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Questa “spiaggia rotta” offre una delle visioni più belle del mondo

Immagina un luogo dove il tempo sembra essersi fermato, dove le acque cristalline si mescolano con un’atmosfera selvaggia e rigogliosa. Un territorio incontaminato, lontano dal turismo di massa, dove la natura regna sovrana. Benvenuto a Nusa Penida, un’isola indonesiana che ti farà innamorare al primo sguardo, perfetta per coloro che cercano di riconnettersi con la natura e vivere un’esperienza autentica e profondamente emotiva in una terra dal fascino primordiale

Situata a soli 20 chilometri dalla frenetica Bali, Nusa Penida è un’oasi di pace e bellezza, un rifugio per chi cerca una pausa dalla routine quotidiana e un luogo dove passare le vacanze all’insegna del vero relax. Le sue spiagge bianche e incontaminate, le scogliere mozzafiato e i fondali marini sono solo alcune delle meraviglie che vi attendono in questo angolo di paradiso.

Alla scoperta della “spiaggia rotta” dell’Indonesia

La "spiaggia rotta", Indonesia

Fonte: iStock

La “spiaggia rotta” di Nusa Penida a Bali, Indonesia

Pasih Uug Beach, nota anche come Broken Beach o “spiaggia rotta”, deve il suo nome alla sua particolare conformazione geologica. Nel corso dei millenni, l’erosione causata dalle onde del mare e dai venti ha scavato un’enorme apertura a forma di arco nella roccia calcarea che caratterizza quest’area dell’isola di Nusa Penida.

Questo fenomeno ha portato alla creazione di un anfiteatro naturale che si affaccia sull’Oceano Indiano, dando l’illusione di una spiaggia “rotta” o separata dal resto dell’isola, fatta di sabbia bianca e acque cristalline al suo interno.

Un luogo dove lo sguardo si perde tra i colori e le forme di una natura sorprendente e incontaminata. Il suono delle onde che si infrangono dolcemente sulla sabbia bianca e il profumo dell’oceano si fondono tra loro regalando un’esperienza sensoriale indimenticabile.

Oltre alla sua particolare struttura geologica, Broken Beach è un luogo di grande importanza ecologica. La sua posizione isolata e la relativa inaccessibilità hanno favorito lo sviluppo di un ecosistema fragile e ricco di biodiversità. La barriera corallina che circonda la spiaggia è l’habitat di numerose specie marine, tra cui pesci colorati e tartarughe.

È possibile raggiungere la “spiaggia rotta” prendendo un traghetto da Bali. Una volta lì, il suggerimento è quello di noleggiare uno scooter o un’automobile per esplorare l’isola in autonomia. In alternativa, sono disponibili diversi tour organizzati che includono una visita alla “spiaggia rotta” e ad altri luoghi di interesse sull’isola.

Le spiagge più belle di Nusa Penida

Oltre a Pasih Uug Beach, Nusa Penida vanta una varietà di altre spiagge paradisiache che meritano di essere esplorate. Una delle più emozionanti è senza dubbio Kelingking Beach. Situata sulla costa sud-occidentale dell’isola, questa spiaggia è famosa per la sua imponente formazione rocciosa a forma di T-Rex che si estende verso l’Oceano Indiano. Il panorama offerto da questo capolavoro naturale è davvero unico e affascinante.

Per gli appassionati di snorkeling o diving, un must-see dell’isola è la spiaggia di Crystal Bay. Grazie alla sua posizione privilegiata e all’incredibile barriera corallina che la circonda, questa baia offre un’esperienza subacquea indimenticabile e piena di emozioni.

Circondata da palme e vegetazione rigogliosa, crea un ambiente tropicale idilliaco. Inoltre, le sue acque trasparenti e calde sono l’habitat ideale per un’infinità di specie marine, tra cui tartarughe, murene, pesci e il raro Mola, un gigante gentile che può raggiungere i 3 metri di lunghezza.

Nusa Penida è anche la patria di altre spiagge straordinarie e suggestive, come Atuh Beach e Diamond Beach, entrambe caratterizzate da panorami da sogno e un’atmosfera di pace assoluta.

E infine c’è Suwehan Beach, meno conosciuta ma ugualmente incantevole, un angolo di paradiso nascosto che offre tranquillità e relax senza pari. La spiaggia è circondata da alte scogliere e acque cristalline, ideali per nuotare e rilassarsi.

Se siete alla ricerca di un’esperienza autentica e lontana dal turismo di massa, questa piccola isola indonesiana è il posto che fa per voi. Nusa Penida è un tesoro di bellezze naturali e paesaggi da sogno che attendono solo di essere scoperti.

Kelingking Beach a Nusa Penida, Indonesia

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Kelingking Beach, isola di Nusa Penida, Indonesia
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Perù, in viaggio verso le Islas Ballestas: tra fauna marina e meraviglie della natura

Se tra i tanti desideri che custodite c’è per caso quello di ammirare animali in libertà in contesti naturalistici che tolgono il fato, abbiamo una buona notizia per voi. Esiste, infatti, una maniera per rendere reale questo prezioso sogno che custodite nel vostro cassetto: viaggiare verso le Islas Ballestas.

Dove si trovano le Islas Ballestas

Le incantevoli Islas Ballestas sono un gruppo di piccoli lembi di terra che spuntano al largo della città di Pisco, lungo la costa meridionale del Perù. Seppur minute, sono oggi un importante santuario per la fauna marina, ma anche un luogo dove gli animali hanno scelto di rifugiarsi e vivere in tranquillità.

Niente spiagge che tolgono il fiato e mai avvistata una palma per proteggersi dal sole: questo è semplicemente un posto dove osservare mammiferi – e non solo – nel loro ambiente naturale, senza sbarre e intervento umano. Chiamate scherzosamente le “Galapagos dei poveri“, offrono un’esperienza che vale la pena di essere vissuta, una di quelle che bisogna assolutamente spuntare nella lista dei desideri, sempre che vi piacciano gli animali.

Come visitarle

Non è possibile soggiornare sulle Islas Ballestas. L’unico modo per esplorarle è utilizzare le imbarcazioni offerte dalle agenzie che organizzano questo tipo di escursioni e che si trovano presso Paracas. Per raggiungere queste incredibili formazioni rocciose occorre approssimativamente mezz’ora, mentre l’intero tour ha una durata di circa un paio d’ore.

Essenziali sono un cappello e una giacca a vento. Il primo per proteggersi dal guano, mentre il secondo perché fa sempre comodo quando si parla di gite in barca, anche perché i motoscafi sono tutti piccoli e scoperti. No, non avrete la possibilità di avventurarvi a piedi sulle isole, ma avrete comunque modo di vedere da vicino tantissimi animali diversi, alcuni dei quali non è possibile trovare nel nostro Paese.

Cosa aspettarsi

Partecipando a un tour organizzato che conduce presso le Islas Ballestas, vi catapulterete in un vero e proprio incontro ravvicinato con animali di qualsiasi tipo. Creature che non possono essere trattenute in nessun modo dall’uomo. Parliamo di leoni marini, crostacei giganti e uccelli di ogni specie.

E poi ancora decine di migliaia di pellicani e, se particolarmente fortunati, persino cetacei come balene e delfini. Un vero e proprio spettacolo della natura che, attraverso i suoi esseri viventi, sembra volerci parlare e chiedere rispetto.

E poi, anche se pare brutto dirlo, strati e strati di guano (quindi cacca) che per il Perù è una risorsa eccezionale in quanto ha un potere fertilizzante 30 volte superiore allo sterco di vacca. Vi basti sapere che i guardiani delle isole hanno anche il compito di raschiare e raccoglierlo, almeno per 6 mesi consecutivi.

E durante il viaggio di andata una misteriosa meraviglia: il Candelabro, vale a dire un geoglifo peruviano gigantesco che rappresenta una figura a 3 braccia, alta più di 150 metri e larga 50. Se vi state chiedendo dove, la risposta è molto semplice: è scolpito nella sabbia sulla costa, sulle pareti di un’imponente collina.

Per molti, infatti, sembrerebbe avere un collegamento con le ben più famose Linee di Nazca, ma la verità è che al momento non si ha alcuna informazione certa.

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Le Isole Incoronate della Croazia sono le regine del mare

Il paradiso all’improvviso: è questo il sentimento che prevale nel viaggiatore nel momento in sui si trova al cospetto delle Isole Incoronate della Croazia. Un prezioso arcipelago che si fa spazio tra le limpide acque del Mar Adriatico e dove svettano questi meravigliosi fazzoletti di terra che possono essere definite le regine del mare.

Dove si trovano le Isole Incoronate

Le affascinanti Isole Incoronate si ergono in tutta la loro autenticità di fronte alla Dalmazia, a 15 miglia nautiche a ovest di Sebenico e 15 a sud di Zara. Composto da 147 tra isole, isolotti e grossi scogli, l’arcipelago si trova proprio a sud-est dell’isola Lunga – in croato Dugi Otok -, della quale sono la naturale continuazione.

Data la loro indiscutibile bellezza, sono persino conosciute come “la Polinesia dell’Adriatico” e sono la meta più indicata per i viaggiatori che hanno voglia di luoghi tranquilli, dove a regnare in maniera indiscussa sono la pace e la natura più vera.

Come arrivare e come visitare le isole

Prima di scoprire quali sono le attività che si possono fare presso le Isole Incoronate e le varie attrazioni che ci sono da vedere, è necessario essere a conoscenza di alcune informazioni che riguardano il come arrivare, in che modo visitarle e dove eventualmente soggiornare in questi angoli di paradiso.

Isole Incoronate, cosa sapere

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Veduta delle Isole Incoronate

Le Isole Incoronate sono immerse in un’area protetta, ciò vuol dire che nessuna di esse è dotata di aeroporto. Per arrivarci è infatti necessario partecipare a delle visite guidate che possono essere effettuate esclusivamente tramite imbarcazioni registrate per il trasporto passeggeri, e che quindi hanno ottenuto un’autorizzazione apposita dal Parco. In alternativa si può optare per il soggiorno di alcuni giorni, ma in questo caso dovete tenere bene a mente alcune informazioni.

Innanzitutto le isole non dispongono di hotel. Per i viaggiatori ci sono però delle case private che vengono affittate a prezzi alquanto elevati in 16 diverse località: Stiniva, Statival, Lupeska, Tomasovac – Suha punta, Sipnate, Lucica, Kravljacica, Striznja, Vruje, Gujak, Opat, Smokica, Ravni Zakan, Lavsa, Piskera – Vela Panitula, Anica on Levrnaka, Podbižanj, e Koromasna. Inoltre è proibito campeggiare al di fuori delle aree designate, ossia Ravno, Zakan e Levrnaka.

Per quanto riguarda le visite, è bene essere a conoscenza che le immersioni subacquee al di fuori di gruppi organizzati e approvati sono proibite. Alla luce di tutto ciò viene spontaneo domandarsi: cosa si può fare quindi presso le Isole Incoronate?

Cosa visitare

Partiamo dal presupposto che se deciderete di organizzare una vista presso le Isole Incoronate, che in lingua locale si chiamano Kornati, da lì a breve vi ritroverete in paradiso. L’arcipelago si caratterizza, infatti, per la presenza di impressionanti rocce che raggiungono altezze di 60-80 metri fuori dall’acqua, e più di 100 metri negli abissi.

Mastodontiche falesie, promontori e grotte si affacciano su un Adriatico più bello che mai, mentre di fronte a voi si apre un paesaggio che sembra non essere di questo pianeta.

Paesaggio isole Kornati

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Il paesaggio delle Isole Incoronate

Oltre a bagni indimenticabili e relax in spiagge che paiono essere dipinte da favolosi pittori, da queste parti è possibile osservare numerosi animali, più di 800 specie di piante, moltissimi uccelli come falchi pellegrini, gufi reali e sparvieri e, soprattutto, passeggiare tra la vegetazione.

Questi piccoli atolli sono infatti pregni di punti panoramici e belvedere naturali che possono essere scovati intraprendendo numerosi sentieri. In più, si possono gustare diverse delizie locali grazie a circa 20 ristoranti.

Ma non è finita qui perché, passo dopo passo, si può anche arrivare al cospetto della brulla isola di Piskera dove si fa spazio una chiesetta costruita dai pescatori. Poi ancora a Kornat, l’isola con la maggiore estensione di tutto l’arcipelago, in cui cerca di toccare il cielo la chiesetta della Madonna di Tarac, costruita nel Medioevo sui resti di basilica paleocristiana.

In sostanza una gita o un soggiorno presso le Isole Incoronate si fa per scoprire dei paradisi terrestri totalmente intatti, per lasciarsi andare alla pace, per cospargersi di natura selvaggia e per tuffarsi in un mare magnifico: sono i luoghi ideali per rimettersi al mondo, per creare un completo distacco dalla vita quotidiana.

Le spiagge da non perdere

Non stiamo scherzando: il mare che offre l’arcipelago delle Incoronate è il più bello di tutta la Croazia (e non solo). Una delle spiagge più affascinante è la Baia Telascica che sorge nella parte meridionale dell’Isola Dugi Otok. È una sorta di porto naturale protetto dai venti e dalle correnti dell’Adriatico che sfoggia tre zone separate da strettoie e fondali in cui vanno a riprodursi numerose specie marine. Tra le altre cose, proprio qui si sviluppa persino un lago salato.

Baia Telascica, Isole Icoronate

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I colori della Baia Telascica

Altrettanto affascinante è la Baia Saharun, una spiaggia sabbiosa situata sempre sull’Isola Dugi Otok. Un mare azzurro e cristallino invita ad immergersi e grazie al suo incredibile fascino è stata spesso elencata tra le “più belle baie del mondo”.

Poi ancora Ravni Zakan, un piccolo isolotto da raggiungere esclusivamente via mare che è un vero e proprio paradiso di natura incontaminata lambito da acque cristalline.

Non meno affascinante è Baia Opat, situata sull’isola Kornat. Dotata di molto spazio, è un piccolo angolo paradisiaco del Mar Adriatico che offre tutto il necessario per trascorrere una giornata di stupore.

Molto bella è anche l’Isola di Rava che si fa amare per la sua costa molto frastagliata e ricca di baie: ce ne sono persino tredici. L’habitat ideale di tartarughe di mare, delfini e stelle marine. Inoltre, secondo una leggenda, proprio qui si trova il centro del mondo, un buco enorme nella terra in cui in un tempo lontano sorgeva una pianta di gelso.

Meravigliosa è anche la Baia di Lernaka situata sull’isola omonima. Con ben 117 metri sopra il livello del mare, regala la vista migliore di tutta la zona. Dalla parte opposta vale la pena fare un salto anche presso la Spiaggia di Lojena, accarezzata da un mare cristallino e incorniciata da un panorama emozionante.

Informazioni utili

Per visitare nella migliore maniera possibile le Isole Incoronate è necessario tenere a mente alcune informazioni, oltre a quelle che vi abbiamo già dato. Se è vero che sono un paradiso di natura selvaggia, incontaminata, primitiva, è altrettanto reale che sono isole private e che per questo bisogna comportarsi come ospiti educati.

Inoltre, non esistono negozi e i sub autonomi con regolare qualificazione o patentino possono effettuare immersioni in autonomia presso 9 zone: Kornat (Opat – Tanka Prisliga), Samograd, Okljuc, Mala Panitula, Vela Panitula, Rasip, Kasela, Mana, Borovnik.

Infine, non è possibile portare sabbia o altro ed è proibito disturbare in qualsiasi maniera gli organismi marini.

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Faliraki, una Grecia tutta da scoprire

L’estate è orami entrata con forza – e anche con il caldo – nelle nostre vite e si fa sempre più forte la voglia di prendere armi e bagagli e andare in vacanza. L’Europa è una destinazione ottimale per cui è in cerca di mare e di tantissime cose da fare. Per questo motivo abbiamo deciso di parlarvi di una eccezionale destinazione della Grecia: Faliraki.

Dove si trova Faliraki

Faliraki è una graziosa località balneare situata sull’altrettanto suggestiva Rodi. Parliamo quindi di un curioso villaggio che prende vita lungo la costa orientale della più grande isola del Dodecaneso, a circa 12 chilometri dal capoluogo.

Si tratta di una località turistica particolarmente amata dai viaggiatori che scelgono la Grecia come meta delle loro vacanze. Sapete perché? Perché Faliraki si trova in una posizione molto favorevole, ma anche perché regala spiagge immense, bar, ristoranti, alberghi, affittacamere e, soprattutto, una vivace e colorata vita notturna.

Non a caso è una realtà particolarmente frequentata dai giovani che qui possono divertirsi grazie a una vasta scelta di locali, sia di giorno che di notte, e magari proprio sulla sua bella spiaggia. Ciò non toglie che questo angolo dell’isola di Rodi sia una destinazione adatta anche alle famiglie per via dei tanti servizi offerti.

Faliraki, cosa vedere

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Una meravigliosa veduta di Faliraki

Cosa vedere

Come si è potuto intuire dalle righe precedenti, Faliraki non è probabilmente la cittadina più emozionante della Grecia. Questo perché si caratterizza per possedere un lungo susseguirsi di hotel e appartamenti per turisti, una moltitudine di negozi, caffetterie, locali notturni, ristoranti, discoteche, campi da beach volley, parchi acquatici, bungee-jumping, aree gioco per i più piccoli, piste go kart, centri equitazione e molto altro ancora.

No, non è la località più suggestiva di Rodi, ma senza ombra di dubbio qui si possono fare tante attività e sicuramente non ci si annoia. Il tutto, ovviamente, sempre concedendosi il privilegio di fare i bagni che si desiderano in un mare limpido e cristallino, così come potersi rifugiare in angoli circondati da rocce monumentali e dai profili selvaggi.

Se si sceglie questa meta per le proprie vacanze, è quindi per la facilità con cui la si può vivere, per la vicinanza a tante altre attrazioni da scoprire e perché si desidera fare una Vacanza con la V maiuscola, ovvero quella in cui non si vuole pensare a niente.

La maggiore attrazione turistica che si può trovare da queste parti, infatti, è un gigantesco WaterPark, un parco di divertimento acquatico con piscine e scivoli che ben si plasmano a qualsiasi età.

Le spiagge da non perdere

Faliraki è la regina del divertimento, ma anche una buona destinazione in cui godere di belle spiagge lambite da un mare a dir poco fantastico. La prima spiaggia che vi consigliamo di visitare è quella che si trova ai piedi del suo centro, un lido così esteso che le conferisce il titolo di uno degli arenili più famosi di Rodi, o almeno quello più frequentato.

Del resto parliamo di un lungo litorale di sabbia dorata in larga parte attrezzato e accarezzato da un mare azzurro e limpido. Con le acque generalmente calme, mette a disposizione fondali piuttosto bassi e per questo si rivela adatto anche alle famiglie con i bambini.

Baia di Faliraki, Rodi

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La grande Spiaggia di di Faliraki

Se ci si allontana di soli 4 chilometri dal centro, si arriva al cospetto di un piccolo capolavoro della natura: la Baia di Anthony Quinn. Il nome di questo minuto angolo di paradiso non è casuale perché proprio lui, il famoso attore americano, ebbe per questa caletta un colpo di fulmine durante le riprese del film “I cannoni di Navarone”.

Ma del resto non si può biasimare: si tratta di una spiaggia di pietre levigate, in parte attrezzata, che prende vita su una scenografica e maestosa insenatura. Il mare, manco a dirlo, è magnifico e caratterizzato da un colore dalle mille sfumature di turchese. I fondali regalano invece molte soddisfazioni per chi ama praticare lo snorkelling.

Dall’altra parte del promontorio che abbraccia la Baia di Anthony Quinn sorge un’altra incantevole caletta, la Spiaggia di Ladiko. Certamente meno nota rispetto alle precedenti, si caratterizza per offrire al visitatore un arenile misto di sassi e sabbia fine dolcemente sfiorato da un mare azzurro e trasparente. A rendere il tutto ancor più affascinante sono le colline circostanti che sono completamente avvolte da una florida vegetazione mediterranea.

C’è anche la spiaggia perfetta per chi, dopo il tanto divertimento che si vive tra le vie del centro di Faliraki, ha bisogno di un po’ di relax e privacy: Kathara. Parliamo infatti di un arenile piuttosto tranquillo che si estende in prossimità di un porticciolo di pescatori. Un piccolo golfo di ciottoli e sabbia circondato da alte scogliere che diventano lo sfondo ideale anche per i nudisti.

Come arrivare a Faliraki

Faliraki è uno dei più grandi centri del divertimento e della movida nelle isole del Dodecaneso, una meta altamente frequentata anche grazie alle facilità negli spostamenti. Se si proviene dalla città di Rodi, per esempio, basta salire a bordo di una vettura del servizio autobus che collega i due centri abitati con una corsa ogni mezzora.

Se invece si preferisce viaggiare con un mezzo proprio, occorre seguire le indicazioni per il villaggio. Insomma, arrivare a Faliraki è un gioco da ragazzi, quegli stessi che qui trovano davvero tanto pane per il loro denti.

Spiaggia di Kathara a Faliraki

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L’appartata Spiaggia di Kathara

Cosa vedere nei dintorni

Come vi abbiamo detto in precedenza, Faliraki è la meta ideale in cui trascorrere vacanze senza pensieri e all’insegna del divertimento, ma è anche un’ottima base per andare a scoprire alcune meraviglie dell’isola.

Vista la vicinanza con il capoluogo, il consiglio è non perdere una gita alla città di Rodi che prende vita all’interno di una cinta muraria lunga 4 chilometri. Suddivisa in Città Alta e Città Bassa, regala passeggiate indimenticabili in angoli pregni di storia e piccoli scorci che non lasciano di certo indifferenti.

Vale anche la pena fare un salto presso la fortezza di Erimokastro, famosa soprattutto per essere stata parte del set cinematografico de “I cannoni di Navarone”, che fa innamorare perché incorniciata da rovine di antiche mura. Non meno interessante è il sito archeologico di Sarantapichos che ancora oggi si pensa che sia parte di un’acropoli del periodo arcaico. Bellissimo, inoltre, è il vecchio monastero del profeta Amos che si erge fiero su una collina.

Infine, la destinazione top per arrivare a fine vacanze nella maniera più curiosa possibile: Kalithea, una località dove sgorgano sorgenti calde che spruzzano acqua di colore rosso.

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Il treno lento che attraversa il Patrimonio dell’Unesco

Viaggiare lentamente, riprendersi i propri tempi, imparare nuovamente a godere del tragitto e non solo della meta. Perché viviamo in un’epoca troppo veloce, in cui tutto è efficienza e velocità, in cui lo sguardo è più proiettato verso il telefono e meno verso il mondo che ci circonda.

Accade da noi, ma anche in Giappone dove i mezzi sono velocissimi e permettono di spostarsi da un luogo all’altro nel più breve tempo possibile. Ma non con il Resort Shirakami Train, un treno lento che ci fa scoprire luoghi di grande bellezza e fascino con la sua andatura senza fretta, attraverso le meraviglie del paese. E più precisamente dalla prefettura di Aomori alla prefettura di Akita. La velocità spesso tocca una media di soli 10 km orari e il treno impegna cinque ore per compiere tutto il tragitto. Nulla a che vedere, dunque, con i tanto celebri treni giapponesi che viaggiano anche a 320 km orari. Altro dettaglio non da poco? Durante il viaggio si attraversa una meravigliosa foresta Patrimonio dell’Unesco.

Viaggiare con lentezza: il Resort Shirakami Train in Giappone

Ammirare gli spazi, godere di una vista impareggiabile, scoprire il mondo dedicando tempo al viaggio: spesso siamo portati a voler raggiungere i luoghi nel minor tempo possibile immaginando che, una volta arrivati, si possa dare il via alla vacanza. Ma se, invece, dessimo valore anche al tragitto? In Giappone, patria dei treni ad alta velocità, c’è la possibilità di viaggiare con lentezza grazie a un mezzo che è stato progettato proprio con l’idea di godersi il viaggio: si tratta del Resort Shirakami Train. Si snoda lungo la Gono Line e permette di ammirare un paesaggio unico e mozzafiato, grazie alle ampie finestre – progettate appositamente – e al fatto che nei punti di maggiore interesse la velocità diminuisce ulteriormente per permettere di osservare l’ambiente circostante.

Viaggiare con lentezza con il Resort Shirakami Train in Giappone

Fonte: iStockPhoto – Foto di Cheng Feng Chiang

Il Resort Shirakami Train in Giappone per viaggiare con lentezza

Infatti, il treno viaggia lungo la costa giapponese e restituisce una visuale autentica del paese, ma offre anche un modo inusuale di vivere il percorso, più rilassato, meno frenetico, che guarda un con un pizzico di nostalgia ai tempi passati e che valorizza l’esperienza in sé, invece della destinazione finale.

E la visuale di questi luoghi è pazzesca: chi viaggia sul treno ha la possibilità di ammirare la natura, il mare, le sue tante favolose sfumature, per un tragitto che colma lo sguardo di bellezza. Non da poco anche il fato che il Resort Shirakami Train attraversi anche la foresta Patrimonio Unesco.

Shirakami Sanchi, la foresta Patrimonio dell’Unesco

La Shirakami Sanchi è una foresta vergine che si estende lungo un’ampia area nel nord dell’isola di Honshū in Giappone, zona all’interno delle prefetture di Akita e Aomori. Un’ampia parte di questa foresta è diventata nel 1993 Patrimonio dell’Unesco. Un ambiente intatto, che regala allo sguardo di chi lo visita la natura nella sua forma più affascinante e genuina. Faggi, ma non solo, sono tra le piante che si possono ammirare in tutta la loro bellezza, così come gli animali che abitano questa zona del Giappone dal sapore antico e autentico.

Treni turistici in Giappone, un’esperienza di viaggio indimenticabile

Un modo per ammirare il Giappone da un punto di vista diverso: viaggiare sui treni turistici, che ci sono nel paese permette, di avere una visuale nuova e alternativa alle normali mete di vacanza. Come il Sagano Romantic Train, che sembra portare indietro nel passato e che si snoda lungo il fiume Hozugawa tra Arashiyama e Kameoka. Da non perdere anche il 36+3, che è stato inaugurato nel 2020 e che regala ai viaggiatori un’esperienza di lusso.

Ma ce ne sono anche altri e offrono esperienze indimenticabili a chi viaggia. Anche più lente e immersive, proprio come il Resort Shirakami Train.

La stazione di Juniko una delle tappe del treno lento in Giappone

Fonte: iStockPhoto – Foto di Cheng Feng Chiang

La stazione di Juniko in Giappone
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Perhentian Island: la Malesia che sembra il paradiso

Molto spesso, quando si pensa a spiagge paradisiache e a mare da sogno, tra le mete del Sudest asiatico non viene presa in considerazione la Malesia. Oltre a tesori tutelati dall’Unesco come Malacca e le maestosità delle Batu Caves di Kuala Lumpur, questo Paese nasconde delle isole che sono dei veri e propri Eden tropicali e dove la regina indiscussa è solo ed esclusivamente lei: la natura. I fazzoletti di terra in questione si chiamano Perhentian Island e sono un piccolo arcipelago lambito dalle acque calde e limpide del Mar Cinese Meridionale.

Isole Perhentian, cosa sapere

Alle Isole Perhentian si arriva per rimettersi in contatto con l’angolo più remoto delle nostre anime: non ci sono strade, le automobili sono un’utopia, si passa da un’isola all’altra attraverso dei sentieri dispersi nella giungla popolata da dispettose scimmie, oppure a bordo di taxi boat. Poi ancora si mangia e si cena (bene, perché la Malesia offre un’interessante proposta culinaria) con i piedi sula sabbia, si fanno immersioni in abissi che sono quasi più colorati della superficie e ci sono spiagge talmente belle che anche la nostra fantasia farebbe difficoltà a immaginarle.

Sì, le Perhentian Island, al netto di qualche resort che purtroppo deturpa il panorama, sono ancora autentiche, vere, dei posti speciali. E lo sono perché anche gli alberghi disponibili hanno poco a che fare con il lusso. Certo, possiedono tutto quello che serve per stare bene in un paradiso come questo e ci sono di più basso e alto livello, ma la sfarzosità ancora non esiste. Anche se, ed è giusto dirlo, si vocifera che a breve anche qui spalancherà le porte un Marriott Resort.

L’arcipelago delle Perhentian

Il magico arcipelago delle Perhentian è formato da due isole principali, Perhentian Besar (la grande) e Perhentian Kecil (la piccola) e da qualche suggestivo scoglio. La Besar e la Kecil sono le uniche due isole in cui è possibile alloggiare e, pur essendo situate a qualche centinaio di metro di distanza l’una dall’altra, presentano uno spirito completamente diverso.

Isole Perhentian: cosa sapere

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Un angolo delle Isole Perhentian

Entrambe, tuttavia, condividono le meraviglie del luogo in cui sono immerse: l’area protetta del Parco Marino del Terengganu che offre acqua limpidissima, una barriera corallina ricca di vita, sabbie bianchissime al punto da sembrare nuvole e una rigogliosa e verde vegetazione tropicale.

La Besar è un’isola di circa 13 chilometri e tra le due è la più tranquilla, quella frequentata principalmente da coppie e bambini. Kecil, invece, è la più amata dai giovani e in particolare dai viaggiatori con lo zaino in spalla che qui trovano un paradiso economico in cui lavorare e/o rilassarsi a dovere.

Qualunque sia la vostra scelta per fortuna non c’è problema: in entrambe le isole ci si può immergere in un mare cristallino e andare da una sponda all’altra in pochissimo tempo. E c’è anche una bella notizia in più: le tariffe dei taxi acquatici sono fisse ed esposte su dei tabelloni. In sostanza si deve solo pensare al relax perché non c’è alcun bisogno di contrattare, anche se volendo ci si può provare.

Cosa vedere alle Perhentian

È abbastanza chiaro che chi sceglie le Perhentian come meta di viaggio viene qui per un paio di motivi ben precisi: il mare e i suoi fondali. Alcune delle spiagge più belle sono raggiungibili esclusivamente in barca, mentre in altre ci si può arrivare anche a piedi.

L’isola di Kecil, per esempio, presenta due spiagge principali che si chiamano Long Beach e Coral Bay. La prima è l’ideale per fare un po’ di festa, mentre la seconda, così chiamata perché tra la sabbia morbida spunta anche qualche corallo, è la migliore in cui ammirare un tramonto locale.

Coral Bay, Isole Perhentina

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Una splendida veduta di Coral Bay

Da Coral Bay parte anche un sentiero che permette di raggiungere altre tre belle spiagge, il tutto passeggiando in una vera giungla. Una delle calette segrete più affascinanti si chiama Mira Beach e si fa amare perché è una striscetta di sabbia bianca contornata da scogliere e da fitta giungla.

Altrettanto straordinaria è la D’Lagoon, una caletta di nemmeno 30 metri di lunghezza che si ritrova abbracciata da grandi rocce. Ma la sua bellezza non è finita qui perché, superati 20 metri dalla riva, appaiono magnifici giardini di corallo, tra i più suggestivi di tutto l’arcipelago.

Da qua, tra le altre cose, prendono vita due sentieri generalmente poco frequentati che conducono ad altrettante spiaggette quasi sempre deserte: Turtle (da non confondere con la Turtle Beach di Besar) e la graziosa Adam and Eve Beach.

Sempre a Kecil vale la pena fare un salto anche a Romantic Beach che per molti è una delle spiagge più belle di tutte le Perhentian. Si tratta di una striscia di sabbia lunga poco più di un centinaio di metri in cui camminare in una sabbia bianchissima e tuffarsi in un mare magnifico. A rendere l’ambiente ancora più magico è che non ci sono fastidiose costruzioni in vista, un vero paradiso tropicale.

Nono sono meno incantevoli le spiagge di Besar a partire dalla già nominata Turtle Bay che si distingue per essere selvaggia e spettacolare, forse la più primitiva dell’interno arcipelago. Al vostro cospetto vi ritroverete una lunga striscia di sabbia bianchissima puntellata da grandi rocce di granito dove arrampicarsi. Non manca la giungla, fittissima, mentre non vi è alcuna traccia di strutture di alcun tipo perché qui non è permesso edificare nulla.

Turtle Bay, Isole Perhentian

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Una magica veduta di Turtle Bay

Come si può intuire dal nome, è anche il luogo più amato dalle tartarughe che da aprile a settembre, col buio, in molte circostanze vengono qui a deporre le loro uova.

Poi ancora la Spiaggia del PIR che, oltre a essere bella da togliere il fiato, offre anche la possibilità di rigenerarsi sotto le palme e fare il bagno insieme alle tartarughe e alle razze. Non è certo da meno Tuna Bay dove a spiccare è una suggestiva barriera corallina, un po’ come dedicarsi a un’indimenticabile nuotata in un acquario a cielo aperto.

Molto belle sono anche Abdul’s Beach, che senza ombra di dubbio merita il titolo di una delle migliori spiagge dell’isola, e Bubble’s Beach che forse è una delle meno note ma ugualmente ricoperta di sabbia bianca e ottima per ammirare i fondali.

Come si arriva alle Isole Perhentian

Il primo passo da fare per arrivare alle Isole Perhentian è raggiungere o il porto di Kuala Besut o quello Tok Bali. Una volta qui si hanno due possibilità: organizzare il trasporto con la struttura del proprio alloggio, oppure rivolgersi a una delle varie agenzie che mettono a disposizione – ad orari prestabiliti – imbarcazioni per le isole.

La buona notizia è che arrivare ai porti che vi abbiamo detto sopra è piuttosto semplice in quanto esistono compagnie che organizzano dei bus dalla capitale delle Malesia o da altre cittadine da sogno come Malacca. Il viaggio però richiede spesso molte ore, e per questo il consiglio è farlo di notte.

Quando andare alle Isole Perhentian

Le Perhentian sono un paradiso vero ma purtroppo non sempre accessibile. Nel periodo delle piogge monsoniche, ovvero quello che va novembre a febbraio, i collegamenti con la costa vengono quasi del tutto sospesi e più o meno tutte le strutture alberghiere chiudono le loro porte. Ciò vuol dire che è possibile attaccarvi quasi esclusivamente da marzo ad ottobre inoltrato.

I mesi che vanno da aprile a settembre sono quelli in assoluto più caldi (anche se qui il freddo quasi non esiste) con medie minime di 23/24° e massime intorno ai 32°. Il top del top per visitare questo meraviglioso angolo del nostro mondo è quindi il periodo che va da metà maggio a metà settembre, momento dell’anno in cui le giornate sono particolarmente luminose ed assolate. Luglio e agosto corrispondono all’alta stagione, quindi seppur belli sono i mesi in cui i prezzi del soggiorno sono assolutamente più alti.

Per il resto, preparatevi a godere di uno dei paradisi più speciali del Sudest asiatico.

Perhentian island, come organizzare il viaggio

Fonte: iStock

Veduta aerea delle Perhentian island
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Basilicata: avventure sui ponti tibetani e non solo

La Basilicata è una regione emozionate, ma forse non tutti sanno che può essere considerata la zona più adrenalica del nostro Paese. Tra la sua natura rigogliosa, i suoi borghi da sogno e il suo mare che sembra uscito da una cartolina, è possibile lasciarsi andare ad avventure straordinarie, come quella di attraversare i ponti tibetani.

Il ponte tra i due Parchi di Castelsaraceno

Castelsaraceno è un grazioso comune di poco più di 1000 abitanti che si trova in provincia di Potenza. Un borgo particolarmente romantico perché, ha detta di molti, possiede la forma di un cuore dove tante casette strette l’una all’altra e vicoli tortuosi prendono vita in un contesto ambientale che lascia incantati.

Arrampicato su uno sperone roccioso chiamato La Tempa, è situato tra le irresistibili meraviglie del Parco Nazionale del Pollino e il Parco Nazionale dell’Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese, tanto da essere il punto di partenza perfetto per scoprire una regione che conserva ancora intatto il suo contatto primordiale con la natura.

Ma non solo: proprio qui prende vita quella che fino a poco tempo fa era considerato il ponte tibetano più lungo del mondo grazie ai suoi 586 metri di lunghezza. Per percorrerlo per intero occorrono circa 1160 passi compiuti nel vuoto mentre di ammira un panorama che di certo non lascia indifferenti. Da qui, infatti, è possibile godere di un punto di vista inedito sul selvaggio e incontaminato entroterra lucano.

A ben 80 metri di altezza dal suolo, è senza ombra di dubbio un’opera ingegneristica eccezionale anche perché collega i due eccezionali parchi in cui prende vita il borgo: il Parco Nazionale del Pollino e quello dell’Appennino Lucano-Val d’Agri Lagonegrese.

Si tratta perciò di un affascinate collegamento che si allunga fino a uno sperone roccioso situato tra le pendici del monte Raparo e del monte Castelveglia. Dotato di tiranti laterali, è aperto ogni giorno e soprattutto è in grado di mantenere la sua stabilità e solidità anche nelle giornate più ventose.

Adatto a tutti per il livello di sicurezza che presenta, è interdetto solo alle persone che sono più basse di 1 metro e 20 e agli animali di qualsiasi stazza. Un’esperienza che, una volta vissuta, rimarrà nella liste delle avventure più belle mai compiute.

Il Ponte Tibetano di Castelsaraceno

Fonte: Apt Basilicata

Il Ponte Tibetano di Castelsaraceno

Il Ponte alla Luna di Sasso di Castalda

Sasso di Castalda è un comune ancora più piccolo della provincia di Potenza rispetto a quello che vi abbiamo citato sopra. Con suoi poco più di 700 abitanti, sorge a circa 800 metri di altezza sul livello del mare e si trova arroccato come un presepe sul Saxum, un curioso sasso che fa parte del complesso montuoso Arioso e Pierfaone.

Ma questa non è la sua unica speciale caratteristica: è conosciuto anche come il “borgo dei ponti tibetani” e ora vi spieghiamo il perché.

Sasso di Castalda prende vita in una zona di notevole rilevanza geologica perché si sviluppa attorno al Fosso di Arenazzo. Partendo dai suggestivi vicoli del borgo che si diramano tra caratteristiche abitazioni, si raggiunge la partenza del primo dei ponti tibetani in Basilicata, lungo 95 metri e sospeso a circa 70 metri di altezza.

Attraversandolo si giunge alla sponda opposta e dove ci si ritrova su un versante dove svettano formazioni geologiche davvero uniche del loro genere. Il viaggio ricco di avventura continua percorrendo il sentiero lungo la sponda del Fosso e in circa 15 minuti si arriva all’impressionante Ponte alla Luna.

Si tratta di un complesso di due ponti tibetani con una campata unica di  300 metri e sospeso nel vuoto a 120 metri di altezza dal torrente sottostante. Camminando “nell’aria” si arriva al rudere del castello che domina dall’alto il villaggio.

Una volta giunti al termine c’è anche una meraviglia in più per tutti i visitatori: una sky-walk in vetro sospesa sul ponte e un belvedere attrezzato che permette di scorgere il panorama delle montagne circostanti. La durata totale del percorso dei ponti tibetani è di circa 2-3 ore.

Una piccola curiosità: non si chiama Ponte alla Luna a caso. È così chiamato per lo stretto legame che ha questo borgo dell’appenino lucano possiede con la storia del primo sbarco sulla Luna perché la famiglia emigrata di Rocco Petrone, l’ingegnere che partecipò alla missione Apollo 11, è originaria proprio di Sasso di Castalda.

Ponte tibetano di Balvano

Balvano è un altro interessante comune della provincia di Potenza e anche qui prende vita un ponte tibetano che vale la pena percorrere. Prima di raccontarvelo, però, vi invitiamo a controllare informazioni più aggiornate perché ultimamente il ponte era chiuso per lavori.

Si tratta di un meraviglioso collegamento che è inserito all’interno dell’altrettanto splendido percorso fluviale “Gole del Platano” dove poter fare trekking in mezzo a una natura che incanta.

Tra i vari sentieri che presenta spicca uno attrezzato con un ponte nepalese che si affaccia sulla panoramica  gola del fiume Platano. Con un dislivello di circa 200 metri, permette di “passeggiare ” accanto al letto del torrente e in occasione delle seguenti attività: trekking diurno e serale, “sentiero attrezzato dei minatori”.

Le altre avventure adrenaliniche che permette di fare la Basilicata

Come vi abbiamo accennato nell’introduzione di questo pezzo, Basilicata è sinonimo di avventura. Se i ponti tibetani non vi bastano, in giro per tutta la regione è possibile trovare strutture e parchi in cui vivere intense emozioni. Noi ne abbiamo selezionate alcune, ma ci teniamo a dirvi che non sono solo queste le uniche esperienze possibili da fare in tutta la regione.

Parco delle Stelle di Trecchina

Trecchina, sempre in provincia di Potenza, è un luogo totalmente immerso nel verde. Non è caso viene chiamato la “città giardino” e proprio qui, tra le sue innumerevoli meraviglie naturali, si sviluppa il Parco delle Stelle. Situato sul Monte Serra Pollino ad un altezza di 1030 metri sul livello del mare, regala panorami che arrivano persino fino alla costa Tirrenica di Maratea e della Calabria.

Qui le attività da fare sono tantissime, ma noi vogliamo segnarvele due in particolare: la Via Lattea e il Big Bang. La Via Lattea è una spettacolare pista di bob da percorrere in circa 5 minuti. Costruita tenendo conto della natura e della conformità del terreno, ha una lunghezza totale di 811 metri e regala una discesa a tutta velocità tra gli alberi.

Il Big Bang è invece un’altalena gigante (ha ben 8 posti) che con un braccio rotante di 18 metri fa raggiungere altezze che potremmo definire da brivido. Non manca di certo la possibilità di godere di un prezioso panorama che arriva a spaziare fino alla splendida costa Tirrenica di Maratea e della Calabria. Il tutto in estrema sicurezza.

Il Volo dell’Angelo tra Castelmezzano e Pietrapertosa

Tra le avventure ricche di adrenalina che si possono vivere in Basilicata non poteva di certo mancare il famigerato Volo dell’Angelo. Si tratta di una struttura che attraversa le maestose Dolomiti Lucane e che permette di volare nel vero senso della parola.

Basta mettersi a pancia in giù e percorrere un cavo d’acciaio che collega le vette dei borghi di Castelmezzano e Pietrapertosa, incantevoli mete che fanno parte dell’Associazione dei Borghi più belli d’Italia, e che farà sperimentare l’ebbrezza della velocità in volo lungo un tragitto di circa 1500 metri. Un modo alternativo e speciale per sorvolare a ben 400 metri di altezza un paesaggio così affasciante che diventa anche difficile descrivere. Tutto ciò è possibile in completa sicurezza e per una durata di circa un minuto e mezzo a velocità che possono arrivare anche fino a 120 chilometri orari.

Il Volo dell’Aquila a San Costantino Albanese

Anche nel caso del Volo dell’Aquila di San Costantino Albanese vi invitiamo a cercare informazioni più aggiornate perché negli ultimi tempi è risultato temporaneamente chiuso.

Consapevoli di questo, sappiate che San Costantino Albanese si trova nella Val Sarmento, nel cuore del Parco Nazionale del Pollino, a circa 650 metri sul livello del mare. E proprio in questa cornice incantevole è possibile effettuare il Volo dell’Aquila, ovvero “volare” in quattro con tanto di ali.

Si tratta di una caduta in volo con un deltaplano fissato ad un cavo d’acciaio ad una velocità di circa 90 chilometri orari. Un modo più che eccitante per sorvolare i tetti, scendendo verso valle lungo un percorso obliquo di circa un chilometro. Anche questa è un’esperienza che si può fare in tutta sicurezza, tanto da essere possibile persino per i bambini, a patto che abbiano almeno 10 anni di età.

Insomma, via abbiamo convinto? La Basilicata è o no una delle regioni più adrenaliniche d’Italia?

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Luoghi da fiaba: le meraviglie del Castello di Sissi

Romantica, ribelle, sfortunata: la Principessa Sissi ha segnato intere generazioni, divenendo una vera icona sin da quando la sua storia si è trasformata in un film (o meglio, in una vera e propria trilogia cinematografica di grande successo). Ma cosa sappiamo su di lei? Visitare i luoghi in cui si sono svolti gli eventi più significativi della sua vita è sempre una sorpresa: scopriamo oggi il Castello di Sissi, un antico maniero situato in Baviera.

I luoghi della Principessa Sissi

Elisabetta di Baviera, divenuta famosa con il nome di Principessa Sissi, è una delle figure femminili più iconiche del suo tempo: nata nel 1837 ereditando il titolo di Duchessa, rubò il cuore dell’Imperatore Francesco Giuseppe d’Austria, di cui divenne consorte ancora giovanissima. La sua è una storia costellata di momenti difficili, come la morte di due dei suoi figli e il terribile attentato che le costò la vita, nel 1898. Ma la Principessa è anche il simbolo della passione, quella che mise sempre in ogni suo impegno, dall’equitazione ai viaggi.

Sissi fu, in effetti, una grande viaggiatrice: cresciuta in Baviera, si trasferì a Vienna dopo le nozze con Francesco Giuseppe, e da quel momento toccò numerose località in tutta Europa, dall’Ungheria all’Italia, dalla Grecia alla Svizzera. Chi volesse seguire le sue tracce, può andare alla scoperta della Strada di Sissi e visitare le principali tappe in cui si svolse la sua vita, un’esperienza davvero affascinante. Ma stavolta vogliamo fermarci in un luogo magico, quello in cui la Principessa trascorse parte della sua infanzia felice, ancora del tutto ignara di quello che sarebbe stato il suo futuro.

Il Castello di Sissi, pura magia

La Principessa Sissi, quarta di dieci figli del Duca Massimiliano Giuseppe e di sua moglie Ludovica, nacque a Monaco di Baviera e trascorse la sua infanzia presso il palazzo di famiglia, mentre le sue estati furono scandite dalla vita all’aria aperta nel parco del Castello di Possenhofen. C’è tuttavia un altro luogo da fiaba in cui la giovane ragazzina, ancora spensierata, passò momenti bellissimi: si tratta del Castello di Unterwittelsbach, situato in una piccola frazione del villaggio di Aichach. Appartenuto al papà di Sissi, che qui aveva anche una grande riserva di caccia, fu uno dei primi rifugi felici di una bambina che, una volta cresciuta, cercò spesso qualche angolo di pace dove ritagliarsi del tempo per sé.

Il maniero, oggi conosciuto come il Castello di Sissi, ha una lunga storia: la prima testimonianza della sua esistenza risale al 1126, e per molti secoli continuò a passare di mano in mano. Fin quando, nel 1838, divenne una delle residenze estive del Duca Massimiliano, che vi portava spesso la sua figlioletta. Nell’enorme parco del castello, Sissi trascorreva il tempo giocando e cavalcando il suo pony, proprio come ogni bambina della sua età, ignara delle regole di corte che un giorno le sarebbero piovute addosso. L’edificio rimase di proprietà della famiglia di Sissi fino al 1955, quindi visse nuovamente vicende alterne sino all’acquisto da parte della città di Aichach.

Dopo lunghi lavori di restauro, il castello ha riaperto i battenti al pubblico. Oggi ospita il Museo di Sissi, che custodisce preziosi cimeli appartenuti alla Principessa. Grande amante della bellezza, Sissi possedeva abiti e accessori di moda, gioielli d’oro e d’argento, orologi raffinati: tutto ciò è in mostra tra le stanze che la videro bambina, assieme a tanti altri oggetti che le appartennero. Al primo piano del castello, ad esempio, si può seguire una presentazione multimediale che ne racconta l’intera storia, ma anche visitare la sala dedicata ai suoi viaggi in giro per l’Europa e quella che ripercorre i suoi ultimi giorni di vita, prima dell’assassinio avvenuto tragicamente a Ginevra.

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La Fontana del Porcellino, con il naso che porta fortuna

Ha le sembianze di un cinghiale, nonostante sia nota come la Fontana del Porcellino, uno dei monumenti più popolari di Firenze. Qualunque turista in visita nel capoluogo toscano non lascia la città finché non gli ha sfregato il naso, perché secondo la tradizione popolare porta fortuna. Per incontrare l’emblematica statua bronzea – omaggiata da Hans Christian Andersen in una delle sue fiabe e visibile in due dei film della saga di Harry Potter – bisogna recarsi alla loggia del Mercato Nuovo, a pochi passi da Ponte Vecchio. Una volta giunti al suo cospetto, sinceratevi di avere con voi una moneta e seguite il rituale completo per richiamare la buona sorte.

La storia della statua del Porcellino (che è un cinghiale)

Come detto, il nome popolare della Fontana del Porcellino, è improprio perché raffigura in realtà un cinghiale ferito durante la caccia. Nella fontana situata a margine della loggia del Mercato Nuovo, nella omonima piazza vicino a Ponte Vecchio, si trova oggi una copia dell’opera di Pietro Tacca, il quale copiò a sua volta un marmo ellenistico donato da papa Pio IV a Cosimo I nel 1560, durante la sua visita a Roma.

Dell’originale marmoreo, che oggi si può ammirare agli Uffizi, Cosimo II de’ Medici commissionò una copia in bronzo a Tacca nel 1612, in principio destinata a decorare Palazzo Pitti. Un modello in cera vide la luce solo intorno al 1620, mentre per la statua bronzea si dovette aspettare il 1633. Il ritardo fu dovuto a commissioni granducali più urgenti, come i Quattro mori di Livorno o le due fontane di piazza Santissima Annunziata. Nonostante fosse una copia, la resa di dettagli naturalistici come il pelo dell’animale rivela la straordinaria capacità come bronzista del Tacca, considerato il migliore allievo dello scultore fiammingo Giambologna.

L’opera divenne una fontana per volontà di Ferdinando II de’ Medici, ed è documentata sotto la loggia del Mercato Nuovo almeno dal 1640. Inizialmente, come svela un ricco materiale fotografico e grafico, era stata collocata a levante, davanti all’omonima spezieria del Cinghiale, lungo via Por Santa Maria. Nel 1928, per facilitare la viabilità della strada, venne spostata nella posizione attuale sul lato sud, davanti all’odierna ex-Borsa Merci, nel cuore storico di Firenze, per facilitare la viabilità sulla strada.

La fontana non aveva solo una funzione decorativa, ma serviva ad approvvigionare l’acqua ai mercanti che commerciavano sotto la loggia,  a quel tempo specializzati nella compravendita di stoffe pregiate, come sete e broccati. Nel 1998, però, l’intera opera è stata rimossa e sostituita da una copia che riproduce con grande fedeltà i punti di abrasione dell’originale e le varie patine superficiali, realizzata dalla Fonderia Artistica Ferdinando Marinelli nel 1988, come ricorda un’incisione sul bordo destro. La statua originale si può, invece, ammirare al Museo Bardini.

Il rituale portafortuna

Passando davanti alla Fontana del Porcellino, si può vedere il naso dell’animale risplende per la continua lucidatura quotidiana da parte di centinaia di mani di turisti in cerca di fortuna.

Il rituale completo per ottenere un buon auspicio è, però, il seguente: mentre si strofina il naso dell’animale bronzeo, si dovrebbe tenere una moneta e posarla all’interno della bocca aperta del cinghiale, per poi lasciarla cadere. Se la moneta, cadendo, attraversa la grata in cui passa l’acqua porterà fortuna, altrimenti no. In realtà, l’inclinazione è tale che solo le monete più pesanti cadono facilmente nelle fessure. I proventi della raccolta delle monete dalla fontana sono interamente devoluti all’Opera della Divina Provvidenza Madonnina del Grappa.

Il Porcellino di Firenze nel mondo

Il Porcellino di Firenze è famoso ovunque, e viaggiando se ne possono trovare copie sparse per il mondo. In Europa, ad esempio, ce n’è una nel parco del Castello di Enghien in Belgio, una in Place Richelme a Aix-en-Provence, in Francia, e persino due a Monaco di Baviera.

Volando oltreoceano, si trovano copie della statua fiorentina nel campus universitario dell’Università dell’Ontario, in Canada, a Guayaquil in Ecuador, e a Sidney, di fronte all’ospedale della capitale australiana. Quest’ultima, è una donazione della marchesa fiorentina Fiaschi Torrigiani avvenuta nel 1968 in memoria del medico italiano Piero Fiaschi, attivo in Australia (qui, le monetine raccolte sono destinate infatti all’ospedale). A Sidney, come a Firenze, si dice che strofinare il naso del cinghiale porti fortuna. Potenza della superstizione che supera i confini. Senza arrivare così lontano, troviamo una riproduzione del celebre Porcellino di Pietro Tacca a Rispescia, frazione di Grosseto, donata dal Comune di Firenze il 6 aprile 1953, nel giorno dell’inaugurazione del borgo toscano.

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Questo villaggio è un balcone naturale che si affaccia sulla Provenza

Capolavori disegnati da Madre Natura, città d’arte e grandi metropoli, monumenti artistici e architettonici e poi, ancora, spiagge, montagne e colline: queste sono solo alcune delle destinazioni che ci spingono, ogni giorno, a viaggiare in lungo e in largo invitandoci a scoprire le meraviglie che appartengono al mondo che abitiamo. E ce ne sono così tante che non basta una vita intera per scoprirle tutte.

Ed è proprio di un luogo meraviglioso che oggi vogliamo parlarvi, di un posto che si trova all’ombra delle grandi città e di tutte quelle destinazioni presenti nei radar turistici, ma che conserva un fascino unico al mondo e un panorama destinato a lasciare senza fiato. Un piccolo villaggio, abbarbicato su una roccia, dove il tempo sembra essersi fermato, proprio lì dove esiste uno dei paesaggi più suggestivi e incredibili del pianeta.

Il suo nome è Sault, ed è un piccolo comune francese, abitato da poco più di 1.000 anime, situato nel dipartimento di Vaucluse nella regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra. Proprio qui, sull’altopiano Plateau d’Albion questo villaggio appare davanti allo sguardo degli avventurieri che giungono fin qui come un balcone naturale e bellissimo che si affaccia sulla Provenza e sui campi sterminati di lavanda. Pronti a partire?

Bentornati in Provenza

Organizzare un viaggio in Provenza, in ogni periodo dell’anno e in ogni stagione, è sempre un’ottima idea. La regione francese, infatti, ospita una serie di paesaggi, variegati e differenti, che attirano ogni giorno migliaia di persone provenienti da ogni parte del mondo. Da una parte la riviera, le eleganti città, le vie dello shopping e i resort di lusso, dall’altra i campi sterminati che si perdono all’orizzonte, i vigneti rigogliosi, le pianure e le foreste. Visitare la Provenza, questo è certo, è una di quelle esperienze che non si dimenticano facilmente.

E se è vero che il territorio sa stupire in modi e maniere differenti in ogni momento dell’anno, è vero anche che c’è un periodo in particolare che, più degli altri, è destinato a incantare e sorprendere. Da metà giugno, e per tutta l’estate, la regione si trasforma nel palcoscenico di uno degli spettacoli più strabilianti mai creati da Madre Natura, quello della fioritura della lavanda.

In questo periodo, infatti, i campi si tingono di viola, mentre nell’aria si diffonde un profumo inebriante che avvolge e inebria i sensi. I luoghi da raggiungere per ammirare lo show sono tanti, e tutti offrono visioni e prospettive mozzafiato. Vi basterà seguire l’inconfondibile profumo della lavanda per scovarli tutti.

Tuttavia, se è un’esperienza intima e inedita che volete vivere, proprio durante il periodo della fioritura, allora vi consigliamo di raggiungere Sault. Questo piccolo villaggio, infatti, è situato su uno sperone roccioso che affaccia direttamente su campi di grano, di farro e di lavanda e che offre visioni mozzafiato.

I campi di lavanda a Sault

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I campi di lavanda a Sault

Sault: un balcone naturale sulla Provenza

Situato in posizione strategica, non lontano dal Mont Ventoux conosciuto come il Gigante della Provenza, questo piccolo borgo è un vero gioiello da scoprire. Le sue origini affondano le radici in tempi lontani, basti pensare che la presenza umana nel territorio risale ai tempi preistorici.

La storia del luogo si fonde con una bellezza senza eguali, il villaggio provenzale, infatti è iscritto nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità Unesco. Lo sperone roccioso su cui sorge Sault è circondato, tutto intorno, da campi che si perdono all’orizzonte e che ospitano coltivazioni di grano, di farro e lavanda.

Durante l’estate, il paesaggio che si snoda tutto intorno si tinge di viola e di oro, trasformando l’area della Vaucluse in una tavolozza di colori strabilianti. Non vi resta che raggiungere uno dei tanti punti panoramici presenti nel villaggio e aguzzare bene la vista: la visione è incantata.

Sault, il balcone naturale della Provenza

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Sault, il balcone naturale della Provenza