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Cosa vedere nel Vanuatu, arcipelago con isole da sogno

Se ci si ferma a guardare alcune foto di Vanuatu sul web si pensa subito a un posto da sogno, dove fermare i pensieri e lasciarsi andare a un ritmo di vita lento con giornate assolate tra spiagge deserte, mare e natura incontaminata. Vanuatu è un arcipelago di origine vulcanica nell’Oceano Pacifico meridionale a est dell’Australia, composto da ben 83 isole denominate le Nuove Ebridi. Le principali sono tre: Espiritu Santo, la più grande dell’Arcipelago, Efate, la più popolata e Tanna, tra le più visitate in assoluto.

Le prime tracce degli esseri umani risalgono al 4000 a.C. anche se solo verso il 1300 c.C. alcune popolazioni melanesiane hanno cominciato a colonizzare la zona. La tranquillità e i pochi rapporti con il resto del mondo rendono questo arcipelago a nord della Nuova Zelanda un luogo ideale per una vacanza rilassante, inserito nella Best in travel 2025.

Visitare la capitale Port Vila

Sull’isola di Efate si trova Port Vila, la capitale del Paese che offre alcune attrazioni da non perdere come il National Museum of Vanuatu dove è possibile vedere una collezione di manufatti del posto, l’Indipendence Park e il Palazzo del Parlamento. Per chi ama il mare è da vedere la spiaggia White Sands Beach a est della città, ideale per fare snorkeling, nuotare o fare immersioni.

Port Vila

Fonte: Getty Images

Port Vila sull’isola di Efate

Le cascate di Mele-Maat

A pochi km da Port Vila, nel sud dell’isola di Efate, si possono ammirare le suggestive cascate di Mele-Maat nel cuore della foresta tropicale. Con la loro acqua limpida che scorre in un laghetto blu cobalto le cascate sono costeggiate da Secret Gardens, una riserva naturale dove vivono tantissimi animali esotici.

La Grotta del Santo

Sull’isola di Espiritu Santo si consiglia di visitare questa grotta d’acqua dolce che le forze alleate hanno usato durante la Seconda Guerra Mondiale come base militare. La sua acqua limpida e chiara l’ha resa una meta turistica imperdibile e avventurarsi al suo interno è un’esperienza unica per i turisti da tutto il mondo. Stalattiti e stalagmiti si uniscono ai mille riflessi sull’acqua per regalare uno spettacolo visivo da ricordare.

Il Santuario degli Uccelli di Vanuatu

Chi ama gli uccelli non può fare a meno di visitare il Santuario degli Uccelli di Vanuatu sull’isola di Espiritu Santo, uno dei più grandi centri per la conservazione degli uccelli in Oceania. Svariate specie si possono ammirare nei loro colori, dimensioni e dettagli incantevoli, come il famoso uccello fregata, la grande aquila di mare che sorvola l’Oceano Pacifico e il raro petrello di Vanuatu.

Il villaggio di Yakel e la spiaggia nera

Sulla punta nord est dell’isola di Tanna si può visitare il villaggio di Yakel dove vive l’omonima tribù che mantiene le tradizioni e la cultura locali da tanti anni. Se si passa da queste parti si possono assaggiare i piatti locali, ballare sulle note della musica tradizionale e ascoltare leggende tramandate da generazioni. Se siete a Tanna potete approfittarne anche per passeggiare sul Monte Yasur, uno dei vulcani più accessibili al mondo e passare del tempo sulla spiaggia nera di Sulphur Bay.

La spiaggia di Champagne

La spiaggia di Champagne a Espiritu Santo prende il nome dalle piccole bolle d’aria che fuoriescono dal fondo dell’oceano e producono il suono di una bottiglia di champagne appena aperta. I turisti possono rilassarsi prendendo il sole e facendo il bagno in un’acqua cristallina in quella specifica area del Pacifico. A sud est dell’isola si può fare un salto anche a Luganville, una città con il parco nazionale Vathhe Conversation Area dove si possono ammirare orchidee molto rare e relitti sottomarini al largo delle coste, oltre ai suggestivi alberi kauri tra i più alti di tutto il Pacifico.

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Surtsey, la neonata isola islandese vietata all’uomo

Immaginiamoci un luogo che fino a pochi anni fa neppure esisteva, ma che oggi è una realtà anche se mai i civili potranno visitarlo: è l’isola di Surtsey, che si trova al largo delle coste dell’Islanda.

Si tratta di un luogo del mondo davvero particolarissimo, perché non solo l’isola prima non c’era ed è nata una sessantina di anni fa, ma il tempo ne ha fatto anche mutare la forma e le dimensioni e oggi è un posto affascinante, che viene studiato non solo dai vulcanologi, ma anche da botanici e biologi.

Tutto quello che c’è da sapere su Surtsey, l’isola in Europa che è emersa dalle acque del mare.

Surtsey, la storia dell’isola

La storia dell’isola di Surtsey prende il via – probabilmente – qualche giorno prima del 14 novembre del 1963, quando un’eruzione vulcanica ha iniziato a dare forma a quello che poi – anni dopo – sarebbe diventato un luogo esteso per circa 2,7 chilometri quadrati.

L’isola è nata a 130 metri sotto il livello del mare, negli abissi, ha raggiunto la superficie il 14 novembre e ha smesso di crescere il 5 giugno 1967. E non è rimasta uguale a sé stessa, infatti con il tempo le sue dimensioni si sono costantemente ridotte. In tal senso è interessante un dato: nel 2012 l’isola di Surtsey misurava 1,3 chilometri e la sua cima più alta raggiungeva i 155 metri.

Questo perché con la fine dell’attività del vulcano, l’isola non solo ha smesso di crescere, ma piano piano le sue dimensioni si sono ridotte. E per le sue caratteristiche è riserva naturale dal 1965, tanto che solo in pochi hanno il privilegio di raggiungerla. Inoltre, dal 2008 è patrimonio dell’Umanità Unesco.

Isolata e protetta sin dalla sua nascita, questo luogo al largo delle coste dell’Islanda è un vero e proprio laboratorio naturale. Un suo grande valore è quello di mostrare agli scienziati come vi è arrivata la vita, giunta qui abbastanza velocemente sia per quanto riguarda le piante che, successivamente per gli animali: dagli uccelli, agli animali marini senza dimenticarne altri come gli insetti e i ragni.

Da Vestmannaeyjar, visuale delle isole compresa Surtsey

Fonte: iStock

Da Vestmannaeyjar la vista sulle isole compresa Surtsey

Come vedere l’isola di Surtsey

Affascinante e proibita, l’isola di Surtsey ha una grande potenza attrattiva per le sue tante peculiarità. Il fatto, poi, che solo a un ristretto numero di persone sia concesso raggiungerla la rende ancora più intrigante. Ma esiste qualche modo per vederla? La risposta è sì. Pare, infatti, che ci sia un punto sulla da cui è possibile vederla da lontano.

Infatti, Surtsey fa parte dell’arcipelago delle Vestmannaeyjar che, invece, può essere visitato. Le isole sono davvero poche e di piccole dimensioni: la più grande è Heimaey che si estende su una superficie di oltre 13 chilometri quadrati e che è anche l’unica a essere abitata. Da lì si può scorgere la piccola isola proibita. Per il resto totale divieto di accesso, come accade anche ad altri luoghi della Terra che non si possono raggiungere.

L’isola di Surtsey sparirà?

Se si pensa al fatto che la dimensione dell’isola sta lentamente, ma inesorabilmente, diminuendo nel corso del tempo, è logico pensare che ben presto questa sparirà dalle cartine geografiche.

Ma la verità è che potrebbe non accadere così velocemente, si presume che l’isola resterà nel mare ancora per qualche secolo. E la si potrà ammirare da lontano con un misto di stupore e meraviglia.

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Come raggiungere l’isola della Giudecca a Venezia

Chi visita la meravigliosa città di Venezia non può perdersi l’Isola della Giudecca, una delle gemme nascoste della laguna veneta, nonché la più grande tra le isole veneziane.

Un tempo l’Isola della Giudecca veniva scelta come la meta preferita per le vacanze dei nobili di Venezia ed oggi conserva ancora un fascino tranquillo e sofisticato, lontano dalla frenesia del turismo tipica della città. Raggiungere la Giudecca è facile: un’isola che merita di essere visitata, soprattutto per chi cerca un’esperienza più autentica ed è amante di arte e storia. È possibile perdersi fra piccoli vicoli, giardini segreti e scorci suggestivi e pittoreschi sulla laguna, per un panorama unico. Non ci sono ponti che collegano la Giudecca al centro storico di Venezia e già questo, di per sé, rende il tragitto ancora più affascinante.

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Come raggiungere la Giudecca con il Vaporetto?

Il mezzo principale per arrivare alla Giudecca dal centro storico di Venezia è il vaporetto, l’iconico sistema di trasporto pubblico della laguna di Venezia. La traversata del canale in vaporetto è un’esperienza assolutamente da fare per chi visita questa iconica città del nord Italia, che permette di godere di una visuale splendida della città ed un panorama diverso rispetto all’attraversamento tra le calli di Venezia. Ci sono diverse linee che portano alla Giudecca:

  • Linea 2: è il vaporetto che consente di muoversi velocemente tra la Giudecca e le attrazioni principali di Venezia, come Piazza San Marco, il Canal Grande, Piazzale Roma e la Stazione di Venezia Santa Lucia. È la linea perfetta per godere delle bellezze cittadine prima di sbarcare sull’affascinante isola della Giudecca.
  • Linee 4.1 e 4.2: sono le linee circolari che collegano le fermate della Giudecca con l’isola di Murano, famosa per la sua tradizione secolare nella lavorazione del vetro. È un ottimo itinerario per tutti quei visitatori che hanno il desiderio di combinare la visita alla Giudecca con la visita di un altra gemma della laguna come Murano.

Le fermate principali dell’isola della Giudecca sono Palanca, Redentore e Zitelle e sono facilmente raggiungibile con le linee del vaporetto appena menzionate, dal prezzo singolo di 7€. Sono però disponibili altre soluzioni più convenienti per i turisti, come i Vaporetto Pass, acquistabili con uno sconto del 5% con SiViaggia.it.

Il vaporetto notturno: una soluzione pratica

Venezia è affascinante anche di notte, come l’isola della Giudecca, che offre ai visitatori un panorama suggestivo durante le ore serali sulla città. La linea N del vaporetto notturna è attiva e consente di spostarsi tra San Marco-S.Zaccaria, il Lido di Venezia e la Giudecca, anche dopo il tramonto. Si consiglia di verificare sempre, prima di partire, gli orari aggiornati sul sito dell’ACTV, soprattutto in concomitanza di eventi speciali in città.

Vaporetto che prosegue la sua corsa nel Canal Grande di Venezia. È il mezzo più utilizzato per raggiungere la Giudecca

Fonte: iStock

Vaporetto nel Canal Grande di Venezia

Alternative al vaporetto: il water taxi e tour guidati

Esistono anche altre alternative per visitare la Giudecca. La prima opzione è il water taxi: piccoli motoscafi privati che offrono un servizio personalizzato e diretto verso l’isola, utile per chi ha più fretta o per chi desidera passare un’esperienza più intima e confortevole rispetto al classico vaporetto. Il servizio di water taxi è prenotabile online o telefonicamente. Il costo può variare a seconda della destinazione e dell’ora del giorno. In genere, un tragitto tra il centro di Venezia e la Giudecca può costare anche tra i 50 ed i 100 euro. Nonostante ciò, se si viaggia in gruppo, potrebbe rivelarsi un’alternativa più conveniente al vaporetto. Una seconda opzione per visitare l’isola della Giudecca è quella di partecipare ad un tour in barca del Canale della Giudecca di Venezia, che porta alla scoperta delle maggiori attrazioni di Venezia e dintorni.

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Nonostante l’isola della Giudecca sia facilmente accessibile e poco distante dal centro storico di Venezia, viene tendenzialmente trascurata dagli itinerari turistici. Ciò permette di scoprire un lato più autentico e tranquillo della città lagunare, scoprendone il suo fascino storico e artistico.

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Stockholm Archipelago Trail, il nuovo itinerario che collega 21 isole

Un itinerario ben strutturato per scoprire le 21 splendide isole che costellano l’arcipelago di Stoccolma: ecco lo Stockholm Archipelago Trail, che verrà inaugurato nel mese di ottobre. Di cosa si tratta? Questa iniziativa, che prevede l’apertura al pubblico di questo itinerario durante l’autunno, permetterà ai viaggiatori che si trovano a Stoccolma di esplorare in maniera guidata tutta la natura pura e incontaminata della regione.

Le isole svedesi dello Stockholm Archipelago Trail

Le isole dell’arcipelago svedese di Stoccolma sono circa 30.000, tanto che questo è addirittura un numero superiore di cinque volte quello delle isole greche. Il nuovo Stockholm Archipelago Trail (SAT), collegherà 21 isole a partire dall’isola di Arholma, a nord, fino a Oja nel profondo sud.

L’itinerario avrà sentieri inediti, con segnalazioni adeguate, per una lunghezza di circa 270 km. La creazione di questo percorso si deve a Michael Lemmel, il quale ha affermato che l’intento è quello di “incoraggiare tutti a camminare qui per far conoscere le isole“, poiché attualmente molti visitatori si dirigono verso una di queste in barca, rimanendo sempre nei dintorni della prescelta, senza esplorare ulteriormente la straordinaria bellezza di questi isolotti svedesi.

Perché nasce lo Stockholm Archipelago Trail

L’arcipelago è una distesa di 1.700 km², con isole e isolotti che pullulano di alberi rigogliosi e di scogli rocciosi che si buttano a picco su spiagge di sabbia. In genere, però, questo arcipelago in Svezia è visitato solo per 8 settimane durante l’anno, tanto che il turismo in queste zone si limita ai mesi compresi tra giugno e agosto. Invece, come sottolineato anche dallo stesso Lemmel, la stagione ideale per addentrarsi nella natura pazzesca delle isole e darsi al trekking tra i sentieri è quella che va da maggio a ottobre, includendo anche la primavera e l’autunno.

Appare evidente, dunque, che un’operazione di promozione turistica di questo territorio andava fatta e questo percorso nasce proprio per tale scopo. Già nel 2022, un sondaggio condotto da Visit Stockholm ha evidenziato che, mentre l’81% dei visitatori stranieri a Stoccolma fa turismo nel centro cittadino, appena il 26% si imbarca per visitare le sue isole.

Eppure, le attività e le cose da vedere nell’arcipelago sono molteplici, come darsi al relax sulle spiagge di Sandhamn e Nåttarö o fare kayak tra le baie.

Ai visitatori non sarà comunque permesso portare le proprie automobili sulle isole attraversate dal SAT, le barche potranno invece attraccare solo in determinati punti e il percorso non è nemmeno adatto alle biciclette: insomma, l’unico modo per godere di questo itinerario è quello di indossare i propri scarponcini da trekking e mettersi in marcia, con tanta buona volontà e la voglia di scoprire le meraviglie delle isole di Stoccolma.

La segnaletica dei sentieri del SAT è stata resa praticamente impeccabile e lungo il percorso sono state installate panchine strategicamente posizionate per permettere a chi vi sosta di godere al meglio del panorama. Inoltre, è importante evidenziare come l’impatto ambientale del SAT sia stato appositamente minimo. I segnavia (blu per il mare, gialli per le spiagge) sono stati collocati sugli alberi con bande rimovibili, per non danneggiare i tronchi, ad esempio.

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Kythnos, o Citno, perla delle Cicladi

Kythnos, splendida isola che incarna la semplicità e l’ospitalità delle Cicladi, rimane una gemma nascosta, poco esplorata rispetto alle sue vicine più famose, e conserva così un fascino autentico, lontano dal turismo di massa. A breve distanza da Atene, tra Tzia e Serifos, è facilmente raggiungibile in poco più di un’ora dal porto di Lavrio e in tre ore dal Pireo.

La sua storia affonda le radici nella mitologia: prende infatti il nome dal mitico re Kythnos, figlio del dio Apollo, che guidò i coloni Dryopes. Il paesaggio è caratterizzato da una lunga cresta centrale che la divide in vallate che si estendono verso est e ovest, molte delle quali terminano su paradisiache spiagge.

La vicinanza ad Atene e la generosità delle sue terre e del suo mare ne fanno una meta amata dai greci in cerca di pace e tranquillità, soprattutto nei fine settimana. Tuttavia, sembra rimanere in disparte nelle principali guide turistiche, che spesso ne citano solo in maniera superficiale le attrattive, trascurandone il potenziale. Un vero peccato, perché Kythnos ha molto da offrire: acque cristalline, sorgenti termali e villaggi pittoreschi, in un ambiente dove il tempo sembra essersi fermato.

Se il vostro itinerario prevede soste nelle più celebri Sifnos e Serifos, fare tappa a Kythnos, anche solo per un paio di giorni, è un’occasione da non perdere.

Cosa vedere a Kythnos

Se decidete di “scommettere su Kythnos”, appena lasciato il porto, scoprirete un’isola che vi sorprenderà senza se e senza ma. Sebbene gli autobus siano utili per raggiungere le principali località, per viverne appieno l’essenza è consigliabile noleggiare un’auto (meglio ancora una jeep) così da esplorare in piena libertà la sua costa frastagliata, punteggiata da calette nascoste e lambita da un mare limpido e pescoso. La campagna, fertile e a tratti aspra, è punteggiata da vigneti e offre scorci mozzafiato tra nuda roccia e vegetazione lussureggiante.

Il cuore pulsante è la Chora, conosciuta anche come Messaria. Situata nell’entroterra e arroccata su un costone roccioso, la cittadina è abbracciata da una campagna rigogliosa, ricca di vigneti e fattorie. Le stradine strette e le case bianche, tipiche delle Cicladi, conservano l’aspetto tradizionale del XVII secolo. La via principale è animata da caffè, bar e ristoranti che servono prelibatezze locali, tra cui i famosi mezedes.
Da non perdere la Chiesa di Agia Triada, la più antica dell’isola, e quella di San Savas, costruita nel 1613. Al centro della Chora spicca la piazzetta con la Chiesa della Panagia, fulcro delle celebrazioni del 15 agosto in onore della Vergine Maria. Qui la vita scorre lenta, con gli anziani che sorseggiano caffè la mattina e ouzo nel pomeriggio, mentre la sera i giovani prendono il loro posto per la movida notturna.

Come accennato, nonostante le dimensioni contenute, Kythnos pullula di attrazioni degne di nota e, tra queste, vanno nominate senz’altro la grotta di Katafiki e il monastero di Kanala. La grotta di Katafiki, a Dryopida, è considerata una delle più lunghe della Grecia e ospita stalagmiti e laghi sotterranei. Scoperta nel 1841, divenne un sito di estrazione mineraria fino al 1939 e fu usata come rifugio durante la Seconda Guerra Mondiale. Il monastero di Kanala, invece, è il centro spirituale, ammirato per la bellezza architettonica e la posizione panoramica.

Infine, non si può partire senza aver visitato le fonti termali di Loutra, apprezzate per le proprietà curative e scelta perfetta per rigenerarsi, immersi nella natura incontaminata.

Le spiagge: un vero paradiso

Spiaggia di Apokrousi

Fonte: iStock

La spiaggia di Apokrousi a Kythnos

Kythnos è altresì un vero paradiso per gli amanti del mare, grazie alle moltissime spiagge (ben 98!), ciascuna con una conformazione speciale che la rende adatta a ogni preferenza. Che si tratti di lidi attrezzati, dove rilassarsi con tutti i comfort, o di spiagge più selvagge e disabitate, c’è davvero l’imbarazzo della scelta. Alcune sono animate fino all’alba, con la musica che risuona alle prime luci del mattino, mentre altre sono angoli di pace assoluta, dove il silenzio è interrotto solo dal rumore delle onde.

Ancora, alcune sono accessibili via mare, grazie ai taxi boat che conducono verso calette isolate, mentre altre si trovano proprio lungo la strada. Tra le più iconiche, va menzionata la spiaggia di Kolona, con la spettacolare lingua di sabbia che si protende in mare, e l’acqua che la accarezza su entrambi i lati. A loro volta, Gaidouromantra e Agios Sostis sono due perle che rappresentano alla perfezione l’avvolgente fascino isolano.

La maggior parte delle spiagge si trova lungo la costa ovest, non lontano da Merichas, il porto principale, ma anche la costa est riserva sorprese per chi è in cerca di piccoli gioielli nascosti: preparare il costume è d’obbligo, perché ogni centimetro di Kythnos cela luoghi incantevoli tutti da vivere.

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La Baia di Ha Long in Vietnam, creata da draghi leggendari

C’è un posto, in Vietnam, che è Patrimonio dell’Umanità e che sembrerebbe essere stata creato dal potere di alcuni draghi. Parliamo della Baia di Ha Long, prezioso tratto di mare nel Sud del Paese che si distingue per essere costellato di isole, isolotti e faraglioni calcarei, tanto da attirare numerossissimi visitatori provenienti da ogni angolo del mondo.

Baia di Ha Long, info utili

La Baia di Ha Long (o di Halong) è una suggestiva insenatura che sorge nel golfo del Tonchino, in territorio vietnamita. Parte della provincia di Quang Ninh, è un susseguirsi di migliaia di isolette calcaree (se ne contano circa 2000) con numerose grotte carsiche, che creano un paesaggio che pare uscito direttamente da un libro di fiabe.

Una baia da sogno, quindi, e che si trova 164 km a est della Capitale Hanoi, non lontano dal confine con la Cina, il cui nome tradotto vuol dire “dove il drago scende in mare”.

Delle varie isole presenti, solamente una quarantina sono abitate, mentre le restanti, o almeno la maggior parte di loro, sono dei piccoli affioramenti. Quando ci si ritrova al cospetto di una meraviglia della natura come questa l’emozione è più che assicurata, anche perché l’area copre oltre 1500km², trasmettendo la sensazione di essere di fronte a un quadro infinito impreziosito da spettacolari faraglioni risalenti a 500 milioni di anni fa.

Non vi sorprenderà sapere, quindi, che oltre a rientrare ufficialmente tra i Patrimoni dell’umanità dell’UNESCO, la Baia di Ha Long è anche una delle Sette Meraviglie Naturali del Mondo.

Halong Bay, Vietnam

Fonte: iStock

La Baia di Ha Long al tramonto

Come visitare la Baia di Ha Long

Senza ombra di dubbio, il modo migliore per visitare questo spettacolo della natura è salendo a bordo di una crociera, che può essere effettuata in giornata oppure nell’arco di 2 o 3 giorni, con pernottamento direttamente nell’imbarcazione.

L’offerta è ampissima, e come è possibile intuire i prezzi possono variare in base al periodo, alla durata della crociera, l’itinerario proposto e la categoria della barca (più o meno lussuosa). Se siete interessati a una gita di un giorno con pranzo incluso, potete approfittare di questa crociera su un’imbarcazione particolarmente interessante e che permette di godersi il viaggio al massimo.

A disposizione ci sono anche crociere in partenza da Hanoi con sosta presso l’Isola di Ti Top, la meta regina della Baia di Ha Long, da dove osservare il panorama più famoso e fotografato di questo angolo di Vietnam. Anche in questo caso il pranzo è incluso.

Cosa vere ad Ha Long

Come accennato in precedenza, le crociere che conducono al cospetto di questo luogo da sogno possono variare il loro itinerario anche in base al periodo dell’anno, ma qual che è certo è che alcune tappe sono assolutamente imprescindibili. Grotte e piccoli villaggi dei pescatori non passeranno di certo inosservati, così come alcune spiagge che lasciano senza fiato.

Le grotte più belle

Le grotte più belle della Baia di Ha Long sono:

  • Hang Dau Go: composta di tre camere raggiungibili tramite 90 gradini. Sfoggia soffitti che raggiungono i 25 metri di altezza e il suo nome deriva dal ruolo che essa stessa svolse durante le battaglie del XIII secolo con i mongoli, quando la gente del posto immagazzinava pali di legno, usati per distruggere le navi degli invasori;
  • Hang Thien Cung: parte dello stesso sistema di grotte di Hang Dau Go, presenta formazioni calcaree a forma di “cavolfiore”, nonché stalattiti e stalagmiti.
  • Hang Sung Sot: ovvero la Grotta della Sorpresa, la più grande e più bella di tutta la Baia di Ha Long grazie alle sue stalattiti luccicanti e dalle forme particolarmente bizzarre.
Hang Thien Cung, Vietnam

Fonte: iStock

Hang Thien Cung, spettacolo vietnamita

Le isole più belle

Presso la Baia di Ha Long ci sono tantissime isole che vale la pena esplorare in kayak, in barca a remi o a piedi:

  • Isola di Tuan Chau: piena di spiagge, ville, resort, campi da golf, caffè, negozi di souvenir e spettacoli quotidiani;
  • Isola di Ti Top: bisogna salire circa 450 scalini per raggiungere la sua cima, ma lo spettacolo da lassù vale davvero tutta la fatica provata. Dalla sommità, inoltre, si può persino prendere il sole per poi scendere a fare un bagno in una spiaggia lambita da un mare da sogno;
  • Isola di Soi Sim: il suo nome vuol dire pianta di mirto rosa, perché il suo territorio ne è pieno al punto che in estate si riempie di fiori viola. Ideale per il kayak e il nuoto, offre anche diverse possibilità di trekking;
  • Isola di Cat Ba: è una delle più grandi ma anche un paradiso per coloro che amano la natura e l’esplorazione.

Le spiagge da non perdere

Infine le spiagge, che di certo sono una delle meraviglie di questo prezioso angolo di mondo:

  • Spiaggia di Ti Top: situata sull’omonima isola, ha un fascino incontaminato grazie alla sua sabbia bianca posta a forma di mezzaluna, a sua volta accarezzata da acque cristalline in cui osservare facilmente i fondali;
  • Spiaggia di Soi Sim: anch’essa si trova sull’isola che porta il suo nome e seppur piccola è un vero gioiellino.
  • Spiaggia di Dao Khi: bellissima e situata su Monkey Island.
Ha Long, spiagge top

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Una delle spiagge della Baia di Ha Long

La leggenda del Drago di Ha Long

Secondo una curiosa leggenda, in un tempo assai lontano gli abitanti di Ha Long vennero attaccati ripetute volte da invasori provenienti dal mare. La situazione era davvero drammatica, fino a che una famiglia di draghi decise di aiutare la popolazione locale.

Fu così che queste creature leggendarie iniziarono a sputare gemme e diamanti nella baia, che poco dopo si trasformarono in migliaia di isole e faraglioni che diedero vita a una sorta di (meravigliosa) barriera naturale, contro la quale molte imbarcazioni nemiche andarono a schiantarsi.

Gli invasori vennero piano piano eliminati e al temine delle battaglia i draghi s’insediarono stabilmente in questa affascinante baia. Ecco perché Ha Long, in vietnamita, significa “Il luogo in cui il drago scese in mare”.

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Le isole più pericolose al mondo

Per molte persone, i viaggi nelle isole rispecchiano un immaginario ben preciso: spiagge di sabbia morbida, acque cristalline turchesi e tanto divertimento. Tuttavia, alcune isole dall’aspetto idilliaco nascondono in realtà dei segreti che le rendono mortali per i visitatori. Animali poco simpatici, tribù non proprio socievoli e calamità naturali sono solo alcune delle ragioni per le quali è meglio stare alla larga dalle isole più pericolose al mondo di cui vi parleremo in questo articolo. Noi vi abbiamo avvisato!

L’isola di Miyakejima, Giappone

Quando passeggiamo su un’isola, l’ultima cosa che vogliamo è essere colpiti da frammenti di roccia. Questo (e non solo) è quello che può succedere ai turisti che si avventurano a Miyakejima, dove un accessorio immancabile da portare sempre con sé è una maschera antigas. L’isola, situata a 180 chilometri da Tokyo, ospita al suo interno il Monte Oyama, uno dei vulcani più attivi al mondo. Pensate che, negli anni 2000, oltre 17.000 terremoti svegliarono il vulcano che, espellendo fiumi di lava, gas e rocce, obbligò gli abitanti a lasciare l’isola per 5 anni. Oggi, incredibilmente, Miyakejima vive anche di turismo: l’isola attira sempre più visitatori conquistati dalla sua atmosfera post-apocalittica tra maschere antigas e sirene. Tuttavia i rischi nel visitarla sono alti, dai frammenti di rocce ai gas nocivi.

Ilha da Queimada, Brasile

Tra le isole più pericolose al mondo non poteva mancare Ilha da Queimada in Brasile, meglio conosciuta come ‘l’isola dei serpenti‘. Situata nell’Oceano Atlantico, a 40 chilometri da San Paolo, quest’isola ospita tra i 2.000 e i 4.000 serpenti velenosi su una superficie di poco più di 4.000 metri quadrati. La specie è la Bothrops insularis e, con il suo veleno, può uccidere un uomo in meno di un’ora. Considerato l’ovvio pericolo, Ilha da Queimada non può essere visitata da chiunque: il governo brasiliano controlla rigorosamente gli accessi all’isola (solo la marina militare e alcuni ricercatori possono approdarci) seppur non siano assenti i bracconieri che riescono a entrare per prendere i serpenti e rivenderli sul mercato nero.

Serpente isola pericolosa Brasile

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Serpente Bothrops Insularis, noto come la testa di lancia d’oro

Saba, Antille Olandesi

Saba Island, un piccolo paradiso tropicale dei Caraibi olandesi con un grande problema per chi sogna una vacanza di puro relax: gli uragani. A causa della sua posizione sulla rotta degli uragani, è colpita più violentemente e frequentemente di qualsiasi altra isola caraibica. Questa sfortuna è visibile a chiunque visiti l’isola: la parte est, infatti, è il classico paradiso tropicale, mentre quella ovest è desertica perché i forti venti distruggono qualsiasi cosa incontrino sul loro cammino. L’aeroporto, inoltre, è considerato, anche da piloti esperti, come uno dei più pericolosi al mondo perché possiede una sola pista lunga meno di 400 metri, situata sul ciglio di uno strapiombo.

Isole Farallon, Stati Uniti

La pericolosità di quest’isola, invece, deriva dall’uomo. Dal 1946 al 1970, infatti, la Atomic Energy Commission degli Stati Uniti decise di utilizzare queste piccole isole situate nel Golfo delle Farallones, al largo delle coste di San Francisco, come discarica dove gettare le scorie nucleari. Tuttavia anche la natura le ha rese poco accessibili: i marinai le definivano “i denti del diavolo” proprio a causa del loro profilo frastagliato e per le coste pericolose che non permettono di navigare in totale sicurezza. In generale, l’accesso a queste isole è limitato anche per preservare gli animali che ci vivono.

Isole Farallon

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Le frastagliate Isole Farallon

Isola di North Sentinel, India

Ed è sempre l’uomo che non permette l’accesso alla piccola isola di North Sentinel, situata nel Golfo del Bengala, in India. Qui è tassativamente vietato avvicinarsi, anche in barca, perché gli abitanti, i sentinelesi, una tribù isolata dal resto del mondo da oltre 50 mila anni, sono particolarmente violenti con i nuovi arrivati. La loro inospitalità è abbastanza famosa. C’è chi ha provato a entrare con l’intento di portare la fede cristiana sull’isola e chi invece, pescando, si è avvicinato troppo alle sue coste. Il risultato è stato fatale in entrambi i casi: sia il predicatore che i pescatori sono stati uccisi con archi e frecce.

Ramree, Myanmar

Dall’isola dei serpenti arriviamo a un’altra località divenuta famosa per un altro animale. Ramree in Myanmar è protagonista di una storia particolare che vede protagonisti inglesi, giapponesi e…coccodrilli! Situata al largo della costa birmana, è stata teatro di un massacro risalente al 1945 quando, durante la Seconda Guerra Mondiale, gli scontri tra le truppe britanniche e quelle nipponiche obbligarono quest’ultime a fuggire nella giungla dove, invece di trovare riparo, si ritrovarono a fronteggiare un altro pericolo. Le paludi, infatti, erano infestate dai coccodrilli e dei circa 1000 soldati, oltre 400 non fecero più ritorno perché divorati da questi rettili giganti. Seppur l’isola sia accessibile a chiunque, è caldamente sconsigliato!

Poveglia, Italia

Un’isola pericolosa è presente anche in Italia, intrisa di leggende e non accessibile ai visitatori curiosi a causa delle sue condizioni precarie. Stiamo parlando di Poveglia, situata nella laguna di Venezia, vicino all’isola del Lido. I turisti, però, non si avventurano non tanto per la pericolosità dell’isola in sé, ma per la sua fama: è considerata uno dei luoghi più infestati del mondo. Per secoli è stata un rifugio, un luogo di esilio, una sorta di prigione per malati terminali, un ospedale psichiatrico e un vero e proprio terreno di riposo per i defunti fino al suo totale abbandono. Con un passato del genere, le storie di fantasmi erano inevitabili! Tuttavia, nessuno degli esperti di tradizioni e folklore locale riconosce in Poveglia questo record di presenze inquietanti.

Poveglia isola pericolosa Italia

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Poveglia, l’isola abbandonata sulla laguna di Venezia

Isola di Kolyuchi, Russia

L’ex stazione meteorologica sovietica di Kolyuchin, un’isola disabitata situata nel circondario autonomo della Čukotka, l’estremo oriente russo, in prossimità dell’Alaska, è diventata la casa degli orsi polari. Secondo alcune teorie, questi mammiferi marini sono diventati i nuovi abitanti dell’isola per due motivi: da una parte perché in cerca di rifugio, dall’altra perché il ghiaccio resta vicino a queste coste e, insieme alle conseguenze provocate dal riscaldamento climatico, non permette agli orsi di utilizzarlo come zattera per spostarsi verso nord. Una situazione quasi surreale che fu immortalata dal fotografo naturalista Dmitry Kokh.

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L’arcipelago di La Maddalena è in pericolo a causa dell’overtourism

Recenti studi hanno dimostrato che la vita vegetale, animale e marina sta soffrendo a causa di un numero insostenibile di turisti dal comportamento irresponsabile. Questa estate ci sono state manifestazioni in Spagna e disordini a Santorini per l’overtourism, un fenomeno che riguarda anche l’Italia. L’arcipelago di La Maddalena è uno dei luoghi più pittoreschi della Sardegna, con spiagge incontaminate e formazioni rocciose piene di fiori. Ospita la famosa isola di Budelli che attira visitatori per la sua spiaggia rosa, ora off-limits dopo che qualcuno ha rubato più volte la sabbia dal colore insolito.

La minaccia dell’overtourism in Sardegna

Questo arcipelago incantevole si trova al largo della punta nord-orientale della Sardegna. La paura di scienziati e funzionari del settore è che “tra 10 anni, non rimarrà nulla di questa bellezza“. Rosanna Giudice, commissario del Parco nazionale dell’arcipelago di La Maddalena l’ha definita un’emergenza in un’intervista con Il Fatto Quotidiano. Quest’ultima ha assunto il ruolo di supervisore del parco alla fine di luglio 2024 e sta cercando di mettere in guardia sulle condizioni critiche della zona. “Se la situazione non cambia, tra 10 o 15 anni non rimarrà nulla di questa bellezza“, ha detto.

Maddalena Sardegna

Fonte: 123RF

Arcipelago della Maddalena

Ha denunciato il numero di barche che affollano la costa e il continuo andirivieni di taxi d’acqua che scaricano i passeggeri sulla riva, nonostante i divieti. I maxi yacht ormeggiati stanno distruggendo con le loro ancore le praterie di Posidonia marina sui fondali e l’inquinamento acustico sta allarmando le creature marine. “I delfini che prima si vedevano tutto il giorno ora stanno ben lontani dall’arcipelago e compaiono solo al mattino prima che arrivi l’inferno” ha detto Giudice. Luca Bittau, un cetologo del posto, ha spiegato che il rumore dei motori delle barche è così forte che copre le comunicazioni acustiche dei delfini, essenziali per la caccia, la socializzazione e l’allevamento dei loro piccoli.

Nuove regole

Le barche a motore presentano anche il rischio di collisioni con altre creature marine come le tartarughe. “Dobbiamo limitare i numeri“. Giudice ha avvertito che il numero di visitatori che arrivano all’arcipelago è insostenibile. “Abbiamo bisogno di un numero limitato e di ripensare alle concessioni” ha affermato. Ha già introdotto un divieto severo di ormeggio notturno. A tutte le imbarcazioni da diporto è vietato gettare l’ancora nelle acque intorno all’arcipelago dalle 21:00 alle 8:00. L’unica eccezione è per i residenti e le aziende che hanno la sede legale di La Maddalena da almeno cinque anni. Le loro imbarcazioni devono anche essere dotate di vasche di raccolta delle acque reflue e attraccare alle boe di ormeggio.

Giudice afferma che il divieto è necessario per frenare le feste notturne che spesso si svolgono sugli yacht con musica ad alto volume e luci intense che disturbano la vita marina. Il commissario vorrebbe anche vedere l’introduzione delle guardie forestali. Al momento le guide nei punti di accoglienza hanno il compito di ricordare ai turisti come comportarsi. “Si prendono cura sia delle spiagge che del mare. Svolgono un lavoro splendido, ma non hanno il potere di imporre sanzioni“, ha affermato Giudice. Giudice rimarrà al suo posto per sei mesi, con la possibilità di essere riconfermata per altri sei mesi. “In questo lasso di tempo a disposizione, farò di tutto per garantire un piano socio-economico su misura per il parco e che venga affrontata la questione della limitazione dei flussi“, ha affermato.

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Grecia alternativa: queste le mete più popolari

Con l’aumento della folla turistica e dei prezzi nelle destinazioni più amate della Grecia, come Mykonos e Santorini, per citarne due, soprattutto durante l’alta stagione estiva, i viaggiatori hanno cominciato a guardarsi attorno per cercare luoghi meno noti. Il territorio ellenico è talmente bello che rinunciarci è quasi impossibile: ecco perché uno studio condotto da Mabrian in collaborazione con Mindhaus ha evidenziato un cambio di rotta verso mete diverse dalle solite.

Seppur l’Attica, la regione in cui si trova Atene, resti tra le più gettonate, dallo studio è emerso un interesse sempre maggiore per isole come Lesbo e Chio, che hanno registrato un aumento di arrivi del 78,8% e del 65,2% rispetto all’anno precedente. Anche il Peloponneso attira sempre più europei, insieme alla costa della Tracia e al Monte Olimpo. Qui vi raccontiamo queste nuove mete popolari per ispirarvi a organizzare un viaggio in una Grecia alternativa.

Le isole di Lesbo e Chio

Cominciamo il nostro viaggio alla scoperta della Grecia alternativa partendo dalla terza isola più grande, Lesbo. Contraddistinta da una rara bellezza naturale, qui vi ritroverete circondati da meraviglie architettoniche, da foreste pietrificate, da città medievali fortificate e da un clima mediterraneo che invita al relax. In passato famosa per la sua intensa attività culturale (qui nacquero Alceo e Saffo, due dei maggiori esponenti della lirica greca arcaica), oggi rappresenta la meta perfetta per chi desidera una vacanza tra mare, storia e prelibatezze gastronomiche uniche preparate secondo lo spirito greco più autentico.

Se Lesbo è un’isola conosciuta, anche solo per l’immaginario culturale legato al suo nome, quella di Chio resta ancora un segreto per la maggior parte dei viaggiatori. Eppure, soprattutto durante l’occupazione dell’Impero Ottomano, rappresentava un luogo fondamentale per la fornitura di mastice, ancora oggi tra le produzioni principali in tantissimi villaggi dell’isola. Qui potrete andare alla scoperta di Patrimoni UNESCO come il Monastero di Nea Monì o rilassarvi sulle sue spiagge, tra cui una di sabbia nera chiamata Mavra Volia.

Lesbo Grecia

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Case tipiche nella città di Agiasos, Lesbo

Peloponneso, un viaggio tra spiagge e mitologia

Bellezze naturali e mito si incontrano offrendo ai viaggiatori esperienze uniche: siamo nel Peloponneso, dove si respira storia e cultura in ogni angolo. La penisola, infatti, era abitata fin dalla preistoria e deve il suo nome al mito di Re Pelope. È qui che fiorì la civiltà micenea, la prima grande civiltà della Grecia, ed è sempre su queste terre che sono stati ospitati i primi Giochi Olimpici, organizzati a Olimpia nel 776 a.C. E poi c’è la mitologia, la ciliegina sulla torta capace di creare l’atmosfera perfetta: basti pensare a città come Kardamyli, così bella che Agamennone la offrì ad Achille per attirarlo e convincerlo a combattere durante la guerra di Troia.

Avrete capito, quindi, che il Peloponneso è un vero e proprio museo a cielo aperto. Qui avrete l’opportunità di visitare il Patrimonio UNESCO rappresentato dall’Antica Micene, regno di Agamennone, con la sua Porta dei Leoni e le mura ciclopiche. L’Antico teatro di Epidauro, dove in estate vengono organizzate rappresentazioni teatrali, o Corinto, dove la leggenda narra si siano rifugiati Giasone l’argonauta e Medea. Potremo andare avanti all’infinito!

Nel Peloponneso non mancano le spiagge, così da soddisfare chiunque desideri organizzare un viaggio dove relax e piacere della scoperta si uniscono in un mix indissolubile. Le imperdibili sono sicuramente Sarakiniko e Voidokilia, oltre che Kardhamili e Karathona.

Spiaggia Peloponneso

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La spiaggia di Sarakiniko nel Peloponneso

La costa della Tracia e il Monte Olimpo

Tra le regioni meno visitate della Grecia, ma che sta cominciando a interessare i viaggiatori, c’è sicuramente la Tracia. Questa è la meta perfetta per chi desidera trascorrere il tempo all’aria aperta alla scoperta di paesaggi incontaminati, come i rilievi dei Monti Rodópi, i quali segnano il confine con la Bulgaria. Si tratta di un’area molto interessante anche dal punto di vista culturale perché composta da circa 25 villaggi abitati da una popolazione unica di musulmani che parlano greco, bulgaro e turco. Gli appassionati di birdwatching, invece, potranno ammirare gli uccelli migratori nella Riserva Forestale di Dadiá e nel Delta dell’Évros, sulla costa egea, mentre dalla città di Alexandroúpoli è possibile salire su un traghetto e raggiungere l’isola di Samotracia.

Infine, un’altra meta che sta cominciando a riscuotere successo è il Monte Olimpo. La leggendaria montagna che, secondo la mitologia, è stata casa degli dei è oggi la destinazione perfetta per chi ama il turismo attivo. Qui si trovano un parco nazionale e una riserva protetta dall’UNESCO, oltre che villaggi dove immergersi nelle tradizioni tipiche di questa parte della Grecia. Le attività da fare in quest’area sono tantissime come trekking, mountain bike, equitazione, arrampicata su roccia, parapendio o 4×4 lungo sentieri sterrati.

Da inserire nel vostro itinerario ci sono sicuramente il villaggio di Litochoro, punto di partenza per le avventure sul Monte Olimpo, e il sito archeologico di Dion, il santuario dedicato a Zeus e il più sacro per il re Filippo II e per suo figlio Alessandro Magno nel IV secolo a.C.

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Queste sono le isole più strane del mondo

Sappiamo bene che l’essere umano è una creatura curiosa: in percentuali diverse, ognuno di noi è attratto da ciò che non conosciamo, da posti incredibili e talvolta anche strani. Se alla curiosità uniamo la passione dei viaggi, il nostro spirito avventuriero potrebbe portarci verso mete uniche, molto spesso remote, come queste isole considerate le più strane del mondo. A volte è tutta opera della natura, altre c’è lo zampino dell’uomo che con la sua creatività ha dato vita a scenari surreali: scopriamole insieme.

Palm Jumeirah, Dubai

Partiamo dall’isola considerata una delle attrazioni principali di Dubai: Palm Jumeirah. In realtà si tratta di un complesso formato da diverse isole artificiali che, insieme, vanno a creare una palma con tronco, 17 rami e un semicerchio che agisce come un frangiflutti. Per la costruzione di Palm Jumeirah, durata 7 anni (dal 2001 al 2008) è stata utilizzata la sabbia dragata dal fondo del Golfo Persico e più di sette milioni di tonnellate di roccia. L’isola artificiale ospita hotel di lusso tra i più importanti al mondo ed è chiaro che, per ammirarla, sia necessaria una visuale privilegiata dall’alto. Avete due possibilità: prenotare un giro in elicottero o salire al 52° piano del The View at The Palm situato dentro The Palm Tower. La terrazza, situata a un’altezza di 240 metri, aprirà davanti a voi un panorama a 360 gradi.

Isola palma Dubai

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L’isola artificiale a forma di palma costruita a Dubai

Isole galleggianti degli Uros, Perù

Torniamo a un’isola nata dall’ingegno dell’uomo, in questo caso dell’etnia degli Uros, un popolo proveniente dalla Bolivia e giunto sul Lago Titicaca (come vedrete ora, letteralmente sul lago) per scappare dalle invasioni degli Inca e del popolo Colla. Le acque del lago divennero ben presto la loro casa perché è qui che iniziarono a costruire delle imbarcazioni fino a unirle per creare delle vere e proprie isole artificiali o villaggi galleggianti. La particolarità di queste isole è che possono scendere e salire seguendo il livello del lago e gli abitanti possono spostarle come se fossero delle chiatte. Le costruzioni sono state realizzate con materiali locali, come la ‘totora’, una pianta acquatica molto robusta che cresce in tutta la zona. In generale ci sono circa 80 isole abitate da 1800 persone.

Sable Island, Canada

Questo piccolo angolo di mondo, situato 150 chilometri a sud-est della Nuova Scozia, ha due particolarità. È tristemente noto come il “Cimitero dell’Atlantico”, per via dei numerosi naufragi, e rappresenta un parco nazionale abitato quasi esclusivamente da cavalli selvaggi, di cui se ne contano almeno 500. Come ci sono arrivati questi cavalli sull’isola? Fu un commerciante americano a portarli qui con l’obiettivo di trasformare Sable Island in un allevamento equino. Alla sua morte, i cavalli abbandonati si sono letteralmente impadroniti dell’intera isola.

Vulcan Point, Filippine

Un vulcano che contiene un lago che, a sua volta, contiene un altro vulcano. Confusi? Vi spieghiamo meglio: ci troviamo nella matrioska geologica del Vulcan Point, nelle Filippine, a 50 chilometri da Manila. Il Vulcan Point è un’isola situata dentro un lago (Main Crater Lake), situato a sua volta dentro un’isola (Volcano Island), che si trova dentro un lago (Taal Lake), che, ancora, si trova dentro un’isola (Luzon Island). Questo è possibile perché il tutto si è formato all’interno della caldera del vulcano Taal, il più attivo del paese, in seguito a un’eruzione di tipo esplosivo di dimensioni molto grosse (che genera un cratere molto grande) seguita da una più piccola che forma un cratere più piccolo all’interno.

Vulcan Point Filippine

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Vista del vulcano Taal sull’isola di Luzon

Ōkunoshima, Giappone

Restiamo in tema di animali, ma voliamo verso il Giappone dove sono teneri conigli a fare da padroni su un’isola situata nella prefettura di Hiroshima dove non c’è molto da fare se non coccolare questi lagomorfi e godersi il mare. L’isola, originariamente utilizzata come base di produzione di gas velenosi durante la Seconda Guerra Mondiale (un aspetto che può essere approfondito nel museo), è oggi una riserva naturale ideale per trascorrere una giornata all’aria aperta tra picnic e sessioni di snorkeling. Se poi vi siete dimenticati di portare il cibo per i conigli, troverete un apposito bar dove acquistarlo!

Niihau, Hawaii

Un’isola, la più piccola delle Hawaii, dove non esistono strade, non c’è elettricità o internet e neanche strutture turistiche: benvenuti a Niihau. Proprietà privata dal 1864, quando Elizabeth Sinclair, potente proprietaria terriera scozzese, decise di comprarla dal re Kamehameha V per conto della corona inglese, qui il tempo sembra essersi fermato. Niihau è conosciuta come The Forbidden Island perché l’accesso è vietato a tutti tranne ai parenti di coloro che ci abitano, al personale della Marina Militare degli Stati Uniti, ai funzionari governativi e altri selezionati ospiti della famiglia proprietaria. L’obiettivo è quello di onorare la richiesta del re di salvaguardare sempre gli interessi degli abitanti e del territorio: ecco perché, a differenza delle altre isole delle Hawaii, Niihau è letteralmente fuori dai radar turistici.

Hashima, Giappone

Torniamo in Giappone dove, tra le 505 isole disabitate della prefettura di Nagasaki, Hashima è considerata la più spettrale. Chiamata anche Gunkanjima, “nave da guerra”, per la somiglianza del suo profilo alla corazzata giapponese Tōsa, fu abbandonata nel 1974 in seguito alla chiusura dello stabilimento minerario. Oggi rappresenta uno dei più grandi e significativi esempi di archeologia industriale tanto che, dal 2015, è stato inserito tra i ventitré siti storici industriali Patrimoni dell’Umanità. Per raggiungere Gunkanjima dovrete necessariamente partecipare a uno dei tour organizzati disponibili più volte al giorno e in partenza dal porto di Nagasaki.

Hashima Giappone

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L’isola di Hashima

Isola di Natale, Australia

Paesaggi incontaminati e fenomeni migratori, l’Isola di Natale è un paradiso naturale appartenente all’Australia e situato nell’Oceano Indiano. Seppur il primo europeo ad avvistarla fu Richard Rowe nel 1615, è stato il capitano della Royal Mary, William Mynors, a conferire il nome a questo luogo quando vi passò accanto il 25 dicembre 1643. Soprannominata “Galapagos dell’Oceano Indiano“, è famosa per la migrazione annuale dei granchi (circa 50 milioni di granchi rossi si spostano ogni anno lungo l’isola) per le sue spettacolari barriere coralline e per gli squali balena.

Thilafushi, Maldive

Non proprio l’isola che immaginiamo quando parliamo di Maldive, Thilafushi è nata nel 1991 per volere del governo e funge da discarica municipale per la capitale Malé. Un’isola dei rifiuti artificiale che esiste da trent’anni, dove vengono scaricati quotidianamente plastica e altri oggetti, smaltiti all’interno di fosse scavate nella sabbia. Seppur le Maldive stiano cercando diverse soluzioni per limitare l’uso della plastica e di altri materiali inquinanti, la grandezza di quest’isola cresce anno dopo anno.