essere al sacco e organizzato in autonomia in quanto sull’isola non è possibile acquistare bevande di alcun genere e cibo. I più curiosi, infine, possono dotarsi di binocolo e di taccuino.

I percorsi sull’Isola di Montecristo

Sono in totale 3 i percorsi a disposizione. Uno di questi parte da Cala Maestra e la sua lunghezza totale è di 2.031 metri, con un dislivello di 230 metri e un tempo di percorrenza previsto di 2 ore. La difficoltà, invece, è media.

Grazie a questo itinerario potrete scoprire Cala Maestra, l’unico approdo dell’isola dove prende per l’appunto vita una piccola spiaggia di sabbia e ciottoli protetta ai lati da due scogli (con divieto di balneazione). Qui potrete anche ammirare la Villa Reale e il Museo di storia naturale. La prima è l’unica costruzione dell’isola, un’antica palazzina dove oggi risiede il Corpo forestale dello Stato, mentre il secondo, vale a dire il museo, si trova in piccola parte della stessa villa.

Il secondo itinerario vanta una lunghezza di 3.610 metri e un dislivello di 460. In questo caso la difficoltà è elevata e ci vogliono circa 3 ore e 30 minuti. Tuttavia, grazie ad esso potrete scoprire il Monastero di San Mamiliano che è posto a 320 metri d’altezza. Si distingue per essere uno dei simboli dell’intera isola e perché, secondo la tradizione, pare essere stato costruito su un antico tempio dedicato a Giove.

Molto interessante è anche la Grotta di San Mamiliano, per molti soprannominata la “grotta del drago”. In questo caso, quello che vi ritroverete di fronte è luogo sacro, non distante dal monastero, legato a una suggestiva leggenda: da queste parti San Mamiliano avrebbe ucciso un terribile drago.

Il terzo e ultimo itinerario ha una lunghezza di 1.000 metri e un dislivello di 42. Questi numeri fanno capire che è un percorso più facile degli altri, anche se il tempo di percorrenza previsto è di circa 2 ore.

Qualunque sia il percorso che sceglierete, a Montecristo avrete la possibilità di scoprire l’isola forse più misteriosa dell’Arcipelago Toscano. Uno scrigno di biodiversità, un patrimonio naturale universale che si traduce anche in un qualcosa di abbastanza esclusivo.

In sostanza, se si riesce ad assicurarsi uno dei tanti ambiti posti, lo spettacolo è più che certo, anche perché condito da una quiete estrema dove si possono udire solo i magici suoni della natura. Poi i profumi, i colori e gli incredibili paesaggi montuosi che si mescolano con quelli marini. Senza dimenticare la sua particolare fauna, come le graziose capre di Montecristo.

Insomma, questa meravigliosa perla italiana rispecchia il vero significato della parola autentico. Un gioiello da scoprire almeno una volta nella vita, senza dimenticare di rispettare le diverse regole utili alla sua corretta conservazione.

Cala Maestra montecristo

Fonte: iStock

Cala Maestra, Isola di Montecristo
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Bohol, l’isola delle Colline di cioccolato

Sapevate che nel mondo esistono le Colline di cioccolato? Meraviglie della natura che creano paesaggi che sembrano usciti da un quadro e che si estendono per circa 50 chilometri quadrati. Si trovano sull’Isola di Bohol, nelle Filippine, un affascinante angolo del nostro mondo dove oltre 1.200 montagnole, completamente ricoperte di vegetazione, raggiungono un’altezza di 30/40 metri. Ma non solo. Queste collinette, infatti, cambiano colore con le stagioni, fino a diventare color cioccolato in piena estate.

Tutto quello che c’è da sapere sulle Colline di cioccolato

No, purtroppo non sono fatte di vero cioccolato. Prendono questo nome per via della vegetazione che le ricopre che diventa “cioccolatosa” in estate. Da molti sono spesso state definite “l’Ottava meraviglia del mondo”, e chi le vede per la prima volta lo conferma ampiamente.

Le loro origini sono antichissime: risalgono a circa due milioni di anni fa e sembrerebbero essere il risultato dei depositi di corallo e dell’azione erosiva esercitata dall’acqua piovana, tanto che al loro interno sono presenti grotte e sorgenti. Inoltre, dal 1988 sono state battezzate come terzo Monumento Geologico delle Filippine, nonché Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO.

Esse sono comprese nel territorio delle città di Carmen, Batuan e Sagbayan e sono altamente suggestive e ricche di leggende. Anche se, è bene specificare, non sono un fenomeno isolato. Di simili ce ne sono anche in Australia e in Indonesia, ma la verità è che sono meno scenografiche.

Colline di Cioccolato filippine

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Le maestose Colline di cioccolato di Bohol

Le leggende che ruotano intorno alle Colline di Cioccolato

Come vi abbiamo detto in precedenza, sembrerebbe che le Colline di cioccolato siano nate a causa del deposito di corallo levigato dall’azione corrosiva dell’acqua piovana. Ciò non toglie che esistano leggende misteriose che nel corso dei secoli hanno cercato di spiegare la nascita di queste affascinanti formazioni geologiche.

Una di queste narra che tali cime, chiamate anche “Chocolate Hills”, sono il prodotto di una snervata lotta avvenuta tra due Giganti e durata diversi giorni. A quanto pare, questi due mitici esseri si sono vicendevolmente lanciati contro sabbia, massi e blocchi di pietra per poi decidere, di comune accordo, di lasciare l’isola. Nonostante questo, tutto ciò che per giorni si erano tirati diede origine alle colline.

C’è poi un’altra leggenda, decisamente più romantica, che racconta di Arogo, un giovane avvenente e molto forte che si era follemente innamorato di una fanciulla mortale, Aloya. Tuttavia, come ogni storia d’amore più mitica vuole, Arogo perse la sua donna, al punto di trovarsi a piangere tantissimo. Fu così che le sue inarrestabili lacrime si tramutarono in colline.

La terza leggenda di cui vi vogliamo parlare narra di un Gigante avido ed ingordo, Carabao, che era solito rubare i raccolti di un villaggio. Fino a quando arrivò il giorno in cui gli abitanti, ormai stanchi ed esausti dei continui saccheggi, decisero di lasciare a Carabao cibo avariato. Dopo essersi nutrito più volte con cibo andato a male, il suo stomaco cedette e defecò per giorni. Ciò vuol dire che, secondo questo racconto, le feci essiccate del Gigante diedero vita alle Colline di cioccolato.

Come visitare le Colline di cioccolato

Lacrime di divinità, lotte tra giganti e ben meno poetici mal di pancia, ma nonostante questo le Colline di cioccolato sono uno spettacolo senza eguali. Tuttavia, non possono essere scalate individualmente ma per fortuna le si può ammirare da due punti di osservazione davvero eccezionali: Chocolate Hills Complex e Sagbayan Peak.

punto panoramico bohol colline cioccolato

Fonte: iStock

Uno degli splendidi punti panoramici

Il primo si trova a Barangay Buenos Aires, nella città di Carmen, e a detta di molti è il punto di osservazione migliore per ammirare queste peculiare formazioni in tutto il loro splendore. Qui potrete trovare persino un ristorante, sala congressi, piscina, area attività con fontana e i ben 214 gradini da salire per godere di questo panorama.

Il secondo, dal canto suo, è un sito turistico che si affaccia su una valle panoramica con una piattaforma di osservazione e un parco giochi per bambini.

Cos’altro vedere sull’Isola di Bohol

Le Colline di cioccolato sono, senza ombra di dubbio, qualcosa da vedere assolutamente nelle vita. Ma l’isola in cui si trovano, Bohol, possiede molto altro da offrire ai suoi visitatori.

Alona Beach, per esempio, è la spiaggia di sabbia bianca più popolare e sviluppata di Bohol, ma che al contempo riesce a conservare anche un po’ del suo fascino naturale. Le acque sono turchesi, ed è possibile trovare anche sistemazioni adatte a tutte le tasche.

Vale la pena fare un salto anche al Tarsier Sanctuary di Bohol, che si trova a pochi minuti dal villaggio di Corella. Da queste parti prende vita un piccolo centro visitatori dove, accompagnati da una guida, si possono vedere alcuni esemplari di dolci tarsi che vivono liberi sugli alberi della foresta vicino al centro.

tarsi filippine

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Un esemplare di tarsio nelle Filippine

Decisamente interessanti sono anche le cascate di Dam-Agan a Dimiao, dove potersi tuffare in acque turchesi che lasciano davvero senza fiato.

Da non perdere, inoltre, è il Loboc che è un ampio fiume che serpeggia nella parte sud di Bohol. Loboc è anche il nome di un villaggio che sorge sulle sue rive. A bordo di una canoa potete attraversare le sue acque torbide scoprendo una giungla fitta e incontaminata dove si possono fare escursioni. È presente, inoltre, una zipline da brivido che attraversa la valle e il fiume regalando una vista dall’alto spettacolare.

Nel villaggio, invece, si possono anche fare delle mini-crociere sul fiume a bordo di grosse chiatte, che includono il pranzo a buffet con sottofondo di musica.

Molto particolare è la Chiesa di Baclayon, un edificio che conta più di 400 anni e che è un punto di riferimento riconoscibile nella provincia.

Straordinaria anche la Grotta di Hinagdanan che offre una piscina naturale in cui poter fare il bagno in acque fredde che allevieranno il caldo estivo. Non mancano interessanti stalattiti e formazioni rocciose.

Infine, un viaggio nelle Filippine non può prescindere dal mare e l’Isola di Bohol, oltre ad Alona Beach, ha decisamente molto da offrire. Ne è un esempio Momo Beach, generalmente isolata e paradisiaca.

Insomma, l’Isola di Bohol con le Colline di cioccolato e le sue meraviglie è un vero tesoro tutto da scoprire.

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Il mare dell’Isola di Bohol
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Quest’isola vuole sembrare abbandonata, ma in realtà non lo è

Navigando all’imbrunire verso Ikaria (o Icaria), l’isola di fronte alla quale, secondo la leggenda, precipitò Icaro, si può notare che gli scintillii delle luci delle case non provengono principalmente dalla costa, come accade nella maggior parte delle isole greche, ma dalle montagne retrostanti. Se vi state chiedendo perché in passato gli abitanti abbiano voluto complicarsi l’esistenza scegliendo di vivere sui pendii scoscesi anziché vicino al mare, come una comunità invisibile, la risposta è nel mare stesso, benedizione e maledizione di questo luogo.

Ikaria, l’isola che si finse abbandonata per resistere a pirati e invasori

Se, da un lato, il mare ha permesso all’isola di Ikaria di commerciare i suoi vini cantati dai poeti in tutta l’antica Grecia, insieme alle olive e al miele, dall’altro vi ha portato anche i pirati, attirati dall’alta qualità dei prodotti del posto e dal benessere economico che ne derivava. La sua geografia e i regolari periodi di instabilità politica, insieme alle coste non adeguatamente controllate, hanno permesso alla pirateria di prosperare. Sebbene le incursioni siano state segnalate per la prima volta a Ikaria nel I secolo a.C., divenne una minaccia pressoché incontrollata durante il dominio romano (dalla fine del III secolo a.C. al V secolo d.C.) e bizantino (dal V al XII secolo d.C.). Dopo l’arrivo dei Genovesi, nel XIV secolo, gli icariani arrivarono a distruggere i propri porti per scoraggiare gli invasori. Ma persino questo non bastò.

Non avendo altre risorse per proteggersi dalle aggressioni, gli isolani decisero di ritirarsi nell’entroterra montuoso, dove costruirono comunità apparentemente invisibili – almeno ai tempi in cui non c’era l’elettricità – facendo di tutto per convincere chiunque passasse di lì che Ikaria fosse deserta. Un elaborato e audace piano di sparizione, messo in atto per diversi secoli.

Le ‘case anti-pirata’

Comunemente note come ‘case anti-pirata’, le abitazioni di Ikaria sono state costruite in pietra affinché si mimetizzassero con il paesaggio naturale costituito da rocce, strapiombi e boschetti. I massi, disseminati sui pendii delle alte montagne, costituivano spesso gran parte delle pareti e del soffitto, mentre i muri a secco completavano queste architetture in perfetta simbiosi con la natura.

Si trattava di dimore ridotte all’essenziale, con poco più di un uscio e un focolare, poiché gli isolani trascorrevano la maggior parte del tempo all’aperto. In netta contrapposizione con i grandi templi o con le tipiche architetture generalmente associate alla Grecia, gli abitanti dell’isola costruivano case progettate per non essere viste da nessuno. Per farlo, dovevano spingersi in alto, nella natura selvaggia, dove non potevano essere scorte dalla costa. Così, per secoli, Ikaria apparve disabitata.

Il volto più nascosto e sacro di Ikaria

Oltre a essere conosciuta come una delle Zone Blu dove si vive a lungo, Ikaria è amata dai turisti per il mare cristallino, le spiagge selvagge e i borghi pittoreschi. Tuttavia, per conoscerne i segreti bisogna abbandonare la costa e dirigersi proprio verso le montagne. A Ikaria esiste una vasta rete di intricati sentieri, molti dei quali rappresentano antichi percorsi che per secoli hanno collegato frazioni e zone remote, prima che venissero costruite le strade.

Si sviluppano come una ragnatela e conducono a fiumi, mulini, monasteri, strutture in pietra, antiche rovine, fattorie e terrazze e alcune delle ultime case “anti-pirata” rimaste sull’isola. Si possono vedere, ad esempio, nel villaggio di Lagkada, rifugio sacro per gli ikariani, che ne simboleggia lo spirito ribelle e il senso di libertà. Durante il Medioevo e fino al XVII secolo, in tempi di saccheggi e razzie, gli abitanti si riunivano qui per sfuggire alla cattura e alle persecuzioni. La loro grande capacità di resistere alle minacce naturali e umane è l’orgoglio dell’isola.

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Le idilliache isole caraibiche di cui forse non avete mai sentito parlare

“Vedrai, a Cartagena de Indias ogni cosa è diversa. Questa solitudine senza tristezza, questo oceano incessante, questa immensa sensazione di essere arrivato”, scriveva il premio Nobel Gabriel García Márquez. Città dalle tante anime e Patrimonio dell’Umanità UNESCO, la perla portuale della Colombia ha molto da offrire, ma ciò che forse non tutti sanno è che al largo delle sue coste fluttuano sulle acque cristalline piccole isole caraibiche che vale la pena scoprire.

Tierra Bomba e Isole del Rosario, piccole e splendide

A pochi minuti di barca da Cartagena ci si imbatte nell’isola di Tierra Bomba, che si estende per circa venti chilometri quadrati e fa parte della baia della città e della sua storia politica e culturale. Le tranquille spiagge di sabbia bianca e le acque azzurre, oltre alle ricchezze storiche e naturali, hanno reso questo luogo una destinazione da sogno, ideale per sfuggire al trambusto cittadino e alle spiagge più affollate della terraferma. Vi si possono ammirare anche le rovine di un castello del XVII secolo distrutto durante le battaglie passate.

Sono invece 27 le Isole del Rosario, a 60 miglia da Cartagena, circondate da barriere coralline incontaminate e da un mare di ogni tonalità tra l’indaco e il verde lime. L’arcipelago è protetto come Parco Naturale Nazionale, con quattro isole completamente off limits. Sulle due più grandi – Isla Grande e Isla del Rosario – si trovano hotel, pensioni, servizi e programmi di immersioni e sport acquatici. Pur essendo fattibile come escursione giornaliera, meritano una sosta di una o due notti, e sono più tranquille la sera, quando buona parte dei turisti ritorna in città. Nell’entroterra si può visitare la lussuosa villa abbandonata che un tempo apparteneva a Pablo Escobar.

Barú e Providencia, due gioielli caraibici

Barú condivide lo stesso mare edenico delle Isole del Rosario, ma di ‘isola’ ha soltanto il nome, separata com’è dalla terraferma da un sottile canale e collegata da un ponte. È famosa per le sue sabbie bianche e rosa, oltre che per le acque cristalline che permettono di vedere i fondali e i numerosi pesci colorati, e che danno la sensazione di trovarsi su un’isola tropicale. Gli appassionati di birdwatching vengono qui per ammirare “la più grande voliera del Sud America”. La maggior parte delle spiagge sono private, mentre la bellissima Playa Blanca è l’unica spiaggia pubblica.

Un altro paradiso nel Mar dei Caraibi è l’isola di Providencia, a poco più di 80 chilometri dalla costa colombiana e a 150 chilometri dal Nicaragua. Quando sbarcate, potete iniziare il vostro tour dalla più grande barriera corallina del Paese e la terza barriera corallina più lunga del mondo, presso l’Old Providence McBean Lagoon National Nature Park. È inoltre possibile godere di una splendida vista sul mare dei sette colori di San Andres dalla cima del Cangrejo Cay, a un’altezza di circa 30 metri. Si raggiunge il Parco prendendo una barca da Providencia, con l’opportunità di godere del panorama su Cayo de los Tres Hermanos e Cayo de la Cabeza de Morgan. Il luogo ideale per gli amanti dell’ecoturismo e delle attività acquatiche come le immersioni e lo snorkeling, grazie alla biodiversità che si può ammirare nelle sue acque cristalline.

Playa Blanca Baru
La bianchissima spiaggia di Playa Blanca a Barú
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Puoi nuotare in un’isola tropicale a pochi chilometri da Berlino

Organizzare un viaggio a Berlino è sempre un’ottima idea. La capitale della Germania, infatti, è ricca di luoghi che evocano storie che riguardano l’umanità intera, e che tutti dovremmo visitare, come il Memoriale dell’Olocausto e ciò che resta del muro di Berlino.

Ma è anche la città animata da una fervente scena artistica incorniciata da moderne architetture, gallerie d’arte e locali alla moda. Insomma, di cose da fare e da vedere ce ne sono tantissime, e tutte sono destinate a stupire.

Chi ha già visto Berlino, infatti, sa bene che la città non smette mai di sorprendere, così come non lo fanno i suoi dintorni. Basta spostarsi di pochi chilometri, infatti, per essere catapultati in un universo incredibile e inaspettato: un’isola tropicale dalle dimensioni gigantesche che è un sogno a occhi aperti.

Un’isola tropicale alle porte di Berlino

Basta una gita fuori porta, con partenza da Berlino, per ritrovarsi catapultati in un luogo che per forme e lineamenti sembra proprio la destinazione del viaggio di una vita: un’isola tropicale.

Ci sono le foreste pluviali, le lagune e le cascate, non mancano neanche le capanne immerse tra migliaia di piante di altrettanti esemplari di flora autoctona. E no, se ve lo state chiedendo non si tratta di un sogno, anche se a questo assomiglia, ma di uno dei parchi acquatici più incredibili del mondo.

Si tratta di Tropical Island che, come il nome stesso suggerisce, è un parco a tema tropicale situato proprio a pochi chilometri da Berlino. Una ricostruzione fedele di un paradiso terrestre che, fin dalla sua inaugurazione, ha attirato viaggiatori di tutte le età provenienti da ogni parte del mondo.

Molto più di un parco acquatico però, quello che vi aspetta in questo luogo è una vera e propria esperienza immersiva in un sogno tropicale.

Tropical Island

Fonte: Getty Images

Tropical Island

Benvenuti a Tropical Islands

Situato all’interno di ex hangar per dirigibili, a circa 60 chilometri da Berlino, Tropical Island è uno dei parchi acquatici al coperto più grandi del mondo. Basta dare un’occhiata alle sue dimensioni per capire di cosa stiamo parlando.

Il parco si snoda su una superficie di oltre 700000 metri quadrati, in una struttura che si estende in altezza per oltre 100 metri. Il suo interno assomiglia in tutto e per tutto a una grande isola tropicale all’interno del quale perdersi e immergersi.

L’esperienza è adatta sia a chi viaggia in coppia che in famiglia. Mentre i più piccoli possono divertirsi tra le numerose attrazioni acquatiche, tra cui numerosi scivoli e piscine, i grandi possono rilassarsi all’interno dell’atmosfera tropicale ricreata in ogni dettaglio.

All’interno della struttura, infatti, oltre alle piscine, sono presenti foreste pluviali, lagune e ristoranti, ma anche diverse aree benessere caratterizzate da spa, saune, cascate e vasche idromassaggio.

La temperatura dell’aria è di circa 26 gradi, un clima ideale non solo per tutte le persone che cercano il caldo anche nei mesi invernali, ma anche e soprattutto per le piante che sono all’interno del parco. Tropical Island, infatti, ospita quella che è la più grande foresta pluviale coperta nel mondo con oltre 50000 piante di circa 500 specie diverse.

Tropical Island si divide per aree tematiche. C’è la Foresta pluviale, di cui abbiamo parlato sopra e il Villaggio tropicale dove è possibile ammirare gli edifici ispirati all’architettura della Thailandia e di Bali. Ci sono poi il Mare tropicale, che ospita un’enorme piscina che sfiora i 140 metri di profondità e la Laguna di Bali, dove si trovano fontane, scivoli e vasche idromassaggio ispirati all’architettura indonesiana.

Per raggiungere i tropici tedeschi, dobbiamo recarci nel comune di Krausnick, Brandeburgo, a circa 60 chilometri da Berlino. È qui che, all’interno di un ex hangar per dirigibili, prende vita un sogno a occhi aperti.

Tropical Island

Fonte: Getty Images

L’isola tropicale alle porte di Berlino
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Nasce la “Napoleone Experience”, un viaggio nel cuore dell’Elba

Splendida destinazione estiva, l’isola d’Elba è un luogo davvero magico: spiagge da sogno attirano ogni anno migliaia di turisti alla ricerca di un po’ di relax, ma anche tantissimi esploratori pronti ad andare alla scoperta del selvaggio entroterra dell’isola o del mondo sottomarino che la circonda. Ora, questa fantastica località si appresta a diventare ancora più ricca grazie alla “Napoleone Experience”, una vera e propria avventura che ci riporta indietro nel tempo.

Isola d’Elba, nasce la “Napoleone Experience”

Quasi 200 anni fa, l’isola d’Elba visse un periodo tanto breve quanto intenso e ricco di sorprese: pochi giorni dopo aver firmato la sua abdicazione, a seguito della durissima sconfitta di Lipsia, l’imperatore Napoleone Bonaparte venne costretto all’esilio proprio in questa sperduta località italiana, che gli venne affidata come principato (una piccola ricompensa a confronto delle enormi perdite subite). Era il 4 maggio 1814 quando egli sbarcò a Portoferraio, dando inizio ad una frenetica “vacanza” di appena dieci mesi che modificò profondamente l’isola e la vita dei suoi cittadini.

Proprio per omaggiare il grande Napoleone Bonaparte e l’influenza che ebbe sull’Elba, nasce oggi la “Napoleone Experience”: si tratta di un vero e proprio tuffo indietro nel tempo, un viaggio sulle tracce dell’imperatore nel suo esilio sull’isola, alla scoperta delle testimonianze di quel passato che ancora oggi vivono e splendono più che mai. Nel 2023 prenderà il via questa interessante iniziativa che ci porterà ad esplorare l’isola d’Elba con occhi diversi, alla ricerca di emozioni, paesaggi e sapori di una volta.

La “Napoleone Experience” si svolgerà in sette settimane – ciascuna dedicata ad una precisa località – a cavallo tra maggio e settembre, per vivere appieno quelli che sono stati i primi mesi di esilio dell’imperatore corso. Sarà possibile prenotare pacchetti di viaggio già pronti, ognuno dei quali conterrà diverse esperienze tra cui scegliere, così da poter creare su misura la propria “vacanza napoleonica”. Dai luoghi in cui si tennero feste incredibili in suo onore ai banchetti deliziosi che ebbe l’occasione di degustare assieme a vini buonissimi, dalla natura incontaminata in cui immergersi ai negozietti d’artigianato locale: tutto parla di un tempo che non c’è più, ma che ancora risuona tra le stradine dell’Elba.

Le tracce di Napoleone sull’isola d’Elba

Nonostante il suo primo esilio sia durato pochi mesi, Napoleone Bonaparte lasciò molte tracce del suo passaggio all’isola d’Elba. A partire dalla bandiera bianca con una fascia diagonale rossa impreziosita da tre api d’oro, voluta proprio dall’imperatore nel 1814, che è ancora oggi simbolo di questa splendida località turistica. A Portoferraio, luogo in cui sbarcò, è possibile vedere l’esatto punto in cui Napoleone posò i piedi per la prima volta, presso il Molo Elba. E fu proprio questa piccola cittadina ad aver visto i principali cambiamenti, sotto la sua egida.

L’imperatore ristrutturò infatti due palazzine che scelse come residenze dove trascorrere il tempo del suo esilio. La prima è Villa dei Mulini, che utilizzò soprattutto per la sua vita pubblica: oggi trasformata in museo, accoglie sale molto lussuose che conservano ancora gli arredi originali e molte altre testimonianze lasciate da Napoleone, come la sua ricca biblioteca. All’esterno, i giardini vedono la presenza di statue marmoree e di un panorama mozzafiato sulla scogliera sottostante, lambita dal mare. L’altra è invece Villa di San Martino, destinata alla vita privata di Bonaparte: anch’essa è diventata un museo e ospita preziosissime opere d’arte.