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Mozia, l’isola siciliana che sorge in una laguna

Tra le innumerevoli attrazioni e bellezze della Sicilia, spicca anche la suggestiva isola di Mozia, abbracciata dalle acque basse della Laguna di Marsala, nel cuore della Riserva Naturale Regionale delle Isole dello Stagnone, in provincia di Trapani.

Una meta che sorprende, antica colonia fenicia siciliana, nonché la più importante, un luogo incantevole ricco di storia, cultura e paesaggi mozzafiato.

La storia di Mozia, l’isola dei Fenici

Iniziamo a conoscere meglio l’isola dalla sua storia: grazie alla sua posizione strategica, fu da sempre ideale per lo scambio delle merci.

I primi ad attraccare furono i Fenici, nel VIII secolo, di cui divenne patria fiorente: per difendersi dagli attacchi nemici, la dotarono di possenti e alte mura e la resero, così, inespugnabile per molto tempo.

Tuttavia, se riuscì a resistere alle incursioni dei Greci prima e dei Cartaginesi poi, nel 397 a.C. Mozia fu distrutta dalle truppe siracusane guidate dal tiranno Dionisio il Vecchio: gli abitanti furono costretti alla fuga e si rifugiarono sulla terraferma.

Abbandonata per vari secoli, nel XI secolo d.C sotto il dominio normanno l’isola venne donata all’Abbazia di Santa Maria della Grotta di Marsala e fu così sede dei monaci di Palermo che la chiamarono “San Pantaleo“, dal nome del santo fondatore del loro ordine.

Poi, nel XVI secolo, l’antica Mothia passò ai gesuiti mentre nel 1792 fu consegnata come feudo al Notaio Rosario Alagna di Mozia che diede inizio ai primi scavi alla ricerca di reperti archeologici.

Il massimo splendore, però, lo raggiunse grazie al nobile inglese Joseph Whitaker che, nel 1902, decise di edificare qui la sua casa: la sua famiglia si era stabilita in Sicilia alla fine dell’Ottocento e quando lui scoprì l’isola ne rimase talmente affascinato da acquistarla ed esplorarla in lungo e in largo riportando alla luce le testimonianze della civiltà fenicia e numerosi reperti oggi ammirabili presso il Museo Whitaker, quella che fu l’abitazione di Joseph.

Come arrivare e i punti di interesse dell’isola di Mozia

Raggiungere Mozia è molto semplice: arrivati a Trapani/Brigi, basta seguire le indicazioni per le Saline di Marsala dello Stagnone: lasciata l’auto al parcheggio, si può prendere l’imbarcadero che conduce all’isola: il costo è di 5 euro (2,50 per i bambini) e, una volta approdati sull’isola, è previsto un biglietto d’ingresso di 9 euro (6 per gli studenti).

Siamo di fronte, infatti, a un vero museo a cielo aperto, una località imperdibile per gli appassionati di storia e natura che conquista alla prima occhiata.

Gli scavi archeologici di Whitaker hanno restituito moltissimi reperti e mosaici nonché una necropoli sulla costa nord dell’isola, con numerosi oggetti appartenuti ai corredi funerari quali gioielli, armi e ceramiche.
In più, tra i resti vi è una chicca: la statua greca in marmo “Il Giovane di Mozia” (o “Efebo di Mozia”), rinvenuta nel 1979 presso il complesso del Santuario del Cappiddazzu: risalente al 450 a. C., con ogni probabilità venne trafugata da Selinunte dai Cartaginesi e da essi portata sull’isola siciliana.

Ma non è tutto.

Oltre al museo e alla necropoli, sorprendono le antiche mura fenicie che vantano un’estensione di 2,5 chilometri: tra i resti spiccano tuttora le torri di guardia lungo la cinta muraria con uno degli ingressi principali, la Porta Nord, la meglio conservata.

Durante la passeggiata a piedi di due ore a Mozia, da vedere anche il Tofet, santuario a cielo aperto dove si conservavano le urne funerarie, la Casa dei Mosaici con ancora ben visibili scene di lotte tra animali, la Casermetta, edificio a due piani dalla funzione sconosciuta, e i panorami incredibili plasmati da piscine naturali (tra cui spicca quella sacra del kothon, vicino a un tempio), scorci fioriti e vitigni a perdita d’occhio.

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Houtman Abrolhos Islands: le isole paradisiache in Australia

Le Houtman Abrolhos Islands sono una catena di 122 isole e barriere coralline, che impreziosiscono l’Oceano Indiano come tante perle che si estendono da nord a sud per miglia e miglia. Costituiscono un’area marina unica dell’Australia Occidentale, meta prediletta degli amanti della pesca, del birdwatching, dello snorkeling e delle immersioni, ma anche di chi desidera vivere un’esperienza irripetibile tra acque trasparenti e natura incontaminata. Oggi vi portiamo alla scoperta di un luogo straordinario, che vale la pena esplorare almeno una volta nella vita.

Un sogno senza fine chiamato Houtman Abrolhos

Le Houtman Abrolhos Islands, più comunemente chiamate Isole Abrolhos, e le barriere coralline che le circondano, si trovano a circa 60 chilometri a ovest di Geraldton, una delle città in cui si è potuta ammirare la grande eclissi, sulla costa dell’Australia Occidentale. Queste meraviglie hanno una ricca storia da scoprire, con una fiorente industria della pesca delle perle, decenni di pesca del gambero e, purtroppo, anche numerosi naufragi, il più importante dei quali è quello della Batavia, naufragata sul Morning Reef il 4 giugno 1629 a seguito di un ammutinamento a bordo. I sopravvissuti al naufragio sbarcarono sulle isole vicine e un piccolo gruppo costruì il Wiebbe Hayes Fort sull’isola di West Wallabi, i cui resti sono visibili ancora oggi. Le isole si presentano raggruppate in tre gruppi principali:

  • Wallabi Group,  il gruppo più settentrionale dell’Houtman Abrolhos, raggruppa una serie di isole in un’area di circa 17 chilometri per 10, tra le quali è inclusa anche North Island. Il gruppo Wallabi è tristemente noto per il suddetto naufragio della Batavia.
  • Easter Group, il gruppo centrale della catena di isole, scoperto e nominato nell’aprile 1840 dall’equipaggio di HMS Beagle. Il diario dell’esploratore John Lort Stokes ne riporta la scoperta l’11 aprile e la decisione di chiamare le isole Easter (Pasqua, in italiano) per la concomitanza della festa cristiana.
  • Pelsaert Group, il gruppo più meridionale dell’Houtman Abrolhos, che costituisce anche la barriera corallina più meridionale dell’Oceano Indiano. È situato a sud-est dell’Easter Group, da cui è separato dal canale di Zeewijk, ed è anch’esso noto per incidenti e naufragi avvenuti molti secoli fa.

L’ arcipelago ha davvero pochi rivali in Australia riguardo a biodiversità. L’Houtman Abrolhos Islands National Park è il parco di più recente istituzione nel Paese, la cui creazione coincide con il 400esimo anniversario dell’avvistamento della catena di isole da parte del navigatore olandese Frederick de Houtman. Queste sono state riconosciute, inoltre, come Ocean Hope Spot, aree oceaniche ecologicamente uniche designate per la protezione nell’ambito di una campagna di conservazione globale supervisionata dalla organizzazione Mission Blue.

Le isole offrono un’ampia gamma di attività che incontrano gli interessi più disparati, dalla pesca al nuoto in acque straordinarie, dallo snorkeling e immersioni al birdwatching, all’avvistamento di animali marini e selvatici, dall’esplorazione delle isole a semplici passeggiate relax nei dintorni incontaminati o tra i negozi di perle.

Come esplorare le Houtman Abrolhos

Se avete voglia di adrenalina pura, scoprite la magia delle Isole Abrolhos dall’alto, con voli panoramici effettuati dagli operatori locali, che offrono anche opzioni con tour a terra. Un altro modo esclusivo per visitare la catena di 122 isole e barriere coralline dell’Australia Occidentale è una crociera di 5 giorni, che offre l’opportunità di esplorare più a lungo la bellezza, la storia e la natura dell’arcipelago.

Le isole sono, inoltre, chiamate le Galapagos dell’Oceano Indiano. Questo perché, oltre a una ricca vita nei fondali che le circondano, sono il sito di riproduzione di oltre 2 milioni di uccelli marini di 35 specie. Sono anche l’habitat più settentrionale del leone marino australiano, a rischio di estinzione, inoltre la calda corrente di Leeuwin crea un ambiente per la vita marina temperata e tropicale, tra cui gamberi, pesci, coralli, delfini e razze. Tra luglio e settembre, nelle acque che lambiscono le Isole Abrolhos, si possono anche avvistare le megattere in migrazione.

Sulla terraferma, le isole ospitano oltre 140 specie di flora autoctona e fauna rara, tra cui il wallaby Tammar, il primo “canguro” visto dagli europei quando i sopravvissuti al naufragio del Batavia si arenarono vicino alle isole Wallabi nel 1629.

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L’isola meno frequentata delle Baleari è il posto perfetto per l’estate

Se ancora non avete scelto la vostra meta di viaggio per l’estate del 2023 niente paura: abbiamo appena trovato una destinazione eccezionale e che durante la bella stagione è un vero sogno a occhi aperti.

Dichiarata Riserva della Biosfera dall’Unesco l’8 ottobre 1993, Minorca è l’isola meno frequentata delle Baleari, in Spagna, un fazzoletto di terra che è stato in grado di mantenere intatta la sua natura, proteggendo i paesaggi sia costieri che interni. Non a caso, è il posto perfetto per l’estate 2023.

Cosa aspettarsi da un viaggio a Minorca

Minorca è un’isola spettacolare che offre spiagge paradisiache e un’ottima gastronomia mediterranea. Il tutto accompagnato da un’atmosfera calda e accogliente. Un posto che, senza ombra di dubbio, incanta chiunque vi arrivi.

Conosciuta come “l’isola della calma”, Minorca ha un legame molto forte con il turismo sostenibile, una caratteristica che si può riscontrare anche in molti degli hotel che svettano sull’isola.

Si tratta infatti di un vero e proprio gioiello del Mediterraneo pregno di cose da vedere, soprattutto grazie al ricco patrimonio naturale che conserva.

Le sue spiagge paradisiache, per esempio, si distinguono per essere remote e selvagge e lambite da un mare limpido e particolarmente azzurro. Assolutamente affascinanti sono i parchi naturali che offrono tantissimi sentieri escursionistici che regalano paesaggi mozzafiato.

Da non sottovalutare, infine, è il pregevole patrimonio storico e culturale dell’isola.

Cosa vedere assolutamente

Minorca è la meta perfetta per le vacanze del 2023 innanzitutto perché è la meno frequentata delle Baleari, ma anche perché ha un numero di attrazioni pressoché infinito e che non riguardano solo il mare.

Mahón, per esempio, è la Capitale dell’isola, un luogo particolarmente vivace, dove fare indimenticabili passeggiate intervallate da visite a una delle locali distillerie di gin. Tutto questo scoprendo un centro storico pregno di edifici rilevanti e testimonianze di un antico passato.

Molto interessante è anche il Parco naturale di s’Albufera des Grau che può essere considerato la perla naturalistica dell’isola. Si tratta di una vasta laguna naturale che è un’incredibile perla da vivere grazie alla diversità dei suoi paesaggi. Si passa infatti da zone paludose, a dune di sabbia, per poi arrivare su isolotti disabitati in cui vedere sorgere laghetti e stagni, uliveti e molto altro ancora.

Chi ama la storia troverà pane per i suoi denti presso i suoi siti archeologici, probabilmente il volto meno conosciuto di Minorca. L’isola – anche se in molti non lo sanno – abbonda di antichi resti e tesori della sua civiltà antica.

Da non perdere, per esempio, sono le testimonianze della cultura megalitica e della cultura talaiota. Quella in assoluto più rilevante è la Naveta de Tudons, una tomba collettiva che rappresenta il più grande monumento funerario della preistoria dell’isola.

Mentre il più importante sito archeologico di tutta Minorca è Torre d’En Galmes, una cittadella preistorica che ancora si fa spazio a ridosso del mare e dove poter scoprire  luoghi di culto, case, magazzini e stalle, ancora in un perfetto stato di conservazione, che prendono vita in un paesaggio a dir poco incantato.

Infine il mare e tra le tante spiagge vi consigliamo di fare un salto presso Cala Macarella, una delle più famose e fotografate di tutta Minorca. Si caratterizza per la presenza di un mare trasparente e per sorgere proprio all’interno di grandi pareti rocciose coperte di vegetazione mediterranea.

Insomma, Minorca è le meta perfetta per l’estate del 2023.

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Il segreto più prezioso di quest’isola è conservato sotto la sua terra

La grande bellezza, quella che porta la firma di Madre Natura e che rende il mondo che abitiamo un posto meraviglioso, si presenta sotto forme inedite e sorprendenti che incantano la vista e lasciano senza fiato. Boschi magici, laghi che sembrano usciti da un libro di favole, fioriture cangianti e cascate prismatiche: queste sono solo alcune delle attrazioni naturali che si snodano sul pianeta e che attirano ogni giorno migliaia di viaggiatori.

Non sempre però i capolavori plasmati da Madre Natura sono visibili, almeno non a chi si ferma alle apparenze. Alcune sue creazioni, infatti, sono conservate alla stregua di un tesoro che viene rivelato solo agli avventurieri che osano spingersi dove gli altri non arrivano.

E questo è il caso delle Cuevas del Drach, un complesso di grotte incantate che si nasconde tra le viscere della terra, e che rappresenta il segreto più prezioso dell’Isola di Maiorca. Pronti a partire?

Il segreto dell’Isola di Maiorca è custodito sotto terra

Maiorca non ha bisogno di presentazioni. L’isola immersa nel Mediterraneo, e appartenente all’arcipelago delle Baleari, è infatti una delle mete più popolari delle vacanze e i motivi sono facilmente intuibili.

Ad attirare i viaggiatori qui, durante i mesi estivi e non solo, sono le baie protette e le calette che brillano al sole, le montagne a strapiombo sul mare e i grandi resort balneari. Al patrimonio naturalistico dell’isola, poi, si aggiungono anche le testimonianze del passato e la vita notturna che coinvolge Palma, la sua capitale, e altre località turistiche. Insomma, le cose da vedere e da fare qui sono così tante che non ci si annoia mai.

Tuttavia, se volete vivere un’esperienza al di fuori dall’ordinario, e concedervi una pausa all’insegna della grande bellezza una volta giunti sull’isola, il consiglio è quello di inserire nel vostro itinerario di viaggio anche una tappa a Porto Cristo. Questo piccolo villaggio situato sulla costa orientale, nel comune di Manacor, ospita uno dei più incredibili capolavori di Madre Natura.

Proprio a Porto Cristo, infatti, si snoda il sito delle Cuevas del Drach, un complesso di grotte calcaree che si sviluppa per oltre 1200 metri di lunghezza a 25 metri sotto il livello del mare. Esplorando le grotte del drago, e addentrandosi nelle viscere della terra, non solo è possibile ammirare un paesaggio suggestivo formatosi nel corso di milioni di anni, ma è anche possibile raggiungere uno dei più grandi laghi sotterranei del mondo.

Cuevas del Drach

Fonte: iStock

Cuevas del Drach, le grotte sotterranee a Porto Cristo

Le Grotte del Drago: una meraviglia naturale da scoprire

La visita alle Grotte del Drago dura circa un’ora, ma quella basta per scoprire una delle più incredibili meraviglie sotterranee che appartengono al nostro pianeta. Lasciandosi alle spalle la superficie, e scendendo a una profondità di 25 metri, è possibile attraversare un dedalo di gallerie riccamente decorate da migliaia di stalattiti e stalagmiti che si sono create nel corso dei millenni. A incorniciare i percorsi, poi, ci sono tutta una serie di colonne e massicci calcarei che trasformano gli ambienti in templi sacri.

Le Cuevas del Drach di Maiorca ospitano diversi specchi d’acqua, tra i quali spicca il lago Martel, così chiamato in onore del primo speleologo che lo attraversò in barca. Con i suoi numeri – 117 metri di lunghezza, 30 metri di larghezza e una profondità di 12 metri – si è guadagnato un posto d’onore tra i laghi sotterranei più grandi del mondo.

Ma non sono solo le sue dimensioni a meravigliare, quanto più quel gioco di luci creato dalle formazioni carsiche, che si snodano tutto intorno, e che si riflettono nell’acqua creando uno scenario fiabesco.

Come abbiamo anticipato, la visita alle Grotte del Drago dura un’ora, un tempo che però permette ai viaggiatori non solo di attraversare il lago Martel in barca, ma anche di assistere a un concerto dal vivo all’interno di un microcosmo sotterraneo e meraviglioso.

Cuevas del Drach

Fonte: iStock/Cristian Mircea Balate

Cuevas del Drach
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Quest’isola è un paradiso terrestre che in pochi conoscono

Esistono luoghi che, da sempre, popolano i sogni dei viaggiatori. Si tratta di paradisi terrestri che ospitano meraviglie naturalistiche che non conoscono eguali e che sono così belli da sembrare surreali.

I Caraibi, le Filippine e le Isole Vergini Britanniche, solo per citarne alcune, sono da sempre in cima alle travel wish list degli avventurieri che desiderano toccare con mano la grande bellezza che appartiene al mondo che abitiamo, quella che porta la firma di Madre Natura.

Quello che non tutti sanno, però, è che dall’altra parte del mondo esiste un luogo le cui fattezze ricordano proprio quelle dei paradisi terrestri sopraccitati. Si tratta di un gioiello nascosto, che gli abitanti vogliono preservare, e che è caratterizzato da spiagge deserte, cavalli selvaggi e natura lussureggiante, un’isola delle meraviglie tutta da scoprire.

Il paradiso terrestre nascosto negli Stati Uniti

Il viaggio che vogliamo compiere insieme a voi oggi ci porta dall’altra parte del mondo, e più precisamente nel sud-est degli Stati Uniti. È qui che, tra paesaggi sconfinati che si alternano a spiagge, coste e montagne, possiamo scoprire il segreto più prezioso della Georgia, un’isola straordinaria che assomiglia a un paradiso terrestre e che è sconosciuto ai più.

Il suo nome è Cumberland Island, ed è una delle isole barriera più affascinanti della costa sud orientale del Paese. Non troverete spesso questo luogo negli itinerari di viaggio del territorio, del resto si tratta di uno dei segreti meglio custoditi dagli abitanti del Paese. Eppure, raggiungere questo inedito paradiso terrestre è una di quelle esperienza da fare una volta nella vita.

Mettere piede su questo lembo di terra, infatti, vuol dire entrare in punta di piedi in un microcosmo delle meraviglie dove tutto è ciò che è stato creato da Madre Natura è rimasto sospeso nel tempo, primordiale e autentico.

L’isola di Cumberland preserva alcuni degli scenari più affascinanti del pianeta, dati anche dalla quasi totale assenza dell’uomo. A occupare ogni centimetro dell’isola, che è sotto la tutela del National Park Service, ci pensano i numerosi esemplari di flora e fauna. Qui, infatti, i cavalli galoppano in libertà tra due di sabbia e campagne, mentre le tartarughe marine giungono sulla spiaggia per deporre le uova.

Il cielo, invece, è occupato dai falchi pellegrini e da numerosi altri esemplari che rendono questo paradiso terrestre il posto perfetto per gli amanti del birdwatching e, più in generale, della natura.

Le foreste fiabesche di Cumberland Island

Fonte: iStock

Le foreste fiabesche di Cumberland Island

Cumberland Island, l’isola che stregò anche John F. Kennedy Jr

Cumberland Island, come dicevamo, è quasi completamente disabitata. L’unica struttura ricettiva, che offre un rifugio solitario a tutti quei viaggiatori che desiderano vivere un’esperienza lontano da tutto e da tutti, è il Greyfield Inn. Nascosto tra querce secolari ricoperte di muschio, e situato nei pressi di spiagge desertiche, l’edificio ha ospitato anche le nozze di John F. Kennedy Jr e Carolyn Bessette Kennedy, che proprio in questo paradiso terrestre avevano scelto di coronare il loro sogno d’amore.

L’alternativa, per chi vuole vivere un’avventura selvaggia e unica, è quella di campeggiare all’interno del Sea Camp Campground, un campeggio che permette di dormire sotto le stelle e circondati da boschi e dune di sabbia.

Per visitare l’isola, esplorare le foreste fiabesche, le zone paludose, le spiagge bianche e incontaminate e i numerosi esemplari di flora e di fauna, è possibile prendere parte ai numerosi tour, con partenza da St. Marys, che permettono di ammirare tutte le meraviglie incontaminate di questo lembo di terra.

Il tramonto magico a Cumberland Island

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Il tramonto magico a Cumberland Island
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Su quest’isola esistono cascate che hanno rubato i colori all’arcobaleno

Esiste un luogo, dall’altra parte del pianeta, in cui Madre Natura ha scelto di conservare i suoi capolavori più grandi e straordinari. Un posto che lei stessa ha trasformato nel palcoscenico di uno spettacolo immenso che è destinato a incantare la vista e a stordire i sensi. Questo luogo si chiama isola di Hawaii, conosciuta anche come Big Island.

Si tratta della più grande isola dell’arcipelago delle Hawaii, quella che ospita alcuni dei paesaggi più surreali del mondo intero. Le spiagge dai mille colori che brillano al sole, come quella verde di Papakolea, si alternano alle lussureggianti foreste pluviali mentre, tutto intorno, si snodano vulcani ancora attivi, parchi e riserve straordinarie che ospitano numerosi esemplari di flora e di fauna.

Ed è proprio a Big Island che oggi vogliamo restare, per portarvi alla scoperta di uno dei paesaggi più surreali e magici del mondo intero, quello delle Raimbow Falls, le cascate che hanno rubato i colori dell’arcobaleno.

La cascata prismatica che ha rubato i colori all’arcobaleno

Per ammirare quello che è uno degli spettacoli più incredibili mai creati da Madre Natura dobbiamo recarci a Hilo, la più vivace e popolata città dell’isola di Hawaii. Partendo dal nucleo urbano, infatti, è possibile raggiungere Raimbow Falls, un complesso di cascate straordinarie che creano un paesaggio sublime e mozzafiato.

Veri e propri muri d’acqua che occupano una superficie verticale di 24 metri e che scorrono velocemente dall’alto verso il basso fino a fondersi con la piscina naturale sottostante. Le cascate, che fanno parte degli Hawai’i State Parks, sono accessibili liberamente e gratuitamente, e sono generate dal fiume Wailuku.

È proprio questo corso d’acqua, che si è guadagnato il primato per lunghezza in tutto l’arcipelago, a regalarci uno spettacolo così suggestivo e incantato. Una volta terminato il suo percorso, infatti, il fiume si getta a capofitto nella grande piscina situata proprio ai piedi di una grotta lavica.

Ma non solo le sue dimensioni a meravigliare, né tanto meno tutta la potenza della natura a suggestionare, ma sono quelle caratteristiche sfumature colorate, che assomigliano a un arcobaleno, a incantare. Le stesse che è possibile notare in determinati momenti della giornata e che hanno dato alle cascate il nome di Rainbow Falls.

La magia della natura dà spettacolo a Big Island

Le Rainbow Fall, chiamate anche Waianuenue (che in lingua locale significa “acqua arcobaleno“) sono un vero e proprio spettacolo per la vista, un luogo da raggiungere e da contemplare almeno una volta nella vita. Grazie a dei ponti artificiali costruiti all’interno del parco statale, è possibile raggiungere diversi punti panoramici che permettono di assistere allo show.

Da una parte, infatti, c’è il fiume Wailuku che conclude fiero e indomito il suo percorso, tutto intorno, invece, si snoda la rigogliosa foresta pluviale che si specchia nella piscina naturale caratterizzata da mille sfumature di azzurro.

La bellezza delle cascate, e la suggestione che queste restituiscono, a fatto nascere e diffondere diverse credenze. Gli abitanti del posto, infatti, sono fermamente convinti che la parete rocciosa sulla quale l’acqua cade nasconda in realtà la casa di Hina, la divinità della Luna.

A rendere tutto ancora più affascinante, poi, è quell’incantesimo lanciato da Madre Natura che tinge tutto di meraviglia. Quando il sole splende alto nel cielo, soprattutto durante il mattino, un gioco di luce e riflessi rivela il volto più bello di questo luogo e le cascate si trasformano in un arcobaleno in movimento.

Non si tratta di stregoneria, ma semplicemente di quel fenomeno ottico atmosferico che si crea quando la luce del Sole attraversa le gocce d’acqua. Questo, però, non rende meno straordinaria la visione che resta comunque mozzafiato.

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A Ischia c’è un isolotto che somiglia ad un fungo

C’è un’isola nel nostro Paese che è un vero e proprio tripudio di colori e angoli che sono uno più bello dell’altro. Il posto in questione è la splendida Ischia, un lembo di terra appartenente alla regione Campania che, tra le sue acque cristalline, vede spuntare una specie di isolotto che assomiglia a un fungo.

Il Fungo di Ischia

Si chiama proprio il “Fungo di Ischia” ed è un considerevole masso di tufo che in passato si è staccato dal Monte Epomeo, la cima più alta di Ischia grazie ai suoi 789 metri di altitudine, e che si è rotolato in mare. Certo, non ha sempre avuto la forma bizzarra di un fungo, ma il lungo lavoro delle erosioni marine nel corso del tempo lo ha reso così particolare.

Oggigiorno è il simbolo di Lacco Ameno, il comune più piccolo di questo fazzoletto di terra, che sbuca fiero dai margini di una scogliera.

Un vero e proprio blocco tufaceo che ai suoi piedi cela anche una piccola spiaggetta in cui rilassarsi e godersi questa località. È quindi solo grazie a Madre Natura che oggi Ischia può vantare una formazione rocciosa così unica nel suo genere.

Ischia fungo

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Il “Fungo di Ischia”

Le leggende del Fungo di Lacco Ameno

Un posto così particolare non poteva di certo essere esente da curiose storie e leggende che hanno contribuito a renderlo ancor più interessante.

Una di queste è stata spiegata dal poeta ischiatano Giovan Giuseppe Cervera e narra che sotto alla superficie di questo fungo di roccia giacciono due giovani innamorati che sfortunatamente sono tragicamente annegati mentre cercavano di prendere il largo per realizzare il loro più intimo sogno d’amore. Il Fungo di Lacco Ameno sarebbe quindi un sepolcro, ma anche l’eterno simbolo di questa profonda unione.

La più antica di tutte racconta invece di Tifone, una divinità che rappresenta le straordinarie forze vulcaniche e che è anche il padre dei venti più forti che esistano, che fu colui che diede vita all’Isola di Ischia.

La leggenda narra infatti che la stessa Isola di Ischia sia nata a seguito della lotta tra  Titani e Giove. Quest’ultimo, particolarmente innervosito, decise di scagliare un monte che cadde in mare vicino alla spiaggia di Miseno contro il temibile Tifone.

E per gli ischitani Tifone non è una divinità di poco conto: le acque di Ischia sono un vero e proprio contenitore di tutta la sua forza, comprese le incredibili sorgenti termali.

Cosa visitare a Ischia oltre al Fungo di Lacco Ameno

Ischia, oltre alla pittoresca scultura a cielo aperto a forma di fungo, ha davvero una miriade di luoghi incantevoli e di attività da fare. Abbiamo selezionato alcuni dei posti da visitare assolutamente a partire dal suo maestoso Castello Aragonese che sembra plasmarsi con perfetta armonia con la roccia in cui sorge.

Le attrazioni imperdibili

Il Castello Aragonese di Ischia è raggiungibile solo tramite un ponte e regala un panorama a dir poco mozzafiato insieme ai resti della Cattedrale dell’Assunta, la chiesa dell’Immacolata e il cimitero delle suore Clarisse.

Il Castello Aragonese di Ischia

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Il bellissimo Castello Aragonese di Ischia

Molto interessante è anche il borgo di Sant’Angelo che è in grado di conquistare all’istante il cuore dei suoi visitatori grazie a una moltitudine di cassette colorate.

Poi ancora la Chiesetta del Soccorso a Forio che, oltre a essere a picco sul mare, si innalza nei cieli creando un magico contrasto grazie al bianco della sua muratura.

Imperdibili sono anche i Giardini La Mortella che sono persino stati premiato nel 2004 come “Giardino più bello d’Italia” dalla rivista Briggs&Stratton. Si tratta di un parco che custodisce gelosamente migliaia di piante mediterranee e tropicali e in cui, in alcuni periodo dell’anno, si svolgono anche concerti di musica classica e da camera. Degni di nota al suo interno sono senza ombra di dubbio il giardino delle Aloe, la roccia di Sir William, il Nymphaeum, il Tempio del sole, la cascata del coccodrillo e molto altro ancora.

Le terme di Ischia

Ischia è anche uno scrigno di sorgenti termali, molte delle quali prendono vita in contesti ambientali di una pregevolezza e bellezza che risulta persino difficile da descrivere.

Tra le varie non si possono non nominare i Giardini Termali Poseidon, i Giardini di Afrodite e le Terme di Castiglione, tutte meravigliose realtà che offrono piscine con acqua di diversa temperatura, cascate, saune e persino l’accesso al mare attraverso una spiaggia privata.

Da non dimenticare è anche la Baia di Sorgeto che vanta una caratteristica assolutamente irresistibile: si può fare il bagno in una sorgente di acqua calda che si mescola a quella fresca del mare. Seppur raggiungibile tramite 234 scalini, questo posto vale da solo il viaggio

Al mare a Ischia

È pressoché impossibile visitare Ischia e decidere di non concedersi qualche rilassante momento su una delle sue spiagge paradisiache.

Sono diverse e una più particolare dell’altra, ma se dobbiamo fare una selezione non possiamo non nominarvi la Chiaia a Forio, il posto perfetto da vivere anche in famiglia poiché è una delle distese più grandi e comode di tutta l’isola.

Simile, ma comunque diversa, è la Spiaggia di Barano d’Ischia che si estende per circa 3 chilometri. Si sviluppa tra il limpido mare e gli imponenti monti e, per non farsi mancare niente, nel suo ultimo tratto sconfina nel comune di Serrara Fontana dove poter ammirare il singolare fenomeno isolano delle fumarole.

A dir poco divina è la Baia di San Montano che regala acqua limpida dalle mille sfumature di verde e sabbia fine e dorata. Per chi vuole invece vivere la sensazioni di prendere il sole in quello che un tempo era un villaggio di pescatori è perfetta la Spiaggia di Sant’Angelo di Ischia che, oltre a sembrare una specie di isolotto a se, regala anche una piccola distesa di sabbia privata ricca di bar, ristoranti e tutto quello di cui si può aver bisogno.

Infine, vi consigliamo di fare un salto verso la Spiaggia di Cava dell’Isola che sorge tra due sontuosi promontori di roccia tufacee e che è molto amata dal turismo giovanile.

Insomma, Ischia con il suo meraviglioso isolotto a forma di fungo e con tutte le sue altre meraviglie da visitare deve necessariamente finire sulla vostra lista dei desideri dedicata ai viaggi.

spiagge di ischia

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La Spiaggia di Sant’Angelo di Ischia
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Il segreto della bellezza di questa isola è conservato sotto l’acqua

Sono tante le meraviglie che appartengono al mondo che abitiamo, le stesse che da sempre ci invitano a esplorare il mondo in lungo e in largo. Molte di queste portano la firma indelebile di Madre Natura, proprio lei che come un sapiente artigiano crea paesaggi di immensa bellezza destinati a lasciare senza fiato.

Non sempre però la sua opera è visibile, almeno non allo sguardo dei meno attenti. Esistono infatti alcune meraviglie segrete che possono essere scoperte solo da chi sa andare oltre il visibile, proprio lì dove si nasconde la grande bellezza di Madre Natura.

Ed è proprio sotto a quella distesa incantata che bagna l’isola di Ibiza, e che è caratterizzata da mille sfumature di blu e di turchese, che si nasconde il suo segreto. E voi lo conoscete?

Il tesoro nascosto di Ibiza

Ogni anno migliaia di giovanissimi viaggiatori, provenienti da ogni parte del mondo, si riuniscono e si incontrano nel cuore del Mar Mediterraneo, al largo della costa spagnola. Lo fanno perché Ibiza è diventata la meta prediletta degli amanti della movida e della vita notturna in estate.

Ma guai a considerare l’isola delle Baleari come un luogo di solo divertimento. Ibiza, infatti, ospita anche villaggi deliziosi, montagne verdi, campagne sconfinate e campi coltivati, scogliere che offrono viste mozzafiato e privilegiate. E poi, ancora, il suggestivo Parco Naturale di Ses Salines, un microcosmo delle meraviglie che ospita una biodiversità davvero incredibile.

E poi ci sono le spiagge, quelle fiancheggiate da hotel, bar, negozi e discoteche, e quelle nascoste, calette che si celano dietro a fitti boschi e pinete e che conducono proprio lì, davanti all’azzurro del mare. Ed è proprio del mare di Ibiza che vogliamo parlarvi oggi, di quella distesa azzurra e cristallina che popola le cartoline di viaggio più belle di sempre.

Tra i fondali delle acque che bagnano l’isola spagnola, infatti, si nasconde il suo più grande segreto, quello che rende questo mare uno dei più affascinanti del mondo intero. Non tutti sanno che Ibiza è la casa di centinaia di esemplari di Posidonia oceanica, una pianta acquatica ed endemica del Mediterraneo considerata un bene prezioso per l’Umanità.

Si tratta del secondo organismo vivente più antico del pianeta, ed è suo il merito della meraviglia che contraddistingue il mare che circonda l’isola, paragonabile solo a quello che bagna i paradisi terrestri più celebri del mondo.

Posidonia oceanica: il segreto sottomarino di un mare bellissimo

Alcuni esemplari di Posidonia oceanica che popolano i fondali del mare che circonda Ibiza vantano 100.000 anni, un’età anagrafica questa che li rende organismi preziosi non solo dal punto di vista ambientale, ma anche storico. Non è un caso che, dal 1999, questi esemplari sono stati inseriti nella lista del Patrimonio dell’Umanità Unesco.

È proprio questa pianta acquatica, infatti, la responsabile della bellezza del mare che bagna Ibiza e anche l’isola di Formentera. La trasparenza del colore e le intense sfumature di azzurro che creano scenari mozzafiato sono dovute proprio alle praterie di Posidonia che crescono sui fondali e che sono diventati l’habitat di numerosi esemplari marini.

Per toccare con mano tutta la magia che scaturisce dalla loro presenza il consiglio è quello di raggiungere le spiagge di Ses Salines e di Es Cavallet, quelle che bagnate da un mare dalle mille sfumature di blu creano uno scenario che lascia senza fiato.

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Questo paradiso terrestre ti farà vivere un’esperienza gastronomica unica

Organizzare un viaggio in Grecia, in ogni periodo dell’anno e in tutte le stagioni, è sempre un’ottima idea. Lo è perché il Paese è caratterizzato da un patrimonio culturale, storico e naturalistico senza eguali che si snoda tra le città, i villaggi e le numerose isole sparse tra il Mar Egeo e lo Ionio.

Non è un caso che migliaia di visitatori, ogni anno, giungano da ogni parte del mondo per esplorare il territorio. Lo fanno per andare alla scoperta della culla della civiltà occidentale, per visitare la capitale, Atene, e tutte le testimonianze straordinarie di un passato grandioso, ma anche per trascorrere del tempo tra le meravigliose spiagge delle isole bagnate da un mare turchese e cristallino.

Le isole della Grecia, infatti, sono tra le mete più popolari dei vacanzieri, e i motivi sono pressoché intuibili. Le cose da fare e da vedere sono tantissime, tra queste anche quella di concedersi qualche peccato di gola. La cucina greca, infatti, è una delle più apprezzate di tutto il mondo, e in questo paradiso terrestre è possibile vivere una delle esperienze gastronomiche più incredibili di sempre. Benvenuti a Límnos.

Límnos, il paradiso selvaggio che in pochi conoscono

Come abbiamo anticipato, sono molte le persone che scelgono la Grecia, e le sue isole, per trascorrere vacanze all’insegna della grande bellezza. Santorini, Mykonos, Creta, Rodi e Corfù sono solo alcune delle destinazioni più gettonate dai turisti. Ma è proprio all’ombra di queste che si nasconde il volto più autentico del Paese, quello conservato dalla piccola isola di Límnos.

Conosciuta anche con il nome di Lemno, quest’isola è situata nell’arcipelago dell’Egeo Nord-Orientale, dove sorgono spiagge straordinarie, rocce vulcaniche, villaggi tradizionali e golfi protetti e circondati da un mare bellissimo.

Fuori dai radar del turismo di massa, Límnos è un lembo di terra affascinante e suggestivo, caratterizzato da un paesaggio frastagliato e incontaminato che permette ai viaggiatori di scoprire il volto più autentico del Paese lontano dalla folla.

Le cose da fare e da vedere qui sono tantissime, e tutte sono destinate a incantare. L’isola, infatti, è un luogo pregno di storia, di cultura e di bellezze naturali tutte da scoprire a ritmo slow. Ma c’è qualcos’altro che i viaggiatori possono fare una volta giunti su questo lembo di terra poco conosciuto: un’esperienza gastronomica unica e autentica. Indimenticabile.

Formaggio bianco Kalathaki

Fonte: iStock

Formaggio Kalathaki

L’esperienza gastronomica più straordinaria di sempre

Non è solo un’isola da ammirare in tutto il suo splendore, Límnos infatti è una terra fertile che ha permesso alla gente locale di produrre alcuni prodotti genuini che vengono utilizzati per ricreare le ricette della tradizione culinaria del Paese.

Dalle coltivazioni locali, infatti, nascono prodotti come formaggio, olive, miele e vino, ingredienti preziosi che soddisfano le esigenze di tutti i buongustai che non vogliono rinunciare a deliziare il palato quando sono in viaggio.

Impossibile resistere all’ampia selezione di formaggi locali. Tra quelli da provare ci sono il melichloro e il kalathaki che accompagnano la più celebre e conosciuta feta.

Il pesce è grande protagonista delle tavole di tutta la Grecia, e l’isola di Límnos non fa eccezione. Al polpo, ai calamari e ai gamberoni si affiancano anche i più caratteristici piatti di carne come il souvlaki di maiale, meglio ancora se accompagnato dall’iconica salsa tzatziki.

Prendetevi tutto il tempo per gustare lentamente tutte le portate: l’esperienza culinaria, qui, è davvero sorprendente. Il vostro palato vi ringrazierà.

Ristoranti con vista mare a Myrina, Límnos

Fonte: iStock

Ristoranti con vista mare a Myrina, Límnos
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Kyushu, l’isola dove scoprire la cultura onsen giapponese

Nel settore del wellness, grande importanza rivestono le mete turistiche caratterizzate da stabilimenti termali e sorgenti d’acqua curativa: anche in Giappone ci sono molte destinazioni dove immergersi nella cultura “onsen”, termine con il quale viene designata proprio la stazione termale, che sia essa all’aperto o al coperto, pubblica o gestita privatamente. In questi luoghi ci si può rilassare completamente, sfruttando i benefici delle acque calde e della stessa atmosfera intima. Per vivere questa esperienza, l’ideale è dirigersi verso l’isola di Kyushu. Andiamo alla scoperta di questo posto meraviglioso.

L’isola di Kyushu, tra terme e paesaggi lussureggianti

Caratterizzata da un clima subtropicale, l’isola di Kyushu vanta panorami davvero incantevoli: è la terza per grandezza tra quelle che formano l’arcipelago giapponese, situata a sud-ovest rispetto all’isola principale di Honsu. Il suo paesaggio è prevalentemente montuoso, ed è qui che sorge il vulcano attivo più alto del Paese. Si tratta del Monte Aso, responsabile dei movimenti tettonici che danno vita alle numerose sorgenti termali di cui Kyushu è così ricca. Ma non solo: le eruzioni e le colate laviche hanno anche modellato le sue coste frastagliate, lungo le quali spuntano tantissimi isolotti rocciosi, e creato un microclima dove gli agrumeti hanno trovato il loro habitat.

Ma torniamo alle terme e alla cultura onsen. Uno dei centri principali del Paese è la città di Yufuin, situata nella prefettura di Oita. Qui si trovano le sorgenti più calde del Giappone intero, cosa che ha reso la meta un’attrazione molto popolare per i turisti alla ricerca di un’esperienza wellness. Il centro abitato si trova lungo il bacino di un fiume, circondato dalle montagne e da vaste campagne, dove a prevalere sono le risaie. Ecco perché le mattine invernali sono caratterizzate da una leggera nebbiolina che sembra sgorgare dalla terra, offrendo un panorama quasi magico.

Diversi ryokan tradizionali, ovvero locande tipiche del periodo Edo (tra il ‘600 e l’800) che sono rimaste ancora immutate nel tempo, si alternano ad hotel ben più moderni e lussuosi, per soddisfare davvero ogni esigenza. Ma le vere protagoniste sono le acque termali, che sembrano avere importanti proprietà curative. Sono da sempre impiegate per combattere nevralgie, artriti e dolori muscolari, ma anche problemi gastrointestinali e disturbi della pelle. Alcune sorgenti offrono anche acqua da bere, per trattare patologie come il diabete, l’obesità e il rallentamento del transito intestinale.

Cosa vedere sull’isola di Kyushu

Oltre a Yufuin, c’è un’altra località turistica molto conosciuta per i suoi bagni termali. Si tratta di Beppu, il cui territorio è costellato di sorgenti d’acqua calda che, in alcuni casi, vengono persino ritenute sacre. In totale, si stima che qui scorrano più di 70mila metri cubi d’acqua al giorno: non sorprende che i turisti vi si rechino per trarne beneficio. Ma lasciamo da parte gli onsen e immergiamoci nelle altre bellezze di questa regione. Per chi ama la natura incontaminata, uno dei luoghi più suggestivi è la Gola di Takachiho: uno stretto passaggio tra rocce vertiginose e ricoperte di muschi, scavato dal fiume e da splendide cascate.

È invece nella città di Usuki che si può ammirare una bellissima collezione di Buddha in pietra vulcanica, probabilmente scolpiti nel XII secolo (per ragioni che rappresentano ancora un mistero). Alcuni di essi sono considerati tesoro nazionale del Giappone. Sempre ad Usuki, ci si può tuffare nell’atmosfera dei samurai lungo la Nioza Historical Road, dove si trovano numerosi templi antichi e due residenze nobiliari da visitare. Infine, un’ultima tappa non può che essere Nagasaki, che fu teatro del secondo bombardamento atomico, un evento che ha lasciato segni drammatici sul territorio.