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Viaggio a Dublino per il centenario dell’”Ulisse” di James Joyce

Era il 1922 quando James Joyce pubblicò uno dei romanzi più importanti della letteratura del XX secolo, “Ulisse”. Il 2/2/2022 ricorre dunque il centenario di quest’opera, ma nel 2022 si celebra anche il 140° anniversario della nascita di Joyce, lo scrittore, poeta e drammaturgo irlandese nato a Dublino nel 1882.

In occasione di questi due importanti anniversari, vogliamo condurvi in un viaggio insolito nell’Irlanda tanto amata dagli italiani. Se state pensando di organizzare un viaggio sull’isola di Smeraldo tenete presente un’altra data significativa: quella del 16 giugno, giorno in cui si celebra il Bloomsday, in omaggio al personaggio dell’”Ulisse”, Leopold Bloom, e all’impostazione del romanzo che si svolge nell’arco di una giornata, esattamente il 16 giugno 1904. In questa giornata, tutta l’Irlanda (e non solo) è in festa. Si è infatti soliti vestirsi in stile edoardiano o facendo qualche piccolo rito “Joyciano”, legato al cibo o a un acquisto. Il Bloomsday è celebrato in tutto il mondo dove ci sono degli irlandesi e, si sa, sono un popolo di “expat”, basti pensare alla festa di San Patrizio, patrono d’Irlanda, che però viene ricordata in tutto il mondo.

Visitare Dublino quest’anno, e in particolare a giugno, sarà quindi ancora più bello e divertente, in quanto è previsto un fitto calendario di eventi che avranno luogo in tutta la città. E non è solo un itinerario per gli appassionati di letteratura, in quanto alcuni luoghi legati a Joyce sono dei “must see”.

La Dublino di Joyce

A Dublino, quale migliore itinerario se non ripercorrendo i luoghi dove è ambientato “Ulisse”, raccontati in modo accurato e ancora oggi, a distanza di cent’anni, ancora ben riconoscibili?

Nonostante i tanti cambiamenti nella Capitale irlandese, molti luoghi storici sono rimasti gli stessi che ritroviamo tra le pagine del libro o che sono legati allo scrittore. Chi ha amato il testo o chi non ha avuto l’occasione di leggerlo, ripercorrendoli, farà tre viaggi in uno: il primo nel tempo, il secondo nella bellissima città di Dublino (e nei dintorni) e il terzo attraverso il potere straordinario della letteratura.

Prima tappa: il MoLI

È il punto ideale da cui partire per un itinerario sulle tracce di James Joyce. Il MoLi (Museum of Literature Ireland), aperto proprio di recente, è il museo dedicato alla letteratura irlandese. Qui è conservata la copia numero uno dell’”Ulysses” e, vederla dal vivo, con la raffinatissima e austera copertina dai toni cerulei, è davvero un’emozione. Vale comunque la pena visitare questo spazio contemporaneo e interattivo che ha allungato la vita a un edificio storico in pieno centro tra i più rilevanti di Dublino, nonché sede originaria della University College of Dublin che ha visto Joyce tra i suoi studenti e nel cui giardino segreto, sul retro, è ancora presente il frassino presso il quale l’autore si fece fotografare in occasione della laurea insieme ad altri studenti.

Seconda tappa: la National Library

Un altro indirizzo da dove andare è la National Library, con la sua bellissima sala a cupola dedicata alla lettura, rimasta intatta come narrata nel romanzo e dove Stephen Dedalus, l’alter-ego letterario di James Joyce, disquisisce di letteratura. Menzionata anche in “Ritratto dell’artista da giovane” (“A Portrait of the Artist as a Young Man”), un’altra opera di Joyce, era un luogo di ritrovo, di studio e confronto tra l’autore e i suoi amici. La Library ospita moltissimi manoscritti e appunti di Joyce e di molti altri autori irlandesi (tra cui William Butler Yeats), consultabili anche in formato digitale.

Terza tappa: Molesworth Street & Dawson Street

Sempre nel pieno centro di Dublino, tra case in stile georgiano, porte colorate e caratteristici pub, si trova l’incrocio tra Molesworth Street e Dawson Street. È qui che il protagonista di “Ulisse”, Leopold Bloom, incontra un cieco e lo aiuta ad attraversare la strada, descrivendone gesti e atteggiamenti in maniera poetica. L’incontro tra i due è ricordato da una placca commemorativa su cui sono incisi alcuni passaggi del libro.

Già che ci siete, nei pressi di questo incrocio si trova la St. Ann’s Church, una chiesa molto famosa per le sue vetrate ma anche perché qui si sposò Bram Stoker, l’autore di “Dracula” che, proprio nel 2022, celebra il 125° anniversario e perché, sempre in questa parrocchia, fu battezzato un altro famoso “dubliner”, Oscar Wilde.

Quarta tappa: il Pub Davy Byrnes

In una via parallela alla via dello shopping, Grafton Street (percorsa da Bloom pensando a un regalo e in cui si trova il Bewley’s Oriental Cafè, ancora attivo, seppur ristrutturato), si trova un altro luogo significativo: il pub Davy Byrnes, in cui Leopold pranza con il famoso panino al gorgonzola, accompagnato da un bicchiere di Borgogna. L’arredamento e lo stile del locale oggi sono cambiati, ma l’eco degli avvenimenti del romanzo è ben presente, con una sala interna dedicata a Molly Bloom, moglie di Leopold, dove servono proprio il sandwich al gorgonzola con un bicchiere di vino francese.

Quinta tappa: la Sweny’s Pharmacy

Tra i luoghi cult legati alla trama di “Ulisse” c’è senza dubbio la (ex) farmacia Sweny’s, dove Leopold compra per Molly una saponetta al limone. Anche se non è più formalmente una farmacia, entrarci è emozionante come varcare uno stargate: gli scaffali originali sono al loro posto, così come i flaconi dell’epoca. Una collezione deliziosamente disordinata di memorabilia, che aumentano il senso di “autenticità” del luogo, fa bella mostra di sé, così come moltissimi volumi con quasi tutte le traduzioni in varie lingue del romanzo, elemento che svela la nuova funzione del luogo. Sweny’s è diventata, infatti, un vivace circolo letterario, gestito dall’istrionico PJ Murphy che spesso saluta chi entra con una canzone in gaelico accompagnata dalla chitarra. Oltre ai libri si può acquistare la famosa saponetta al profumo di limone. Gli acquisti che vengono fatti contribuiscono a mantenere in vita questa piccola perla.

Sesta tappa: il Trinity College

È uno dei luoghi imperdibili quando si visita Dublino, la famosa “Long Room” del Trinity College, stracolma di libri antichi fino al soffitto, tra cui spicca il “Book of Kells”, un manoscritto miniato del IX secolo, e di busti di personaggi celebri sono un tuffo al cuore. Volendo, si può partire da qui e invertire le tappe del tour consigliato. Leopold, il 16 giugno 1904, attraversa il College e dice che non avrebbe voluto viverci.

Settima tappa: il James Joyce’s Centre

Attraversando il fiume Liffey, magari percorrendo un altro luogo joyciano come l’O’Connell’s Bridge, si raggiunge il James Joyce Centre, ubicato nell’edificio di fine ‘700 dove era presente la scuola di danza di Denis j. Maginni, un dandy citato nel libro e noto insegnante di danza dell’epoca. Contiene anche la porta del numero civico (7 di Eccles Street) dell’edificio dove inizia e finisce il romanzo, purtroppo abbattuto per una ristrutturazione degli Anni ’60.

Ottava tappa: il Winding Stair Bookshop & Cafè

Non lontano dal Centre, lungo la Bachelor’s Walk, percorsa anche da Bloom nel romanzo, c’è un piccolo luogo da non perdere. Si tratta del Winding Stair Bookshop & Cafè, sorto dove si trovava la casa d’aste Dillon, presente nel libro.

Altre tappe

I luoghi di Dublino legati all”Ulysses” di Joyce sono moltissimi. Vale la pena ricordare anche The National Museum (Bloom vi si nasconde per evitare l’incontro con l’amante della moglie), The National Art Gallery, l’imponente edificio della Bank of Ireland, e il centralissimo parco urbano St. Stephens’ Garden, vero luogo di culto per i dublinesi, a un passo dal MoLi, tra l’altro, tornando così al punto di partenza.

I luoghi di Joyce fuori Dublino

La baia di Dublino è bellissima e in pochi minuti di treno si raggiungono piccoli borghi marinari che sono un incanto. Legata a James Joyce è la cittadina di Sandycove, a meno di 10 chilometri da Dublino, dove sono ambientate le scene iniziali del libro e in cui è presente la Martello Tower: nel romanzo è dove vive Dedalus e Joyce vi trascorse davvero qualche notte nel 1904. La torre è anche un museo oltre che luogo di pellegrinaggio durante il Bloomsday.

Un altro borgo molto bello per una passeggiata e un pranzo in riva all’oceano è Dalkey, la cittadina dove insegna Dedalus e oggi scelta come rifugio a un passo dalla Capitale da molte celebrity, tra cui Bono degli U2, irlandese doc.

Dublino-James-Joyce-North-Earl-Street

la statua di James Joyce a North Earl Street, Dublino

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Meravigliosa è la notte a Parigi

Straordinaria di giorno, incantata con le luci infuocate del tramonto, surreale in autunno, sorprendente in primavera, Parigi è semplicemente meravigliosa, in ogni momento della giornata e in qualsiasi stagione. Perché lei è romantica e illuminata, intellettuale e misteriosa, bellissima come solo lei sa essere.

E lo è ancora di più la notte, quando i raggi del sole lasciano spazio al buio e la città si accende delle sue luci, quelle della ville lumière. Tutto splende, come una magia, come quel film di Woody Allen che ci ricorda, che quando l’orologio segna la mezzanotte, qui tutto è possibile.

La città delle luci

Ha ispirato artisti, scrittori e illuminati, filosofi e letterari, poeti e pittori. Eppure anche attingendo a tutta l’eredità che ci hanno lasciato gli altri, non riusciremmo a descrivere l’immensità di una città artistica e sofisticata, ricca di storia, di tesori architettonici, di fascino e di mistero. Anche un caffè o una semplice passeggiata a Parigi sanno trasformarsi in un’esperienza. E poi ci sono le cattedrali e i musei, le vie dello shopping e quelle dell’alta moda.

Notre Dame de Paris

Notre Dame de Paris

La ville lumière è sorprendente. Lei che è chiamata così perché è stata la patria dell’illuminismo, ma anche una delle prime città europee ad aver portato le luci tra le strade. Ed è proprio quando queste si accendono, di notte, che inizia la magia. Non è un caso che la capitale francese abbia ottenuto il primo posto nella classifica delle città più belle di notte. Basta fare un giro su Instagram per vedere che è suo il maggior numero di fotografie scattate sotto la luce della Luna.

Tra le strade illuminate della città

Ed è proprio in quel momento, quando il sole lascia spazio al crepuscolo, che è doveroso andare alla riscoperta della città. Lo spettacolo inizia proprio quando le strade e i quartieri di Parigi si illuminano gradualmente creando un’atmosfera magica. Il luogo migliore dove osservare la grande bellezza è la cima della Tour Eiffel o dalla Tour Montparnasse.

Prima però, sembra doveroso fermarsi ad ammirare le luci del tramonto che infuocano i monumenti iconici della capitale francese, come l’Arc de Triomphe o la basilica del Sacré Coeur a Montmartre.

Pont Neuf

Pont Neuf

E poi via a passeggiare per i quartieri della Ville Lumière, iniziando dagli Champs-Élysées, lungo la strada che non dorme mai e poi arrivando fino al Louvre per ammirare la piramide dorata che illumina il piazzale del museo. Dalla rive gauche è possibile osservare la bellezza di Notre Dame, silenziosa e magica, e poi via lungo la Senna per ammirare gli edifici, le attrazioni e i negozi che brillando si fondono e si confondono. Un itinerario, questo notturno, che passa inevitabilmente anche per i magici ponti della città, da quello più romantico, il Pont des Arts, a quello più antico, Pont Neuf.

E poi, come ultima tappa per il gran finale, ci si reca lì, dove domina incontrastata sulla place du Trocadérola e sul resto della città la Tour Eiffel. Fermatevi un momento e tenete d’occhio l’orologio perché il momento migliore per osservare l’affascinante torre illuminata corrisponde all’una di notte. È in questo momento che 20000 luci scintillanti si accendono per l’ultima volta per dare la buona notte a Parigi.

Parigi di notte

Parigi di notte

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Sui luoghi della Royal Family, un viaggio virtuale

Londra è una città ricca di fascino e cultura, un luogo dove storia e magia si intrecciano sino a dar vita ad un’atmosfera che non si può trovare in nessun’altra parte del mondo. Ma è anche il posto in cui affonda le radici la Royal Family: e chi non ha sognato almeno una volta di essere nei panni della Regina Elisabetta II, o del Principe William e di Kate Middleton? L’occasione perfetta arriva nientemeno che dal web. Ecco un viaggio virtuale alla scoperta dei luoghi più famosi (e quelli meno conosciuti) della Famiglia Reale.

Buckingham Palace e l’Abbazia di Westminster

In un tour che vuole mettere in risalto le bellezze di Londra legate alla Royal Family, non si può certo fare a meno di partire da Buckingham Palace. È nel cuore di Westminster che brilla un maestoso palazzo in stile neoclassico, circondato da ampi giardini floreali: si tratta della residenza ufficiale della Regina Elisabetta II, nonché la sede della gran parte degli eventi ufficiali che ha luogo nella capitale britannica. I suoi immensi saloni sprigionano un’atmosfera densa di storia, e poterli ammirare è uno spettacolo di cui non tutti sono fortunati spettatori.

Ma sul sito ufficiale del Palazzo è possibile concedersi un tour virtuale in alcune delle sue stanze più celebri, quelle che hanno accolto (e continuano tuttora ad accogliere) grandi personalità provenienti da ogni angolo del mondo. Questo viaggio tra gli angoli più belli di Buckingham Palace conduce dapprima presso lo scalone d’onore, per poi affacciarsi tra le mura riccamente decorate della Sala del Trono e della Sala Bianca. Grazie ad una vista a 360°, si possono ammirare persino i più piccoli dettagli dei preziosi arredi che campeggiano in queste stanze.

È a poca distanza da qui che sorge l’Abbazia di Westminster, il più importante luogo di culto anglicano a Londra. Si tratta di un edificio iconico, una vera e propria attrazione che attira ogni anno milioni di turisti per l’incredibile bellezza della sua facciata gotica, inserito anche tra i Patrimoni UNESCO. Qui sono avvenute le incoronazioni più importanti a partire nientemeno che dal 1066. Sul sito ufficiale, ci sono tantissime sorprese tutte da scoprire (anche se solo in maniera virtuale): dalla tomba di Edoardo il Confessore al trono dell’incoronazione, passando per l’Angolo dei Poeti dove sono omaggiati alcuni dei più grandi poeti inglesi.

Gli altri luoghi della Royal Family

Ma le bellezze della Londra vista con gli occhi della Famiglia Reale non si esauriscono certo qui. Ci sono ancora i Kensington Gardens, un tempo giardini privati di Kensington Palace e oggi uno dei parchi reali che si trova proprio a Westminster. Sorgono accanto ad Hyde Park, e racchiudono tutta la semplicità e l’incanto della natura: aiuole ornamentali e graziose fontane fanno bella mostra nel verde rigoglioso. E per i più curiosi non resta che ammirare la Serpentine Gallery. Il sito ufficiale offre un tour virtuale tra tutte queste meraviglie, per godersi un po’ della tranquillità che solo uno splendido parco può regalare.

Un’ultima tappa di questo viaggio alla scoperta della Londra reale non può che condurvi presso la Horse Guards Parade: è proprio qui che ogni anno si celebra il Trooping the Colour, il compleanno ufficiale della Regina. Tra i vari edifici che vi si affacciano, spicca il Museo della Cavalleria. Al suo interno sono custoditi preziosi reperti che raccontano la storia delle guardie del corpo a cavallo di Sua Maestà, e che si possono ammirare anche grazie al tour virtuale disponibile sul suo sito ufficiale.

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La Norvegia riapre ai turisti: i luoghi più belli da vedere

La Norvegia riapre finalmente ai visitatori di tutto il mondo, abolendo l’obbligo della quarantena all’ingresso, precedentemente riservato ai viaggiatori internazionali sprovvisti di Green Pass. Una grande notizia per il settore turistico del Paese, duramente colpito dalla pandemia. Da oggi, chi lo desidera può visitare questi luoghi magici senza dover più rispettare l’autoisolamento della durata di 10 giorni. Ecco tutto quello che bisogna sapere se si ha intenzione di mettersi in viaggio per la Norvegia: dalle regole per visitarla ai luoghi più imperdibili, tra fiordi incantati e le imperdibili aurore boreali.

Norvegia, le regole per visitarla

Prima della partenza per la Norvegia, tutti i viaggiatori vaccinati e non devono pre-registrarsi nelle 72 ore antecedenti all’arrivo, fatta eccezione per i minori sotto i 16 anni.

  • Chi non è in possesso di Green Pass comprovante completa vaccinazione o guarigione dal virus negli ultimi sei mesi, deve presentare la certificazione di un test negativo (PCR o antigenico rapido) effettuato entro 24 ore dall’arrivo, indipendentemente dal Paese di partenza.
  • Tutti i viaggiatori in arrivo, devono sottoporsi a un test gratuito (PCR o antigenico rapido) immediatamente all’arrivo. Qualora non fosse possibile effettuarlo alla stazione di frontiera, lo si deve fare entro le 24 ore successive all’arrivo. Qualora un test antigenico rapido o un auto-test avesse risultato positivo si deve effettuare un test PCR prima possibile e al più tardi entro 24 ore. L’isolamento si applica in caso di positività al Covid-19 o per stretti contatti con persone positive.
  • I minori sotto i 18 anni sono esenti dal test prima dell’arrivo, ma devono sottoporsi al test all’ingresso in Norvegia. I minori tra i 16 e i 18 anni devono inoltre registrarsi.

Perché è una delle migliori mete di viaggio del 2022

Terra ricca di fascino e suggestioni pazzesche, la Norvegia è una delle migliori mete da scoprire dell’anno per Lonely Planet, non solo per le sue incredibili bellezze naturali, ma anche per essere un Paese all’avanguardia per quanto riguarda la sostenibilità, le innovazioni in chiave green e le attrazioni culturali.

Basti pensare che Oslo si è guadagnata il titolo di Capitale Verde Europea nel 2019 per il suo impegno nella conservazione delle aree naturali e nella riduzione dell’inquinamento. Qui si può facilmente unire una frizzante vita cittadina ad indimenticabili esperienze nella natura, come ciclismo, sci e island hopping. Proprio quest’anno, inoltre, è previsto il completamento del nuovo Museo Nazionale norvegese, che ospiterà le collezioni che ora sono sparse in tre sedi separate nel centro di Oslo: La Galleria Nazionale, Museo d’Arte Contemporanea e Museo del Design Industriale. Se siete fortunati, riuscirete ad ammirare il più grande edificio dedito all’arte di tutta la regione nordica. In alternativa, a circa un’ora d’auto da Oslo si trova la nuova meta d’arte della Norvegia. Parliamo di Hadeland, soprannominata “la Toscana della Scandinavia”, per le sue dolci colline e il cibo delizioso. Qui si può visitare il Kistefos-Museet con il sensazionale spazio espositivo “The Twist” e un grande parco di sculture all’aperto.

Norvegia riapre turisti luoghi più belli vedere

Norvegia, una terra incantata e green

A Tromsø, tra aurora boreale e balene

Se nella vostra lista dei desideri ci sono aurora boreale, safari per avvistare le balene, sole di mezzanotte e avventure memorabili nella natura incontaminata, Tromsø è il posto che fa per voi. Situata all’estremo Nord della Norvegia, precisamente a 400 chilometri dal Circolo Polare Artico, questa incantevole città è ricca di paesaggi suggestivi, circondati da montagne innevate e puntellati di fiordi mozzafiato. Tra le sue principali attrazioni c’è la spettacolare Cattedrale dell’Artico, comunemente chiamata dai cittadini “Teatro dell’Opera della Norvegia”, per la somiglianza con le linee architettoniche della celebre Opera House di Sydney.

Nella regione di Lyngenfjord, troverete attività per tutti i gusti. In inverno le Alpi di Lyngen diventano un paradiso innevato, tra le migliori località al mondo per lo sci fuori pista, l’arrampicata su ghiaccio, escursioni in slitta trainata da cani o da renne, ciaspolate, e pesca sul ghiaccio. Anche in estate ci si può divertire in tantissimi modi, ad esempio facendo kayak nei fiordi, andando in mountain bike tra paesaggi unici, o vivendo emozioni irripetibili con incredibili safari in mare.

Tromsø

Aurora boreale a Tromsø

Lofoten, il cuore più selvaggio della Norvegia

Avamposto di rara bellezza, le isole Lofoten sono adagiate come un drappo sulle acque del Mare di Norvegia, molto oltre il Circolo Polare Artico. Qui ci si innamora perdutamente di paesaggi sensazionali, fatti di maestose montagne, fiordi profondi, lunghe spiagge battute dalle onde e piccoli e graziosi villaggi di pescatori. Un altro luogo perfetto dove andare a caccia dell’aurora boreale.

E non sono solo bellissime, ma anche green: le Lofoten, infatti, hanno ottenuto la certificazione di “Destinazione sostenibile”, un marchio di qualità dato alle località che lavorano in modo sistematico per ridurre l’impatto negativo del turismo e accrescere gli effetti positivi. Cosa fare qui? Di tutto: dall’escursionismo allo sci, dalla pesca alle gite in mare, alle immersioni subacquee. Le Lofoten sono anche uno dei posti più settentrionali al mondo dove fare surf. E non mancano attrazioni uniche come il Museo Vichingo Lofotr a Borg, dove si può vedere come vivevano i Vichinghi in una ricostruzione della casa più grande che sia mai stata ritrovata di quell’epoca, un edificio lungo ben 83 metri.

Lofoten

La magia delle Lofoten

Bergen, la capitale dei fiordi

Tra i luoghi più imperdibili della Norvegia c’è senza dubbio Bergen, nel cuore dei fiordi. Sebbene sia la seconda città più grande della Norvegia, conserva ancora un’atmosfera da pittoresca cittadina di provincia, piena di fascino e di carattere, pronta a sorprendere a ogni scorcio. A partire dallo splendido quartiere di Bryggen, eletto Patrimonio UNESCO, con le casette a schiera in legno alte e strette, allineate lungo il molo con i tetti a spioventi, riconoscibili come simbolo del luogo. Qui troverete botteghe di vasai, gioiellieri e artisti, negozi di artigianato di tessuti e di pellame, che vi riporteranno indietro nel tempo.

Bergen è anche la porta d’ingresso ad alcuni dei fiordi più famosi della Norvegia, tra cui il Sognefjord a nord, il più lungo e profondo, e l’Hardangerfjord a sud, dove si trova il famoso altopiano di Trolltunga. Da non perdere un viaggio a bordo dei treni della Flåm Railway, eletto uno dei viaggi in treno più belli d’Europa. Se cercate divertimento all’aria aperta godendo di panorami fantastici, non perdetevi, infine, le avventure memorabili nella natura selvaggia del Nordfjord.

Bergen

Il quartiere di Bryggen a Bergen, Patrimonio UNESCO

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L’incredibile villaggio italiano in cui si parla il provenzale

Soprannominato la “Piccola Provenza” d’Italia, Sancto Lucio de Coumboscuro è un incredibile villaggio al confine tra il Piemonte e la Francia, culla della civiltà provenzale in Italia: infatti, qui la lingua ufficiale è il provenzale, un antico dialetto neolatino medievale dell’occitano, la lingua parlata in tutta la regione francese dell’Occitania.

Nel villaggio vivono soltanto una trentina di persone, in gran parte famiglie di pastori, in una dimensione “altra” tra profumati campi di lavanda, i panorami mozzafiato delle cime alpine che si estendono fino alla Costa Azzurra, e tranquilli prati di montagna, lontano dalla frenetica vita delle città: la connessione internet è minima, non vi sono bar, supermercati e ristoranti e, durante l’inverno, l’elettricità può mancare per settimane.

Roumiage de setembre. santa lucia coumboscuro

Roumiage de setembre, Santa Lucia Coumboscuro

Un villaggio d’altri tempi

Abbracciato da boschi di noccioleti e frassini, Coumboscuro è suddiviso in 21 minuscoli borghi disseminati nell’incontaminata Valle Grana, ciascuno composto da poche abitazioni in pietra e legno.
Le frazioni sono collegate da percorsi per trekking, mountain bike ed equitazione, contraddistinti da installazioni di land art.
Il cuore del villaggio, di sole otto pittoresche casette in legno dalle pareti affrescate raggruppate attorno a un’antica cappella, venne fondato nel 1018 da monaci francesi che recuperarono queste terre per uso rurale.

Sebbene Coumboscuro prosperò per molti anni, le cose iniziarono a cambiare nel 1400, quando i rigidi inverni videro molte famiglie trasferirsi in Provenza per gran parte dell’anno e tornare solo durante l’estate.
Negli anni Cinquanta ecco però la rinascita con il recupero delle radici linguistiche e il fascino folcloristico della lingua provenzale.

Stile di vita lento e armonia con la natura

A Coumboscuro gli abitanti abbracciano uno stile di vita lento e in armonia con la natura: non possiedono la televisione e non sentono la mancanza del superfluo.
La vita scorre al ritmo della campagna e della pastorizia, un lavoro che impegna le giornate e non conosce ferie.

Chi desidera conoscere da vicino questa particolare realtà italiana dove gli abitanti salutano con “arveire” invece di “arrivederci” potrà alloggiare all’unico Bed and Breakfast del villaggio, La Meiro di Choco, antica fattoria in legno: un ritorno al passato con l’occasione di gustare prodotti freschi del frutteto e acquistare la lana della razza di pecora autoctona chiamata Sambucana, nota anche come Demontina.

Se molti degli abitanti più giovani hanno lasciato Coumboscuro anni fa per cercare una vita differente altrove, molti altri sono rimasti e portano avanti il lavoro e le tradizioni degli antenati, tra pascoli, coltivazioni e preparazione di prodotti artigianali.

Il folklore sempre vivo

Le persone che vivono al villaggio considerano il provenzale, una sorta di mix tra italiano e francese, la loro lingua madre: appartenere a una comunità socio-culturale e linguistica che risale a moltissimi secoli fa trasmette un forte senso di identità e appartenenza territoriale.

Oggi, che si tratti di uno spettacolo con attori in costumi tradizionali, mostre d’arte, concerti, feste, balli popolari, concorsi dialettali, laboratori di scrittura o anche botteghe artigiane, ci sono molte attività ed eventi che celebrano le tradizioni provenzali.
Per conoscere a fondo questa straordinaria cultura merita una visita il Museo Etnografico Coumboscuro, mentre il Centro di studi provenzali tiene corsi di lingua provenzale e scrittura per principianti, sia adulti che bambini.

Ogni luglio, migliaia di provenzali vestiti con abiti tradizionali intraprendono il Roumiage, un pellegrinaggio spirituale che parte dalla Provenza, nel sud della Francia, e attraversa le Alpi fino a Coumboscuro.
Il viaggio conduce al cospetto di cime innevate, ripide gole e boschi di castagni, ed è lo stesso percorso degli antenati, dei commercianti medievali, dei fuorilegge e contrabbandieri di fondo alpino nel corso degli anni.
Una volta arrivati ​​a Coumboscuro, i pellegrini sono accolti da una grande festa, con tende e fienili allestiti come alloggi temporanei.

Coumboscuro

Costumi tradizionali occitani

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Cosa fare a Chioggia, città da vedere assolutamente

Città lagunare, dalla storia millenaria e inserita nelle 52 mete del mondo da visitare nel 2022 secondo il New York Times è Chioggia, in provincia di Venezia, località ancor più antica della sua “sorella maggiore” e che fa innamorare qualsiasi visitatore.

Chioggia, città dalla bellezza solenne

Denominata la “Piccola Venezia”, Chioggia è molto di più di quello che, tendenzialmente, si tende a credere. Si sviluppa su isolette divise da canali collegate tra loro mediante ponti. Un centro storico, quello di Chioggia, carico di suggestioni regalate dal patrimonio architettonico, artistico e dalle spiagge, dotate di ogni comfort.

Città marittima e turistica, famosa per il Mercato del Pesce, per il suo radicchio rosso a forma di rosa, nonché per le frequentate località balneari di Sottomarina e Isola Verde, esprime sin da subito il suo forte legame col mare, che dona al visitatore una bellezza solenne di cui gioire a ogni angolo.

La pesca è la sua principale risorsa economica e fonte di sviluppo, e il porto è uno dei maggiori dell’Adriatico per l’attività ittica, efficiente anche per i trasporti che collegano Chioggia a Venezia in vaporetto.

Ma non solo. Questo posto offre anche un nutrito turismo culturale, tra luoghi d’interesse e attrazioni. E poi la ricca tradizione culinaria, rinomata non solo in Italia ma anche a livello internazionale.

chioggia veneto

Chioggia, città lagunare

Perché viene chiamata la “Piccola Venezia”

L’appellativo di “Piccola Venezia” le viene dato non solo per la sua vicinanza con il capoluogo veneto, ma anche per le caratteristiche urbanistiche, che ricordano quelle della Serenissima. Campi, calli, canali, edifici sacri, musei e tanto altro ancora, ma tutto con una personalità diversa, unica e irresistibile.

Una vera e propria sorpresa, quindi, con il suo popolo che rumoreggia padrone nei caffè, una città che ci fa riscoprire più autentici di come ci sentiamo. E poi il sapore di mare, dei pescherecci salati, reti e stormi di gabbiani, ma anche il profumo dei panifici, e i tanti negozi che costellano le sue strade.

Cosa vedere a Chioggia

Come avete intuito, Chioggia merita molto di più dello stereotipo che la relega a “sorellina minore di Venezia“. Una città che vanta una storia di tutto rispetto che la rende unica, grazie anche a un percorso turistico collegato a monumenti e località intrecciate con antiche e misteriose leggende.

La città che possiamo ammirare oggi nasce da un preciso progetto urbano dei Romani – tra il III secolo avanti Cristo e il V dopo Cristo – che usava i canali come vie.

Dal suo canale principale (altamente pittoresco), il Vena, attraversato da 9 ponti, si può ammirare il Palazzo del Municipio in stile neoclassico. Bellissima anche la sua Cattedrale di Santa Maria Assunta, nel rione Duomo, subito dopo Porta Garibaldi, realizzata dall’architetto Baldassare Longhena nel 1100 circa.

Distrutta nel 1623, venne di nuovo ricostruita e arricchita con dipinti di Andrea Vicentino e di Alvise dal Friso (1593) di Pietro Malombra (1598), di Francesco Rosa (1685), e molti altri. Tante sono anche le sculture di Bartolomeo Cavalieri (1677) come il maestoso pulpito in marmo di Carrara, e il Battistero della Cattedrale di Alvise Tagliapietra.

chioggia duomo

La Cattedrale di Santa Maria Assunta a Chioggia

A svettare sinuosa nei cieli di Chioggia la Torre di Sant’Andrea, un campanile alto circa 30 metri che ospita uno degli orologi da torre più antichi del mondo, e ancora oggi perfettamente funzionante. Al suoi interno un museo allestito lungo sette piani.

Fondamentale, se si visita Chioggia, fare una tappa al suo Mercato del Pesce, la famosa Pescheria. Visitarlo vuol dure vivere una tradizione secolare che si ripete ogni giorno, a eccezione del lunedì. Splendido anche il Palazzo Granaio, uno degli edifici più antichi della città (1322), in stile gotico molto sobrio. Poi il Ponte Vico che attraversa il canale per portare all’omonima piazza, dove sorge una versione più piccola del leone veneziano di San Marco.

Affascinante anche la Chiesa di San Domenico, che conserva ancora i segni dell’acqua alta. Altrettanto suggestive le arcate in pietra che costeggiano il Canal Vena, le calli strette e lunghe, e i panni stesi tra i palazzi. E poi il Refugium Peccatorum, con una fila di statue lungo il canale e un gruppo marmoreo raffigurante la Madonna con il Bambino, sormontato da una cupola d’oro.

Infine, ma in realtà i punti d’interesse di Chioggia da cui lasciarsi affascinare non sono finiti qui, gli amanti del mare possono trovare il loro piccolo paradiso dirigendosi, grazie a un ponte, verso la “sorella” di Chioggia, Sottomarina, che offre un lungo litorale sabbioso con lidi attrezzati.

chioggia Sottomarina

Veduta di Chioggia e Sottomarina

Chioggia, città magica e misteriosa

Bellissima sì, ma anche altamente misteriosa. Sul sagrato della sua Cattedrale, per esempio, si trova una statua senza testa. Secondo la leggenda, una bimba poverissima udì una voce che le ordinava di distruggere il capo della scultura e, non appena compiuto il gesto, vi trovò dentro monete d’oro che fecero la fortuna della sua famiglia.

Passeggiando sul Ponte Scarpa, invece, avrete la possibilità di ammirare quello che era il Palazzo della Strega, abitato da una fattucchiera dai grandi poteri. Incastonata nella facciata una statua della Madonna, posta proprio lì per esorcizzare.

Misteri anche presso la Chiesa di San Giacomo sita nel centro storico. Qui si venera un ceppo considerato sacro e si narra che un uomo ebbe un’apparizione della Vergine che, seduta su di esso, abbracciava il figlio Gesù coperto di piaghe. L’uomo andò a chiamare i compaesani, ma quando giunsero sul posto videro solo il ciocco; la Madonna e Gesù erano su una barca che, pur essendo senza vogatore, si allontanava sempre più all’orizzonte, fino a sparire nella nebbia. Gli uomini andarono all’inseguimento, ma nessuno ritrovò mai più l’imbarcazione.

Chiesa di San Giacomo chioggia

La Chiesa di San Giacomo a Chioggia

Non meno mistico è il crocifisso gigante di San Domenico posto nell’omonima chiesa, che sarebbe arrivato dal mare galleggiando sulle onde. Ed è proprio dalle acque che lambiscono la città che nascono altri misteri. Si narra che per anni i pescatori di Chioggia trovarono, incagliati nelle reti, oggetti antichissimi che fecero pensare a una “città sommersa”. Tuttavia, fino a questo momento mai alcuno studio ne ha dimostrato l’esistenza, eppure questi eventi continuano a ripetersi nel tempo.

Sotto la Valle dei Sette Morti, un casolare invaso dall’acqua, sette pescatori un giorno fecero emergere dalla laguna un cadavere e, dopo averlo caricato in barca, decisero di tornare a riva. Sfortunatamente, vennero sorpresi da una tempesta che li costrinse a fermarsi a ripararsi proprio in quel casolare abbandonato, abitato da un bambino povero e infreddolito. Qui cenarono e si saziarono. Il piccolo cercò di partecipare al pasto, ma venne deriso e allontanato: “Se riuscirai a svegliare l’uomo nella barca avrai la tua parte di cena“, gli dissero.

Miracolosamente, il bambino tornò con il morto resuscitato ed esclamò: “Chi fa soffrire un innocente non merita misericordia. Voi rappresentate i sette peccati capitali“. Fu così che cominciò a nominare i peccati, uno a uno, conducendo i pescatori verso la morte. Infine, il peschereccio “La Nuova Adele“, che non fece mai più ritorno da una battuta di pesca. Dove sta il grande mistero? Il fondale della zona era molto basso, ma nonostante questo barca e uomini a bordo non furono mai ritrovati.

Non resta, quindi, che organizzare un viaggio a Chioggia, città ben più antica di Venezia, dalle mille attrazioni da visitare e anche da “affascinanti” misteri da scoprire.

chioggia cosa vedere

Chioggia vista dall’alto

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La Valle dei Cavalieri, tra borghi medievali e antiche strade

Ci sono luoghi a volte quasi sconosciuti, che celano una magia tutta da scoprire: è il caso della Valle dei Cavalieri, un piccolo angolo di paradiso dove sorgono graziosissimi borghi fortificati. Qui la natura è quasi incontaminata, e le colline si fanno via via più ripide per lasciare spazio alle prime vette appenniniche. Scopriamo un paesaggio che ci regala un vero e proprio tuffo indietro nel tempo.

La Valle dei Cavalieri e il suo antico sentiero

La Valle dei Cavalieri si snoda nel cuore dell’Appennino Tosco-Emiliano, e si colloca nel territorio delle province di Parma e Reggio Emilia. Questo luogo vanta un passato antichissimo, come testimoniano i suoi piccoli borghi medievali e, soprattutto, la celebre Strada delle cento miglia. Se questo itinerario sia esistito davvero (o meglio, se il suo percorso sia veramente quello storicamente descritto) non è ancora chiaro. E forse proprio qui risiede il suo fascino incredibile: a parlare di questa strada è l’Itinerario Antonini, un registro risalente nientemeno che al III secolo.

Secondo questa imponente opera scritta, il percorso fungerebbe da collegamento tra le città di Parma e di Lucca (che in effetti distano proprio cento miglia). Sarebbe nato per permettere alle province parmensi di avere un rapido sbocco verso il mare in caso di necessità. Una prima strada avrebbe probabilmente avuto origine nel periodo romano, tuttavia pare che quella di cui ci è giunta notizia sia stata creata dai Longobardi. A prescindere dalle disconnesse testimonianze storiche sull’esistenza di questo sentiero, è innegabile che la Valle dei Cavalieri vanti un’atmosfera a dir poco magica.

I borghi antichi della Valle dei Cavalieri

Incastonato tra l’Alta Val d’Enza e la Val Cedra, questo territorio ospita numerose casetorri, ovvero piccole fortificazioni militari molto diffuse nel periodo medievale. Un esempio è quello del castello di Castione, conosciuto anche come Torri dei Castiglioni per via delle sue tre strutture principali. Edificato probabilmente nel XV secolo, trascorse vicissitudini alterne passando di mano in mano, sin quando non venne abbandonato e cadde in rovina, sul finire del ‘600. Due secoli dopo venne sottoposto ad un’imponente opera di ristrutturazione, a cui tuttavia fece seguito un nuovo declino. Del complesso non rimangono per l’appunto che i ruderi di tre torri circolari, realizzate in blocchi squadrati di pietra grigia.

Il castello di Castione, seppur ormai completamente in rovina, è forse l’attrazione più suggestiva di Palanzano, uno dei piccoli borghi della Valle dei Cavalieri. Sorto alle pendici del Monte Faggeto, le sue casette sono sparse tra le colline in numerose frazioni (alcune delle quali ormai quasi disabitate). Anche il villaggio di Succiso è stato abbandonato dalla popolazione, in questo caso a seguito di una frana che spinse i residenti a spostarsi verso un nuovo nucleo abitato.

Particolarmente affascinante è invece il centro storico di Montedello, un coacervo di viuzze lastricate dove si affacciano deliziose case costruite con pietra di fiume. Il suo territorio si trova all’interno della riserva naturale del Parco dei Cento Laghi, così chiamata per via di alcuni piccoli bacini d’acqua dolce. Per una full immersion nella natura, non c’è niente di meglio: qui il paesaggio è davvero meraviglioso, ricco di vegetazione rigogliosa e di panorami da mozzare il fiato.

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I misteri dietro Tomar, la città dei Cavalieri Templari

Tomar, in Portogallo, è uno dei luoghi storici più affascinanti del mondo, dove la leggenda dei Templari è ancora viva.

È una graziosa cittadina dell’antico Ribatejo, sulle rive del rio Nabão, con un bel centro storico dominato da un castello-fortezza, quello dei Templari, appunto, un luogo estremamente affascinante, caratterizzato dai tanti stili architettonici e da angoli ancora ricchi di mistero.

Il convento dei Cavalieri Templari

La principale attrazione della città è il Convento de Cristo, una delle più importanti opere rinascimentali del Portogallo. La Charola, l’originaria rotonda romanica con il deambulatorio, è la parte più antica. L’antico oratorio templare, costruito nel XII secolo, così come il castello che, ispirato alle fortificazioni della Terra Santa, era all’epoca la più moderna e avanzata struttura militare del regno, venne trasformato in cappella maggiore quando D. Manuel I ne ordinò la ristrutturazione nel XVI secolo, e fu allora che il monumento acquisì lo splendore architettonico che ancora oggi conserva e che gli è valso un posto nella lista dei Patrimoni dell’Umanità Unesco.

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La chiesa templare del convento dell’ordine di Cristo a Tomar, in Portogallo

All’interno, la chiesa, a pianta circolare, permetteva che i Cavalieri seguissero la Messa senza scendere da cavallo. Tra le tante curiosità, spicca la Finestra Manuelina, decorata come se fosse stata ideata da Dio in persona.

Bisogna visitare il convento con molta attenzione, per scoprire alcuni particolari notevoli, come le raffigurazioni del portale rinascimentale, la singolare simbologia della finestra della sala del capitolo, appunto, l’architettura del chiostro principale e le sale legate ai riti dei Templari.

Per capire meglio la storia del convento, bisogna sapere che l’Ordine dei Cavalieri del Tempio si trasformò in Ordine di Cristo, salvaguardando il potere, le conoscenze e le ricchezze che possedeva in Portogallo. Il famoso Infante D. Henrique, la guida dell’epopea delle scoperte, fu uno dei governatori e protettori più importanti dell’ordine.

Visitare la città di Tomar

Dal convento si può scendere a piedi fino al centro storico, in un un reticolo di strade strette, le rive del fiume e il colle coronato dalle mura del convento-fortezza, attraversando il parco della Mata dos Sete Montes. Prendendo la strada, invece, a metà percorso si vede la Ermida de Nossa Senhora da Conceição, una cappella che è un piccolo gioiello rinascimentale, opera del portoghese João de Castilho che lavorò anche nel convento.

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Il Castello dei Cavalieri Templari a Tomar

Il luogo più antico di Tomar ha la forma di una croce, orientata secondo i punti cardinali e a ogni estremità si trova un convento. A Sud, il Convento de São Francisco, con il curioso Museu dos Fósforos (Museo dei fiammiferi), a Nord, l’antico Convento da Anunciada, a Est, nel Museu da Levada, si osservano le macine e i mulini che funzionavano con la corrente del fiume Nabão che attraversa la città. Su una delle sponde del fiume è ubicato il Convento de Santa Iria e, un po’ più lontana, l’Igreja de Santa Maria do Olival, la chiesa che ospita le tombe dei Templari, fra le quali, quella di Gualdim Pais, il primo grande maestro, morto nel 1195. La Praça da República, la piazza con l’Igreja de São João Baptista, la chiesa madre, ne costituisce il centro.

Un luogo si svago e relax

Una volta conclusa la visita culturale di Tomar, si può fare una pausa rilassante nel Parque do Mouchão, un parco dove si trova la Roda do Mouchão, una ruota idraulica fatta di legno. È uno degli emblemi della città e rievoca i tempi in cui i mulini, i frantoi e i campi coltivati lungo il fiume contribuivano alla prosperità di questa importante città portoghese.

Nelle vie centrali si trovano diversi negozi e il caffè più antico, che serve le specialità della pasticceria locale, le “queijadas de amêndoa” (dolci di mandorla) e “queijadas de chila” (dolci di zucca siamese) e le tradizionali “Fatias de Tomar”, tuorli d’uova cotti a bagnomaria con una pentola speciale, inventata da uno stagnaio del posto a metà del secolo scorso.

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Il centro storico di Tomar sul fiume Nabão

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Monastero di Torba, tra arte e un pizzico di mistero

A Gornate Olona, località Torba in provincia di Varese, svetta una struttura ricca di arte, ma anche caratterizzata da un pizzico di mistero: il Monastero di Torba. Si tratta di un complesso monumentale longobardo, oggi parte di un parco archeologico dichiarato Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, immerso nella natura e raccolto attorno a un’imponente torre con interni affrescati.

La storia del Monastero di Torba

Il primo nucleo di questo tesoro antico dal grande fascino fu costruito dai Romani nel III secolo d. C. Non possedeva alcuna caratteristica religiosa, poiché rappresentava solo un luogo strategicamente perfetto grazie alla presenza del fiume Olona.

In seguito venne usato dai Goti, Bizantini e Longobardi fino all’arrivo delle monache benedettine che arricchirono la costruzione della chiesa e del monastero, nell’XI secolo, facendolo diventare di fatto un centro religioso.

Una storia, quella del Monastero di Torba, che si rivela particolarmente articolata soprattutto nel periodo rinascimentale. Nel corso degli anni divenne, infatti, terreno di scontro fra alcune delle più potenti famiglie milanesi, in particolare tra i Della Torre e i Visconti nel XIII secolo. Il tutto fino al 1482, periodo in cui le suore dovettero abbandonarlo dando vita al cosiddetto “periodo agricolo” del complesso.

In epoca napoleonica, nel 1799, a causa delle soppressioni degli ordini religiosi, Torba perse definitivamente lo status di monastero. Una situazione che portò a murare il portico, ampliare l’entrata della chiesa trasformandola in magazzino per carri e attrezzi, e a coprire con un nuovo intonaco tutti i preziosi affreschi presenti al suo interno.

I secoli successivi furono invece contrassegnati da numerosi passaggi di proprietà, fino al 1971, anno in cui l’ultima famiglia di contadini abbandonò il sito. Il maestoso complesso venne poi acquistato nel 1977 da Giulia Maria Mozzoni Crespi che lo donò al Fondo Ambiente Italiano (FAI), il quale ha provveduto a ristrutturarlo. Nel 1986 si conclusero i lunghi lavori di restauro che consentirono di aprire la proprietà al pubblico.

Cosa visitare al Monastero di Torba

Dichiarato Patrimonio dell’Umanità UNESCO dal 2011 in quanto parte del sito archeologico, il Monastero di Torba è un luogo che profuma di antico e di natura: è immerso in ampio parco circondato dai boschi e dal silenzio.

Al suoi interno, salendo nei piani superiori, è possibile ammirare  la Torre di Torba, uno strumento di avvistamento creato dai romani e riadattato in seguito per le esigenze monastiche. Al primo piano vi era il sepolcreto delle badesse della comunità, con degli affreschi che riportano il nome (longobardo) di Aliberga. Al secondo, è ancora presente l’oratorio delle monache, con raffigurazioni a carattere religioso e uno spazio in cui un tempo svettava un altare. Non mancano di certo i filmati e le audioguide che ne raccontano la storia.

affreschi torre monastero di torba

Gli affreschi all’interno della Torre di Torba

All’esterno è invece possibile visitare la Chiesa di Santa Maria costruita in diverse fasi tra il VIII e il XIII secolo. Per l’edificazione furono utilizzate pietre di origine fluviale. Ha pianta unica con parte absidale rialzata e un cripta al di sotto della stessa. All’interno di essa sono state rinvenute alcune tombe e una cripta ad ambulacro, riferibile all’VIII secolo, cui si accede da due scale di pietra poste sulle pareti laterali.

Le raffigurazioni pittoriche a calce, a causa del loro stato di conservazione, si presentano frammentarie e non permettono l’esatta identificazione dei soggetti. Due sono le fasi individuate: una più antica, del IX-X secolo, e una successiva, dell’XI-XIII.

Grazie ai restauri del FAI, è oggi possibile osservare i grandi archi del portico del corpo del monastero, ora sede del ristoro, impostato sulla spina romana della muratura di Castelseprio, ancora visibile all’interno del refettorio. I portici sono testimoni dell’ospitalità dell’ordine monastico per pellegrini e viaggiatori, che potevano riposare al coperto e usufruire del forno attorno al quale è posizionata la scala che sale al piano superiore della torre.

Il parco archeologico di Castelseprio

L’affascinante Monastero di Torba è circondato dal parco archeologico di Castelseprio, riscoperto solo negli anni ’50. Costituito dai ruderi dell’omonimo insediamento fortificato e del suo borgo, nonché dalla poco distante chiesa di Santa Maria foris portas, è Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO dal 26 giugno 2011.

Diversi sono i monumenti visitabili. Ne sono un esempio le costruzioni a carattere militare (ponte e torrione d’ingresso, mura di cinta, torri difensive, strutture civili (case di abitazione, pozzi, cisterne) e religiose. C’è il complesso basilicale di S. Giovanni Evangelista, dove al suo interno si conservano due vasche battesimali, e la chiesa di S. Paolo, probabilmente di età romanica.

Visitabile anche il borgo di cui rimangono una serie di resti parzialmente affioranti e ricoperti dalla boscaglia. Le fonti ricordano fossati, porte, una piazza e qualche edificio tra cui, quasi sicuramente, una chiesa dedicata a S. Lorenzo.

parco archeologico di Castelseprio cosa visitare

La chiesa nel parco archeologico di Castelseprio

Perché il Monastero di Torba è misterioso

Come detto in precedenza, il Monastero di Torba rivela una forte carica di mistero. Vi aleggia, infatti, una leggenda che narra che i volti mancanti delle tre monache, rappresentate in un affresco situato al secondo piano della torre, non siano mai stati disegnati a causa della loro fuga dal monastero e che, oggi, ormai divenute spiriti, vaghino nelle vallate di Torba cercando di rientrare nel dipinto per ritrovare la pace.

Ma non solo, c’è anche la storia della tempesta che, abbattendosi sul monastero, sradicò un grande albero dalle cui radici emerse la sepoltura marmorea del re longobardo Galdano da Torba. A tal proposito si dice che un brigante insediatosi a Torba iniziò a saccheggiare i paesi circostanti, mentre una giovane donna di nome Raffa si fece trovare dal brigante a fare il bagno nelle acque del fiume Olona e, quando questi la portò nel suo covo, lo accecò con del sale e prese a picchiarlo con un randello.

L’uomo resistette ai colpi e inseguì la fanciulla fino in cima alla torre: fu qui che lei lo avvinghiò e che caddero insieme nel vuoto. Il brigante perse la vita, mentre Raffa si salvò miracolosamente. Per questo motivo decise di costruire presso la torre stessa una piccola cappella dedicata all’arcangelo Raffaele, ritenuto il proprio salvatore. Storie, quindi, che rendono il monastero ancora più carico di suggestioni.

Non resta che organizzare un viaggio verso il meraviglioso Monastero di Torba per scoprirne le numerose ricchezze e gli altrettanti misteri. Attenzione però! Attualmente la struttura risulta chiusa e la sua apertura è prevista per il 25 febbraio.

Monastero di Torba cosa vedere

L’esterno del Monastero di Torba

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Itinerario nelle Crete Senesi, dove tutto sembra un sogno

Se avete voglia di scoprire il volto più autentico della Toscana, allora non potete perdervi uno degli itinerari più emozionanti e amati al mondo. Parliamo dello splendido territorio delle Crete Senesi, che in un suggestivo susseguirsi di biancane e calanchi abbraccia i comuni di Asciano e Rapolano Terme, offrendo alla vista panorami che tolgono il fiato.

Crete Senesi: perché si chiamano così

Il nome di quest’area, a sud-est della città di Siena, perfetta per una fuga nella natura, deriva dalla creta presente nel terreno, che conferisce al paesaggio un caratteristico colore grigio-azzurrognolo, dandogli una suggestiva fisionomia lunare. Questa argilla caratteristica, mista a salgemma e gesso, detta “mattaione”, rappresenta i sedimenti del mare del Pliocene che copriva l’area tra 2,5 e 4,5 milioni di anni fa. Il paesaggio è modellato da colline brulle e dolcemente ondulate, cui fanno da contorno querce e cipressi solitari, che accolgono in perfetta armonia l’opera umana, come i poderi isolati in cima alle alture o la splendida Abbazia di Monte Oliveto Maggiore.

A suggestionare ancora di più lo sguardo sono gli spettacolari calanchi, caratterizzati da profondi solchi del terreno “a lama di coltello”, che si possono ammirare tra Asciano e Rapolano Terme e in tutta l’area intorno all’abbazia. Le biancane, invece, si riconoscono per la loro tipica forma a cupolette bianche. Le si vedono brillare nei giorni assolati, specialmente lungo la Via Lauretana, nel tratto tra Siena ed Asciano.

Site Transitoire

Site Transitoire, un’opera d’arte tra i calanchi

Un’opera d’arte tra i calanchi

Un itinerario suggestivo tra i luoghi più magici delle Crete Senesi ci porta dritto al loro cuore, dove ci si imbatte nel Site Transitoire, un’opera d’arte immersa nel paesaggio toscano, tra le Località di Leonina e Mucigliani, nel comune di Asciano. A realizzare questa splendida scultura in pietra, nel 1993, è stato l’artista francese Jean-Paul Philippe. Si tratta di una seduta che accoglie il viandante, che può scegliere se stare seduto, alzato o sdraiato, e una grande finestra al cui interno la luce solare si concentra durante il tramonto in occasione del solstizio d’estate, creando uno spettacolo altamente suggestivo.

Da lì, tra curve e saliscendi, si arriva al Ponte del Garbo, alle porte di Asciano. Secondo la tradizione, sarebbe stato definito “del garbo” in seguito alla vittoriosa battaglia di Montaperti del 1260, nella quale le truppe ascianesi si distinsero particolarmente per virtù e coraggio al fianco di quelle senesi. Oggi è costituito da un unico grande arco sotto il quale scorrono le acque del fiume, e al cui centro è collocata un’edicola dedicata alla Madonna.

Itinerario Crete Senesi dove tutto sembra sogno

Lo straordinario paesaggio delle Crete Senesi

Il Sentiero Naturalistico nelle Biancane di Leonina

All’interno delle Crete Senesi è presente l’area semi-arida conosciuta con il nome di Deserto di Accona, dove la magia del tempo che ha plasmato questi paesaggi è ancora più lampante. Fu storicamente l’unico deserto dell’Italia continentale, il fondale marino del Mar Tirreno nel periodo del Pliocene. In quell’era si formò lo strato di argilla che oggi caratterizza in prevalenza il terreno, la cui particolare morfologia e composizione hanno reso difficile la coltura di viti e olivi.

Attualmente, solo alcune aree hanno conservato in modo diffuso le originarie caratteristiche naturali: la biancane di Leonina e i calanchi di Chiusure e di Monte Oliveto. Di recente, è stato inaugurato il Sentiero Naturalistico nelle Biancane di Leonina, un percorso che, oltre ad esaltare la bellezza naturalistica del luogo, ne sottolinea anche gli aspetti geologici, faunistici e floristici. Il famoso geosito, attraversato dallo splendido sentiero del Crete Senesi Life Park, invita il turista ad esplorarne le peculiarità, attraverso un percorso approfondito, che restituisce un quadro completo del posto sotto ogni profilo.

Alla scoperta del borgo di Asciano

Nel cuore delle Crete Senesi, circondato da paesaggi mozzafiato, sorge l’antico centro etrusco di Asciano, che ha vissuto la sua età d’oro in epoca medievale. Questo incantevole borgo è uno scrigno di arte e storia imperdibile, da visitare a passo lento, godendosi scorci di ineguagliabile bellezza. Tra i numerosi luoghi di interesse merita una visita la Basilica di Sant’Agata, le chiese di Sant’Agostino e San Francesco, così come il Museo Palazzo Corboli e il Museo Cassioli, l’unico interamente dedicato alla pittura senese dell’Ottocento.

Asciano

Lo splendido borgo di Asciano