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Le Isole Faroe chiudono a tutti tranne che a 80 volontari: come essere uno di loro

Immerse nelle acque dell’Atlantico nord-orientale, a metà strada tra Islanda e Scozia, le Isole Faroe rappresentano una delle destinazioni più affascinanti e remote del pianeta, malgrado il clima freddo e ventoso. Anzi, è proprio questa combinazione di elementi naturali che dona al paesaggio un’aura drammatica e una bellezza ineguagliabile. Non sorprende, quindi, che il numero di visitatori continui a crescere anno dopo anno: nel 2022 l’arcipelago ha accolto 100.000 turisti, cifra salita a 130.000 nel 2023. Un numero impressionante se si considera che i residenti permanenti sono appena 53.000, meno del totale delle pecore che popolano le isole.

Cos’è il programma “Closed for Maintenance”

Il sito Timeout riporta che per scongiurare il rischio di sovraffollamento e il conseguente impatto negativo sull’ambiente che inevitabilmente si accompagna a un afflusso turistico in costante aumento, nel 2019 le Isole Faroe hanno lanciato il programma “Closed for Maintenance” (Chiuso per Manutenzione). Un’iniziativa unica nel suo genere, che ha reso l’arcipelago un modello per il turismo sostenibile. Di cosa si tratta? Per alcuni giorni nel corso dell’anno, le isole vengono chiuse ai visitatori, limitando l’accesso a uno sparuto gruppo di volontari, o “voluntourist”, che in cambio si impegnano a dare una mano in vari lavori di manutenzione.

Finora, oltre 600 volontari provenienti da 50 diversi Paesi hanno portato a termine 54 progetti distribuiti su 10 delle 18 isole che compongono l’arcipelago della Danimarca. Tra gli interventi realizzati figurano la creazione di un percorso accessibile alla spiaggia di sabbia nera di Tjørnuvík, la costruzione di un ponte tra Fuglafjørður e Kambsdalur, la riparazione di un antico sentiero e l’installazione di segnaletica panoramica a Vágur.

Perché chiudere le Isole Faroe per manutenzione

Il programma è nato per volontà del governo locale, preoccupato per l’eccessiva pressione causata dall’aumento dei visitatori sulle località più popolari delle isole. Da subito l’iniziativa ha riscosso grande successo ed è stata quindi riproposta anche negli anni seguenti. Oltre a vivere un’esperienza unica, i “voluntourist” possono infatti contribuire attivamente alla tutela dell’ecosistema fragile e straordinario delle meraviglie naturali e culturali dell’arcipelago.

Tra queste, le maestose scogliere di Vestmannabjørgini, rifugio di migliaia di uccelli marini, tra cui le adorabili pulcinelle di mare. L’isola di Mykines, con i suoi panorami mozzafiato e i sentieri selvaggi, meta imperdibile per gli amanti del trekking. Saksun, un pittoresco villaggio con case dal tetto di torba, dove sembra di tornare indietro nel tempo, e il celebre lago Sørvágsvatn, che regala un’illusione ottica unica: dall’angolazione giusta, le sue acque sembrano sospese sopra l’oceano.

“Siamo orgogliosi del messaggio trasmesso dal programma, che si allinea con il trend in crescita del turismo responsabile, offrendo ai viaggiatori l’opportunità di restituire qualcosa ai luoghi che visitano”, ha dichiarato a Timeout Jóhan Pauli Helgason, responsabile dello sviluppo per Visit Faroe Islands.

Come partecipare all’edizione 2025

I dettagli dei lavori dell’edizione 2025, prevista tra il 1° e il 3 maggio, non sono ancora stati resi noti, ma che si tratti di lavorare su un sentiero costiero o di piantare alberi per prevenire l’erosione del terreno, ogni sforzo avrà un impatto duraturo. 80 volontari saranno selezionati per partecipare al programma tra le candidature che giungeranno a Visit Faroe Islands. Di questi, 50 saranno scelti casualmente, mentre 30 saranno selezionati in base alle competenze utili per i progetti previsti. A tutti è garantito comunque che ci sarà ampio spazio per immergersi nella natura incontaminata e respirare l’aria fresca dell’Atlantico.

Partecipare a “Closed for Maintenance” è semplice, ma competitivo. I requisiti includono aver compiuto 18 anni prima dell’inizio del programma, essere in grado di camminare su terreni accidentati e avere familiarità con strumenti come pale, martelli e carriole. I promotori coprono i costi di vitto e alloggio nei villaggi dove si svolgeranno i progetti, mentre i volontari devono provvedere autonomamente al costo dei voli. Tuttavia, chi viene selezionato riceve un codice promozionale per prenotare il viaggio con Atlantic Airways.

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Alle Isole Faroe puoi fare un road trip sopra e sotto l’oceano

Quest’anno, l’afflusso turistico alle fiabesche Isole Faroe, Danimarca, sembra destinato a raggiungere il picco massimo: eppure, per godere appieno della natura selvaggia, c’è ancora una straordinaria possibilità: cercare e raggiungere le strade più remote e i tunnel sottomarini appena aperti.

Sono ventuno i tunnel che rendono molto più agevole spostarsi alle Faroe, alcuni realizzati per garantire un viaggio sicuro sia durante l’inverno sia in estate, altri invece su terreni dove, per via della conformazione ripida, sarebbe stato impossibile costruire strade di collegamento tra una zona e l’altra.

In più, per ovviare alle condizioni meteorologiche spesso avverse, i tunnel sottomarini in alcuni casi sostituiscono i traghetti, riducendo di molto i tempi di percorrenza: ora i viaggiatori possono guidare comodamente verso sette isole su diciotto.

Il fascino unico di un road trip al di sotto dell’oceano

A dicembre 2023 è stato aperto un nuovo tunnel sottomarino di 10,8 chilometri, che unisce le isole di Streymoy e Sandoy, in precedenza distanti 30 minuti di traghetto.

Situato a una profondità di oltre 150 metri sotto il fondale dell’oceano, il tunnel Sandoyartunnilin si distingue da tutti gli altri: innanzitutto, presenta un’installazione artistica folcloristica con neon rossi, blu e bianchi che corre lungo il fondamento roccioso delle pareti. I pittogrammi illuminati mostrano cavalieri in armatura che ricordano la chiesa in rovina di Kirkjubøur all’ingresso nord, e poi sagome di pastori, pescatori, foche, bovini e uccelli dipinti dall’artista Edward Fuglø, totem del passato accompagnati da un’eterea colonna sonora a opera del compositore Sunleif Rasmussen.

L’idea, secondo l’amministratore delegato del tunnel Teitur Samuelsen, è quella di celebrare il folklore faroese e allo stesso tempo trasformare il viaggio in qualcosa di completamente inaspettato “Il primo pittore conosciuto nelle Isole Faroe, Díðrikur á Skarvanesi, proveniva da Sandoy nel XIX secolo e la nostra idea è sempre stata quella di collegare la sua storia d’origine al tunnel,” ha detto. “Ha dipinto piccioni lunari, quindi le immagini degli uccelli e gli altri simboli rompono la monotonia di questo lungo tunnel sottomarino.”

Altra tappa da non perdere per emozionarsi davvero è Eysturoyartunnilin, il tunnel gemello di Sandoyartunnilin, aperto sotto lo stretto di Tangafjørður nel dicembre 2020: collega Streymoy alla vicina Eysturoy, consta di tre diramazioni di 11,24 chilometri, ospita l’unica rotatoria al di sotto dell’Atlantico e appare talmente “astratto” che ad attraversarlo si prova la sensazione di entrare in un “portale per un mondo alieno”.

I “Percorsi del Ranuncolo”, pura magia alle Isole Faroe

Altrettanto spettacolari per un road trip indimenticabile alle Faroe sono i cosiddetti “Percorsi del Ranuncolo“, a pochi minuti dal villaggio di Sørvágur, sull’isola di Vágar. Qui la strada, che serpeggia a zig-zag superando case dal tetto di zolle erbose e verdi campi per poi scomparire all’improvviso in un buio tunnel di montagna, è contrassegnata da un “inedito” segnale stradale con un fiore giallo sul cartello.

Si tratta di una calendula palustre della famiglia dei ranuncoli ed è il fiore nazionale delle Isole Faroe: spazzato da venti tra i più forti d’Europa, sull’arcipelago non crescono alberi, quindi è proprio il lucente ranuncolo, chiamato sóljuleiðir, a colorare l’erba, le creste e le scogliere.

Una mappa delle isole ideata da Landsverk, il Ministero dei trasporti, propone tredici percorsi attraverso le diciotto isole: poiché il Paese riceve sempre più turisti anno dopo anno (attualmente circa 100.000 all’anno, il doppio degli abitanti), l’idea è quella di prevenire la congestione del traffico e di avvicinare gli escursionisti alla rara quiete che si respira al confine con l’Oceano Atlantico settentrionale.

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Perché i tetti delle case delle Isole Faroe sono ricoperti d’erba

Alte scogliere brulicanti di uccelli, promontori frastagliati, brughiere desolate, cascate…e casette con i tetti ricoperti d’erba, talmente belle che sembra di essere in un film del Signore degli Anelli. Chiunque abbia viaggiato alle Isole Faroe avrà notato che molte abitazioni locali presentano un tetto con un fitto strato di erba che si sposano alla perfezione con il paesaggio di queste terre remote e solitarie. Questa tipologia di casa è un esempio perfetto di bioedilizia presente soprattutto nei paesi nordici come Islanda, Norvegia, Scozia e, appunto, nelle Isole Faroe.

La copertura d’erba sui tetti è una pratica tradizionale molto diffusa per la protezione dal freddo e dalle piogge perché capace di trattenere il calore all’interno dell’edificio, creando un ottimo sistema di coibentazione. Le case vengono costruite utilizzando materiali naturali: pietra e travi in legno per la struttura e il manto d’erba per il tetto, così da migliorare il comfort abitativo all’interno e avere un basso impatto ambientale.

Breve storia dei tetti dal manto verde

Quando sono comparse le prime case con i tetti verdi sulle Isole Faroe? Per scoprirlo dobbiamo tornare indietro agli insediamenti vichinghi del IX e X secolo. Per sopravvivere e adattarsi a un ambiente ostile, contraddistinto da piogge frequenti e carente di materiali da costruzione come quello dell’arcipelago, gli abitanti si ingegnarono andando a progettare e creare queste coperture, divenute ben presto un tratto distintivo dell’architettura locale.

Il manto erboso offrì loro diversi vantaggi. In primis rappresentò un ottimo isolante termico in quanto riusciva a tenere il calore all’interno e ridurre la necessità per altre soluzioni di riscaldamento. Inoltre, grazie alle sue proprietà impermeabili, creava una barriera naturale contro le infiltrazioni d’acqua, proteggendo le abitazioni dalle piogge abbondanti tipiche del territorio. Oltre alla loro funzionalità, infine, i tetti con manto erboso assumevano un importante valore simbolico, rappresentando l’armonia tra l’uomo e la natura e la profonda connessione degli abitanti con la propria terra.

La tradizionale copertura durò a lungo, almeno fino al XVIII secolo, quando iniziarono a comparire i tetti con le tegole al posto di quelli “verdi”. Le lamiere e i materiali moderni hanno così finito per prendere lo spazio dell’erba, ma l’originario rivestimento ecologico non è andato completamente perduto, al contrario. Negli ultimi anni si è affermato nell’arcipelago grazie alla formazione di un movimento attivo dedicato alla ripresa e alla conservazione delle antiche usanze.

I villaggi delle Isole Faroe dove trovare i tetti verdi più belli

In un’epoca di sensibilizzazione sempre maggiore verso le tematiche ambientali, i faroesi hanno capito che possono sfruttare i tetti erbosi per richiamare i turisti. Per questo motivo, l’arcipelago è diventato anche una meta prediletta dagli amanti dell’ecoturismo grazie a una sorprendente integrazione tra l’ambiente, l’architettura e l’uomo. Non è un caso che la principale struttura culturale dell’arcipelago, la Nordic House, abbia il proprio tetto completamente ricoperto d’erba, come vuole la tradizione. Dove sono i villaggi dove vedere e fotografare i tetti verdi più belli?

Da non perdere sono sicuramente Kirkjubøur, un villaggio storico che ospita le rovine della cattedrale di San Magno, Saksun, famoso per le sue case tradizionali affacciate sul fiordo di Tjörnuvík e la capitale Tórshavn, la quale ospita diverse case con tetti verdi tra cui il Parlamento faroese e la Nordic House.

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Leggende e miti di un paradiso selvaggio e solitario

Le isole Faroe sono un luogo incantato, ricco di leggende mitologiche e storie misteriose. Per rendere unici viaggi ed esplorazioni, è essenziale conoscere i segreti che si celano negli angoli di questi posti magici. L’arcipelago danese riesce sempre ad incantare ogni turista di passaggio.

Le leggende delle isole Faroe

Una delle storie più famose delle isole Faroe è la leggenda di Kópakonan, che letteralmente significa la donna delle foche. Un tempo si credeva che le foche fossero uomini e donne che cercavano volontariamente la morte nell’oceano. Una volta all’anno però, durante la tredicesima notte, era permesso loro venire sulla terra, togliere la pelle e mischiarsi con gli esseri umani.

Un giovane del villaggio di Mikladalur, non credendo alla leggenda, la tredicesima sera si mise sulla spiaggia ad aspettare l’arrivo delle foche. Ad un certo punto le vide nuotare verso la riva, arrampicarsi sulla spiaggia, togliersi la pelle e tornare ad essere persone normali.

Villaggio di Mikladalur, Isole Faroe, Danimarca

Fonte: iStock

Il villaggio di Mikladalur, Isole Faroe, Danimarca

Il giovane contadino si innamorò di una ragazza-foca e decise di rubarle la pelle, costringendola a seguirlo nella sua fattoria, dove la tenne prigioniera per molti anni. La sua pelle rimase nascosta in una cassapanca di cui solo lui aveva la chiave. Si sposarono ed ebbero figli, ma la ragazza aveva sempre il desiderio di tornare dalla sua famiglia, in mare. Un giorno, però il giovane scordò la chiave a casa e quando fece ritorno la donna era fuggita, aveva fatto ritorno in mare.

Temendo la vendetta dell’uomo la donna-foca gli apparve in sogno chiedendogli di non fare del male alle foche che popolavano il mare. Ma il contadino non diede ascolto al sogno e si unì ai suoi compagni, i quali uccisero tutte le foche presenti nella grotta vicino alla riva.

La sera, mentre gli uomini stavano banchettando, la ragazza apparve lanciando loro una maledizione. Ancora oggi capita che gli uomini del villaggio cadano in mare dalle cime delle scogliere e si pensa che non sia ancora stato raggiunto il numero di vittime sufficienti per terminare la maledizione.

I troll del villaggio

Anche il villaggio di Trøllanes cela una curiosa leggenda. Ogni anno, la tranquilla vita del villaggio veniva spezzata da un’invasione di troll. Una vecchia signora di nome Giðja, fisicamente incapace di scappare dall’assalto furioso dei troll, così, cercò rifugio sotto il tavolo nel suo salotto. Le grandi creature, concentrate a fare festa, non riuscirono a trovare la donna. Continuarono a godersi la notte di libertà finché la donna, spaventava da quello che stava accadendo, urlò “Cristo!”. I troll, infastiditi da questa parola, maledirono la donna per aver invocato il nome di Dio e lasciarono il villaggio per sempre.

Gli elfi delle isole Faroe

Come tutti i paesi nordici, anche le isole Faroe hanno i loro strani abitanti: gli elfi. Si pensa, che vicino al lago Sørvágsvatn, e in generale in tutte le isole Faroe, ci siano tumuli e formazioni rocciose associati all’Huldufólk, il Popolo Nascosto. Grandi esseri con i capelli neri e vestiti grigi, che odiavano la vita moderna e le chiese, odio reciproco. Si narra che gli elfi che vivevano in un tumulo tra il lago Sørvágsvatn e la vicina città di Sørvágur invitarono un sacerdote a fargli visita. Il sacerdote però usò la sua magia per intrappolare gli elfi nel tumulo per sempre.

Leggende delle Isole Faroe

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Pittoresca cittadina di Tjornuvik racchiusa tra il mare e decine di cascate nelle Isole Faroe