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Il villaggio immerso in una valle senza elettricità

Ci sono luoghi dove le forze della natura modellano non solo il paesaggio ma anche le vite delle persone che lo abitano. Uno di questi è la selvaggia Val Bavona, la più rocciosa e impervia del territorio alpino. Siamo nel Ticino, nel punto in cui nasce la famosa cascata di Foroglio, accanto alla quale sorge l’omonimo e pittoresco villaggio dove il tempo sembra essersi pietrificato. Fin qui potrebbe sembrare una verde valle della Svizzera come un’altra, ma c’è una caratteristica che la rende davvero unica e green: la mancanza di elettricità.

Foroglio, villaggio senza tempo

Foroglio è il villaggio più conosciuto della valle, grazie alla cascata che porta il suo nome e che gli fa da sfondo con un fragoroso salto di 110 metri. Un grazioso centro con le case raccolte attorno alla chiesetta quattrocentesca, che ricordano la vita delle generazioni dedite alla transumanza, modeste abitazioni in pietra costruite seguendo le necessità del lavoro e la configurazione del terreno, che nel tempo hanno mantenuto quasi intatto il loro aspetto primitivo. Tra una e l’altra spuntano anche le torbe (che abbiamo incontrato anche a Bosco Gurin), caratteristiche costruzioni in legno e pietra adibite alla conservazione dei cereali, soprattutto della segale.

Foroglio è uno dei dodici villaggi che costellano il fondovalle, posti più o meno a un chilometro l’uno dall’altro, e chiamati “terre” dai locali. Ad aver contribuito alla perfetta conservazione di questo mondo rurale è stata l’assenza di una strada carrozzabile in Val Bavona, costruita solo dopo il 1950, e di una rete elettrica (fatta eccezione per San Carlo). In questa valle, infatti, il fabbisogno energetico viene soddisfatto da sempre solo con l’energia solare, motivo per cui i villaggi che la costellano sono abitati esclusivamente d’estate.

Un paradosso se si pensa alla grande quantità di energia elettrica prodotta in Val Bavona, tra tre centrali e tre laghi artificiali. Come risultato della scelta dei residenti di continuare a vivere senza il lusso dell’elettricità, la valle isolata rimane più o meno la stessa oggi come lo è stata per secoli.

Villaggio immerso valle senza elettricità

Il pittoresco villaggio di Foroglio

Itinerario alla scoperta della Val Bavona

Per Foroglio passa anche un’incantevole passeggiata che percorre i dodici insediamenti della valle e permette ai visitatori di scoprirne tutti i segreti e apprezzarne il fascino senza tempo. Un percorso ricco di suggestioni non solo per gli splendidi paesaggi che offre allo sguardo, ma anche per le testimonianze dell’intervento dell’essere umano che ha saputo interpretare il territorio e trasformare anche gli elementi naturali più ostili in alleati.

Durante l’escursione ci si imbatte nei cosiddetti “splüi”, caratteristiche costruzioni sottoroccia che dovevano rispondere alle esigenze dei contadini, e per cui sono state adibite a rifugio per sé e per gli animali, a depositi per il cibo o a magazzino per il fieno e la legna. La maggior parte si trova ai piedi delle frane, dove si depositano i macigni più grossi. Gli abitanti hanno anche realizzato terrazze sulle pendici della montagna, coltivando così la terra tra le rocce e sopra di esse e creando i cosiddetti prati pensili. A stupire, in questa valle, è il modo in cui le persone abbiano vissuto in armonia e simbiosi con la terra e con la natura, e le loro ingegnose tecniche di sopravvivenza.

La storia della Val Bavona, proprio come quella di altre valli alpine, è fortemente caratterizzata dalle transumanze. Per saperne di più, si può seguire il sentiero didattico sul tema presso i villaggi di Cavergno e Bignasco. Il percorso accompagna gli escursionisti attraverso le varie tappe del fondovalle fino a Foroglio, proseguendo attraverso la Val Calnegia fino ai pascoli alpini, a un’altitudine di oltre 2000 metri.

Da alcuni anni, la Fondazione Valle Bavona, attraverso le attività del “Laboratorio Paesaggio”, offre ai visitatori l’occasione di vivere a diretto contatto con il territorio, sperimentando, sviluppando conoscenze, acquisendo pratica di tecniche tradizionali, contribuendo a mantenere intatto e a salvaguardare un patrimonio straordinario.

Cascata Foroglio

La cascata di Foroglio, attrazione della Val Bavona

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Queste incredibili cascate vantano una leggenda unica

Nel cuore di un Paese ricco di ghiacciai, natura incontaminata e profondi fiordi che prendono vita lungo la costa, scorrono delle cascate incredibilmente scenografiche e che celano una leggenda davvero unica nel suo genere.

Siamo in Norvegia, nel Nord Europa, e proprio qui dalle pareti di uno dei fiordi più spettacolari di tutto il Paese, il Geirangerfjord, scendono impetuosi dei flussi d’acqua che solo a guardarli fanno vivere incredibili emozioni.

Geirangerfjord, il fiordo norvegese più spettacolare

Il Geirangerfjord è davvero uno dei fiordi più sorprendenti della Norvegia, uno spettacolo di Madre Natura che si distingue per essere circondato da montagne innevate e splendide cascate. È situato a circa 100 chilometri dalla città di Ålesund e visitarlo vuol dire inebriarsi di uno spettacolo straordinario dove cascate alte fino a 250 metri, acque profonde e pareti a strapiombo su cui si affacciano fattorie abbandonate, catapultano in un’altra dimensione.

Ma non solo. Il fiordo, alle sue due estremità, vede anche sbucare i tetti dei villaggi caratteristici di Hellesylt e Geiranger, mentre le montagne intorno sono attraversate da una serie di sentieri escursionistici come l’imperdibile Strada Montana Trollstigen, che si snoda fra strette pareti di roccia e oltrepassa le cascate, e La Strada delle Aquile. Non è un caso che insieme al Nærøyfjorden, il Geirangerfjorden sia stato inserito dall’Unesco tra i siti patrimonio dell’Umanità.

Geirangerfjord norvegia

Tutta le bellezza del Geirangerfjord

Nonostante tutta la meraviglia di cui è impreziosito, il vero tocco magico di questo fiordo unico al mondo sono le sue cascate. Ce ne sono diverse come, per esempio, la Cascata del Pretendente che vanta una peculiare forma a bottiglia, e quella chiamata il Velo di Sposa che cade oltre un bordo roccioso dove la luce del sole la fa sembrare un velo sottile che ricopre i massi. Ma la più famosa e scenografica di questo questo paradiso terrestre è la Cascata delle Sette Sorelle, che precipita direttamente in mare da un’altezza straordinaria.

La Cascata delle Sette Sorelle, cosa sapere

Sette è il numero dell’arcobaleno, delle note musicali e di molte altre simbologie che in qualche modo caratterizzano anche questa cascata. Una cifra mistica ma che fa da subito capire che dietro a essa si nasconde qualcosa di veramente speciale.

Partiamo dal presupposto che quella delle Sette Sorelle è la 39ª cascata della Norvegia per altezza e che è formata dal fiume Knivsflåelvane che si getta dalla scogliera settentrionale del Geirangerfjord. Sette fragorosi flussi che si riducono a 4 durante i mesi estivi, il più alto dei quali compie un salto di circa 250 metri. Un luogo molto turistico, e spesso ammirato grazie a delle crociere che portano direttamente nel cuore della natura del Nord Europa.

Ciò non toglie che questa cascata -come lo stesso fiordo – mantenga il suo irresistibile fascino, anche grazie alla particolare leggenda a cui è legato il suo nome.

Cascata delle Sette Sorelle norvegia

Tutta la bellezza della Cascata delle Sette Sorelle

La leggenda della Cascata delle Sette Sorelle

Si narra che da queste parti vivessero sette bellissime sorelle, così simili l’una all’altra da aver stregato un solo uomo: un principe che si trovava a passare da quei fiordi e che si rifugiò in un podere dove vivevano proprio queste sette affascinanti ragazze, insieme al proprio padre.

Il principe, incapace di resistere a tanta bellezza, decise di sposarne una, la più affasciante. Tuttavia, ogni giorno al risveglio dopo una notte di bagordi non riusciva più a riconoscere la sua prescelta.

Passarono gli anni e le sorelle, disperate in quanto nubili e in costante attesa del principe, diventarono inconsolabili. Una condizione che le portò a piangere continuamente e a versare così tante lacrime da formare dei piccoli corsi d’acqua sempre più tumultuosi, a tal punto da arrivare fino a fondo valle sotto forma di cascate.

Per punizione, essendo la causa di tanto dolore, anche il principe si trasformò in una cascata – ossia quella del Pretendente di cui vi abbiamo parlato sopra – che si trova proprio di fronte alla Cascata delle Sette Sorelle. Ma la cosa più curiosa è che il flusso d’acqua generato dal nobile uomo ha una forma di bottiglia, come simbolo di tutto l’alcol che beveva in vita  per annebbiare la sua memoria.

La sua “ingordigia” fu quindi punita con la legge del contrappasso dantesco: rimanere “a bocca asciutta” a contemplare per sempre la bellezza delle sette sorelle, senza essere degnato di un loro sguardo.

cascata delle Sette sorelle leggende

La Cascata delle Sette sorelle in un giorno di sole

Cos’altro fare e vedere al Geirangerfjord

Oltre alla natura e alle cascate, da non perdere al Geirangerfjord sono i suoi due villaggi. Hellesylt si distingue per la sua aria fresca e pura, da respirare a pieni polmoni. Come si può immaginare, infatti, la natura prende il sopravvento su tutto, in un contesto davvero spettacolare.

Delizioso anche Geiranger che, nonostante sia particolarmente frequentato dai turisti, regala degli scorci mozzafiato. C’è però una brutta notizia: la cittadina, insieme a Hellesylt, è sotto il costante pericolo della Åkerneset, ossia la montagna situata alle sue spalle che sta lentamente franando nel fiordo anche a causa del cambiamento climatico. Ciò vuol dire che se la frana precipitasse in modo massiccio, causerebbe uno tsunami che potrebbe radere al suolo la marina della città.

Chi ama la natura non può perdersi la Strada dell’Aquila, ovvero gli ultimi spettacolari 7 km della Rv63 proveniente da Åndalsnes. Un tratto che scende tortuoso lungo il ripidissimo pendio in 11 tornanti, ognuno dei quali regala una vista sempre più bella sullo stretto e straordinario fiordo.

Tutto questo nasce dalla Strada Montana Trollstigen, un itinerario di ben 106 kilometri che attraversa il meglio della natura della Norvegia, regalando una vista vertiginosa su ripide montagne, cascate, fiordi profondi e fertili vallate. Con una pendenza del 9 per cento e 11 stretti tornanti, è circondata da alte montagne ed è un costante inebriarsi di un magnifico panorama sul villaggio di Geiranger, la favolosa Cascata delle Sette Sorelle, la fattoria alpina Knivsflå e il più famoso fiordo al mondo, il Geirangerfjorden, Patrimonio Mondiale dell’Unesco.

Insomma, questa zona della Norvegia con la sua maestosità, la sua natura e le sue cascate impressionanti è un posto che non ha eguali al mondo e dove la natura mette in  in bella mostra tutta la sua incontenibile forza. Un’area del nostro continente da visitare il prima possibile.

Hellesylt

Il pittoresco villaggio di Hellesylt

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C’è una piccola Olanda dall’altra parte del mondo piena di tulipani

In primavera inizia lo spettacolo: la natura si risveglia, e con essa tanti splendidi fiori finalmente sbocciano, emanando nell’aria un profumo incredibile. I loro colori sono una vera meraviglia, lasciandoci a bocca aperta. E se l’Olanda è la patria dei tulipani, c’è un’altra piccola località – esattamente agli antipodi – dove l’atmosfera è quasi la stessa. Immensi campi fioriti arricchiscono un panorama da sogno, alle porte di una ridente cittadina che accoglie ogni anno tantissimi turisti.

Holambra, i suoi bellissimi tulipani

La fioritura dei tulipani è uno spettacolo incredibile, ammirato da molte persone: è nelle prime settimane primaverili che questi splendidi fiori regalano la loro inebriante meraviglia, un vero capolavoro della natura. Anche in Italia ci sono molti luoghi dove poter sbirciare la loro bellezza, ma la vera piccola Olanda si trova probabilmente dall’altra parte del mondo. Stiamo parlando di Holambra, una deliziosa cittadina brasiliana nata solamente da pochi decenni, ma già ricca di sorprese tutte da scoprire. Tra cui, naturalmente, gli incantevoli tulipani.

Holambra è un’antica colonia olandese, fondata nel 1948 da un gruppo di immigrati cattolici che hanno trovato riparo presso la Fazenda Ribeirão, all’epoca piuttosto fiorente. Il suo stesso nome è un richiamo alle sue radici: Holambra è infatti l’acronimo – in portoghese – di Holanda, America e Brasil. Ma dei suoi antenati europei non porta solo le iniziali. La cittadina possiede un incredibile patrimonio naturalistico, sotto forma di splendidi fiori che in primavera vivacizzano il panorama e attirano migliaia di turisti da ogni angolo del mondo.

Tulipani, certo. Ma non solo: gerani, crisantemi, rose, margherite, girasoli, gerbere e molto altro. I prati fioriti di Holambra sono diventati ben presto una vera e propria attrazione turistica, rendendo il nome della cittadina famoso a livello internazionale. Qui si svolge infatti Expoflora, la più grande mostra di fiori in America Latina. L’evento si tiene ogni anno a settembre (ovvero all’inizio della primavera, dal momento che le stagioni sono invertite. Siamo dall’altra parte del mondo, lo ricordate?), ed è l’occasione per mettere in mostra le incantevoli piante ornamentali di cui la città è tra le più grandi produttrici di sempre.

Le bellezze di Holambra, la piccola Olanda

La magia dei fiori è senza dubbio ciò che di più bello vanta Holambra, ma ci sono tante altre piccole chicche da esplorare. Per gli amanti delle attività all’aria aperta, non c’è niente di meglio che una bella pedalata: la Ciclovia dei Fiori offre ben tre percorsi, ciascuno rinominato secondo il principale simbolo del luogo (la Via dei Tulipani, la Via dei Girasoli e la Via delle Rose). Imperdibile, poi, è una foto ricordo sotto l’imponente mulino olandese, chiamato Povos Unidos. Alto ben 38 metri e mezzo, è il più grande di tutta l’America Latina – ed è ovviamente una fedele riproduzione di quelli che possiamo trovare in Olanda.

Per fare un tuffo tra le tradizioni di Holambra, si può visitare il Museo Storico e Culturale. Al suo interno raccoglie oltre 2000 foto e altre testimonianze antiche, con cui ripercorrere la storia dei primi coloni che proprio qui fondarono una splendida cittadina. E per non farsi mancare niente, non resta che dedicarsi al tour gastronomico: nel cuore di Holambra c’è un’intera via formata da ristoranti, pub, caffè e pasticcerie, dove vengono proposti menù unici in grado di accontentare anche i palati più raffinati.

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Il ponte romantico nel cuore di una città da fiaba

Ci sono dei luoghi magici e suggestivi, affascinanti e romantici, che sembrano essere stati costruiti proprio per fare da sfondo alle avventure più belle della nostra vita, quelle da condividere con le persone che amiamo. Si parliamo proprio di loro, della magica Tour Eiffel, del maestoso Empire State Building, dell’onirica laguna di Venezia, o di quell’incredibile Tunnel dell’Amore nascosto in Ucraina. Luoghi, questi, dove i viaggiatori si recano per promettersi amore eterno, tra istantanee romantiche e proposte di matrimonio stupefacenti.

Queste destinazioni sono raggiunte dalle coppie di viaggiatori provenienti da ogni dove perché è qui che si possono costruire e incorniciare i ricordi più belli, tra le stradine, i vicoli, gli edifici e i canali di città iconiche che con il tempo si sono guadagnate l’appellativo di luoghi più romantici del mondo, gli stessi che ancora prima hanno incantato musicisti, pittori e artisti per secoli.

Ma se quelle che abbiamo elencato qui sopra sono le travel destination che già tutti conosciamo, e che probabilmente sono già state inserite nella lista dei luoghi assolutamente da vedere almeno una volta nella vita, c’è un altro posto meno conosciuto, ma altrettanto suggestivo e magico, si tratta del Ponte degli Amori di Annecy.

Il Ponte degli Amori di Annecy

Incastonata tra le Alpi francesi, nel dipartimento dell’Alta Savoia della regione Alvernia-Rodano-Alpi, Annecy è una città da fiaba. Lo è per i suoi scorci suggestivi, per le strade acciottolate e per i canali che la attraversano rendendo l’atmosfera magica a ogni ora del giorno e della notte. Ed è proprio nel cuore della città che troviamo un ponte, il Pont des Amours, che sovrasta canale Vassé sul Lago di Annecy e collega i Giardini Pâquier d’Europa.

Le sue origini, secondo le storie popolari, non sono particolarmente romantiche in realtà. Si dice infatti che il ponte, nei secoli passati, fosse il luogo d’incontro delle prostitute della città. Ma c’è anche chi avvalla una tesi molto più suggestiva che parla di questa struttura di collegamento come un rifugio di tutti gli innamorati. Ed è probabilmente credendo in questa che, al ponte, è stato dato il nome di Pont des Amours.

Attraversato dai cittadini ogni giorno, e raggiunto da turisti e viaggiatori per scattare fotografie sulla città e sul canale, il Ponte degli Amori è diventato una tappa imperdibile per chiunque scelga Annecy come destinazione di viaggio. Merito del suo nome estremamente romantico e anche della sua posizione suggestiva, ma soprattutto della leggenda che lo riguarda. Si dice infatti che chiunque salga sul ponte e si scambi un bacio con la sua dolce metà, sarà destinato a restare con questa per tutta la vita.

Altri angoli romantici della città francese

Il Ponte degli Amori è diventato con il tempo un vero e proprio luogo di culto per tutte le coppie che visitano la cittadina di Annecy, una tappa imprescindibile da raggiungere per scattare selfie romantici e scambiarsi promesse d’amore eterno. Ma la verità è che tutto il territorio promette di far vivere un’esperienza unica, perché quella che è stata definita la Perla delle Alpi, sembra davvero una città uscita da un libro di fiabe.

Con un’atmosfera senza tempo, Annecy si palesa in tutto il suo splendore attraverso stradine acciottolate, romantici vialetti e canali che attraversano la città, gli stessi che gli hanno fatto guadagnare l’appellativo di Venezia Francese. Dopo una foto scattata sul Ponte degli Amori il consiglio è quello di concedersi una passeggiata nel centro storico che rivela gli scorci più romantici e suggestivi che si aprono sulle montagne alpine circostanti e sulle acque dei canali che ospitano i riflessi degli edifici colorati.

Ponte degli Amori, Annecy

Ponte degli Amori, Annecy

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I muri dei vicoli di Napoli celebrano l’eternità di Totò

Napoli è una città che incanta, che rapisce il cuore e se ne tiene un pezzo così da costringerti a tornare, e farlo ancora. Perché la città del sole e del mare, della pizza e delle canzoni fa innamorare, e non la fa solo per quelle vedute suggestive e romantiche del golfo dove si staglia imponente il Vesuvio o per lo straordinario Duomo di San Gennaro, neanche per il sontuoso Palazzo Reale e per lo splendido Maschio Angioino, anche se questi da soli basterebbero.

Napoli incanta per la sua anima autentica e sincera, generosa e terribilmente, quella che si può toccare con mano quando si attraversano i vicoli e i vicarielli della città, tra i panni stesi e le case scarupate, tra le leggende, gli ospedali delle bambole e le botteghe artigianali. Quella che è raccontata nei muri degli edifici dei Quartieri Spagnoli, gli stessi in cui vive e rivive ancora oggi l’eterno Totò.

Ed è proprio tra queste vecchie stradine che oggi vi portiamo, tra i murales del capoluogo partenopeo, quelli che sono aumentati a dismisura per celebrare il 55esimo anniversario della scomparsa del principe Antonio De Curtis, in arte Totò, morto il 15 aprile del 1967.

Murales di Totò nei Quartieri spagnoli

Murales di Totò nei Quartieri spagnoli

Totò e gli altri sui muri di Napoli

A 55 anni dalla morte del principe Antonio De Curtis, un titolo questo che gli spetta di diritto per la nobiltà d’animo che ha sempre caratterizzato l’attore partenopeo, il ricordo è sempre più vivido, sempre più emozionante. Ed è celebrato proprio lì, nel quartiere simbolo della città, nel cuore pulsante di Napoli.

Tra i muri dei vicoli del capoluogo campano ci sono i murales che ritraggono Totò nelle vesti dei suoi personaggi iconici, ma non è solo. Insieme a lui anche i grandi colleghi come Nino Taranto e Peppino De Filippo che si mostrano ancora una volta insieme, per far ridere e sognare, per emozionare in quello che è diventato un museo a cielo aperto nella città di Napoli.

Una tappa obbligata questa, da aggiungere nell’itinerario di viaggio alla scoperta della città, delle sue tradizioni e della sua storia, che è raccontata anche attraverso i muri. Gli stessi muri che ora celebrano il grande ed eterno Totò.

Murales di Totò nei Quartieri spagnoli

Murales di Totò nei Quartieri spagnoli

Napoli e Totò: una storia d’amore senza fine

Quella tra la città partenopea e Totò è una storia d’amore destinata a non finire. È stato proprio lui che, con la sua arte, ha raccontato il volto più autentico di Napoli al mondo intero, i suoi difetti e i suoi pregi, i vizi e le virtù, quelli che echeggiano ancora oggi tra i vicoli e i vicarielli. E ora, il capoluogo campano, lo ringrazia così, con quei disegni murali che animano e colorano le strade di un quartiere in continua evoluzione e valorizzazione.

Il legame tra Napoli e Totò è sempre stato vivido nella città che ha dato i natali all’attore e paroliere campano. Lo dimostrano gli omaggi presenti nel Rione Sanità, il luogo in cui Totò è nato e cresciuto, lo stesso in cui si può avvistare la sua casa. Poi c’è il Vico Totò, la stradina di via Portacarrese a Montecalvario che a lui è stata dedicata, e ora ci sono i muri dei Quartieri Spagnoli, che proprio in occasione dell’anniversario dei 55 anni della sua scomparsa, hanno ospitato nuove e inedite opere di street art.

Impossibile non immortalare quelle immagini, impossibile non soddisfare la voglia di farsi un selfie proprio con al Principe de Curtis ritratto nelle sue espressioni più iconiche, quelle che abbiamo visto e rivisto nei film. Ma non ci sono solo le rappresentazioni dei suoi personaggi, ma anche veri e propri omaggi, come quella in cui l’attore compare su una carta da gioco del mazzo napoletano interpretando il simbolo ‘A Mat, il re di denari, che acquisisce nel gioco il valore più alto per far per un giocatore. E cosa meglio di questa carta poteva rappresentare l’eterno Totò?

Murales di Totò nei Quartieri spagnoli

Murales di Totò nei Quartieri spagnoli

 

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Alla scoperta della terra dei Faraoni Neri e delle loro piramidi

A sud dell’Egitto, da Assuan fino alla confluenza tra Nilo Azzurro e Nilo Bianco, dove oggi si trova Khartum, la capitale del Sudan, si estende la magica regione della Nubia, conosciuta come “la terra dell’oro”, per gli storici siti minerari presi d’assalto dai cacciatori del prezioso metallo fin dai tempi più remoti. Questa affascinante regione storica dell’Africa è però nota anche per i Faraoni Neri e per essere custode di piramidi, templi e rovine che costituiscono un patrimonio unico nel suo genere.

I tesori della Nubia, tra necropoli e piramidi dei Faraoni Neri

A partire dai primi anni del secolo scorso, sono state portate alla luce importanti testimonianze del periodo napateo e meroitico attraverso cui si è tentato di ricostruire la storia della Nubia successiva al regno della XXV dinastia, quella dei Faraoni Neri, che sarebbe durata fino al 653 a.C. Quest’area, che si estende fino alla quinta cateratta e che gli Egizi chiamarono Regno di Kush, è sorprendentemente ricca di siti archeologici e monumenti, attraverso cui si ripercorrono le tracce di un’antica civiltà che fu una sorta di anello di congiunzione tra le genti del bacino Mediterraneo e quelle dell’Africa subsahariana.

Ne è un fulgido esempio la necropoli reale di Meroe, una delle attrazioni più visitate del Sudan. Patrimonio UNESCO dal 2011, questa città millenaria, situata a nord-est di Khartum, custodisce il più ampio sito nubiano di piramidi (in origine ne contava oltre 200) che svettano sulla sabbia dorata del deserto quale simbolo del dominio dei Faraoni Neri. Poiché qui non c’è pericolo di imbattersi in orde di turisti (a differenza dei siti e monumenti presi d’assalto in Egitto) si possono contemplare in tutta tranquillità piramidi tombali di regine e re strutturalmente diverse da quelle egizie, più piccole, recenti e aguzze, benché purtroppo molte siano in cattivo stato di conservazione.

Diversi danni vennero inflitti dall’esploratore italiano Giuseppe Ferlini, che ne demolì oltre quaranta nella sua ricerca di tesori. La città ha lasciato testimonianze epigrafiche in geroglifici e in un proprio alfabeto particolare. Degno di nota è anche il tesoro della Candace, risalente al I sec. a.C., rinvenuto in una tomba della necropoli reale.

Kerma è, invece, uno dei campi di sepolture più antichi dell’Africa e uno dei più estesi siti archeologici della Nubia. In decenni di scavi e ricerche vi sono stati ritrovati numerosissimi oggetti, migliaia di sepolcri e quartieri residenziali. Nel suo Museo sono esposte le sette statue dei Faraoni Neri provenienti dal nascondiglio di Doukki Gel.

Le piramidi di Meroe

A spasso tra i templi della Nubia

Altrettanto suggestiva, Naga conserva i monumenti più significativi e intatti del periodo meroitico. Tra questi, il tempio del dio Amon, con sfingi raffigurate con la testa di ariete poste di fronte all’ingresso principale, e il tempio di Apedemak, un dio-guerriero dalla testa di leone.

Non lontano da Naga, si trova Musawwarat es Sufra con due importanti testimonianze del Regno di Kush: il tempio del Leone, dedicato ad Apedemak, e il complesso chiamato “Grande Recinto” , che racchiudeva tre templi, due dei quali si alzavano sopra piattaforme, circondati da una serie di cortili e da altre costruzioni la cui destinazione risulta tuttora sconosciuta.

Musawwarat es Sufra Grande Recinto

Il Grande Recinto del sito di Musawwarat es Sufra

Vicino alla moderna città di Karima ci si imbatte nella vasta necropoli di El-Kurru, mentre a meno di 400 km dalla capitale del Sudan si incontra l’area archeologica del Jebel Barkal, la “Montagna Pura”, Patrimonio dell’Umanità dal 2003 e centro spirituale del Regno di Kush, custode di templi in parte ancora inesplorati.

Alle pendici del Jebel Barkal, si può ammirare il tempio rupestre di Mut, dedicato alla compagna del dio Amun. Dal 2013, l’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro di Roma collabora con la National Corportation of Antiquities and Museums per la salvaguardia del sito Patrimonio UNESCO. Il complesso cantiere di restauro, diretto da Maria Concetta Laurenti, ha consentito il recupero delle straordinarie pitture murali del tempio.

Le straordinarie pitture murali del tempio rupestre di Mut

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L’Itinerario della Bellezza, pura poesia

In Italia esiste un itinerario che, dalle colline al mare, segue tutte le meraviglie della Provincia di Pesaro e Urbino, nelle Marche. Comuni che tra di loro condividono un ambiente incontaminato costellato da ricchezze rinascimentali che arrivano persino ad affacciarsi sulla Costa Adriatica, oppure a farsi spazio tra i sinuosi profili degli Appennini. Un percorso da fiaba, quindi, che prende il nome di Itinerario della Bellezza.

I 5 anni dell’Itinerario della Bellezza

Quest’anno il magnifico Itinerario delle Bellezza compie 5 anni e, ai 13 comuni già presenti, se ne sono aggiunti 3 altrettanto spettacolari. Parliamo di incantevole località come: Apecchio, Cagli, Cantiano, Colli al Metauro, Fano, Fossombrone, Gabicce Mare, Gradara, Mondavio, Pergola, Pesaro, San Lorenzo in Campo, Sassocorvaro Auditore, Tavullia, Terre Roveresche e Urbino.

L’obiettivo di questo progetto sempre in crescita è quello di promuovere e valorizzare il grande “patrimonio di bellezza” che accomuna queste località delle Marche.

Del resto è comprensibile: l’Itinerario della Bellezza spazia dalle montagne alle dolci colline digradanti verso il mare, tra borghi storici, rocche e castelli, palazzi, chiese e gli eremi del “silenzio e della fede”. Una zona del nostro Paese che custodisce un ricco patrimonio artistico e culturale espressione di “giganti” quali Raffaello e Rossini; l’eredità straordinaria della “romanità” che ha nella “consolare Flaminia” in Vitruvio e nei Bronzi dorati di Pergola gli elementi di maggior impatto storico-emozionale; il fascino immortale del Rinascimento che ebbe una delle sue capitali a Urbino.

Urbino marche

La meravigliosa Urbino

Ma non solo. L’Itinerario della Bellezza è anche il racconto della “bellezza” e della qualità del  patrimonio eno-gastronomico caratterizzato da 3 vini DOC, 3 alimenti DOP, in una provincia leader nel mondo per i prodotti bio e per il “tartufo tutto l’anno”. Senza dimenticare che questo è anche un territorio per gran parte incontaminato che alle splendide spiagge e coste del mare Adriatico lega il verde delle colline e la visione straordinaria delle montagne.

Itinerario delle Bellezza, cosa non perdere

Colli al Metauro è un comune nato nel 2017, un meraviglioso territorio che si trova tra le vette della Gola del Furlo e il mare cristallino delle Marche. Bellissimo anche Mondavio, uno dei Borghi più belli d’Italia. Basti pensare che il centro storico è racchiuso da una possente (e ben mantenuta) cinta muraria.

Non da meno è Pergola che sorge nel cuore della Valle del Cesano. Uno piccolo scrigno di tesori conosciuto anche come la “Città del Tartufo tutto l’anno”. Questo, infatti, viene celebrato con due manifestazioni: la Fiera Nazionale del Tartufo Bianco Pregiato, a ottobre, e ‘AmiAmo il Tartufo’, dedicata al tartufo nero estivo.

Mondavio marche

Mondavio, meraviglia delle Marche

Straordinaria anche Sant’Angelo in Vado che sorge sulle rovine dell’antica Tiphernum Metaurense. Così come Gradara, la città di Paolo e Francesca cantati da Dante nella “Divina commedia”.

Poi Apecchio, il centro di un ampio territorio che si estende per 103 km2, comprendendo anche la cima del Monte Nerone (m.1526).

Non possono di certo mancare Pesaro, la Città della Musica e della Bicicletta, e Urbino, una città dove la matematica e la geometrica si sposano con la bellezza, ma anche il luogo dei saperi e della spiritualità.

Insomma, percorrere l’Itinerario della Bellezza, in auto, moto o bicicletta nei tanti sentieri e ciclovie, è un’esperienza unica, da vivere almeno una volta nella vita.

Sant’Angelo in Vado itinerario della bellezza

La spettacolare Sant’Angelo in Vado

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Il Palazzo situato a una delle maggiori altitudini del mondo

Nel cuore di Lhasa, la principale città del Tibet a 3650 metri di altitudine, svetta una delle meraviglie architettoniche dell’Oriente e simbolo del territorio: il Potala, maestoso Palazzo color bianco e ocra che lascia senza parole chiunque lo ammiri per la prima volta.

Le sue dimensioni imponenti, la struttura e l’altezza emanano un’aura quasi magica: nel corso dei secoli, è stato dimora dei Dalai Lama, sede del governo tibetano, un autentico microcosmo che ha sempre vissuto di vita propria.

Oggi i pellegrini posso accedervi il lunedì, il mercoledì e il venerdì attraversando la porta occidentale e percorrendo la strada principale che conduce alla cima della fortezza: al suo interno non è permesso scattare fotografie e ogni sala dispone di telecamere e rilevatori di movimento.

potala lhasa

Porta del Potala

Alla scoperta dei tre piani del Palazzo Rosso del Potala

Il piano terra

Al piano terra, la visita inizia con la Cappella del Nato Santo dove spiccano le statue degli otto Buddha della medicina, dei cinque Dalai Lama e dell’undicesimo, del Buddha Śākyamuni e di Guru Rinpoche, venerato come secondo Buddha.

Proseguendo lungo il corridoio, ecco la sala delle riunioni, la stanza più ampia del Potala: la impreziosiscono capitelli finemente scolpiti, quattro cappelle e il grande trono appartenuto al sesto Dalai Lama.

Nell’ala ovest della sala si trova la cappella delle tombe dei Dalai Lama, tra le principali attrattive del Palazzo: l’ambiente è dominato da uno stupa alto 12,6 metri e ricoperto da 3700 chili d’oro, affiancato da due stupa di dimensioni minori.
Altri otto stupa simboleggiano gli otto accadimenti principali nella vita di Buddha.

È poi il momento di visitare la cappella Rigsum Lhakhang, consacrata agli otto insegnanti indiani cui si deve l’introduzione in Tibet di riti e pratiche tantriche.

Infine, ultima cappella del piano terra è “lamrim“, ovvero sentiero graduale, termine che sta a indicare gli stadi progressivi lungo la via dell’illuminazione.

Il secondo piano

Salendo al secondo piano, si ammirano subito le prime tre sale comunicanti che custodiscono ben tremila statue cinesi.

Un piccolo corridoio porta alla Cappella di meditazione del re Songtsen Gampo e poi alla Mostra di Tesori del Potala, collezione dal grande valore con pezzi unici quali un Buddha in cristallo e un mandala tridimensionale con più di duecentomila perle.

La visita a questo piano si conclude con le tre affascinanti cappelle: la Cappella dei Nove Buddha della Longevità con pregevoli dipinti accanto alle finestre, la Cappella di Sakyamuni con il trono del settimo Dalai Lama e la biblioteca, e la Cappella Kalachakra con mandala di oltre sei metri di diametro e oltre 170 statue.

Il terzo piano

Dopo aver incontrato le tombe dell’ottavo e del nono Dalai Lama, al terzo piano di notevole interesse è la Cappella di Arya Lokeshvara, la più sacra e venerata dell’intero edificio.

Ma non è tutto.

Una galleria si affaccia poi sulla tomba del tredicesimo Dalai Lama e conduce alla Cappella della felicità immortale.

Concludono la visita la Cappella della vittoria sui tre mondi, con biblioteca, e la Cappella dei mandala tridimensionali che ospita incredibili mandala tridimensionali adornati di gemme preziose.

Il Palazzo Bianco, splendide vedute panoramiche

Il Palazzo Bianco è custode degli alloggi più riservati. La prima sala che si incontra dopo aver ammirato un panorama davvero suggestivo sulla città è quella del trono dove i Dalai Lama incontravano gli ospiti ufficiali: qui lo sguardo si posa su alcuni bellissimi dipinti murali.

Ecco poi la sala dei ricevimenti, con una raccolta di statue in bronzo e balcone panoramico, la camera della meditazione, con oggetti rituali dell’ultimo Dalai Lama, e infine la camera da letto del Dalai Lama dove sono raccolti alcuni suoi effetti personali.

Prima o dopo la visita al Potala, è stupendo concedersi una passeggiata rilassante lungo il viale delle ruote di preghiera dove sono numerose le bancarelle che vendono gli oggetti più disparati.

potala

Il maestoso Potala

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Il monastero immerso nella natura che sorprende tutti

Roccia, acqua e un’atmosfera magica che cattura tutti i sensi: il monastero immerso nella quiete della natura, sulla vetta della montagna a strapiombo, è un tesoro nascosto che sorprende e lascia senza fiato.

Stiamo parlando del Monastero di Sant Miquel del Fai, in Catalogna, a una cinquantina di chilometri dalla variopinta e vivace Barcellona ma qui sembra davvero di trovarsi in un’altra dimensione.

Tutto il fascino del monastero sospeso sulla rupe

Sant Miquel del Fai

Sant Miquel del Fai a strapiombo sulla rupe

Intriso di una bellezza mistica, il Monastero catalano si annida tra le rocce e, nel suo insieme, sfida la gravità sospeso sulla rupe a guardia della Valle del fiume Tenes, tra affioramenti rocciosi e cascate che superano i 100 metri di altezza.

Un paesaggio a dir poco fiabesco, uno dei luoghi più sorprendenti della catena montuosa catalana dove natura e architettura si incontrano per dare vita a qualcosa di unico nel suo genere.

Il Monastero di Sant Miquel del Fai, infatti, vanta l’unica cappella romanica della regione costruita all’interno di una grotta.
Le prime notizie che riguardano lo straordinario edificio religioso risalgono al 997, e una comunità di monaci benedettini visse qui fino al 1657.

Rimane pressoché “celato” agli occhi del mondo fino al XIX secolo quando viene scoperto dagli scrittori romantici che, affascinati dalla sua posizione singolare, lo raccontano e ne divulgano la storia e le leggende.

Il tour di visita mozzafiato all’abbazia medievale

Dopo aver raggiunto l’ardito monastero con una passeggiata spettacolare, la visita inizia dal piazzale antistante che già si rivela unico essendo scavato nel fianco della montagna.
Da qui lo sguardo spazia dai laghetti formati dal ghiaccio che si scioglie e dall’acqua piovana fino alla Casa del Priorato, risalente al XV secolo in stile gotico, che oggi è adibita a ristorante e galleria espositiva.

Il piazzale è il luogo ideale per godere di una splendida vista sull’intera vallata, uno di quei panorami che non si dimenticano facilmente.

Dopo aver speso il giusto tempo ad ammirare l’insolito paesaggio arroccato sul precipizio, è il momento di percorrere la galleria rupestre che faceva parte del chiostro per incontrare la Cappella romanica di Sant Miquel del X secolo, costruita all’interno della grotta accanto alla cascata, sito un tempo dedicato al culto pagano.

L’inedita cappella dona forti emozioni ma siamo appena all’inizio. Una scalinata conduce alla magnifica Grotta di Sant Miquel, rinvenuta nel 1847, dove le rocce calcaree hanno plasmato suggestive stalattiti e stalagmiti: qui è d’obbligo una sosta per ammirare le opere che solo la Natura sa creare.

Lungo il percorso degna di nota è anche la panchina, in Plaza del Repòs, con la scultura dello scrittore e giornalista spagnolo Josep Pla.

Il sentiero prosegue poi alla volta di un laghetto nascosto tra le rocce, passa al di sotto della fragorosa Cascata del Tenes e raggiunge l’Eremo di Sant Martì, del X secolo e restaurato nel Duemila, che spicca al centro di una spianata.

E non finisce qui: alla fine del tour ci si può addentrare alla scoperta della Grotta Les Tosques (con obbligo di casco) dove dimorano i pipistrelli.

Saint Miquel del Fai

Sant Miquel del Fai

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Idee di Viaggio Viaggi

È un Paese poco conosciuto, ma assolutamente incredibile

C’è un luogo nel mondo dove poter scoprire paesaggi magnifici caratterizzati da steppe a perdita d’occhio. Un Paese i cui abitanti si distinguono per essere particolarmente gentili e dove a ogni ora del giorno si sente odore di tè.

Raggiungerlo vuol dire fare un viaggio insolito, in uno di quesi posti ancora poco battuti dal turismo di massa e, allo stesso tempo, significa scoprire zone dall’inestimabile valore, del resto proprio da queste parti è nato il commercio internazionale attraverso la Via della Seta.

Viaggio in Uzbekistan, un Paese bellissimo

Ci troviamo in Asia Centrale, un’area del nostro mondo caratterizzata da estati molto calde e inverni molto freddi. Qua sembra di mettere piede in un altro pianeta, anche se nei fatti si trova a solo 5 ore di volo dall’Italia. Ma non solo. L’Uzbekistan possiede alcuni degli esempi di architettura islamica tra i più belli che esistano, e la natura poi, lascia davvero senza parole.

Prossima tappa dell’edizione del 2022 di “Pechino Express”, i viaggiatori entreranno da subito in contatto con la cultura e le tradizioni locali, nel modo più autentico. Il tragitto per loro prevede la partenza dalla fortezza Ayaz Qala nel deserto di Kyzylkum, fino a Khiva dove i più veloci affronteranno la prima prova vantaggio della stagione, e le coppie in gara arriveranno fino alla Kuhna Ark Citadel.

Uzbekistan, cosa vedere

Prendendo in considerazione il tour fatto dai protagonisti del programma televisivo in onda su Sky, la prima cosa da vedere in Uzbekistan è la fortezza Ayaz Qala nel deserto di Kyzylkum.

È situata, o meglio, i suoi resti si trovano a 20 km verso nord-est dalla citta di Bo’ston, nella regione di Ellik-kala della Repubblica di Karakalpakstan. È stata edificata su una collina piatta costituita da vari strati di rocce metamorfiche, ed è circondata su tre lati dai profondi dirupi. Il tutto nel deserto di Kyzylkum, le cui sabbie rosse si sono insediate a cavallo dei confini del Kazakistan e dell’Uzbekistan.

Ma non solo. Ci sono grandi distese di verde, campi di papaveri e alberi saxaul secchi e contorti, le cui foglie d’argento sembrano brillare.

fortezza di Ayaz Qala

La fortezza di Ayaz Qala

Khiva, dal canto suo, è una meravigliosa città di fango. Primo sito del Paese a essere stato iscritto dall’UNESCO fra i Patrimoni Mondiali dell’Umanità, si trova all’estremo nord del Paese. I suoi monumenti storici, i Palazzi antichi, Madrase e minareti sono tutti custoditi tra le mura dell’Itchan Kala.

Tra le attrazioni imperdibili c’è sicuramente il Kalta-minor Minaret che seppur inconcluso svetta verso il cielo con i suoi 29 metri di maioliche turchesi. Bellissima anche la Kuhna Ark, ossia la residenza dei reali di Khiva, dove ammirare la Moschea d’estate e la sala del trono.

Infine, la meravigliosa Juma Mosque che vanta oltre 200 colonne di legno a sostenere il tetto dell’unica sala di cui si compone il sito, insieme a un incredibile minareto di ben 47 metri.

Khiva uzbekistan

La città di Khiva

Quali tappe fare durante un viaggio in Uzbekistan

Seppur poco conosciuto, l’Uzbekistan regala diverse meraviglie da visitare oltre a quelle di cui vi abbiamo già parlato. Tra le attrazioni imperdibili c’è sicuramente Samarcanda. Probabilmente la città più nota dell’intero Paese, è anche una delle più affascinanti tappe della Via della Seta. Proprio qui si incrociano storie e leggende, dai profili intriganti e fantasiosi.

Oggi è una città quasi totalmente restaurata che conserva un grande fascino e una storia straordinaria. Piazza del Registan, per esempio, è uno dei posti più mitici di tutto l’Uzbekistan. Qui ci sono ben tre Madrase maiolicate che vi si affacciano: la Madrasa di Ulugh Beg, di Sher-Dor e di Tillya-Kori.

Poi il  complesso di mausolei Shah-i-Zinda dove riposano i reali e vari familiari del Re Timur. Seconda la tradizione, inoltre, pare che qui siano seppelliti i resti di un cugino del profeta Maometto. Un insieme di oltre 40 splendidi edifici di architettura islamica che sono stati realizzati in quasi un millennio.

Samarcanda piazza principale

La Piazza Registan di Samarcanda

Un’altra tappa fondamentale dell’Uzbekistan è Bukhara, forse la città più bella di tutto il Paese, a tal punto che anche noi di SiViaggia le abbiamo dedicato un approfondimento che potete trovare qui.

Ancora una sosta cittadina ma questa volta con Tashkent, la capitale ma anche un luogo dove entrare in contatto con la cultura locale. Questa località si distingue per i colori e l’allegria del vivace mercato alimentare di Chorsu, o Chorsu Bazaar. Tra la calda ospitalità di un popolo sempre accogliente e i possibili assaggi esotici e talvolta inediti, sarà impossibile non innamorarsi di questo Paese.

Tashkent, uzbekistan

La Moschea khast Imam di Tashkent

Chi ama la natura, invece, deve assolutamente visitare la Valle di Fergana, l‘area più orientale e variegata del’Uzbekistan. Basti pensare che questa zona possiede una propria identità culturale e che qui potrete percorrere suggestive strade panoramiche puntellate da vallate estremamente fertili, tanto da meritarsi l’appellativo di “grande orto uzbeko“.

Poi la regione autonoma del Karakalpakstan che presenta un paesaggio desertico spazzato da venti che provocano impressionanti tempeste di sabbia. Qui si trovano i karakalpaki, un popolo di antica tradizione nomade che vive nel remoto villaggio di Moynaq.

Da queste parti c’è anche l’immenso letto del Lago d’Aral che un tempo era un gigantesco bacino di acqua salata: nella prima metà del 1960 era il quarto lago più grande al mondo con una superficie di circa 68.000 kmq. Oggi è parzialmente prosciugato, ma comunque in grado di regalare un’emozione tanto drammatica quanto sorprendente.

In generale, possiamo dire che l’Uzbekistan vanta vasti deserti, spettacolari catene montuose, fiumi, laghi, riserve naturali e una grande varietà di specie originali. Tantissimi sono i percorsi naturalistici tra riserve naturali e aree protette, e tutte che pullulano di varie specie endemiche di fauna e flora.

Come la Riserva Naturale di Zaamin che è anche la più antica. Istituita nel 1960 su uno sperone della catena del Turkestan, è abitata da molte specie faunistiche rare, come la lince turkestana. Interessante anche la Riserva naturale dello Zerafshan caratterizzata dalla presenza del cervo di Bukar.

Poi la Riserva acquatica di Tudakul, così come il Canyon di Sarmysh dove vi prendono vita oltre 650 specie botaniche, e molto altro ancora.

Insomma, l’Uzbekistan è un Paese ricco di cultura, abitato da persone sorridenti e ospitali, dalla natura variegata e sorprendente e, soprattutto, dalle città che arrivano dritte al cuore. Non resta che organizzarci un viaggio, siamo certi che sarà indimenticabile.

Valle di Fergana uzbakistan

Un angolo della Valle di Fergana