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La Valle dei Cavalieri, tra borghi medievali e antiche strade

Ci sono luoghi a volte quasi sconosciuti, che celano una magia tutta da scoprire: è il caso della Valle dei Cavalieri, un piccolo angolo di paradiso dove sorgono graziosissimi borghi fortificati. Qui la natura è quasi incontaminata, e le colline si fanno via via più ripide per lasciare spazio alle prime vette appenniniche. Scopriamo un paesaggio che ci regala un vero e proprio tuffo indietro nel tempo.

La Valle dei Cavalieri e il suo antico sentiero

La Valle dei Cavalieri si snoda nel cuore dell’Appennino Tosco-Emiliano, e si colloca nel territorio delle province di Parma e Reggio Emilia. Questo luogo vanta un passato antichissimo, come testimoniano i suoi piccoli borghi medievali e, soprattutto, la celebre Strada delle cento miglia. Se questo itinerario sia esistito davvero (o meglio, se il suo percorso sia veramente quello storicamente descritto) non è ancora chiaro. E forse proprio qui risiede il suo fascino incredibile: a parlare di questa strada è l’Itinerario Antonini, un registro risalente nientemeno che al III secolo.

Secondo questa imponente opera scritta, il percorso fungerebbe da collegamento tra le città di Parma e di Lucca (che in effetti distano proprio cento miglia). Sarebbe nato per permettere alle province parmensi di avere un rapido sbocco verso il mare in caso di necessità. Una prima strada avrebbe probabilmente avuto origine nel periodo romano, tuttavia pare che quella di cui ci è giunta notizia sia stata creata dai Longobardi. A prescindere dalle disconnesse testimonianze storiche sull’esistenza di questo sentiero, è innegabile che la Valle dei Cavalieri vanti un’atmosfera a dir poco magica.

I borghi antichi della Valle dei Cavalieri

Incastonato tra l’Alta Val d’Enza e la Val Cedra, questo territorio ospita numerose casetorri, ovvero piccole fortificazioni militari molto diffuse nel periodo medievale. Un esempio è quello del castello di Castione, conosciuto anche come Torri dei Castiglioni per via delle sue tre strutture principali. Edificato probabilmente nel XV secolo, trascorse vicissitudini alterne passando di mano in mano, sin quando non venne abbandonato e cadde in rovina, sul finire del ‘600. Due secoli dopo venne sottoposto ad un’imponente opera di ristrutturazione, a cui tuttavia fece seguito un nuovo declino. Del complesso non rimangono per l’appunto che i ruderi di tre torri circolari, realizzate in blocchi squadrati di pietra grigia.

Il castello di Castione, seppur ormai completamente in rovina, è forse l’attrazione più suggestiva di Palanzano, uno dei piccoli borghi della Valle dei Cavalieri. Sorto alle pendici del Monte Faggeto, le sue casette sono sparse tra le colline in numerose frazioni (alcune delle quali ormai quasi disabitate). Anche il villaggio di Succiso è stato abbandonato dalla popolazione, in questo caso a seguito di una frana che spinse i residenti a spostarsi verso un nuovo nucleo abitato.

Particolarmente affascinante è invece il centro storico di Montedello, un coacervo di viuzze lastricate dove si affacciano deliziose case costruite con pietra di fiume. Il suo territorio si trova all’interno della riserva naturale del Parco dei Cento Laghi, così chiamata per via di alcuni piccoli bacini d’acqua dolce. Per una full immersion nella natura, non c’è niente di meglio: qui il paesaggio è davvero meraviglioso, ricco di vegetazione rigogliosa e di panorami da mozzare il fiato.

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I misteri dietro Tomar, la città dei Cavalieri Templari

Tomar, in Portogallo, è uno dei luoghi storici più affascinanti del mondo, dove la leggenda dei Templari è ancora viva.

È una graziosa cittadina dell’antico Ribatejo, sulle rive del rio Nabão, con un bel centro storico dominato da un castello-fortezza, quello dei Templari, appunto, un luogo estremamente affascinante, caratterizzato dai tanti stili architettonici e da angoli ancora ricchi di mistero.

Il convento dei Cavalieri Templari

La principale attrazione della città è il Convento de Cristo, una delle più importanti opere rinascimentali del Portogallo. La Charola, l’originaria rotonda romanica con il deambulatorio, è la parte più antica. L’antico oratorio templare, costruito nel XII secolo, così come il castello che, ispirato alle fortificazioni della Terra Santa, era all’epoca la più moderna e avanzata struttura militare del regno, venne trasformato in cappella maggiore quando D. Manuel I ne ordinò la ristrutturazione nel XVI secolo, e fu allora che il monumento acquisì lo splendore architettonico che ancora oggi conserva e che gli è valso un posto nella lista dei Patrimoni dell’Umanità Unesco.

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La chiesa templare del convento dell’ordine di Cristo a Tomar, in Portogallo

All’interno, la chiesa, a pianta circolare, permetteva che i Cavalieri seguissero la Messa senza scendere da cavallo. Tra le tante curiosità, spicca la Finestra Manuelina, decorata come se fosse stata ideata da Dio in persona.

Bisogna visitare il convento con molta attenzione, per scoprire alcuni particolari notevoli, come le raffigurazioni del portale rinascimentale, la singolare simbologia della finestra della sala del capitolo, appunto, l’architettura del chiostro principale e le sale legate ai riti dei Templari.

Per capire meglio la storia del convento, bisogna sapere che l’Ordine dei Cavalieri del Tempio si trasformò in Ordine di Cristo, salvaguardando il potere, le conoscenze e le ricchezze che possedeva in Portogallo. Il famoso Infante D. Henrique, la guida dell’epopea delle scoperte, fu uno dei governatori e protettori più importanti dell’ordine.

Visitare la città di Tomar

Dal convento si può scendere a piedi fino al centro storico, in un un reticolo di strade strette, le rive del fiume e il colle coronato dalle mura del convento-fortezza, attraversando il parco della Mata dos Sete Montes. Prendendo la strada, invece, a metà percorso si vede la Ermida de Nossa Senhora da Conceição, una cappella che è un piccolo gioiello rinascimentale, opera del portoghese João de Castilho che lavorò anche nel convento.

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Il Castello dei Cavalieri Templari a Tomar

Il luogo più antico di Tomar ha la forma di una croce, orientata secondo i punti cardinali e a ogni estremità si trova un convento. A Sud, il Convento de São Francisco, con il curioso Museu dos Fósforos (Museo dei fiammiferi), a Nord, l’antico Convento da Anunciada, a Est, nel Museu da Levada, si osservano le macine e i mulini che funzionavano con la corrente del fiume Nabão che attraversa la città. Su una delle sponde del fiume è ubicato il Convento de Santa Iria e, un po’ più lontana, l’Igreja de Santa Maria do Olival, la chiesa che ospita le tombe dei Templari, fra le quali, quella di Gualdim Pais, il primo grande maestro, morto nel 1195. La Praça da República, la piazza con l’Igreja de São João Baptista, la chiesa madre, ne costituisce il centro.

Un luogo si svago e relax

Una volta conclusa la visita culturale di Tomar, si può fare una pausa rilassante nel Parque do Mouchão, un parco dove si trova la Roda do Mouchão, una ruota idraulica fatta di legno. È uno degli emblemi della città e rievoca i tempi in cui i mulini, i frantoi e i campi coltivati lungo il fiume contribuivano alla prosperità di questa importante città portoghese.

Nelle vie centrali si trovano diversi negozi e il caffè più antico, che serve le specialità della pasticceria locale, le “queijadas de amêndoa” (dolci di mandorla) e “queijadas de chila” (dolci di zucca siamese) e le tradizionali “Fatias de Tomar”, tuorli d’uova cotti a bagnomaria con una pentola speciale, inventata da uno stagnaio del posto a metà del secolo scorso.

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Il centro storico di Tomar sul fiume Nabão

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Monastero di Torba, tra arte e un pizzico di mistero

A Gornate Olona, località Torba in provincia di Varese, svetta una struttura ricca di arte, ma anche caratterizzata da un pizzico di mistero: il Monastero di Torba. Si tratta di un complesso monumentale longobardo, oggi parte di un parco archeologico dichiarato Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, immerso nella natura e raccolto attorno a un’imponente torre con interni affrescati.

La storia del Monastero di Torba

Il primo nucleo di questo tesoro antico dal grande fascino fu costruito dai Romani nel III secolo d. C. Non possedeva alcuna caratteristica religiosa, poiché rappresentava solo un luogo strategicamente perfetto grazie alla presenza del fiume Olona.

In seguito venne usato dai Goti, Bizantini e Longobardi fino all’arrivo delle monache benedettine che arricchirono la costruzione della chiesa e del monastero, nell’XI secolo, facendolo diventare di fatto un centro religioso.

Una storia, quella del Monastero di Torba, che si rivela particolarmente articolata soprattutto nel periodo rinascimentale. Nel corso degli anni divenne, infatti, terreno di scontro fra alcune delle più potenti famiglie milanesi, in particolare tra i Della Torre e i Visconti nel XIII secolo. Il tutto fino al 1482, periodo in cui le suore dovettero abbandonarlo dando vita al cosiddetto “periodo agricolo” del complesso.

In epoca napoleonica, nel 1799, a causa delle soppressioni degli ordini religiosi, Torba perse definitivamente lo status di monastero. Una situazione che portò a murare il portico, ampliare l’entrata della chiesa trasformandola in magazzino per carri e attrezzi, e a coprire con un nuovo intonaco tutti i preziosi affreschi presenti al suo interno.

I secoli successivi furono invece contrassegnati da numerosi passaggi di proprietà, fino al 1971, anno in cui l’ultima famiglia di contadini abbandonò il sito. Il maestoso complesso venne poi acquistato nel 1977 da Giulia Maria Mozzoni Crespi che lo donò al Fondo Ambiente Italiano (FAI), il quale ha provveduto a ristrutturarlo. Nel 1986 si conclusero i lunghi lavori di restauro che consentirono di aprire la proprietà al pubblico.

Cosa visitare al Monastero di Torba

Dichiarato Patrimonio dell’Umanità UNESCO dal 2011 in quanto parte del sito archeologico, il Monastero di Torba è un luogo che profuma di antico e di natura: è immerso in ampio parco circondato dai boschi e dal silenzio.

Al suoi interno, salendo nei piani superiori, è possibile ammirare  la Torre di Torba, uno strumento di avvistamento creato dai romani e riadattato in seguito per le esigenze monastiche. Al primo piano vi era il sepolcreto delle badesse della comunità, con degli affreschi che riportano il nome (longobardo) di Aliberga. Al secondo, è ancora presente l’oratorio delle monache, con raffigurazioni a carattere religioso e uno spazio in cui un tempo svettava un altare. Non mancano di certo i filmati e le audioguide che ne raccontano la storia.

affreschi torre monastero di torba

Gli affreschi all’interno della Torre di Torba

All’esterno è invece possibile visitare la Chiesa di Santa Maria costruita in diverse fasi tra il VIII e il XIII secolo. Per l’edificazione furono utilizzate pietre di origine fluviale. Ha pianta unica con parte absidale rialzata e un cripta al di sotto della stessa. All’interno di essa sono state rinvenute alcune tombe e una cripta ad ambulacro, riferibile all’VIII secolo, cui si accede da due scale di pietra poste sulle pareti laterali.

Le raffigurazioni pittoriche a calce, a causa del loro stato di conservazione, si presentano frammentarie e non permettono l’esatta identificazione dei soggetti. Due sono le fasi individuate: una più antica, del IX-X secolo, e una successiva, dell’XI-XIII.

Grazie ai restauri del FAI, è oggi possibile osservare i grandi archi del portico del corpo del monastero, ora sede del ristoro, impostato sulla spina romana della muratura di Castelseprio, ancora visibile all’interno del refettorio. I portici sono testimoni dell’ospitalità dell’ordine monastico per pellegrini e viaggiatori, che potevano riposare al coperto e usufruire del forno attorno al quale è posizionata la scala che sale al piano superiore della torre.

Il parco archeologico di Castelseprio

L’affascinante Monastero di Torba è circondato dal parco archeologico di Castelseprio, riscoperto solo negli anni ’50. Costituito dai ruderi dell’omonimo insediamento fortificato e del suo borgo, nonché dalla poco distante chiesa di Santa Maria foris portas, è Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO dal 26 giugno 2011.

Diversi sono i monumenti visitabili. Ne sono un esempio le costruzioni a carattere militare (ponte e torrione d’ingresso, mura di cinta, torri difensive, strutture civili (case di abitazione, pozzi, cisterne) e religiose. C’è il complesso basilicale di S. Giovanni Evangelista, dove al suo interno si conservano due vasche battesimali, e la chiesa di S. Paolo, probabilmente di età romanica.

Visitabile anche il borgo di cui rimangono una serie di resti parzialmente affioranti e ricoperti dalla boscaglia. Le fonti ricordano fossati, porte, una piazza e qualche edificio tra cui, quasi sicuramente, una chiesa dedicata a S. Lorenzo.

parco archeologico di Castelseprio cosa visitare

La chiesa nel parco archeologico di Castelseprio

Perché il Monastero di Torba è misterioso

Come detto in precedenza, il Monastero di Torba rivela una forte carica di mistero. Vi aleggia, infatti, una leggenda che narra che i volti mancanti delle tre monache, rappresentate in un affresco situato al secondo piano della torre, non siano mai stati disegnati a causa della loro fuga dal monastero e che, oggi, ormai divenute spiriti, vaghino nelle vallate di Torba cercando di rientrare nel dipinto per ritrovare la pace.

Ma non solo, c’è anche la storia della tempesta che, abbattendosi sul monastero, sradicò un grande albero dalle cui radici emerse la sepoltura marmorea del re longobardo Galdano da Torba. A tal proposito si dice che un brigante insediatosi a Torba iniziò a saccheggiare i paesi circostanti, mentre una giovane donna di nome Raffa si fece trovare dal brigante a fare il bagno nelle acque del fiume Olona e, quando questi la portò nel suo covo, lo accecò con del sale e prese a picchiarlo con un randello.

L’uomo resistette ai colpi e inseguì la fanciulla fino in cima alla torre: fu qui che lei lo avvinghiò e che caddero insieme nel vuoto. Il brigante perse la vita, mentre Raffa si salvò miracolosamente. Per questo motivo decise di costruire presso la torre stessa una piccola cappella dedicata all’arcangelo Raffaele, ritenuto il proprio salvatore. Storie, quindi, che rendono il monastero ancora più carico di suggestioni.

Non resta che organizzare un viaggio verso il meraviglioso Monastero di Torba per scoprirne le numerose ricchezze e gli altrettanti misteri. Attenzione però! Attualmente la struttura risulta chiusa e la sua apertura è prevista per il 25 febbraio.

Monastero di Torba cosa vedere

L’esterno del Monastero di Torba

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Itinerario nelle Crete Senesi, dove tutto sembra un sogno

Se avete voglia di scoprire il volto più autentico della Toscana, allora non potete perdervi uno degli itinerari più emozionanti e amati al mondo. Parliamo dello splendido territorio delle Crete Senesi, che in un suggestivo susseguirsi di biancane e calanchi abbraccia i comuni di Asciano e Rapolano Terme, offrendo alla vista panorami che tolgono il fiato.

Crete Senesi: perché si chiamano così

Il nome di quest’area, a sud-est della città di Siena, perfetta per una fuga nella natura, deriva dalla creta presente nel terreno, che conferisce al paesaggio un caratteristico colore grigio-azzurrognolo, dandogli una suggestiva fisionomia lunare. Questa argilla caratteristica, mista a salgemma e gesso, detta “mattaione”, rappresenta i sedimenti del mare del Pliocene che copriva l’area tra 2,5 e 4,5 milioni di anni fa. Il paesaggio è modellato da colline brulle e dolcemente ondulate, cui fanno da contorno querce e cipressi solitari, che accolgono in perfetta armonia l’opera umana, come i poderi isolati in cima alle alture o la splendida Abbazia di Monte Oliveto Maggiore.

A suggestionare ancora di più lo sguardo sono gli spettacolari calanchi, caratterizzati da profondi solchi del terreno “a lama di coltello”, che si possono ammirare tra Asciano e Rapolano Terme e in tutta l’area intorno all’abbazia. Le biancane, invece, si riconoscono per la loro tipica forma a cupolette bianche. Le si vedono brillare nei giorni assolati, specialmente lungo la Via Lauretana, nel tratto tra Siena ed Asciano.

Site Transitoire

Site Transitoire, un’opera d’arte tra i calanchi

Un’opera d’arte tra i calanchi

Un itinerario suggestivo tra i luoghi più magici delle Crete Senesi ci porta dritto al loro cuore, dove ci si imbatte nel Site Transitoire, un’opera d’arte immersa nel paesaggio toscano, tra le Località di Leonina e Mucigliani, nel comune di Asciano. A realizzare questa splendida scultura in pietra, nel 1993, è stato l’artista francese Jean-Paul Philippe. Si tratta di una seduta che accoglie il viandante, che può scegliere se stare seduto, alzato o sdraiato, e una grande finestra al cui interno la luce solare si concentra durante il tramonto in occasione del solstizio d’estate, creando uno spettacolo altamente suggestivo.

Da lì, tra curve e saliscendi, si arriva al Ponte del Garbo, alle porte di Asciano. Secondo la tradizione, sarebbe stato definito “del garbo” in seguito alla vittoriosa battaglia di Montaperti del 1260, nella quale le truppe ascianesi si distinsero particolarmente per virtù e coraggio al fianco di quelle senesi. Oggi è costituito da un unico grande arco sotto il quale scorrono le acque del fiume, e al cui centro è collocata un’edicola dedicata alla Madonna.

Itinerario Crete Senesi dove tutto sembra sogno

Lo straordinario paesaggio delle Crete Senesi

Il Sentiero Naturalistico nelle Biancane di Leonina

All’interno delle Crete Senesi è presente l’area semi-arida conosciuta con il nome di Deserto di Accona, dove la magia del tempo che ha plasmato questi paesaggi è ancora più lampante. Fu storicamente l’unico deserto dell’Italia continentale, il fondale marino del Mar Tirreno nel periodo del Pliocene. In quell’era si formò lo strato di argilla che oggi caratterizza in prevalenza il terreno, la cui particolare morfologia e composizione hanno reso difficile la coltura di viti e olivi.

Attualmente, solo alcune aree hanno conservato in modo diffuso le originarie caratteristiche naturali: la biancane di Leonina e i calanchi di Chiusure e di Monte Oliveto. Di recente, è stato inaugurato il Sentiero Naturalistico nelle Biancane di Leonina, un percorso che, oltre ad esaltare la bellezza naturalistica del luogo, ne sottolinea anche gli aspetti geologici, faunistici e floristici. Il famoso geosito, attraversato dallo splendido sentiero del Crete Senesi Life Park, invita il turista ad esplorarne le peculiarità, attraverso un percorso approfondito, che restituisce un quadro completo del posto sotto ogni profilo.

Alla scoperta del borgo di Asciano

Nel cuore delle Crete Senesi, circondato da paesaggi mozzafiato, sorge l’antico centro etrusco di Asciano, che ha vissuto la sua età d’oro in epoca medievale. Questo incantevole borgo è uno scrigno di arte e storia imperdibile, da visitare a passo lento, godendosi scorci di ineguagliabile bellezza. Tra i numerosi luoghi di interesse merita una visita la Basilica di Sant’Agata, le chiese di Sant’Agostino e San Francesco, così come il Museo Palazzo Corboli e il Museo Cassioli, l’unico interamente dedicato alla pittura senese dell’Ottocento.

Asciano

Lo splendido borgo di Asciano

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Isole Diomede, qui si può “viaggiare nel tempo”

Se esiste davvero un luogo magico al mondo, allora non può che essere il piccolo arcipelago delle Isole Diomede: qui la natura è selvaggia e incontaminata, ma al di là del paesaggio ricco di fascino c’è un altro motivo per cui questo angolo di mondo è così speciale. Qui si può infatti viaggiare letteralmente nel tempo.

Le Isole Diomede, dove viaggiare nel tempo

Bastano pochi minuti sulle Isole Diomede per fare un tuffo nel tempo, portando le lancette indietro di quasi un giorno intero. Questi due fazzoletti di terra si trovano infatti nello Stretto di Bering, ed esattamente nel punto mediano che le divide si traccia idealmente la linea di cambiamento di data. Questo significa che le due isole, distanti meno di 4 km l’una dall’altra, vivono quasi sempre su due giorni diversi: il loro fuso orario è di ben 21 ore, con la Grande Diomede di tanto più avanti rispetto alla Piccola Diomede.

Questa peculiarità permette a chi si trova sull’arcipelago di compiere un vero e proprio viaggio nel tempo: partendo di primo mattino dall’isola maggiore, situata in territorio russo, basta compiere una traversata di meno di mezz’ora per ritrovarsi al pomeriggio del giorno precedente. E, naturalmente, vale anche il contrario. Chi parte dalla Piccola Diomede, si trova ad un certo punto a volare nel futuro, anche se solamente di (poco meno di) un giorno. Un’avventura decisamente suggestiva, ma non è certo questa l’unica meraviglia delle Isole Diomede.

Le Isole Diomede, natura incontaminata

Il fascino di questo piccolo arcipelago risiede nella sua posizione estrema, in un quasi totale isolamento. Le due isole galleggiano nel cuore dello Stretto di Bering, il punto in cui più si avvicinano l’America e l’Asia. Amministrativamente parlando, in effetti, vi è una netta separazione: la Piccola Diomede, ovvero l’isola più orientale, appartiene agli Stati Uniti ed è inclusa nel territorio dell’Alaska. Al contrario, la Grande Diomede fa parte della Russia. Si può dunque intuire facilmente quanto quest’area sia stata di enorme rilievo in passato, uno dei punti strategici più importanti durante la Guerra Fredda.

È proprio a causa delle tensioni che qui hanno dominato per decenni che le Isole Diomede hanno perso anche la piccola comunità Inuit che storicamente costituiva la loro unica popolazione stanziale. Gli abitanti, al termine della Seconda Guerra Mondiale, si sono trasferiti nella penisola siberiana e hanno lasciato spazio ad insediamenti militari che ancora oggi campeggiano su entrambe le isole. Le loro strutture, ormai dismesse da tanti anni, sono impiegate a vario titolo, ad esempio come stazioni meteorologiche o scientifiche.

Per il resto, a dominare è la natura: situate appena a sud del Circolo Polare Artico, le isole sono pressoché pianeggianti e completamente rocciose. Il luogo ideale per molte specie animali come foche e trichechi, che grazie al clima artico hanno potuto trovare un habitat solitario. Arrivare qui non è facile, ma di certo non si può rimanere indifferenti alla bellezza del panorama. Tuttavia questo potrebbe completamente cambiare nel caso in cui, un giorno, dovesse davvero venir approvato il progetto di un ponte sullo Stretto di Bering: una delle tante soluzioni prospettate passerebbe proprio sulle Isole Diomede, unico punto d’appoggio tra Stati Uniti e Russia.

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Sicilia d’inverno: sciare ammirando il mare

Nell’ideale comune la Sicilia, affascinante isola del nostro Paese, è una meta da visitare in estate grazie alla sua natura incontaminata e alle sue spiagge paradisiache. Ma questa regione italiana, oltre a possedere un enorme patrimonio storico-artistico, regala anche un’esperienza unica e dal fascino irresistibile da fare in inverno: si può sciare ammirando il mare.
Sicilia: sciare guardando il mare e su un vulcano attivo
Sì, avete capito bene. La Sicilia, da molti definita come una delle isole più belle del mondo, consente di vivere una vera e proria avventura che dona due emozioni (con una sola attività) difficili da descrivere: si può sciare scrutando all’orizzonte il mare cristallino e, soprattutto, su un vulcano attivo, il maestoso Etna.
Basti pensare che il Monte Etna è il vulcano attivo più alto di tutta Europa. Già questa premessa ci fa capire che tipo di panorama, pressoché infinto, può regalare una visita in questo luogo. Non solo con le varie escursioni possibili, ma anche indossando un paio di scarponi e di sci. Una vera e propria meraviglia della natura nata circa 600.000 anni fa che nel corso di tutti questi secoli è cresciuta di dimensioni, grazie alle tonnellate di prodotti eruttivi che si sono via via accumulati.
Panorama del Monte Etna
Dove sciare sull’Etna
I catanesi lo chiamano a muntagna, una sorta di irresistibile signora che adora vestirsi di bianco o di nero, il tutto in base alle stagioni. E quando è il momento del freddo e di indossare gli abiti candidi, l’Etna, con la sua altezza di 3343 metri, con un raggio di 20 chilometri e la sua forma conica, consente diverse possibilità sci-alpinistiche sui suoi versanti.
Su questo territorio sono presenti due comprensori. Uno è quello di Nicolosi che si trova a Sud tra i 1910-2700 metri, mentre l’altro è Piano Provenzana – Linguaglossa, sul versante Nord del vulcano tra i 1800-2317 metri.
Nicolosi, la porta dell’Etna
Il comprensorio sciistico Etna Sud – Nicolosi, in località Montagnola in provincia di Catania, mette a disposizione per lo sci e lo snowboard 6,3 km di piste con ben 5 impianti pronti a trasportate i curiosi viaggiatori.
In totale, comprende una telecabina a sei posti che raggiunge la pista di colore rosso, un piccolo rifugio a quota 2700 metri, una seggiovia biposto che conduce a una pista di 865 metri di colore rosso a 2.142 m di quota, e tre skilift per arrivare a una pista di colore rosso, e una blu fino a 2.294 metri.
Piano Provenzana – Linguaglossa, l’emozioni dell’Etna Nord
Contrariamente alla stazione sciistica situata sul versante meridionale dell’Etna che si sviluppa intorno al Rifugio Sapienza e che è dominata da un paesaggio quasi del tutto esente da vegetazione, la stazione di Piano Provenzana di Linguaglossa è immersa in una grande pineta regalando al viaggiatore lo scorcio di un paesaggio alpino, insieme alla vista mare e allo Stretto di Messina.
È dotata di quattro piste per la pratica dello sci, sci di fondo, scialpinismo e snowboard. Esistono due piste per lo slalom servite da due skilift, piste per lo sci di fondo e altri sport invernali.
Le altre esperienze da fare sull’Etna
Sciare tra paesaggi mozzafiato, colate laviche, antichi crateri, rifugi e baite è certamente un’emozione che potremmo definire vulcanica. Del resto, l’Etna d’inverno pone il visitatore di fronte a un vero spettacolo di luci e colori grazie al nero della pietra lavica, l’azzurro del mare in lontananza, il verde dei boschi, il rosso delle periodiche eruzioni e il bianco della coltre di neve che sfiora il suo terreno.
Un paesaggio senza eguali, ideale per chi ama gli sport invernali o semplicemente per vivere la splendida atmosfera offerta dal vulcano innevato. Ma non solo. Tante altre sono le esperienze che vi si possono fare durante i mesi più freddi.
Per esempio, ci si può avventurare in escursioni fino alle zone crateriche autorizzate. Grazie alla telecabina e a speciali mezzi fuoristrada, si possono raggiungere le zone sommitali del vulcano più alto d’Europa. Una volta arrivati in vetta, ci si ritrova davanti a uno scenario di incomparabile bellezza sospeso sul mare. Da qui è possibile osservare l’imponente cratere centrale, il cratere Sud-Est e le colate laviche, storiche e recenti.
Trekking sul Monte Etna
Sul Monte Etna si può anche ciaspolare con l’ausilio di guide esperte che conducono a visitare le recenti colate laviche e i crateri sommitali da dove fuoriesce vapore acqueo.
L’Etna Sud, invece, è il punto perfetto per salire a bordo della funivia che conduce fino a 2500 metri, per poi avventurarsi con un gatto delle nevi, che conduce a 2750 metri di altitudine, sul bordo di un cratere spento dove fare un piccolo trekking accompagnati da una guida vulcanologica.
E poi lo slittino, disponibile anche a noleggio, per passare una bellissima giornata a scivolare sulla neve. Infatti, al di fuori delle piste di sci, c’e tanto spazio dove si può giocare e divertirsi con lo slittino.
L’Etna dopo le recenti eruzioni e le regole
La recente eruzione dell’Etna ha sfortunatamente colpito le sue piste. In entrambi i comprensori, infatti, sono state ricostruite le strutture danneggiate. Il vero cruccio, in realtà, è la presenza o l’assenza della neve, ma questo è un problema che gli appassionati di sci conoscono perfettamente.
Per quanto riguarda la stagione 2022, vi ricordiamo che sono entrare in vigore nuove regole al fine di poter sciare in sicurezza. In sostanza, è stato introdotto l’obbligo di un’assicurazione che sia in grado di coprire “la propria responsabilità civile per danni o infortuni causati a terzi” per tutti coloro che utilizzano le piste da sci alpino (articolo 30).
I gestori delle piste devono, quindi, mettere a disposizione degli utenti la possibilità di stipula della polizza, anche giornaliera, al momento dell’acquisto dello skipass. In caso di assenza dell’assicurazione, le multe vanno da 100 a 150 euro, oltre al ritiro dello skipass stesso.
Obbligatorio, inoltre, il casco fino ai 18 anni (fino ad ora il limite era fissato a 14 anni) per ragazzi e ragazze che praticano sci alpino, snowboard, telemark, slitta o slittino. Anche in questa circostanza, è prevista una multa tra i 100 e i 150 euro. Infine, dal 10 gennaio è obbligatorio possedere il Super Green Pass, che ricordiamo si ottiene esclusivamente con vaccinazione o guarigione. La norma, inoltre, non fa più distinguo tra tipologie di strutture aperte o chiuse, ma parla di generici “impianti di risalita nei comprensori sciistici“, quindi l’obbligo ricomprende anche le seggiovie aperte e skilift.
Rimane, infine, il dovere di indossare mascherina anche all’aperto, mentre sui mezzi di trasporto pubblico e sugli impianti di risalita chiusi è obbligatoria la FFP2.
Vulcano Etna, sullo sfondo le Isole Eolie