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Hirta, l’inquietante storia dell’isola fantasma

Lussureggianti prati verdi, piccole colline rocciose e qualche scogliera a picco sul mare: l’isola di Hirta potrebbe sembrare un paradiso naturalistico dove vivere in tranquillità, lontani dal resto del mondo, ma la sua storia dimostra che non è tutto oro ciò che luccica. Infatti, da fiorente centro abitato si è trasformato in un luogo disabitato, e questo repentino cambiamento è avvenuto per motivi tragici.

Hirta, una storia inquietante

Al largo delle coste scozzesi, uno degli ultimi avamposti occidentali, ecco il piccolo arcipelago di Saint Kilda: sono quattro isolotti circondati dalle tumultuose acque dell’oceano Atlantico, ad oltre 60 km di distanza dalla più remota delle isole Ebridi, e ad almeno altrettanti dalla terraferma. La più grande è l’isola di Hirta, che a prima vista sembra un gioiellino. Natura incontaminata e paesaggi verdi ne fanno un’oasi di serenità, il cui silenzio è rotto soltanto dal rumore delle numerosissime colonie di pulcinelle di mare e di altri volatili.

Qua e là, qualche casetta in rovina: che cosa è successo ai suoi abitanti? Guardandosi intorno, in effetti, si può notare che l’isola è completamente disabitata. In un lontano passato, la popolazione di Hirta prosperava: alcuni manufatti dell’età del bronzo attestano la presenza di un insediamento già durante la preistoria. Gli uomini vivevano di agricoltura e di cacciagione, sfruttando l’abbondanza di uccelli marini, e si spostavano tra le isole con piccole imbarcazioni. Ma nel XX secolo qualcosa è cambiato. Hirta ha iniziato ad attirare turisti che, grazie ai battelli a vapore, raggiungevano l’isola per acquistare tessuti in tweed, prodotti dalle pecore del luogo.

Il turismo ha portato non solo un nuovo stile di vita, ma anche malattie precedentemente sconosciute. E gli abitanti del piccolo villaggio (che comunque non dovrebbero mai aver superato i 200 in totale) hanno cominciato ad ammalarsi, spesso anche gravemente. La Prima Guerra Mondiale, poi, ha sottratto tutti i giovani del paese per condurli tra le trincee, dove molti hanno perso la vita. La popolazione è rapidamente calata, sino ad arrivare ad appena 36 unità. Quando, nel 1930, una giovane donna è morta per appendicite, anche a causa delle continue tempeste che avevano bloccato ogni via di comunicazione, i restanti isolani hanno deciso a malincuore di emigrare, abbandonando per sempre le loro casette in pietra.

La natura incontaminata di Hirta

Nell’agosto del 1930, dunque, una nave ha raccolto i pochi abitanti di Hirta e li ha portati sulla terraferma, dove si sono rapidamente ambientati. Si dice che, prima di lasciare l’isola, ciascuno di essi avesse sistemato un piatto di avena e una Bibbia aperta all’interno dei loro cottage, forse con la speranza di poter prima o poi tornare. Nessuno di essi ha mai più messo piede in quello sperduto angolo di paradiso, che dal 1957 è entrato a far parte dei beni del National Trust di Scozia e, tre decenni dopo, è diventato il primo sito scozzese ad essere inserito tra i Patrimoni dell’UNESCO.

Quando il clima lo permette, alcuni turisti si avventurano sull’isola di Hirta per ammirarne il fascino. Oggi non vi è altro che una natura meravigliosa e incontaminata, che ha ripreso il sopravvento sulle opere umane. Colonie di uccelli marini e di pecore (tra cui una specie delle più rare in tutto il Regno Unito) vivono in armonia tra le casette abbandonate da quasi un secolo, e l’unica traccia dell’uomo è un piccolo osservatorio militare. Periodicamente, un gruppo di volontari sbarca sull’isola per preservare l’antico villaggio, compiendo qualche opera di restauro affinché non scompaia nel nulla.

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Questa vecchia canonica ora è un hotel: è infestato da fantasmi

C’è chi si mette in viaggio per contemplare i capolavori di Madre Natura e chi per raggiungere tutti quei luoghi iconici che col tempo sono diventati simbolo di città e Paesi interi. C’è chi lo fa per toccare con mano le culture e le tradizioni di popoli lontani e chi per raggiungere musei e monumenti artistici e architettonici. Ma c’è anche chi si mette in cammino per vivere esperienze da brivido come quella che permette di dormire in una vecchia canonica infestata da fantasmi che è stata trasformata in un hotel.

Dormire nella casa più infestata del mondo

Si chiama ghost tourism, ed è quella tendenza di viaggio che ha spopolato negli ultimi anni e che ha raccolto l’entusiasmo degli avventurieri più coraggiosi. Il trend, nato in America, si è diffuso rapidamente in tutto il mondo coinvolgendo anche l’Europa e il nostro Paese.

Cos’è il ghost tourism è facilmente intuibile: si tratta di un viaggio esperienziale che invita a scoprire case, edifici, quartieri e città infestate da fantasmi o da presenze inquietanti. C’è chi a questi luoghi non si avvicinerebbe mai e chi, al contrario, è disposto a viaggiare in capo al mondo pur di vivere un’esperienza da brivido.

Non c’è bisogno, però, di allontanarsi così tanto da casa per vivere una delle avventure più spaventose di una vita intera. In Europa, e più precisamente in Svezia, esiste infatti quella che è una delle case più infestate del mondo intero, annoverata tra i dieci edifici più spaventosi secondo il quotidiano inglese The Guardian.

La casa, un tempo canonica e alloggio per i membri del clero, è situata a Borgvattnet, un piccolo villaggio del comune di Ragunda, nel nord del Paese. Negli anni ’70, l’edificio è stato rilevato da Erik Brännholm, imprenditore locale, e trasformato in un piccolo hotel. Nonostante la diffidenza iniziale, la casa ha attirato la curiosità di tantissime persone e negli anni si è trasformata in un vero e proprio punto di riferimento per gli amanti del turismo del terrore.

Borgvatnet Prästgård: l’hotel dei fantasmi

Per scoprire la storia della casa più infestata del mondo, e dei primi avvistamenti, dobbiamo fare un salto indietro nel tempo. La costruzione della canonica è stata completata nel 1876 mentre le prime testimonianze di presenze inquietanti sono arrivate proprio dai preti che lì vivevano a partire dagli anni ’30 del secolo scorso. C’è chi ha giurato di vedere una figura femminile aggirarsi tra i corridoi di notte, chi ha sentito dei passi, chi ha visto porte aprirsi. La notizia, dalla Svezia, ha fatto rapidamente il giro del mondo facendo guadagnare all’edificio la fama di casa più infestata del mondo.

Oggi la canonica è un hotel, il Borgvatnet Prästgård, che comprende diverse sistemazioni destinate solo agli avventurieri più coraggiosi. Ogni stanza è collegata a una storia, a un avvistamento paranormale e a fatti storici realmente accaduti. È possibile anche affittare l’intera struttura in determinati periodi dell’anno. La casa è situata in una posizione molto suggestiva circondata da una fitta foresta, e a circa una decina di chilometri da Östersund, ed è gestita da Tony Martinsson e Niclas Laaksonen, due acchiappafantasmi della squadra Laxton Ghost Sweden.

Chi pernotta qui può anche noleggiare l’attrezzatura per la caccia ai fantasmi e testare personalmente la veridicità delle storie e delle leggende che albergano nell’edificio. Sul sito web ufficiale della struttura, inoltre, è possibile sfogliare il libro degli ospiti e scoprire tutte le inquietanti esperienze di chi è già stato a Borgvatnet Prästgård. Chi ha il coraggio di dormire qui?

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Valle Imagna, per un pieno di natura

Nel nostro Paese sopravvivono ancora territori in cui una natura quasi completamente incontaminata, antiche tradizioni, paesaggi sonnolenti ma in grado di mozzare il fiato, tesori storici, artistici e architettonici convivono armoniosamente. Molto spesso sono aeree geografiche sottovalutate perché magari piccole rispetto ad altre ben più famose, eppure di bellezze ce ne sono tantissime, e tutte perfettamente conservate. È il caso della Valle Imagna, un prezioso angolo di Lombardia in grado di sorprendere chiunque.

Dove si trova la Valle Imagna

Chi è interessato a scoprire le meraviglie che ha da offrire la Valle Imagna deve dirigersi nella provincia di Bergamo: è una valle pralpina delle Orobie Bergamasche.

Si tratta di una zona emozionante perché regala un paesaggio naturale dalle mille sfumature grazie alle sinuose colline degli Almenno che si mescolano alle cime più aspre del Resegone. Ma non solo: questo grazioso territorio è puntellato da numerosi villaggi di piccole dimensioni, a loro volta suddivisi in contrade.

Poi ancora siti emozionanti ed inaspettati dalle origini antichissime, tesori artistici ed architettonici, luoghi spirituali e così via, tutti inseriti in un contesto naturalistico che invita alla tranquillità.

La natura della valle

La natura è certamente la prima cosa che colpisce della Valle Imagna e, non a caso, si rivela una destinazione ideale per andare a cavallo, fare trekking a piedi o con i lama e pedalare in mountain bike.

Valle Imagna, Lombardia

Fonte: Getty Images – Ph: Frank Bienewald

Veduta di Locatello, paese della Valle Imagna

Tra le altre cose, in questo piccolo territorio c’è il più alto numero di grotte della provincia di Bergamo: se ne contano ben 250, ma ce ne sono molte altre che nessuno ha ancora mai scoperto. Possiamo quindi dire con fermezza che la Valle Imagna vanta un mondo sotterraneo dalla bellezza quasi indescrivibile. Ne è un esempio la Tomba dei Polacchi che si estende per oltre 400 metri e in cui l’oggetto più interessante che si trova al suo interno è un vaso, collocato ai piedi di una stalagmite, decorato da una fila di impronte fatte con le dita.

Poi ancora la Grotta Europa che si distingue per essere una sala enorme, ricca di concrezioni e con al centro una cascata. Non sono da meno la Grotta della Val d’Adda, le cui pareti sono state completamente modellate dalle acque correnti e il Frognone, uno dei sistemi carsici più lunghi dell’alta Valle Imagna.

Tra le migliori escursioni da fare, invece, c’è quella che fa raggiungere il Monte Resegone. Ci vogliono circa 2 ore e mezza di cammino e la voglia di affrontare approssimativamente 900 metri di dislivello. Tuttavia, una volta arrivati in cima si sperimenterà il privilegio di osservare una panorama indimenticabile su Lecco, il Lago di Como e sui laghi della Brianza.

Ancor più facile è l’escursione che conduce al cospetto dei Tre Faggi: in circa 40 minuti si raggiunge questo posto solitario con tre alberi davvero singolari nel loro genere e un piccolo laghetto. Il tutto mentre si è immersi in una vista poetica sulla valle.

Infine, ma le possibilità non sono di certo finite qui, il Laghetto del Pertus che è il punto di inizio di alcune passeggiate, molte delle quali fattibili anche con i bambini.

Monte Resegone, panorama

Fonte: iStock

L’imponente Monte Resegone

I paesi della Valle Imagna

Questa incantevole valle lombarda accoglie al suo interno 16 graziosi comuni: Almenno San Bartolomeo, Almenno San Salvatore, Barzana, Bedulita, Berbenno, Brumano, Capizzone, Corna Imagna, Costa Valle Imagna, Fuipiano Valle Imagna, Locatello, Palazzago, Roncola, Rota d’Imagna, Sant’Omobono Terme e Strozza.

Senza ombra di dubbio, vale la pena fare un salto ad Almenno San Bartolomeo che possiede un gran numero di opere d’arte ed edifici di pregio, come la chiesa parrocchiale di San Bartolomeo di Tremozia che tra le sue mure protegge una “Pietà” (1651) di John Christophorus Storer.

Bellissima è anche la caratteristica Rotonda di San Tomé che si compone di uno spazio circolare fatto di colonne e capitelli in cui un curioso gioco di luci e ombre che crea un ambiente dai profili magici. Infine, il Museo del Falegname dove poter avere maggiori informazioni sulla storia della lavorazione del legno locale.

Di particolare valore e interesse storico-architettonico è il borgo di Arnosto che è situato nel comune di Fuipiano Valle Imagna. L’atmosfera, da queste parti, è ancora quella che vivevano le popolazioni prealpine del passato, grazie anche al fatto che tutto è costruito in pietra, persino i tetti.

Da non perdere è anche Cepino, frazione di Sant’Omobono Terme, dove in una zona impervia e boschiva a 658 metri sul livello del mare sorge un sito di grande spiritualità e fede religiosa: il Santuario della Madonna della Cornabusa. Si tratta di un luogo sacro che si fa interamente spazio all’interno di una suggestiva grotta in cui riposa la statuetta lignea della Madonna della Cornabusa che, secondo la tradizione, fece tornare la voce ad una ragazza che purtroppo era sordomuta.

Infine, vi consigliamo di fare un salto a Clanezzo che in realtà sorge in una posizione più che affascinante: alla confluenza di tre valli bergamasche, la Val Brembana, Val Brembilla e Valle Imagna. In questo antico borgo, scendendo verso il fiume, si ha l’occasione di esplorare l’antica dogana, un porto e due ponti, uno dei quali davvero molto datato.

Arnosto, Valle Imagna

Fonte: Getty Images – Ph: REDA&CO

Veduta di Arnosto

Le terme della Valle Imagna

Sì, la Valle Imagna ha davvero tutto, persino delle meravigliose terme in cui rilassarsi a dovere. Le acque sulfuree sgorgano a Sant’Omobono Terme e sono tra le più antiche d’Italia e anche tra le più conosciute sul territorio bergamasco. Note e apprezzate sin dal ‘700, un tempo venivano chiamate “della rogna” per via degli effetti benefici che avevano sulle malattie cutanee.

Tra le altre cose, scorrono nello splendido e lussuoso contesto ottocentesco di Villa Ortensie, un edificio edificato a inizio del Novecento dal signor Rossi, imprenditore agricolo, che la fece innalzare in onore di sua moglie con il nome Villa Maria. Come si può leggere su Prima Bergamo, per impegni personali e le due Guerre Mondiali, questa preziosa residenza cadde in disuso, o meglio, divenne la dimora di alcuni animali, tra cui dei maiali.

Ma solo fino al 1961, anno in cui il suo proprietario decise di risistemarla e creare anche una serie di stalle per i maiali. Tuttavia, nel corso del tempo gli impianti per i maiali divennero automatici, così come vennero emanate normative igieniche ed ecologiche ben più severe del passato.

Fu così che, nel 1978, Angelo Bonomelli decise di acquistare la villa e renderla quell’angolo di pace e cura in cui tutti possiamo andare a rigenerarci anche oggi.

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Egitto poco noto: tante meraviglie da scoprire

C’è un Egitto che non tutti conoscono, lontano dalle principali rotte turistiche ormai famose in tutto il mondo. È un susseguirsi di paesaggi da favola, che sembrano quasi provenire da un altro mondo. Deserti incontaminati, piccole oasi e tanta storia: andiamo alla scoperta dell’altro volto di questo Paese incredibile, ricco di sorprese che non ci aspettavamo.

Alla scoperta dell’Egitto meno conosciuto

L’Egitto è una delle mete più gettonate per chi vuole fare una vacanza relax su spiagge stupende, senza doversi allontanare troppo da casa. Da Marsa Alam a Sharm el-Sheikh, ci sono tantissime località dove divertirsi tra sole, mare e snorkeling in acque cristalline. C’è poi un incredibile patrimonio archeologico tutto da scoprire: le Piramidi di Giza, Luxor e la Valle dei Re, ma anche Il Cairo e i suoi preziosi manufatti custoditi presso il Museo Egizio più grande del mondo.

Potremmo pensare di aver visto ormai tutto di questo Paese incredibile, ma c’è una rotta che invece continua a restare lontana dal turismo, quella forse più autentica e suggestiva. L’itinerario ci porta nella zona occidentale dell’Egitto, dipanandosi dalla capitale sino a scendere verso i confini meridionali: nel suo percorso, attraversa deserti meravigliosi e panorami indimenticabili, regalandoci un tuffo indietro nel tempo di svariati milioni di anni. Ecco le sue tappe più affascinanti.

Tra deserti e oasi meravigliose

Non dista moltissimo da Il Cairo, forse appena 200 km, ma sembra di essere in un altro mondo: Wadi al-Hitan, conosciuta anche con il nome di Valle delle Balene, è un’area desertica caratterizzata da dune sabbiose, punteggiate qua e là da scheletri di antiche creature marine. Qui, infatti, 30-40 milioni di anni fa si estendeva il popoloso mare di Tetide, di cui oggi non restano che imponenti formazioni di calcare e fossili di cetacei, quasi fossimo in un museo a cielo aperto.

Scendendo ancora più a sud, dopo un lungo peregrinare letteralmente in mezzo al nulla, all’improvviso davanti ai nostri occhi si stagliano delle bizzarre colline coniche dal colore molto scuro. Si tratta del Deserto Nero, dove tutto parla di un passato ricco di attività vulcanica: pietre nere e lava indurita hanno dato origine ad un paesaggio lunare che lascia tutti a bocca aperta. Uno dei luoghi assolutamente da scoprire è l’oasi di Bahariya, una vasta depressione circondata nel deserto, dove la natura è lussureggiante.

Qui si apre un panorama da sogno, quello della Crystal Mountain: tra la sabbia dorata, infatti, spicca una serie di formazioni geologiche composte di cristalli di quarzo, che sotto i roventi raggi del sole brillano in maniera straordinaria. Ma proseguiamo nel nostro viaggio verso i confini meridionali dell’Egitto, incontrando un altro spettacolo della natura. Stiamo parlando del Deserto Bianco, caratterizzato da imponenti rocce di gesso candido che sono state scolpite da vento e sabbia, dando vita a forme spesso molto bizzarre.

Infine, non resta che dirigersi verso l’oasi di Kharga, la più meridionale del Paese: un tempo era tra le tappe fondamentali lungo l’itinerario che collegava il Nordafrica con la regione subsahariana, mentre oggi ospita un bel centro abitato e alcuni splendidi monumenti archeologici. È il caso del Tempio di Ibis, dedicato al dio Amon, o della necropoli cristiana di Bagawat, dove si possono ammirare anche pregevoli opere pittoriche.

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Il castello in cui si nasconde la porta dell’inferno

È davvero impossibile non rimanere affascinati e anche un po’ intimoriti davanti alla maestosità di un castello: le sue mura imponenti, le torri che lo cingono e quell’atmosfera tenebrosa ne fanno un luogo dai mille misteri. Per il castello di Houska, questo è ancora più vero. Si dice, infatti, che nelle sue segrete si nasconda nientemeno che la porta dell’inferno. Leggenda o verità? Quel che è certo è che mai nessuno ha provato davvero a raggiungere le profondità del maniero, con il timore di non poter più fare ritorno.

Il castello di Houska, ricco di fascino

Siamo in Cechia, nel bel mezzo di una regione ricca di boschi e un po’ isolata: nonostante la relativa vicinanza alla capitale (Praga dista una cinquantina di km), sembra davvero di stare in un altro mondo. Qui spicca il castello di Houska, sulle cui origini aleggia un velo di mistero. Pare sia stato costruito nel XIII secolo per volere del sovrano boemo Ottocaro II, come centro amministrativo per gestire le sue proprietà reali. Secondo la leggenda, tuttavia, già qualche secolo prima lo stesso identico sperone di roccia su cui oggi si erge il maniero sarebbe stato occupato da una molto più modesta costruzione in legno, realizzata dal principe Slavibor per suo figlio.

Ad ogni modo, il castello è poi passato di mano in mano, accogliendo alcune tra le più nobili famiglie del Paese, sino a quando non è finito in stato d’abbandono. Nell’800, dopo un attento restauro, è stato acquistato dalla principessa Hohenlohe e, nei primi decenni del ‘900, da Josef Šimonek, proprietario di una delle più famose case automobilistiche del mondo. Nazionalizzato durante il periodo socialista del Paese, solo pochi anni fa è tornato ad essere di proprietà dei discendenti del suo ultimo acquirente. La sua storia sembra accomunarlo a centinaia di altri castelli in tutto il mondo, eppure qui c’è qualcosa di davvero strano.

Innanzitutto, è un vero mistero come mai sia stata scelta una posizione così scomoda. Troppo lontano da Praga per poter essere stato costruito in sua difesa, il castello di Houska sorge nel bel mezzo di un bosco, su una roccia a strapiombo, senza fonti d’acqua o strade che possano fornire qualsivoglia comodità. Inoltre non ci sono mura o altre fortificazioni esterne, le sue torri sono disposte in maniera quantomeno bizzarra e molte finestre sono murate: sembra quasi che, invece di dover proteggere i suoi abitanti da un nemico esterno, serva piuttosto a tenere ben chiuso qualcosa al suo interno. E in effetti, secondo la leggenda, nelle sue segrete si celerebbe la porta dell’inferno.

La porta dell’inferno e i suoi misteri

Questa misteriosa porta dell’inferno sarebbe un pozzo che conduce ad alcuni cunicoli sotterranei, uno dei quali sarebbe in collegamento con i demoni dell’oltretomba. Il castello sarebbe servito proprio ad impedire che questi ultimi uscissero, e a sostegno di questa ipotesi ci sono diverse storie inquietanti. Ad esempio, si narra che nei boschi circostanti, prima della costruzione del maniero, qualcuno abbia sentito dei rumori misteriosi e poi abbia visto materializzarsi delle forze del male, tramutatesi in animali. Nessuno ha mai tentato di raggiungere la porta dell’inferno, ad eccezione di un povero malcapitato.

Lo sfortunato in questione era un prigioniero condannato a morte. Stando ai racconti tramandati di secolo in secolo, quest’uomo avrebbe accettato di calarsi nelle profondità delle segrete in cambio della libertà. Ma dopo aver fatto pochi metri, avrebbe iniziato ad urlare in maniera terrificante. E, una volta riportato in superficie, avrebbe mostrato un volto completamente distorto dall’orrore e dalla follia, capelli prematuramente ingrigiti e un aspetto di 30 anni più vecchio. La morte sarebbe sopraggiunta solo un paio di giorni dopo, e nessuno sembra sia riuscito a farsi dire cosa avesse visto di così terribile. I proprietari avrebbero dunque tentato di chiudere il pozzo infernale gettandoci dei sassi, senza però sentire il rumore che questi avrebbero dovuto fare colpendo il fondo.

Pare che ci siano voluti oltre tre anni di lavoro per riuscire finalmente a murare quell’ingresso così terrificante. Ad ogni buon conto, sul luogo è stata costruita anche una cappella per proteggere gli abitanti dai demoni dell’inferno. Tutto ciò risalirebbe all’epoca in cui il maniero non era ancora stato progettato, e sulla roccia si ergeva solamente la costruzione in legno di cui abbiamo fatto cenno prima. Sarebbe stato proprio questo evento a dare il via alla realizzazione del castello, il quale rimase persino disabitato per decenni, prima che qualcuno trovasse il coraggio di insediarsi tra al suo interno.

Leggenda o verità? I fenomeni inspiegabili

Ancora oggi, il mistero legato al castello di Houska non ha trovato spiegazione. Secondo i locali, l’edificio sarebbe infestato da svariate creature – non tutte animate da buone intenzioni. Dal pozzo, talvolta, si sentirebbero grida terribili e selvagge, ma anche gemiti strazianti. Molti esperti avrebbero cercato risposte soddisfacenti a questi fenomeni, ipotizzando la presenza di alcuni elementi radioattivi che potessero giustificare malesseri o altre bizzarrie. Ma nulla di tutto ciò potrebbe mai fornire una spiegazione sufficiente ai tanti eventi terrificanti che, stando alle leggende, si sarebbero verificati – e ancora continuerebbero a verificarsi.

Sembra infatti che numerosi fenomeni inspiegabili continuino ad accadere: molti uccelli muoiono misteriosamente avvicinandosi alle mura del castello, mentre gran parte degli animali si rifiuta di avvicinarsi. Addirittura, alcuni cani si rifiuterebbero di seguire i loro padroni all’interno del parco, forse in allarme per qualche entità malvagia. Senza contare di quante persone, entrando nella cappella, si siano sentite male o siano persino svenute.

A quanto pare, per il momento sarebbe impossibile escludere l’esistenza di fenomeni paranormali all’interno delle mura del castello. Che sia davvero stato costruito per proteggere non i suoi abitanti, bensì per costringere creature demoniache al suo interno? Un indizio, oltre a quelli già citati in precedenza, potrebbe essere nascosto negli affreschi che decorano la cappella. Vi è infatti ritratto l’arcangelo Michele, che nella tradizione cristiana è colui che guida l’esercito di Dio contro le forze del male. Altre scene immortalano le battaglie degli angeli contro i demoni, ma anche immagini che non hanno nulla a che vedere con questo tema, come la crocifissione o una rappresentazione di San Cristoforo.

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Questa piccola città conserva il centro storico più grande del Paese

Organizzare un viaggio in Tirolo, in ogni periodo dell’anno e in tutte le stagioni, è sempre un’ottima idea. Lo è perché infinite sono le bellezze naturalistiche che si snodano sul territorio insieme alle storie, alle tradizioni e agli antichi sapori.

Destinazione apprezzata e raggiunta da migliaia di visitatori ogni anno, il Tirolo è diventato la meta prediletta degli amanti della natura e di tutti coloro che desiderano vivere esperienze all’insegna del relax e del benessere. Terme, piscine, centri benessere e poi, ancora, paesaggi montani e attività all’aria aperta: questi sono solo alcuni dei motivi che invitano a scoprire e riscoprire la regione.

Imperdibili, poi, sono le città che popolano il territorio, quelle circondate dalle montagne e caratterizzate da atmosfere sospese e senza tempo. Tra queste troviamo anche Hall in Tirol, una deliziosa cittadina di 13.000 abitanti che conserva il centro storico più grande e pittoresco dell’Austria.

Hall in Tirol, una pittoresca cittadina da scoprire

Il nostro viaggio di oggi ci conduce in Tirolo, nel territorio dei paesaggi alpini, del benessere e dei sapori antichi. Ci troviamo nel distretto di Innsbruck-Land, non lontani dalla capitale, per scoprire un luogo ancora poco battuto dal turismo di massa, ma estremamente suggestivo.

Stiamo parlando di Hall in Tirol, una pittoresca città che si estende ai piedi del maestoso massiccio di Bettelwurf. Le sue origini sono antichissime: l’esistenza dell’insediamento, infatti, è testimoniato da alcune fonti datate nel 1200 che parlano di una salina nella Valle dell’Inn.

E in effetti, Hall in Tirol, ha avuto un ruolo molto importante nel commercio del sale come testimonia lo stemma della città che presenta, per l’appunto, due leoni e un barile di sale. La storia delle sue origini, oggi, è raccontata e preservata nel Museo Minerario situato nel cuore della città. Qui è possibile attraversare una perfetta riproduzione di un cunicolo della miniera di sale e tornare indietro nel tempo. Un’esperienza davvero imperdibile per grandi e bambini.

Natale a Hall in Tirol
Natale a Hall in Tirol

Il centro storico più grande dell’Austria

C’è un altro motivo per raggiungere e visitare Hall in Tirol ed è dato dal suo centro storico, il più grande e affascinante di tutto il Paese. Basta una semplice passeggiata tra le strade cittadine per sentirsi catapultati in un passato medievale dall’immensa bellezza.

Diversi i punti di interesse, come la Zecca con la torre Münzerturm, all’interno della quale è possibile scoprire la storia della moneta europea, e la piazza superiore che ospita la meravigliosa chiesa gotica di San Nicolò e il municipio. Il centro storico, più grande persino di quello di Innsbruck, diventa poi palcoscenico di uno spettacolo incantato tra novembre e dicembre,  quello che porta in scena la magia del Natale. Le facciate delle case di Hall in Tirol, infatti, si trasformano nelle caselline di un gigantesco calendario dell’Avvento mentre le strade si animano con i tradizionali mercatini.

Dopo una passeggiata tra i vicoli romantici e pittoreschi, una sosta alla Torre della Zecca è quasi obbligatoria. Percorrendo i 185 gradini, infatti, potrete raggiungere la cima e godere di un paesaggio mozzafiato sulla città incorniciata dalla Vallata dell’Inn e dalle montagne circostanti.

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Palácio Nacional da Pena, un vero tesoro portoghese

È un luogo ricco di fascino, dove storia e arte si intrecciano, dando vita a quella che è considerata una delle sette meraviglie del Portogallo: stiamo parlando del Palácio Nacional da Pena, un suggestivo castello ricco di colori da cui si gode di un panorama mozzafiato sulla città di Sintra. Per i turisti, è una delle attrazioni più belle di tutta la regione, che merita assolutamente una visita. Scopriamo le sue bellezze.

Palácio Nacional da Pena, la storia

Tra le architetture più affascinanti del Portogallo, non può che esserci proprio il Palácio, come lo chiamano gli abitanti del posto: questo maestoso castello dalle tinte vivaci si erge su uno sperone di roccia, al di sopra della città di Sintra, di cui si ha una visione meravigliosa. In realtà, da quassù lo sguardo si spinge sino a Lisbona e all’oceano Atlantico, regalando una vera emozione a tutti i turisti. Questo è un luogo magico, e lo si evince già dalla sua storia: in epoca medievale, la cima del promontorio roccioso era occupata da una cappella costruita a seguito di un’apparizione della Madonna.

Vi venne in seguito eretto un monastero, che dopo pochi secoli venne pesantemente danneggiato da una tempesta di fulmini e completamente distrutto da un terribile terremoto. La proprietà, ormai caratterizzata solo da qualche rovina, venne acquistata nell’800 da Re Federico II, e sua moglie decise di fargli un regalo progettando qui la realizzazione di un castello. Ciò che ne è risultato è un vero capolavoro d’architettura revivalista, che nel corso dei secoli ha accolto reali e personalità importanti. Oggi il Palácio è diventato Patrimonio dell’Umanità UNESCO, e per i turisti è una tappa imperdibile.

Cosa vedere al Palácio Nacional da Pena

Visitare il Palácio Nacional da Pena è un’esperienza incredibile e assolutamente da non perdere: è come fare un tuffo indietro nel tempo, tra sale maestose e arredi originali che richiamano le atmosfere ottocentesche. Alcuni angoli sono ben più antichi, essendo rimasti intatti sin dalla costruzione del precedente monastero. È il caso dell’affascinante chiostro, del refettorio e della sacrestia, così come della suggestiva cappella, all’interno della quale si può ammirare una splendida pala d’altare realizzata in marmo e alabastro.

Al suo interno, il Palácio ospita numerose stanze che raccolgono veri e propri cimeli, come la cucina dotata di stufe originali e decine di utensili in rame, custoditi in una vetrina che porta le iniziali di Re Ferdinando II. Un’ala del castello è oggi adibita a ristorante, ed è l’occasione perfetta per assaporare qualche specialità tipica godendo nel contempo del panorama suggestivo sulla città di Sintra. E a questo proposito, il cammino di ronda che circonda l’edificio è il punto d’osservazione perfetto per chi cerca una vista mozzafiato: nei giorni in cui l’aria è più limpida, si possono vedere persino le isole Berlengas.

Infine, non ci si può proprio esimere dal fare una visita al Parco da Pena: realizzato in stile inglese su progetto di Re Ferdinando II, si stende per circa 200 ettari ed è un brulicare di foreste, piante esotiche e sentieri labirintici, lungo i quali spiccano anche alcune opere scultoree. Immerso nel giardino, c’è anche uno chalet costruito per la Contessa Elise, la seconda moglie del Re. Purtroppo venne quasi interamente distrutto da un incendio doloso, ma qualche anno fa è stato oggetto di un importante lavoro di recupero che lo ha riportato al suo antico splendore.

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La passeggiata vista mare che attraversa rocce di granito rosa

La Bretagna è un territorio dal fascino magnetico che da sempre attrae e stupisce viaggiatori provenienti da ogni parte del mondo. Qui, nella regione all’estremo nord ovest della Francia, i paesaggi sconfinati si incontrano si estendono fino all’Oceano Atlantico, la costa frastagliata dà vita a scorci di incredibile bellezza e le cittadine balneari conservano e preservano tradizioni, cultura e storie antiche.

Organizzare un viaggio qui è sempre un’ottima idea. Le cose da fare e da vedere sono tantissime e tutte sono destinate a incantare. Tra queste c’è un tratto di costa la cui bellezza non si può descrivere, perché sembra surreale, ma si può attraversare. Il paesaggio che si apre davanti agli avventurieri che arrivano fin qui sembra uscito da un libro delle fiabe.

Se volete vivere un’esperienza unica all’insegna della grande bellezza, non vi resta che munirvi di un abbigliamento comodo e di scarpe da trekking: la passeggiata vista mare che attraversa le rocce di granito rosa comincia qui.

Benvenuti sulla Costa di Granito Rosa

Il nostro viaggio di oggi ci conduce su uno dei litorali più famosi e acclamati dell’intera Francia, stiamo parlando della Costa di Granito Rosa. Qui, lungo la Manica, e tra Paimpol e Trébeurden, tutta una serie di formazioni rocciose in granito, dalle forme evocative e dai colori fiabeschi, fanno da scenografia a quella che è una delle passeggiate più emozionanti di una vita intera.

La costa si estende per circa venti chilometri e attraversa i comuni di Trébeurden, Pleumer-Bodou, Trégastel e Perros-Guirec. Numerosi sono i sentieri escursionisti da percorrere, quelli che conducono a punti di osservazione incredibili.

La passeggiata è costellata dalle rocce di granito che caratterizzano in maniera univoca il paesaggio della zona con le loro tinte pastello, che si illuminano e si infiammano con la presenza del sole, e le forme evocative e suggestive create dal tempo e dall’erosione: la visione è magica.

Casa costiera di Ploumanac'h

Fonte: iStock/Adrien Le Toux

Casa costiera di Ploumanac’h

La passeggiata più bella del mondo tra le rocce rosa

Il modo migliore per scoprire tutte le meraviglie della Costa di Granito Rosa è quello di attraversarla a piedi o in bici dall’alba al tramonto. Un’avventura davvero straordinaria che permette di perdersi e immergersi in un capolavoro creato da Madre Natura.

La località più famosa dell’intero tratto di costa è sicuramente Perros-Guirec. Da qui è possibile andare alla scoperta del faro che domina la località di Ploumanac’h e che negli anni è diventato il protagonista assoluto delle più belle istantanee di viaggio.

Per i camminatori esperti e allenati, invece, c’è il GR© 34, il sentiero escursionistico che segue le orme dei doganieri e che permette di esplorare interamente la Costa di Granito Rosa. In alternativa è possibile raggiungere le località balneari che si snodano lungo il tratto costiero e da qui iniziare la passeggiata Il tratto più popolare è sicuramente quello che parte da Perros-Guirec e termina a Trestraou, o viceversa.

Lo scenario che si apre davanti agli occhi di chi arriva fin qui lascia senza fiato. Le formazioni rocciose di granito rosa che caratterizzano in maniera univoca l’intero tratto, sono circondate dal mare da una parte e dalla natura dall’altra. Lungo il percorso, inoltre, è possibile incontrare case addossate ai massicci rocciosi che sembrano uscite da un libro di fiaba.

Aguzzate lo sguardo e camminate a ritmo lento per scorgere ogni dettaglio: la vista da qui è spettacolare.

Tratto di Costa di Granito Rosa

Fonte: iStock

Tratto di Costa di Granito Rosa
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In questo parco puoi entrare nel mondo del Piccolo Principe e volare con lui

Esiste un luogo, di incantevole suggestione, dove tutti i giorni l’immaginazione diventa realtà. Un posto dove la fantasia prende vita a ogni passo compiuto, proprio lì dove è possibile perdersi e immergersi in una delle più belle favole di sempre. Non si tratta di un semplice parco divertimenti, ma di un microcosmo delle meraviglie che permette di entrare nel fantastico mondo di Antoine de Saint-Exupéry.

Ci troviamo tra Mulhouse e Colmar, e più precisamente nel cuore dell’Alsazia dove la magia prende vita ogni giorno. Sì perché qui esiste un parco che permette a grandi e bambini di entrare nel mondo del Piccolo Principe e di volare con lui, e farlo per davvero.

Benvenuti nel Parc du Petit Prince

“È solo con il cuore che si può vedere veramente, l’essenziale è invisibile agli occhi”, diceva il Piccolo Principe pronunciando quella che è diventata una delle più celebri frasi del capolavoro di Antoine de Saint-Exupéry. I nostri viaggi, quelli che ci hanno portato alla scoperta delle meraviglie segrete del mondo, ci hanno confermato che è proprio vero che la bellezza più autentica si palesa solo allo sguardo di chi sa andare oltre.

Ma è in Alsazia che quella frase si manifesta in tutta la sua potenza ,perché è qui che esiste un parco divertimenti completamente dedicato al Piccolo Principe. Ci troviamo a Ungersheim, nel comune francese situato nel dipartimento dell’Alto Reno e confinante con la Germania e la Svizzera. È proprio qui che i sogni dei bambini si realizzano e la fantasia degli adulti torna a materializzarsi.

Il Parc du Petit Prince, questo è il suo nome, è un’area tematica interamente dedicata al celebre romanzo di Saint-Exupéry. Un sogno a occhi aperti che trasporta i viaggiatori di ogni età in un poetico universo dove attrazioni, elementi naturali e velivoli permettono di vivere e condividere una delle esperienze più magiche e suggestive di sempre.

Parc du Petit Prince

Fonte: Getty Images

Parc du Petit Prince, il parco divertimenti ispirato al magico universo di Antoine de Saint-Exupéry

Diventare un Piccolo Principe per un giorno

Sono 31, in totale, le attrazioni che si snodano all’interno del Parc du Petit Prince e tutte sono destinate a far rivivere l’incanto di uno dei racconti più magici mai letti. Grazie alle proiezioni con tecnologie 3D e 4D è possibile immergersi completamente all’interno del fantastico mondo di Saint-Exupéry e visitare il Pianeta Gigante, oppure scendere negli abissi del mare per esplorare il Pianeta Sottomarino.

La visita al parco permette agli ospiti di entrare in contatto con la natura e con i suoi animali. Non solo con la fantasia, grazie all’attrazione Addomesticami dove tutti possono dialogare con una volpe virtuale, ma anche con la realtà. Il Parc du Petit Prince, infatti, ospita una fattoria di farfalle che è diventata la casa di migliaia di esemplari autoctoni.

Dopo aver trascorso il tempo tra spettacoli e proiezioni, si arriva all’attrazione principale del parco divertimenti, quella che permette di volare a bordo di due mongolfiere e di raggiungere idealmente il Pianeta del Re e il Pianeta del Lampionaio. Le ballon du Roi e Le ballon de l’allumeur du réverbère svettano verso il cielo raggiungendo i 150 metri di altezza e permettendo a tutti un accesso privilegiato su uno dei più incredibili panorami del territorio, quello che si estende fino al Parco naturale regionale dei Ballons des Vosges e alla Foresta Nera.

Gli ospiti, infine, potranno trascorrere momenti di totale spensieratezza nel cielo a bordo dell’Aérobar del pianeta dell’Ubriacone. Un’attrazione che permette di brindare all’esperienza appena vissuta a un’altezza di 35 metri.

Il parco dedicato al Piccolo Principe

Il parco dedicato al Piccolo Principe 

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Tetouan, la città bianca del Marocco

A una sessantina di chilometri da Tangeri, nel nord del Marocco, abbaglia la candida città di Tetouan, nella fertile Valle del Martil, vivace porto noto per la sua Medina, Patrimonio UNESCO dal 1997, tra le meglio conservate del Paese.

Una località a dir poco splendida, una “colomba bianca” che sa incantare e trasportare in un’atmosfera tutta da vivere e da scoprire, lungo le sue stradine imbiancate a calce tra bancarelle, mercati e colorati portali ad arco.

Seppur ancora meno gettonata di Casablanca o Marrakech, Tetouan offre accattivanti punti di interesse ed è agevolmente visitabile anche con una giornata a disposizione.

Cosa vedere a Tetouan, la bianca città del Marocco

La prima tappa quasi obbligata è, senza dubbio, l’affascinante Medina Patrimonio UNESCO, un candido dedalo di stretti vicoletti dove perdersi senza fretta e ammirare, a ogni passo, un nuovo scorcio.

Si tratta di uno dei migliori esempi di città storiche dell’VIII secolo, delimitata da mura sui tre lati, dotata di sette porte e custode di ben trentasei edifici sacri tra santuari e moschee.

Qui, inoltre, sono vivaci e numerosi i caratteristici mercati (souk) con bancarelle che espongono qualsiasi tipologia di prodotto: dalle pescherie, al pollame, al cibo di strada fino alla pelletteria e alle decorazioni.

Di contro, altrettanto affascinante è il quartiere spagnolo l’Ensanche, così differente dai labirinti della Medina, con le strade disposte a griglia: dopo una passeggiata lungo la via principale Mohamed V, da non perdere sono il Museo Archeologico (che illustra la storia preistorica e pre-islamica del Marocco), il Museo di Arte Contemporanea e la vivace Piazza Mulay Mehdi con bar, rotonda ombreggiata da palme e la caratteristica chiesa gialla di Nuestra Señora de las Victorias.

Nelle vicinanze, ecco poi un’oasi di ombra e relax nel cuore della città, ovvero i Giardini dell’Eixample, con panchine, sentieri curati, alberi, statue, fiori e una ricca vegetazione.

Ma non è tutto.

Tra la Medina e l’Ensanche, da non perdere è Piazza Hassan II, dove spiccano particolari fari Art Noveau, verdi e bianchi, e soprattutto il Palazzo Reale, edificato nel XVII, la storica residenza del sultano, tra gli esempi più pregevoli di architettura moresca del mondo con splendidi giardini, fontane, cortili, e una meravigliosa porta d’ingresso.

Il fascino dei dintorni

Se Tetouan è un gioello del nord Marocco, i suoi dintorni non sono da meno: avrete, così, l’opportunità di conoscere una vasta gamma di città e paesi che completeranno al meglio la vostra esperienza di viaggio.

Da citare, ad esempio, è il piccolo paese costiero di M’diq, a una ventina di minuti d’auto, meta estiva per eccellenza con la lunga spiaggia che fiancheggia il lungomare ricco di bar e ristoranti.

A un’ora e mezza, invece, merita una sosta il suggestivo villaggio blu di Chefchaouen con le stradine dipinte su cui si affacciano deliziosi negozietti. Imperdibile la spettacolare Kasbah, fortezza davvero ben conservata.

Ancora, da ammirare sono Tangeri, sullo stretto di Gibilterra, dal centro storico che si snoda tra stradine bianche e blu, souk, monumenti e le bellissime spiagge, e Ceuta, città autonoma spagnola a una quarantina di chilometri, con notevoli attrazioni quali, ad esempio, Plaza de África, Plaza de Armas delle Mura Reali o Monte Hacho e la Casa de los Dragones sul Paseo de Camoens.