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Il tram che conduce al balcone suggestivo di Trieste

C’è un luogo di incantevole bellezza in una città altrettanto meravigliosa. Stiamo parlando dell’elegante, colta e intellettuale Trieste, la città del vento che fa da ponte tra l’Italia e l’Europa, quella che ospita uno dei più importanti porti di tutto il Mediterraneo. Quella che tra musei, caffetterie storiche e letterarie, tra le testimonianze di artisti e scrittori, ospita un quartiere che lascia senza fiato, perché è qui che è possibile perdersi alla vista più bella dell’intero territorio. Benvenuti a Villa Opicina.

El tram de Opcina

Situato sull’altopiano del Carso, il quartiere Villa Opicina è un balcone romantico che si affaccia su tutta la città. Il luogo più suggestivo per ammirare Trieste, scattare fotografie romantiche e suggestive e contemplare la bellezza del territorio, è proprio questa terrazza situata in corrispondenza dell’obelisco del quartiere.

Lo stesso tratto di percorrenza per arrivare qui si trasforma in una magica esperienza da vivere a bordo di un tram antico e straordinario. Stiamo parlando del caratteristico tram de Opicna (così chiamato in dialetto triestino), in funzione dal 1902, che dalla Piazza Oberdam porta tutti i passeggeri sulla terrazza romantica che affaccia direttamente su tutta la città e il suo golfo.

A bordo del tram, e con vista finestrino, è possibile ammirare il panorama che si lascia alle spalle e quello che si trova davanti. Il percorso, tutto in salita, si snoda per circa 5 chilometri con un dislivello di 329 metri.

Passeggiare per Villa Opicina

Così ecco che si arriva in un quartiere straordinario dove il tempo sembra non essere passato mai. Villa Opicina, il cui nome deriva dallo sloveno e fa riferimento proprio all’altezza del quartiere, dista pochissimi chilometri dalla frontiera con la Slovenia.

Il nome Villa Opicina, però, è stato adottato sono nel 1966 indicando non solo il quartiere, ma anche la stazione ferroviaria adiacente.

Secondo alcune fonti storiche, insediamenti urbani esistevano già in tempi lontani, fino al 1842. La comunità risiedeva proprio sopra la cima del monte che si vede dietro all’obelisco, ma a causa della forte esposizione ai venti freddi, gli abitanti scelsero di spostarsi proprio dove c’è il quartiere. I resti dell’insediamento, però, sono stati distrutti durante la prima guerra mondiale.

A rendere particolarmente celebre il quartiere è proprio il tram che conduce alla terrazza panoramica. Si tratta infatti di una delle prime tranvie europee nata a cremagliera e poi trasformata in funicolare. L’obiettivo era proprio quello di permettere gli spostamenti agevoli tra il centro cittadino di Trieste e il quartiere posto a queste alture.

Un’altezza che però rende il luogo uno dei più panoramici di Trieste e dell’Italia intera, proprio lì dove è stato eretto l’obelisco in onore dell’imperatore Francesco I. Fu lui a inaugurare la strada per Opicina nel 1830. Nel secolo successivo fu anche costruita la chiesa di San Bartolomeo.

L’obelisco, però, è famoso anche per un altro motivo, si tratta del punto di partenza per intraprendere la Strada Napoleonica, conosciuta anche come strada Vicentina, che è uno dei sentieri più celebri della città di Trieste. Percorrendolo è possibile ammirare meravigliosi scorci della città e del suo golfo, e da questi lasciarsi incantare.

Trieste, Tram Opicina

Trieste, Tram Opicina

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Così l’arte dell’azulejo ha trasformato il Paese in un museo a cielo aperto

Anche se guidati da altre intenzioni o attrazioni, un viaggio in Portogallo si trasforma rapidamente in un’esperienza immersiva all’interno della splendida arte dell’azulejo. Una pratica, questa, affonde le sue radici in tempi antichissimi, nella cultura e nella stessa identità di un Paese meraviglioso da scoprire.

E non c’è neanche bisogno di cercarli negli angoli nascosti della città o preparavo un itinerario che porti alla scoperta di queste opere d’arte, perché gli azulejos sono praticamente ovunque e sono bellissimi. Sono loro, con la sola presenza, che trasformano l’intero Portogallo in un museo a cielo aperto che incanta gli occhi.

Cos’è l’arte dell’azulejo

Piccola pietra liscia e lucidata, è questo il significato della parola araba Al-zuleique che ha dato origine all’arte portoghese che oggi tutti conosciamo come azulejo. Oggi è impossibile non conoscere e riconoscere quelle piastrelle di ceramiche contraddistinte da smalti e decorazioni, perché nel Paese le loro tracce sono praticamente ovunque.

Facciata di un edificio a Porto

Facciata di un edificio a Porto

La tradizione vuole che la forma delle piastrelle sia quadrata con una misura di 12 centimetri per lato, ma con il tempo e le influenze esterne, molte decorazioni hanno assunto forme e dimensioni differenti. Le origini, dicevamo, affondano le loro radici in tempi lontani quando, nel XIII secolo, soprattutto nelle città di Valencia, Siviglia e Granada, gli artisti locali influenzati dalla cultura mussulmana, iniziarono a lavorare a lastre smaltate e colorate realizzate in argilla da utilizzare per i pavimenti e le pareti.

Quella che inizialmente era una decorazione fuori dall’ordinario, iniziò però a ricoprire un ruolo sempre più importante nell’architettura a partire dal XV secolo, fino a diventare centrale. Anche se molti altri Paesi europei ereditarono le medesime influenze, nessun come il Portogallo trasformò quest’arte in un riconoscimento della propria identità culturale.

L’azulejo, nei secoli, invase le case e i giardini, i conventi e le chiese, le fontane e le opere pubbliche. C’erano piastrelle sacre, che raffiguravano le scene della vita dei senti, o altre profane, ma il risultato era il medesimo: piccole opere d’arte destinate a straordinarie decorazioni che ancora oggi possiamo ammirare.

Azulejos: opere d’arte en plein air in Portogallo

Elencare tutti i posti dove è possibile ammirare gli azuljos in Portogallo è un’impresa difficile, se non impossibile, perché in tutte le città del Paese, tra le case e le chiese, è possibile osservare questa antica arte, sia nelle opere private che in quelle di arte pubblica.

A Porto, per esempio, è facile innamorarsi. Non solo per le attrazioni turistiche che attirano viaggiatori provenienti da ogni parte del mondo, ma anche per questa arte che intrisa nel tessuto urbano della città. Gli azulejo caratterizzano in maniera univoca l’atrio della stazione São Bento, puntellato da 20000 piastrelle decorate. Bellissima e straordinaria è anche la facciata principale dell’Igreja de Santo Ildefonso che, attraverso dei mosaici, mette in scena l’Eucorastie. Ne emerge un’opera d’arte maestosa e imponente che lascia senza fiato.

Sant'Ildefonso in Piazza Batalha

Sant’Ildefonso, Porto

Anche le stazioni della metropolitana di Lisbona sono decorate con pannelli di azulejos che portano la firma dei grandi maestri portoghesi. Una tradizione, quella di decorare le stazioni metropolitane, che ha finito per influenzare anche altri luoghi d’Europa come Parigi e Bruxelles.

Sempre a Lisbona troviamo anche il Museu Nacional do Azulejo dove è possibile toccare con mano l’universo variegato di questa arte, la sua storia e le tecniche che si sono tramandate nel tempo.

Anche nelle Azzorre ci sono tracce visibili e sensazionali di questa arte. Gli azulejos invadono l’architettura del suggestivo Santuario di Nossa Senhora da Paz a Vila Franca do Campo, São Miguel.

Non solo da osservare e da fotografare, però, gli azulejos con il tempo si sono trasformati in veri e propri cimeli di viaggio diventando i souvenir più acquistati nell’intero Paese dai turisti di tutto il mondo.

Vila Franca do Campo, Azzorre

Vila Franca do Campo, Azzorre

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Tutti pazzi per Parigi (in treno)

Negli ultimi anni, Parigi ha assistito a un forte calo di arrivi di turisti. Prima del Covid, c’erano stati anche dei motivi di sicurezza dovuti al pericolo di attacchi terroristici che avevano tenuto lontani molti visitatori. Da prima destinazione al mondo a fanalino di coda, insomma.

Ultimamente sembra che stia tornando ad attrarre come prima. Merito sicuramente delle minori restrizioni e della fiducia che i visitatori stanno riconquistando nei confronti dei viaggi in generale e di Parigi in particolare, dalla quale siamo rimasti tutti lontani per troppo tempo.

Parigi in treno (ad alta velocità)

Ma il boost per gli italiani l’ha sicuramente dato l’introduzione di nuovi treni ad alta velocità, che in poche ore collegano le nostre città con Parigi. Il primo Frecciarossa è partito lo scorso 18 dicembre e ha registrato il sold out (anche per le tariffe lancio a partire da 29 euro). Da allora, due treni collegano ogni giorno la stazione di Milano Centrale con la Gare de Lyon a Parigi, con fermate a Torino e a Lione. In 6 ore e mezza si arriva nella ville lumière.

Secondo i dati di Trainline, le prenotazioni per la nuova tratta Milano-Parigi registrati sulla piattaforma sono triplicate dal lancio di Trenitalia, con un picco di +216%. Evidentemente il treno, come mezzo sostenibile, sicuro e confortevole (il 16% dei biglietti acquistati per i servizi di Trenitalia sono in classe Business ed Executive), piace.

E da quando è partito il Frecciarossa italiano, anche il treno “grande vitesse” TGV francese ha rilanciato i collegamenti tra l’Italia e Parigi con offerte low cost.

Cosa c’è di nuovo a Parigi

Parigi è sempre una buona idea, di cose da fare e da vedere ce ne sono un’infinità e sicuramente non le avete ancora viste tutte. Ora, poi, ci sono anche molte novità, quindi la lista di luoghi da visitare si allunga ancor più. Dopo sette anni di restauri, riapre a marzo il Musée de Cluny, interamente dedicato al Medioevo e totalmente modernizzato.
Nel cuore del Quartiere Latino, non solo è ricco di tesori, ma è anche uno degli ultimi monumenti che testimoniano l’architettura civile medievale a Parigi.

Per le fashion addicted, a Parigi, città della moda, ci sono degli appuntamenti imperdibili: la ricorrenza del 60° anniversario della prima sfilata di Yves Saint Laurent viene celebrata in sei musei parigini al 15 maggio, dal Centre Pompidou al Louvre, dal Musée d’Art Moderne al Musée d’Orsay, dal Musée National Picasso-Paris al museo a lui dedicato, Yves Saint Laurent Paris.

Se siete in vena di mostre, da non perdere è sicuramente quella dedicata ai 400 anni dalla nascita di Molière. La mostra “Molière, la fabrique d’une gloire nationale” è allestita all’Espace Richaud di Versailles fino al 17 aprile.

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Vacanze primavera-estate 2022: le migliori offerte tra Italia, Baleari, Grecia, Mar Rosso e Canarie

Chiunque, almeno una volta, si sia trovato ad organizzare una vacanza low-cost online, sa bene quanto sia difficile destreggiarsi nella sconfinata giungla del web, tra mille siti dalla dubbia affidabilità e recensioni che dicono tutto e il contrario di tutto.

Molte sono le agenzie di viaggio che promettono e non mantengono, che spiazzano con costi nascosti o che pubblicano foto di posti da cartolina, per poi rifilare tutt’altro. Ma come evitare una spiacevole sorpresa e godersi la tanto meritata vacanza?

Qualità e trasparenza devono essere i primi criteri di scelta di un tour operator fidato. Non è un caso se 30.000 viaggiatori ogni anno scelgono VacanzaPromo.it. Il motivo? Prezzi competitivi, trasparenza e affidabilità sono gli ingredienti principali per chi vuole trascorrere una vacanza indimenticabile.

VacanzaPromo: crea la migliore vacanza della tua vita

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Soprattutto questo periodo, in cui molti pensano che viaggiare sia impossibile, è il momento ideale per approfittare di prezzi ancora più convenienti e pianificare la prossima partenza per la primavera-estate 2022.

Come si spiegano delle tariffe così competitive? Semplice: VacanzaPromo fa a meno dell’intermediario, preferendo il contatto diretto con il cliente. In questo modo sarà possibile evitare le spese di agenzia, e risparmiare qualche soldo da poter spendere in vacanza.

Ma come funziona prenotare con VacanzaPromo? L’intera procedura è molto semplice e intuitiva. Basterà richiedere informazioni sul sito del tour operator, lasciando i propri recapiti per essere ricontattati via WhatsApp o email. Una volta selezionata la propria meta, VacanzaPromo invierà un preventivo senza impegno, in base alle preferenze stabilite dal cliente.

In alternativa, è possibile prenotare in completa autonomia, attraverso il motore di ricerca presente sul sito di VacanzaPromo. Questa soluzione dà modo di poter sfogliare l’intero catalogo con pochi click, e mettere a confronto tariffe e periodi di riferimento. Una volta selezionata la propria meta, VacanzaPromo invierà, tramite email o WhatsApp, il preventivo richiesto.

In entrambi i casi si può contare sull’assistenza gratuita di VacanzaPromo, il fiore all’occhiello dell’azienda.

Dove andare con VacanzaPromo

Con l’asticella del mercurio in ascesa, è chiaro che le mete più gettonate siano quelle incentrate sul binomio sole e mare. E chi non si immagina disteso su una soleggiata spiaggia tropicale, cullato dalla dolce brezza marina, dopo mesi di lavoro e sacrifici?

Chi quest’estate vuole finalmente concedersi la tanto rimandata meta esotica, può approfittare delle offerte di VacanzaPromo: prenotando entro il 15 marzo sarà possibile partire a prezzi stracciati per le Isole Baleari, la Grecia, le Canarie e il Mar Rosso.

Ma anche la nostra penisola non ha nulla da invidiare alle mete tropicali: basti pensare alle spiagge in Puglia, Sardegna, Calabria, Campania, Toscana, sempre più apprezzate anche dalle famiglie, grazie alle tante proposte di VacanzaPromo pensate su misura di bambino. Molti sono infatti i villaggi turistici che offrono servizi e soluzioni ideate per soddisfare ogni componente della famiglia: dalle aree giochi per bambini ai servizi di assistenza all’infanzia, fino all’intrattenimento pensato per tutte le età.

E le occasioni per le famiglie non si limitano al nostro Paese: il Travelloso Village Fuerteventura, sulla bellissima spiaggia di Sotavento, il Travelloso Village Lanzarote, ed il Travelloso Village Gran Canaria offrono più di un’occasione per coinvolgere anche i più piccoli in attività sportive e ricreative.

VacanzaPromo: ad ognuno la sua vacanza ideale

Chi svolge il mestiere di tour operator con competenza e professionalità, sa che non esiste una vacanza perfetta per tutti. Motivo per cui VacanzaPromo adatta i propri pacchetti alle esigenze e ai gusti dei diversi viaggiatori, che si tratti di coppie in cerca di relax e benessere, di sportivi amanti della vita attiva, di gruppi di amici in cerca di divertimento o di famiglie numerose.

In particolare, VacanzaPromo propone due diverse formule: “Sport e Benessere” e “Free Spirit”, quest’ultima dedicata principalmente al pubblico dei giovani che vogliono trascorrere la vacanza estiva a Ibiza, Mykonos o Santorini.

Chi viaggia con la famiglia sa quanto possa essere difficile trovare un villaggio capace di accogliere i bambini, magari vicino ad un litorale sabbioso comodo per la balneazione, con piscina dedicata, miniclub e altre attività su misura. VacanzaPromo viene incontro alle esigenze dei genitori che vogliono trascorrere una vacanza rilassante e dinamica, ma che al contempo desiderano la serenità di poter lasciare i propri bambini a divertirsi negli spazi dedicati.

Proprio nei villaggi disponibili su VacanzaPromo i bambini potranno trascorrere delle giornate felici nei mini club e nelle aree giochi, stimolati dalle attività e dall’intrattenimento proposto dallo staff, competente e formato.

Con i viaggi di VacanzePromo chiunque può iniziare a pianificare il viaggio a lungo sognato. Per preventivi e informazioni rimandiamo alla pagina ufficiale: https://vacanzapromo.it/

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Il villaggio d’epoca italiano dove il tempo si è fermato

C’è un luogo, da qualche parte nel nord del nostro Paese, che non assomiglia a nulla di tutto ciò che abbiamo visto durante i nostri viaggi in Italia. Le case, gli edifici e persino le strade che si percorrono a piedi sembrano catapultarci in un’altra realtà che non ha niente a che fare, né per architettura né per atmosfera, con ii luoghi che abitiamo. Eppure ci troviamo proprio nello Stivale, e più precisamente alle porte di Torino.

Benvenuti nel villaggio Leumann

Il villaggio Leumann è un quartiere situato nel comune di Collegno, alle porte del capoluogo del Piemonte. Le sue origini risalgono negli anni a cavallo tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento quando l’imprenditore svizzero Napoleone Leumann scelse di costruire questo quartiere residenziale per i lavoratori del suo cotonificio.

Il progetto fu affidato all’ingegnere Pietro Fenoglio che costruì un quartiere operaio secondo i dettami dello stile liberty integrandolo perfettamente nell’area urbana circostante. Su una superficie di oltre 60000 metri quadrati vennero eretti più di 60 edifici dotati di oltre 100 alloggi.

Villaggio Leumann

Villaggio Leumann

La chiusura del cotonificio di Leumann negli anni ’70 dello scorso secolo, sembrava aver segnato per sempre il destino del villaggio, dato che veniva a mancare lo scopo per cui questo era stato creato. E invece gli immobili entrarono a far parte delle proprietà del comune di Collegno che si occupò di preservare la bellezza e la particolarità del quartiere.

Alcune case sono state riassegnate secondo le norme dell’edilizia residenziale pubblica mentre in altre sono rimasti gli ex operai, ai dirigenti e agli impiegati della fabbrica.

Un viaggio indietro nel tempo alle porte di Torino

La fermata dell’autobus Leumann, dove arriva la linea 33 e dove troviamo l’omonima stazione, suggerisce che il viaggio in un’altra epoca sta per cominciare. Il villaggio, oggi, risplende in tutto il suo splendore antico grazie ai numerosi lavori di restauro che si sono susseguiti nel tempo.

Chiesa di Santa Elisabetta, Villaggio Leumann

Chiesa di Santa Elisabetta, Villaggio Leumann

Una passeggiata all’interno del quartiere catapulta i viaggiatori indietro nel tempo, in un luogo meraviglioso che conserva la storia e la cultura di un secolo passato. Tutto qui è mantenuto a misura d’uomo, proprio come volle l’imprenditore ai tempi. Camminando tra le vie è possibile scorgere la stazione d’epoca Torino – Rivoli, la deliziosa Chiesa di Santa Elisabetta, emblema di uno stile eclettico e meraviglioso, e la vecchia scuola elementare frequentata dai figli degli ex operai.

Tantissimi, poi, gli edifici e le case in stile liberty che fanno da cornice a questa atmosfera magica e sospesa nel tempo. Molti sono anche i rimandi all’atmosfera degli incantati villaggi svizzeri, e quindi di Leumann, come le decorazioni delle finestre e i tagli dei tetti.

Vicino ad alcune strutture è possibile scorgere delle targhe che raccontano la loro storia. Non mancano poi le villette con i giardini e i negozi.

Per raccontare la grande bellezza di un luogo che è stato preservato per anni alla stregua di un tesoro prezioso, vengono organizzate tantissime iniziative culturali con l’obiettivo di promuovere il villaggio da fiaba e tramandare la sua storia, oggi e per sempre.

Chiesa di Santa Elisabetta, Villaggio Leumann

Villaggio Leumann

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Tornare bambini nella terra dei Puffi

Un rapido sguardo sui social network, piuttosto che alle guide di viaggio, ci suggerisce cosa fare e cosa vedere nella capitale del Belgio. A Bruxelles è obbligatorio fermarsi a la Grand Place, considerata una delle piazze più belle del mondo, nonché Patrimonio Mondiale dell’Unesco, per poi ammirare l’Hotel de la Ville, con San Michele che domina la città dall’alto.

Si va al Parco Heysel, per ammirare l’Atomium, il monumento d’acciaio costruito in occasione per l’Esposizione Internazionale del 1958. E poi, ancora, a passeggiare per le stradine e le viuzze dell’Ilot Sacrè, il quadrilatero nel cuore della città che ospita negozi, caffetterie, ristoranti e botteghe dolciarie. Per ultimo, non per importanza s’intende, ci si reca al Manneken pis, la fontana in bronzo che raffigura un bambino intento a fare pipì, diventata il simbolo della capitale belga.

C’è una cosa che però molti viaggiatori dimenticano quando visitano la città, o che ignorano, abbagliati dall’aspetto più serioso di quella capitale che è anche sede dell’Unione Europea e della NATO. Sì perché in realtà, Bruxelles, è un luogo estremamente divertente dove si può tornare bambini, insieme ai Puffi.

Bruxelles 1958: così nascono i Puffi

È una storia d’amore destinata a durare per l’eternità, quella tra la capitale del Belgio e i Puffi. Sì perché quelle piccole creature blu che hanno tenuto compagnia a diverse generazioni sono nate proprio qui. Era il 1958 quando Peyo, al secolo Pierre Culliford, creò le prime avventure di questi bizzarri e iconici personaggi. Insieme a loro anche il villaggio, la foresta magica, Gargamella e il suo malvagio Birba, tutti nati nello studio di Bruxelles di Peyo.

Per i lettori è stato amore a prima vista e da quel momento i Puffi non hanno mai più lasciato il posto che si sono conquistati e, anzi, sono diventati fumetti, cartoni animati e poi ancora film, pronti a intrattenere grandi e bambini. Oggi, i Puffi, sono anche i protagonisti dei passaporti belgi.

Sulle orme dei Puffi in città

La caccia ai Puffi, quindi, non può che iniziare proprio da Bruxelles. Non possiamo promettervi di avvistarli mentre camminano o si nascondono tra le strade, ma possiamo dirvi che ci sono alcuni luoghi dove la fantasia può raggiungere il loro villaggio.

A pochi metri dalla statua di Don Quijote e Sancho Panza, in Plaza de España, troviamo il negozio ufficiale dei Puffi dove gli appassionati troveranno una sorta di Eden dello shopping.

A Rue Marché aux Herbes, accanto alla Galleria Horta della Gare Centrale, è presente una statua dei Puffi che raggiunge un’altezza di 4,80 metri e il peso di una tonnellata. Si tratta di un Puffo collocandolo sopra un fungo. Impossibile non mettersi accanto a lui per scattare un selfie.

Sul soffitto del Carrefour de l’Europe, invece, un grande murale racconta una delle tante avventure dei Puffi. Fermatevi a guardarlo attentamente per individuare tutti i riferimenti alla capitale del Belgio.

Infine, situato in Rue des Sables/Zabelstraat 20, nel cuore della città troviamo la Casa del Fumetto all’interno del quale è possibile ammirare le tavole originali dei fumetti e la riproduzione della gabbia nella quale Gargamella ha imprigionato il primo Puffo.

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L’isola che non c’è esiste davvero ed è unica

L’isola che non c’è forse esiste davvero e bisogna spingersi fino in Canada per raggiungerla. È Sable Island, una lingua di sabbia a forma di mezzaluna lunga 42 km e non più larga di 1,3 km, situata al largo della costa della Nuova Scozia, nell’Oceano Atlantico. Un microcosmo davvero unico, che si è formato da grandi quantità di sabbia e ghiaia depositate sulla piattaforma continentale alla fine dell’ultima era glaciale, e che è stato modellato e rimodellato dai cambiamenti del livello del mare, dagli strati di ghiaccio, dai forti venti e dalle onde per almeno 10.000 anni.

L’isola è ben nota per la sua fiorente popolazione di cavalli selvaggi e per la sua fauna straordinaria. Da tempo, gli scienziati stanno lavorando insieme per capire come le forze straordinarie della natura influenzino i suoi continui cambiamenti.

La forza della natura sull’isola di Sable

Situata a quasi 300 chilometri da Halifax, in Nuova Scozia, Sable Island è avvolta ancora oggi dal mistero. Vi si accede principalmente tramite un aereo di linea regionale di pochi posti, oppure occasionalmente anche in elicottero. I forti venti e le correnti oceaniche continuano a modellarla da est a ovest, dando luogo a strati di sabbia o sedimenti ordinati.

La potenza della natura qui è una costante. Oltre a cercare di capire la spinta e l’attrazione dell’oceano, gli scienziati hanno la possibilità di osservare specie veramente uniche, come le oltre 400.000 foche grigie – la più grande colonia del pianeta – e una specie di ape endemica conosciuta solo sull’isola.

L’isola dei cavalli selvaggi

La storia dell’isola di Sable è a dir poco affascinante. Si crede che i mercanti portarono qui i cavalli nel 1700, tuttavia l’isola era troppo lontana per il commercio, così i mercanti si trasferirono, lasciando qui i loro cavalli. Oggi questi stupendi animali selvaggi, di cui si contano almeno 500 esemplari, beneficiano di misure protettive approvate sotto il mandato del primo ministro John Diefenbaker, che si è impegnato, a nome del governo federale, a non spostarli mai per non mettere in pericolo la razza, diventata dal 2008 l’emblema della Nuova Scozia.

L’isola è quasi interamente composta da sabbia, dune e bassa vegetazione. La forza esercitata dal vento e dalle onde ne cambia costantemente i contorni e, stando agli scienziati, in futuro l’aumento del livello del mare potrebbe contribuire a un più rapido mutamento di forma. Ma questa lingua sabbiosa del Canada, tra le isole più strane al mondo, è anche tristemente nota come il “Cimitero dell’Atlantico”.

Il triste destino di Sable Island

Con la fredda Corrente del Labrador da una parte e la più calda Corrente del Golfo dall’altra, Sable Island è avvolta da fitte nebbie che ne accrescono il fascino misterioso, ma che, unite alla violenza di vento e onde e ai banchi di sabbia che la sommergono, l’hanno trasformata in teatro di numerosi naufragi. Più di 300 se ne sarebbero verificati qui, il più recente dei quali ha visto protagonista un peschereccio che si è incagliato e si è spezzato nel 1999. Per fortuna, grazie ai progressi della tecnologia e della navigazione, i naufragi sono diventati estremamente rari in tutta l’isola.

Isola che non c'è esiste davvero unica

Sable Island, l’isola abitata dai cavalli selvaggi

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Acaya, un vero e proprio esempio di città fortificata

La splendida regione Puglia è principalmente presa d’assalto durante la bella stagione grazie alle sue spiagge paradisiache e al mare cristallino da cui è lambita. Ma questa meraviglia italiana cela anche imperdibili località di notevole rilevanza storica. Una di queste è Acaya, che si distingue per essere un vero e proprio esempio di città fortificata.

Acaya, la storia

Acaya è una frazione di circa 450 abitanti del comune di Vernole, in provincia di Lecce. In passato il borgo prendeva il nome di Segine, per poi essere cambiato per volere di Gian Giacomo dell’Acaya nel 1535, ovvero colui che si impegnò nella completa fortificazione del minuscolo paese, costruendovi la cinta muraria, il fossato, i bastioni e i baluardi.

Con la morte di quello che potremmo definire il suo padre fondatore, il feudo passò nel 1575 al Regio Fisco e successivamente, nel 1608, fu acquistato da Alessandro De Monti. Fu così che per Acaya iniziò un periodo di decadenza che degenerò dopo la devastazione ottomana del 1714.

Verso la fine del XVII secolo, il feudo fu liquidato ai De Monti-Sanfelice i quali, nello stesso anno, lo vendettero ai Vernazza. Essi furono gli ultimi feudatari fino all’eversione della feudalità nel 1806.

Perché Acaya è un vero esempio di città fortificata

Acaya colpisce sin da subito per la sua armonia e bellezza, ma oltre a questo vanta anche una particolare importanza storica. Il motivo è piuttosto semplice: attualmente è l’unico esempio di città fortificata del Meridione d’Italia uscita indenne dai secoli e dalle guerre. Il tutto mantenendo il suo affascinante aspetto seicentesco.

città fortificata salento

Un angolo di Acaya

Infatti, il borgo fortificato riflette gli schemi ideali della città-fortezza in quanto in essa si scorge l’impostazione delle opere difensive costituite dalla cinta bastionata con “fianchi ritirati”, ma anche la morfologia urbana dal rigido tracciato ortogonale, entrambi elementi fondamentali della nuova urbanistica. Le strade interne sono pianificate militarmente e non presentano la classica conformazione “a gomitolo” dei centri storici delle città italiane: sono inserite in un piano di strade dritte ben distanziate che si intersecano tra loro orizzontalmente e verticalmente.

Cosa vedere ad Acaya

Tante le cose da vedere ad Acaya, a partire dalla sua porta d’ingresso dedicata a Sant’Oronzo, un’imponente struttura realizzata nel 1535. È caratterizzata per essere a fornice unico e conserva ancora, all’interno degli stipiti, gli incassi litici del portone.

Suggestiva la sua facciata poiché arricchita dalla presenza di vari stemmi e lapidi (Acaya, Vernazza, De Monti) sormontati dalle insegne imperiali di Carlo V. Il fastigio della porta è scavalcato da una statua lapidea di Sant’Oronzo, protettore dell’antico borgo.

Imperdibile è il suo Castello che si mostra come la testimonianza tangibile di un potere feudale, intorno al quale si è sviluppata la storia di queste popolazioni. Risale al 1535-1536 ed è un edificio trapezoidale intorno ai cui lati Est e Sud vi sono gli ambienti a pianoterra. Inoltre, è collegato con la terraferma attraverso un unico ponte. Il Castello di Acaya è oggi sede di mostre archeologiche permanenti e di arte contemporanea.

castello acaya

Il Castello di Acaya

Bellissima anche la Chiesa Parrocchiale del borgo fortificato che risale al XVI secolo. La struttura è dedicata alla Madonna delle Neve ed è in stile neoclassico. L’interno, a tre navate separate da pilastri, possiede sei altari laterali. Fu riedificata quasi completamente intorno al 1865.

Davanti alla Chiesa non perdete l’occasione di ammirare la Torre Campanaria che fu ristrutturata da Gian Giacomo dell’Acaya.

Seppur di piccole dimensioni, merita una tappa anche la Cappella di San Paolo che fu costruita intorno alla metà del XVIII secolo. Essa presenta una facciata con un frontone triangolare interrotto nella zona centrale da una croce. L’interno è ad aula unica rettangolare e con un modesto altare.

Non si può di certo perdere il pittoresco Centro Storico a pianta regolare. Qui vi sono tre strade da Est a Ovest e sei strade che le tagliano da Nord a Sud. Un antico abitato che fu fortificato con l’assenso di Carlo V proprio per realizzare una struttura difensiva più distante dalla costa che riuscisse a rispondere in modo più adeguato agli attacchi dei turchi che in quegli anni sbarcavano in massa sulle coste pugliesi.

E poi la sua affascinante Cinta Muraria che sfoggia una forma rettangolare con tre baluardi. Sulla parte superiore delle mura vi era un camminamento di ronda per le guardie e tutte erano circondate da un fossato. Tre dei quattro angoli della fortificazione sono muniti di robusti bastioni. Nel quarto, posto a Sud-Ovest, svetta il maestoso Castello di Acaya.

acaya puglia

Le vie del Centro di Aacya

La Riserva Naturale Le Cesine

La splendida città fortificata di Acaya si trova a 5 km dal Mare Adriatico e dalla Riserva Naturale Statale Le Cesine. Essa è costituita da dune, un’area palustre, una pineta, la macchia e la zona coltivata. Presenti, inoltre, due stagni: Salapi e Pantano Grande, entrambi alimentati dalle piogge e separati dal mare da un cordone di dune sabbiose.

L’Oasi è gestita dal WWF e la sua superficie è fondamentalmente rappresentata da pineta a pino d’Aleppo e pino Domestico. La fauna, invece, è composta da anfibi, rettili e da numerose specie di uccelli che popolano i vari ambienti della Riserva nei diversi periodi dell’anno.

Il simbolo è il moriglione, un’anatra tuffatrice che popola i suoi stagni salmastri durante i mesi autunnali e invernali. Importante è anche la presenza della pianta lianosa detta Periploca Maggiore, specie a rischio di estinzione.

La Riserva può essere vista durante tutto l’anno, anche se bisogna prenotare in anticipo. Ciò vuol dire che prima di recarsi è opportuno verificare che ci sia possibilità di visitarla.

Insomma, Acaya è una vera e propria perla medievale che rappresenta anche un sogno utopico e un’idea perfettamente rinascimentale di Gian Giacomo dell’Acaya. Del resto lui fu in grado di creare una città ideale e armonica, in scala rispetto a centri più grandi, ma che comunicasse questo “disegno”. Basti pensare che proprio a lui si devono anche le Mura di Lecce, il Castello di Crotone, intitolato a Carlo V, la Fortezza di Amantea, in Calabria e la realizzazione finale di Castel Sant’Elmo a Napoli.

Acaya cosa vedere

Una splendida veduta di Acaya

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Scoprire le Marche a piedi: le escursioni più belle

Mare e montagna, svago e buona tavola: le Marche uniscono nel loro territorio innumerevoli occasioni per vivere una vacanza per tutti i gusti e le esigenze.

Gli amanti del trekking e della vita all’aria aperta hanno davvero l’imbarazzo della scelta: tra parchi regionali, incredibili formazioni rocciose e fragorose cascate, ecco alcune delle escursioni più belle per andare alla scoperta delle meraviglie della regione a piedi e zaino in spalla.

Il Parco Nazionale dei Monti Sibillini

Autentico spettacolo, il Parco Nazionale dei Monti Sibillini comprende il massiccio montuoso più elevato dell’Appennino umbro-marchigiano, oltre 70000 ettari di natura, antichi borghi, il Lago di Fiastra ed echi di leggende che affascinano ancora oggi.

Per vivere appieno la sua magia, tra i numerosi percorsi da provare, spicca quello del Sentiero dei Mulini, passeggiata adatta a tutti di quattro chilometri con partenza da Balzo di Montegallo e arrivo a Interprete e Colle passando per Castro, immersi in un paesaggio di vero incanto.

Oppure, nel comune di Sarnano, altra meta suggestiva è l’Eremo di Soffiano, risalente al XII secolo, ricavato all’interno di una nicchia di roccia. Dal Convento di San Liberato, dopo 500 metri, ecco la strada sterrata che si immette nel cuore della natura.

Le Lame Rosse

Il Gran Canyon delle Marche, in provincia di Macerata, dona un’emozione difficile da descrivere: da una sponda del Lago di Fiastra, ecco il sentiero sterrato che attraversa una lecceta e, dopo sette chilometri di cammino e un dislivello di 200 metri, giunge al cospetto delle Lame Rosse, opera d’arte della natura.

Le singolari formazioni rocciose disegnano un paesaggio lunare, tra torri e pinnacoli di argilla e ghiaia, un panorama unico nel suo genere.

escursioni marche

La magia delle Lame Rosse

La Riserva Naturale Abbadia di Fiastra

Da un perdere, nel maceratese, la Riserva Naturale di Abbadia di Fiastra, nata per tutelate le terre appartenute ai monaci cistercensi e da loro lavorate per secoli in felice armonia tra uomo e natura.

Qui si staglia la monumentale Abbazia di Chiaravalle di Fiastra, tuttora abitata dai monaci e permeata da una suggestiva atmosfera di pace e relax.

Lungo il fiume Fiastra è poi possibile percorrere facili itinerari di breve durata per ammirare l’antica selva, in passato riserva di caccia della famiglia Giustiniani Bandini.

La Riserva mette inoltre a disposizione dei visitatori l’Ufficio Informazioni e Centro Visite, il Museo del Vino, il Museo Archeologico e il Museo della Civiltà Contadina.

Abbazia di Chiaravalle di Fiastra

Abbazia di Chiaravalle di Fiastra

Le cascate della Prata e della Volpara

In provincia di Ascoli Piceno, nel territorio del piccolo borgo di Umito, frazione di Acquasanta Terme, l’escursione più bella accompagna, attraverso un sentiero ben segnalato tra maestosi castagni, al cospetto di due fiabesche cascate: la prima che si incontra è quella della Prata.

Proseguendo poi il cammino all’ombra dei faggi, tra ruscelli, piccole cascatelle e un’antica grotta, si apre lo spettacolo della più grande Cascata della Volpara che si getta da un’altezza di 2073 metri: indimenticabile.

Le Marmitte dei Giganti

Lo spettacolo della natura continua con le emozionanti Marmitte dei Giganti nel territorio di San Lazzaro, alle porte di Fossombrone (Pesaro-Urbino): sono incantevoli gole create, nel corso dei secoli, dallo scorrere, allora impetuoso, del fiume Metauro.

In migliaia di anni, il paziente lavoro dell’acqua ha sagomato le pareti di calcare bianco che, oggi, raggiungono i 30 metri di altezza: punto panoramico straordinario per lasciarsi stupire dal “canyon del Metauro” è il Ponte dei Saltelli.

marmitte giganti

Le Marmitte dei Giganti

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Nuotare in un ghiacciaio e non solo: avventure sotto zero da vivere adesso

Quando l’inverno arriva la natura scende in campo per allestire il suo spettacolo più bello. Le strade e i quartieri delle città che conosciamo e che amiamo sono avvolte dal candido abbraccio della neve, festival di sculture di ghiaccio e concerti sotto zero intrattengono le nostre giornate e diventano gli inediti protagonisti delle nostre gelide avventure. Così, la stagione invernale, ci sorprende anno dopo anno.

E se è vero che è comune il desiderio di ritirarsi tra le mura domestiche, per ammirare dal caldo il panorama circostante, è vero anche che sono tante le straordinarie le esperienze che i viaggiatori più temerari possono vivere. Basta solo uscire di casa e lasciarsi ispirare dalle avventure da brivido.

Bagni nel ghiaccio e non solo: destinazione Alpi

Gli amanti della montagna conoscono bene il luogo dove la più bella magia dell’inverno si manifesta. E non lo fa solo attraverso i paesaggi straordinariamente suggestivi, ma anche attraverso le esperienza da vivere e da condividere. Bagni ghiacciati e nuotate nei fiumi sotterranei e poi ancora discese sulle piste innevate e piroette leggiadre sul ghiaccio, queste sono solo alcune delle avventure sotto zero che possiamo vivere senza allontanarci poi troppo.

Le acque ghiacciate di Hintertux

Nel Tirolo austriaco, e più precisamente a Zillertal esiste un luogo di incantevole bellezza aperto a tutti i viaggiatori temerari. Stiamo parlando del lago glaciale naturale di Hintertux, già meta prediletta degli appassionati di nuoto. Qui, infatti, è possibile immergersi nelle acque gelate con temperature sotto zero. Basta solo godere di ottima salute e avere un pizzico di follia.

Non è l’unica esperienza che si può vivere nel medesimo luogo, però. Dopo il bagno, infatti, è possibile attraversare il ventre del ghiacciaio grazie alle grotte situate a una profondità di 30 metri. Si possono percorrere  seduti a bordo di un canotto oppure su uno Stand Up Paddle, per gli appassionati. E chi ha ancora non ne ha abbastanza del freddo può scegliere di nuotare nel fiume ghiacciato e lasciarsi suggestionare dalle stalattiti, le cascate ghiacciate e quel bianco e quei giochi di luce e ombre che si riflettono nell’acqua.

Hintertuxer, Palazzo di ghiaccio

Hintertuxer, Palazzo di ghiaccio

Il pattinaggio con vista sul ghiaccio (e non solo)

Le esperienze sotto zero continuano sui laghi tirolesi incastonati tra le montagne innevate. Il Piburger See in Ötztal, già conosciuto per essere il lago più scenografico del territorio, in inverno si trasforma in una naturale pista di pattinaggio sul ghiaccio. L’Haldensee, invece,  è l’unico lago di tutto il Tirolo che consente anche di essere attraversato con gli sci di fondo.

Ed è sempre sui laghi ghiacciati che consigliamo di restare quando soffia il vento, perché è proprio in questi momenti che è possibile dilettarsi con lo snowkite. Gli aquilani trainano esperti e principianti lungo pianure e piccoli pendii di neve.

E se non siete ancora stanchi e avete bisogno di emozioni ancora più adrenaliniche, non vi resta che raggiungere la valle Kaunertal per l’arrampicata sul ghiaccio. Le cascate maestose e possenti che scendono dai ghiacciai nelle valli del Tirolo, in inverno si congelano creando delle incredibili e spettacolari pareti con tanto di colonne e coni ai quali aggrapparsi.

Un altro hotspot molto popolare per l’arrampicata sul ghiaccio è la valle Sellraintal, nei pressi di Innsbruck. Oltre alla suggestiva e frequentata cascata Bafflfall di 110 m, troviamo anche il Seigesbackfall che, con i suoi 30 metri, è sicuramente più adatto ai principianti.

Arrampicata sul ghiaccio, Osttirol

Arrampicata sul ghiaccio, Osttirol