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È questa la SPA naturale più bella di tutte

È uno dei luoghi più belli del mondo e che vanta un patrimonio naturalistico così straordinario che il suo nome significa “Castello di cotone”. Non è un caso, infatti, che sia stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco proprio per la sua incredibile bellezza, davvero fuori dal comune.

Qui delle bianchissime terrazze di travertino ospitano piccole piscine di acque termali. Una vera e propria Spa naturale immersa in un paesaggio mozzafiato, ma anche in prossimità delle rovine di un’antica città, anch’essa Patrimonio Culturale dell’Unesco.

Pamukkale, tesoro prezioso della Cappadocia

Siamo in Cappadocia, una regione semi-arida della Turchia centrale che è conosciuta principalmente per i suoi “Camini delle Fate“. Un panorama unico e surreale che è il frutto del dispiegarsi di forze naturali nel corso di millenni che hanno portato alla nascita anche di Pamukkale, la Spa naturale più bella di tutto il pianeta.

Si caratterizza per terrazze di forma circolare che hanno preso vita alle pendici di una montagna bianchissima. Una condizione che ha creato un’incredibile contrasto con il turchese delle acque e la verde pianura sottostante. Le acque di questo luogo, che sembra un sogno a occhi aperti, hanno una temperatura di circa 35°C, perfette in quasi tutte le stagioni.

Sono ricche, inoltre, di idrocarbonato di calcio che, versandosi sui bordi dell’altopiano, riesce a creare queste piscine uniche nel loro genere. Camminarci è come stare sulle nuvole o come scalare un maestoso Castello di cotone.

Pamukkale turchia

Un angolo di Pamukkale

È bene sapere, però, che tutte le piscine non sono aperte contemporaneamente. Infatti, l’are di Pamukkale venne deturpata nel corso del XX secolo con la costruzione di hotel e con l’incanalamento dell’acqua calda verso le piscine artificiali degli alberghi. Ma non solo. Gli scarichi di queste ultime hanno per anni riversato le acque reflue direttamente sul sito, contribuendo drammaticamente all’inscurimento delle vasche calcaree.

Pamukkale, la rinascita

Grazie all’intervento dell’Unesco che ha predisposto un piano di recupero, gli hotel furono demoliti e le piscine artificiali sono oggigiorno accessibili a piedi nudi. Inoltre, è stata scavata una piccola trincea lungo il bordo con lo scopo di recuperare l’acqua, mentre le parti più scure sono state fatte sbiancare dal sole, in assenza di acqua per diverse ore al giorno.

Per questo motivo, vi potrà capitare di trovare molte piscine vuote. Le altre aree, invece, potrebbero essere coperte d’acqua per un paio di ore al giorno. Ma non è finita qui: il sito è costantemente sorvegliato da addetti che impediscono ai visitatori di abusarne. E, grazie a tutto questo, Pamukkale sta lentamente riprendendo il suo colore bianco, tornando a essere quello che è sempre stata, ovvero la Spa naturale più bella del mondo.

Un vero e proprio capolavoro della natura che si distingue per essere anche un luogo magico e misterioso. Ancor più irresistibile, poi, è lo spettacolo ammirato da lontano: una montagna di fiocchi di cotone bianchi candidi che sono tutti lambiti da acque termali che scivolano tra una vasca e l’altra. Al tramonto, poi, l’emozione è davvero indescrivibile.

Pamukkale psicini

Le piscine di Pamukkale

La straordinaria e importantissima città di Hierapolis

Come detto poco sopra, Pamukkale sorge nei pressi dei resti di una bellissima città molto antica: Hierapolis. Anch’essa patrimonio Unesco, è una remota città romana (e termale) che si fa spazio sulla sommità di una montagna, da cui dominava l’intera vallata.

Un sito che risulta particolarmente famoso per la grande quantità di resti di epoca bizantina e romana. Fondata durante il periodo ellenistico-romano, venne parzialmente distrutta da un terremoto nel 60 d.C. e ricostruita tra il I e il III secolo. Ed è proprio a quest’ultima era che risalgono alcuni degli edifici più importanti che sono ancora splendidamente conservati come il teatro, i ninfei pubblici e la porta di Frontino.

Hierapolis, coa vedere

Nel IV secolo fu costruita dai bizantini la cinta muraria, mentre con l’avvento del cristianesimo la città accolse una chiesa, una cattedrale, una basilica e il Maryrion di San Filippo Apostolo, rinvenuto durante una campagna di scavi del 2011 condotto da un team italiano. Accanto alla tomba, sono emerse anche alcune vasche per immersione, a conferma che si trattava di un vero e proprio “santuario di guarigione”.

hierapolis turchia

I resti di Hierapolis

Straordinario è il Tempio di Apollo la cui costruzione sembra risalire al III secolo. Vi si possono ammirare ancora i resti di un porticato dorico che abbraccia l’ampia terrazza che è collegata all’area sacra da una bella scala di marmo.

Suggestiva anche la Porta di Plutone (Plutonium) che, secondo la mitologia greco-romana, rappresenta l’ingresso degli inferi. Si trova sotto il Tempio di Apollo e da qui fuoriesce un gas molto denso considerato velenoso. A quanto pare, infatti, gli animali che vi fanno ingresso muoiono all’istante. Secondo la tradizione, a conoscere il segreto che consentiva di trattenere il respiro erano solo i sacerdoti. Esclusivamente loro, quindi, sapevano come evitare di essere investiti dai fumi tossici.

Un altro sito da visitare a Hierapolis è il suo Teatro Romano. Progettato nel III secolo per ospitare più di 10 mila spettatori, oggi regala al visitatore la possibilità di ammirare un’ampia parte del palco, i sedili della cavea in travertino e una facciata imponente impreziosita con statue e rilievi. Possibile, inoltre, immergersi nelle acque della Vasca Sacra che si trova nel cortile del centro termale dell’Antica Piscina.

città di Hierapolis teatro

Il Teatro Romano di Hierapolis

Infine, da non perdere è il Museo Archeologico di Hierapolis dove poter scoprire diversi sarcofagi e reperti rinvenuti nella città e nei suoi dintorni, come lampade, gioielli e opere scultoree che provengono dal Teatro Romano. Nel dettaglio, il museo è suddiviso in tre parti principali: nella prima è possibile ammirare una ricca collezione di sarcofagi risalenti al periodo ellenico; nella seconda si può osservare un buon numero di oggetti di uso quotidiano che solitamente accompagnavano le tombe della necropoli; nella terza area vi è un’ampia sala dove sono custoditi frontoni e statue che decoravano i vari edifici di Hierapolis e delle città limitrofe. Una tappa obbligatoria, quindi, per chi vuole comprendere in maniera più approfondita i fasti e il successivo declino di Pamukkale.

Insomma, tra terme naturali in cui sembra di stare sulle nuvole e resti di monumenti storici dal forte impatto visivo ed emozionale, Pamukkale è assolutamente un luogo da visitare almeno una volta nella vita.

Pamukkale cappadocia

Pamukkale e Hierapolis viste dall’alto

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Rurutu: l’isola emersa dalle acque è un sogno da vivere

Il mondo che abitiamo non smette mai di sorprenderci perché è ricco di meraviglie ancora da esplorare che sono in grado di farci vivere esperienze straordinarie e indelebili. È questo il motivo che ci spinge a metterci in viaggio ogni giorno, per visitare quei paradisi terrestri che hanno rubato forme, sembianze e colori all’Eden. Come l’isola di Rurutu, una delle più remote e incantevoli dell’arcipelago delle Australi.

Lontano da Tahiti, e dai sentieri più battuti dal turismo di massa, questa isola caratterizzata da paesaggi vulcanici, vegetazione lussureggiante e barriere coralline, appare agli occhi dei viaggiatori come una visione eterea e incantata.

Una vera e propria destinazione della felicità per fare il pieno di bellezza, per ammirare la natura selvaggia e autentica e osservare i movimenti spontanei delle creature che la popolano. Benvenuti sull’isola delle meraviglie, benvenuti a Rurutu.

Rurutu

Rurutu

L’isola delle meraviglie emerse dall’oceano

Situata nel cuore dell’Oceano Pacifico, l’isola dell’arcipelago delle Australi, è un vero e proprio sogno a occhi aperti, il luogo che ci meritiamo di vivere almeno una volta nella vita. Remota e incantevole, l’isola racconta le sue straordinarie origini attraverso il suo nome.

Rurutu, infatti, vuol dire scoglio che emerge in polinesiano e fa riferimento al fatto che l’isola è nata grazie a fenomeni vulcanici che oggi caratterizzano in maniera univoca l’intero territorio. Intorno a questo lembo di terra, trattato come un tesoro da proteggere, meravigliose scogliere coralline si snodano tutto intorno.

Appare così un paesaggio che lascia senza fiato, caratterizzato da rocce basaltiche, montagne insolite e stalattiti e stalagmiti intorno che estendono sulla barriera corallina.

Sono circa duemila gli abitanti di questa isola remota e pochi i turisti che durante l’anno si spingono fin qui. Questo ha permesso a Rurutu di mantenere intatto il suo paesaggio incontaminato e lussureggiante impregnato di natura, storia, cultura e tradizione.

Nella fitta vegetazione che caratterizza l’isola, infatti, sono presenti diversi resti archeologici che raccontano le sue origini. Proprio lì dove si nascondono alcune delle leggende più suggestive del territorio che sono conservate e tramandate dagli abitanti del luogo.

stalattite della caverna e stalagmite Rurutu

Stalattite e stalagmiti in una caverna a Rurutu

Rurutu: cosa fare e cosa vedere sull’isola

Non ci sono locali notturni, non c’è traffico e neanche grandi vie dello shopping, ma ci sono le tradizioni, antiche e mai dimenticate, preservate dagli abitanti dell’isola. Come quella relativa all’artigianato che diventa il mezzo per creare vere e proprie opere d’arte come i pē’ue e i tīfaifai, rispettivamente tappeti e coperte dai filari intrecciati e dai colori brillanti presi in prestito dalla natura.

Non mancano ovviamente le spiagge bianche e deserte bagnate da acque cristalline, valle lussureggianti e campi coltivati che si estendono fino all’orizzonte, e lì si perdono.

Tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno, inoltre, nuovi e speciali abitanti giungono su quest’isola regalando ai viaggiatori emozioni uniche. Si tratta delle megattere, balene costiere, che arrivano fin qui per accoppiarsi e partorire tra le acque limpide e incontaminate del luogo. Un evento imperdibile per tutti gli amanti della natura e per gli appassionati di snorkeling che possono nuotare insieme ai giganti dell’oceano.

Balene a Rurutu

Balene a Rurutu

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La fortezza marina costruita su un’isola

‘C’era una volta un misterioso castello’. Passano tali parole per la testa quando ci si trova di fronte questa incredibile fortezza. Situata in mezzo al mare, sembra svettare verso il cielo con fierezza ed eleganza, mentre osservandola si capisce sin da subito che tra quelle possenti mura nasconde anche storie di gloria e prestigio.

La fortezza di Murud-Janjira: dove si trova e la sua storia

Ci troviamo in India e più precisamente su un’isola nella costa di Konkan, vicino alla città marittima di Murud nel distretto di Raigad nel Maharashtra. Un’imponente costruzione che si erge su una roccia di forma ovale situata al largo della costa del Mare Arabico.

Paliamo della fortezza di Murud-Janjira, considerata una delle più potenti fortezze marine dell’India. Costruita dalla comunità Siddi, un gruppo etnico dell’India e del Pakistan discendente dei Bantu della regione dei Grandi Laghi in Africa, fu attaccata nel corso del tempo più volte, ma nonostante i diversi tentativi nessuno è mai riuscito a conquistarla.

Un castello, quindi, che si distingue per essere stato una delle più incredibile fortezze marittime dei Siddi e con la fama di essere inespugnabile, anche durante il declino del potere marittimo degli stessi Siddi. Ma nonostante questo, la fortezza ha continuato a essere un centro indipendente, persino nel diciottesimo secolo.

Edificato nel XV secolo, rimase imbattuto fino a quando non divenne parte del territorio indiano dopo l’indipendenza dagli inglesi nel 1947.

Murud-Janjira, cosa vedere

Si accede al forte Janjira da Rajapuri, un piccolo villaggio situato sulla costa. Dopo un breve viaggio in barca, è possibile farvi ingresso attraverso l’entrata principale. Vi ritroverete davanti ben 26 bastioni arrotondati, ancora tutti intatti. Passeggiandovi scoprirete diversi cannoni di fabbricazione autoctona ed europea.

Al suo apice era un vero e proprio forte che conteneva tutte le strutture necessarie come palazzi, alloggi per ufficiali, una moschea, due piccoli pozzi profondi, ancora funzionanti, e così via. Sul muro esterno, che fiancheggia la porta principale, è possibile ammirare la scultura di un animale simile a una tigre che tra i suoi artigli trattiene degli elefanti.

Il muro, alto circa 12 metri, vanta 19 portici o archi arrotondati, alcuni dei quali possiedo ancora i cannoni montati su di essi. Un tempo qui c’erano ben 572 cannoni, tra cui  Kalalbangdi, Chavri e Landa Kasam, 3 armi davvero gigantesche. Un’altra porta a ovest è rivolta verso il mare, chiamata Darya Darwaza.

Sulla riva svetta una lussuosa struttura dalla cima a una scogliera: il Palazzo dei Nawab. Costruito dall’antico Nawab di Janjira, regala al visitatore un bellissimo panoramica sul Mar Arabico e sul castello inespugnabile. C’è anche un’altra fortezza, chiamata Ghosalgad, che si trova in cima a una collina a circa 32 km a est di Murud-Janjira, una struttura che fungeva da avamposto per i governanti di Janjira.

Accedere a quest’ultima non è possibile, poiché è necessario un permesso speciale da parte delle autorità indiane.

Insomma, Murud-Janjira è un forte particolarmente interessante per il la sua posizione nel mezzo del Mare Arabico, per la sua imponenza e anche per la sua storia che racconta le glorie dei Siddi. Un posto da scoprire in poco più di due ore, ma che regala un’avventura d’altri tempi e un vero e proprio viaggio nel patrimonio indiano.

Janjira fortezza cosa vedere

La fortezza di Janjira

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A Montebello il castello con il fantasma di una bambina

Lasciata alle spalle la vivacità della costa romagnola, a una ventina di chilometri da Rimini, si entra in un territorio dalla storia millenaria, punteggiato da rocche, torri e manieri.

Uno di questi è, senza dubbio, tra i più affascinanti, in grado di attrarre ogni anno turisti e appassionati di misteri e leggende: si tratta del Castello di Montebello, frazione di Torriana, che da 436 metri di altezza sorveglia la valle dell’Uso e del Marecchia.

La Rocca malatestiana ha visto scorrere mille anni di storia e, oltre al panorama mozzafiato e al silenzio ristoratore, è custode di una leggenda che trae origine da una storia vera: il fantasma di Azzurrina, “dagli occhi color del cielo e i capelli chiari coi riflessi azzurrini…”

Il Castello e la sua storia che ha attraversato i secoli

torre castello montebello

Torre del Castello di Montebello

L’imponente maniero vanta una storia che affonda le sue radici in epoca romana, nel III secolo, cui risale la torre a pianta quadrata ora inserita nel complesso fortificato.

Posto a guardia della strategica e principale via di collegamento tra il Montefeltro e la Toscana, poggia le fondamenta sul picco del monte e mostra ben visibili gli interventi subiti nel corso del tempo: le prime notizie si hanno con un documento del 1186, quando Giovanni Malatesta lo acquista da Ugolinuccio di Matalone.

I Malatesta dotarono il castello di fortificazioni mentre la residenza signorile risale alla seconda metà del Quattrocento quando nuovi proprietari divennero i Conti Guidi di Bagno, cui appartiene tutt’ora.

Ingrandito, restaurato e rimaneggiato, oggi si presenta con la torre difensiva e le antiche strutture militari che convivono con l’ala nobile e i preziosi mobili disseminati lungo i saloni: durante la visita, infatti, lo sguardo si posa su circa 500 anni di storia del mobile in Italia, passando in rassegna pezzi che vanno dal Trecento al Settecento, forzieri e cassapanche tra cui una che, si narra, risalirebbe alle Crociate.

Storia, arte, architettura, certo: ma cunicoli, sotterranei e strani avvenimenti lo hanno reso ancora più intrigante e durante un soggiorno da queste parti è una delle mete da non lasciarsi sfuggire.

La leggenda del fantasma di Azzurrina

Se ogni leggenda ha un fondo di verità, quella di Azzurrina è tratta proprio da una storia vera, quella di Guendalina Malatesta di Montebello, figlia di Uguccione, signore del maniero nel XIV secolo.

La piccola era albina e, a quei tempi, ciò poteva dare adito a superstizioni e simboleggiare un legame con il demonio: per scongiurare pericoli, i genitori decisero allora di tingerle periodicamente i capelli di nero ma, a causa del clima umido della zona, la tintura prendeva un effetto “blu” che scoloriva poi in azzurro.
Da qui il soprannome, “Azzurrina“.

Un triste giorno, il 21 giugno 1375, solstizio d’estate, la bambina era intenta a giocare da sola con la palla quando si inoltrò nella ghiacciaia del castello.
Non appena si accorsero della sua scomparsa, i genitori la cercarono ovunque e, arrivati alla neviera, scavarono tra il ghiaccio ma della bambina non vi furono tracce.

La sua sparizione rimase, e rimane, un evento misterioso che, nel tempo, ha dato origine alla leggenda del suo fantasma che, ogni 5 anni, tornerebbe a farsi sentire proprio la notte del solstizio d’estate, la “notte di Azzurrina”: nei secoli molti testimoniarono di aver sentito rumori provenire dalla ghiacciaia, oggi vuota.

Le visite guidate

Il Castello, museo custode del modo di vivere dei signori medievali, è gestito dall’ente preposto che organizza visite guidate alla scoperta delle sue meraviglie architettoniche e dei suoi misteri.

Le visite diurne sono adatte a tutti e si concentrano sugli appartamenti signorili, la stanza di Azzurrina, le terrazze e i cortili esterni, mentre le visite notturne sono riservate a un pubblico adulto poiché esplorano il lato paranormale della leggenda conducendo alle segrete e alla misteriosa neviera.

castello montebello torriana

Il Castello di Montebello

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C’erano una volta le tonnare: Grand Tour sulla costa sicula

C’è un modo straordinario per scoprire e riscoprire l’anima più autentica della Sicilia, ed è un Grand Tour sulla costa della regione alla scoperta delle tonnare. Luoghi legati indissolubilmente all’antica e mai dimenticata tradizione marinara della regione. Strutture straordinarie, anche se dismesse e riadattate, che si integrano perfettamente con la natura circostante, ridefinendo il paesaggio e incantando cittadini di tutto il mondo.

C’erano una volta le tonnare

Con il termine tonnare facciamo riferimento all’antico metodo di pesca introdotto dagli arabi negli anni 1000 e poi ereditato e proseguito dagli spagnoli. Quasi un secolo dopo, e più precisamente nel 1800, questa pesca conobbe il suo massimo splendore e si radicò nella terra di Sicilia grazie alla famiglia Florio che, sulla costa della regione, possedeva decine di tonnare.

Oggi, le tonnare in Sicilia, rappresentano le preziose testimonianze del passato legato alla pesca e alla mattanza dei tonni. Scoprire questi luoghi che si snodano lungo la costa ci permette di ammirare architetture uniche che raccontano la storia di un’autentica tradizione che definisce in maniera univoca l’identità di una regione.

Tonnara di Favignana, cortile interno

La lista delle tonnare è davvero lunghissima. Alcune di queste oggi sono diventate dei veri e propri musei che raccontano i riti e le tradizioni dei tonarotti. Tra le più famose c’è sicuramente quella di Favignana, Ex Stabilimento Florio, situata nei pressi del centro storico dell’isola. Con i suoi 32000 metri quadrati è considerata una delle più grandi tonnare di tutto il Mar Mediterraneo.

Da Trapani a Siracusa, le tonnare della costa sicula

A Trapani, invece, troviamo la tonnara di San Giuliano, uno dei simboli rappresentativi della città. L’edificio, oggi preziosa testimonianza dell’archeologia industriale della regione, è appartenuto alla famiglia Fardella e conserva gli antichi resti della tradizione della pesca dei tonni.

Nella piccola e suggestiva Scopello, in provincia di Trapani, tra le case abitate, la piazzetta e il profumo delle tradizioni antiche, troviamo la splendida tonnara edificata nel XIII secolo, anch’essa appartenuta alla famiglia Florio. Un luogo magico e suggestivo che sembra essere protetto dalle rocce e avvolto dal mare che incanta visitatori da tutto il mondo.

Tonnara di Scopello

Tonnara di Scopello

Ci spostiamo ora in provincia di Siracusa per scoprire le tonnare di Capo Passero e quelle di Avola, quest’ultima è una delle più grandi mai costruite in tutta la Sicilia orientale. L’edificio, costruito nel 1633, è situato proprio al centro della costa ed è bagnato dal Mar Ionio.

Nella magica e suggestiva Marzamemi, invece, troviamo una delle tonnare più antiche di tutta la regione. Dopo un importante restauro, alcune parti dell’edificio sono state messo a disposizione dei cittadini per eventi privati e matrimoni.

L’ultima tappa del nostro itinerario ci porta nel profondo sud, tra le meraviglie dell’Oasi faunistica di Vendicari. È qui, nel territorio di Noto, che sorge una delle tonnare più suggestive dell’intera Sicilia. Conosciuta anche con il nome di Bafutu, la struttura era adibita alla pesca di ritorno, cioè per il recupero di tutti quei tonni che ritornavano in mare aperto dopo la stagione dell’amore. Oggi la tonnara di Vendicari, restaurata in maniera superba, è il simbolo di questo rapporto antico tra l’uomo e la pesca, nonché elemento paesaggistico di grande bellezza.

Tonnara di Vendicari

Tonnara di Vendicari

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La città dominata da un gigantesco mausoleo

Un viaggio in Turchia regala sempre suggestioni incredibili, per la straordinaria ricchezza di paesaggi, la storia millenaria raccontata attraverso le sue caratteristiche architetture, le tradizioni, i sapori e i profumi di una terra che sa sorprendere ed emozionare i visitatori di tutto il mondo. E tante sono le gemme nascoste che vale la pena scoprire. Tra queste, l’antico villaggio di Belevi, nella provincia di Smirne, situato a pochi chilometri a nord-est di Efeso. Un luogo dal fascino particolare, non a caso scelto tra le tappe di “Pechino Express”, nella terza puntata dedicata alla “Rotta dei Sultani”. Nei suoi dintorni immediati si trovano importanti cave di marmo e un affascinante mausoleo del primo ellenismo.

Storia di un mausoleo mai portato a termine

Il mausoleo di Belevi è una tomba monumentale di epoca ellenistica che si trova nei pressi del villaggio da cui prende il nome, vicino al distretto di Selçuk. Rappresenta il secondo più grande mausoleo antico in Anatolia, leggermente più piccolo del più famoso edificio di questo tipo, ovvero il mausoleo di Alicarnasso, benché sia addirittura meglio conservato di quella che è considerata una delle sette meraviglie del mondo antico.

La decorazione dell’edificio, con il fregio ricurvo e i capitelli corinzi, rinvia al periodo di passaggio tra IV e III sec. a.C., e molto probabilmente il mausoleo fu in origine progettato per Lisimaco, il nuovo fondatore di Efeso. Tuttavia, dopo la sconfitta di Curopedio del 281 a.C., Seleuco I divenne re della regione e la costruzione restò incompiuta. Il secondo periodo andrebbe ricondotto al sovrano seleucide Antioco II, morto a Efeso nel 246 a.C. Durante la reggenza della moglie Laodice, che forse lo aveva fatto avvelenare, sarebbe stato realizzato il coperchio del sarcofago dove il re venne inumato. Tuttavia, non ci fu tempo sufficiente per completare la costruzione, perché il territorio di Efeso (perfetto per una gita archeologica) ben presto passò sotto i Tolemei. La costruzione del mausoleo di Belevi non fu, quindi, mai terminata.

Visita al mausoleo di Belevi

Il mausoleo di Belevi è stato conosciuto solo a partire dagli anni ’30, quando divenne oggetto di ricerche da parte dell’Istituto Archeologico Austriaco. I materiali utilizzati per la sua costruzione provenivano, con molta probabilità, dalle cave di marmo situate nei pressi del villaggio, con cui è stata eretta gran parte degli edifici antichi di Efeso.

Il tumulo è posto proprio a sud delle cave, sul lato opposto della valle, i tre vani sono accessibili da nord tramite un corridoio (dromos). I resti di ceramica, ritrovati insieme a ossa di animali, sembrano andare dal V sec. a.C. al IV d.C., e costituiscono le offerte per un arco di circa 800-900 anni. Ciò avvalorerebbe l’ipotesi secondo la quale Pixodaros sarebbe il probabile destinatario della costruzione funeraria.

Questa era alta originariamente 24 metri e si innalzava su una superficie quadrata, al di sopra della sporgenza di una rupe ricavata artificialmente. La parte inferiore era costituita dalla stessa sporgenza di roccia e ricoperta di conci in pietra. Dall’esterno, la roccia che oscurava il mausoleo era coperta da lastre di marmo. C’era, poi, un secondo livello, circondato da 28 colonne: probabilmente avrebbe avuto la forma di una piramide, e l’intera struttura avrebbe raggiunto i 35 metri di altezza.

Il soffitto mostra rilievi figurati, come nel mausoleo di Alicarnasso, rappresentazioni di giochi funerari con una cerimonia di vittoria al centro e lotte di centauri. Anche le sculture sul tetto ricordano i leoni disposti in maniera analoga nel più famoso mausoleo. La camera funeraria con volta a botte, nascosta nel podio e accessibile tramite un piccolo atrio, conteneva il sarcofago del committente, la cui cassa è simile a un sarcofago macedone, con un fregio di sirene musicanti e un poggiapiedi. Sul coperchio appare il defunto disteso su un materasso e su cuscini, con una coppa nella mano, al modo delle figure principali sui rilievi con banchetto.

Nel sarcofago sono stati trovati due denti che dovevano appartenere a un uomo di 40-45 anni. Inoltre, nella stanza si trovava una statua raffigurante un individuo vestito come i servitori rappresentati nell’arte persiana e greco-persiana, che accompagnano un personaggio di rango elevato. Le sculture e il sarcofago fanno ora parte delle collezioni del Museo archeologico di Efeso a Selçuk, mentre altri elementi decorativi sono esposti nel Museo Archeologico di Izmir, altra meta perfetta per una vacanza tra spiagge e rovine. Il mausoleo resta una delle attrazioni principali del villaggio di Belevi, un luogo ricco di fascino tutto da scoprire.

Città dominata gigantesco mausoleo

Il mausoleo di Belevi, in Turchia

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I tulipani stanno arrivando in città: Amsterdam non è mai stata così bella

L’arrivo della primavera in città, e in tutti i luoghi del mondo, ci permette di vivere tutte le meraviglie messe in scena da Madre Natura. È questo il momento perfetto per organizzare un viaggio verso tutte quelle destinazioni che, durante questa stagione, diventano il palcoscenico di spettacoli che inebriano e stordiscono i sensi. Prenotate il primo volo disponibile: si parte alla scoperta dei tulipani ad Amsterdam.

Primavera: tappeti di tulipani invadono la città

I tulipani sono probabilmente i fiori più rappresentativi di questa straordinaria stagione. Conosciamo bene la meraviglia dei campi fioriti che popolano il mondo e che ci spingono a organizzare viaggi straordinari.

Ogni anno, infatti, migliaia di viaggiatori provenienti da ogni dove si recano in Olanda, per ammirare i parchi in fiore che si trasformano in un caleidoscopio di colori che incanta.

Tulp Festival, Amsterdam

Tulp Festival, Amsterdam

Nel periodo che va tra aprile e maggio, nel Paese fioriscono milioni di fiori da bulbo che vengono piantati e curati sapientemente durante tutto l’anno. Per ammirare gli spettacoli più belli del territorio in fiore non possiamo che inserire nel nostro itinerario Keukenhof, il parco che racchiude oltre 7 milioni di tulipani che esplodono in tutta la loro bellezza in primavera.

Il parco di Keukenhof è, probabilmente, una delle visioni più belle del nostro mondo, nonché la più grande esposizione artistica e naturale di fiori in tutto il globo. A questo si aggiungono anche i campi in fiore che si snodano lungo la costa de L’Aia e nei pressi di Leida, fino ad Alkmaar.

Anche Amsterdam, il suo centro cittadino e le zone periferiche, vengono totalmente invase da profumi e colori in questo periodo. È questo il segnale che il Tulp Fest è iniziato, ed è assolutamente imperdibile.

Tulp Festival, Amsterdam

Tulp Fest: scoprire e riscoprire Amsterdam in fiore

Meravigliosa è Amsterdam, la città dei canali, delle case strette, dei mulini e dei musei e, in primavera, anche di tulipani. In occasione del Tulp Festival, che va dal 1 al 30 aprile, sono oltre 85 gli spot cittadini che mettono in scena uno spettacolo floreale di grande bellezza.

Le aree pubbliche di Amsterdam, i giardini dei musei, gli hotel e i vari quartieri fioriscono, letteralmente, per dare il benvenuto alla primavera e celebrare la bellezza. Dalla stazione centrale fino a Piazza Dam, per esempio, una scia di profumi e colori, che vano dal giallo, al rosa, fino all’arancio, accompagnano i cittadini in questo nuovo e inebriante percorso per tutto il mese di aprile.

A questo tripudio di bellezza si uniscono anche tutti gli altri quartieri centrali e quelli periferici come il distretto Nord e quello Ovest, l’elegante Quartiere dei Musei e i parchi pubblici e poi, ancora, il distretto Sud e quello Est.  Anche le strutture pubbliche, quelle private e i centri commerciali presentano vasche di fiori adornate sapientemente dove spiccano tulipani bianchi, rosa o fiammeggianti che tingono la città e tutti i suoi quartieri.

La mappa di tutti i luoghi in fiore ad Amsterdam, durante il Tulp Fest, è disponibile sul sito ufficiale della manifestazione.

E se dopo il tour in città non siete ancora stanchi di ammirare la fioritura di tulipani, il consiglio è quello di raggiungere il grandioso parco Keukenhof per un’immersione totale nella bellezza. Il parco, aperto dal 21 marzo al 10 maggio, dista appena 40 chilometri dalla capitale dei Paesi Bassi.

Keukenhof garden

Keukenhof garden

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Caen, la città francese tra luci e scorci magici

Cittadina vivace, tappa quasi obbligata nell’itinerario per la visita delle spiagge dello sbarco, Caen, conosciuta anche con il soprannome di la città delle 100 guglie, è un luogo pieno di sorprese e frizzante vita notturna. I monumenti si illuminano di luci colorate, i mercati serali animano le vie del centro storico sino alla marina. Tra monumenti e scorgi suggestivi, il capoluogo della bassa Normandia merita di essere scoperto. Un passato turbolento per via delle conseguenze del secondo conflitto mondiale, non ha impedito a Caen di rinascere e valorizzare il centro e i quartieri con un’interessante proposta culturale.

I monumenti simbolo di Caen

Tra i simboli di Caen, da segnare sulla mappa della città, c’è sicuramente il suo imponente castello che domina ancora il centro cittadino. Raggiungere i camminamenti delle mura medievali, dall’alto dei suoi bastioni, il panorama a 360 gradi su Caen è davvero incantevole. Da visitare, al suo interno, ci sono senza dubbio: la Sala dello Scacchiere, il Museo della Normandia, il Museo delle Belle Arti, la Loggia del Governatore e la Chiesa di Saint-Georges. All’esterno, ideale luogo di svago molto frequentato soprattutto in primavera-estate, si trova un grande parco giochi, l’orto botanico e un parco che ospita diverse sculture.

Il tour alla scoperta di Caen può proseguire visitando due noti edifici della città, voluti da Guglielmo il Conquistatore, che la città, la più potente della Normandia: l’Abbazia degli Uomini e l’Abbazia delle Dame, che oggi ospitano il municipio e il consiglio regionale. L’Abbazia degli Uomini, gioiello di architettura romanica e gotica, prima ospitò i monaci, in seguito diventò liceo, e ancora un ospedale durante la seconda guerra mondiale. Al suo interno, nel coro gotico, si trova l’imponente tomba di Guglielmo il Conquistatore (in realtà, per sicurezza e timore che venisse trafugata, oggi custodisce solo un frammento osseo del sovrano).

Anche l’Abbazia delle donne, altro luogo imperdibile di Caen, venne utilizzata per diversi scopi nella storia: prima monastero di suore benedettine, poi ospedale e ospizio. Ospita la magnifica cripta e la tomba di Mathilde di Fiandre, regina d’Inghilterra, duchessa di Normandia e moglie di Guglielmo il Conquistatore. Il momento ideale per visitare questo luogo, e il suo parco, è il tramonto: la vista sulla città al calar del sole è unica.

Quartieri e scorci pittoreschi

Monumenti imponenti e maestosi e piccole viuzze graziose e ricche di scorci pittoreschi. Passeggiare per gli antichi quartieri di Caen, sintesi dell’architettura normandise, è indimenticabile. Rue du Vaugueux, ad esempio, si trova proprio sotto il castello, ed è rimasto intatto, fermo nel tempo. Qui si trovano le caratteristiche case a graticcio, colorate e adorante di fiori. Questo è il quartiere medievale di Caen, riqualificato negli ultimi decenni, e divenuto un vero cuore pulsante della città: vivace, pieno di locali e ristoranti tra i più rinomati della zona. Da non perdere, per scatti fotografici da cartolina, sono poi le case a graticcio più antiche. Si trovano in rue Saint Pierre e in rue de Geôle: la più famosa è Maison des Quatrans, costruita nel 1460.

Se volete visitare la strada più antica di Caen, invece, dovete dirigervi in Rue Froide, una via acciottolata e costellata da botteghine, atelier, caffè e molte librerie (anche per bambini). Questa antica strada ha mantenuto immutato tutto il suo fascino medievale. Tra le cose da fare necessariamente c’è quella di spiare nei cortili della case: residenze borghesi che nascondono giardini rigogliosi, angoli romantici ed opere d’arte. Ad esempio, al civico 16 di rue Froide, che si affaccia sull‘ex Maison des Sens, famosi vetrai del XVI secolo, si trova uno splendido portico da fotografare.

La marina e le spiagge di Caen

Dal cuore della città di Caen si arriva al mare, al porto turistico, dove è bello concedersi una passeggiata in ogni momento della giornata, di giorno e di notte. Caen, come detto, può essere il punto di partenza per visitare le spiagge dello sbarco in Normandia come Omaha Beach, Gold Beach, Juno Beach. Al porto di Caen si trovano ormeggiate meravigliose barche a vela, terrazze, bar e ristoranti sulla promenade Quai Vendeuvre. Da non perdere qui, nella giornata di domenica, il tradizionale mercato di Saint-Pierre. In estate questo luogo si anima ancora di più con spettacoli di luci, musica e il mercato notturno.

Il quartiere più modaiolo e di tendenza di Caen, si trova proprio a pochi passi dal porto turistico. E’ la Penisola di Caen, che ospita la note biblioteca Alexis de Tocqueville, dall’architettura futuristica, con le luminose facciate in vetro e l’affaccio meraviglioso sulle rive dell’Orne. Questo è il paradiso per gli amanti dell’arte, soprattutto di street art: intorno all’edificio, infatti, è possibile ammirare moltissime opere di street artist francesi (e non solo), e notevoli murales. Qui si tengono diversi concerti e spettacoli. Un quartiere luminoso che si riflette nelle acque del fiume.

 

Caen, Normandia

Un angolo di Caen

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Il sogno d’oriente rivive in Italia in questi edifici straordinari

L’Italia, si sa, è terra di santi, poeti e navigatori, ma anche di meraviglie che lasciano senza fiato. Opere d’arte firmate da Madre Natura, capolavori artistici e architettonici ideati dall’uomo e poi ancora sculture rinascimentali, musei, piazze e monumenti. E se da una parte, conosciamo bene tutto ciò che caratterizza in maniera univoca e riconoscibile il nostro Paese, dall’altra esistono cose che ci sembrano estranee alla nostra cultura e all’identità nazionale.

Una sensazione che abbiamo vissuto sulla nostra pelle tutte le volte che abbiamo viaggiato in quei luoghi del BelPaese che ci catapultavano, immediatamente, in altre realtà e dimensioni. E ci sono opere architettoniche, maestose e bellissime, che assolvono il medesimo compito perché sono ispirate a culture lontane.

È il caso dello stile moresco, l’arte sviluppata fine dell’XI secolo e la fine del XV nell’area del Mediterraneo occidentale, soprattutto in Spagna e in Maghreb, che esplode in tutta la sua bellezza in alcuni dei tesori che popolano il nostro stivale e che ci permettono di vivere un sogno orientale mai dimenticato.

Serra Moresca

Serra Moresca

Roma: l’Alhambra italiana

Quando parliamo di sogno d’Oriente, è impossibile non pensare all’Alhambra di Granada, un vero e proprio capolavoro artistico che incanta gli occhi e riscalda il cuore. Eppure anche l’Italia ha la sua Alhambra, una Serra Moresca nascosta in uno dei parchi più suggestivi della città eterna.

Ci troviamo a Villa Torlonia, meta prediletta dei cittadini romani e dei vacanzieri. Voluta dal principe Alessandro Torlonia nella prima metà dell’Ottocento, questa Serra Moresca è una vera e propria meraviglia. Caratterizzata da un giardino esotico lussureggiante, una grotta artificiale e vetrate policrome che splendono al sole, questo gioiello architettonico riportato alla luce dopo il restauro, è una vera e propria perla orientale tutta da scoprire.

Castello di Sammezzano: il gioiello orientale italiano

Molto più di un castello, quello di Sammezzano è il più grande sogno orientale mai realizzato nel nostro Paese. Situato nel comune di Reggello, in provincia di Firenze, questo capolavoro di intagli, decorazioni preziose e dettagli lussuosi, è uno dei luoghi più belli e straordinari dello stivale.

Se l’architettura esterna incanta, quella interna lascia senza fiato: un caleidoscopio di colori e dettagli ispirati allo stile moresco inebriano e stordiscono i sensi. Il Castello di Sammezzano è un sogno a occhi aperti.

Castello di Sammezzano

Castello di Sammezzano

Rocchetta Mattei, un palazzo fantasy

Ci spostiamo ora tra le colline che circondano Bologna perché è qui, su un’altura del comune di Grizzana Morandi, si trova un palazzo incantato e fantastico che sembra uscito da un libro di fiabe. Rocchetta Mattei non è propriamente un edificio moresco, anche se da questo il suo creatore si è lasciato ispirare.

Dimora del conte Cesare Mattei, letterato, politico e medico autodidatta fondatore dell’elettromeopatia, la Rocchetta Mattei deve al suo creatore la bellezza senza tempo che la caratterizza. L’edificio, complesso ed elaborato, fonde lo stile moresco all’architettura medievale mitteleuropea e al gotico italiano. Il risultato è un’edificio fantasy dall’atmosfera straordinaria, un unicum in Italia e nel mondo.

Palazzo Mazzone di Catania

Ci spostiamo ora a Catania, in una delle strade più popolate della città. Lungo via Umberto, infatti, si erge un palazzo che svetta verso il cielo, si tratta di Palazzo Mazzone, uno straordinario esempio di architettura moresca. Realizzato nel 1900 dall’architetto Tommaso Malerba, l’edificio conserva tutto il fascino orientale misto a quello dello stile liberty che caratterizzava la scena catanese durante la realizzazione del palazzo.

Palazzo Mazzone

Palazzo Mazzone

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La piccola perla incastonata fra le rocce della Val d’Asta

La natura è in grado di regalarci meraviglie uniche, dalla bellezza a dir poco mozzafiato. È il caso della piccola perla incastonata tra le rocce della Val d’Asta, un luogo dove la vegetazione lussureggiante cela una sorpresa incredibile. Il suo fascino è ineguagliabile: ecco di cosa si tratta.

La Cascata del Golfarone, bellezza unica

Nel cuore incontaminato dell’Appennino Reggiano, quasi al confine tra l’Emilia Romagna e la Toscana, si dipana un paesaggio suggestivo dove poter vivere esperienze bellissime a contatto con la natura. Stiamo parlando della Val d’Asta, tra la cui rigogliosa vegetazione scorre placido il torrente Secchiello. Ed è proprio questo a dar vita ad un piccolo spettacolo incredibile, la Cascata del Golfarone. Trovarla è una vera avventura, perché non è segnalata e imbattervisi per puro caso è praticamente impossibile. Ma il piccolo sforzo necessario per arrivare in questo splendido paradiso terrestre è ampiamente ricompensato da un panorama da favola.

Come arrivare alla Cascata del Golfarone

La Cascata del Golfarone si trova a circa 60 km da Reggio Emilia, in un’ampia vallata punteggiata da deliziosi borghi. Uno dei più vicini, Villa Minozzo, è il punto di partenza del suggestivo percorso che porta alla scoperta della perla della Val d’Asta. Lungo la strada, quasi nascosto dalle piante, si trova l’imbocco di un sentiero che conduce al torrente Secchiello, nato solo pochi km più a monte. Non è altro che uno stretto passaggio in discesa, che pian piano si fa sempre più ampio e facilmente percorribile, pur tra i boschi.

Una volta arrivati lungo la sponda del fiume, occorre attraversarlo (occhio ad avere buone scarpe, per evitare pericolosi incidenti) e seguirne il corso ancora per qualche centinaio di metri. È a questo punto che, pur non potendo ancora vedere la cascata, inizierete a sentirne il fragore sempre più intenso: solo all’ultimo momento, facendovi largo tra la vegetazione, potrete finalmente ammirare uno spettacolo della natura che vi lascerà senza fiato. L’acqua spumeggiante si tuffa da un salto di 15 metri, infrangendosi tra le rocce e creando un piccolo laghetto naturale immerso nel verde.

Cascata del Golfarone

La Cascata del Golfarone

Cosa vedere nella Val d’Asta

La Cascata del Golfarone è un vero gioiello incastonato nella natura, in un luogo ben nascosto e protetto da sguardi indiscreti – cosa che la rende ancora più affascinante e maestosa. Ma non è certo l’unica bellezza dei dintorni: dopo una bella passeggiata nel verde e un po’ di relax in questo paradiso incontaminato, c’è tempo per visitare ancora qualcosa di unico. I piccoli borghi sparsi tra le colline e le prime montagne dell’Appennino Tosco-Emiliano sono davvero graziosi, con casette in pietra affacciate su strette viuzze. Qui sembra che il tempo si sia fermato.

E se amate la natura, potete concedervi lunghe camminate esplorando una vera oasi di pace. Tanti sentieri si inerpicano tra le montagne, per regalare avventure mozzafiato ai più coraggiosi. Un trekking assolutamente da non perdere è quello che conduce sulla vetta del Monte Prampa, attraversando splendidi boschi e ampi prati verdi – che in autunno, con il foliage, assumono sfumature incredibili. Dall’alto dei suoi quasi 1700 metri, il panorama sull’intera Val d’Asta è a dir poco meraviglioso.