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La Spiaggia di Mugoni in Sardegna, scenografia da paradiso tropicale

La Sardegna è una delle regioni italiane che vanta le spiagge e gli angoli di mare più belli, alcuni – come La Pelosa – sembrano dei veri e propri paradisi tropicali. Una di queste splendide spiagge è sicuramente la Spiaggia di Mugoni, situata nella parte nord-occidentale dell’isola, nella baia di Porto Conte.

Il relax sulla Spiaggia di Mugoni

La Spiaggia di Mugoni è caratterizzata da sabbia finissima, con dei colori che sfumano dall’ocra all’arancio e le danno il classico aspetto dorato. Con una lunghezza di 2 km, questa spiaggia è immersa nella rigogliosa vegetazione fatta di pini profumati che si integrano al paesaggio marino: qui il mare è limpido, turchese, una vera e propria oasi naturale di inestimabile bellezza.

La Riviera del Corallo in Sardegna, dove si trova la Spiaggia di Mugoni, è parte del territorio di Alghero e la città dista appena 16 km da qui. Il Parco Regionale di Porto Conte abbraccia Mugoni e l’area marina di Capo Caccia. Poiché si tratta di un luogo turistico, qui non si fa fatica a trovare strutture balneari ben attrezzate, nonché tutto ciò che serve per godersi le diverse attività che si possono fare, dal noleggio imbarcazioni al centro immersioni.

Ma soprattutto, Mugoni si distingue anche per essere una delle spiagge accessibili ai diversamente abili, perfetta anche perché viaggia con i bambini.

Oltre a darsi agli sport acquatici come il windsurf o la vela, qui ci si può avventurare nei sentieri attraverso la natura più selvaggia in sella alla bicicletta e scoprire alcuni degli spot più belli lungo i 90 km della costa di Alghero, nonché avventurarsi per esplorare le numerose calette, alcune raggiungibili solo in barca.

Cosa vedere nei dintorni

Non solo Mugoni: nei dintorni di questa spettacolare spiaggia della Sardegna, sono tante le altre spiagge imperdibili, come le spiagge di Capo Caccia, la Bombarde, il Lazzaretto, il Lido ‘cittadino’ e la spiaggia di Maria Pia. Vale la pena anche una sosta a Cala Dragunara, punto di partenza del battello che conduce alla Grotta di Nettuno, ma vi consigliamo anche di esplorare le cale lungo il tragitto per Bosa, come la bellissima Cala Bona.

Oltre al mare, i dintorni di Mugoni offrono anche altri tipi di esperienze: ad esempio, qui potete anche scoprire i resti archeologici di età nuragica e pre-nuragica al Villaggio di Sant’Imbenia e le famose Nuraghe Palmavera. Queste ultime testimoniano l’eccezionale maestria della misteriosa civiltà nuragica: il complesso è realizzato con blocchi di calcare e arenaria e comprende un nucleo centrale con due torri, un antemurale e le capanne di un villaggio. Sant’Imbenia, invece, è il più antico scalo marittimo fenicio dell’Isola. A breve distanza si trovano i resti di una villa romana con stanze decorate e un impianto termale a nord.

Come raggiungere la Spiaggia di Mugoni

Per iniziare il viaggio verso questa destinazione da sogno, è consigliabile partire da Alghero: da qui si può imboccare la strada principale che conduce verso nord lungo la costa. Proseguendo lungo questa strada panoramica, si potrà godere di splendide vedute sul mare e sulla campagna circostante.

Dopo circa 15 chilometri dalla partenza, si incontrerà un bivio che indica la direzione per la spiaggia di Mugoni. Da qui, invece, si dovranno seguire le indicazioni e procedere lungo una strada circondata da una natura incontaminata – la riconoscerete subito. Il percorso verso Mugoni offre panorami mozzafiato e permette ai visitatori di immergersi completamente nella bellezza selvaggia della Sardegna prima di restare a bocca aperta dinanzi al mare azzurrissimo del luogo.

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San Benedetto del Tronto, la capitale della Riviera delle Palme

Non solo lunghe distese di sabbia, relax estivo e movida notturna, la Riviera delle Palme è la destinazione perfetta anche per gli amanti del turismo culturale. A unire le due anime, quella balneare e quella storica-artistica, è la sua ‘capitale’: San Benedetto del Tronto soddisfa sia chi ha voglia di mare che di cultura con le sue atmosfere da località estiva unite alle diverse attrazioni architettoniche e artistiche offerte. Situata in provincia di Ascoli Piceno, è famosa per il lungomare ricco di sculture, giardini e opere d’arte e per le numerose attività da svolgere all’aria aperta.

Circondata da colline, San Benedetto del Tronto è il punto di partenza ideale anche per visitare i borghi medievali nelle vicinanze: situati in una posizione sopraelevata privilegiata, offrono panorami mozzafiato e la possibilità di dedicarsi a escursioni perfette per gli appassionati di arte e storia.

Cosa vedere a San Benedetto del Tronto: il lungomare e le spiagge

Com’è il mare a San Benedetto del Tronto? Vi basti sapere che le sue acque, insieme alla qualità dei servizi offerti, sono state premiate con la Bandiera Blu ininterrottamente dal 1999, uno dei riconoscimenti più ambiti che attesta l’impegno di questa cittadina nel tutelare le proprie bellezze. Il suo lungomare vanta una spiaggia di sabbia bianca lunga circa nove chilometri, adatta anche ai bambini grazie al suo fondale basso e limpido, alla presenza di bagnini e ai tanti spazi dove giocare e divertirsi in totale sicurezza.

Il lungomare è il luogo più caratteristico dove passeggiare o pedalare con la bicicletta e godere delle numerose opere d’arte sparse per la città. Il lungomare di San Benedetto del Tronto, infatti, è il fiore all’occhiello della cittadina marchigiana. Costruito nel 1931 dall’ingegnere Luigi Onorati, non solo rappresenta una via di comunicazione essenziale, ma anche il cuore del turismo e del divertimento serale.

È lungo circa 5 chilometri ed è considerato uno dei lungomari più belli d’Italia. Costeggiato da piste ciclabili, campi da tennis, piste di pattinaggio e pinete, è caratterizzato da una grande varietà di palme (circa 8 mila di diverse specie) e da dieci giardini tematici. Quelli più famosi sono il giardino arido, il giardino umido, il giardino delle palme e il giardino delle rose. Una menzione speciale è d’obbligo anche per il giardino degli agrumi, del mediterraneo, di campagna e ”multisensoriale”.

Lungomare San Benedetto del Tronto

Fonte: iStock

Il lungomare cittadino ornato di palme

Cosa fare a San Benedetto del Tronto: il borgo antico e il centro storico

San Benedetto del Tronto è suddivisa in due: il Paese Alto e la parte più moderna della città. L’antico borgo fortificato, cuore del paese, si trova nel Paese Alto che, come lascia intendere il nome stesso, occupa una posizione strategica nella parte più alta della città. Di particolare interesse è la Torre dei Gualtieri, di forma esagonale e risalente al 1300, ricca di beccatelli e merli, per secoli considerata il simbolo cittadino. Dopo una giornata di mare e relax, è qui che i turisti passeggiano la sera, su un’isola pedonale costruita intorno a viale Moretti.

Nel centro cittadino è l’arte a dominare grazie alla presenza di numerose sculture e opere realizzate da artisti contemporanei famosi, come le fontane di Paolo Consorti e Ugo Nespolo. Un vero e proprio museo a cielo aperto gratuito pensato per scuotere lo spirito d’osservazione dei passanti e per offrir loro un momento di bellezza e riflessione.

L’arte e il mare: una simbiosi perfetta

San Benedetto del Tronto e il mare sono legati da un rapporto indissolubile che, nel rispetto del vero spirito della città, viene raccontato attraverso l’arte. Passeggiando nella zona adiacente al porto, per esempio, si incontra un’opera meravigliosa realizzata in acciaio colorato e alta oltre sette metri, recante la scritta: “Lavorare, lavorare, preferisco il rumore del mare”. La scultura è stata realizzata da Ugo Nespolo ed è la parafrasi di una famosa poesia di Dino Campana, molto attuale soprattutto di questi tempi. A pochi metri si erge un’altra statua, “Il monumento al pescatore“, dell’artista grottammarese Cleto Capponi.

Lungo la passeggiata del molo Sud, in un’area chiamata MAM (Museo d’Arte sul Mare) e ribattezzata “The Jonathan’s Way”, potrete ammirare il monumento dedicato al gabbiano Jonathan Livingston realizzato da Mario Lupo nel 1986, protagonista dell’indimenticabile libro di Richard Bach. Ogni estate, questa zona della città accoglie le opere ricavate dai massi del porto e realizzate da artisti locali e internazionali che partecipano alla rassegna Scultura VivaI turisti e i cittadini possono assistere al lavoro degli scultori: la passeggiata si trasforma così in una visita a una galleria d’arte a cielo aperto. Sulla banchina portuale “Malfizia”, davanti al mercato ittico, sorge infine il complesso di sculture intitolato “Il mare, il ritorno”, realizzato dall’artista Paolo Annibali.

Scultura gabbiano San Benedetto del Tronto

Fonte: 123RF

Il monumento al gabbiano Jonathan

I piatti tipici di San Benedetto del Tronto

Impossibile lasciare San Benedetto del Tronto senza prima aver provato i suoi piatti tipici. La cucina è soprattutto a base di pesce nel rispetto della tradizione marinara che contraddistingue la città. Il piatto imperdibile è sicuramente il Brodetto alla Sambenedettese dove gli ingredienti principali, oltre ai diversi tipi di pesce, sono anche l’aceto, i pomodori e i peperoni verdi. Altre ricette tipiche della costa marchigiana sono i bomboletti a base di lumachine di mare e la classica frittura di paranza, mentre un piatto rappresentativo dell’intera regione sono le olive all’ascolana, l’antipasto perfetto per ogni pausa dedicata alla scoperta dei sapori tipici del territorio.

San Benedetto del Tronto: i posti da vedere nelle vicinanze

I comuni confinanti con San Benedetto del Tronto sono Monteprandone, Acquaviva Picena e Grottammare. Partendo proprio dalla capitale della Riviera delle Palme, è possibile raggiungere in auto o in bus alcuni dei borghi più belli d’Italia, perfetti per escursioni suggestive dedicate alla storia e all’arte.

Monteprandone

Monteprandone è un centro di origine medievale situato nell’entroterra marchigiano, rinomato per la produzione agricola di olio e vino e per i diversi luoghi storico-religiosi visitabili, come la Chiesa di San Nicola di Bari, la Chiesa di Santa Maria delle Grazie e il Museo dei Codici, in cui sono custoditi i manoscritti di parte della Libreria di San Giacomo, una raccolta del 1400 del santo che aveva l’obiettivo di favorire l’istruzione di studiosi e dei confratelli.

Acquaviva Picena

Acquaviva Picena è una terrazza panoramica dalla quale si possono ammirare le colline marchigiane, il monte Vettore, la Majella e il Gran Sasso, ed è conosciuta per la produzione dei cesti di paglia, che avviene secondo un metodo tramandato di generazione in generazione. Proprio nel Museo della Pajarola si possono ammirare cesti, utensili e bamboline realizzate con un intreccio di paglia, vimini e materiali naturali. Evento imperdibile di Acquaviva Picena è Sponsalia, ovvero la rievocazione storica del matrimonio tra Rainaldo di Brunforte e Forasteria d’Acquaviva, organizzata tra i mesi di luglio e agosto e che prevede la disputa del Palio del Duca.

Grottammare

Grottammare è tra le destinazioni più visitate nei dintorni di San Benedetto del Tronto e tra quelle più scelte dalle famiglie, nonché uno dei Borghi d’Italia: qui la vegetazione è rigogliosa e il paesaggio offre sfumature diverse passando dalle dolci colline dell’entroterra alle spiagge che, più di una volta, hanno ricevuto il titolo di Bandiera Blu. Tante le cose da vedere, in particolare le chiese del centro, mentre per quanto riguarda gli eventi organizzati durante l’anno, da non perdere è il festival che chiama a raccolta grandi pianisti nazionali e internazionali, in ricordo del soggiorno a Grottammare di Franz Liszt.

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Moschea Istiqlal, la storia della più grande moschea del Sud-est asiatico

Un simbolo di tolleranza religiosa da vedere assolutamente: la storia della Moschea Istiqlal, che è nota in tutto il mondo per essere la più grande moschea del Sud-est asiatico, è tutta da scoprire. Siamo a Giacarta, in Indonesia, e la conosciamo anche con il nome di Moschea dell’Indipendenza, da “Istiqlal”. La posizione è strategica: vicinissima alla Cattedrale di Giacarta e alla Piazza Merdeka. Se stai progettando un viaggio a Giacarta, ti parliamo della Moschea Istiqlal.

La storia della Moschea Istiqlal

Tra i siti principali di Giacarta, la Moschea Istiqlal è indubbiamente conosciuta per la struttura di considerevoli dimensioni: la capienza è di 120mila fedeli, ed è il motivo per cui è la più grande moschea in Indonesia e del Sud-est asiatico. Il periodo di costruzione è durato più di 17 anni, ed è stata aperta ufficialmente nel mese di febbraio del 1978. L’idea alla base della fondazione? La volontà di celebrare l’indipendenza dell’Indonesia, e la posizione, come anticipato, è sì strategica (soprattutto dal punto di vista turistico), ma è anche atta a simboleggiare l’unità tra gli indonesiani.

C’è di più: questa moschea è un luogo di profonda tolleranza religiosa. Ecco perché si trova proprio nei pressi della Cattedrale di Giacarta. Perché questa moschea non volta le spalle ai fedeli di altre religioni. Lo dimostrano gli atti, la pratica: quando è Natale, la Moschea Istiqlal si prodiga per garantire che ci siano parcheggi a sufficienza per tutti i fedeli per la festa cristiana. Lo stesso vale per le altre feste, come la Pasqua o il Ramadan: uno scambio reciproco.

La struttura e lo stile della Moschea Istiqlal

Moschea Istiqlal, gli interni, lo stile, l'architettura

Fonte: iStock

Gli interni della Moschea Istiqlal

Un design moderno: spicca indubbiamente il contrasto con le altre moschee in giro per il mondo. Questo edificio, oltre a essere uno dei più importanti nel centro di Giacarta, dispone di un’ampia sala di preghiera rettangolare, coperta da una cupola e sostenuta da 12 colonne. L’interno è decisamente arioso, ampio, spazioso: si alternano colori vividi, che trasmettono un’idea di fondo quasi lussuosa, indubbiamente elegante. La sala principale è poi connessa a un cortile all’aperto: il richiamo alla preghiera viene dato nel minareto. Piccolo tip: secondo i turisti, di notte, la vista salendo sul Monumento Nazionale (Monas) è davvero mozzafiato. Con la card della città, si può prendere un ascensore per raggiungere la cima della struttura.

Informazioni prima di visitare la Moschea Istiqlal

La posizione è centrale, quindi facilmente raggiungibile: ci si può recare a piedi scendendo alla stazione ferroviaria di Gambir, o in alternativa prendere un “mototaxi”, ovvero “ojek”. Per quanto riguarda l’ingresso, è del tutto gratuito, durante ogni giorno della settimana. Sono sette le porte d’ingresso, come sette sono i cieli dell’Islam, ovvero i Paradisi della cosmologia islamica.

Questo progetto architettonico è considerevole non solo per lo stile, ma anche e soprattutto per ciò che rappresenta. Sebbene non sia previsto alcun biglietto di ingresso, sono disponibili delle guide che possono raccontare la storia della Moschea Istiqlal ai visitatori non musulmani: prima di entrare e attraversare le porte d’ingresso, però, bisogna togliersi le scarpe, in segno di rispetto e tradizione come previsto dalla cultura musulmana.

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Alla scoperta di Martano: la gemma salentina

Martano è il cuore pulsante della Grecia Salentina, un territorio ricco di storia che registra una presenza antropica fin dalla protostoria, attestata oggi da due monumenti megalitici “La Specchia dei Mori” (la più grande specchia sopravvissuta in Puglia) e “La Colonna de Santu Totaru” (con i suoi 4,70m è la più alta pietrafitta pugliese). Un’area del Salento che offre ai visitatori un vero e proprio viaggio attraverso tradizioni millenarie, paesaggi mozzafiato e sapori genuini.

Alla scoperta di Martano

Le origini del Comune di Martano, come per tanti centri della provincia di Lecce, sono avvolte nella leggenda. Si narra che Martano sia stato fondato dal centurione romano Martius, al quale spettarono le terre del Salento come dono per il valore dimostrato in battaglia, dopo la riconquista del 267 a.C.

Monumenti da visitare a Martano

Fonte: Comune di Martano

Comune di Martano: una gemma salentina

Territorio attraversato da antichi assi viari (la Traiana-Calabra e l’asse Galatina-Gallipoli) fu borgo fortificato già dalla metà del Quattrocento, dotato di cortina muraria e fossato. Infatti, Martano si presentava di forma pressoché ovale, con il Castello situato a nord-est, circondato da mura collegate a imponenti torri circolari. Delle otto torri se ne sono conservate due, la Torre Nivéra e la Torre dei Mazzoti. Nel tempo i rimaneggiamenti, anche di notevole entità, trasformarono il Castello eretto come struttura difensiva, in Palazzo Baronale.

Monumenti da visitare a Martano

Fonte: Comune di Martano

Comune di Martano: una gemma salentina

Nei secoli che vanno dal XVI al XVIII, Martano mostra un notevole incremento demografico ed un potenziamento del patrimonio edilizio con la costruzione della nuova Chiesa Matrice dedicata alla Vergine Maria Assunta in Cielo, di due conventi, uno dei Domenicani (trasformato sin dal secolo scorso in Palazzo Municipale) e l’altro degli Alcantarini (attuale Monastero Cistercense di Santa Maria della Consolazione, all’interno della quale è presente una biblioteca, una raccolta museale e una rivendita di liquori, prodotti biologici e di erboristeria). Numerose le chiese e le cappelle da visitare oltre la Chiesa Matrice, la chiesa di Maria S.S. del Rosario (sec. XVII), la cappella della madonna del Carmine (sec. XVIII), la chiesa dell’Immacolata Concezione di Maria (sec. XVIII), la chiesa della Madonnella (sec. XVIII).

Monumenti da visitare a Martano

Fonte: Comune di Martano

Comune di Martano: una gemma salentina

A Martano, i secoli dell’età barocca sorprendono il visitatore trionfando non solo negli edifici sacri ma anche nell’architettura privata. È uno spettacolo rievocare il tempo antico mentre si compie il giro attorno alla medievale Terra e all’interno, nei suoi vicoli, tra balconi balaustrati, portali e stemmi nobiliari in bella vista. Da ammirare i tanti palazzi: Palazzo Gaetani Chiriatti (secolo XIX) oggi proprietà del Comune, Palazzo Micali (secolo XVIII), Palazzo Coluccia (secolo XVII-XVIII), Palazzo Corina-Comi (secolo XIX) Palazzo Andrichi-Moschettini (secolo XVIII), Palazzo di Stefano Sergio (secolo XVII- XVIII), Palazzo Grassi (secolo XVIII- XIX).

Dall’originario borgo si diramano le strade più antiche come le vie Catumeréa, Zaca, Giudeca, Santa Lucia, Stefano Sergio, Costantino e un’edilizia “minore” rappresentata dalle tipiche Case a Corte anche queste riflesso del vivere al modo greco. E poi in aperta campagna la pietra, che da ostacolo al lavoro si è trasformata, per mezzo dell’uomo, in segnale (menhir, muretti a secco o paríti), riparo temporaneo (furni o caliváci) o in forme più complesse di architettura (masserie, cappelle rurali, trappeti ipogei, pozzelle) che si sono amalgamate con i profili e i colori della natura.

Se stavi pensando di fare un giro all’affascinante scoperta della Grecia Salentina, Martano è il punto ideale da cui partire.

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Viaggio nell’Avana storica: il quartiere la Habana Vieja

Chi ama viaggiare prima o poi sente il bisogno di visitare Cuba. Un richiamo forte che va a ritmo di rumba, salsa e son cubano e che attira i visitatori come una sirena che ammalia e incanta per il suo carattere così distintivo. Basta chiudere gli occhi e pensare alla sua vivacità per trovarsi immediatamente a passeggiare tra le stradine acciottolate della sua capitale: l’Avana. Meolodica solo a pronunciarla, la capitale di Cuba è una vera e propria poesia percettiva dal fascino malinconico fatta di colori, suoni e profumi. Una fotografia arrivata direttamente dal passato che si riflette sulle carrozzerie sbiadite delle sue auto anni ‘50 e sulle facciate dei suoi palazzi storici dall’intonaco scrostato che regalano quel tocco di decadentismo romantico che ci si aspetta da qualsiasi luogo esotico del mondo. Visitare l’Avana è una vera e propria esperienza sensoriale e per viverla a fondo, entrando a pieno ritmo nella sua atmosfera vivace, basta camminare per le strade del suo quartiere più storico: la Habana Vieja.

Un tuffo nel passato tra le strade de la Habana Vieja

Cuore pulsante di Cuba, la Habana Vieja batte a un ritmo tutto suo fatto d’incontri tra un passato lento e un presente moderno che sfreccia veloce tra le sue vie. Artisti di strada, musicisti e venditori ambulanti si muovono sicuri all’ombra delle architetture coloniali che caratterizzano il quartiere e delle antiche dimore che, oggi, ospitano caffè, ristoranti ed esercizi di ogni tipo e genere. La Habana Vieja non è un semplice quartiere ma un vero e proprio ecosistema dove la storia e la cultura cubana si intrecciano in un appassionato abbraccio offrendo ai visitatori un’esperienza inebriante che profuma di tabacco e Rum. Nonostante il quartiere si sviluppi lungo pochi chilometri, c’è così tanto da vedere che ti ci puoi perdere per un giorno intero e, nonostante ciò, non riuscire a vedere tutto. Punteggiata da meraviglie architettoniche, nella zona di Habana Vieja si contano quasi 1.000 edifici d’importanza storica, provenienti da epoche diverse e con innumerevoli stili; dal coloniale al liberty passando per le trame arzigogolate del barocco, il quartiere è un museo a cielo aperto dove ammirare gli edifici più belli di tutte le Americhe. Prima di svelarti le migliori attrazioni de la Habana Vieja ti consigliamo di entrare nel mood di questa città, dove la lentezza viene elogiata e dove per ogni cosa c’è il giusto tempo.

La Habana Vieja: tutto quello che non puoi perderti

Tipica auto d'epoca de la Habana Vieja

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Tradizionale auto anni ’50 nel quartiere storico dell’Avana

Il modo migliore per scoprire l’anima di questo quartiere è girarlo a piedi. Sarà difficile non passare tutta la giornata con il naso all’insù ad ammirare gli splendidi palazzi storici che fiancheggiano le strade e le insegne rovinate di negozi antichi e taverne tradizionali. Abbiamo raccolto tutte le attrazioni principali de la Habana Vieja per un itinerario a piedi da togliere il fiato.

Le quattro piazze de la Habana Vieja

Partiamo dal presupposto che il quartiere antico della capitale cubana ruota principalmente attorno a quattro piazze. Pertanto, se vuoi scoprire davvero l’anima de la Habana Vieja, un passaggio in tutte le quattro piazze è d’obbligo. Questi quattro gioielli sono:

  • Plaza de la Catedral: la prima tappa del tuo itinerario è una splendida piazza dominata dalla sua celebre cattedrale. Grazie alla maestosa facciata e ai due campanili di altezza diversa, questa cattedrale venne descritta come “una musica plasmata in pietra”. L’edificio venne completato nel 1787, diventando una delle più antiche chiese delle Americhe e fece da casa, prima del trasferimento a Siviglia, alle spoglie dell’esploratore Cristoforo Colombo. Pagando una piccola somma di denaro è possibile salire sui due campanili e ammirare dall’alto le meraviglie de la Habana Vieja.
  • Plaza Vieja: una delle piazze più affascinanti de la Habana Vieja, originariamente chiamata Plaza Nueva è stata fulcro delle attività più importanti della città per secoli e secoli. La piazza è punteggiata da splendidi edifici colorati che spaziano dal neoclassico al liberty. Oggi la piazza è in pieno splendore grazie agli importanti interventi di restauro che hanno contribuito a migliorarne l’aspetto pur mantenendo il suo fascino antico. L’attrazione principale della piazza – oltre alla piazza stessa – è la Cámara Oscura, un dispositivo ottico dal quale godere di meravigliose viste panoramiche sulla città dalla cima della torre. Inoltre, la piazza è sede di numerose gallerie con archi a semicerchio e vetri colorati, tipiche dell’Avana.
  • Plaza de Armas: prosegui il tuo itinerario a piedi verso la terza piazza della città vecchia di Cuba passando per due strade iconiche: Calle Empedrado con il suo stile coloniale e la sua atmosfera vivace regalata dalle musiche dei suoi artisti di strada e Calle Mercaderes, un’altra iconica via molto frequentata dai turisti per il suo aspetto pittoresco. Una volta attraversate queste vie lasciati incantare da Plaza de Armas, la piazza più antica della capitale di Cuba. Progettata intorno al 1520, inizialmente prendeva il nome di Plaza de Iglesia ma, intorno alla fine del XVI secolo, cambiò nome per via del suo nuovo ruolo di piazza per le esercitazioni militari. La piazza attuale e lo stile dei suoi edifici affondano le radici alla fine del 700. Tra le attrazioni da non perdere assolutamente in questa piazza c’è il Castillo de la Real Fuerza, una delle strutture più antiche dell’intera capitale costruito nel XVI secolo. Nel tempo il Castillo ha ricoperto diverse funzioni: prima residenza dei governatori, poi arsenale e, infine, sede del museo de Navegación, dedicato alla storia marittima di Cuba. Oggi, questa suggestiva piazza, ospita un affascinante mercatino di libri di seconda mano, aperto dal lunedì al sabato.
  • Plaza de San Francisco de Asís: la quarta e ultima piazza del nostro itinerario a piedi nella città vecchia dell’Avana è Plaza de San Francisco de Asís, sviluppatasi nelle vicinanze del porto intorno al XVI secolo quando i galeoni spagnoli vi attraccavano nella loro rotta tra le indie e la Spagna. Dominata dalla sua chiesa fu per anni sede di un importante mercato a cielo aperto. Nel 1990 venne completamente restaurata.

La Habana Vieja: i musei da non perdere

Se la tua permanenza a La Habana Vieja ti concede un po’ più di tempo di una fugace visita, abbiamo selezionato 3 musei da non perdere; in base al tuo tempo di permanenza puoi scegliere quanti e quali visitare.

  • Museo de Navegación: inaugurato nel 2008, il Museo de Navegación, è collocato all’interno del Castillo de la Real Fuerza, a Plaza de Armas e ospita importanti esposizioni sulla storia marittima di Cuba testimoniando, tramite un’ampia collezione di artefatti navali e documenti storici, il ruolo fondamentale di questa attività per la capitale cubana. Il museo è aperto dal lunedì alla domenica 9:00 alle 18:30.
  • Museo de la Ciudad: situato all’interno dello splendido Palacio de los Capitanes Generales in Plaza de Armas, questo museo racconta la storia dell’Avana dal suo periodo coloniale fino ai giorni nostri. Già solo il palazzo è una meraviglia da ammirare in tutto il suo splendore: costruito tra il 1770 e il 1780 è un vero capolavoro di architettura barocca. Le sue sale espositive sono colme di artefatti, manufatti, documenti e oggetti storici che ripercorrono tutta la storia della capitale cubana. Meritano anche i magnifici cortili interni. Il museo è aperto tutti i giorni – tranne il lunedì- dalle 10.30 alle 17 e, la domenica, dalle 9 alle 13.
  • Museo de Arte Colonial: ospitato nell’edificio più antico di la Habana Vieja – il Palacio de los Condes de Casa Bayona – questo museo espone una collezione di arredi e arte decorativa coloniale come porcellane, suppellettili, mobili antichi e, per gli amanti dei motori, anche veicoli storici legati alla storia coloniale di Cuba, tra cui una carrozza trainata da cavalli tipica dei Caraibi nel XIX secolo. Il museo comprende in totale quattro sale espositive ed è aperto dal martedì alla domenica dalle 9:30 alle 17:00.

Altre cose da fare assolutamente a La Habana Vieja

Il quartiere storico dell’Avana ha così tanto da offrire che è quasi impossibile descrivere tutte le attrazioni che lo caratterizzano. Come dicevamo all’inizio di questo articolo, è così ricco di storia, cultura e tradizioni che ci potrebbero volere anche più giorni per visitarlo tutto. In questa guida ti abbiamo raccontato le cose principali da vedere, dalle piazze storiche ai musei più importanti. Ora, prima di lasciarti alla creazione del tuo itinerario, ecco altri consigli di cose da provare per entrare appieno nelle atmosfere vivaci di questo incredibile quartiere.

Mangia tipico: lasciati conquistare dal fascino antico e decadente delle piccole taverne nascoste tra le vie de la Habana Vieja e assaggia i piatti tipici della cucina cubana. Balla al ritmo del son cubano, della rumba e di tutte quelle splendide melodie di questa zona del mondo. Gli amanti della musica non possono perdere un concerto al famoso Casa de la Música, dove i ritmi di salsa e son cubano risuonano fino a tarda notte.
Partecipa a una delle tante rappresentazioni di danza o teatro al Gran Teatro de La Habana Alicia Alonso. Infine, immergerti nella tradizione artistica e culturale di Cuba nei mercati locali come Almacenes San José, dove puoi trovare artigianato cubano e opere d’arte uniche.

Ogni angolo di questo quartiere trasuda un fascino unico, che rende questa tappa una visita imperdibile per chiunque abbia deciso di offrire a Cuba la possibilità di incantarlo con la sua vivacità fuori dal comune.

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Cosa fare a Ibiza, un itinerario di 4 giorni sull’isola

L’isola di Ibiza è probabilmente la meta estiva balneare più ambita dell’intera Spagna. Si tratta di una destinazione molto conosciuta per la sua vita notturna, con locali famosi e dj e turisti provenienti da tutto il mondo. Ibiza, però, non è solo questo: si tratta, infatti, di una località naturale meravigliosa, con paesaggi unici, spiagge sabbiose e calette nascoste impareggiabili, in grado di attirare milioni di visitatori durante tutto l’anno. Per gli amanti del mare e delle attività in acqua, il mare cristallino delle Baleari sarà sicuramente la scelta giusta per le prossime vacanze. Ecco un itinerario di 4 giorni su cosa fare e vedere sull’isola di Ibiza.

Giorno 1: arte e cultura nel capoluogo Eivissa

Eivissa è il nome del capoluogo dell’isola ed è la traduzione di Ibiza in catalano.
Il primo giorno si può cominciare sicuramente con una lunga e rilassante passeggiata sul lungomare della città, nel quartiere di La Marina, che costeggia il porto.

Questa zona della città è molto vivace e si possono trovare numerosi negozi, ma anche locali di ogni tipo. Sui moli del vecchio porto di Eivissa è possibile ammirare le vecchie imbarcazioni dei pescatori, che questi utilizzano ancora oggi, e i banchi del pesce, dove c’è la possibilità di acquistare ed assaggiare il pescato del giorno. Un’esperienza che consente ai visitatori di immergersi nella vita locale della città.

Una volta conclusa la mattinata e pranzato in uno dei ristoranti ed osterie tipica che popolano Piazza Riquer, ci si può dirigere verso la parte alta della città: la Dalt Vila. Questo sito è patrimonio dell’umanità UNESCO e si trova su uno sperone roccioso sul mare, circondato da enormi e possenti mura per la difesa della città, dalle quali si può godere di una vista unica sul porto di Eivissa e scoprire, allo stesso tempo, storia e cultura di questa isola delle Baleari.

Qui è possibile trovare alcuni edifici iconici e simbolici dell’isola, come, ad esempio, la cattedrale di Santa Maria delle Nevi, oltre che le rovine del castello saraceno. Si tratta di una destinazione imperdibile per gli amanti di storia e cultura, che visitando questa parte dell’isola saranno in grado di immergersi nel passato, passeggiando tra queste vie dove una volta vi furono importanti dinastie, tra cui fenici, cartaginesi e saraceni.

Verso sera, al momento del tramonto, l’ideale è ritrovarsi nella città nuova, dove passare una serata unica all’insegna del divertimento in uno dei tantissimi locali con terrazze, tipiche di Ibiza. Non mancheranno sicuramente le occasioni per divertirsi.

Fortezza di Dalt Vila, nella città alta di Eivissa, al tramonto. In primo piano diversi cannoni e città sullo sfondo

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Fortezza di Dalt Vila, nella città alta di Eivissa

Giorno 2: il parco naturalistico Les Salines

Nella parte sud dell’isola di Ibiza, lasciandosi alle spalle il capoluogo Eivissa, si può raggiungere e scoprire il parco naturalistico Les Salines e le stupende ed indimenticabili spiagge meridionali dell’isola.

Questa zona, che fa parte della riserva naturale, è caratterizzata da un particolarissimo ecosistema formato dalle saline e delle valli che le circondano, dove la natura la fa da padrona ed ha creato un habitat perfetto per gli uccelli migratori che si fermano proprio ad Ibiza durante il loro tragitto, come fenicotteri e gazze reali, che qui fanno i loro i nidi.

È possibile spostarsi verso questa zona dell’isola in autobus, che hanno una frequenza di partenza ogni trenta minuti dalla stazione principale di Eivissa. Altrimenti, cosa che si consiglia, è noleggiare un auto, il mezzo che consente di visitare l’isola con maggiore libertà ed autonomia.

La prima spiaggia, molto famosa ad Ibiza, è Platja d’en Bossa, una spiaggia lunghissima perfetta per rilassarsi al sole in riva al mare, nuotare nelle acque cristalline della baia. Questa spiaggia è la destinazione ideale per una giornata al mare anche per la presenza di numerosi servizi e locali poco distanti dalla spiaggia. Nelle vicinanze è possibile anche visitare una costruzione storica, risalente al 1500: la torre difensiva del Carregador, dalla cui cima è possibile godere di una bellissima vista sul mare e sulla città di Eivissa.

Proseguendo verso sud, si arriva alla spiaggia di ses Salines. Si tratta di una piccola spiaggia, lunga circa un chilometro, caratterizzata da un colore cipria. Anche nelle vicinanze di questa spiaggia è possibile osservare una torre difensiva, precisamente a Sa Trinxa. Si tratta della Torre de ses Portes, che in passato fu costruita per proteggere le saline di Ibiza.

Giorno 3: viaggio all’insegna del mistero, tra mitologia ed apparizioni

Terzo giorno, direzione nord. Qui si trova la spiaggia di Cala d’Hort, anche questa immersa in un parco naturale, una zona ancora incontaminata e selvaggia, grazie al repentino intervento del governo spagnolo.

Cala d’Hort è un luogo davvero suggestivo, soprattutto perché si trova di fronte alla misteriosa baia di Es Vedrà, una piccola isola che nelle vicinanze dell’isola di Ibiza, e che ha generato nel tempo numerose leggende. Si dice che siano stati avvistati degli ufo qui, mentre altre leggende vedono Es Vedrà al centro di un racconto dell’Odissea. Insomma, un’isola unica nel suo genere, in grado di attirare numerosi visitatori a bordo di piccole barche, tramite cui è possibile circumnavigarle e scorgere gli animali che la abitano: capre selvatiche, rettili ed il famoso falco eleonorae, conosciuto anche come “falco della Regina”.

Anche qui, a poca distanza dalla spiaggia, si trova una torre difensiva, la Torre di Savinar, costruita nel diciottesimo secolo e dalla quale si può godere di una spettacolare vista sulla vicina ed imperdibile isola di Formentera, isola famosa per le sue spiagge dorate e per il mare cristallino che la circonda.

Un’altra tappa da non perdere in questa zona di Ibiza è Atlantis. Si tratta di una vecchia cava abbandonata, diventata un luogo simbolico per gli hippy che ancora abitano l’isola e nella quale si possono trovare graffiti, disegni raffiguranti il Buddha e scogliere dall’aspetto quasi inquietante, che sembrano essere circondate da una strana energia.

Piccolo pontile di legno a Cala d'Hort con vista sull'isolotto di Es Vedrà all'alba

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Piccolo pontile di legno a Cala d’Hort con vista su Es Vedrà

Giorno 4: divertimento e relax a Sant Antoni de Portmany

Ultimo giorno a disposizione sull’isola? Allora vale la pena spostarsi ancora verso nord e raggiungere la bellissima zona di Cala Compte, molto vicina a quello che viene considerato il centro turistico più vivace dell’intera Ibiza, meta di numerosi turisti alla ricerca di divertimento e svago: Sant Antoni di Portmany. Le spiagge in questa zona offrono sabbie fini e molto chiare, con acque basse per lunghi tratti, e sono divise in piccole baie quasi a forma di cavallo, così da proteggerle dal vento. In queste acque possono vedere moltissimi pesci e diverse creature marine.

Infine, dopo aver passato una giornata rilassante sulle spiagge di Cala Comte, ci si può dirigere verso il centro di Sant Antoni de Portmany, che, come detto in precedenza, è la destinazione simbolo della vita notturna di Ibiza, dove poter trovare numerosi locali, bar e discoteche nei quali passare la serata all’insegna del divertimento

Ibiza non è solo mare o locali notturni. Quest’isola delle Baleari, nel cuore del Mar Mediterraneo, è fra le più belle al mondo, grazie alla presenza di paesaggi unici e mozzafiato. Panorami che sarà possibile scoprire solo visitando a fondo questa fantastica destinazione: preparate la valigia, si parte destinazione Ibiza!

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Cap Spartel e l’incontro (in Marocco) tra Mediterraneo e Atlantico

A pochi chilometri dal centro di Tangeri, nel Marocco a noi più vicino, si trova il promontorio di Cap Spartel, il punto panoramico per osservare la linea di incontro tra Oceano Atlantico e Mar Mediterraneo sullo stretto di Gibilterra. È un luogo estremamente suggestivo, pieno zeppo di energia, in cui la forza dell’oceano si incontra e scontra con i colori più delicati del Mediterraneo.

Dove si trova Cap Spartel

Cap Spartel si trova a Nord-Ovest di Tangeri, nella parte settentrionale del Paese. Il promontorio è alto circa 300 metri dal livello del mare e circondato da vegetazione lussureggiante (qui piove per diversi mesi l’anno!). Il faro e i vari punti panoramici sullo stretto di Gibilterra sono  tappa obbligata per chi visita Tangeri o si sposta per un viaggio nel Nord del Marocco, anche per prendere una pausa dal caos delle Medine e per respirare una piacevole arie e brezza di mare; anzi di due mari!

Cap Spartel però non è solo un punto d’incontro tra due mari, ma anche un luogo ricco di storia. Durante i secoli, il promontorio ha servito come punto di riferimento cruciale per i navigatori. I Fenici, i Romani e, più tardi, i pirati del Mediterraneo hanno solcato queste acque di confine, lasciando tracce delle loro culture.

Il panorama dal faro di Cap Spartel

A Cap Spartel si trova un faro che ospita un piccolo museo al suo interno, e su cui salire per un panorama mozzafiato. Dalla terrazza, nelle giornate serene di cielo limpido, è possibile vedere la costa spagnola; mentre il verde della vegetazione contrasta con il blu profondo del mare e la linea di unione e scontro delle correnti tra Mar Mediterraneo e Oceano Atlantico è percettibile a occhio nudo. Per entrare al faro, costruito nel 1861 per volontà di Mohammed III, è necessario acquistare un biglietto, che include la visita al museo, l’accesso alla terrazza e la visita ai giardini.

Cap Spartel, il panorama

Fonte: AS

Il faro di Cap Spartel

La grotta di Ercole, tra storia e leggenda

Poco distante dal faro di Cap Spartel, lungo la costa oceanica, la Grotta di Ercole richiama i turisti per la sua leggenda. Si dice che proprio in questa grotta a ridosso del mare Ercole venisse a riposarsi dalle sue imprese e dodici fatiche. Altre voci invece sostengono che qui visse il ciclope Polifemo. I più realistici sostengono invece che questa grotta di calcare di 200 anni fosse un piccolo granaio di Berberi e un frantoio per la lavorazione della farina e la produzione dell’olio di oliva.

Cap Spartel, cosa vedere

Fonte: AS

Dentro il faro di Cap Spartel

Dalla grande piazza esterna si ha accesso alla grotta, illuminata da una “porta naturale” sul mare. Provate a guardare bene: la porta sul mare ha proprio la forma del continente africano rovesciato a testa in giù! La grotta è stata aperta al pubblico nel 1950 ed è facilmente accessibile, anche per i bambini.

I dintorni di Cap Spartel, lungo la costa

Grotta d'Ercole, la porta

Fonte: AS

La porta verso il mare della Grotta d’Ercole ha la forma del continente africano rovesciato

Lungo la strada che da Tangeri porta a Cap Spartel, e raggiunta la costa, si trovano diversi altri punti panoramici oltre al faro, perfetti per una foto. Iconico è quello con il cartello a due frecce che indica verso sinistra l’Oceano Atlantico e verso destra il Mar Mediterraneo. Da qui partono diversi itinerari e sentieri per il trekking, in bici, addirittura in dromedario lungo le grandi spiagge della costa atlantica. Non sarà difficile trovare la soluzione più adatta alle esigenze e all’età di ciascuno.

La natura intorno a Cap Spartel

L’ambiente naturale di Cap Spartel è sorprendente, anche perché qui piove diversi mesi l’anno. Boschi di pini, eucalipti e querce fanno da cornice a questa porta sul mare, che ricorda un po’ la nostra Macchia mediterranea, con una varietà di piante aromatiche come il rosmarino, il timo e il mirto, che riempiono l’aria di profumi familiari. Gli amanti del birdwatching possono osservare diverse specie di uccelli migratori che fanno tappa in questa zona durante i loro spostamenti tra Europa e Africa, tra cui falchi, cicogne, aironi e rondini. Proprio per questa ricchezza, l’ecosistema della zona di Cap Spartel è al centro di alcuni progetti di riforestazione, di conservazione e protezione delle specie locali. Se riuscite, infilate nello zainetto un binocolo e provate a curiosare intorno a voi.

Info pratiche

Cap Spartel dista 15 chilometri circa da Tangeri, superata la zona collinare più turistica. Se non ci si muove con mezzi propri, conviene partecipare ad una gita organizzata dai vari hotel o tour operator. Diversamente si può contrattare con un taxi per la doppia tappa, faro e grotte, con rientro in città; o prendere un bus collettivo per risparmiare un pochino.

costa atlantica Marocco

Fonte: AS

La costa atlantica di Cap Spartel

Solitamente a Cap Spartel si viene in gita giornaliera da Tangeri, ma chi volesse godere di questa atmosfera wild e naturalistica per più tempo o fare qui tappa per proseguire il viaggio verso Sud può trovare diverse strutture ricettive lungo la costa atlantica, andando verso la bellissima Asilah. Per mangiare, al faro si trova un bar ristorante; mentre nella piazza di ingresso alla grotta ci sono negozi di souvenir e snack. Non mancano lungo la costa bar e ristoranti.

Un consiglio sull’abbigliamento: è bene portare sempre qualcosa da mettere sulle spalle o un giacchetto, sia per la brezza marina che per entrare in grotta. Scarpe comode per camminare; ma facili da togliere per affondare i piedi nella sabbia!

cap spartel, la grotta

Fonte: AS

La grotta di Ercole era in realtà un frantoio berbero

Curiosità

Per diverso tempo, e qualche marocchino con vanto ancora lo ripete, Cap Spartel è erroneamente stato considerato il punto più settentrionale del continente africano. Non è così: il punto più a Nord si trova in Tunisia e dal 2014 è stato individuato a Cap Angela, nei pressi della cittadina portuale di Biserta, sul Mar Mediterraneo.

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Visitare l’Île de Gorée: l’isola degli schiavi in Senegal

Finalmente hai deciso di visitare il Senegal, terra unica dell’Africa occidentale intrisa di fascino grazie alle sue influenze culturali e alle sue meraviglie naturali. Come per ogni viaggio, è importante immergersi nei luoghi che hanno plasmato il destino di un popolo, anche quelli che hanno tristemente tinto di nero alcune pagine della storia di un Paese. In Senegal, a poca distanza da Dakar, c’è un’isola molto bella ma con una storia molto dolorosa: l’Île de Gorée – l’isola degli schiavi. In questo articolo partirai per un viaggio alla scoperta di quest’isola, dalla sua storia alle informazioni utili per visitarla.

La storia dell’Isola di Gorée

Intorno al 1400, la costa occidentale africana entrò nel mirino degli europei per la sua posizione invitante sulle rotte atlantiche. In poco tempo, le potenze coloniali ne videro l’enorme potenziale e iniziarono a creare avamposti strategici spostando, di fatto, l’universo commerciale dell’epoca dai deserti limitrofi alle zone costiere africane. L’Île de Gorée, un piccolo lembo di terra di appena 0,36 km², catturò immediatamente l’attenzione di diversi Stati fino a quando, nel 1444, i portoghesi approdarono sulle spiagge dell’isola sconfiggendo gli olandesi e ne mantennero il controllo fino al 1677, quando vennero a loro volta sconfitti dai francesi. È proprio sotto questa dominanza che l’isola divenne presto fulcro, fino al 1848, del commercio degli schiavi: la tappa principale della tratta dove milioni di uomini, donne e bambini venivano rapiti, venduti e, infine, deportati verso le Americhe in condizioni disumane.
Per “ospitare” queste persone, vennero costruite dozzine di abitazioni nelle quali venivano stipati moltissimi schiavi prima di essere venduti ai commercianti. Più che case – per le condizioni in cui erano le persone – si trattava di vere e proprie prigioni. Questi spazi nacquero proprio dalle mani dagli schiavi stessi, poiché alcuni di loro rimasero a Gorée per dare forma all’isola: le donne venivano utilizzate come serve dei trafficanti mentre gli uomini venivano sfruttati per costruire o per caricare e scaricare le navi. Quando venne abolita la tratta degli schiavi, l’Île de Gorée perse il suo triste ruolo storico e si trasformò in una testimonianza tangibile di quel periodo, sensibilizzando i visitatori su quei fatti che hanno macchiato per sempre le pagine della storia dell’umanità dall’XVI al XIX. Oggi, l’isola è un luogo di memoria dichiarata Patrimonio dall’UNESCO nel 1978.

Île de Gorée: cosa vedere e cosa fare nell’isola degli schiavi

La Maison des Esclaves all'Île de Gorée

Fonte: iStock

La Maison des Esclaves, la casa degli schiavi a Gorée

L’alone di oscurità che si trascina quest’isola viaggia in netto contrasto con la sua bellezza paesaggistica: le piccole stradine fiancheggiate da case colorate con bouganville in fiore, i mercatini artigianali con prodotti fatti a mano e le barchette colorate dolcemente appoggiate sul bagnasciuga delle sue spiagge contribuiscono a trasmettere un’atmosfera serena di pace e tranquillità. Nonostante l’isola sia di ridotte dimensioni, ci sono diverse cose da fare e da vedere. Ecco la top 5 da non perdere se hai deciso di tuffarti nella storia dell’Île de Gorée.

  • Maison des Esclaves: conosciuta anche come “La Casa degli Schiavi” era un’abitazione privata edificata nel 1700 su volontà di un ricco commerciante che l’aveva fatta progettare su due piani; quello inferiore dove teneva imprigionati i suoi schiavi e quello superiore il quale, invece, consisteva nella residenza del commerciante. Le prigioni del piano inferiore erano suddivise per scopo: donne, uomini e bambini venivano tutti separati e rinchiusi in celle dedicate. Ad oggi, la casa è la sede di un importante museo che racconta proprio le condizioni disumane degli schiavi e cerca di fare luce su un periodo buio. Tuttavia, la Maison des Esclaves è stata oggetto di controversie e supposizioni storiche: c’è chi dice che la casa è stata costruita proprio quando il commercio degli schiavi aveva iniziato il suo declino e che, quindi, questa fosse semplicemente la residenza di un commerciante e dei suoi servi schiavi, ma che nessuna delle celle al piano inferiore venne usata come vetrina per il traffico umano. Mito o no, questo museo va assolutamente visitato per assimilare tutte le nozioni storiche di questa vicenda.
  • Castello di Gorée: situato a sud dell’isola e arroccato in cima a una collina, il castello dell’isola venne utilizzato in passato per difendere il porto di Dakar. A parte i due enormi cannoni e il memoriale non c’è molto da vedere in quest’area ma il percorso che vi porta sulla vetta vale il viaggio anche solo per la splendida veduta panoramica sul mare.
  • Il Forte d’Estrées: dedicata all’ammiraglio che riuscì a sottrarre l’isola agli olandesi era un’ex fortezza che divenne prima prigione e, solo ai giorni nostri, sede del Museo storico del Senegal. Grazie ai suoi manufatti e oggetti esposti nelle sue 12 sale, il museo offre una panoramica completa sulla storia del Senegal, dalla preistoria a oggi. La riproduzione in miniatura dell’Aurore, nave francese risalente al 1784 e utilizzata per il commercio degli schiavi, è uno dei reperti esposti più importanti del museo.
  • La Chiesa di San Carlo Borromeo: chiesa cattolica costruita nel 1830, è una testimonianza tangibile dello stile architettonico coloniale nonché uno dei pochi siti religiosi dell’intera isola.
  • Gallerie d’arte: l’isola di Gorée è un luogo ricco da un punto di vista artistico, molti artisti e artigiani locali espongono le proprie opere nelle case coloniali che, adesso, fungono da studi e gallerie.

Arrivare all’Île de Gorée: quello che devi sapere

Puoi raggiungere comodamente l’Isola da Dakar in due modi:

  • In autonomia con un traghetto che costa poco più di 5000 CFA, con un viaggio della durata di circa 20 minuti e che parte ogni mezz’ora dalla capitale.
  • Con un tour organizzato: il giro all’Isola di Gorée è un’escursione particolarmente gettonata per chi visita Dakar, quindi sono molti i tour organizzati che partono dalla capitale. Questa è una valida opzione se vuoi anche una guida che ti racconta tutta la storia dell’isola.

Île de Gorée: le informazioni utili che devi sapere

Per organizzare nel modo migliore la tua visita ecco una serie di informazioni da tenere a mente per non farsi trovare impreparati:

  • Orari di visita: l’Isola è sempre aperta ai visitatori; le attrazioni, invece, seguono degli orari di apertura. Ad esempio, la Maison des Esclaves è chiusa tutti lunedì e, negli altri giorni, è chiusa dalle 12 alle 15. Come sempre, per avere informazioni aggiornate, consigliamo di controllare gli orari di apertura delle altre attrazioni presso l’ufficio turistico locale.
  • Vitto e alloggio: nonostante l’isola sia visitabile con una gita di un giorno, è possibile soggiornare in piccoli hotel e Bed&Breakfast. L’isola offre anche la possibilità di assaggiare pietanze tipiche senegalesi nei suoi piccoli ristoranti.
  • Valuta: la valuta locale è il franco CFA dell’Africa occidentale ma è possibile cambiare valuta a Dakar prima di partire per l’isola.
  • Consigli di Viaggio: indossa abbigliamento fresco e calzature comode e ricordati di portare con te protezioni solari alte, cappelli e acqua. A maggior ragione se visiti l’isola in estate.

In conclusione, l’Île de Gorée è un vero e proprio luogo di memoria e riflessione, dove la bellezza naturale e l’architettura coloniale offrono un background paradossale per una pagina di storia profonda e dolorosa. Visitare Gorée significa concedersi la possibilità di conoscere la storia per far sì che non si ripeta mai più. Se visiti Dakar, dedica una giornata a questo lembo di terra sull’oceano perché vivrai un’esperienza che arricchirà il tuo viaggio.

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Parco Gorky: tutto quello che devi sapere sul parco di Minsk

Nel cuore di Minsk, capitale della Bielorussia, si trova una delle attrazioni principali e più amate della città: il Parco Gorky. Costruito nel 1800 e aperto per la prima volta al pubblico l’1 maggio 1805 con il nome di “Giardino della Città”, è stato in seguito rinominato in onore dello scrittore sovietico Maksim Gorky, intorno al 1936. Si tratta di una meta affascinante sotto molti punti di vista: sono infatti numerosi i cenni storici e le attrazioni disponibili all’interno del parco, così come unica è la bellezza naturale che caratterizza il suo interno. Se stai pianificando o se sei in visita a Minsk, una passeggiata tra le bellezze del Parco Gorky è un’esperienza che deve essere assolutamente inclusa nel tuo itinerario

Un tuffo nella storia del Parco di Minsk

L’importanza del Parco Gorky va molto oltre il puro luogo di divertimento, relax e aggregazione diventando anche un punto di grande interesse storico. Il parco fu, infatti, uno dei primissimi spazi verdi pubblici di Minsk, pensato per offrire ai cittadini un luogo dove rilassarsi e godersi la natura. Originariamente progettato come un giardino all’inglese, basato quindi sul susseguirsi di elementi naturali e artificiali, ha subito numerose trasformazioni nel corso degli anni. Alla fine del XIX secolo, venne costruito al suo interno un teatro il quale divenne rapidamente un importante punto di incontro culturale per i residenti della capitale bielorussa. Il teatro ospitava spettacoli, concerti e altre forme di intrattenimento, contribuendo quindi a rafforzare ulteriormente in ruolo del parco come centro culturale della città. Nel 1912 venne aggiunto anche un giardino fiorito che divenne presto celebre per la sua collezione di piante rare e fiori variopinti, che attiravano visitatori da tutta la città.
Durante l’epoca sovietica – più precisamente – nel 1936 fu rinominato in onore dello scrittore sovietico Maksim Gorky, importante esponente della letteratura russa e sovietica a cui è dedicato anche un omonimo parco a Mosca. Questo cambio di nome rifletteva il desiderio delle autorità sovietiche di celebrare figure culturali rilevanti e di utilizzare il parco come strumento di propaganda culturale. Sempre in questo frangente fu costruita la famosa ruota panoramica e tutte le altre attrazioni moderne; aggiunte per rendere il parco un luogo di intrattenimento per famiglie e giovani. L’ingresso principale del parco, progettato dall’architetto Zaborski, è considerato patrimonio storico e culturale. Zaborski, noto per il suo lavoro su vari edifici storici in Bielorussia, progettò l’ingresso con l’intento di creare una transizione armoniosa tra la città moderna e il tranquillo spazio verde del parco. Le strutture originali sono state conservate e restaurate nel corso degli anni, mantenendo intatto il proprio carattere storico. Durante la seconda guerra mondiale, il parco subì gravi danni, ma venne rapidamente ricostruito nel dopoguerra grazie alle autorità sovietiche che investirono notevoli risorse nella ricostruzione e nell’abbellimento del parco, aggiungendo nuove attrazioni e migliorando le strutture esistenti. Fu in questo periodo che il parco acquisì molte delle caratteristiche che ancora oggi lo rendono una meta popolare per i visitatori.

Cose da fare e da vedere al Parco Gorky: tutte le attrazioni e le attività da non perdere

Il parco offre una vasta gamma di attività e attrazioni per visitatori di tutte le età. Di seguito puoi trovare una lista di attività da fare o di cose da vedere all’interno di tutta l’area di Parco Gorky a Minsk:

  • Un giro sulla ruota panoramica: attrazione iconica del parco che attira visitatori grandi e piccoli è sicuramente la ruota panoramica dall’altezza di circa 56 metri. Un giro su questa attrazione è consigliato se vuoi godere di una splendida veduta dall’alto sulla capitale bielorussa.
  • Visitare l’osservatorio e il planetario: Parco Gorky è sede di un piccolo osservatorio e di un planetario, dove è possibile esplorare il cielo notturno e imparare qualche nozione in più sul magico mondo dell’astronomia​. Tappa ideale per le famiglie con i bambini e per tutti gli appassionati di scienza, spesso il centro organizza piccoli spettacoli educativi e interattivi che catturano l’immaginazione di grandi e piccini​.
  • Una pattinata sulla pista di ghiaccio: non potendo godere delle miti temperature estive, Minsk e il suo parco mettono a disposizione, durante i rigidi mesi invernali, una splendida pista di pattinaggio al coperto per i suoi visitatori, garantendo qualche ora di divertimento se sei in viaggio con la famiglia o con gli amici o un momento romantico se stai organizzando un viaggio di coppia.
  • Escursione in barca sul fiume Svislach: nei mesi più caldi si possono noleggiare piccole imbarcazioni a remi per fare un rilassante giretto in barca tra le acque del fiume Svislach, che attraversa tutto il parco​.
  • Divertirsi nell’area giochi per i bimbi: se sei in vacanza con i bambini, il parco mette a disposizione un’area dedicata e attrezzata con giostrine di vario genere. Il divertimento è garantito.
  • Fare lunghe passeggiate immersi nella natura: è possibile godere della tranquillità e della bellezza del parco rilassandosi sotto le fronde dei suoi alberi, passeggiando o facendo jogging tra i suoi viali alberati e le sue aiuole curate e colorate.
  • Prendere parte a un evento o festival: durante tutto l’anno, il Parco Gorky ospita vari eventi culturali e festival, che attirano sia i residenti che i turisti​. Ti consigliamo di consultare i siti ufficiali della regione e del parco per scoprire l’agenda eventi.

Altri consigli utili per la tua visita al Parco Gorky

Colonne del Parco Gorky Minsk

Fonte: iStock

Un colonnato nel Parco Gorky di Minsk

Innanzitutto, visita il parco nelle prime ore del mattino, in questo modo potrai evitare la folla di persone e godere appieno della tranquillità del parco e, perché no, scattare belle fotografie con poche persone intorno. Un altro consiglio è quello di sfruttare il parco come luogo per un pranzo al sacco all’aperto, magari con prodotti locali per gustare al meglio l’esperienza bielorussa (all’interno del parco ci sono anche chioschi e caffè dove è possibile consumare snack e bevande). Noleggia una bicicletta per esplorare il parco: sono molte le stazioni noleggio bici. Infine, partecipa a una visita guidata per saperne di più sulla storia e le attrazioni del parco attraverso i racconti di chi lo conosce davvero bene – diverse agenzie turistiche offrono tour del Parco Gorky e dei suoi dintorni, fornendo approfondimenti interessanti e storie affascinanti​.

Parco Gorky a Minsk: dove si trova e come raggiungerlo

Il Parco Gorky si trova lungo il viale Nezavisimosti (viale dell’Indipendenza), tra le vie Yanki Kupaly e Frunze e vicino alla famosa Piazza della Vittoria. Raggiungere il parco è facile e immediato, questo grazie alla sua posizione centrale e nel cuore della città. Se hai già visitato il suggestivo centro di Minsk, puoi facilmente raggiungerlo a piedi; altrimenti, puoi prendere la metropolitana fino alla stazione più vicina, ovvero la stazione di metro Ploshchad Pobedy (Piazza della Vittoria), situata a pochi passi dal parco. In aggiunta, è possibile anche raggiungere Parco Gorky in autobus e tram con linee che coprono l’intera capitale rendendo questa meta davvero accessibile da quasi tutta la città. L’ingresso è gratuito, il che lo rende una scelta perfetta per gli amanti delle visite low-cost e per una gita piacevole in città. Inoltre, il parco è aperto tutto l’anno e offre diverse attrazioni che variano a seconda della stagione​.

In conclusione, il parco Gorky è una perla verde nel cuore di Minsk che combina bellezze naturali ad attrazioni di divertimento per tutte le età. Con un forte carattere storico e una grande rilevanza culturale per la sua comunità, il parco è una tappa da aggiungere al tuo itinerario nella capitale bielorussa. Interesse storico, voglia di relax, desiderio di fare attività outdoor o semplicemente di conoscere la città in tutte le sue sfaccettature, il Parco Gorky ti accoglierà con tutta la sua bellezza e il suo fascino unico. In questa guida ti abbiamo fornito tutte le informazioni di cui hai bisogno per organizzare al meglio la tua visita, ora non ti resta che metterla nella tua bucket-list di viaggio ed esplorarla; che tu stia viaggiando da solo, o in compagnia della tua famiglia o dei tuoi amici.

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L’Isola Piana in Corsica, dalla natura praticamente intatta

La Corsica, con i suoi panorami mozzafiato, sa regalare momenti indimenticabili, soprattutto a coloro che desiderano sbarcare su un’isola deserta almeno una volta nella vita: sì perché il sogno può diventare realtà raggiungendo l’Isola Piana, gemma nascosta dove la natura incontaminata è protagonista assoluta.

Celebre per la bellezza intatta e la sensazione di pace che la avvolge, è una meta dove si può davvero staccare la spina dalla frenetica routine di tutti i giorni e immergersi in un paesaggio che non ha eguali: le spiagge di fine sabbia bianca sono raramente affollate e permettono di concedersi lunghe e rilassanti nuotate nel mare cristallino.

Isola Piana, l’emozione di ritrovarsi su un’isola deserta

Nel territorio del comune di Bonifacio, l’Isola Piana spicca di fronte a Punta dello Sperone e al Golfo dello Sperone. Per raggiungerla dalla città, è sufficiente guidare per circa venti minuti lungo la D260, seguendo le indicazioni per la Plage du petit Sperone. Questo breve viaggio vi condurrà a un angolo di paradiso, dove potrete godere della serenità che soltanto un’isola praticamente deserta può offrire.

Camminare sul banco sabbioso che collega l’isola alla costa della Corsica è un’esperienza straordinaria, quasi come passeggiare in una piscina a cielo aperto: l’acqua lambisce con dolcezza la candida sabbia, creando un effetto visivo che sembra uscito da un sogno.

A sua volta il mare, dal fondale poco profondo, sfoggia una splendida tonalità turchese: insomma, si tratta di un vero e proprio paesaggio da cartolina, difficile da descrivere a parole.

Le acque limpide e il fondale sabbioso danno vita a un ambiente perfetto per nuotare, giocare a palla o scattare foto divertenti.

Come arrivare

Una volta giunti alla splendida Plage du petit Sperone, avete due possibilità avventurose per raggiungere l’Isola Piana, entrambe a contatto diretto con la natura tutt’intorno.

  1. A nuoto: L’Isola Piana si trova a circa trecento metri dalla costa (dalla spiaggia di Piantarella, per essere precisi), ed è separata dalla terraferma da un banco di sabbia. Per arrivarci, dovrete camminare in acqua e nuotare per una ventina di metri. Questa opzione è fattibile anche per chi non è un nuotatore esperto, ma è importante prestare attenzione alla corrente, che in alcuni tratti può essere intensa.
  2. In kayak: Il kayak è uno degli sport principali da praticare in Corsica, e la zona mette a disposizione numerosi punti di noleggio. Pagaiare fino all’Isola Piana, o addirittura circumnavigarla, vi consentirà di ammirare da vicino l’incanto del mare trasparente e le formazioni rocciose circostanti.

Da non perdere nei dintorni: l’isola di Cavallo

A poca distanza dall’Isola Piana, si trova uno dei luoghi più esclusivi di tutta la Corsica, ovvero l’Isola di Cavallo, accessibile solo in due modi: tramite invito da parte di uno degli abitanti o soggiornando presso l’unica struttura ricettiva disponibile, l’Hotel des Pecheurs.

Le imbarcazioni dirette all’Isola di Cavallo partono dalla spiaggia di Piantarella, per un viaggio breve ma suggestivo su acque terse.

Se riuscite ad approdare su questa affascinante isola privata, sarete accolti da panorami mozzafiato, spiagge incontaminate e vi godrete il rifugio perfetto per un’esperienza unica e riservata in uno degli angoli più suggestivi del Mediterraneo.