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Cosa fare tra Punta Cana e Santo Domingo: sole, spiagge e relax

Avete presente la foto più iconica dei Caraibi, dove si vedono spiagge bianche affacciate su acque cristalline costeggiate da fitte palme? Ebbene, questa è la classica immagine della Repubblica Dominicana. È il luogo dei sogni, una terra che è sinonimo di riposo e di relax. Nella Repubblica Dominicana, tra Punta Cana, la località più orientale del Paese, e Santo Domingo, la Capitale, là dove l’Oceano Atlantico incontra il Mar dei Caraibi, città e villaggi si alternano a grandi resort che offrono tutte le comodità di una vacanza con la “V” maiuscola, direttamente sulla spiaggia. Senza dimenticare il verde dei parchi e delle riserve naturali.

Questa è una delle zone più frequentate dal turismo internazionale, tanto che, nel corso degli ultimi decenni, proprio a Punta Cana sono sorti decine di resort, ma anche condomini e proprietà con ville private. Sono tantissimi i divertimenti che questa località offre ai turisti, legati soprattutto alla vita di mare, ma è anche molto comoda per visitare la Capitale dominicana, ricca di storia e di cultura che merita sicuramente un’escursione in giornata.

Punta Cana: la meta mare dominicana no. 1

Punta Cana è una località turistica dominicana “costruita a tavolino”, a partire già dagli Anni Settanta, da un imprenditore locale di nome Frank R. Rainieri. Questo lungimirante personaggio, che ha convertito l’area in una sorta parco tematico, il cui tema scelto è l’Eden: spiagge paradisiache, mare cristallino, sole e intrattenimento per tutte le età e tutte le esigenze. Al primo resort fatto costruire da Rainieri allora se ne sono aggiunti decine di altri nel corso degli anni. Punta Cana, nella provincia di La Altagracia, è la destinazione ideale non soltanto per gli amanti della tintarella, ma anche per i golfisti, con i suoi numerosi campi da golf sparsi lungo tutto il litorale.

Questa località turistica accontenta anche gli appassionati di snorkeling grazie ai fondali ricchi di pesci colorati che si possono ammirare stando a pelo d’acqua. Inoltre, se siete interessati a itinerario storico-culturali potrete visitare l’antica città di Higuey che si torva ad un’ora di auto da Punta Cana. La maggior parte dei resort di questa località provvedono alle famiglie e hanno tutta una serie di parchi di intrattenimento in miniatura per bambini. Le spiagge di Punta Cana sono tutte bellissime, con la sabbia candida e le acque turchesi. Bavaro è forse la più nota di tutte in questa zona, ma anche una delle più conosciute di tutta la Repubblica Dominicana.

Santo Domingo: cosa vedere nella Capitale

Santo Domingo, la Capitale della Repubblica Dominicana, si può visitare anche in giornata se si parte da Punta Cana. La maggior parte dei resort organizza escursioni a pagamento con tanto di guida esperta che sono assolutamente consigliate per conoscere la storia e la cultura del Paese che si visita nel migliore dei modi. Il nome di Santo Domingo le fu dato dal fratello di Cristoforo Colombo, Bartolomeo, perché la città era stata creata il 5 agosto 1498, giorno dedicato a San Domenico.

Volendo, si possono dedicate anche un paio di giorni a questa splendida città coloniale che è stata inserita dall’Unesco nella lista dei Patrimoni mondiali dell’umanità. Vi lasceranno senza fiato gli scorci panoramici nelle stradine intorno a Plaza Mayor nel centro storico – anche chiamato Santo Domingo de Guzmán, tra la Cattedrale di Nostra Signora dell’Incarnazione, il palazzo del Viceré e il Cabildo, l’ex Assemblea municipale dei tempi del colonialismo spagnolo.

Boca Chica

Boca Chica è una piccola località che si trova a una trentina di chilometri da Santo Domingo e che, proprio per questo, è frequentatissima degli abitanti della Capitale. Anche qui si trovano resort all inclusive, spiagge di sabbia bianchissima e mare azzurro. La barriera corallina, a solo 500 metri al largo della costa, ha ricchi fondali tutti da esplorare. Inoltre, il centro della cittadina è molto accogliente: ci sono locali aperti tutto il giorno e anche la notte non mancano spazi dove ballare danze caraibiche, merengue in primis, guidati dai giovani dominicani.

La Romana

A 75 chilometri da Punta Cana e a poco più di cento chilometri dalla Capitale sorge la località turistica di La Romana, una cittadina di notevoli dimensioni (conta oltre 100mila abitanti) che si è sviluppata a inizio Novecento intorno all’industria dello zucchero. Vi suggeriamo una tappa in questa località della Repubblica Dominicana per scoprire l’originale villaggio Altos de Chavón, la ricostruzione di un borgo medievale progettato dall’architetto Roberto Copa negli Anni Settanta, sede di eventi e di manifestazioni, mostre e laboratori artistici. Anche nei dintorni di La Romana sorgono complessi turistico-alberghieri e resort in riva al mare.

Parque Nacional del Este

Dalla Capitale a Punta Cana s’incontra il Parque Nacional del Este o Parque Nacional Cotubanama, che occupa l’intera porzione peninsulare della costa Sud-orientale della Repubblica Dominicana. Nel parco si possono fare escursioni per ammirare flora e fauna endemiche. Informatevi sulla possibilità di fare una visita accompagnati da guide locali che sapranno informarvi sulla storia della colonizzazione dell’area e indicarvi i sentieri più belli verso le cuevas (grotte) dei dintorni. Del Parque Nacional del Este fanno parte anche l’isola di Saona con la sua barriera corallina: assolutamente da non perdere dunque le sue spiagge e la zona umida con le estese mangrovie.

Come raggiungere la Repubblica Dominicana

Per raggiungere le principali località turistiche della Repubblica Dominicana come Punta Cana, La Romana, San Felipe de Puerto Plata, Bayahibe e le altre famose mete mare dell’isola potete decidere di prenotare un volo con destinazione aeroporto di Santo Domingo oppure informarvi sui voli charter e di linea che atterrano negli aeroporti locali, costruiti nelle zone dei grandi resort, come quello di Punta Cana e di La Romana.

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Il tuo sogno è l’America? Queste città ti aiutano a realizzarlo

Se si pensa a un cambio di vita, magari inseguendo quel sogno americano che affascina anche noi da tempo immemore, allora è bene sapere che esiste un sito negli Stati Uniti che segnala ai lavoratori quali sono le comunità che possono accoglierli e offrire loro un incentivo (non solo) in denaro.

No, non è uno scherzo ma un’iniziativa vera che ha aiutato tanti americani che hanno deciso di trasferirsi continuando con la propria professione, magari a distanza, e risparmiando denaro.

La cosa importante è non concentrarsi sulle grandi metropoli, come New York o L.A., e puntare a realtà più piccole, ugualmente stimolanti e bellissime dove trasferirsi e cambiare prospettive di vita.

Basta accedere al sito MakeMyMove per trovare la comunità più adatta. Come? Bastano pochi semplici passaggi.

Le città degli Stati Uniti che ti pagano per trasferirti

Sono tantissime e offrono incentivi per trasferirsi. Sono le numerose comunità che arricchiscono il sito MakeMyMove, tra le quali scegliere se si desidera cambiare vita inseguendo quel sogno americano che fa parte un po’ di tutti noi.

La piattaforma mette in contatto persone che possono lavorare da remoto con quelle comunità che cercano nuovi residenti. Il servizio è gratuito per gli utenti e viene supportato al 100% dalle comunità.

In totale sono 218 le realtà e si possono selezionare sulla base della zona degli Stati Uniti, oppure per le loro caratteristiche. Ad esempio, si possono cercare località vicino a un lago, o sulla spiaggia, posti di montagna o con un clima prettamente invernale. Oppure con ottime scuole o dove è possibile fare vita all’aria aperta.

Dopo aver fatto una selezione delle caratteristiche più adatte, sul sito viene segnalato se hanno dei programmi attivi e quanti, inoltre si possono vedere foto e video, compresi quelli delle persone che vi abitano.

Dopo aver sfogliato le vare opzioni si può mettere un cuore per far capire alla comunità che si è interessati, oppure richiedere direttamente incentivi. Se si viene selezionati, poi, si passa alla fase successiva e si può accettare l’offerta.

Le tipologie di offerte

I luoghi sono davvero numerosi e ognuno di loro offre denaro, ma non solo. Se si selezionano, ad esempio, le località adatte alle famiglie si arriva a New Castle e Henry Country, in Indiana, che offre 5mila dollari in contati per trasferirsi, internet gratis per un anno in alcune località, un anno di palestra gratuita, un cesto di benvenuto e molto altro. I requisiti di idoneità? Lavoratori a tempo pieno che possono mantenere il proprio lavoro anche a distanza, ma anche autonomi che possono mantenere il portafoglio clienti, un guadagno di almeno 50mila dollari l’anno e 18 anni di età.

Oppure si possono cercare città universitarie come, ad esempio, West Memphis in Arkansas o Abilene in Texas. Per la selezione grandi scuole, invece, è possibile provare a trasferirsi a Mayfield nella contea di Graves in Kentucky. Gli incentivi: 5mila dollari per il trasloco, sconti, cesti di benvenuto, pranzi, tour, family pass e iscrizione ad associazioni.

Come mai queste città offrono incentivi a chi si trasferisce?

Ma perché lo fanno? A spiegarlo il sito, che sottolinea come la possibilità di lavorare da remoto abbia reso possibili i trasferimenti. Oltre a questo nuovi abitanti per le comunità significano crescita economica e culturale.

Il sogno americano, così, è più vicino che mai. Sul sito c’è scritto che tra le qualifiche richieste ci sono quelle di poter lavorare legalmente negli Stati Uniti e di impegnarsi a vivere in quel luogo per un periodo minimo di tempo.

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Estate di San Martino: cos’è, quanto dura e quando si celebra

È un periodo che sembra quasi magico perché, dopo i primi morsi freddi dell’autunno, in genere arriva qualche giorno di temperature miti e bel tempo che ci ricordano quelli di altre stagioni. Stiamo parlando dell’estate di San Martino che nel nostro emisfero, quello boreale, si verifica a novembre.

È il periodo perfetto per programmare una gita fuori porta, alla ricerca di qualche evento speciale. Del resto, il calendario di feste si infittisce in corrispondenza di queste giornate, che coincidono anche con alcune delle produzioni più amate dell’autunno: dal vino nuovo alle castagne, che trasformano l’estate di San Martino in un tripudio di gusti, sapori e tradizioni.

Un periodo mite, con temperature gradevoli, assenza di precipitazioni e cieli tersi e sereni: tutto quello che c’è da sapere sull’estate di San Martino.

Cosa è e quanto dura

Un detto dice che l’estate di San Martino dura “tre giorni e un pochino”. In genere cade in quei giorni che precedono o seguono il festeggiamento del santo, ovvero l’11 novembre.

Si tratta di un momento molto particolare dell’autunno, poiché le condizioni climatiche mutano e si passa dai primi freddi e dalle precipitazioni, a un clima mite, soleggiato che ricorda quello della primavera o dell’estate. Dura solamente qualche giorno, ma si tratta di un momento riconosciuto anche nel resto del mondo.

Se nel nostro emisfero (quello boreale) l’Estate di San Martino coincide con novembre, in quello australe si può osservare tra la fine di aprile e i primi del mese di maggio. Il risultato, però, non cambia: il clima favorevole fa venire voglia di partire per una gita, magari alla scoperta di qualche luogo speciale del territorio per assaggiare i prodotti che regala la terra in questo periodo dell’anno.

Da dove deriva l’estate di San Martino

L’origine di questa giornata arriva dal passato più antico ed è legata a Martino di Tours, poi divenuto santo.

Si racconta, infatti, che durante una ronda militare, avvenuta nel 335, abbia incontrato un mendicante seminudo che soffriva per il freddo e per la forte pioggia e che, per aiutarlo, abbia deciso di tagliare il proprio mantello per donarglielo. È a quel punto che il meteo è improvvisamente cambiato: il cielo si è schiarito e la temperatura si è fatta più mite. Proprio come in estate.

Così, da allora, si narra che in questi giorni accada lo stesso regalandoci un meteo decisamente poco autunnale.

Estate di San Martino: gli altri nomi

Se da noi si chiama estate di San Martino, non è così anche per tutti gli altri paesi del mondo. Questa dicitura vale per Spagna e Francia, ad esempio, ma non per Inghilterra e Stati Uniti. Lì il periodo autunnale prende il nome di Indian Summer, ovvero estate indiana. Mentre per alcune lingue slave si chiama Bab’e Leto.

E questo è anche il momento in cui la natura si trasforma con i colori tipici e caldi della palette autunnale, per cui vale davvero la pena organizzare un’escursione o un pic nic per lasciarsi affascinare dal foliage e dedicarsi, perché no, a un po’ di sana cromoterapia nei boschi.

Estate di San Martino, come viene celebrata e le opere più famose

In occasione di San Martino, ovvero dell’11 novembre, in tutta Italia si tengono molte feste anche nei giorni precedenti e successivi. Fiere, degustazioni di vino, ma anche di altri prodotti tipici ed eventi che permettono di scoprire vere e proprie perle del territorio durante una delle stagioni più affascinanti: quella autunnale. Anche all’estero si celebra, in particolare in Belgio e Croazia.

E poi San Martino e la sua fugace estate vengono ricordati in famose poesie, ma anche canzoni. Uno degli esempi più noti non possono che essere i versi di Carducci: “La nebbia a gl’irti colli piovigginando sale, e sotto il maestrale urla e biancheggia il mar”. Ma ci sono anche altri esempi famosi come Novembre di Giovanni Pascoli. Tra le canzoni va ricordata, a titolo di esempio, Indian summer dei Doors.

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Le vacanze rigeneranti firmate Club Med che fanno bene al corpo e allo spirito

La vacanza è il momento per eccellenza dedicato al relax, al ricaricare le pile, per prendersi del tempo per sé. Proprio in vacanza ci si riconnette intimamente con sé stessi per poi tornare alla vita di tutti i giorni con una carica diversa.

Intorno al concetto di tempo libero, Club Med già nel 1950 ha inaugurato una filosofia di vacanza che è ancora attuale oggi, e apprezzatissima dopo più di 74 anni. L’offerta si compone di 68 resort in 26 paesi del mondo, al mare o in montagna, dove la persona e i suoi bisogni sono al centro.

La formula All Inclusive, per non pensare più a nulla

Liberarsi dal carico mentale e dalla logistica del viaggio per godere davvero del tempo e della bellezza di cui si è circondati, per una vacanza senza stress in cui l’unica preoccupazione è quella di stare e fare, senza vincoli. La formula Premium All Inclusive by Club Med significa proprio questo e si concretizza in una vacanza con una selezione culinaria internazionale di altissimo livello, con punti bar e buffet con bibite alcoliche e analcoliche illimitate incluse nel pacchetto, con trasporti organizzati da e per l’aeroporto e con proposte di gite ed escursioni per scoprire la destinazione.

Poi c’è l’intrattenimento, le attività sportive tutte incluse, almeno 30 per ogni Resort,  le aree relax e il wellness. Il fatto che sia tutto incluso nel pacchetto permette di godersi la vacanza davvero senza il timore o lo stress di superare il budget a disposizione.

Comfort e privacy

E per chi cerca una soluzione più intima e riservata? Le proposte Exclusive Collection,  ancor più di alta gamma, sono pensate proprio per gli ospiti che desiderano rilassarsi e rigenerarsi in pace e tranquillità, senza rinunciare a tutti i servizi, al tempo libero e al comfort. Si tratta di Resort prestigiosi o chalet e ville raffinatissime in posizioni eccezionali in destinazioni da sogno con piscina privata, maggiordomo e champagne illimitato alla sera.

Ville di Finolhu, alle Maldive, è tutto questo, meta ideale per una fuga romantica: un angolo di paradiso terrestre, con alloggi con piscina privata affacciati sulla spiaggia di sabbia bianca finissima. Nulla è lasciato al caso, mai, e il cliente non deve pensare davvero a nulla.

Fonte: François Peyranne

Club Med Ville de Finolhu – Maldive

Club Med, la più grande scuola di sport di sempre

Se lo sport è una delle attività maggiormente associate alla voglia di libertà e al benessere, la vacanza al Club Med non può che essere appagante, ovunque nel mondo, nessuna destinazione esclusa. Non è un caso infatti che questo modello di turismo sia stato concepito da un atleta e considerato oggi la più grande scuola di sport.

Le proposte sportive nelle destinazioni Club Med sono infinite, al mare e in montagna, in estate e inverno. Nel pacchetto All Inclusive c’è la possibilità di praticare discipline tradizionali come tennis, golf, vela, tiro con l’arco o sci e snowboard nella stagione invernale. Non solo, è possibile anche cimentarsi con sport emergenti come aerial yoga, padel, windsurf o wingfoil, sempre accompagnati da professionisti che insegnano, spiegano e supervisionano tutte le attività.

Il benessere? È una priorità

Incontrare le persone fa stare bene; avere dei momenti di condivisione piacevole in ambienti curati e raffinati alimenta l’anima. L’approccio olistico alla disconnessione è la chiave di successo che rende le vacanze Club Med davvero rigeneranti. Le strutture mettono a disposizione degli ospiti aree wellness con hammam, sauna, jacuzzi e piscine zen: vere e proprie Spa immerse nella natura. Molta cura è riservata al cibo ricco di prelibatezze locali e con un’attenzione alla scelta di prodotti freschi e sani.

Sono tantissime anche le attività fisiche e rigeneranti da vivere all’interno dei Club Med: per gli amanti della natura si può scegliere di praticare yoga sotto la Palapa, sulle alture di una giungla dominicana, oppure una pratica di meditazione accompagnata dal suono delle campane tibetane, o rinvigorirvi con lezioni di pilates per recuperare la postura corretta dopo mesi di tensioni. Se questo non dovesse bastarvi, optate per un momento unico in una delle Spa Cinq Mondes, Sothys o Payot sopra le acque turchesi dell’Oceano Indiano. Indipendentemente dall’esperienza, metterai il relax in cima ai tuoi pensieri.

Fonte: Fabien Voileau

Spa Cinq Mond Club Med Marrakech – Marocco

Ma non solo, Club Med va ancora oltre: all’interno di alcuni resort Exclusive Collection, le Oasi Zen con piscina sono zone esclusive riservate ai soli adulti, in cui godere di momenti di assoluto relax, intimità e privacy immersi nella tranquillità più totale. Un esempio su tutti è il resort eco-chic Club Med Michès Playa Esmeralda nella Repubblica Dominicana, un tesoro nascosto dalla bellezza mozzafiato.

Club Med Exclusive Collection Michès Playa Esmeralda offre esperienze diverse in base ai propri gusti ed esigenze. Nell’area Archipelago, per soli adulti, è possibile godere di pace e intimità con piscina privata a pochi passi da una spiaggia incontaminata, proprio come all’Emerald Jungle, un rifugio immerso nella natura lussureggiante con piscina naturale e un’Oasi Zen dove riconnettersi con la natura e abbandonarsi al relax.

Si parte! Alcune proposte Club Med per rigenerarsi

Sono tantissime le soluzioni Club Med per chi sceglie una vacanza senza stress, rigenerante e gratificante per il corpo e per la mente (ma anche per il palato e per gli occhi). Club Med Exclusive Collection Seychelles è un sogno da vivere ad occhi aperti, un resort eco – chic nel cuore dell’arcipelago delle Seychelles e di un parco marino nazionale protetto, sull’isola privata di Sainte Anne, totalmente immerso nella natura.

Fonte: Oliver Pilcher

Club Med Seychelles

Trekking, immersioni, yoga, kayak e padel sono solo alcune delle attività proposte. Ma non c’è bisogno di andare tanto lontano per stupirsi e innamorarsi. A Cefalù è nato il primo Resort Exclusive Collection nel Mediterraneo, in cima alle scogliere tra giardini lussureggianti, con una vista mozzafiato sulla baia.

Fonte: Joris Favraud

Club Med Cefalù – Sicilia

Per gli amanti del golf la meta ideale è Marrakech La Palmeraie, per lezioni di gruppo o una partita ai piedi delle montagne dell’Atlante. E per chi ama la montagna?  Il nuovissimo Resort Club Med Exclusive Collection Val d’Isère, in Francia, è un ambiente esclusivo e intimo per un fantastico soggiorno in montagna tra sport, hiking, bicicletta passeggiate e ottimo cibo locale.

Con l’Offerta Estate solo fino al 29 aprile è possibile prenotare le vacanze attive con una riduzione fino a -900 euro a persona su una selezione di destinazioni tra cui Repubblica Dominicana, Bahamas e Turks and Caicos a Bali, Thailandia, Maldive, Seychelles e Mauritius. Rientrano nell’offerta anche Martinica e Guadalupa dove è possibile viaggiare senza passaporto.

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Il Castello di Miradolo e i suoi splendidi giardini

Tra le campagne torinesi, immerso nella natura, ecco spuntare un bellissimo maniero circondato da un ampio parco che, in primavera, apre i battenti al pubblico per offrire uno spettacolo meraviglioso, quello della fioritura: è questa la magnifica cornice in cui si incastona il Castello di Miradolo, una delle architetture più suggestive del Piemonte. Risalente al XV secolo, ha una lunga storia ed è oggi sede di numerosi eventi e manifestazioni culturali. Scopriamo questo gioiello architettonico e il suo incantevole giardino.

Dove si trova il Castello di Miradolo

Il Castello di Miradolo si trova in Piemonte, a non molta distanza dalla città di Torino: è tuttavia lontano dal traffico e dallo smog, circondato da un bellissimo paesaggio naturale caratterizzato da rigogliose campagne. Il panorama circostante è meraviglioso: il castello è infatti situato all’imbocco della Val Chisone e della Val Pellice, quindi gode di una magnifica vista sul Monviso.

Siamo nei pressi del borgo di San Secondo di Pinerolo, piccolo centro abitato sito su una collina, più precisamente in località Miradolo. Arrivarvi non è difficile, sia in auto che con i mezzi pubblici. C’è un ampio parcheggio gratuito e non custodito per chi preferisce muoversi in autonomia, oppure si può usufruire di un comodo collegamento ferroviario da Torino con bus per raggiungere Miradolo.

La storia del Castello di Miradolo

Sebbene venga chiamato castello, quella di Miradolo è in realtà una villa di campagna che, per la sua facciata in stile neogotico, somiglia ad una fortezza medievale. La sua storia si perde indietro nei secoli. Pare che il terreno fosse occupato già nel XV secolo: vi sorgeva un cascinotto appartenente ai marchesi Massel di Caresana, che nel 1866 decisero di ampliarlo e ristrutturarlo per dargli un nuovo aspetto. Divenne così una splendida residenza nobiliare, andata in dote alla giovane Teresa Massel in occasione delle sue nozze con il conte Luigi Cacherano di Bricherasio.

Nel corso degli anni, il Castello di Miradolo si trasformò in un salotto culturale tra i più famosi di Torino e dintorni, ospitando illustri personaggi come lo scultore Leonardo Bistolfi e lo scrittore Edmondo De Amicis. Per gran parte del tempo, la villa venne utilizzata solo per lunghi periodi di villeggiatura e per le battute di caccia della famiglia Massel di Caresana, diventata all’epoca una delle più influenti di Torino. Con la morte della contessa Sofia, ultima erede del casato, il Castello di Miradolo venne inserito nel lascito testamentario a favore dell’istituto religioso di don Orione.

La residenza venne in un primo momento adibita a convento, quindi divenne una casa di riposo per anziani. Abbandonata a se stessa per lunghi anni, nel 2007 finalmente la tenuta venne acquistata dalla Fondazione Cosso, che diede il via ad un ampio progetto di recupero. Oggi il Castello di Miradolo ospita eventi, convegni e concerti di ogni tipo, tornando a far parte della scena culturale e artistica della provincia di Torino. E, naturalmente, il suo suggestivo parco è uno dei luoghi più belli dove ammirare la fioritura primaverile.

Orto del parco di Miradolo

Fonte: Fondazione Cosso

L’orto di Miradolo

Il Castello di Miradolo: cosa vedere

Immerso in un parco rigoglioso, il Castello di Miradolo è un edificio restaurato in stile neogotico nel corso dell’800: si suddivide in tre piani, ed è impossibile non rimanere affascinati dalle torrette che si ergono verso il cielo, facendo assomigliare la villa ad un vero e proprio maniero medievale. Gli interni sono stati oggetto di recenti interventi, che li hanno riportati al loro splendore originario. Uno dei luoghi tornati al fascino antico è la Torre Rotonda, realizzata nel 1839: grazie ad un ottimo lavoro ci offre una cartolina che sembra provenire dai tempi passati.

Le sale storiche sono state anch’esse restaurate, nel tentativo di recuperare le originarie decorazioni che consentono di studiare l’alternarsi delle varie fasi artistiche impresse sulle pareti del castello. Molto suggestiva è l’antica sala da pranzo nobiliare, che presenta gli stemmi delle famiglie che vi hanno abitato. Nella vicina sala del camino, invece, spicca – come dice il nome stesso – un grande camino in legno intagliato, mentre le pareti sono decorate con motivi floreali e ornitologici.

Il piano superiore è occupato, tra gli altri ambienti, anche da una cappella dedicata a San Giovanni Battista. Oltre al pregiato altare ligneo, vi si possono ammirare splendide decorazioni pittoriche risalenti alla fine del XVIII secolo, che impreziosiscono le pareti e la volta. È un vero e proprio capolavoro trompe l’oeil, finemente restaurato alcuni anni fa per riportarlo al suo fascino originario.

Nel corso degli ultimi anni, il Castello di Miradolo ha ospitato tantissimi eventi che hanno richiamato un gran pubblico. Tra le sue sale vi vengono organizzate mostre ed esposizioni di ogni tipo, mentre l’area dedicata ai congressi può accogliere incontri e lezioni. Inoltre vi è un’ampia serra esterna che viene utilizzata per catering, rinfreschi, concerti e presentazioni, accompagnati da un’atmosfera suggestiva.

Il parco del Castello di Miradolo

Parco di Miradolo

Fonte: Fondazione Cosso

Il bosco che circonda il Castello di Miradolo

Sebbene il Castello di Miradolo sia in sé un vero splendore, oggi è principalmente conosciuto per il suo bellissimo parco, anch’esso restaurato e aperto al pubblico. In origine, venne pensato come un giardino all’italiana con dettagli rinascimentali, successivamente ampliato e arricchito da un lungo viale d’accesso e da un sentiero ad anello che conduce al vicino bosco. Il parco, di forma vagamente ovale, ospita al centro un grande prato ed è attraversato da numerosi canali irrigui, fornendo così l’habitat ideale per molteplici specie botaniche.

I visitatori possono cimentarsi in autonomia in un lungo percorso guidato, seguendo i suggerimenti delle tante targhe disposte all’interno del parco. In molti sono attirati soprattutto dagli incantevoli colori primaverili che segnano la rinascita della natura: vi sono infatti un meraviglioso Viale delle Ortensie e un rigoglioso Camelieto, dove poter ammirare questi due fiori ormai diventati simbolo del Castello di Miradolo e del suo immenso parco.

Ma ci sono tante altre bellezze da esplorare, a partire dall’ippocastano monumentale che si staglia, con i suoi 30 metri d’altezza, proprio all’ingresso del giardino e dalla gigantesca sequoia proveniente dall’America del Nord. Infine, negli ultimi anni è tornato a rivivere anche l’orto di Miradolo, un angolo verde di forma circolare che si affaccia sulla corte rustica della dimora. Questo spazio ospita non solo diverse piante orticole e floreali, ma anche un’ampia vasca quadrata in pietra caratterizzata da giochi d’acqua infiniti.

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Castello di Rosenborg, un luogo da fiaba nel cuore della città

Copenaghen, tra le innumerevoli bellezze, custodisce un autentico luogo da fiaba, ovvero il Castello di Rosenborg, antica residenza reale, oggi sede del Museo della Corona Reale Danese.

La sua architettura in stile rinascimentale si sposa alla perfezione con il paesaggio tutt’intorno, i suoi magnifici giardini sono un apprezzato punto di ritrovo e gli interni lasciano senza parole tanta è la loro opulenza.

La storia del Castello di Rosenborg

Il Castello vide la luce tra il 1606 e il 1633 per volere del re Cristiano IV che lo scelse come residenza estiva: l’architettura raffinata, priva di fortificazioni, rende subito chiaro come non rivestì mai una funzione di difesa.

In seguito, nel Settecento, il re Federico IV decise di far edificare un palazzo più ampio, a nord di Copenaghen, presso la città di Fredensborg: fu così che il Castello di Rosenborg venne utilizzato soltanto per ricevimenti estivi e per conservare i tesori della Corona.

A questo proposito, negli anni trenta dell’Ottocento divenne il Museo che conosciamo, con l’apertura ufficiale nel 1833.

Le attrazioni da non perdere

La visita del Castello di Rosenborg include i sotterranei, il piano terra, il primo piano e il secondo piano e mostra una vasta serie di meraviglie che rimangono impresse.

In particolare, vi sono alcune attrazioni che non si possono proprio perdere, a partire dall’appartamento privato del re Cristiano IV al piano terra, dove ammirare la camera da letto, il bagno, lo studio, e la “Winter Room”, la più significativa fra le sue tre stanze con i dipinti e ritratti appesi alle pareti, gli scuri pannelli di legno e un’eleganza senza tempo.

Altrettanto affascinante è la Sala dei Cavalieri, l’ultima a essere decorata, una delle più straordinarie: conosciuta anche come “Grande Galleria”, in origine venne pensata come sala da ballo e impreziosita con affreschi, velluti, marmi, arazzi, argenteria e stucchi ma poi fu utilizzata per banchetti e ricevimenti.
Al centro, fa bella mostra di sé il trono (Coronatio Chair) su cui sedevano i re e le regine durante la cerimonia di incoronazione, dal 1671 al 1840.

Il momento più atteso è poi rappresentato dai gioielli della Corona Danese, i Crown Jewels, un tesoro di rubini, smeraldi, oro, diamanti e perle appartenuto nei secoli alle regine e principesse danesi e conservato nei sotterranei.
La storia della favolosa collezione ha inizio nel 1746 quando, annientata dalla morte del marito e convinta di morire di dolore, la regina Sofia Maddalena scrisse nel testamento che i suoi gioielli dovevano rimanere per sempre alla Corona, e non diventare appannaggio di una sola persona.

Tra le sfarzose ricchezze spicca la corona in oro tempestata di pietre preziose realizzata dal gioielliere di corte Frederick Fabritius per Sofia Maddalena e in uso fino al 1840.

Infine, non certo da meno è la collezione di insegne regali (Crown Regalia) tra cui vanno menzionati la spettacolare corona dei re assolutisti, il globo imperiale in oro e pietre preziose e lo scettro.

Informazioni utili e consigli per la visita al Castello di Rosenborg

Il biglietto per accedere al Castello di Rosenborg si può acquistare sia online sia alle biglietterie almeno venti minuti prima della chiusura: è possibile scegliere tra biglietto di ingresso singolo per il Castello (bambini e ragazzi fino ai 17 anni entrano gratis mentre per gli studenti con student card internazionale è previsto uno sconto) oppure un biglietto combinato Rosemborg+Amalienbog (la residenza ufficiale dei Reali danesi) valido 36 ore o, ancora, il Park Museum Ticket per un network di musei che comprende (oltre a Rosenborg):

  • Natural History Museum of Denmark
  • Hirschsprung Collection
  • Workers Museum
  • National Gallery of Denmark
  • David Collection

Inoltre, il Castello di Rosenborg è incluso nella Copenaghen card, la carta turistica della capitale che permette di vedere molte più attrazioni insieme e usufruire dei mezzi pubblici.

Prima di programmare la visita, è importante sapere che l’uso del cellulare è consentito soltanto per scattare foto e consultare le guide online sul Castello ma non è permesso parlare al telefono al suo interno.

È a disposizione un bar caffetteria nonché un’area picnic esterna per pranzare all’aperto portando con sé cibo e bevande.

Ancora, non si può portare all’interno del Castello carrozzine e passeggini né borse di grandi dimensioni che vanno lasciate negli appositi armadietti per cui è richiesta una moneta da 20 corone (restituita all’uscita).
Permesse, invece, borse di dimensioni contenute (15 x 23 x 15 centimetri).

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Alcúdia, una delle città più belle delle Baleari

Se siete in procinto di programmare la vostra prima vacanza alle Baleari, Alcúdia ha tutte le carte in regola per entrarvi immediatamente nel cuore. Questa affascinante cittadina, situata nel nord-est di Maiorca, oltre a vantare una spiaggia che sembra senza fine e calette sognanti lambita da acque paradisiache, conquista i visitatori per il sorprendente patrimonio storico che custodisce e una vasta gamma di attività all’aria aperta.

Scoprendo Alcúdia, tra storia e attrazioni

Prima di sapere cosa vedere ad Alcúdia, è necessario conoscere un po’ le sue origini, così da godere ancora di più della visita. Abitata fin dall’età del bronzo, ma entrata realmente nella storia solo con l’arrivo dei Romani – i quali utilizzarono le spiagge della baia a scopo militare attorno al 123 a.C. – la più antica città murata delle Isole Baleari, conobbe il suo splendore nel Medioevo dopo essere stata conquistata dal re Giacomo I nel 1229.

Con l’arrivo di Giacomo II si iniziò a costruire la cinta muraria, completata nel 1360, che ancora oggi circonda e protegge la città e che, nel 1974, è stata dichiarata monumento storico e artistico insieme ai resti archeologici di Pollentia. Una visita ad Alcúdia offre l’opportunità di scoprire i segreti di tutto ciò che queste mura hanno conservato per le generazioni future. Oggi, questo luogo ameno è uno dei principali centri turistici di Maiorca, e i tesori che offre non si contano.

Tour della città di Alcúdia: cosa vedere

Le possenti mura che cingono il centro storico di Alcúdia e i casals, eleganti palazzi cinquecenteschi, sono la sua principale attrazione. Dell’antica città medievale si conservano ancora la Puerta de Mallorca o Puerta de San Sebastiano – che collegava la città con la strada reale per Palma di Maiorca – e la Puerta de Moll, nota anche come Puerta de Xara, la più vicina al porto.

Durante la passeggiata lungo le mura, si possono ammirare anche i resti di una cinta muraria rinascimentale, crollata alla fine del XIX secolo, di cui è rimasto intatto solo il bastione di Sant Ferran, oggi occupato dall’arena. Per una visione completa, si consiglia di percorrere il Camí de Ronda e di raggiungere le mura attraverso il Carrer de la Pau.

Tra i luoghi simbolo di Alcúdia c’è la Iglesia de Sant Jaume (chiesa di San Giacomo), in origine appoggiata all’interno delle mura, e totalmente ricostruita in stile neogotico nel 1870. Conserva l’immagine del Sant Crist del XV secolo, alla quale si attribuisce un episodio miracoloso del 1507. Accanto alla chiesa si trova il Museo Monografico di Pollentia, che ospita una collezione di molti degli oggetti rinvenuti nelle rovine della città romana.

Tra gli edifici più interessanti, spicca anche Casa di Can Torró, antica residenza del XVI secolo restaurata per ospitare dal 1990 l’omonima biblioteca. Dopo la visita si può passeggiare lungo alcune delle vie più belle del centro storico, come Carrer de Sant Jaume, Carrer de la Rectoria e Carrer de la Iglesia. Altre costruzioni da non perdere sono l’Oratorio di Santa Ana, la cappella barocca di Sant Crist, “La Sala”, municipio con torre dell’orologio e scala di accesso al portale centrale, costruito in stile neobarocco, il santuario della Mare de Déu de la Victória, a 7 chilometri dalla città.

La Iglesia de Sant Jaume, attrazione di Alcúdia

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La Iglesia de Sant Jaume, nel centro storico di Alcúdia

La città romana di Pollentia

Uscendo dalla cinta muraria attraverso la Puerta de Mallorca, si possono raggiungere a piedi le rovine dell’antica città di Pollentia (l’odierna Alcúdia), considerata il più importante sito archeologico di epoca romana dell’isola.

I resti ancora oggi visibili sono suddivisi in tre aree archeologiche visitabili:

  • La Portella, dove si conservano i resti di tre domus ad atrio, tra cui la meglio conservata è la “Casa dei due tesori”, con facciata porticata sulla strada. La “Casa della testa di bronzo” ha restituito, invece, una piccola testa in bronzo di una fanciulla, mentre presso la “Casa di nord-est” si conserva un tratto delle mura cittadine del III secolo.
  • Foro romano, dove si conservano i resti del Capitolium e di tabernae.
  • Teatro romano, del I secolo d.C., con i resti della cavea, scavata nella roccia, e della scena, a pianta rettangolare. In epoca tardo-antica venne utilizzato come necropoli.

Parco naturale di S’Albufera

Una delle escursioni più popolari, e per questo imperdibile, la offre il Parco Naturale di S’Albufera, una palude costiera mista, formata da lagune e canali naturali e artificiali. È la più grande area umida delle Isole Baleari ed è vero un paradiso per gli amanti del birdwatching. Qui, infatti, si può ammirare una vasta gamma di uccelli, tra cui il falco di palude, il tarabusino, il cavaliere d’Italia, l’airone rosso e il vascón.

Le spiagge di Alcúdia

Sebbene mezza giornata sia sufficiente per visitare i principali punti di interesse di Alcúdia, si consiglia di dedicare un’intera giornata al relax sulle spiagge più vicine, a cominciare da Platja de Muro. Oltre a vantare fantastiche acque cristalline e sabbia bianca, è anche la spiaggia più lunga di Maiorca, con quasi sei chilometri di lunghezza, e dispone di tutti i tipi di servizi che la rendono ideale per tutta la famiglia. Il litorale è famoso anche per i suoi bar e ristoranti, che servono deliziose paellas, fideuás e tutti i tipi di piatti a base di pesce fresco e frutti di mare.

Tra le altre spiagge da non perdere, spicca Sant Pere, situata nel centro residenziale di Mal Pas, l’unica spiaggia di sabbia su questo tratto di costa  insieme a quella di Sant Joan. Se preferite calette più tranquille, potete andare in auto o in moto fino al Cap de Formentor, da cui si può godere di un tramonto sublime.

Platja de Muro, tra le spiagge più belle di Maiorca

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Platja de Muro, un sogno di acque cristalline e spiaggia bianca

Le escursioni nei pressi di Alcúdia

Il comune di Alcúdia ha un territorio molto variegato, che spazia da zone di frutteti a zone umide e montagne, il tutto con il mare come sfondo. Tutte le escursioni possono essere effettuate in qualsiasi periodo dell’anno, ma l’ideale è farle in primavera, la stagione dell’anno in cui la natura è al suo meglio.

Un’escursione alla cala di Coll Baix,  sulla costa settentrionale dell’isola, a circa sette chilometri dal centro storico della città, vi permetterà di scoprire un’altra delle meraviglie naturali di questo luogo. Il percorso può avere due destinazioni diverse: la spiaggia di Coll Baix o la Talaia d’Alcúdia, entrambe raggiungibili solo a piedi. Si passa attraverso un paesaggio di campi terrazzati, fino a raggiungere la splendida Area Naturale.

Se siete dei camminatori incalliti, non perdetevi l’itinerario Le Barcarès, di bassa difficoltà che attraversa principalmente lungo la costa nord di Alcúdia, costeggiando la punta Manresa e snodandosi lungo una costa dolce e di grande bellezza. Altrettanto affascinante è l’interno dell’area di La Victòria, gran parte della quale è inclusa nella rete ‘Natura 2000’. Un eccellente esempio di bosco mediterraneo con meravigliose vedute panoramiche.

Pollentia, i resti dell'antica città romana ad Alcúdia

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Le rovine dell’antica città di Pollentia
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Railay, con le spiagge che sorgono tra maestose scogliere calcaree

La voglia di mare, di caldo e di acque cristalline è sempre fortissima in molti di noi. Non c’è da sorprendersi, perché il sole rimette al mondo e perché in luoghi con queste caratteristiche è facile trovare la pace dei sensi. Tra le mete più gettonate per chi è in cerca di quanto appena detto ch’è la Thailandia, che di tesori naturali ne nasconde davvero tantissimi, come la sua affascinante Railay Beach.

Railay Beach, informazioni utili

Iniziamo questo viaggio con una dovuta premessa: questo angolo della Thailandia è comunemente chiamato Railay Beach – o Rai Leh -, come a farci pensare che sia una spiaggia unica. Nei fatti non è propriamente così: è un gruppo di spiagge che si sviluppa su una piccola (ma affascinante) penisola che si chiama Railay, e che comprende Railay West, Railay East, Phra Nang Beach e Ton Sai.

Ci troviamo nel Sud della Thailandia, un vero e proprio paradiso tropicale dove svettano nei cieli immense falesie calcaree che racchiudono spiagge che sono un sogno a occhi aperti. Per la precisione, Railay sorge nella Provincia di Krabi, parte del distretto di Mueang Krabi.

Quando il visitatore arriva si innamora della bellezza della zona, così perfetta che pare quasi impossibile che sia stata la natura a fare tutto da sola. Poi ci sono i colori brillanti che si alterano a quelli candidi, che con la luce del sole vanno a creare dei contrasti che risultano poi difficili da dimenticare.

Railay, Thailandia

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Passeggiando lungo le spiagge della magnifica penisola di Railay

No, non si può raggiungere in auto perché la penisola di Railay è accessibile solo in barca a causa delle alte falesie che tagliano l’accesso continentale. Una volta arrivati però ci si può muovere anche a piedi, grazie a dei “vicoli” che attraversano la natura e che conducono nei vari lati di questa affascinante penisola baciata dal caldo Mare delle Andamane e incorniciata da giungla lussureggiante e da rocce imponenti. Per fortuna, ci sono diversi tour in partenza (che prevedono anche escursioni di un giorno intero) da varie località del Paese.

Le spiagge di Railay

Anche in questo caso dobbiamo fare una doverosa promessa: le spiagge di Railay sono, in alcuni momenti dell’anno, particolarmente incontaminate e lambite da acqua cristallina, tendente al verde, al punto che è possibile osservarne i fondali. Nonostante questo, non si possono escludere giornate con il mare torbido, a causa delle numerose barche che portano i turisti a scoprire questa zona thailandese e delle condizioni atmosferiche.

Railay West, a tutto relax

Se si arriva da Ao Nang si attracca con la barca a Railay West, una spiaggia che si presenta ampissima e con una sabbia particolarmente bianca e morbida. Non mancano maestose scogliere calcaree a rendere il paesaggio surreale, e diversi servizi in grado di allietare il soggiorno dei visitatori: ci sono hotel, bar e ristoranti.

In sostanza, se ci si vuole fermare qualche giorno da queste parti siete arrivati nella zona della penisola più ideale per farlo. Ciò non toglie che sia possibile rilassarsi, prendere il sole e fare bagni in un contesto paesaggistico di vero pregio.

Railay West, Thailandia

Fonte: iStock – Ph: David_Bokuchava

La bellissima spiaggia di Railay West

Railay Est, natura allo stato puro

Railay Est è quasi completamente diversa da Railay West: qui il relax è pressoché impossibile perché la natura è allo stato puro. Quest’area della penisola, infatti, si caratterizza per la presenza di una mangrovia fangosa fiancheggiata da uno stretto sentiero di cemento.

Non mancano gli hotel, bar, ristoranti e negozi, ma sicuramente l’assenza della sabbia non permette di vivere una classica giornata di tintarella. Tuttavia, la distanza da qui agli altri spot della baia con spiagge dove poter stendere il proprio asciugamano da mare è davvero minima.

Phra Nang Beach, spettacolo vero

Probabilmente Phra Nang Beach è lo spettacolo più bello per chi arriva a Railay ed è in cerca di mare: pur essendo una spiaggia dalle dimensioni contenute, offre una vista panoramica speciale perché un’immensa roccia calcarea si erge fiera in mezzo al suo limpido mare.

Da queste parti, inoltre, sorge anche la grotta di Phra Nang che è molto famosa perché contiene centinaia di manufatti fallici in legno che vengono portati qui dai pescatori, ma anche perché permette di nuotare all’ombra di straordinarie scogliere carsiche per poi rilassarsi su una mezzaluna di soffice sabbia bianca.

A differenza della altre zone di Railay, qui non ci sono negozi, bar o ristoranti esclusivi, ma solo un grande resort.

Phra Nang Beach, Thailandia

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Phra Nang Beach e la sua incredibile grotta al tramonto

Cos’altro fare a Railay

Sarebbe un peccato arrivare a Railay e fare esclusivamente dei bagni nel suo caldo mare, perché questa zona si presta perfettamente a fare tantissime diverse attività: arrampicate su roccia, kayak, immersioni, snorkeling, trekking nella giungla, rafting e molto altro ancora.

Merito delle sue impressionanti scogliere che attirano scalatori da tutto il mondo che vengono qui per scoprire l’altra particolare zona della penisola, Ton Sai, dallo stile più rustico e in cui gli avventurieri sfidano loro stessi sulle sue famose rocce carsiche.

Vi basti sapere che da queste parti ci sono oltre 150 sentieri ferrati, con numerosi strapiombi e pareti rocciose lisce.

Come arrivare e cosa sapere

Come accennato sopra, la favolosa penisola Railay è accessibile solo in barca. Da Krabi ci vogliono circa 90 minuti, mentre da Ao Nang solo 15. Tutti i punti di interesse in zona sono raggiungibili a piedi, ma si consiglia vivamente di venire da queste parti tra aprile a novembre perché, anche se le temperature rimangono alte e costanti durante tutto l’anno, le precipitazioni sono piuttosto comuni durante gli altri mesi.

In sostanza, Railay è una zona particolarmente amata e frequentata dai viaggiatori, al punto da rischiare di perdere un po’ di autenticità. Ma la verità è che basta attendere che i gruppi di turisti se ne vadano per scoprire una bellezza autentica, e in cui possono trovare pane per il loro denti sia i viaggiatori in cerca di relax, sia coloro che vogliono vivere un po’ di pura avventura.

Penisola di Railay

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Un magnifico angolo della penisola di Railay
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Stone Town, cosa vedere nella città vecchia Patrimonio Unesco

Una delle destinazioni da inserire nel proprio itinerario quando si fa un viaggio a Zanzibar è Stone Town, la parte vecchia della colorata Capitale dell’arcipelago, che vanta una grande storia e un particolare passato da cui deriva il suo nome. Non serve trascorrerci molto tempo, ma sicuramente questo è un luogo in grado di colpire i visitatori, che qui arrivano prima di dirigersi a scoprire la natura straordinaria di questa zona del mondo.

Stone Town, informazioni utili

La Stone Town di Zanzibar è conosciuta anche come Mji Mkongwe, che tradotto vuol dire “città vecchia”. Il suo nome deriva dal fatto che i suoi edifici antichi sono costruiti in pietra, pur presentando un’architettura che riflette la molteplicità di influenze che definiscono la cultura swahili in generale: ci sono elementi moreschi, arabi, persiani, indiani ed europei.

Non è quindi difficile immaginare perché la città sia stata dichiarata patrimonio dell’umanità dall’Unesco: merito della sua importanza storica e della sua architettura.

Una graziosa località che accoglie il visitatore con un labirinto di vicoli ricchi di case, negozi, bazar e moschee. Tuttavia (e purtroppo) la situazione non è delle più rosee: il patrimonio architettonico di Stone Town è in gran parte in declino, anche a causa della friabilità della pietra locale, tanto che dei suoi circa 1600 edifici solo un 10% riceve manutenzione. Nonostante questo – che ci auguriamo possa trovare presto una soluzione -, una visita a Stone Town vale certamente la pena farla.

Stone Town, Zanzibar

Fonte: iStock – Ph: cinoby

Tra i vicoli di Stone Town

Cosa vedere a Stone Town

Una delle attrazioni principali di Stone Town è senza ombra di dubbio il suo Forte Arabo, una struttura in pietra che nel corso della sua storia è stata utilizzata in diverse maniere: è servita per difendere la città dagli attacchi degli incursori, ma ha ricoperto anche i ruoli di prigione, caserma e deposito di materiale.

Al giorno d’oggi è uno dei cuori pulsanti della cittadina, in cui si riuniscono abitanti e turisti che qui possono partecipare a diversi eventi. Inoltre, al suo interno è possibile passeggiare tra diversi negozi e in un ampio giardino, attualmente adibito a teatro.

A non troppa distanza da questo edificio sorge la struttura più importante di Stone Town: il Palazzo delle Meraviglie. Si tratta della più grande opera architettonica di Zanzibar, che colpisce perché si specchia sul mare. Tra le sue pareti è possibile visitare un modernissimo museo, e al contempo sentirsi catapultati indietro nel tempo grazie alle sue mura merlate. Una piccola curiosità: il suo importante nome deriva dal fatto che fu il primo palazzo della città ad avere la corrente elettrica ed anche il primo edificio dotato di ascensore di tutta l’Africa Orientale.

Voliamo ora presso la Cattedrale anglicana chiesa di Cristo, che al suo interno conserva un altare in cui riposano le spoglie del terzo vescovo di Zanzibar, che è stato anche colui che l’ha voluta far costruire. Ma non è tutto, perché questa struttura possiede una peculiare volta a botte e una croce di legno costruita con l’albero ai cui piedi venne seppellito il cuore di Livingston, nei pressi di lago Bangweulu in Zambia.

Poi ancora il Vecchio Dispensario, edificato per commemorare il giubileo d’oro (cinquantenario dell’incoronazione) della Regina Vittoria, che è forse il palazzo più decorato della città, tanto da presentarsi ai suoi visitatori con balconi intagliati, stucchi e mosaici alle finestre.

Vecchio Dispensario, Stone Town

Fonte: iStock

Veduta del Vecchio Dispensario di Stone Town

Molto interessante è anche la casa di David Livingston che si distingue per essere una elegante residenza in cui soggiornò anche l’esploratore britannico, che scelse questa città come sua musa per pianificare il suo ultimo viaggio nell’entroterra della Tanzania, alla ricerca delle sorgenti del Nilo.

Infine la casa di Freddie Mercury, perché è proprio a Stone Town che questo indimenticabile artista è venuto al mondo. Per questo motivo, si ha la possibilità di scoprire la casa dove questa icona musicale è nata, anche se purtroppo non è valorizzata come dovrebbe.

Un tuffo nella cultura di Stone Town: musei e molto altro ancora

Per capire più a fondo la storia e la cultura di Stone Town vale la pena fare una visita al piccolo museo dedicato agli schiavi che sorge accanto alla Cattedrale anglicana chiesa di Cristo: grazie al supporto di una guida locale, si può conoscere gran parte del sistema di condotti sotterranei e delle celle in cui venivano rinchiusi questi poveri uomini.

Di fronte al Forte Arabo ci sono i preziosi Giardini di Forhodani che, soprattutto al calar della sera, permettono di fare una vera e propria immersione in parte della cultura locale: qui prende vita un mercatino pieno di bancarelle tipiche che vendono pietanze della cultura culinaria zanzibarina.

Di notevole interesse è anche il Museo del Memoriale della Pace che si fa spazio all’interno di un edificio storico e che espone molti reperti della storia di Zanzibar, tra cui l’attrezzatura medica di David Livingston, alcuni elementi dell’antica ferrovia, monete, francobolli ed esempi di artigianato locale. I giardini del museo sono invece la dimora di alcune tartarughe giganti di Aldabra.

Il Museo del Palazzo si trova tra il Palazzo delle Meraviglie e il Vecchio Dispensario, e si distingue per essere un grande edificio a tre piani dedicato al sultano Khalifa bin Haroub e alle sue due mogli.

All’interno del Vecchi Dispensario, invece, vale la pena scoprire il piccolo museo sulla storia di Zanzibar, che raccoglie foto d’epoca del lungomare.

Infine, il mercato di Darajani che è il cuore pulsante della città e che è pieno di bancarelle che vendono spezie, frutta, verdura, pesce, carne e ogni genere di piccola attrezzatura. Come è possibile immaginare, da queste parti è obbligatorio trattare.

Mercato di Darajani, Stone Town

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A spasso per il mercato di Darajani
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São Jorge, l’isola portoghese che è un sogno a occhi aperti

La chiamano isola delle fajãs, perché ospita un numero notevole di queste lingue di terra di origine vulcanica, come nessun’altra perla dell’arcipelago portoghese delle Azzorre, ma è anche l’isola del formaggio e delle vongole, delle scogliere e delle falesie, l’Isola Bruna. Ricca di mistero e storia, con una singolarità a ogni angolo, São Jorge è un paradiso tutto da scoprire e offre esperienze imperdibili.

São Jorge, l’Isola Bruna e delle fajãs

Conosciuta anche come l’Isola Bruna, São Jorge ha una forma allungata e una sequenza ritmata di coni vulcanici che trasformano la parte centrale in un dorso ondulato come quello di un animale preistorico dormiente. Nell’entroterra, l’altopiano lascia spazio ad alte scogliere che si gettano nell’oceano profondo o terminano in piccole aree pianeggianti, le famose fajãs.

São Jorge si presenta come una tavolozza di colori, con il verde delle foreste e dei pascoli semi-naturali, il marrone dei terreni agricoli, il nero delle rocce e il blu del mare. Un altro elemento distintivo dell’isola sono gli innumerevoli alberi di drago e i frammenti di vegetazione endemica nelle valli rimaste intatte, poiché protette dagli interventi umani. Questo incantevole lembo di terra adagiato sulle acque fa parte del Gruppo Centrale ed è uno dei vertici delle cosiddette “isole del triangolo”, insieme a quelle di Faial e di Pico. La sua superficie di circa 250 chilometri quadrati conta circa 10.000 abitanti.

Le fajãs sono una caratteristica distintiva dell’isola, che ne comprende oltre 70, e svelano molto sul rapporto equilibrato tra essere umano e natura, sui paesaggi e sulla biodiversità unici. I sentieri sono uno dei modi migliori per ammirarle da vicino, dato che alcune di queste si possono raggiungere soltanto a piedi, con percorsi di varie difficoltà e la possibilità di richiedere delle guide specializzate.

La Fajã da Caldeira do Santo Cristo, a São Jorge

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Fajã da Caldeira do Santo Cristo, famosa per le vongole

Come raggiungere le fajãs più suggestive

Fajã dos Cubres comprende le uniche lagune costiere dell’arcipelago, separate dall’oceano da arenili, rifugio naturale per diversi uccelli marini e migratori. Il suo nome deriva dalla pianta chiamata cubres (nome scientifico: solidago sempervirens, conosciuta come verga d’oro), dai piccoli fiori gialli. È stata recentemente insignita del premio “7 Meraviglie del Portogallo – Villaggi marini”. Si trova a circa 3 km a ovest della Fajã da Caldeira do Santo Cristo e, proprio come quest’ultima, ha visto aumentare le sue dimensioni in seguito a terremoti, come quelli del 1757 e del 1980. Una tranquilla passeggiata lungo un sentiero ondulato costeggia le scogliere tra le due Faja.

Alla Fajã da Caldeira do Santo Cristo si accede attraverso sentieri pedonali dalla Fajã dos Cubres o dalla Serra do Topo, da cui si godono splendide viste panoramiche sulla costa settentrionale dell’isola. Si tratta di un sito di primaria importanza nazionale e di interesse scientifico e geoturistico. È, infatti, classificata come Riserva Naturale Parziale e Zona Ecologica Speciale, con l’obiettivo di salvaguardare la popolazione di vongole esistente e mantenere l’equilibrio ecologico. Qui troverete le condizioni ideali per la pratica di vari sport come il surf e l’escursionismo.

Fajã do Ouvidor è una delle più popolari della costa settentrionale, per la sua accessibilità e per le piscine naturali che conferiscono a questa fajã un’unicità che attrae molti visitatori, con Poça Simão Dias che è la più grande e paradigmatica. È molto rinomata anche in occasione delle Feste dello Spirito Santo, durante le quali vengono cucinate e servite le tradizionali “Sopas do Calhau”.

Accessibile da un sentiero stretto e in pendenza, la Fajã João Dias appartiene alla parrocchia di Rosais e deve il suo nome al proprietario che possedeva la maggior parte della fajãs. Le case hanno la particolarità di essere dotate di cisterne per la raccolta dell’acqua piovana. Il suo paesaggio è particolare soprattutto per l’esistenza di una baia con una piccola spiaggia sabbiosa.

Spostandosi, invece, sulla costa meridionale di São Jorge ci si imbatte nella Fajã dos Vimes, molto attraente per le sue dimensioni e caratteristiche, con un’area abitabile che si estende sulle colline. Nota per la coltivazione del caffè, unica in Europa, è anche famosa per i suoi prodotti artigianali, come le ‘colchas da Fajã dos Vimes’, le trapunte tessute da artigiane su telai a pedale. Qui scorrono tre ruscelli e una delle particolarità della Ribeira dos Vimes è che è una fonte di acqua minerale frizzante.

Nella parte meridionale dell’isola si incontra anche la Fajã das Almas, nel comune di Velas, un piccolo paradiso rurale. Qui si trovano due cappelle: la Ermida de Nossa Senhora das Almas, situata a Barbós, e la Ermida de Santo Cristo, costruita nel 1876. Il 9 settembre 1880 quest’ultima subì un incendio, per poi essere ricostruita e riaperta il 14 gennaio 1882. Conosciuta anche come Fajã do Calhau, ospita un patrimonio naturale da non perdere.

La cittadina e il porto di Velas, sull'isola di São Jorge

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La cittadina e il porto di Velas

Le altre attrazioni naturali dell’isola di São Jorge

Tra le attrazioni che regala São Jorge ci sono i due isolotti di Ilhéu dos Rosais e Ilhéu do Topo, dove nidificano molti uccelli marini e si trovano splendidi esemplari della flora endemica delle Azzorre, motivi che hanno portato alla loro classificazione come Riserva Naturale. A solo un chilometro di distanza dall’ Ilhéu do Topo sorge un antico villaggio di pescatori, contraddistinto da un piccolo porticciolo e da un faro.

Il punto più alto di São Jorge, dove godersi una vista mozzafiato, è Pico da Esperança, da cui il panorama abbraccia anche le vicine Pico, Graciosa, Terceira e Faial. Da non perdere anche il Parco Naturale Florestal da Silveira, perfetto per le famiglie con bambini.

Il patrimonio culturale di São Jorge: cosa vedere

Si ritiene che i navigatori portoghesi si siano imbattuti in São Jorge insieme alle altre isole che la circondano. L’insediamento iniziò intorno al 1460 e fu la seconda isola del Gruppo Centrale a essere abitata. Dopo un decennio, furono fondati diversi insediamenti sulle coste occidentali e meridionali, tra cui Velas. Le case furono costruite in armonia con il paesaggio circostante. Sull’isola si possono ammirare porti pittoreschi che sono la porta d’accesso a dimore e chiese secolari con interessanti storie da raccontare. L’architettura religiosa dà il meglio di sé nella chiesa di Santa Bárbara, classificata come monumento nazionale.

Le fajãs, principale punto di riferimento dell’isola, sono state inserite dal 2016 nella lista delle riserve mondiali della biosfera dell’UNESCO. Le usanze associate a queste piccole pianure uniche nelle Azzorre, originatesi a seguito di scosse sismiche, forti piogge o altri fenomeni di instabilità che interessarono le falesie, si sono consolidate nel corso degli anni, dando vita a una specificità culturale che perdura tuttora. Per scoprire la storia e le tradizioni di São Jorge è consigliata una visita al Museo d’Arte Sacra di Velas o al Museo Francisco Lacerda di Calheta.

Gli eventi da non perdere sull’isola delle Azzorre

In aprile, a Velas si celebrano le feste di São Jorge, con processioni, mostre e spettacoli musicali. A maggio, come sulle altre isole, ricorrono invece le Feste dello Spirito Santo, dove vengono organizzati vari pellegrinaggi alle varie fajãs, che si concludono con celebrazioni popolari animate da musica tradizionale.

I principali festival dell’isola sono la Settimana Culturale di Velas e il Festival di Calheta. Entrambi si svolgono a luglio e offrono un programma culturale con mostre, conferenze, sfilate etnografiche, musica popolare e intrattenimento serale. Molti abitanti delle altre isole approfittano di queste feste per recarsi a São Jorge.

Tour gastronomico: alla scoperta dei sapori di São Jorge

Il prodotto più conosciuto di São Jorge è il Queijo de São Jorge, un formaggio stagionato a pasta dura o semidura, a denominazione di origine protetta, dal sapore leggermente piccante e dall’aroma intenso. È un prodotto di fama internazionale le cui qualità lo distingue dagli altri formaggi portoghesi, poiché conserva tutti i metodi di lavorazione tradizionali. Un altro prodotto riconosciuto per l’eccellente qualità sono le vongole di Caldeira de Santo Cristo, soggette però a restrizioni per quanto riguarda la raccolta, per cui possono essere gustate solo in alcuni ristoranti.

Il microclima di alcune fajã ha permesso la comparsa di rarità agricole, come una piantagione di caffè alla Fajã dos Vimes, ottenuto da chicchi raccolti localmente, che attira molti visitatori per gusto e particolarità. Tra i dolci tipici, assaggiate i coscorões, di cui esistono diverse versioni, arricchite con finocchio, cannella e peperoncino.

Le esperienze nella natura selvaggia

Per i più impavidi, l’isola offre buone condizioni per praticare attività avventurose come la discesa in corda doppia o il coasteering, un’attività sportiva outdoor che permette di conoscere in modo originale le coste dell’isola, visitando luoghi altrimenti inaccessibili. Naturalmente, devono essere praticati in sicurezza con il supporto di professionisti. Per chi ama il geoturismo, a Velas spiccano il Morro Grande, risultato dell’attività di un vulcano sottomarino, e il centro dell’isola, dove si può osservare un allineamento di coni che testimoniano il fenomeno del vulcanismo.

Le varie fajã della costa nord dell’isola offrono luoghi ideali per praticare il surf. In particolare, la Fajã de Santo Cristo è riconosciuta a livello internazionale, non solo per la qualità delle onde ma anche per i suoi paesaggi paradisiaci. Per chi punta, invece, al birdwatching, le importanti aree di flora autoctona, le lagune, l’estesa costa e l’alta concentrazione di uccelli migratori permettono di osservare diverse specie, dalle più comuni alle più rare. Spiccano sulle altre, Fajã dos Cubres e Fajã dos Tijolos. Anche le due estremità dell’isola, Topo e Ponta dos Rosais, sono luoghi privilegiati per gli avvistamenti.

Gli appassionati delle escursioni troveranno, infine, numerosi itinerari ufficiali, debitamente segnalati, con diversi livelli di difficoltà e che possono essere percorsi autonomamente o con compagnie specializzate. È sicuramente uno dei modi più popolari per scoprire gli splendidi paesaggi che São Jorge offre, sia sulla costa che nell’entroterra, attraverso una piacevole passeggiata all’aria aperta. Questa è una delle isole più ambite delle Azzorre per praticare questa attività, soprattutto per i sentieri che conducono alle fajãs e che offrono scenari imperdibili.

São Jorge, i sentieri dell'isola

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Escursione tra i sentieri di São Jorge