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Viaggi sostenibili, come farli spendendo poco

Viaggiare in modo sostenibile, nel rispetto dell’ambiente e delle popolazioni delle destinazioni verso cui si è diretti, è diventata un’esigenza sempre più condivisa. Ma è possibile farlo con un budget limitato? La risposta è sì, e questo e non deve necessariamente comportare pernottamenti in tenda, autostop o il rischio di essere mangiati vivi dalle zanzare. Ecco alcuni consigli su come diventare turisti ‘eco-friendly’ senza dover spendere una fortuna.

Scegliere di spostarsi in modo sostenibile

In termini di impatto ambientale, il treno è di sicuro l’opzione più sostenibile rispetto a un viaggio in aereo o in macchina, ed è inoltre più economico rispetto al noleggio di un’auto, anche per famiglie o gruppi di amici, grazie alle offerte proposte da alcune compagnie ferroviarie. Non è, infatti, un segreto che più voliamo più immettiamo anidride carbonica nell’atmosfera.

Tuttavia, alcune compagnie aeree – tra cui la low cost easyJet – si stanno impegnando per compensare le loro emissioni nocive con azioni a favore del clima, supportando progetti che contrastano la deforestazione, promuovendo la piantumazione di alberi o la produzione di energia rinnovabile. Ryanair, ad esempio, ha invitato i propri clienti a raddoppiare il loro contributo volontario di compensazione delle emissioni di CO2 da 1 a 2 euro.

Partire leggeri e restare più a lungo

Sapevate che più pesante è il bagaglio, più carburante è necessario per far volare l’aereo? Anche qualcosa come un computer portatile, moltiplicato per il numero di passeggeri, influisce sul peso totale del velivolo. Pertanto, una delle cose migliori che si possono fare per ridurre le emissioni di anidride carbonica è quella di mettere in valigia il minimo indispensabile. Senza contare che, con un bagaglio più leggero, si può viaggiare con più facilità a bordo dei mezzi pubblici, di sicuro più ecologici e meno dispendiosi di una corsa in taxi, specialmente se si è da soli e non si possono dividere le spese.

Un altro modo di viaggiare in maniera sostenibile spendendo poco è quello di rimanere il più a lungo possibile nella destinazione prescelta. Una vacanza prolungata, rispetto a una visita mordi e fuggi, contribuisce a ridurre l’impatto ambientale e fa anche risparmiare, considerando che molti hotel o servizi di noleggio offrono spesso sconti e tariffe convenienti a chi si ferma più a lungo. Inoltre, si avrebbe l’occasione di scoprire gemme nascoste che possono sfuggire a una sosta fugace, e venire a contatto con la gente del posto e le sue tradizioni.

Optare per i viaggi di prossimità

Una delle opzioni migliori per viaggiare in modo sostenibile senza gravare troppo sulle nostre tasche è quello di scegliere una destinazione del nostro Belpaese, ricco di mete affascinanti, città d’arte e borghi inesplorati che vale la pena scoprire. In Italia, sono tante le destinazioni che stanno aprendo nuovi itinerari e sperimentando forme di turismo sostenibile. Ad esempio, la Sardegna, che ha finanziato progetti volti a far conoscere l’anima più autentica del territorio a passo lento, tra percorsi che svelano interessanti siti archeologici e parchi, monumenti, chiese e un patrimonio che va raccontato e protetto.

C’è poi l’alternativa più green ed economica di tutte, ossia quella di viaggiare in bicicletta o a piedi. E anche in questo caso, nel nostro Paese si è accontentati da Nord a Sud, tra Cammini di incredibile bellezza e percorsi cicloturistici memorabili. Il turismo di prossimità resta, ad ogni modo, in pole position, e sono tantissimi i viaggiatori che nel 2022 continueranno ad andare alla scoperta delle bellezze tutte italiane. Una scelta che fa bene sia alla salute dell’ambiente che a quella delle nostre finanze.

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Manchester, dove la propria casa non è mai troppo lontana

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Con più di 200 lingue diverse, Manchester è una vera perla multiculturale della Gran Bretagna.

Non a caso, questa metropoli continuamente in fermento è annoverata fra le migliori città studentesche internazionali del mondo, accogliendo ogni anno oltre 40.000 studenti provenienti da ben 160 Paesi diversi.

Questo angolo d’Inghilterra, situato nella regione sud-orientale del Lancashire, è il luogo in cui la propria casa non è mai troppo lontana!

Nel corso dei secoli in moltissimi hanno scelto Manchester come “casa”. Questo ha permesso la nascita di vere e proprie comunità.
Ne sono esempi quella ebraica di Greater Manchester e quella cinese, le più grandi al di fuori di Londra.

La Chinatown di Manchester è gettonatissima per gli innumerevoli ristoranti e supermercati asiatici e per i tanti eventi che propone, fra sapori vivaci ed esplosioni di colori.
Punto iconico di questo quartiere è senza dubbio il paifang, l’arco situato su Faulkner Street e sotto il quale passa il traffico cittadino; pensate, è stato appositamente costruito in Cina e spedito in 3 container!

Degna di nota è anche Rusholme, area interna di Manchester famosa per il “Curry Mile”, una via illuminata dalle luci a neon e piena zeppa di ristoranti indiani.

La cucina infatti è una delle espressioni dell’anima multietnica di Manchester.
In città si trovano piatti vegetariani, specialità halal, kosher… pietanze di ogni dove, per il piacere del palato e, perché no, anche del portafoglio! Ce n’è per tutti i gusti e per tutte le tasche.

Se amate le steakhouse, non potete non fare tappa da Hawksmoor.
Situato in un vecchio tribunale d’epoca vittoriana, serve le migliori bistecche di Manchester. Un paradiso per il palato e per gli occhi: l’interno del locale è fedele all’edificio di allora; oltre al parquet originale, è impreziosito da mattoni smaltati di vero gusto.
Qui non solo T-bone e costolette: non mancate di assaggiare le capesante con burro e aglio, le acciughe olandesi e la rana pescatrice grigliata sul carbone.

Da buoni italiani non potete fare a meno della pizza? Affrettatevi allora a prenotare un tavolo da Rudy’s Pizza. E’ considerata fra le migliori pizzerie del mondo, non a caso le code all’ingresso sono all’ordine del giorno; a quanto pare, tutto merito dell’impasto fatto da Rudy con ben 24 ore di lievitazione.
Questo angolo d’Italia è tappa imperdibile per i cultori della pizza napoletana, morbida, col cornicione e piena di condimenti gustosi!
A proposito di Italia… evento da non perdere nel mese di giugno è la Processione in onore della Madonna del Rosario che vede sfilare dal quartiere di Ancoats al municipio cittadino la comunità dei nostri connazionali che vivono a Manchester.

A Manchester, da Napoli e Bangkok il passo è davvero breve: il District, ristorante dal design iper-stilizzato ricavato in una vecchia edicola, propone un menù nouveau-asiatico, con piatti preparati dal famoso chef Ben Humphreys.

‎‎Davvero suggestivo, all’interno, è il cocktail bar, dove sorseggiare drink dai nomi curiosi accompagnati da cubetti di ghiaccio con impresso sopra il logo del Distretto.

Concludiamo l’excursus nella proposta gastronomica di Manchester con El Gato, esclusivo ristorante fusion d’ispirazione spagnola situato a due minuti dal centro città.

Questo locale occupa un intero edificio di tre piani, dove lo chef Simon Shaw, originario dello Yorkshire, serve il meglio della cucina e del vino spagnoli. Sappiate che è quasi impossibile avere un tavolo all’ultimo, se siete interessati a cenare qui affrettatevi a prenotare!

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Hunan, la Provincia delle voci segrete delle donne

Hunan è un’affascinante Provincia montuosa nella Cina Meridionale, famosa principalmente per essere il luogo di nascita del leader comunista Mao Zedong. Ma la verità è che da queste parti, tra pendii rocciosi e incantevoli villaggi fluviali rurali, è venuto al mondo il Nü shu (o Nüshu), l’unico sistema di scrittura creato e utilizzato esclusivamente dalle donne.

Nü shu, la storia

Il Nü shu è un linguaggio che sboccia nella Cina del secolo XVII, periodo in cui la figura della donna era ancora più sottomessa e denigrata rispetto alla situazione attuale. La corretta traduzione è “scrittura delle donne“, basti pensare che è stato ideato in modo tale da essere compreso e diffuso esclusivamente tra le persone di sesso femminile.

Il motivo per cui queste persone coraggiose decisero di inventare una nuova lingua non è affatto da sottovalutare: dopo la conquista da parte della Cina della Provincia dello Hunan, le donne della popolazione Yao videro un totale cambiamento di assetto della loro società che da “Matriarcale” diventò “Patriarcale”, e quindi regolata dalle norme maschili del diritto paterno.

Una condizione che le costrinse a cambiare abitudini sociali compreso il loro linguaggio, facendo una rivisitazione completa del dialetto che si utilizzava in quella zona. Di questo mutarono i caratteri fondamentali per la comprensione, a tal punto che gli uomini dell’epoca non erano assolutamente a conoscenza di tale ingegnoso sistema, ideato proprio dal genere che essi ritenevano “inferiore”.

Obbligate, quindi, a rinunciare a tutto compresa la loro personalità, queste donne vedevano nella loro lingua segreta uno dei loro pochi sfoghi. Donne che per lo più erano analfabete, e tra le altre cose spesso sottoposte alla violenta fasciatura dei piedi.

Nel corso del tempo, questa lingua venne utilizzata in testi di svariato genere, oltre che nei ricami. Infatti, erano solite cucire e ricamare senza destare alcun tipo di sospetto o attenzione da parte degli uomini. Tutto ciò permetteva loro di poter lasciare una testimonianza della vita che vivevano ad altre donne come loro, oppure semplicemente a chi avrebbe voluto interessarsene e capirne di più.

Quando il Nü shu fu scoperto per la prima volta, in molti pensarono che si trattasse di un linguaggio usato per dissacrare una società di tipo patriarcale. Nei fatti si scoprì che non era così: molti scritti riguardavano il matrimonio, il dolore per la separazione dalla famiglia di origine o lodi della futura sposa da leggere durante le complicate cerimonie nuziali che si tenevano all’epoca.

Fino agli anni che vanno dal 1966 e il ’76, ovvero durante la rivoluzione culturale cinese, questa pratica fu trasmessa di generazione in generazione. Da quel momento in poi, il Nü shu venne considerato un pericoloso linguaggio criptato, analizzato da molti esperti accademici ma senza successo.

Al giorno d’oggi, le persone che conoscevano questa scrittura segreta sono venute tutte a mancare e la sua sopravvivenza è principalmente nelle mani di quei pochi studiosi che l’hanno appresa dalle anziane abitanti della zona. Tuttavia, questa lingua sembra voler vivere una sorta di rinascita e in particolare a Puwei, un villaggio circondato dal fiume Xiao e accessibile solo tramite un piccolo ponte sospeso.

La rinascita del Nü shu

Stando a quanto dichiarato alla BBC da alcuni abitanti di Puwei, un tempo il Nü shu era ampiamente parlato nella zona di Hunan. Dopo che gli esperti trovarono tre scrittori di Nüshu nel villaggio negli anni ’80, Puwei è diventato il punto focale per la ricerca su questo sistema di scrittura.

Nel 2006 è stato inserito nell’elenco del patrimonio culturale immateriale nazionale dal Consiglio di Stato cinese e un anno dopo è stato costruito un museo sull’isola di Puwei che ospita un’aula scolastica e sale espositive. Video, dipinti e mostre culturali adornano le pareti, mentre i corsi di ricamo e calligrafia offrono opportunità pratiche di connessione culturale. È stato, inoltre, recentemente ampliato e ospita un festival annuale con poesie e canzoni eseguite in Nü shu.

Cosa vedere nella provincia di Hunan

Hunan significa letteralmente “a sud del lago”, non a caso la Provincia si sviluppa a sud del Lago Dongting, il secondo lago d’acqua dolce più grande della Cina. Da queste parti, piccoli paesi dall’architettura tradizionale si trovano incastonati in catene montuose color smeraldo, e tutti abbracciati da una leggera nebbia.

Da non perdere è certamente la zona paesaggistica di Wulingyuan-Zhangjiajie. Patrimonio Mondiale dell’UNESCO dal 1992, è nota per essere il luogo che ha ispirato il regista James Cameron per la creazione dei personaggi di “Avatar”. Un parco a dir poco straordinario e diviso in 3 aree: le montagne fluttuanti Hallelujah di “Avatar” nella zona di Yuanjiajie, il monte Tianzi, la riserva naturale della valle Suoxi e Yangjiajie. All’interno del parco, inoltre, si trova l’ascensore esterno in vetro più alto del mondo che permette di raggiungere la parte più elevata di Yuanjiajie.

Svetta, tra l’altro, anche il monte Tianmen, conosciuto come la “Porta del Paradiso”. Per salirvi basta prendere la funivia più lunga del globo che parte dalla stazione ferroviaria e sorvola la fitta vegetazione della foresta ai piedi della montagna per oltre 7 km. Se invece volete recarvici a piedi, vi basta percorrere la tortuosa e incantevole strada delle “99 curve” e salire i 999 gradini fino alla cima.

strada "99 curve" cina

La strade delle “99 curve”

Per una scarica di adrenalina ancora maggiore, potreste attraversare uno dei ponti di vetro più lunghi e alti del mondo e camminare sospesi nel vuoto sopra al Grand Canyon di Zhangjiajie. Uno spettacolo della natura che si trova a circa 60 km dal centro di Zhangjiajie, a nord-est del Parco Forestale Nazionale.

Bellissima anche Fenghuang, una piccola città ad ovest della Provincia dello Hunan risalente a più di 1.300 anni fa. Visitarla è come fare un tuffo nell’epoca imperiale cinese. Attraversata del fiume Tuo, è possibile ammirare ancora lavandaie e pescatori, ma anche una fitta serie di case che impreziosiscono uno scenario costituito da ponti, giardini, pagode e torri.

Infine, ma non per importanza perché questa zona della Cina nasconde meraviglie in ogni angolo, non potete di certo perdervi il Lago Dongting che copre generalmente una superficie di 2820 km². In estate, quando i suoi immissari riversano le loro acque di piena nel lago, la sua superficie può ingrandirsi fino a raggiungere i 20000 km². Del resto, questo è uno degli scenari più visitati e decantati dalla poesia e dalle arti tradizionali cinesi. Una zona, quindi, da non perdere assolutamente, sia per il suo fascino naturale che per la sua particolare storia legata a Mao Zedong ma anche alle donne.

provincia di hunan donne

Le meraviglie della Provincia di Hunan

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Esplorare l’anima selvaggia della Sardegna a bordo di un treno

Sono le esperienze, quelle più autentiche e straordinarie, che ci muovono verso quelle destinazioni che già conosciamo o che da tempo sono in cima alle nostre travel wish list. Lasciare da parte i sentieri più battuti del turismo, quelli che passano tra i monumenti iconici e le attrazioni turistiche più conosciute, è ormai una consuetudine per i viaggiatori che sono alla ricerca di avventure che inebriano i sensi, che incantano la vista e che riscaldano il cuore.

Le esperienze, come abbiamo già anticipato, sono al centro di tutto. È da queste che si costruisce il viaggio straordinario verso le meraviglie del mondo. E tra queste non può mancare quello che ci conduce direttamente nelle viscere della Sardegna più autentica e selvaggia, a bordo di un treno.

Non un treno qualunque, intendiamoci, ma quello che prende in prestito i colori dalla natura che attraversa. Il Trenino Verde, infatti, si immerge negli incontaminati paesaggi sardi, percorrendo in lungo e in largo strade che squarciano il territorio, dall’entroterra alla costa, per scoprire e riscoprire la grande bellezza.

A bordo del Trenino Verde

Il Trenino Verde, probabilmente, non ha bisogno di presentazioni perché la sua presenza in terra sarda è trattata alla stregua di un monumento di immenso valore. E in effetti lo è davvero, con la sua storia centenaria, con i suoi record ferroviari, con i suoi itinerari che lasciano ogni volta senza fiato.

Un’esperienza che ogni viaggiatore dovrebbe fare almeno una volta nella vita, ma anche due, o cinque per seguire tutte le rotte che si snodano all’interno dell’anima più autentica della regione di Sardegna, tra la costa e il mare.

La ferrovia del Trenino Verde è la testimonianza di un lavoro antico e fruttuoso condotto per mettere in mostra l’infinita bellezza del territorio. Si tratta della più lunga rete ferroviaria turistica di tutta Europa con i suoi 438 chilometri che creano ben 5 itinerari diversi.

Attivo da oltre un secolo, il Trenino Verde offre agli ospiti a bordo un viaggio nel viaggio che passa tra le rigogliose foreste, tra gli immensi uliveti che si perdono a vista d’occhio. Che attraversa ponti e costruzioni architettoniche, che passa leggiadro su distese pianeggianti fino ad inerpicarsi sulle alture quasi a fatica, come se volesse raggiungere il sole che fa brillare il territorio circostante.

Un viaggio lento nel cuore della Sardegna

È un viaggio lento quello a bordo dei vagoni del Trenino Verde, ma emozionante, suggestivo e magico. Ogni chilometro percorso racconta una storia, ogni paesaggio lascia senza fiato. È come stare nel salotto di casa, mentre fuori il mondo si mette in movimento per far vedere le sue meraviglie.

E sono tante, le bellezze che appaiono agli occhi di chi guarda dal finestrino del Trenino Verde. Ci sono le rive del lago San Sebastiano e le lussureggianti colline di Isli seguite dalle campagne di Nurallao. E poi ci sono i borghi, quello di Mandas e quello di Laconi, e ancora quelli di Orroli, Nurri, Villanova Tulo che caratterizzano la linea che va da Mandas a Sadali. I paesaggi sono modellati dai venti, dal sole e delle stagioni e sono sempre straordinari.

Al viaggiatore è data la possibilità di scegliere l’intensità dell’avventura. Ci sono i viaggi brevi ed estremamente spensierati ( Bosa-Nigolosu Express) adatti a grandi e bambini, e quelli un po’ più lunghi che attraversano i territori più aspri della regione (Mandas-Laconi; Laconi-Mandas; Bosa-Macomer). E poi ci sono quelli impegnativi, durante i quali ci si ritrova seduti per ore sui sedili di un secolo fa, in vagoni che non hanno l’aria condizionata, ma che attraversano un paesaggio estremamente primordiale che ci fa innamorare (Mandas-Seui; Arbatax-Gairo; Palau-Tempio). Pronti a partire?

treno verde sardegna

Treno verde, Sardegna

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Edimburgo, la città dei Festival

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Edimburgo, meravigliosa capitale della Scozia, è una città affascinante e imperdibile, dove la storia che si respira fra i vicoli acciottolati della Old Town e le costruzioni georgiane della parte nuova incontra la modernità di un centro europeo vivace e multietnico.

Sto per accompagnarvi alla scoperta della ricca proposta culturale della città, scandita non solo dal ritmo delle tradizionali cornamuse.

Pensate, ad attendervi ogni anno ci sono 11 grandi festival, di cui ben 5 in agosto.

Allora… mettetevi comodi e partite con me alla volta di: Edimburgo, la città dei Festival.

Non possiamo non cominciare questo viaggio assieme dall’Edinburgh Festival, che si svolge da giugno ad agosto.

Se siete interessati ai vari eventi della rassegna, il consiglio è quello di prenotare alberghi o ristoranti in anticipo: la città è letteralmente presa d’assalto durante il festival, che si compone di 7 imperdibili appuntamenti, fra cui il Military Tattoo, il Fringe Festival e l’International Film Festival.

Il Military Tattoo è il più grande spettacolo al mondo di bande musicali e parate militari; un evento atteso ogni estate sul piazzale davanti al Castello di Edimburgo e da vedere almeno una volta nella vita.

Più di 1000 artisti – fra musicisti, suonatori di cornamusa, percussionisti di tamburi, ballerini e cantanti -, tutti riuniti in uno show straordinario.

Non mancate di ammirare le esibizioni dei Massed Pipes and Drums e della Massed Military Bands: uscendo dal portone del castello, intonano con le cornamuse tipiche melodie di battaglia dei reggimenti scozzesi; uno spettacolo emozionante, chiuso ogni sera dai fuochi d’artificio e dal pubblico che canta all’unisono la canzone della tradizione scozzese “Auld Lang Syne”.

L’Edinburgh Fringe Festival è il più grande raduno mondiale di artisti: ogni anno propone 15.000 esibizioni, con 700 compagnie e 12.000 partecipanti… 1500 spettacoli al giorno, 24 ore su 24, in 200 spazi differenti della città…

Caratteristica del Fringe Festival è che la maggior parte degli spettacoli avviene per strada, un’occasione unica per scoprire e vivere da vicino le bellezze della capitale della Scozia.

Altra caratteristica è la totale assenza di direzione artistica: il Festival offre a chiunque la possibilità di esibirsi e di proporre il proprio estro artistico, dalla satira ai testi classici, al musical.

Altro appuntamento imperdibile dell’Edinburgh Festival è l’International Film Festival, famoso per un primato: quello di trasmettere più pellicole al mondo senza alcuna interruzione.
Storicamente, si tratta del terzo festival cinematografico nato in Europa, dopo quello di Cannes e quello di Venezia.

La prima edizione risale al 1947; all’inizio proiettava esclusivamente documentari, oggi invece propone film internazionali, lungometraggi di animazione, video musicali e cortometraggi.

Ma non solo Edinburgh Festival: da non perdere a Edimburgo è l’Hogmanay, il Capodanno della capitale: 3 giorni di festa, dal 30 dicembre al 1° gennaio, che animano le vie della città, con appuntamenti musicali adatti a tutta la famiglia.
Si inizia il 30 dicembre quando la Processione delle Torce infiamma il centro storico con un suggestivo fiume di fuoco.

La giornata clou del festival è ovviamente quella del 31: scatenatevi sotto al grande palco, davanti al castello di Edimburgo, al ritmo delle esibizioni live di cantanti e DJ di fama internazionale.

Ma non è tutto: nell’attesa della mezzanotte, perdetevi nelle tante piazze della città fra spettacoli performativi e concerti di vario genere. Ce n’è davvero per tutti i gusti!

Se poi non ne avete abbastanza… il 1° gennaio l’appuntamento è con il Loony Dook, tuffo di rito nelle acque gelide del fiume Forth, a South Queensferry, appena fuori Edimburgo; non prima, però, di aver fatto una capatina sulla High Street alla Dookers Parade, parata che chiude i festeggiamenti.

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Tra altalene panoramiche e fioriture di montagna: la meravigliosa primavera del Ticino

La primavera è il momento perfetto per organizzare nuovi viaggi alla scoperta del mondo che abitiamo. Mentre la natura si prepara alla sua straordinaria rinascita, infatti, possiamo posare lo sguardo sulla grande bellezza e da questa prendere le più grandi ispirazioni così come hanno fatto artisti, pittori e poeti prima di noi.

E di luoghi da visitare si riempie la nostra lista, alla quale sembra doveroso aggiungere anche il cantone del sud della Svizzera. Si perché in Ticino la primavera si prepara a inebriare con profumi e colori incantati cittadini e viaggiatori. Il sole splende in alto in cielo prima di quanto si può immaginare e rinvigorisce la natura che, già forte di nuove energie, è pronta a al risveglio dei sensi.

È questo il momento per volare direttamente tra le altalene panoramiche e le fioriture di montagna, per perdersi e immergersi nella meravigliosa primavera del Ticino. Pronti a partire?

Parco San Grato

Parco San Grato

Tra giardini fioriti e profumi inebrianti

Quando il sole diventa assoluto protagonista delle giornate di primavera, il Lago Maggiore orlato di palme brilla di una luce nuova, straordinariamente accecante. La neve, che avvolgeva con il suo candido manto le cime delle montagne è ormai solo un ricordo, ha lasciato spazio ai colori dei fiori che sbocciano ed emozionano.

Il parco botanico del Gambarogno, al quale fa da sfondo il meraviglioso panorama del Lago Maggiore, è un tripudio di colori dato dalle tanto attese fioriture. Sui 20000 metri quadrati del giardino botanico si snodato quasi mille varietà di camelie e 800 diversi tipi di magnolie, azalee, peonie e rododendri che da metà marzo a metà danno vita a uno spettacolo unico.

Anche a Locarno è tempo di fioriture, sono le camelie, qui a diventare magiche visioni durante lunghe passeggiate illuminate dalla luce del sole. Su una superficie che si snoda per oltre 10000 metri quadrati troviamo migliaio di varietà di camelie che incantano e stupiscono durante il periodo della loro massima fioritura.

Parco delle Camelie

Parco delle Camelie

La primavera mette in scena un altro spettacolo suggestivo sul Parco San Grato, affacciato sul suggestivo Lago di Lugano. È qui che è preservata una collezione di immensa bellezza di fiori di ogni genere tra i quali le azalee, i rododendri e le conifere. Visitare il giardino permette anche di vivere un’esperienza straordinaria, quella di osservare il panorama circostante seduti sull’altalena gigante del progetto Swing the World. Un’avventura, questa, che lascia tutti col fiato sospeso.

Shinrin-yoku: le immersioni nel bosco

La primavera, si sa, ci spinge a ritrovare quel contatto con la natura in rinascita. È questo il periodo ideale per il trekking, le escursioni, per perdersi e immergersi nella natura più autentica per connettersi ad essa in maniera primordiale. È da questa consapevolezza che, negli ultimi anni, si è andato diffondendosi il Shinrin-yoku, meglio conosciuto come bagno nella foresta.

E il Ticino, in questo senso, è ricco di luoghi da da esplorare. Tra i più suggestivi troviamo i boschi della Valle Onsernone, considerata dai cittadini e i viaggiatori la valle più selvaggia dell’intera regione. Si sale e si scende dalle vette altissime, ci si ferma tra i fiumi e i flussi delle acque cristalline e limpide che si snodano tra i fitti boschi animati da flora e fauna, attraversando costruzioni rustiche e incontrando sorci suggestivi. Poi via lungo i villaggi e i paesi suggestivi che si incastonano perfettamente nel paesaggio suggestivo e naturale offerto dalla primavera in Ticino.

Valle Onsernone

Valle Onsernone

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Nella neve fresca della Val Venosta, tre luoghi fuori dal tempo

C’è una valle tranquilla, che confina da un lato con l’Austria e da un altro con la Svizzera. È la Val Venosta, un piccolo paradiso delle vacanze, lontano dalle folle di turisti, che, strano a dirsi, regala ancora scorci incontaminati.

Qui, dove nasce il fiume Adige, al Passo di Resia, e dove svettano picchi che sfiorano le nuvole, come l’Ortles, la montagna più alta, 3.906 metri, si dipanano piccole vallate laterali incantevoli, ideali per chi è alla ricerca di una vacanza attiva, ma anche slow. Ce n’è per tutti i gusti.

Ed è in tre delle sue valli che vogliamo portarvi, per farvi scoprire il lato incontaminato e incredibilmente affascinante dei paesaggi che regalano. Valli da scoprire a passo lento, un po’ fuori dal tempo, ciaspolando tra la neve fresca, dove si scorgono ancora intatte le impronte degli animali che sono passati poco prima, attraversando boschi di pini e larici e incontrando piccole malghe dai tetti innevati dove d’estate viene riposto il fieno che servirà per tutto l’inverno.

Valli da attraversare anche velocemente, inforcando gli sci, risalendo fino in cima con le funivie o seggiovie (dove ci sono) oppure a piedi, scivolando sulla neve non battuta. O ancora, da percorrere con lo slittino o la moto da neve.

La selvaggia Vallelunga

Cappella, un villaggio nella parte posteriore della Vallelunga, una valle laterale e ancora poco conosciuta della Val Venosta, è il punto di partenza di una bellissima escursione nella neve da fare a piedi, con le scarpe da trekking o, meglio ancora, i ramponcini da ghiaccio, che rendono il passo più stabile nella neve, specie se c’è anche ghiaccio. La passeggiata, piuttosto facile, è lunga poco più di 4 chilometri con un dislivello di 420 metri. In un’ora e mezza si raggiunge la destinazione. Che regala una bellissima sorpresa.

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In cima alla malga Maseben e al suo osservatorio

Dal parcheggio si cammina fino alla vecchia stazione a valle di Maseben, si attraversa il fiume Carlino, si sale sulla vecchia pista da sci fino al sentiero nel bosco e si segue il sentiero n° 15 sulla sinistra per circa 600 metri. Poi, si prosegue a destra sul sentiero n° 19. Si sale attraverso il bosco, si passa dalla vecchia stazione intermedia e dalla malga di Maseben finché non si raggiunge il rifugio Maseben. Una volta arrivati al rifugio, a 2.267 metri di altitudine, si gode di una splendida vista sull’ambiente alpino circostante. Ma la sorpresa non è questa. Il proprietario del rifugio, Alessandro Secci, lo ha aperto quasi dieci anni fa. Qui ci si può fermare a mangiare un tagliere di formaggi e salumi altoatesini con pane di segale o piatti caldi dal menu, provare una delle sue ottime grappe prodotte dalla distilleria in Alta Val Venosta (suo nonno sardo gli ha insegnato come fare a distillare) e dormire nelle comode camere, tutte con bagno privato, passando la notte in cima alla montagna dove l’aria è frizzantina e tutt’intorno non c’è anima viva, se non qualche lepre notturna.

È per l’assenza quasi totale di inquinamento luminoso che il rifugio è stato scelto per installarvi due telescopi (uno per osservare il Sole) fissati direttamente alla malga, creando un vero e proprio osservatorio astronomico, aperto tutto l’anno. Ed è questa la vera grande sorpresa di questa passeggiata. Gli esperti, Wolfgang Thöni e Siegfried Patscheider, ogni giovedì, salgono al rifugio di sera per mostrare, agli ospiti o a chi ha voglia di partecipare alla lezione di astronomia, le costellazioni, che sono sempre diverse, in base alla stagione o semplicemente alle condizioni meteo. Un’esperienza entusiasmante organizzata insieme all’Associazione turistica Passo Resia, non soltanto per gli astrofili, ma per tutti. I bambini e i ragazzi la adoreranno. Per tornare indietro si può noleggiare uno slittino o farsi accompagnare con la motoslitta.

Prato allo Stelvio, ai piedi del parco nazionale

Questa escursione porta proprio nel cuore del Parco Nazionale dello Stelvio, che
conduce dalla riserva dei cervi di Fragges, appena sopra il borgo di Stelvio – un paese che conta poche centinaia di abitanti ma che ha dato il nome a un Passo che è il più alto valico automobilistico d’Italia e persino a un parco nazionale – fino al rifugio Forcola, passando per la malga di Prato. Qui, ci si addentra nei boschi e il dislivello, se ci si vuole avventurare nella neve fresca con le ciaspole, è superiore ai 400 metri. Per arrivare al rifugio il percorso è lungo circa 3 chilometri e il tempo di percorrenza è di un’ora e mezza/due, a seconda dell’allenamento (la guida Hubert Wegmann che porta gli escursionisti di ogni livello tra queste vette ci mette poco più di mezz’ora!). Anche in questo caso, la vera sorpresa è alla fine del cammino.

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La vista mozzafiato dal rifugio Forcola a Prato allo Stelvio

Di tanto in tanto, lungo il sentiero battuto s’incontra qualche altro escursionista, ma a tratti pare di essere lì, soli con la montagna. Qui la natura è incontaminata e non è raro incrociare il cammino di qualche animale, specie se si decide di abbandonare il sentiero segnato per immergersi tra le conifere. Una volta giunti al rifugio, ecco la grande sorpresa: una vista panoramica che lascia a bocca aperta. Una cornice di montagne innevate, tra cui spicca la più alta di tutte, l’Ortles, circonda la terrazza del rifugio da cui non si vorrebbe mai venire via. Per tornare indietro si può percorrere il sentiero a ritroso o scendere con la seggiovia da Trafoi.

L’idilliaca Val Roia

Questa piccola valle prende il nome da un microscopico borgo, Roia, che conta poche decine di abitanti e che è uno degli insediamenti più alti dell’Alto Adige (1968 metri sul livello del mare). Si estende verso Nord fino a raggiungere il meraviglioso e famoso Lago di Resia, quello con il campanile che spunta dalle acque, che dista pochi chilometri e che, forse, è l’attrazione più famosa della Val Venosta.

Tra malghe, fienili e ruscelli, in questa valle si snoda un bellissimo – e piuttosto facile – itinerario ad anello che inizia dal parcheggio di Roia e prosegue sui pascoli di montagna in direzione della fine della valle. Il percorso passa da splendidi prati di montagna, che d’inverno sono ricoperti di neve non battuta, ma segnata solo dal passaggio di altri escursionisti, e costeggia, in parte, il Rio Val Roia fino ad arrivare a una pianura. Dopo aver superato il torrente su un ponticello di legno, il sentiero sul lato destro della valle attraversa una pineta in direzione della baita Rojen. La posizione idilliaca e il paesaggio incontaminato rendono la Val Roia un angolo davvero magico dove ciaspolare d’inverno in un silenzio quasi surreale.

Questa è anche una zona sciistica. Per chi volesse inforcare gli sci, infatti, ci sono le piste che partono dal comprensorio di Belpiano, tra le stazioni più popolari di tutta la Val Venosta, con sette impianti di risalita e neve che dura fino a primavera inoltrata. Con lo skipass due-Paesi, poi, si può anche sciare su 52 impianti di risalita e 211 splendidi chilometri di piste attraverso le sei aree sciistiche di Nauders, Belpiano, Malga San Valentino, Solda, Trafoi e Ortler che fanno parte della skiarena della Val Venosta. Ma questo è un altro viaggio.

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La Val Roia, tra malghe e paesaggi incontaminati

 

 

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Tra divinità, natura e magia: l’isola nascosta della Grecia

Meravigliosa è la Grecia, già destinazione prediletta di viaggiatori e vacanzieri di tutto il mondo, con le sue isole e gli isolotti sparsi per il Mar Egeo e il Mar Ionio. Secondo l’ente del Turismo greco sono circa 6000 i lembi di terra che affiorano dal mare, e che conservano un patrimonio storico, culturale e naturale immenso.

Ed è proprio tra questi che c’è un’isola segreta, quasi nascosta alla stregua di un tesoro prezioso. Essa sorge nel mare Egeo settentrionale, a pochi chilometri dalla linea di confine con la terra di Turchia ed è meravigliosa.

Già meta frequentata dagli appassionati di archeologia, l’isola di Samotracia è celebre anche per la sua Nike, la scultura alata trovata proprio sull’altare dei Grandi Dei nel 1863 e ora esposta all’interno del museo del Louvre a Parigi. Ma è anche l’isola della natura selvaggia, degli scenari lussureggianti e delle cascate. Un’isola da scoprire per innamorarsi, ancora una volta, della Grecia.

Cascate di Samotracia

Cascate di Samotracia

Samotracia, l’isola del Mare Egeo

A Samotracia non ci sono le casette bianche con le finestre blu, non ci sono neanche tutti quei turisti a godere del clima da vacanza perfetta e della movida che le altre isole della Grecia offrono. Ci sono però i tetti rossi, le influenze turche e i balconi in legno che si affacciano dalle case in pietra. Ci sono i massicci montuosi che circondano le spiagge, quelle dalle quali è è possibile raggiungere i boschi e scoprire fiumi, laghi e cascate, piscine naturali all’interno delle quali rigenerarsi e meravigliarsi.

Un vero e proprio paradiso di serenità, un’oasi di pace che ha preso in presto dalla natura i suoi colori più belli per dipingere l’isola intera. Il verde e l’azzurro sono gli assoluti protagonisti di questo scenario incantato, come se gli antichi dei avessero plasmato questo luogo immaginandolo come una dimora paradisiaca in cui vivere eternamente.

Non ci sono locali notturni e discoteche, neanche nei villaggi più turistici. Ma la loro assenza è ripagata dai torrenti, dai fiumi e dalle cascate, dalla natura silenziosa che scandisce i ritmi nuovi del tempi, quelli che scorrono lentamente. Le spiagge sono poche, ma quelle che ci sono bastano a godere della grande bellezza dell’isola.

Samotracia

Samotracia

Cosa vedere e cosa fare a Samotracia

Negli ultimi anni Samotracia è stata scelta come meta di vacanza per un turismo alternativo, hippie e fuori dall’ordinario, ma anche come destinazione per scoprire il perfetto connubio esistente tra storia e natura. L’itinerari sull’isola comincia dal monte Fengari, dalla sua cima per ammirare tutto lo splendore del territorio, per poi scendere tra sentieri e canyon, vallate e gole.

È proprio percorrendo questi sentieri che si aprono davanti allo sguardo degli scenari da fiaba: sono le cascate e le piscine naturali che si trovano sui fiumi Arapis, Platia e Agistros. La più celebre, la cui fotografia è spesso utilizzata per raccontare la grande bellezza di Samotracia, è la cascata Gria Vathra. Qui il paesaggio è in continuo movimento tra salti d’acqua e fruscio delle foglie: uno spettacolo inebriante in cui immergersi e perdersi.

La vita cittadina, o meglio turistica, si svolge a Loutrá. È questo il punto di partenza per la gran parte dei viaggiatori che scelgono di scoprire l’isola. Nonostante la presenza dei turisti, però, la località mantiene la sua intatta atmosfera isolana, quella fatta di cose semplici come taverne, locali all’aperto e passeggiate tra la natura.

Imperdibile è anche Hora, il capoluogo dell’isola, nonché una pittoresca cittadina protetta naturalmente da due falesie che incorniciano una visione idilliaca. Ovviamente, immancabile, è una tappa al Santuario dei Grandi Dei, lì dove si trovano gli enigmi mai risolti, dove è conservato tutto il fascino di culti e riti antichissimi che sembrano fissare un legame eterno e indissolubile con l’isola greca.

Santuario dei Grandi Dei

Santuario dei Grandi Dei

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A caccia di fiori e colori nella Città della Luce

C’è qualcosa di magico che pervade l’atmosfera in primavera. Sono i colori che esplodono e i profumi che si librano delicatamente nell’aria, sono le luci che cambiano perché illuminate dal sole che diventa il protagonista assoluto di una quotidianità rinnovata.

Sono le stesse città a rinnovarsi, a mettere in scena la loro rinascita che va di pari passo con il risveglio della natura. Come succede a Lisbona che, in fiore, diventa una poesia visiva che incanta gli occhi e riscalda il cuore.

Meravigliosa è la primavera a Lisbona

Di mille e una meraviglia è fatta Lisbona. La città dalle affascinanti architetture ricoperte di brillanti azulejos splende di nuove luci durante la stagione della rinascita. È in primavera, infatti, che le cromie che da sempre la caratterizzano si accendono e brillano mettendo in mostra il volto più bello e incantato della capitale portoghese.

Lisbona

Lisbona

È questa l’occasione migliore per volare a Lisbona, per conoscere le storie, le leggende, l’arte e la cultura dell’affascinante città a partire dagli itinerari turistici più battuti fino a spingersi e perdersi in quelli meno conosciuti dove è possibile scoprire il volto più autentico della città del Fado.

Da visitare a bordo dell’iconico tram eléctrico numero 28 con tanto di vista straordinaria sul Bairro Alto. Per fermarsi al Chiado, meta prediletta di artisti e intellettuali, di fervore culturale al quale fanno da sfondo le abitazioni ricoperte di azulejos.

Sembra persino più bella, in primavera, la Torre di Belém, il cui stile architettonico manuelino risplende sotto i raggi del sole e più buoni i pastéis, i dolci tradizionali della città sfornati a ogni ora del giorno e della sera che allietano le tiepide giornate.

A caccia di fiori e colori in città

Ed è attraverso i luoghi iconici della città, che già conosciamo e che amiamo, che possiamo tracciare un nuovo itinerario a caccia di fiori e colori a Lisbona, proprio durante la stagione primaverile. Le parole degli scrittori e degli artisti, che di essa si sono innamorati, diventano una guida per scoprire la sua bellezza più autentica.

Lisbona

Lisbona

“Non ci sono fiori che siano pari al cromatismo di Lisbona sotto il sole” scriveva Fernando Pessoa per raccontare la sua città, per provare a descrivere, agli occhi di chi non l’aveva ancora vista, quanta magia e quando fascino essa avesse.

Ed eccola la Città della Luce, quella che durante le giornate di sole è totalmente inondata dalla luce che esalta i suoi colori. Quella che in primavera si trasforma in un meraviglioso dipinto fatti di emozioni e sensazioni. Di cromie prese dai tram, dalle case e dagli edifici, dagli azulejos, dal mare e dal cielo. Non solo un’emozione visiva, però, ma sensoriale che passa anche per il profumo di eucalipti e pini che crescono all’interno del Parque Florestal de Monsanto, il parco cittadino nel quale rifugiarsi per ammirare il risveglio della natura.

Lo stesso che avviene tra le strade principali della città, quando chiome alte e colorate svettano verso il cielo, arrivando a raggiungere anche le altezze dei piani più alti delle case. E no, non si tratta di magia, ma della natura e dei suoi jacaranda, gli enormi alberi di Lisbona dai fiori viola.

Lisbona

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Viaggio nel paradiso austriaco dei laghi

C’è un paesaggio straordinario incastonato nell’area dell’Alpe-Adria, al confine con l’Italia e la Slovenia. È il paradiso dei laghi della Carinzia, regione dell’Austria meridionale, che si manifesta in tutta la sua bellezza e unicità, con scenari naturali sorprendenti, dove non mancano mai occasioni per rilassarsi e divertirsi all’aria aperta in ogni periodo dell’anno, in coppia, in famiglia o con gli amici. Specchi d’acqua trasparente e calda d’estate, che fanno godere di attimi di felicità intensi e indimenticabili.

Nell’incanto del lago Wörthersee

Con le Alpi a nord e l’Adriatico a sud, tra le città di Klagenfurt e Villach, la zona del lago Wörthersee è una delle destinazioni turistiche più famose d’Austria, a pochi chilometri dal confine con l’Italia. Grazie alle sue acque, che d’estate raggiungono fino a 28°C, il più grande lago della Carinzia è un vero paradiso per gli amanti degli sport acquatici, dallo sci nautico al wakeboard, dallo stand-up paddling alla vela o alla nautica a motore. Anche le sue sponde sono molto ambite, come palcoscenico naturale per i party mondani o per lo yoga, così come per il cicloturismo, l’escursionismo e il jogging.

Sul litorale di questo specchio turchese si affacciano località e attrazioni esclusive, tra cui Velden, con il suo famoso casinò, Pörtschach con il lungomare dei fiori, il pittoresco santuario di Maria Wörth e Klagenfurt, il capoluogo della regione, città vivace ed elegante con i graziosi cortili interni del centro storico e i monti che le fanno da corona. Una gita in bicicletta alla scoperta dei gioielli architettonici che circondano il lago Wörthersee è una sorta di viaggio nel passato. Pedalando tra sentieri mozzafiato, si ha l’occasione di ammirare le fastose ville della belle époque con vista sulle sue acque limpide, che hanno ispirato famosi artisti del calibro di Brahms e Mahler.

Lo scenario incantato del lago Wörthersee

Lago Millstätter See, perla romantica della Carinzia

Paradiso per le coppie che vogliono regalarsi una vacanza intrisa di magia, il lago Millstätter See è una perla della Carinzia dalle acque balneabili trasparenti, calde e ricche di minerali. In più, offre una serie di imperdibili attività romantiche, dalle emozionanti gite in barca all’emozionante “Weg der Liebe. Sentiero dell’Amore”. Un percorso unico nella natura incontaminata, che conduce, attraverso sette tappe mozzafiato, dalla baita Alexanderhütte, ai pascoli della Millstätter Alpe fino al Granattor, la suggestiva porta dei granati.

Lago Pressegger See, divertimento per grandi e piccini

Immerso nel secondo canneto più grande dell’Austria, nella pittoresca Valle Gailtal, il lago Pressegger See è un’altra perla imperdibile della Carinzia. Anche qui le occasioni di divertimento sono davvero innumerevoli, tra windsurf, vela, minigolf e beach volley e tutto quello che questo incredibile scenario ha da offrire.

Un sogno anche per le famiglie con bambini, perché nei pressi del lago si trova il “Kärntner Erlebnispark”, il primo Parco Avventura della Carinzia, con tante attrazioni per grandi e piccini. E poi la natura, qui, regala emozioni inaspettate, grazie a un mondo variegato di animali e piante: con un po’ di fortuna, e nel periodo giusto, si può avere l’opportunità di vedere fiorire il nenufero o la coda di cavallo acquatica.

Fitness e mountain bike sul lago Klopeiner See

Il Klopeiner See è uno dei più caldi fra i laghi della Carinzia del sud, con acque che già nel mese di maggio raggiungono i 22°C e in estate i 28°C, rendendolo un paradiso per gli sport acquatici e i bagni in uno scenario pazzesco. Da maggio a settembre gli ospiti di questa zona turistica hanno a disposizione un programma gratuito di fitness in riva al lago, mentre guide sportive offrono un’ampia gamma di proposte cicloturistiche, escursionistiche e di stand up paddle.

La Carinzia del sud è anche un paradiso per i mountain biker, grazie a una vasta rete di piste ciclabili segnalate, con la pista di downhill per mountain bike più lunga d’Europa (la “Flow Country Trail”), svariati single trail e il percorso in galleria “Stollenbike” nelle viscere del monte Petzen.

Lago Klopeiner See

Il lago Klopeiner See, fra i più caldi della Carinzia del sud

Il lago Faaker See baciato dal sole

Situato nelle vicinanze di Villach, tra la Drava e le Caravanche, il lago Faaker See è il più meridionale d’Austria: proprio per questo, è stato ribattezzato “Südsee” (lago del sud). È, inoltre, uno dei più grandi laghi della Carinzia, nonché quello più baciato dal sole durante l’anno, con spiagge attrezzate che permettono di godere di attimi di puro relax, in una cornice idilliaca.

Un’escursione all’alba fino alla cima del monte Mittagskogel, regala la vista più bella sulle acque turchesi di questo splendido bacino austriaco. Altrettanto indimenticabile è una gita in canoa alla scoperta delle “Everglades” del lago e dei segreti emozionanti della fauna e della flora che lo rendono così eccezionale.

Lago Ossiacher See, per gli amanti della musica e del windsurf

Con i suoi 11 chilometri, il lago Ossiacher See è il più grande della zona turistica di Villach. Meta ambita per gli amanti della musica, per il famoso “Carinthischer Sommer classical music festival” che si tiene intorno a luglio-agosto di ogni anno, è rinomato anche per la vasta offerta sportiva.

Qui, infatti, si possono praticare tutti gli sport acquatici, in particolare il windsurf. Inoltre, vanta una pista ciclabile lunga 27 chilometri che si snoda tutt’intorno alle sponde, offrendo l’opportunità di addentrarsi nella natura che circonda questo gioiello d’acqua turchese. Il luogo ideale per una gita con tutta la famiglia.

Il lago Weissensee, il più alto delle Alpi austriache

D’inverno, il lago Weissensee si trasforma nella pista di pattinaggio su ghiaccio naturale più grande d’Europa, ospita il Tour alternativo delle 11 città olandesi e il torneo di curling più importante a livello europeo. D’estate, con una temperatura superiore ai 22 gradi, è il più caldo fra i laghi alpini situati a quote analoghe: ci troviamo a 930 metri di altitudine, nel soleggiato altopiano del Weissensee.

Ore liete si trascorrono in questi luoghi ricchi di fascino, tra una passeggiata nella bellezza incontaminata del Parco Naturale, per fitte foreste e montagne lussureggianti, escursioni guidate da ricercatori della fauna selvatica, e una traversata del lago sulla zattera, da concludere con una degustazione di pesce. Sulle sponde di questo specchio d’acqua austriaco, le occasioni di relax e divertimento non mancano di certo.

lago Weissensee

Il lago Weissensee, il più alto delle Alpi austriache