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Il Palazzo di Wilanów: un tesoro da scoprire a Varsavia, tra arte e natura

Il Palazzo di Wilanów si trova nell’immediata periferia della capitale polacca ed è una delle cose da vedere durante un viaggio a Varsavia. Si tratta di una delle residenze più belle e storicamente significative della Polonia. Essp è conosciuto come la “Versailles polacca”. Il Palazzo di di Wilanów , infatti, è un esempio squisito di architettura barocca, circondata da splendidi giardin, in diversi stili: alla francese, all’italiana e all’inglese.

Organizzare una visita al Palazzo di Wilanów è facile, entusiasmante e ti regalerà degli ottimi ricordi da portare con te alla fine del viaggio. Si raggiungere tranquillamente anche con i mezzi pubblici da Varsavia. Questo magnifico palazzo e i suoi giardini sono una destinazione imperdibile per chi visita la capitale polacca. Che siate appassionati di storia, amanti dell’arte o semplicemente in cerca di un luogo tranquillo dove passeggiare, il Palazzo di Wilanów ha qualcosa da offrire a tutti.

Storia e Architettura di Palazzo di Wilanów: quattro secoli di bellezza

Costruito alla fine del XVII secolo per il re Jan III Sobieski, il Palazzo di Wilanów fu progettato dall’architetto Augustyn Locci. Questa grande dimora, da vedere durante un viaggio alla scoperta di Varsavia, sorse per essere una residenza reale e come tale rimase fino all’inizio del XIX Secolo. Furono diversi i re che occuparono le sue stanze e, successivamente, divenne la residenza di alcune delle famiglie nobiliari più importanti della Polonia: Sieniawski, Czartoryski, Lubomirski, Potocki e Branicki.

Con la presenza di queste famiglie all’interno del Palazzo di Wilanów ha portato alcune modifiche, tali da rendere questo luogo ancora più bello e splendente.  Malgrado le modifiche e le revisioni, la struttura generale ha mantenuto nel tempo il suo fascino barocco, rendendo Palazzo di Wilanów uno dei luoghi imperdibili da visitare durante un viaggio a Varsavia. Gli interni del palazzo sono ornati con affreschi, stucchi e mobili d’epoca, che offrono uno sguardo sulla vita e la cultura della nobiltà polacca.

Nel 1805, il Palazzo di Wilanów divenne, per volere di Stanisław Kostka Potocki, il primo museo pubblico della Polonia e uno dei primi mai aperti con questo intento in Europa. Al tempo, infatti, si creavano delle esposizioni d’arte in molti posti ma i palazzi, con le relative opere d’arte che contenevano, erano e restavano proprietà privata, con l’accesso solo ai proprietari, ai loro amici e invitati. L’apertura al pubblico fu un atto decisamente importante.

Purtroppo, molta della vasta collezione d’arte del Palazzo di Wilanów è stata trafugata durante l’occupazione nazista della Polonia. Fortunatamente, grazie all’incessante lavoro di tanti Art Men – ovvero tutte quelle figure che, dopo la guerra, si sono messe a cercare le opere perdute – qualcosa è stato recuperato. Gli orrori della guerra, in ogni caso, non hanno tolto splendore al Palazzo di Wilanów che resta una grande meraviglia polacca.

Palazzo di Wilanów: una meraviglia da vedere a Varsavia

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Palazzo di Wilanów dai suoi cancelli

I giardini di Palazzo di Palazzo di Wilanów: un incanto nel verde

Il Palazzo di Wilanów è circondato da vasti giardini che includono un parco in stile francese con aiuole geometriche e un giardino all’inglese con sentieri tortuosi e alberi secolari. La tenuta comprende anche un lago pittoresco, una serra e varie sculture, rendendola un luogo perfetto per una passeggiata rilassante. L’idea che fu la base del palazzo di Wilanów era quella di creare una corte che potesse godere anche di uno spazio esterno. Fu la tipica moda del XVIII Secolo di unire vita di corte alla vita all’aria aperta a guidare architetti e progettisti nella creazione di un simile luogo.

Per molti viaggiatori, il motivo principale per visitare il Palazzo di Wilanów sono i proprio suoi giardini. Se il tuo viaggio in Polonia avviene in primavera o estate, avrai modo di renderti conto della loro bellezza, curata al giorno d’oggi da esperti giardinieri, istruiti sulla storia dei giardini stessi. Molta manutenzione delle piante, infatti, dev’essere fatta con attrezzi antichi, proprio per rispettare il design dei giardini stessi e le piante.

A livello storico, fin dall’inizio della vita del Palazzo di Wilanów, fu Re Jan III a curare personalmente i giardini e a occuparsi del verde. Quel sovrano amava scegliere da solo le tipologie di piante, in base al suo gusto personale. Quel determinato momento storico è, oggi, evocato in modo più vivido nei giardini all’italiana situati sulle terrazze superiori e inferiori, tra il palazzo e il lago Wilanów. Le aiuole della terrazza superiore corrispondono nella loro composizione al disegno delle Camere Reali.

Nei giardini si possono ritrovare gli stessi temi e argomenti presenti nelle decorazioni del Palazzo di Wilanów: nulla è lasciato al caso. Le decorazioni originali furono progettate da artisti olandesi e furono rimosse dalle truppe russe all’inizio del XVIII secolo. Sono invece rimaste intatte le decorazioni settecentesche della terrazza superiore. I putti e le sfingi sono opera di Johann Elias Hoffmann. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, vennero portate al Palazzo di Wilanów molte sculture presenti in molte case nobiliari della Polonia, distrutte dalla guerra. Fu così che il Palazzo di Wilanów divenne una vera e propria nuova dimora per la cultura del paese.

Oltre ai giardini all’italiana e quelli alla francese, venne creato anche un giardino anglo-cinese. Questa ulteriore tipologia di giardino regala al Palazzo di Wilanów nuove geometrie, totalmente diverse da quelle barocche. All’interno del giardino anglo-cinese di Palazzo di Wilanów si trovano preziosi esemplari di alberi monumentali, come quercia e ginkgo biloba. Data la tipologia di alberi presenti, questa parte del giardino di Palazzo di Wilanów è il luogo più fotogenico da vedere se farai un viaggio a Varsavia in autunno. Parte dei giardini di Palazzo di Wilanów è, attualmente, una riserva naturale, casa di molti animali.

Visitare i giardini di Palazzo di Wilanów

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I giardini di Palazzo di Wilanów

Come raggiungere il Palazzo di Wilanów Varsavia

Ci sono diverse opzioni di trasporto per raggiungere il Palazzo di Wilanów è facilmente raggiungibile dal centro di Varsavia.

L’autobus, per esempio, è  Il modo più diretto per arrivare al palazzo di Wilanów, nonché il più economoico. Le linee 116, 180 e 519 conducono direttamente a Wilanów. La fermata si trova a pochi passi dall’ingresso principale del palazzo. Gli autobus partono frequentemente dal centro di Varsavia e il viaggio dura circa 30-40 minuti, a seconda del traffico.

In alternativa al solo autobus, si può utilizzare anche una combinazione che comprenda anche il tram.  La fermata da considerare a Varsavia è “Wilanowska” (linee 4, 10, 14 e 35). Successivamente, si sale poi sull’autobus l’autobus 139 o 200 che porta direttamente al palazzo. Questo percorso può essere utile se il tuo alloggio a Varsavia è vicino a una linea del tram.

Anche il taxi è un’opzione utile per raggiungere il Palazzo di di Wilanów, soprattutto se si fa parte di un gruppo di massimo quattro persone. Si tratta, sicuramente, di un viaggio più comodo e veloce. Il tragitto dal centro di Varsavia al Palazzo di Wilanów dura circa 20-30 minuti, a seconda del traffico, e il costo varia tra 30 e 50 złoty (tra i 7€ e i 12€ circa.

Chi ama pedalare, può raggiungere il Palazzo di di Wilanów in bicicletta. A Varsavia ci sono varie possibilità di noleggio bici e, anche per dare al proprio viaggio in Polonia un minore impatto sull’ambiente, durante i mesi più caldi, molti visitatori scelgono di seguire le piste ciclabili che conducono al Palazzo di Wilanów. È un modo piacevole di esplorare la città e il paesaggio circostante.

Infine, se il tuo viaggio in Polonia nasce come on the road e hai già un’auto a disposizione, sappi che puoi arrivare al Palazzo di Wilanów usando il tuo mezzo a quattro ruote. Nei pressi del palazzo sono disponibili dei parcheggi per i visitatori.

Informazioni utili per visitare il Palazzo di di Wilanów

Cosa sapere per visitare il Palazzo di Wilanów durante il tuo viaggio in Polonia? Questo luogo storico è aperto al pubblico tutto l’anno, con orari variabili a seconda della stagione. È consigliabile controllare il sito web ufficiale per gli orari aggiornati e per prenotare i biglietti in anticipo, specialmente durante i periodi di alta affluenza turistica.

Il Palazzo di Wilanów ospita anche una serie di eventi culturali, mostre e concerti durante tutto l’anno, rendendo ogni visita un’esperienza unica. Inoltre, il parco è accessibile gratuitamente, quindi anche una semplice passeggiata nei giardini vale la visita.

Per visitare il Palazzo di Wilanów è richiesto un biglietto d’ingresso di 5 złoty (poco più di 1€). I biglietti si possono comprare anche online: al momento dell’acquisto, ti verrà chiesto di scegliere la data della tua visita. Data la fama meritata del Palazzo di Wilanów, è meglio acquistare i biglietti in anticipo, se il tuo viaggio in Polonia avviene in un fine settimana o in un giorno festivo. Il Palazzo di Wilanów è una meta gettonata durante l’alta stagione.

Il Palazzo di Wilanów è vasto e offre molti percorsi di visita diversi: meglio programmare di trascorrere una giornata intera nei pressi di questa Versailles della Polonia, in modo da poter dedicare a questo luogo tutto il tempo che merita.

Tutta l’area del Palazzo di Wilanów è attrezzata in modo da accogliere anche i viaggiatori che hanno difficoltà motorie e sono previste audioguide in moltissime lingue, anche studiate appositamente per ipovedenti o viaggiatori disabili. Basta farne richiesta al momento all’ingresso.

Nei giardini del Palazzo di Wilanów c’è anche una caffetteria, molto bella e sicuramente utile nel caso ti venga fare durante la tua giornata appena fuori Varsavia. Solitamente, gli orari di apertura della caffetteria del Palazzo di Wilanów cambiano a fine estate.

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Cosa mangiare a Sofia: piatti tipici della Bulgaria da provare

Vacanza a Sofia? Ci sono tante cose (buonissime) da mangiare, un viaggio culinario arricchente in quel della Bulgaria, un territorio che consente di scoprire influenze dalle cucine balcaniche, persiane, greche, turche. La cucina tipica bulgara riflette il passato e la storia del Paese, con piatti tipici e specialità speziate e saporite, tra cui kebab turco o sutzukaki greci. Se hai in programma di andare nella Capitale della Bulgaria, ti diciamo cosa mangiare assolutamente a Sofia: colazione, pranzi e cene luculliane, oltre a dolci da non perdere.

Le caratteristiche della cucina bulgara

Piatti tipici di Sofia
Banitza, la tipica colazione di Sofia a base di pasta, uovo e formaggio

Se dovessimo usare una parola per descrivere la cucina bulgara, potremmo usare il termine “speziata”. Soprattutto se la compariamo ad altre cucine tipiche europee, dove i sapori sono meno concentrati. Qui vengono usati peperoncini piccanti, origano, pepe nero e pepe bianco, paprika. La maggior parte delle ricette derivano dalla tradizione contadina, sono semplici da preparare e sono piatti unici, con la presenza di uno o più contorni.

Un’altra parola che la descrive alla perfezione è “abbondante”. I piatti vengono serviti con l’obiettivo di saziare e, sebbene non manchino proposte gourmet, mangiare in Bulgaria è abbastanza conveniente. La Capitale Sofia, poi, offre tantissimi piatti e specialità bulgare, con influenze greche, turche e balcaniche. In base al periodo in cui ti rechi in vacanza, hai l’occasione di provare molte zuppe, fredde o calde, tra cui il tarator. La maggior parte dei piatti sono cucinati al forno o al vapore: la frittura, invece, non è molto in voga.

Cosa mangiare a Sofia

Cosa mangiare a Sofia
Kebapcheta, le polpette da mangiare a Sofia

Preparati per il tuo viaggio a Sofia insieme a noi: puoi assaggiare tantissime prelibatezze, piuttosto speziate, come abbiamo visto. L’uso di aglio, cipolla, pimento, santoreggia, alloro o ancora basilico, menta, aneto, trigonella, rosmarino è enormemente diffuso, e ogni boccone è pura poesia per il palato, un tripudio di sapori da indovinare.

Shkembe Chorba

Le zuppe in Bulgaria sono un must, e questo è uno dei piatti principali, che consigliamo di mangiare in inverno più che in estate. Il sapore, dobbiamo dirlo, è molto forte, ma soprattutto può non incontrare i gusti di ciascuno di noi: parliamo di una trippa che viene condita con paprika, peperoncino, pepe, aglio e latte intero fresco. Superata la fase di scetticismo iniziale, molti dicono che è uno dei piatti più buoni della cucina bulgara.

Kebapcheta

Piatto tipico della cucina bulgara, a Sofia puoi assaggiare il kebapcheta, ovvero le tradizionali polpette, che però sono realizzate a forma di piccole salsicce. Il nome non ci suona “nuovo”, in quanto deriva dalla parola turca kebab, a cui viene aggiunto il suffisso neutro “che”. Puoi assaggiare diverse varianti, con suino e manzo o solo con carne di maiale. Viene condita con pepe nero, cumino e sale. Solitamente il piatto viene servito con patate fritte e formaggio grattugiato.

Tarator

Come anticipato, le zuppe in Bulgaria sono disponibili nella versione calda e fredda. In estate, quindi, il tarator è un punto di riferimento e il sapore è forte e delicato al contempo, in virtù degli ingredienti di cui è composto, ovvero yogurt, cetrioli, noci, finocchio, prezzemolo e olio. Il costo è irrisorio, ed è ideale da assaggiare a pranzo e cena.

Moussaka

Le influenze della cucina bulgara provengono anche dalla Grecia, e non è insolito trovare ristorantini che offrono la moussaka, enormemente diffusa in Bulgaria. Patate, melanzane, carne tritata, besciamella: è una specialità assolutamente sostanziosa, un piatto unico che riempie e che solletica il palato con sapori balcanici.

Banitza

La banitza o banitsa è una delle specialità più diffuse in Bulgaria, da provare nella versione salata o dolce. Infatti, puoi trovare tantissime farciture nei panifici in giro per Sofia: con yogurt, uova o formaggio, sicuramente il tipo più comune, o ancora con porro, cipolla, bieta o persino carne macinata e riso. Tra le più amate della versione dolce, invece, citiamo zucca, uvetta, noci e zucchero. Di solito, è la colazione tipica a Sofia.

Lyutenitsa

Non va confusa con la lyutika, ed è un piatto della cucina bulgara, macedone e serba. Parliamo di una sorta di pesto che va spalmato sul pane, un condimento anche per l’insalata, a base di peperoni, pomodori, aglio, cipolle e olio. Questo condimento rispecchia pienamente la cucina tipica bulgara: speziata, aromatica e leggermente piccante.

Dolci tipici bulgari

Cosa mangiare a Sofia
Baklava, il dolce bulgaro con frutta secca e miele

Abbiamo visto i piatti salati da mangiare a Sofia, ma per chi ama i dolci? Quali sono le proposte? Molteplici, in realtà, e i dolci tipici bulgari sono di derivazione casalinga, quindi rustica: è la grande caratteristica di questo Paese. Diversi gli ingredienti usati, come le mele, amatissime nei Paesi balcanici: in effetti, la pecheni yabalki è tra i dolci che invitiamo a provare, ovvero le mele al forno farcite con glassa e noci. Profumano di cannella e sono deliziose.

Ottima anche la pechena tikva, ovvero la zucca arrostita con le mandorle, o ancora, come accennato poc’anzi, la variante dolce della banitsa, magari ripiena di mele o di zucca. Molto in voga in biscotti, con lo zenzero o persino nella variante salata con burro e formaggio. Infine, da provare assolutamente la baklava bulgara, ovvero un dolce di pasta sfoglia stratificata che viene farcito con noci tritate (come in foto) o in alternativa con i pistacchi.

Cosa bere in Bulgaria

La cucina bulgara riporta indietro nel tempo: è legata profondamente alle tradizioni, ai prodotti caseari e da forno. Non a caso, a colazione a Sofia si può bere una tazza di ayran, ovvero yogurt acido e fermentato, sale e acqua. Viene consumata con la banitsa, esattamente come la boza, una bevanda di malto a base di miglio, servita con cannella. Nella variante bulgara, risulta molto più diluita e acidula rispetto alla turca (densa e dolce).

Infine, menzione d’onore per birra, vini da dessert e spumante: il vino rosso secco è il Mavrud, mentre il vino bianco da dessert è il Dimyat: un vino che si beve d’inverno è il Greyano, che è il Vin Brulé. La tradizione dei liquori, invece, porta alla scoperta dell’acquavite slivovitsa o mentovka, che invece è un liquore dolce alla menta.

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Viaggio a Vilnius: il meglio della romantica capitale lituana

Vilnius è l’esempio eccezionale di una città medievale che ha esercitato una profonda influenza sugli sviluppi architettonici e culturali di una vasta area dell’Europa orientale nel corso di diversi secoli. Il magico centro storico di Vilnius, con i suoi 700 anni, nasconde molti segreti e una lunga storia. La leggenda narra che la città sia nata da un sogno del Granduca Gediminas durante una battuta di caccia. Nel suo sogno, Gediminas vide un enorme lupo di ferro in piedi su una collina che ululava come se centinaia di lupi fossero intrappolati al suo interno. Quando il Granduca consultò il mago di corte Lizdeika, gli fu detto che il lupo era il simbolo di una grande capitale che un giorno sarebbe sorta in cima a quella collina. Nel 1323, Gediminas inviava già lettere alle città europee per invitare mercanti e artigiani a visitare la città. Oggi, quelle storiche strade acciottolate nate da un sogno ti condurranno in una romantica passeggiata attraverso l’area dichiarata Patrimonio Mondiale dall’UNESCO.

Vilnius centro citta

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Le antiche strade e la moderna vitalità di Vilnius

Cosa vedere a Vilnius, le migliori attrazioni

La Torre di Gediminas

Il simbolo di Vilnius che non potrai ignorare, la Torre di Gediminas, è visibile da molti punti della Città Vecchia ed è raffigurato in numerose opere d’arte. È uno dei luoghi migliori per ammirare i magnifici panorami di Vilnius. Sali sulla collina per guardare il tramonto o sali ancora più in alto fino alla cima della torre per un punto di osservazione ancora più spettacolare. I tetti rossi di Vilnius, i campanili delle chiese e le strette vie della Città Vecchia medievale sono uno spettacolo straordinario. La Torre del Castello di Gediminas è la sede più visitata del Museo Nazionale della Lituania. La sua esposizione invita i viaggiatori a conoscere la storia di Vilnius come centro del Granducato di Lituania. Salendo gli stretti gradini della torre, il visitatore scoprirà diversi livelli di esposizioni che presentano lo sviluppo del territorio del Castello di Vilnius, oltre a mostre di gioielli baltici e importanti manufatti militari. Al secondo piano si trova la mostra interattiva “Linea del tempo visiva: uno sguardo attraverso le finestre della Torre di Gediminas”, che invita i visitatori a sperimentare un attacco da parte dei crociati; possono anche vedere come appariva la Vilnius rinascimentale e confrontare questa immagine con un panorama dei castelli precedente e successivo al 1785, un’epoca in cui questi edifici avevano già perso la loro importanza politica. Questo viaggio è un’opportunità per sperimentare i cambiamenti che la città ha vissuto dal XIV al XXI secolo, sia guardando attraverso le finestre della torre, sia guardando la torre stessa. Al terzo potrai invece sperimentare cosa significava partecipare alla Via Baltica – una delle più memorabili tra le grandi manifestazioni antisovietiche, quando, nell’agosto 1989, quasi 2 milioni di persone si unirono per mano da Vilnius a Tallinn. Dalla piazza di osservazione della Torre si apre un panorama da cui sembra di poter tenere la città in mano. La bandiera nazionale sventolante ci ricorda che la Torre Gediminas è un simbolo non solo di Vilnius, ma di tutta la Lituania.

Torre Vilnius

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Il simbolo di Vilnius, la Torre di Gediminas

Il Palazzo dei Granduchi

Originariamente gotica, la residenza dei Granduchi di Lituania, risalente al XVI secolo, divenne un grande palazzo rinascimentale e nella prima metà del XVII secolo acquisì anche caratteristiche del primo barocco. All’epoca Vilnius era uno dei maggiori centri dell’Europa centrale e orientale. In quegli anni, il Palazzo dei Granduchi è stato un centro politico, diplomatico, amministrativo e culturale del Granducato di Lituania. A metà del XVII secolo però, l’esercito di Mosca distrusse il palazzo e nel periodo compreso tra la fine del XVIII secolo e l’inizio del XIX secolo, il palazzo fu completamente distrutto per ordine dell’amministrazione russa zarista. Il restauro è avvenuto solo nel 2013. Oggi ospita il Museo Nazionale, dove si possono ammirare quattro percorsi principali che riflettono le funzioni di questa residenza storica. Numerosi reperti, insieme a modelli del palazzo e materiale iconografico, sono esposti nell’esposizione dello sviluppo storico e architettonico del palazzo (Percorso I). L’esposizione degli interni storici rappresentativi del palazzo (Percorso II) porterà i visitatori nelle sale di rappresentanza con rappresentazioni storiche restaurate del tardo gotico, del rinascimento e del primo barocco, oltre a una speciale sala del tesoro. Il percorso III è costituito da tre mostre (armamento, vita quotidiana, musica) e dalla Sala degli Eventi. Qui potrai conoscere le fortificazioni e la collezione di armamenti del castello e del palazzo dei Granduchi di Lituania. Un’altra esposizione rivela la vita quotidiana degli abitanti del castello, la struttura della cucina del palazzo e le peculiarità della ristorazione. Inoltre, potrai apprezzare il patrimonio musicale e la tradizione di suonare al Palazzo dei Granduchi di Lituania, che saranno presentati in eventi separati presso la Sala eventi alla fine del percorso. Sul percorso IV si trova il Centro espositivo del museo, che espone importanti mostre nazionali e internazionali.

Il Palazzo Presidenziale

Chiamato “Prezidentūra” (Ufficio del Presidente) nella vita quotidiana, è stato costruito nella piazza di Simonas Daukantas, autore della prima storia del Paese pubblicata in lingua lituana nel XIX secolo. In qualsiasi modo si scelga di avvicinarsi a Piazza Daukanto, una strada stretta si allarga improvvisamente e si fonde con la piazza, dominata da un edificio classico della fine del XVIII e dell’inizio del XIX secolo: un’antica casa nobiliare e l’attuale Ufficio del Presidente. L’imponenza della piazza è in qualche modo attenuata dalle torri barocche che sovrastano il tetto del palazzo. A partire dal XVI secolo, il palazzo servì come residenza per i vescovi di Vilnius. Nel XVIII secolo, quando la Lituania fu occupata e annessa all’Impero russo, divenne la residenza per il governatore generale di Vilnius. Lo zar russo Alessandro I, il re francese Luigi XVIII, l’imperatore Napoleone Bonaparte e il maresciallo e statista polacco Józef Piłsudski ne furono tra gli ospiti. L’edificio è stato ristrutturato nel 1997 e attualmente è occupato dal Presidente della Lituania e dalla sua Cancelleria; durante le visite di Stato ufficiali, i leader degli altri Paesi vengono ricevuti in questo edificio. Potrai facilmente sapere quando il Presidente è all’interno perché la bandiera che solitamente sventola sopra l’edificio, viene abbassata quando lascia il Paese. Davanti al palazzo sono issate tre bandiere nazionali; due di esse possono essere sostituite dalle bandiere dei Paesi di provenienza dei visitatori stranieri. Ogni domenica alle 12:00 vi si tiene una solenne cerimonia di alzabandiera della durata di 5-10 minuti. Alla cerimonia partecipano i soldati della Compagnia della Guardia d’Onore delle Forze Armate lituane, vestiti non solo con uniformi da cerimonia ma anche con armamenti medievali per ricordare che le attuali Forze Armate lituane sono custodi della storia onorevole del Paese, una parte della sua storia secolare. Visite gratuite al Palazzo presidenziale, previa registrazione, sono organizzate il sabato (in lituano) dalle 10.00 alle 15.00 e la domenica (in lituano e inglese) dalle 10.00 alle 15.00. Per partecipare, bisogna registrarsi entro e non oltre 3 giorni prima del giorno della visita.

Vilnius Palazzo Presidenziale

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Il magnifico palazzo presidenziale di Vilnius

Museo delle occupazioni e delle lotte per la libertà

Consigliato se vuoi ripercorrere la storia della seconda metà del ‘900, il Museo delle occupazioni e delle lotte per la libertà è stato istituito nel 1992. È l’unico museo di questo tipo negli Stati baltici, ospitato nello stesso edificio in cui le autorità repressive sovietiche NKVD e NKGB-MGB-KGB hanno lavorato dalla seconda metà del 1940 fino all’agosto 1991. Il seminterrato dell’edificio contiene una cella interna di isolamento per gli interrogatori, dove i residenti della Lituania che sembravano sospetti alle autorità di occupazione furono imprigionati dall’autunno fino al 1987. I visitatori possono visitare la mostra allestita nell’ex sala di esecuzione della pena di morte. L’ex ufficio del vice capo della prigione interna del KGB, al primo piano del museo, comprende un’esposizione di documenti, fotografie, mappe e altri oggetti che illustrano la sovietizzazione della regione nel 1940-1941. La mostra dedicata alla guerriglia del 1944-1953 presenta la struttura territoriale e l’organizzazione militare delle unità di guerriglia, le aspirazioni dei combattenti per la libertà, le loro attività quotidiane e la loro vita di tutti i giorni. La lotta dell’NKVD e del NKGB contro la resistenza armata è illustrata nella mostra Lotta sleale. Il secondo piano del museo ospita una mostra dedicata alla prigionia dei cittadini lituani nei gulag dal 1944 al 1956, alle deportazioni dal 1944 al 1953 e alle attività del KGB dal 1954 al 1991.

La prigione di Lukiškės

La prigione Lukiškės di Vilnius vanta oltre cento anni di storia. Un tempo pienamente operativa, ha smesso di funzionare come struttura di reclusione solo pochi anni fa e ha aperto le sue porte al pubblico e agli artisti. Costruita proprio nel centro cittadino e vicino alle strade principali, era un complesso moderno rispetto ai monasteri che fungevano tipicamente da strutture di reclusione nella Vilnius del XIX secolo. Era l’unica prigione che consentiva luoghi di culto russo-ortodossi, romano-cattolici ed ebraici. Criminali, prigionieri politici ed esiliati hanno scontato la loro pena qui dal 1904 al 2019. Il complesso carcerario è sopravvissuto a entrambe le guerre mondiali e all’occupazione sovietica. La prigione di Lukiškės ha ospitato molti prigionieri politici di origine non solo lituana, ma anche bielorussa, polacca e di religione ebraica, attivisti sociali, figure politiche, scrittori e firmatari dell’Atto di Indipendenza della Lituania, persone di diversa estrazione etnica, politica e sociale che non erano gradite ai regimi dell’epoca. Per 115 anni la prigione di Lukiškės è stata sorvegliata da alte mura e filo spinato, ma oggi il sito è aperto al pubblico. Da prigione a luogo d’arte, una nuova versione – la Prigione di Lukiškės 2.0 – ospita 250 creatori e artisti ed è un luogo dove gli spiriti curiosi possono imparare ed esplorare. Siediti qui per un drink rinfrescante, assisti a un concerto o fai un tour per avere un’idea della vita nell’ex prigione. L’interno e l’est erno dell’edificio sono stati accuratamente conservati per rispettare il secolo di storia e le numerose personalità politiche, sociali e letterarie che un tempo erano rinchiuse nel complesso. Questo spazio unico è diventato anche una star del grande schermo: ha fatto da sfondo infatti alla quarta stagione dell’acclamata serie di Netflix Stranger Things.

prigione Lukiskes

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Vista panoramica sulla celebre prigione Lukiškės

Scoprire Vilnius, i quartieri più interessanti da visitare

Oltre a tutto questo, Vilnius ha diversi altri assi nella manica: potrai assistere a un’opera teatrale o a un film di un regista lituano di fama mondiale, ascoltare il miglior cantante d’opera del mondo o visitare la mostra di un acclamato artista contemporaneo. Ogni giorno nella capitale si tengono decine di eventi gratuiti e ogni mese c’è un festival teatrale, cinematografico, di danza o culturale. La capitale lituana è anche una destinazione calda per gli artisti in tournée, quindi pianifica in anticipo e potrai vederli da vicino mentre sei in città. Di notte, Vilnius si trasforma in una città diversa, dove la gente balla fino all’alba in mezzo a una fiorente offerta di club e bar.

Passeggiando per la Città Vecchia, ti troverai nel Glass Quarter, la cui comunità è stata ufficialmente riconosciuta nell’ottobre 2018 nell’area delle vie Stiklių, M. Antokolskio, Gaono e Žydų. Lo scopo è organizzare percorsi culturali, raccontare storie nascoste del centro storico di Vilnius, stabilire tradizioni, migliorare le infrastrutture e attrarre investitori e privati interessati alla cultura del centro storico. La piazza di 600 anni fa, che un tempo occupava la maggior parte dell’attuale Città Vecchia, era un quartiere ebraico di orafi, soffiatori di vetro, artigiani e finanzieri. Nel 1495 vi fu fondata la corporazione degli orafi, seguita dalla prima manifattura di vetro del Granducato di Lituania nel 1547. Nel 2018 questa storica zona è stata denominata Glass Quarter. Come se fosse nascosto tra le strade più grandi della città, il quartiere è ancora circondato da gioiellerie, artisti locali, negozi e laboratori artigianali, ristoranti accoglienti, la sede dell’orchestra da camera, gallerie d’arte e l’hotel Stikliai, uno dei più antichi della città.

Užupis invece è il quartiere più piccolo di Vilnius ed è separato dal centro storico dal fiume Vilnelė. Un tempo luogo problematico, all’inizio degli anni ’90 si è trasformato in un bellissimo quartiere di artisti, intellettuali e imprenditori. Nel 1996 infatti, un gruppo di studenti dell’Accademia delle Arti di Vilnius fondò qui una comunità artistica in una casa lungo il fiume. Il 1° aprile 1997, i residenti di Užupis decisero di dichiarare in modo un po’ sarcastico la propria indipendenza. Una repubblica indipendente deve avere soldi, potere, un inno e una costituzione e, soprattutto, uno spirito libero. A Užupis troverete tutto questo. Nel 2002 gli artisti e il Comune di Vilnius decisero di fondare insieme l’Incubatore artistico di Užupis. Questo luogo è famoso per le sue sculture e installazioni all’aperto, che cambiano continuamente. Oggi, è un luogo dove lasciarsi ispirare, uscire dalla propria zona di comfort. Per raggiungere il quartiere, passa sotto il Ponte di Užupis, fai un giro sull’Altalena del Destino e assicurati di salutare la Sirena mentre sei lì.

Uzupis altalena

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Dondolati sull’originale Altalena del Destino di Užupis
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Cosa vedere a Sète, in viaggio nel cuore della Linguadoca

Sète non è una tra le mete più famose in Europa, eppure è un affascinante porto sulle coste della Linguadoca, nel sud della Francia, che offre un mix unico di bellezze naturali, cultura e autentico fascino mediterraneo. Questa pittoresca città, situata tra il Mar Mediterraneo e l’Étang de Thau, è un luogo ideale per immergersi nella dolcezza di vivere e scoprire le meraviglie della regione. Scopriamo insieme cosa fare durante il vostro viaggio a Sète e quali sono gli highlights da non perdere.

La storia di Sète

Sète è una piccola e colorata cittadina sul mare nella zona della Linguadoca-Roussillon, a metà strada tra Marsiglia e il confine con la Spagna. Angolo incantato nel sud della Francia e secondo porto commerciale per importanza del Mediterraneo, Sète è una località tutta da scoprire, con una sua forte identità culturale e ricca di storia e tradizioni.

Sète

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Veduta di Sète

La città è costruita sul fianco del Monte Saint Clair che domina il borgo ed è collocata fra il golfo del Leone che sbocca sul Mar Mediterraneo e l’Etang de Thau, uno stagno di acqua salata usato principalmente per la coltivazione di ostriche e cozze. Se, infatti, arrivate nella cittadina percorrendo la strada che da Agde attraversa la stretta lingua di terra su cui si allunga Sète, è possibile godere di un particolarissimo panorama con da un lato il mare aperto, dall’altro questa ampia laguna e nel mezzo gli infiniti canali.

Soprannominata la Venezia della Linguadoca, Sète è una vera città d’acqua, che si concentra sul Canal Royal, la piazza pubblica dove confluiscono i canali più importanti e dove si ha la maggiore concentrazione di barche. Visitandola potrete notare presto lo splendido miscuglio di ponti e ponticelli, ampi calli e canali navigabili che fungono da approdi e che sono pieni di imbarcazioni, attraccate davanti ai palazzi antichi, ai negozi e alle romantiche brasseries.

Cosa vedere a Sète

Esplorare il quartiere di Quartier Haut

Quartier Haut è il quartiere storico della città. Qui è bello perdersi passeggiando per le strette stradine acciottolate, ammirando le case colorate e scoprendo le piccole piazze. Questo è il luogo perfetto per respirare l’autentica atmosfera mediterranea. Da non perdere è una visita alla Cattedrale di Saint-Louis, un’imponente chiesa del XVII secolo, e goditi la vista panoramica sulla città e sul mare dal suo campanile.

Port de Sète: la vita portuale

Sète è una città di pescatori e marinai, per cui il suo porto è il cuore pulsante della vita locale. Passeggiare lungo il Port de Sète e ammirare le barche da pesca colorate e gli yacht di lusso è un’esperienza da fare assolutamente, per poi fermarsi in uno dei ristoranti o caffè lungo il porto e gustare un delizioso pasto a base di pesce fresco. Non dimenticate di provare l’ormai famoso piatto locale, l’Huitre de Bouzigues (ostriche di Bouzigues), provenienti dall’Étang de Thau.

Lungo il molo del Porto Vecchio si scorgono i thonniers, grosse imbarcazioni utilizzate per la pesca dei tonni oltre alle coloratissime barche che fanno la spola fra le piccole località che si affacciano sulla costa tra cui spicca la Pointe-Courte, piccolo quartiere di pescatori dalle case basse e bianche in stile mediterraneo ricoperte di tegole rosse, mentre sulle banchine della Marina, locande e piccoli ristoranti offrono un’ampia scelta di specialità francesi e internazionali.

Esplorare i canali in barca

Sète è spesso chiamata “la Venezia del Languedoc” a causa dei suoi canali pittoreschi. Un modo affascinante per scoprire la città è navigare lungo i canali in una barca. Prenotate un tour in barca o noleggiate una piccola imbarcazione e scoprite Sète dall’acqua. Ammirate le case colorate che si affacciano sui canali e godetevi il romantico scenario.

Sète, tramonto

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Sète al tramonto

Musei e cultura

Sète è anche una città ricca di cultura e arte. Merita una visita il Museo Paul Valéry, dedicato al famoso poeta francese che è nato a Sète. Il museo ospita una vasta collezione di opere d’arte, tra cui dipinti, sculture e fotografie. Se siete interessati alla cultura marittima, fai una visita al Museo della Pesca, dove potrete conoscere la storia della pesca a Sète e scoprire gli strumenti e le attrezzature utilizzate dai pescatori locali.

Scavato sul versante costiero del Monte Saint Clair e affacciato sulla spiaggia delle Corniche, si trova il Cimitero dei Marinai, un luogo celebrato da artisti come Georges Brassens, uno dei cantautori più amati dell’intera Francia, che gli ha dedicato una canzone o dal poeta Paul Valery che proprio qui è sepolto così come Jean Vilar, altro cittadino illustre e fondatore del Teatro Nazionale Popolare e del Festival di Avignone.

Sète, barche

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Le barche tipiche a Sète

Giornata al mare

Sète è ben nota per le sue belle spiagge di sabbia, dove ci si può anche dare agli sport acquatici come il surf, il paddleboarding o il jet-ski. Sète è infatti anche un piacevole luogo di villeggiatura e nei mesi estivi gli abitanti e i turisti si riversano a la Corniche, lunghissima spiaggia dorata, punteggiata di piccoli chioschi, che si estende per 12 chilometri fino ad Agde.

Gustare la cucina locale

Tra i prodotti del territorio e le specialità gastronomiche di Sète spiccano in particolare la rouille di seppia e i calamari farciti, ma anche i frutti di mare come ostriche, cozze e vongole dello stagno di Thau, senza dimenticare le prelibatezze della cucina locale come la tielle, una torta di pasta di pane farcita con polipo e salsa o la macaronade, piatto composto da maccheroni e fette di carne di bue farcite e arrotolate in deliziosi involtini. Il tutto ovviamente accompagnato da pregiati vini della zona della Linguadoca o il Moscato di Frontignan.

Feste ed eventi a Sète

Sète è anche estremamente vivace soprattutto da giugno a settembre quando i canali del borgo diventano lo scenario perfetto di festival musicali e animati tornei di giostre acquatiche, i più famosi della regione. Nel mese di agosto è possibile vivere la frenesia della Saint Louis, la festa dedicata al patrono della città (San Luigi, 25 agosto), che dura sei giorni. Sul Canal Royal vengono allestite delle gradinate per permettere al pubblico di ammirare le squadre cittadine che si fronteggiano in tornei a bordo di apposite imbarcazioni a remi dalle strane piattaforme appuntite (les tintaines).

Vestiti di bianco e a piedi nudi, i partecipanti sono muniti di uno scudo e di una lancia di legno per proteggersi e si affrontano in un singolare combattimento in barca con lo scopo di buttar nell’acqua l’avversario. Questi scontri sono numerosi e molto sentiti dalla popolazione locale e vengono molto apprezzati anche dai turisti. Naturalmente, la Saint Louis è anche l’occasione ideale per allestire mostre ed eventi collaterali che dal Canal Royal si diramano in tutta Sète.

Come arrivare a Sète

Raggiungere la città è piuttosto semplice e venendo in auto dall’Italia, nella maggior parte dei casi conviene prendere la Genova/Ventimiglia fino al confine con la Francia e proseguire sull’autostrada A9 per Montpellier, imboccando poi l’uscita per Agde, che vi permetterà di raggiungere Sète dopo pochi chilometri. Inoltre, a pochi minuti dal centro abitato si trova la stazione ferroviaria collegata con le principali città francesi, mentre l’aeroporto più vicino è quello internazionale di Montpellier. Non dimentichiamo che Sète è uno dei porti più importanti del Mediterraneo per cui qui arrivano e partono ogni giorno navi per la Spagna, il Marocco e la Tunisia e sono presenti diversi terminal passeggeri per lo scalo di traghetti e navi da crociera.

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Cosa vedere a Grado, storia e arte dell’Isola d’Oro

Grado è una piccola cittadina lagunare del Friuli Venezia Giulia in provincia di Gorizia. Collegata alla terra ferma da una sottile striscia di terra è una famosa località turistica e termale conosciuta anche come l’Isola d’Oro o la Prima Venezia a causa delle sue vicende storiche. Scopriamo insieme cosa fare e cosa vedere durante un soggiorno a Grado.

La storia di Grado

Situata su un’isola tra il mare e la laguna, Grado vanta oltre 1600 anni di storia. Nata in epoca romana come scalo mercantile di Aquileia, Grado deve il suo nome proprio ai tipici gradoni romani che agevolavano lo sbarco di passeggeri e merci dalle navi. Da sempre centro di grandi attività commerciali, nel IV secolo venne costruito il suo castrum, dove trovarono rifugio le popolazioni dell’entroterra scampate all’assalto dei barbari.

Lo stesso Patriarca si trasferì a Grado, spostando la sede da Venezia nella città lagunare che abbellì con edifici di culto e con la costruzione del Duomo. Il rientro del Patriarcato a Venezia nel 1451 significò per l’isola l’inizio di anni difficili, segnati da numerosi conflitti fino al 1797, quando passò sotto il dominio Austriaco per poi tornare ad essere cittadina italiana al termine della I Guerra Mondiale.

Decidere cosa vedere a Grado non sarà difficile, la città oltre ad essere una delle attrazioni turistiche più apprezzate della riviera adriatica grazie al suo mare cristallino, alle spiagge dorate e al sole, offre anche un ricco patrimonio storico e artistico, che ogni anno attira moltissimi turisti.

Panorama di Grado

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Vista della città di Grado

Cosa vedere a Grado

Il luogo perfetto per cominciare il giro della città è sicuramente il suo centro storico dal fascino veneziano, un labirinto di calli e pittoreschi cortili, sul quale si affacciano le case colorate dei pescatori, un mondo magico e incantevole che vi porterà in un viaggio a ritroso nel tempo. Il campo dei Patriarchi è il fulcro del periodo tardo romano e veneziano, qui si affaccia la Basilica di Sant’Eufemia, cattedrale del Patriarcato di Aquileia per più di otto secoli, almeno fino a quando il titolo non venne ceduto a Venezia. Restaurata nella prima metà del Novecento secondo l’originario progetto voluto dal vescovo Elia nel 579, la facciata presenta un bel campanile quattrocentesco con in cima un arcangelo giravento (l’Anzolo), una statua in rame dell’Arcangelo San Michele, da tempo diventato il simbolo della città vecchia.

L’interno dell’edificio è suddiviso in tre navate da eleganti colonne in marmo e presenta uno splendido pavimento con mosaici del VI secolo. Sul fianco destro della Basilica si trova il Lapidario con reperti romani e paleocristiani, mentre sul lato sinistro sorge il Battistero, di forma ottagonale che conserva tre sarcofagi e are funerarie romane del III a.C.. Nella Basilica è conservato anche il prezioso Tesoro del Duomo, con le reliquie dei santi patroni della città Ermacora e Fortunato.

Un altro capolavoro da vedere a Grado è senza dubbio la Basilica di Santa Maria delle Grazie, meta religiosa della popolazione locale e costruita nel IV secolo in stile paleocristiano, all’interno della quale si possono ammirare l’altare, l’acquasantiera e la statua lignea della Madonna delle Grazie. Da non perdere è anche Piazza Biagio Marin, dedicata al grande poeta, cantore della laguna che nacque proprio qui a Grado nel 1891.

Sempre in piazza Marin, attraversando lunghe passerelle di vetro, si giunge alla Basilica della Corte dove si possono ammirare alcuni sarcofagi e i resti delle mura dell’edificio, riportati alla luce nel 1902, grazie alla ristrutturazione della piazza, ma anche i Giardini del Municipio e il sontuoso e rinnovato Hotel Fonzari, il più antico di Grado. Proseguendo verso campo dei Santi Ermagora e Fortunato si arriva al Lungomare Nazario Sauro, undici chilometri di spiagge, con splendide ville, meravigliosi giardini, residence e negozi esclusivi: da qui il panorama si allarga sul mare aperto e nelle giornate più limpide si possono scorgere tutta la riviera di Trieste e la costa dell’Istria.

Grado, spiaggia

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Una spiaggia nei pressi di Grado

Chi è interessato a una visita naturalistica e religiosa può prendere il traghetto (circa 20 minuti di viaggio), che collega Grado all’isola di Barbana dove potrà ammirare l’antichissimo Santuario della Madonna, oggi sede di una comunità di Frati Minori Francescani. Qui, dal lontano 1237, si festeggia anche il famoso Perdòn e ogni prima domenica di luglio, il paese è addobbato a festa, mentre una lunga processione di barche colorate si dirige verso l’isola di Barbana, per rinnovare un antico voto alla Madonna che avrebbe salvato il paese da una terribile epidemia di peste.

Per concludere la vacanza in bellezza vi consigliamo un bel trattamento curativo o estetico presso le Terme Marine di Grado e, a seguire, un ottima cena nel centro della città vecchia presso la tavernetta all’Androna, che vanta una lunga e rinomata tradizione nella preparazione di piatti a base di pesce accompagnati da un ottimo vino friulano.

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Bangkok, la capitale tra futuro e tradizione

Bangkok è la vibrante e affascinante capitale della Thailandia, una città che incanta e sorprende con il suo straordinario mix di modernità e tradizione.

La città di Bangkok, che si trova lungo il fiume Chao Phraya, è una metropoli in costante evoluzione, dove i grattacieli futuristici si ergono accanto ai templi antichi, e i mercati tradizionali  e piccole case, che sembrano appartenere ad un’altra epoca, convivono con i centri commerciali di lusso. Ecco come andare alla scoperta di Bangkok e scoprire le sue attrazioni principali, la sua cultura unica e fornendo consigli pratici per organizzare al meglio il viaggio in questa grande città simbolo del sud est asiatico.

Le origini: storia e cultura di Bangkok

Fondata nel 1782, Bangkok è diventata la capitale della Thailandia sotto il regno dell’antico Re Rama I. Da allora, la città ha vissuto una crescita esponenziale, passando da essere un piccolo villaggio di pescatori fino a diventare una delle metropoli più dinamiche ed importanti del continente asiatico. La storia di Bangkok, inoltre, è strettamente legata alla dinastia Chakri, che continua a governare il paese ancora oggi.

La cultura di questa metropoli è una fusione unica di influenze thailandesi, cinesi, indiane ed occidentali. La città è molto conosciuta anche per la sua ospitalità ed il sorriso dei suoi abitanti, conosciuti come il “sorriso thailandese”. La religione predominante in città, come del resto nell’interna Thailandia, è il Buddhismo Theravada, i cui ideali caratterizzano la vita quotidiana e le tradizioni dei cittadini locali.

Skyline di Bangkok all'alba, con grattacieli futuristici in primo piano

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Skyline di Bangkok all’alba

Cosa vedere a Bangkok: le attrazioni principali

Il Grande Palazzo Reale e Wat Phra Kaew

Il Grande Palazzo Reale è senza dubbio una delle principali attrazioni della città di Bangkok. Il complesso venne costruito nel 1782, quando questi edifici servivano come residenza ufficiale del Re di Thailandia. All’interno del palazzo reale si trova il Wat Phra Kaew, il Tempio del Buddha di Smeraldo, che ospita la statua del Buddha più venerata di tutto il Paese. La visita al Grande Palazzo Reale è in grado di trasportare i visitatori in un viaggio nel tempo, alla scoperta della storia della monarchia thailandese, osservando anche l’affascinante architettura tradizionale thai.

Il tempio di Wat Arun

Conosciuto come il tempio dell’alba, Wat Arun è uno dei templi più iconici della città di Bangkok. Il tempio si trova sulla riva occidentale del fiume Chao Phraya ed è famoso per la sua imponente prang, ovvero la sua torre centrale, decorata con mosaici di porcellana colorata unici nel loro genere. La salita alla cima della torre offre una vista spettacolare sulla città e sul fiume, rendendo Wat Arun un luogo imperdibile per i visitatori e per osservare Bangkok da un’angolatura differente.

Il Buddha sdraiato al tempio di Wat Pho

Il tempio Wat Pho, anche conosciuto come Tempio del Buddha Sdraiato, è un altro tempio assolutamente imperdibile a Bangkok. Il tempio ospita una gigantesca statua dorata del Buddha sdraiato, lunga 46 metri e alta 15 metri, che viene visitata quotidianamente da centinaia di turisti e credenti provenienti non solo dalla Thailandia, ma da tutto il mondo.

Wat Pho è anche il luogo di nascita del tradizionale massaggio thailandese ed i visitatori possono godere di un autentico massaggio rilassante all’interno del tempio, previa prenotazione, che può avvenire comodamente online e che si consiglia di effettuare a causa del grande afflusso di interessati a questa pratica.

Fotografia interna del tempio di Wat Pho, con la famosa statua del Buddha Sdraiato in oro

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Famosa statua del Buddha Sdraiato, nel tempio di Wat Pho

Mercati e vita notturna della capitale

Bangkok è famosa anche per i suoi mercati vivaci e colorati, che sono in grado di offrire un’esperienza di shopping unica per i visitatori della città. Tra i più famosi ci sono il Chatuchak Market, uno dei mercati all’aperto più grandi del mondo, nel quale è possibile trovare assolutamente di tutto ed è diviso in diverse zone, all’interno delle quali è possibile trovare addirittura diverse specie di animali vivi. Inoltre, è famoso Bangkok il mercato notturno di Patpong, noto per la sua atmosfera vivace e le sue bancarelle di artigianato locale e dove è possibile acquistare souvenirs.

Inoltre, la vita notturna di Bangkok è altrettanto vibrante, con una vasta gamma di opzioni che vanno dai bar sui tetti dei grattacieli, i rooftop bar come lo Sky Bar al Lebua State Tower, ai club di musica elettronica e ai locali di cabaret. C’è anche la famosa Khao San Road, strada punto di riferimento per i backpackers, ricca di bar, ristoranti, bancarelle di street, locali notturni e tanto altro.

Consigli pratici per il viaggio

Quando visitare Bangkok
Il clima di Bangkok è tropicale, con tre principali stagioni: la stagione calda (marzo-maggio), la stagione delle piogge (giugno-ottobre) e la stagione fresca (novembre-febbraio). La stagione fresca è il periodo migliore per visitare la città, con temperature più miti e meno umidità.

Come muoversi a Bangkok

Muoversi a Bangkok può rappresentare una vera e propria sfida a causa del traffico intenso, ma ci sono diverse opzioni di trasporto disponibili. È consigliabile, ad esempio, utilizzare diverse app di trasporto, molto utilizzate nel sud est asiatico, come Grab e Bolt, che consentono di evitare eventuali incomprensioni ed ottenere tariffe trasparenti.

La rete di trasporti pubblici di Bangkok, inoltre, è in continua espansione e modernizzazione. Oltre ai classici taxi ed i tradizionali e comuni tuk-tuk, infatti, la città è servita da una metropolitana efficiente, conosciuta con la sigla MRT, e da un sistema di treni sopraelevati, chiamata BTS Skytrain. Questi mezzi collegano le principali aree urbane della città. Inoltre, il recente lancio del treno ad alta velocità e la prevista espansione dell’aeroporto di Suvarnabhumi sono segni del continuo sviluppo infrastrutturale della città.

Dove alloggiare a Bangkok?

Bangkok è una città che offre una vasta gamma di opzioni di alloggio. È possibile trovare che vanno dagli ostelli economici agli hotel di lusso. Le aree più ricercate sono quelle di Sukhumvit, Silom e Sathorn, che sono tra le più popolari per i turisti, grazie alla loro posizione centrale e alla vicinanza ai principali punti di interesse della città.

Bangkok è una città magica, che incanta con il suo mix unico di tradizione e modernità. Dalle antiche meraviglie dei suoi templi ai grattacieli futuristici che dominano la skyline, la capitale thailandese offre un’esperienza di viaggio senza eguali nel sud est asiatico. Con la sua cultura vibrante, la deliziosa cucina tradizionale ed una gamma infinita di attrazioni, Bangkok è una destinazione che promette di lasciare un’impronta indelebile nel cuore di ogni visitatore. Organizzare un viaggio a Bangkok significa prepararsi a un’avventura ricca di scoperte, emozioni e ricordi indimenticabili.

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Cammini sul Lago d’Orta, lungo splendidi sentieri naturali

Il lago d’Orta è uno dei gioielli naturali nascosti del Piemonte, una destinazione meno nota rispetto ai vicini Lago Maggiore e Lago di Como, mete di un flusso di turisti sicuramente più elevato, ma non per questo motivo meno affascinante. Il lago d’Orta si trova in una cornice naturale incantevole, circondato da montagne verdi e borghi pittoreschi ed offre una vasta gamma di sentieri naturali che permettono ai visitatori di immergersi nella bellezza del paesaggio e nella tranquillità dell’ambiente.

La magia del lago d’Orta

Il lago d’Orta, che viene anche chiamato Cusio, è un luogo famoso per la sua bellezza e per l’atmosfera romantica e tranquilla che pervade i suoi dintorni. Orta San Giulio, che ne è il borgo principale, è un vero e proprio gioiello medievale con stradine acciottolate, palazzi antichi e la suggestiva ed iconica isola di San Giulio, situata proprio al centro del lago. Ma oltre a queste attrazioni, il territorio circostante offre numerose opportunità per gli amanti del trekking e delle passeggiate nella natura.

Vista aerea delle colline che circondano il Lago d'Orta in Piemonte

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Colline che circondano il lago d’Orta, in Piemonte

Sentieri imperdibili nei dintorni del lago d’Orta

Sentiero Azzurro

Il Sentiero Azzurro è uno dei percorsi più famosi e affascinanti nei dintorni del lago d’Orta. Percorrendo questo sentiero panoramico è possibile visitare due dei borghi più pittoreschi del lago. Infatti, questo cammino collega Orta San Giulio a Pella passando attraverso boschi, prati e proseguendo lungo le rive del lago.

Il percorso inizia a Orta San Giulio, dove è possibile visitare la suggestiva Piazza Motta, che è anche il punto di partenza per l’isola di San Giulio. Da qui, il sentiero si snoda verso la collina del Sacro Monte di Orta, un sito UNESCO noto per le sue cappelle affrescate dedicate a San Francesco d’Assisi. Proseguendo lungo il sentiero, è possibile immergersi nel fitto bosco piemontese, offrendo viste spettacolari sul lago e sulle montagne circostanti. Durante la camminata, si incontrano piccoli borghi e antiche chiesette, come la Chiesa di San Filiberto a Pella, che merita sicuramente una sosta.

  • Partenza e arrivo: Orta San Giulio – Pella
  • Difficoltà del sentiero: media
  • Durata: circa 3 ore

Anello di Ameno

Un altro percorso interessante nella zona del lago d’Orta è l’Anello di Ameno. Questo sentiero naturale, che offre una visione completa delle colline che circondano il lago, passa attraverso i rigogliosi boschi di castagni e faggeti, oltre che nei pressi numerose ville storiche e cascine, caratteristiche della zona.

L’itinerario del sentiero parte dal centro di Ameno, piccolo borgo piemontese ricco di storia ed arte, e si snoda attraverso boschi e prati verdi, che si affacciano sul Lago d’Orta. Lungo il percorso, si attraversano edifici storici come Villa Nigra, una delle residenze più belle della zona.

  • Partenza e arrivo: Ameno
  • Difficoltà del sentiero: facile
  • Durata: circa 2 ore

Sentiero del Quadrifoglio

Il sentiero del Quadrifoglio è probabilmente il sentiero naturale più impegnativo fra quelli che circondano il lago d’Orta, ideale per gli escursionisti esperti. Questo sentiero circolare parte da Omegna e attraversa la Riserva Naturale Speciale del Sacro Monte di Orta, offrendo viste spettacolari sul lago e sui dintorni.

Il percorso del sentiero naturale del Quadrifoglio inizia a Omegna, un vivace centro cittadino situato sulla sponda nord del lago e da qui si snoda verso la Riserva Naturale del Sacro Monte di Orta, attraverso i boschi fitti ed i prati che rendono questa zona un vero e proprio paradiso naturale nel cuore del Piemonte. Il sentiero del Quadrifoglio offre numerosi punti panoramici, da cui si può ammirare la bellezza del lago d’Orta. Lungo questo percorso, si incontrano diverse cappelle affrescate e piccoli santuari, che aggiungono un tocco spirituale a questo sentiero naturale del Piemonte.

  • Partenza e arrivo: Omegna
  • Difficoltà del sentiero: alta
  • Durata: circa 5 ore

Sentiero della Madonna del Sasso

Un percorso breve, ma allo stesso tempo suggestivo, è quello che conduce alla Madonna del Sasso, un santuario situato su una spettacolare rupe che domina il lago. Il sentiero parte dal piccolo borgo medievale di Boleto, un pittoresco villaggio situato sulle colline che circondano il lago, e sale fino al santuario. Il sentiero sale gradualmente lungo i boschi, fino a raggiungere il santuario, da dove la vista sul Lago d’Orta e sulle montagne circostanti è semplicemente spettacolare, creando ricordi indimenticabili.

  • Partenza e arrivo: Boleto
  • Difficoltà del sentiero: media
  • Durata: circa 1 ora
Veduta aerea del Santuario della Madonna del Sasso

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Santuario della Madonna del Sasso, nelle vicinanze del lago d’Orta

Consigli pratici per le escursioni al lago d’Orta

Per godere appieno delle escursioni sul Lago d’Orta, è importante essere ben equipaggiati. Ad esempio, è importante vestire scarpe da trekking, che risultano indispensabili per affrontare in sicurezza questi fantastici sentieri naturali. Da prestare molta attenzione anche agli zaini, che dovrà contenere acqua e snack per avere con sé tutto l’occorrente, ed all’abbigliamento, che si consiglia a strati e al quale aggiungere anche una giacca impermeabile, per contrastare eventuali e rapidi cambiamenti climatici.

Questo splendido lago si trova  tra le province di Novara e del Verbano-Cusio-Ossola. Facilmente raggiungibile in auto da Milano, che dista circa 80 km, e da Torino, che invece dista circa 120 km, il il Lago d’Orta può essere visitato in qualsiasi periodo dell’anno, ma i mesi migliori per le escursioni sono sicuramente la primavera e l’autunno, quando le temperature sono miti e i colori della natura sono più vivaci. L’estate è ideale per chi vuole combinare le escursioni con un po’ di relax in riva al lago, allo stesso modo l’inverno può offrire un’atmosfera magica, con le montagne innevate.

Questi sentieri naturali sono sicuramente meno impegnativi di molti cammini d’Italia, che si possono intraprendere durante tutto l’anno, ma allo stesso tempo il Lago d’Orta è una destinazione perfetta per chi cerca una vacanza all’insegna della natura e delle attività all’aperto, proprio come le camminate lungo questi sentieri naturali.

I sentieri naturali che circondano il lago offrono esperienze uniche, permettendo ai visitatori di scoprire angoli nascosti e di immergersi nella bellezza di un paesaggio incontaminato come questo nel cuore verde del Piemonte. Una destinazione ideale escursionisti esperti, ma anche per i semplici amanti delle passeggiate all’aria aperta. Il Lago d’Orta saprà conquistare gli amanti con i suoi panorami mozzafiato e la sua atmosfera incantata.

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Riserva Naturale Zompo Lo Schioppo, cosa fare in questo magico angolo d’Abruzzo

L’Abruzzo è una terra che ha un potere straordinario: quello di emozionare a ogni passo chiunque l’attraversi e la scopra per la prima volta, o per l’ennesima. Le sue meraviglie paesaggistiche non si contano, alcune sono ben note a tutti, ma ci sono luoghi ancora poco conosciuti che vale assolutamente la pena esplorare, custodi di segreti che attendono solo di svelarsi allo sguardo dei visitatori/spettatori.

Ne è uno splendido esempio la Riserva Naturale Zompo Lo Schioppo, un’area protetta compresa nel comune di Morino, situato al centro della Valle Roveto, in provincia dell’Aquila. L’acqua, con i suoi scenografici salti, è l’elemento dominante in questa oasi felice che incantò anche lo scrittore Alexandre Dumas. Non ci resta che mostrarvela, in tutta la sua prodigiosa bellezza.

Immersione nella natura della Riserva Zompo Lo Schioppo

La Riserva Naturale Zompo Lo Schioppo si estende per 1025 ettari nella Valle Roveto, una profonda incisione che si estende per circa 30 km nel cuore dell’Appennino laziale-abruzzese, tra il Parco Regionale dei Monti Simbruini e il Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise.

In quest’area si può ammirare la varietà delle componenti ambientali e umane, che integrandosi hanno dato vita a un paesaggio complesso e unico per molti aspetti. Nelle aree più vicine al centro abitato, si susseguono campi coltivati, filari di viti e boschi con querce imponenti, mentre nelle zone più elevate, faggi colonnari e tassi popolano la foresta attraversata dal torrente Romito.

Dalle creste montane al fondovalle coltivato, lo sguardo spazia tra specie rare e di pregio: dai salici e pioppi, che insieme all’ontano nero, costeggiano le rive del torrente, a muschi ed epatiche che formano un tappeto morbido sulle rupi nei pressi della imponente cascata, sotto la quale resiste un bosco di faggio, con molti esemplari secolari che si snodano fra i mille rivoli dei ruscelli intorno. L’immersione nel verde continua tra lecci, aceri campestri, carpini neri, cerri e un popolamento di tasso di grande importanza, oggetto del progetto LIFE “Conservazione della faggeta appenninica con Taxus ed Ilex”, finanziato dall’Unione Europea.

L’incredibile varietà paesaggistica favorisce la ricchezza faunistica, con lo stabilirsi di numerose specie animali, dal cuculo, nelle aree di margine a valle, ai gracchi corallini delle quote più elevate. Negli ambienti di rupe ci si imbatte in esemplari rari, come il gufo reale o il falco pellegrino, mentre la faggeta ospita molte specie di grande interesse scientifico e naturalistico, tra cui l’orso bruno marsicano e il lupo appenninico. Non manca l’incontro con un anfibio piuttosto raro, la salamandrina dagli occhiali, nelle zone più umide, mentre è davvero curiosa la presenza di ben sei specie di picchi che la popolano, ognuno con caratteristiche diverse. L’attrazione più emozionante di questa incredibile area protetta in Abruzzo è, però, la spettacolare cascata che dà il nome alla Riserva: Zompo lo Schioppo.

La scenografica cascata Zompo lo Schioppo

C’è un legame stretto tra il paesaggio della Riserva e l’elemento acqua, talmente marcato da condizionarne tanto l’aspetto quanto l’ecosistema. La suggestione che ne deriva stregò anche la penna di Alexandre Dumas, che nel suo diario di viaggio in Marsica e Fucino scrisse: “In fondo alla cerchia dei monti una stupefacente cascata sgorga dalla roccia… sembra quasi una striscia bianca e sinuosa che, con un salto di 150 piedi, cade in un bacino spumeggiante da cui fuoriesce un fiumicello argenteo che dopo aver serpeggiato per la valle va a gettarsi nel Liri sotto Morino”.

La scenografica cascata naturale di Zompo Lo Schioppo, la più alta dell’Appennino dopo quelle del Rio Verde di Borrello, in provincia di Chieti, si origina in cima ai rilievi montuosi, su pareti assolate e a strapiombo. Si tratta di una sorgente carsica intermittente che si estingue annualmente nei mesi estivi e autunnali. L’acqua sgorga da una ripida parete calcarea con uno spettacolare salto di oltre 130 metri, che si attiva in primavera, quando la falda acquifera contenuta in un sistema di cavità ancora sconosciute s’innalza con lo scioglimento delle nevi in quota.

I boschi di faggio fanno da protezione a questo sistema, ma è l’acqua uno degli elementi che più caratterizza quest’area incontaminata, disegnandone il paesaggio. Scorre impetuosa dentro la montagna, s’insinua in doline e pozzi, si spinge tra le rocce calcaree, prende corpo nelle grotte per poi riaffiorare in sorgenti copiose, come quella della Pantaneccia, che garantisce il fabbisogno idrico della Valle Roveto.

La scenografica cascata Zompo Lo Schioppo in Abruzzo

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La spettacolare cascata naturale di Zompo Lo Schioppo, tra le più alte dell’Appennino

L’Ecomuseo della Riserva, un’esperienza unica

Risorse ambientali così straordinarie, che fanno dell’Abruzzo una meta ambita dagli amanti della natura,  vanno certamente salvaguardate e valorizzate. In quest’ottica, le iniziative della Naturale Zompo Lo Schioppo puntano a prospettive di sviluppo e occupazionali fortemente legate al territorio e alla sua popolazione. Dai campus creativi alle campagne di sensibilizzazione ed educazione per riflettere sulla “sostenibilità-insostenibilità” dei modelli socioeconomici, sono diverse le proposte ideate per visitatori e abitanti del luogo.

Ed è con questo spirito che nel 2000 è stato inaugurato l’Ecomuseo della Riserva, ospitato in un antico edificio nella frazione Grancia. Si tratta del primo tassello di una futura rete eco-museale pensata per far convivere nello stesso luogo un Museo territoriale sugli aspetti naturalistici e storico-etnoantropologici dell’area, un Centro Visita della Riserva Naturale e un Laboratorio didattico per educare a un uso appropriato delle risorse ambientali.

Un museo partecipato e interattivo che offre a visitatori e residenti, servizi culturali, didattici, formativi, di progettualità, per diffondere una cultura ambientale collettiva, raccontando al contempo anche la comunità di Morino. Lo spazio, concepito in modo diversificato nel linguaggio e nei contenuti, per permettere così ad adulti e bambini di vivere appieno l’esperienza culturale, include inoltre una biblioteca ambientale, una bibliomediateca, una sala di smielatura e un giardino didattico.

Un territorio da scoprire e un “Borgo Rifiorito”

La storia di queste montagne è stata attraversata, nei secoli, da terremoti disastrosi, l’ultimo dei quali, avvenuto il 13 gennaio 1915, ha cambiato irrimediabilmente il volto della Valle Roveto, sia nei suoi aspetti paesaggistici sia nelle sue dinamiche socio-culturali. L’abbandono degli insediamenti medievali e il conseguente spostamento degli abitanti verso il fondovalle ha provocato uno “sdoppiamento” dei centri urbani, vedendo sorgere il nuovo edificato accanto ai vecchi ruderi. La piazza d’erba con il fontanile e le stradine tra le mura diroccate sono ciò che resta dell’antico centro, svelandosi in tutto il loro fascino e offrendo un punto panoramico privilegiato con vista sulle rupi, sulla cascata di Zompo Lo Schioppo e sull’intera Valle Roveto.

Dopo il progetto di recupero e valorizzazione, denominato “Il Borgo Rifiorito”, lo scorso maggio il riqualificato borgo di Morino Vecchio è stato restituito alla comunità nel suo pieno splendore. Grazie a una profonda opera di messa in sicurezza, sono stati recuperati straordinari percorsi fatti di storia, memoria e spettacolo della natura che sono propri di questi luoghi dall’enorme valore paesaggistico.

Gli itinerari della Riserva: info utili

Nella Riserva Naturale Zompo Lo Schioppo sono presenti aree di sosta e diversi sentieri, alcuni dei quali ricalcano antichi tracciati creati per le attività agro-silvo-pastorali, mentre altri, più prettamente escursionistici, coincidono con la rete dei sentieri segnalati dal CAI. Nello specifico si possono distinguere in due categorie:

  • sentieri tematici, con una difficoltà minore, adatti anche a escursionisti poco esperti, bambini e anziani, tutti dotati di pannelli esplicativi per la lettura del paesaggio, la storia e la natura dei luoghi
  • sentieri escursionistici, più lunghi e impegnativi, segnalati solo con segnaletica orizzontale CAI, e con cartelli direzionali collocati in prossimità degli accessi e degli incroci

Le aree di sosta – dello Schioppo, Piano Sacramento, la Fossa – sono dotate di tavoli, panche e punti fuoco, servizi igienici e spazio ristoro.

I sentieri più suggestivi da fare nella Riserva

Se desiderate scoprire la pratica della pastorizia di Rendinara dovete percorrere il Sentiero della Pastorizia, che collega l’area di sosta dello Schioppo con il polo Ecomuseale sulla pastorizia di Rendinara. Si tratta di un percorso di interesse storico-antropologico, che permette di leggere i segni lasciati da una pratica ancora molto viva in questi luoghi.

Il Sentiero di Morino Vecchio offre, invece, l’occasione di scoprire la storia dell’antico borgo distrutto dal terremoto del 13 gennaio 1915. Può essere percorso agevolmente tutto l’anno a piedi, a cavallo o in bicicletta. Un itinerario altrettanto suggestivo è il tracciato ad anello della cascata, che passa accanto all’area in cui si può osservare il capriolo, tocca il Rifugio dello Schioppo, e raggiunge la parete calcarea verticale da cui, in primavera, sgorga la sorgente dello Schioppo che origina la spettacolare cascata. Subito dopo il sentiero ridiscende, tra i boschi di faggio, tornando al punto di partenza.

Tra i sentieri più affascinanti della Riserva, spicca il Sentiero Cauto, che supera un dislivello di circa 300 metri in circa 3 km. Il percorso emoziona sia per gli scorci paesaggistici sia per la presenza dell’eremo di Santa Maria del Cauto. Immersa nel silenzio, a mille metri di quota, questa splendida chiesa rupestre custodisce pitture murali che raffigurano alcune scene di vita riguardanti Santa Caterina di Alessandria e un ritratto di San Clemente di Roma.

La natura incontaminata della Riserva Zompo lo Schioppo

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Il legame stretto tra il paesaggio della Riserva e l’elemento acqua
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Le terme più belle della Basilicata

La Basilicata è una regione ricca di storia e di bellezze naturali. Si tratta di una meta ideale per chi desidera rilassarsi e rigenerarsi immerso fra i diversi e affascinanti paesaggi, le città ricche di storia ed i numerosi borghi, meta turistica di molti turisti proveniente da tutto il mondo.

A tutto questo vanno aggiunte anche altre destinazioni che possono sicuramente rigenerare i visitatori di questa fantastica regione: le sue preziose sorgenti termali. Questo territorio, infatti, offre centri termali rinomati a livello nazionale per la purezza delle loro acque e l’efficacia curativa dei trattamenti proposti all’interno. Sono centri termali immersi in paesaggi unici e lontani dal caos delle grandi città. Questi centri termali della Basilicata rappresentano un’oasi di benessere e tranquillità. Ecco quali sono i centri termali più conosciuti della Basilicata e dove si trovano!

Terme lucane di Latronico

Le terme lucane di Latronico, situate nella provincia di Potenza, sono un vero e proprio gioiello immerso nel Parco Nazionale del Pollino, il più grande parco naturale d’Italia. Queste terme sono conosciute fin dall’epoca preistorica, quando venivano utilizzati per svolgere rituali sacri dagli abitanti della zona, con obiettivi legati al culto delle acque salutari. Oggi, le terme di Latronico offrono un’esperienza di benessere completa ai propri visitatori grazie alle loro acque termali che sgorgano ad una temperatura di circa 22°C e da tre diverse sorgenti: la Piccola, con acque sulfuree, e la Grande e la Media, con acque bicarbonato-calciche.

Queste acque, grazie alle loro proprietà, sono molto indicate per il trattamento di varie patologie, tra cui quelle dell’apparato respiratorio, uditivo, reumatiche e dermatologiche. Lo stabilimento termale di Latronico offre numerosi servizi, tra cui la balneoterapia, la fangoterapia, le inalazioni aerosol, il linfodrenaggio, i massaggi terapeutici e la magnetoterapia. Inoltre, sono presenti una palestra, un centro estetico e un bar, per garantire un’esperienza di relax e benessere completa.

La posizione privilegiata di queste terme lucane permette di unire il soggiorno termale all’esplorazione delle bellezze naturali e culturali della zona. Tra le mete da non perdere ci sono le bellissime coste di Maratea, il suggestivo lago di Senise e le cime del Monte Sirino, dove è anche possibile anche sciare durante la stagione invernale. Questo rende la zona la destinazione ideale per chi è alla ricerca di una vacanza all’insegna del benessere e dell’avventura.

Terme di Rapolla

Le terme di Rapolla, che sono conosciute anche come Terme Ala, si trovano nella parte nord della Basilicata, vicino al confine con la Puglia e nel suggestivo borgo medievale di Rapolla, in provincia di Potenza. Questo stabilimento termale, nato alla fine del diciannovesimo secolo, è molto famoso per la professionalità dei suoi trattamenti e per gli ambienti suggestivi in cui si trovano.

Le acque delle terme di Rapolla sgorgano da due sorgenti e sono classificate come acque salso-solfato-bicarbonato-alcaline. Proprio per questo motivo, queste acque sono particolarmente indicate per il trattamento di reumatismi, problemi articolari, malattie dell’apparato respiratorio, malattie dismetaboliche e del sistema nervoso periferico, manifestazioni nevralgiche e malattie cutanee croniche. I trattamenti offerti dalla struttura includono balneoterapia, fangoterapia, massaggi antistress, mesoterapia, pressoterapia, shiatsu e inaloterapia.

La vicinanza delle terme alla famosa città dei Sassi, Matera, rende questo centro termale un punto di partenza ideale per un tour culturale della Basilicata.

Vista del Borgo di Rapallo in Basilicata e della sua chiesa principale

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Vista del Borgo di Rapallo in Basilicata

Le terme di Aliano

Un’altra località termale, meno conosciuta delle precedenti, ma comunque molto affascinante è Aliano, situata nella provincia di Matera. Le Terme di Aliano sono famose nella regione per le loro acque solfuree, che sgorgano naturalmente ad una temperatura di circa 28 gradi. Queste acque sono particolarmente efficaci nel trattamento di malattie reumatiche e della pelle, nonché nelle affezioni dell’apparato respiratorio.

Le terme di Aliano, sono situate in una zona di straordinaria bellezza paesaggistica ed offrono anche l’opportunità di esplorare il suggestivo centro storico del borgo di Aliano, famoso per i suoi calanchi e per essere stato luogo di esilio di Carlo Levi, scrittore, pittore ed ex senatore italiano, autore del celebre libro “Cristo si è fermato a Eboli”. Un soggiorno presso le terme di Aliano permette di combinare il benessere termale con la scoperta di una delle aree più affascinanti e meno conosciute della Basilicata.

Vista del borgo di Aliano e delle campagne circostanti

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Vista del borgo di Aliano e delle campagne circostanti, Basilicata

Perché scegliere le terme della Basilicata?

Oltre agli effetti benefici delle terme della Basilicata, scegliere di visitare e usufruire dei benefici di questi centri termali può portare il visitatore a scoprire una regione, come quella lucana, affascinante e forse ancora poco conosciuta. Oltre alle terme infatti, è possibile vivere altre esperienze sul territorio.

Esperienze enogastronomiche e culturali della Basilicata

Un soggiorno termale in Basilicata non sarebbe completo senza un’immersione nelle tradizioni enogastronomiche e culturali di questa regione del mezzogiorno d’Italia. La Basilicata, infatti, offre una cucina genuina e ricca di sapori, con piatti tipici come i peperoni cruschi, la pasta fatta in casa, come i cavatelli e gli strascinati, il baccalà alla lucana ed i famosi formaggi locali, oltre che vini famosi del territorio, come, ad esempio, l’aglianico.

La regione è anche ricca di eventi culturali e folcloristici durante tutto l’anno. Famoso, ad esempio, il carnevale di Tricarico, ma anche tutte le varie sagre paesane che celebrano i prodotti tipici locali, soprattutto durante il periodo estivo. Visitare, inoltre, i piccoli borghi della regione, con le loro chiese, i castelli e le case in pietra, offre l’opportunità di scoprire un patrimonio culturale unico e affascinante ed immergersi nelle meraviglie della Basilicata, considerata la più accogliente d’Italia.

Escursioni e trekking per gli amanti della natura

La Basilicata è una destinazione perfetta anche per gli amanti della natura e delle attività all’aria aperta. Oltre ai benefici delle acque termali, la regione offre numerosi percorsi di trekking che permettono di esplorare paesaggi unici e mozzafiato. Tra i percorsi più suggestivi ci sono sicuramente quelli nel Parco Nazionale del Pollino, che è il più grande parco naturale d’Italia, in grado di offrire una vasta gamma di sentieri di diversa difficoltà, adatti sia ai principianti che agli escursionisti più esperti.

Un’altra meta imperdibile per gli amanti della natura è anche il Parco della Murgia Materana, che offre panorami spettacolari sui canyon e sulle grotte dei Sassi di Matera. Qui è possibile fare escursioni a piedi, in mountain bike o a cavallo, immergendosi in un paesaggio unico e ricco di storia.

Le terme della Basilicata rappresentano una meta ideale per chi è alla ricerca di relax, benessere e contatto con la natura, ma anche scoperta delle tradizioni locali e dei suoi sapori. Le Terme Lucane di Latronico, Rapolla e Aliano offrono trattamenti efficaci e rigeneranti in contesti paesaggistici di straordinaria bellezza. Un soggiorno termale in Basilicata potrà essere arricchito da esperienze culturali, enogastronomiche e naturalistiche, che rendono questa regione una destinazione unica ed affascinante.

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Quali piatti tipici del Montenegro assaggiare in vacanza

Il Montenegro è una gemma dei Balcani, circondato dal Mare Adriatico e incastonato tra montagne maestose, offre una combinazione perfetta di paesaggi mozzafiato, cultura ricca e naturalmente non poteva mancare la tradizione gastronomica deliziosa. Se state pianificando un viaggio o una piccola vacanza in questo angolo incantevole di mondo, preparatevi a scoprire insieme a noi piatti tradizionali che lasceranno a bocca aperta e senza parole. Il Montenegro non è solo buon cibo, tra un piatto e l’altro perché non pensare di scoprire oltre ai piatti tipici e quali provare, alcune delle attrazioni del luogo e il periodo migliore per visitarlo?

Njeguški pršut, il re dei salumi

Il Njeguški pršut è un prosciutto affumicato e stagionato, non propriamente un piatto ma sicuramente un cibo della tradizione dal sapore unico. Originario di Nieguši che è famosa per essere il luogo di origine della dinastia dei Petrović che ha governato sul Montenegro dal 1696 al 1918. Per preparare il Njeguški pršut si seguono ancora oggi le procedure antiche: i prosciutti vengono prima cosparsi di sale marino poi immersi nella salamoia e infine appesi per essere affumicati.

Dove potete assaggiare il Njeguški pršut? Il miglior luogo dove assaggiarlo è proprio Njeguški , approfittate per visitare le case di produzione tradizionali e scoprire i segreti di questo goloso salume, mentre siete in zona approfittatene  per visitare il parco nazionale del monte Lovćen, questo monte è famoso per essere la terrazza panoramica del Montenegro, non ve ne pentirete ma si può gustare ovviamente anche a Podgorica.

Kačamak, il comfort food montenegrino

Anche chiamato la polenta dei Balcani, il Kačamak è un piatto tipico del Montenegro a base di patate, farina di mais e formaggio. Decisamente un piatto rustico e sostanzioso, viene cucinato nel periodo invernale e servito accompagnato con lo yogurt. La farina viene cotta fino ad ottenere una consistenza simile al porridge per questo è chiamato anche la polenta dei Balcani. Un tempo considerato cibo dei contadini, oggi è un comfort food apprezzato che non manca nei ristoranti di cucina nazionale.

Dove gustare il Kačamak? Come anticipato, il Kačamak si trova in molti ristoranti tradizionali nelle regioni montane del Montenegro, uno dei luoghi migliori dove degustarlo è il villaggio di Žabljak, definito la capitale del turismo montano del Montenegro il villaggio si trova nel parco nazionale di Durmitor, che vi consigliamo vivamente di visitare per poter scoprire i laghi glaciali o affrontare una delle escursioni verso  le vette imponenti.

Burek, la torta arrotolata tipica dei Balcani

Il burek è uno dei piatti più iconici del Montenegro e dei Balcani in generale. Si tratta di uno sfizioso pasticcio salato, o se preferite una torta salata di pasta sfoglia o pasta fillo in alternativa, tirata sottilissima che una volta farcito con carne macinata, formaggio o spinaci viene arrotolata in forme cilindriche e cotta in teglia.

Dove assaggiare il burek? Per assaggiare un burek autentico, dovrete visitare le panetterie, approfittate della ricerca del burek perfetto e scoprite Kotor, questa cittadina antica è un vero gioiello medievale ed è patrimonio UNESCO; mentre degustate il vostro tesoro fate una passeggiata lungo le mura della città da cui si gode una vista spettacolare sulla baia.

Cosa mangiare in Montenegro

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Le specialità culinarie del Montenegro

Cicvara, la crema montenegrina

Simile più ad una pappa densa che non ad una crema la Cicvara è tra i piatti tradizionali di una volta che ancora oggi in Montenegro si cucina con la stessa passione. Pochi ingredienti semplici: farina di mais, formaggio a pasta molle, burro e latte o in alternativa al latte la panna, per un piatto rustico cotto a fuoco lento dal sapore di una volta apprezzato dai turisti.

Dove assaggiare la Cicvara? Particolarmente popolare nelle regioni settentrionali del Montenegro, viene servita spesso come piatto principale durante le festività o anche come contorno a piatti di carne. Dedicatevi alla scoperta di Kolasin o Pljevlja. Se Kolasin è famosa sia per la posizione particolarmente pittoresca ai piedi del parco nazionale del Durmitor e per le numerose attività come lo sci alpino e di fondo, il rafting o l’escursionismo; Pljevlja è nota per la storia e le bellezze naturali, se amate la natura, dedicatevi alla scoperta di questi due borghi e poi regalatevi una buona dose di Cicvara, la meriterete dopo tutte le camminate!

Ćevapi, il piatto simbolo dei Balcani

I ćevapi sono piccoli cilindri di carne, solitamente di manzo o agnello, macinata e arricchita con spezie ed aromi che vengono grigliati, più raramente vengono cotti su piastra o barbeque; vengono serviti con la cipolla bianca e la salsa ajvar, una salsa particolare a base di peperoni, peperoncini, melanzane e aglio a cui vengono aggiunti aceto di mele, zucchero e olio. I ćevapi sono un piatto molto comune nei Balcani, ma come sempre, ogni paese (e spesso anche ogni famiglia) ha la sua personale variante.

Dove assaggiare i ćevapi? Ecco, per assaggiare i ćevapi come dicevamo, basta essere nei Balcani, ma per essere certi di assaggiare, forse, i migliori Podgorica potrebbe essere la scelta ideale. La capitale del Montenegro ha un primato molto particolare: ha cambiato nome ben cinque volte nel corso della sua storia e mescola influenze ottomane, astro ungariche e sovietiche. Dedicatevi alle passeggiate lungo il Ribnica per scoprire ponti di pietra inusuali ma soprattutto per fotografare il ponte che è diventato una delle attrazioni più fotografate, il Millennium Bridge. Infine lasciatevi il tempo per assaggiare i ćevapi in uno dei tanti ristoranti tradizionali.

Cosa bere in Montenegro

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Rakija, il liquore tipico del Montenegro

Rakija, il liquore nazionale

Terminiamo il nostro viaggio nei piatti tradizionali del Montenegro con una bevanda, ma non una qualunque, la Rakija è il liquore nazionale. Preparatevi perché nessun pasto montenegrino può dirsi terminato senza un bicchierino di questo liquore. Si tratta di un superalcolico che viene ricavato dalla distillazione della frutta fermentata. Questo liquore ha una tradizione antichissima, viene offerto agli ospiti o è di buon auspicio brindare con lei (sì al femminile)nelle cerimonie o nelle feste importanti. Sappiate che è considerata dagli Anziani come una sorta di panacea per ogni male, essi sostengono che abbia poteri curativi oltre che leggermente disinfettanti!

Dove degustare la Rakia?Tipica di tutti i Balcani fino al Montenegro e alla Macedonia e presente anche in Albania, Croazia e Bulgaria per citare alcuni Paesi.  La bevanda alcolica nazionale è presente praticamente ovunque, nei ristoranti, nei caffè, nelle case private, in ogni dispensa pubblica o privata troverete sicuramente  una bottiglia di questa bevanda alcolica.