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Il tesoro di quest’isola leggendaria è sotto il suo mare

Sguardo attento e vigile su tutto quello che ci circonda e smartphone alla mano: è questo l’atteggiamento di un vero viaggiatore durante un’esplorazione. Del resto il rischio di lasciarsi sfuggire le meraviglie che appartengono al mondo che abitiamo è troppo alto e non può essere corso.

Così, quando finalmente raggiungiamo tutte quelle destinazioni che popolano le nostre travel wish list, i nostri occhi sono sempre puntati su tutto quello che quel determinato luogo ha da offrire. Monumenti iconici, distese di acque turchesi e incontaminate, meraviglie della natura che si aprono davanti ai nostri sguardi e capolavori creati dall’uomo che diventano simboli di città e Paesi interi.

Eppure non sempre la grande bellezza di un luogo è visibile al primo sguardo e, anzi, a volte è protetta dalla natura dagli occhi indiscreti come fosse un gioiello prezioso. È questo è quello che succede a Paxos, l’isola leggendaria che nasconde il suo tesoro più bello proprio sotto il suo mare.

Benvenuti o bentornati a Paxos

Ne siamo certi: Paxos non ha bisogno di presentazioni. L’isola della Grecia, una delle minori delle Ionie ma non per questo meno straordinaria, è un concentrato di meraviglie terrestri e marine. Situata ad appena 11 chilometri da Corfù, quest’isola è tanto bella quanto suggestiva, merito di quei capolavori creati da Madre Natura e di quella storia quasi magica che fa riferimento alle sue origini.

Secondo la mitologia greca, infatti, Paxos fu creata da Poseidone, il dio del mare, che con un fulmine staccò un pezzo di terra dall’isola di Corfù per creare un rifugio d’amore. Non è un caso che questo lembo di terra oggi sia diventato meta prediletta di coppie che lo scelgono proprio per una fuga romantica. Ma sono tanti altri i viaggiatori che si recano sull’isola per scoprire tutte quelle meraviglie che appartengono alla terra e al mare.

Paxos, infatti, è la destinazione ideale per chi ama le immersioni e lo snorkeling, per chi vuole perdersi tra distese infinite di acque trasparenti e azzurre, ma anche per chi vuole esplorare paesaggi più selvaggi. La costa occidentale, per esempio, ospita incredibili scogliere a picco sul mare e baie incontaminate difficili da raggiungere, ma comunque straordinarie. La costa orientale, invece, è caratterizzata da lingue di sabbia dorata che splendono al sole.

Ed è proprio sulla costa di Paxos che vogliamo portarvi, lì dove c’è il mare che bagna e circonda l’intera isola. Perché è sotto quelle acque dalle mille sfumature di blu che si nasconde un tesoro incantato che vi lascerà senza fiato.

Paxos, Agrilas Reef

Fonte: Getty Images

Paxos, Agrilas Reef

Il meraviglioso mondo sottomarino di Paxos

È il mondo sottomarino di Paxos che incanta e che stupisce, che svela tutte le meraviglie che l’isola conserva e protegge sotto l’acqua. A guardare le fotografie, sembra davvero che questo scenario non abbia nulla da invidiare alle più belle barriere coralline di tutto il mondo.

Un’immersione, qui è doverosa. Per esplorare la grande bellezza del mare dobbiamo recarci nei pressi di Ortholithos, un’imponente roccia verticale incastonata tra le acque cristalline dell’isola. Questo scoglio vale da solo una visita, perché lo scenario che si apre davanti agli occhi di chi guarda verso di esso è davvero spettacolare.

Eppure c’è qualcosa di ancora più grandioso che non è visibile dalla terra ferma. Sotto a Ortholithos, la cui profondità raggiunge i 30 metri, c’è una piccola grotta che ospita un universo straordinario, un ambiente ricco di fauna e flora. È possibile incontrare il luccio, i coloratissimi pesci pappagallo e poi anche orate e ricciole.

La scogliera di Agrilas, questo il suo nome, è il perfetto punto di partenza per scoprire anche altre grotte che si trovano al di sotto delle acque cristalline di Paxos. Per raggiungerli potete lasciarvi guidare dagli esperti dei centri di immersione dei villaggi di Gaois e Lakka. Non vi resta che trattenere il respiro e tuffarvi in un mare di meraviglie.

Paxos, Agrilas Reef

Fonte: Getty Images

Paxos, Agrilas Reef
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Idee di Viaggio vacanze Viaggi

Vacanze stile Barbie e Ken: i luoghi più iconici

Che bella vita fa la Barbie! Tra divertimenti e vacanza, sempre insieme al suo Ken, diciamocelo, l’abbiamo invidiata un po’ tutti. Innanzitutto, nel suo guardaroba smisurato – che neppure Chiara Ferragni avrà mai nella vita – ci sono capi per ogni occasione e ogni tipo di attività, dalla spiaggia al windsurf, dalla serata di gala al campeggio.

E poi, quante cosa fa la Barbie! Va a cavallo, guida l’auto – rosa – , va in campeggio, nuota in piscina, fa trekking, canta, balla e chi più ne ha più ne metta.

La buona notizia è che molte delle cose che fanno Barbie e Ken le possiamo fare anche noi, e nei luoghi più iconici degli Stati Uniti. Naturalmente, “Barbie style”.

Giocare a bowling a Milwaukee

Muniti di scarpette, shorts e ginocchiere, possiamo andare a giocare a bowling come Barbie nella più antica pista degli Stati Uniti. La Holler House si trova a Milwaukee, nello Stato del Wisconsin, la città di “Happy Days”, affacciata sul lago Michigan, come Chicago. Dal 1908 ad oggi, da qui sono passate ben cinque generazioni di giocatori. Le due piste da bowling della Holler House offrono la stessa esperienza di un secolo fa. Bisognerà tenere il punteggio a mano perché l’elettronica, qui, non è mai arrivata.

Pattinare a rotelle a Venice Beach

Sfrecciare con i pattini a rotelle, il casco e, anche qui, le ginocchiere come fa Barbie spensierata e con i lunghi capelli biondi al vento si può fare solo nel luogo più iconico d’America: Venice Beach, in California. Il suo coloratissimo Boardwalk lungo il mare, costeggiato da palme e da palestre open air dove energumeni muscolosi come Ken s’allenano sotto il sole è uno degli scorci più famosi di Los Angeles. La Venice Beach Boardwalk si estende per oltre tre chilometri e ospita centinaia di venditori ambulanti e ancor più colorati artisti da osservare mentre si sfreccia. Dopo il pattinaggio, ci si può godere un tuffo rinfrescante nell’Oceano Pacifico.

Fare windsurf alle Hawaii

C’è un solo posto al mondo dove fare windsurf e sono le Hawaii. Benché questo sport sia nato in California negli Anni ’30, è tra queste isole, considerate il paradiso dei surfisti, che si possono surfare le onde più alte. Ken non le temerebbe, noi forse un po’. Ma per i più impavidi ci sono alcuni spot assolutamente imperdibili, come Oahu, l’isola di “Lost”, il cui posto più iconico si trova ad Honolulu ed è Waikiki Beach. I più spericolati ed esperti, però, scelgono uno sport sulla costa Nord, Haleiwa, famosissima per le gigantesche onde che persino i grandi campioni vengono ad affrontare.

Fonte: 123rf

La spiaggia di Ohau alle Hawaii

Ballare hip hop nel Bronx

Abbiamo detto che La Barbie canta e balla. E, negli anni, ha pure imparato a praticare hip hop. Anche noi possiamo cimentarci – o anche solo guardare chi lo balla – nel suo luogo di nascita, il Bronx. Questo distretto di New York City è infatti la patria dell’hip hop nonché il cuore della cultura di strada newyorchese. Non c’è niente di meglio di un tour tra le vie del Bronx per assistere a uno spettacolo di break dance. Dai DJ agli MC, dai B-Boys agli artisti dei graffiti, la break dance da queste parti ha una storia lunga 40 anni che può invogliare a muoversi anche i meno coordinati. Imperdibile, poi, l’esperienza allo Yankee Stadium per assistere a una partita di baseball. Barbie e Ken ci andrebbero di corsa.

Fare sci nautico nel New Hampshire

Immaginate la Barbie con il suo bellissimo costume intero sgambato e scollato e le mani ben salde sulla corda venire trascinata da un lussuosissimo motoscafo mentre pratica lo sci d’acqua. Chiunque può farlo come lei e negli Stati Uniti c’è una zona meravigliosa dove è assolutamente consigliato praticarlo. Si tratta della regione dei laghi del New Hampshire, sulla East Coast. Dopo aver provato questa esperienza, vi aspetta una piacevole crociera sul Lago Winnipesaukee, il più grande dello Stato americano, oppure un tuffo rilassante a Weirs Beach tra gelati, giochi e divertimento.

Weirs-Beach

Fonte: 123rf

Weirs Beach sul Lago Winnipesaukee nel New Hampshire

Giocare a biliardo

Barbie e Ken hanno molti amici (Jamie, Casey, Stacey, Ginger – la compagna di scuola della sorella Skipper -, Kelley, Cara, Marie Osmond – un personaggio ispirato alla vera cantante – , PJ, Nikky, Nia, Miko/Kira, Whitney, Laura, Tara Lynn, Marina, Shani, Maoni, Lea, Kaylae ecc. ecc. ecc.) e con loro, amano divertirsi in ogni modo, anche giocando a biliardo. Chi vuole provare una vera esperienza Made in Usa deve andare a giocare a snooker in una classica città universitaria. A Columbia, nel centralissimo Stato del Missouri, ci sono un’infinità di caffetterie e bar e una delle sale da biliardo più iconiche degli Stati Uniti: la Booches Billiard Hall. Si tratta di un ritrovo che risale al 1884, quando la bandiera americana aveva solo 38 stelle (ora ne ha 50). La sala da biliardo serve i famosi hamburger su carta e ha tavoli da biliardo e snooker – una sua variante – in un’atmosfera da cinema. Altri luoghi li trovate su VisitTheUsa.

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Idee di Viaggio Lapponia Viaggi

In Lapponia per ammirare il Sole di mezzanotte

Quando arriva l’estate, le giornate si allungano. In Lapponia, invece, non finiscono mai. Sì, perché qui il Sole non tramonta, resta lì a mezz’aria a vegliare, finché gli occhi non si chiudono e si decide che è ora di andare a dormire, per svegliarsi la mattina con la luce più abbagliante che mai.

Uno spettacolo assolutamente naturale che si può ammirare in Lapponia, al quale noi non siamo abituati, ma che bisogna provare. Le giornate qui sono infinite, perfette per fare tutte le attività che si desiderano.

Due confini, una sola terra

C’è una zona di questa splendida regione del Nord che si trova al confine tra Svezia e Finlandia, una zona meno frequentata dalle orde di turisti perché ci troviamo proprio là dove comincia la Lapponia e che, proprio per questo, regala esperienze uniche.

Stiamo parlando di Haparanda-Tornio, due città gemelle, la prima svedese e la seconda finlandese. Queste due città sono divise da un fiume, il Torne, che ne segna il confine naturale, ma un tempo erano un unico territorio. Ci sono dei villaggi, come Kukkola, per esempio, che è rimasto diviso in due quando fu tirata una riga per separare i due Paesi, ma che ancora oggi ospita membri della stessa famiglia, alcuni svedesi altri finlandesi, che parlano una lingua comune chiamato Meänkieli. Un luogo davvero speciale, da visitare d’estate per le tantissime attività all’aperto che si possono fare. A partire dal Sole di mezzanotte.

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Fonte: @Haparanda – Tornio

L’arcipelago di Haparanda-Tornio, tra Svezia e Finlandia

Come vi abbiamo raccontato dopo averle visitate d’inverno, Haparanda-Tornio offrono un’atmosfera da villaggio nordico, difficile da trovare altrove. Entrambe piccole e tranquille, offrono tutti i servizi necessari per trascorrere una vacanza come un “local”, senza l’affollamento turistico tipico delle altre grandi mete nordiche.

Ammirare il Sole di mezzanotte

Questo fenomeno astronomico si manifesta solo nelle regioni polari, quando il Sole non scende mai dietro l’orizzonte, permettendoci di vivere giornate luminose, accecanti e uniche. Grazie a questo fenomeno naturale, che si verifica durante la stagione estiva, è possibile ammirare scenari di incredibile bellezza. Spettacoli che lasciano senza fiato, con il tramonto che non svanisce mai e che si affievolisce solo con l’arrivo dell’alba, dando vita a nuove luci e colori.

E, proprio a partire dal tardo pomeriggio, è possibile osservare quelle mille sfumature di giallo, rosso e arancione che colorano tutt’intorno il paesaggio e che tingono persino le città. Non stupisce, quindi, che l’estate sia destinata a diventare il periodo migliore per scoprire alcuni dei più bei paesaggi naturali e incontaminati tra Svezia e Finlandia, illuminati dal Sole di mezzanotte.

I luoghi più belli dove ammirare il Sole di mezzanotte sono sicuramente quelli vicini all’acqua, dove il riflesso del Sole, del cielo e delle nuvole si specchia dando vita a uno spettacolo infinito.

Attività estive sull’acqua

Il fiume Torne sicuramente regala tantissime opportunità. Lo si può navigare con i kayak o facendo rafting sulle rapide con il gommone oppure risalire lentamente il corso del fiume a bordo di un piccolissimo traghetto all’aperto, godendosi i paesaggi puntellati di tipiche casette rosse che sembrano uscite da un libro di fiabe.

Anche pescare qui non è come altrove. La pesca nel fiume Torne (o Tornio) si fa sporgendosi su lunghi ponti di legno con il sistema tradizionale (e sostenibile) che adopera dei retini speciali con un lungo manico. Avete mai pescato un vero salmone che risale la corrente? Qui lo si può fare.

Si può anche remare tranquillamente sul Mar Baltico, dove sfocia il fiume Torne, oppure decidere di approdare su un’isola dell’arcipelago del Golfo di Botnia e rilassarsi sulle rive prendendo il Sole (ci si abbronza anche a queste latitudini). Le isole sono tutte differenti. Alcune offrono spiagge di sabbia con acque poco profonde, altre sono rocciose, con foreste di bacche e funghi. Le gite in barca si fanno da fine giugno a metà agosto.

Per chi non ha voglia di remare, invece, si può prenotare un comodo taxi boat e fare il cosiddetto “island hopping“, il tour delle isole.

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Fonte: @Kukkolaforsen

L’estate sulle rive del fiume Tornio

Gli animali della Lapponia

D’estate i Sami portano le renne più a Nord dove i pascoli sono verdi, ma è comunque possibile incontrarle. Al Ranua Wildlife Park, sul lato finlandese, si può scoprire la fauna che vive al Nord e nella zona artica. Gli animali vivono in spaziose recinzioni in mezzo a vaste foreste. Nella fattoria Arkadia vivono circa 70 specie diverse di animali tipici delle fattorie finlandesi oltre ad alcuni altri più esotici. Qui è possibile soggiornare.

Un percorso naturalistico e culturale molto bello che si può fare in barca passa nel Parco nazionale dell’arcipelago di Haparanda, lungo la bellissima isola di Sandskär, famosa per le sue lunghe spiagge sabbiose: qui si possono osservare gli alci liberi nella foresta. Inoltre, nel golfo, da metà agosto fino a ottobre si possono addirittura osservare le foche.

Passeggiate nei boschi

Esplorare i boschi di Haparanda-Tornio a piedi o a cavallo di una comoda e-fatbike è il modo migliore per godersi la natura lappone. Qui i boschi sono fitti di conifere, i sentieri segnati alla perfezione come ci si aspetterebbe da un Paese nordico e non mancano neppure i servizi.

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Fonte: @Haparanda – Tornio

In bicicletta lungo i sentieri dell’isola di Seskarö

Si può partecipare a un’escursione di un giorno in alcune delle riserve naturali oppure seguire i sentieri dell’isola di Seskarö (dove è anche possibile soggiornare) o fino in cima al monte Nivavaara, da dove si ha una fantastica vista sulla valle del fiume Tornio.

Cosa vedere nella zona

Haparanda-Tornio è la porta della Lapponia e qui non c’è solo natura, anche se decisamente la fa da padrona. Vi si trovano anche alcune chicche che vi consigliamo di visitare per comprendere la storia di questa terra di confine. Sul lato svedese, a Luleå, per esempio, c’è Gammelstad, il villaggio parrocchiale più grande e meglio conservato della Svezia, inserito nella lista dei Patrimoni dell’umanità dall’Unesco.

Comprende 424 abitazioni di legno rosso costruite intorno alla chiesa in pietra di Nederluleå, risalente agli inizi del XV secolo. Un tempo i villaggi parrocchiali erano molto comuni nel Nord della Scandinavia e servivano a ospitare i fedeli che venivano dal territorio circostante fin qui per la messa e che non sarebbero riusciti a rientrare nelle proprie case prima del tramonto.

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Fonte: 123rf

il villaggio di Gammelstad in Svezia

A cavallo tra Svezia e Finlandia c’è il villaggio di Kukkola a cui abbiamo già accennato. È un antico borgo con edifici storici di legno, come la torre dell’orologio, il vecchio affumicatoio di legno, il piccolo museo della pesca e gli antichi mulini.

Sul versante finlandese, a Tornio, invece, ci sono alcune delle chiese lignee più antiche e meglio conservate della Scandinavia e c’è anche una chiesa ortodossa costruita all’inizio del 1800 per le truppe russe (la Finlandia ottenne l’indipendenza dalla Russia solo nel 1917).

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Fonte: @Haparanda – Tornio

Il villaggio di Kukkola, tra Svezia e Finlandia

Infine, proprio nel centro di Tornio è stato aperto di recente il Tornio Valley Museum, il museo della valle del Torne, che racconta le tradizionali fonti di sostentamento, cibo, cultura, identità locale e storia delle due città, Tornio e Haparanda.

L’immancabile sauna

Nella cultura nordica, la sauna ha sempre avuto un ruolo fondamentale, come luogo di aggregazione, come ospedale – non c’era posto più sterile di questo – , riparo e quant’altro. Un’attività così tanto radicata nella cultura da essere inserita dall’Unesco nel 2020 nella lista dei beni culturali immateriali. Ancora oggi, spesso, la sauna viene costruita addirittura prima della casa. E un’esperienza in una sauna quando si viene al Nord non può mancare. Ad Haparanda-Tornio si ha una vasta scelta di saune, da quella più grande del mondo a Cape East a quelle nelle tinozze riscaldate da un fuoco a legna. Ogni hotel, campeggio o lodge ne ha almeno una.

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Idee di Viaggio Unesco Viaggi

C’era una volta una miniera: ora è una riserva della biosfera Unesco

Il mondo che abitiamo non smette mai di stupirci perché è pieno di meraviglie da scoprire e da esplorare, le stesse che ci lasciano senza fiato e ci conducono dall’altra parte del globo.

Alcune di queste portano l’orgogliosa firma di Madre natura, lei complice e fautrice di una grande bellezza che incanta e stordisce i sensi. Altre sono opere pensate e realizzate dall’uomo che raccontano e rappresentano città e Paesi interi. Altre ancora sono la rappresentazione perfetta della convivenza tra le prime e le seconde, e sono meravigliose.

Opere, attrazioni e luoghi iconici che raccontano storie che non si possono dimenticare perché fanno parte dell’umanità, del passato, del presente e del futuro. Come Minett, una miniera a cielo aperto da scoprire subito che è diventata una Riserva della biosfera riconosciuta dall’Unesco.

Benvenuti a Minett

Per scoprire questo luogo ricco di contraddizioni e meraviglie dobbiamo spostarci a Lussemburgo, nel sud del Paese. È qui che esiste una regione che conserva un passato industriale che vive nella memoria storica dei cittadini e in tutte quelle testimonianze che fanno capolino tra le strade e i villaggi dell’intero territorio.

È sempre qui, però, che la natura è stata lasciata libera di prosperare in maniera grandiosa, trasformandosi nella cornice perfetta di una scenografia che racconta il passato e il presente di un’intera regione.

A Minett, infatti, è stata riconosciuta ufficialmente la prima Riserva della Biosfera dall’Unesco del Paese, una qualifica che ha come obiettivo quella di conservare e proteggere l’ambiente in questione. Oggi si presenta come un parco che si snoda per oltre 200 chilometri al centro del quale si apre un sentiero di 80 chilometri che è diventato meta prediletta di escursionisti e ciclisti. Il percorso, che confina con la Francia, prende il nome di red Rock Trail, in riferimento al colore rosso che caratterizza tutta la zona.

La regione di Minett, infatti, è conosciuta anche come Terra Rossa per il minerale di ferro che veniva estratto da tutte le miniere che si snodavano un tempo sul territorio. Ed erano così tante al punto tale da caratterizzare interamente la regione diventata un punto di riferimento dell’industria mineraria.

Quel passato, però, si è trasformato in qualcosa di ancora più straordinario, una Riserva della Biosfera Unesco che oggi è diventata la testimonianza della convivenza tra l’uomo e la natura, tra il passato e il futuro.

Stazione di Fond de Gras

Fonte: Wikimedia/enutzer:Pecalux

Stazione di Fond de Gras

Cosa fare e cosa vedere a Minett

Un viaggio a Minett può trasformarsi in un’esperienza incredibile per gli amanti della natura e della storia. Da una parte, infatti, è possibile percorrere altopiani soleggiati, vallate e boschi rigogliosi per entrare in contatto con la natura più autentica, dall’altra, invece, è possibile ammirare le miniere storiche e l’antica urbanizzazione che oggi sono inserite in un contesto inedito e straordinario.

I pozzi minerari e i tunnel che hanno modellato il passaggio oggi sono diventati le testimonianze di un passato industriale fatto di migrazioni e lavoro che hanno lasciato spazio alla biodiversità che appartiene al territorio. Come abbiamo anticipato, nella riserva di Minett la natura è assoluta protagonista, ma si affianca alla storia dell’intero territorio.

Quando le miniere sono state chiuse, infatti, l’intera area è stata trasformata in una riserva naturale che nel 2020 è stata riconosciuta dall’Unesco.

Una delle tappe imperdibili di questo itinerario è il Minett Park Fond-de-Gras, un vero e proprio museo a cielo aperto dove è possibile fare un viaggio nel tempo per conoscere e immaginare il passato. Qui è possibile esplorare l’antica miniera di Giele Botter e il villaggio di Lesauvage dove vivevano i minatori con le loro famiglie. Questi luoghi si possono raggiungere a piedi, attraversando i sentieri naturalistici, oppure con un treno a vapore per rendere l’esperienza ancora più straordinaria.

Minett Park Fond-de-Gras

Fonte: Wikimedia/Noben k

Minett Park Fond-de-Gras
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Un viaggio poetico sulle orme di Shakespeare

Se amate la letteratura, i drammi e la poesia, non potete che intraprendere un viaggio sulle orme del grande William Shakespeare. Ripercorrere i luoghi che hanno ispirato le sue famose opere, i posti che egli stesso ha visto con i suoi occhi e vissuto in prima persona. Dalla città natale del Bardo al famoso balcone di Giulietta, non c’è di meglio per capire il genio drammaturgo.

La maggior parte delle tappe di questo tour si trovano nel Regno Unito, patria di Shakespeare, ma anche in Italia è possibile rivivere il pathos delle sue opere.

Prima tappa: Stratford-upon-Avon, Inghilterra

Tutto ebbe inizio in Henley Street, Stratford-upon-Avon, nel 1564. William Shakespeare nacque in una casa a graticcio, in perfetto stile inglese, con quell’aria un po’ grigia ma molto romantica. L’abitazione è stata ricostruita ed appartiene allo Stato dal 1847. Ora è adibita a museo, il luogo perfetto per celebrare il drammaturgo.

Il castello di Kronberg a Helsingør, in Danimarca

Il famoso castello danese di Kronberg a Helsingør risale al 1420. A quanto pare questo è il luogo in cui Shakespeare collocò Amleto, il principe travagliato. Proprio tra le mura di Kronberg vengono eseguite frequenti produzioni del famoso dramma. Non solo, negli anni Laurence Olivier, Derek Jacobi e Jude Law sono passati di lì, nei panni del personaggio shakespiriano. La località è raggiungibile da Copenaghen.

Il balcone della casa di Giulietta a Verona

Verona è la città della coppia di innamorati più famosa al mondo: Romeo e Giulietta. Montecchi e Capuleti vivevano proprio nella località veneta, teatro della tragedia romantica per eccellenza. Il balcone della Casa di Giulietta a Verona è diventata uno dei luoghi più turistici della città. Qui potete lasciare una lettera alla dolce Giulietta, scrivere le vostre iniziali sulla parete e ammirare il famoso balcone in cui i due innamorati decantavano il loro amore. Un angolo intriso di romanticismo. Ma sappiate che… è un falso storico! Comunque bellissimo.

La casa di Giulietta a Verona

Fonte: iStock

Il balcone di Giulietta a Verona

Andiamo in Scozia

Volando in Scozia è possibile percorre in auto il Macbeth Trail, un itinerario che collega i luoghi dell’opera di Shakespeare all’uomo reale. Da Glamis Castle, al Lumphanan, il villaggio dell’Aberdeenshire dove Macbeth fu ucciso in battaglia nel 1057, fino a Cairn O’Mount, dove Macbeth portò i suoi sostenitori in viaggio. A fare da cornice uno scenario scozzese di vallate e verde, un po’ cupo e romantico.

Globe Theatre di Londra, Inghilterra

Il Globe, uno dei primi teatri di Londra, fu costruito sulla Southbank nel 1599 e Shakespeare ne era un azionista. Bruciò nel 1613, durante un’esibizione di Enrico VIII. Nel 1997 però un nuovo Globe è stato aperto, a 230 metri dal sito dell’originale, cercando di riprodurne fedelmente la struttura.

William Shakespeare si respira un po’ ovunque a Londra. In generale le atmosfere senza tempo, cupe e piene di tensione, si rivedono spesso nell’architettura tipica dell’epoca. Il tour nei luoghi che hanno caratterizzato il percorso del drammaturgo è perfetto in autunno, quando i colori della natura aiutano ancora di più a respirare l’aria nostalgica e il dramma delle vicende narrate delle sue opere. Un viaggio da assaporare accompagnati dai suoi libri e magari da qualche spettacolo a teatro.

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Tutta la magia del luogo italiano che ha ispirato poeti e scrittori

C’è un luogo in Italia che sembra uscito direttamente da un libro di fiabe e dove scorre un’acqua che nell’antichità veniva considerata sacra. Un posto così suggestivo che è stato spesso fonte d’ispirazione per poeti e scrittori che ne hanno apprezzato non solo la sua bellezza, ma anche la sua incantevole natura.

Fonti del Clitunno, un luogo magico

Siamo nel cuore dell’Italia, in Umbria, e più precisamente a Campello Sul Clitunno in provincia di Perugia. E proprio qui, in una delle regioni più verdi del nostro Paese, prende vita il mistico Parco Naturalistico delle Fonti del Clitunno, uno spettacolo della natura che si rivela un’oasi di pace per il visitatore.

In circa 10.000 metri quadrati, vengono custodite le sorgenti del fiume Clitunno che, fuoriuscendo da fenditure rocciose, danno vita a un bellissimo e poetico laghetto abitato da cigni e anatre e impreziosito da numerose e rare specie vegetali.

Nonostante i suoi circa 400 metri di diametro, il laghetto si distingue per essere contornato da particolari specie vegetali come il nasturzio acquatico o Nasturtium officinale, la coda di cavallo acquatica o Hippuris vulgaris, la gamberaja maggiore o Callitriche stagnalis e la mestolaccia o Alisma plantago-aquatica. Tantissimi anche i salici piangenti, come i rigogliosi pioppi cipressini.

Visitarlo vuol dire tuffarsi in un’atmosfera incantata, quasi fuori dal tempo, anche grazie alle varie cascatelle, ponti e sentieri che sembrano avere un potere rasserenante sull’animo del visitatore.

Fonti del Clitunno umbria

Fonte: iStock

Coppia di Cigni alle Fonti del Clitunno

Fonti del Clitunno: la storia e perché sono sorgenti sacre

Le acque che lambiscono questo parco dall’aspetto magico, in origine erano così tanto abbondanti da confluire in un grande fiume che veniva navigato dagli antichi Romani per raggiungere la Capitale dell’impero.

Non sorprende, quindi, che all’epoca venissero considerate sorgenti sacre dedicati al Dio Giove Clitunno, personificazione dell’omonimo fiume, in nome del quale furono costruiti diversi tempietti. I Romani erano convinti che gli abissi del fiume nascondessero la dimora di Clitunno, a tal punto da svolgere ogni anno a primavera le “Clitunnali”, feste in onore del Dio Clitunno.

Sfortunatamente, nel V secolo d.C un grave terremoto distrusse parte delle Fonti, ridimensionando l’apporto d’acqua originale. Nella seconda metà dell’Ottocento, il parco assunse il suo aspetto attuale grazie al lavoro del conte Paolo Campello della Spina, il quale riorganizzò gli spazi, introdusse gli animali e creò, appunto, il suggestivo laghetto.

Quali sono gli artisti che hanno omaggiato le Fonti del Clitunno

Essendo un luogo particolarmente poetico, anche grazie alle dolci sfumature che assume l’acqua con il cambiare delle ore, le Fonti del Clitunno hanno ispirato le penne di tantissimi scrittori e poeti.

Nell’antichità il primo a lodare queste sorgenti fu Plinio il Giovane che, rimastone completamente affascinato, decise di scrivere una lettera a un amico invitandolo a visitarle. Tra le tante parole, quelle che più colpiscono sono: “L’ho viste da poco e mi rammarico di averlo fatto troppo tardi“.

Elogi anche da parte di Virgilio che cita le Fonti del Clitunno nelle sue “Georgiche”, definendole acque da cui le bestie, una volta che si erano immerse, uscivano bianche e purificate.

fonti del clitunno cosa sapere

Fonte: iStock

Un angolo delle Fonti del Clitunno

Poi George Byron che, durante il suo pellegrinaggio in Italia, passò dall’Umbria e anche presso le Fonti del Clitunno descrivendole come: “Il più grazioso fiumicello di tutta la poesia”.

E poi ancora Giosué Carducci che dedicò a questo luogo una delle sue “Odi Barbare” intitolata proprio “Alle Fonti del Clitunno“.A ricordo della visita di questo straordinario poeta italiano, nel 1910 è stata posta una stele marmorea scolpita da Leonardo Bistolfi, accompagnata da un’epigrafe di Ugo Ojetti.

Il Tempio del Clitunno o “Tempietto del Clitunno”: Patrimonio dell’UNESCO

A seguito della visita delle suggestive Fonti del Clitunno è d’obbligo fare un salto all’omonimo Tempio (o Tempietto), una vera e propria meraviglia realizzata nel V secolo. Edificato dai romani per celebrare, appunto, il Dio Clitunno, è stato trasformato in una chiesa paleocristiana dedicata a San Salvatore.

Di piccole dimensioni, si caratterizza per avere una forma armoniosa e pregevole apprezzata nel corso secoli, anche da architetti di un certo livello come il Palladio, il Piranesi e il Vanvitelli. Costruito in una posizione che domina le fonti, vanta quattro colonne (due centrali e due addossate ai pilastri d’angolo) nella parte frontale, mentre in alto svetta il Timpano.

Particolarmente interessanti sono gli affreschi al suo interno, o meglio, quel che rimane con SS. Pietro e Paolo, Angeli, la croce gemmata ed il Redentore risalenti al VIII secolo. Un luogo davvero suggestivo e imperdibile a tal punto che oggi parte del Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’UNESCO.

tempietto clitunno

Fonte: iStock

Il suggestivo Tempietto del Clitunno

Cosa vedere nei dintorni delle Fonti del Clitunno

Diciamo la verità: siamo in una zona dell’Umbria altamente spettacolare e le cose da vedere sono veramente tante. Noi abbiamo fatto una selezione a partire dal luogo che ospita queste acque sacre: Campello sul Clitunno, un suggestivo borgo medievale suddiviso in due parti: la zona fortificata di Campello Alto, nata accanto all’originario e incantevole castello (X-XI sec.) e Campello Basso, che regala al visitatore la bella chiesa della Madonna della Bianca.

Non lontano dalle abitazioni, vale la pena fare un salto alla piccola chiesa di San Sebastiano, edificata come fioretto per il termine della peste, che al suo interno conserva affreschi rivolti a San Sebastiano, santo protettore dalla peste.

Bellissimo anche Pissignano con il suo castello che si trova sui pendii delle colline. Le case del borgo, invece, sono disposte a terrazzi degradanti e ancora mantengono l’impronta medievale. Da non perdere nemmeno Foligno, città importantissima adagiata ai piedi dell’Appennino umbro-marchigiano. Spesso trascurata per la vicinanza alla più celebre Assisi, regala al visitatore incantevoli edifici religiosi e palazzi signorili di assoluto pregio, tutti concentrati nel cuore antico della città. Un luogo in cui il medioevo ha lasciato davvero tracce indelebili.

Infine, vi consigliamo di fare un salto a Spoleto, cittadina dalla storia millenaria ma anche scenografica grazie alla Rocca Albornoz e il suo Ponte delle Torri che insieme creano uno scenario che si staglia nelle dolci colline umbre, il tutto con una perfetta armonia tra le costruzioni create dell’uomo e le meraviglie messe al mondo dalla natura. Il centro storico è un piccolo gioiellino, ma a meritare una particolare menzione è Piazza del Duomo con la sua famosa scalinata, uno degli scorci più fotografati d’Italia.

Insomma, le Fonti del Clitunno sono un luogo da sogno da visitare il prima possibile, anche per scoprire i dintorni di cui è impossibile non innamorarsi.

Campello sul Clitunno umbria

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Un angolo di Campello sul Clitunno
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L’oro giallo della Toscana sembra un sogno a occhi aperti

I luoghi che conosciamo, attraversiamo ed esploriamo durante i nostri viaggi sono destinati a stupirci ogni volta che li raggiungiamo perché si plasmano seguendo il ritmo incessante delle stagioni. Con queste si trasformano e mutano regalandoci gli spettacoli più straordinari di sempre.

Come i deserti che fioriscono in primavera, le montagne che vengono avvolte dalla neve candida in inverno e gli scenari suggestivi e magici che creano le foglie quando cadono in autunno. Anche l’estate ci regala spettacoli di immensa bellezza, quelli delle acque cristalline trasparenti che brillano al sole e che seguono i ritmi slow della stagione, quelli delle fioriture inedite e selvagge, in montagna e tra i campi.

È l’estate che tinge di oro giallo l’intero territorio della Toscana permettendoci di vivere esperienze fuori dall’ordinario che incantano la vista e rapiscono il cuore.

L’oro giallo della Toscana

Da Firenze a Pisa, passando per le crete senesi e per le lussuose colline: la Toscana è una terra che non smette mai di incantare e non lo fa neanche d’estate quando si mostra agli occhi di chi guarda nella sua versione più scintillante.

Se pensiamo a questa incredibile regione non possiamo non pensare di riflesso anche ai girasoli. Quel fiore divenuto simbolo dell’estate, dell’allegria e della bellezza affascina da sempre. Su di lui sono state scritte canzoni e poesie, è diventato il protagonista assoluto di capolavori artistici che hanno scritto la storia. E ora si è trasformato anche nel motivo che ci spinge, di nuovo, a raggiungere la Toscana, meglio ancora se on the road.

Dove vedere i campi di girasole in Toscana

Già verso la fine di Giugno, un viaggio nella campagna toscana, anticipa le meraviglie che andranno a palesarsi presto davanti ai nostri sguardi. Nei campi verdeggianti che si perdono a vista d’occhio cominciano ad apparire delle macchie gialle: sono i girasoli che stanno sbocciando.

È solo a estate inoltrata, però, che l’oro giallo della Toscana esplode in tutta la sua bellezza. Il territorio, nel mese di luglio e nelle prime settimane di agosto, si trasforma nel palcoscenico di uno spettacolo meraviglioso.

I campi di girasole sono belli e sono tanti, ma fare una mappatura ben precisa è quasi impossibile, questo perché spesso le colture cambiano posizione. Tuttavia, incontrarli sul proprio cammino, non sarà poi così difficile.

Il primo luogo che vi suggeriamo di raggiungere in estate è la Val d’Orcia. Il cuore della campagna toscana, conosciuto per quel panorama evocativo fatto di dolci e sinuose colline, è meraviglioso in ogni stagione e a ogni ora del giorno. Attraversandolo in auto, o in moto, incontrerete sterminati campi di girasole che tingono il territorio di oro.

Restiamo sempre nella provincia di Siena, ma ci spostiamo questa volta nei dintorni di San Gimignano. Anche qui sono tantissimi i girasoli che invadono i campi e che creano paesaggi che lasciano senza fiato. Il consiglio è quello di proseguire verso Montalcino, percorrendo la via Cassia: troverete l’oro giallo della Toscana che si alterna straordinariamente ai vigneti del territorio.

Ci spostiamo ora nella zona di Massa Marittima in Maremma per andare a caccia delle coltivazioni di girasole più antiche d’Italia. Le coordinate da inserire nel vostro GPS sono quelle che coincidono con la strada Strada Provinciale 541. È qui che campi di girasole messi in fila vi sorprenderanno.

Ultima, ma non per importanza s’intende, è l’area del Mugello che conserva una riserva di oro giallo che lascia senza fiato. Uno dei luoghi migliori per avvistare i campi di girasole è il territorio di Borgo San Lorenzo. Fermate la macchina e aguzzate la vista per godere di questo panorama effimero e transitorio. La magia è iniziata.

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Trieste, sui luoghi di James Joyce. L’itinerario

Se le sue origini sono irlandesi, la sua “anima è a Trieste”. La frase pronunciata da James Joyce è divenuta così celebre in questa città, dove visse una decina d’anni, tanto da avergli dedicato oltre a una statua nel pieno centro, anche un itinerario che ripercorre i luoghi da lui frequentati e quelli che hanno ispirato le sue opere, a partire da “Dubliners” (“Gente di Dublino”) che iniziò a scrivere proprio a Trieste e l’”Ulisse”, i cui primi tre capitoli furono iniziati proprio qui.

E proprio nel 2022 ricorre il centenario della pubblicazione di “Ulysses” avvenuta il 2/2/1922, uno dei romanzi più importanti della letteratura del XX secolo ma anche il 140° anniversario della nascita di Joyce che era nato a Dublino nel 1882. E la ricorrenza più importante cade il 16 giugno, quando si celebra il Bloomsday, in omaggio al personaggio dell’”Ulisse”, Leopold Bloom, e all’impostazione del romanzo che si svolge nell’arco di una giornata, esattamente il 16 giugno 1904. In questa giornata, tutta l’Irlanda, Trieste e il resto del mondo sono in festa.

Il Bloomsday a Trieste

Il Bloomsday a Trieste non dura solo un giorno, ma diventa un vero e proprio festival che prosegue fino al 19 giugno e prevede tanti appuntamenti. Il 16 giugno – vero Bloomsday – gli eventi iniziano alle 8 del mattino a va avanti fino alle 3 di notte. Ben 15 diversi luoghi del centro cittadino, scelti per affinità e somiglianza alle originarie ambientazioni dublinesi, ospitano eventi.

Si parte con la colazione amata da Leopold Bloom, che si potrà consumare assieme agli attori che mettono in scena l’episodio presso l’antico faro “La Lanterna”, simulacro della Torre Martello di Sandycove nel romanzo, che per l’occasione viene illuminato di verde, il colore dell’Irlanda, così come la statua dello scrittore che si trova sul Canal Grande vicino a piazza del Ponterosso, realizzata dallo scultore triestino Nino Spagnoli e collocata sul ponte nel 2004 per ricordare il centenario dell’arrivo di Joyce a Trieste.



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Le rappresentazioni dei vari capitoli del romanzo si susseguono a intervalli di un’ora nelle varie location di Trieste. L’episodio “Nausicaa” viene ambientato la sera alle 20.00 sulla spiaggia triestina più famosa, quella del “Pedocin”, dove si terrà l’incontro di Ulisse/Leopold Bloom, interpretato da Sergio Rubini, e Nausicaa/Gerty McDowell portata in scena da Maria Grazia Plos.

Il capitolo “Circe” viene invece rappresentato con uno spettacolo di danza alle 23 alla Scala di Piazza Cornelia Romana e il Teatro dei Fabbri. L’ultimo episodio “Penelope”, alle 2 di notte all’auditorium del Museo Revoltella, è infine un monologo affidato a Diana Höbel e ai pennelli elettronici di Cosimo Miorelli.

Il programma prevede per tutto il weekend itinerari tra i luoghi di Joyce e della letteratura, diversi appuntamenti enogastronomici, presentazioni di libri, documentari, conferenze. Ma speciali itinerari a piedi sulle tracce di James Joyce andranno avanti fino a gennaio 2023 nei vari luoghi che lo scrittore era solito frequentare in città e organizzati da PromoTurismoFVG, a partire dal Borgo Teresiano, una delle zone dove ha vissuto, al Museo Joyce, che offre visite guidate, la chiesa greco-ortodossa di S. Nicolò, le altre vie dove si trovano le numerose case in cui abitò (sono in tutto nove) o il quartiere Cavana, che Joyce amava frequentare e dove si trova un originale percorso con scritte d’artista di Neon Art dedicate a James Joyce e che fanno parte del progetto “Doublin”, inaugurato nel 2019 dall’Associazione culturale Cizerouno e DMAV Social Art Ensamble e che “raddoppiano” (“doubling” in inglese) il “red district” dublinese sovrapponendolo alla Night Town triestina. “Ulysses” e “Doublin” sono alcune delle scritte visibili. Di recente è stata aggiunta “Montgomery Street”, la “Monto” descritta nell’episodio “Circe” dell’”Ulisse”.

Tutte le visite sono in partenza dall’infopoint di PromoTurismoFVG di piazza Unità d’Italia, 4/b e costano di 12 euro a persona, mentre sono gratuite se si è in possesso della FVGcard.

I luoghi di James Joyce a Trieste

È sempre possibile visitare la Trieste di Joyce ripercorrendo quei luoghi a lui tanto cari. A cominciare dalla stazione ferroviaria (il modo più semplice e comodo per arrivare a Trieste è in treno): è da qui che il 20 ottobre del 1904 James Joyce arriva a Trieste, riuscendo nella difficile impresa di farsi arrestare pochi minuti dopo (per un equivoco) e di lasciare la sua povera compagna, Nora, che non parla una parola né di italiano né di tedesco e non ha un soldo, ad attenderlo per ore e ore nel giardinetto di fronte.

In una lettera al suo amico Italo Svevo – che lo ispirò per il personaggio di Bloom – definiva il Canal Grande vicino a piazza del Ponterosso, dove si trova la fotografatissima statua di Joyce, “Il canal che viene da lontano per sposare il gran divo, Antonio Taumaturgo (ossia la chiesa neoclassica si trova in fondo) e poi cambiato parere se ne torna com’è venuto”.

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La scultura dedicata a James Joyce sul Canal Grande a Trieste

Joyce frequentava anche la chiesa greco-ortodossa che si trova ancora oggi a Riva 3 Novembre, 7 in quanto tra i suoi allievi c’erano proprio alcuni dei membri più importanti di questa parrocchia.

Tra la chiesa greco – ortodossa di San Nicolò, che vale la pena visitare, e il celebre Caffè Tommaseo, uno dei caffè storici in stile viennese per cui Trieste è famosa, in via San Nicolò numero 32 c’è la “Berlitz School”, la scuola di lingue per cui lavorava Joyce. Vi si trova ancora la sua libreria antiquaria, con la stessa immutabile atmosfera. Il vicino Caffè Stella Polare che si trova in via Dante Alighieri, 14, ai tempi di Joyce era frequentato dal personale della Berlitz.

Dal sacro al profano. Nella città vecchia si trovava anche la zona dei bordelli di Trieste, divisa tra il ghetto ebraico e l’area vicina al mare conosciuta come Cavana: si contavano almeno una quarantina di bordelli regolarmente registrati in cui almeno 250-300 prostitute offrivano i loro servigi a qualsiasi ora. La minuscola casa di tolleranza frequentata da Joyce si chiamava “Il metro cubo” e si trovava in via Pescheria, 7.

Una pausa bisogna farla alla Pasticceria Pirona tuttora esistente, che si trova di fronte a una delle sue abitazioni e che lo scrittore frequentava spesso. In alternativa, a “Il Trionfo”, la trattoria accanto all’Arco di Riccardo, un monumento romano del I sec. d.C., dove Joyce amava andare a bere il suo vino preferito, l’Opollo di Lissa.

Nella centralissima piazza Verdi si trova ancora oggi il Teatro Verdi, dove Joyce assisteva a molte rappresentazioni di opere liriche, di cui era appassionato (nel periodo triestino, tentò anche di intraprendere una carriera da cantante lirico professionista) spesso beneficiando di biglietti gratuiti fornitigli dai suoi amici del quotidiano locale “Il Piccolo” con cui collaborava.

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Il Teatro Verdi di Trieste tra i luoghi frequentati da Joyce

Per chi desiderasse sapere tutto sul legame tra Joyce e Trieste e sulla vita e le opere dello scrittore si trova tutto lo scibile possibile e immaginabile al Joyce Museum in via Madonna del Mare, 13.

Naturalmente ci sono itinerari dedicati a James Joyce anche a Dublino, ma questo è un altro viaggio (se vuoi leggerlo lo trovi qui).

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Le scale di questa città custodiscono il suo segreto più bello

Edoardo Bennato, nella sua canzone, lo ha definito il percorso della città obliqua, il tesoro della città antica fatto di scale e passaggi segreti illuminati dal sole e dalla Luna.

Ma quello che sembra appartenere all’immaginario onirico del cantautore napoletano, in realtà, è un itinerario reale e straordinario che appassiona da sempre i cittadini e i viaggiatori provenienti da ogni parte del mondo.

Perché è qui, tra le oltre duecento scale di Napoli, che sono nascosti i segreti, le storie e l’intera identità di una città che rapisce il cuore e la mente, e che fa innamorare ogni volta.

Le scale di Napoli

C’è chi le definisce capolavori urbanistici senza uguali, chi vie alternative e strategiche per collegare le colline con il centro storico e il mare, chi ancora come dei percorsi di trekking urbano per ammirare gli scorci più suggestivi della città. Ma la verità è che le scale di Napoli sono tutte queste cose insieme e sono bellissime.

Si snoda tra la città quell’insieme sofisticato e monumentale di gradinate che collegano varie zone della città e che da sempre affascina ingegneri e architetti per la complessità che gli appartiene. Scale che parlano del passato e dell’identità stessa di una città che sa comunicare con la sua anima

Le scale di Napoli sono le cornici perfette di un’istantanea di viaggio da immortalare col cuore, sono le protagoniste assolute dei versi dei poeti ottocenteschi che qui hanno lasciato il cuore. Sono le stesse apparse nei quadri e nei set cinematografici di pellicole cult che hanno fatto la storia.

Sono le vene pulsanti del cuore di Napoli, quelle che collegano il centro storico a Posillipo, al Vomero e a Camaldoli. E oggi sono delle attrazioni turistiche per i viaggiatori che amano il trekking urbano, per quelli che non si accontentano di ammirare la città del sole e del mare dal basso, ma vogliono salire più in alto, per scoprire le visioni meravigliose che il Golfo regala allo sguardo di chi lo contempla.

Realizzate per collegare facilmente le diverse zone della città e aggiungere monasteri e chiese, le scale di Napoli sono impresse nella memoria storica della città. Alcune non esistono più, altre sono state trasformate in agili discese e altre ancora, invece, sono percorribili, regalando oggi, come ieri, visioni incantate sull’intero capoluogo campano.

Gradini Giuseppe Piazzi nel film Ieri, oggi, domani

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Gradini Giuseppe Piazzi nel film Ieri, oggi, domani

I percorsi della città obliqua

Alcuni dei percorsi gratinati che permettono di scoprire e riscoprire la città obliqua sono diventati iconici, come la Pedamentina, quell’itinerario composto da 414 scalini che collega la Certosa di San Martino al Corso Vittorio Emanuele. Costruita nel XIV secolo, questa lunga scalinata è la testimonianza della complessità urbanistica della città, nonché uno dei luoghi preferiti da cittadini e viaggiatori per ammirare lo splendido patrimonio paesaggistico del territorio.

Tra le scale ancora percorribili troviamo anche le Rampe del Petraio costruite tra il XVI e il XVII secolo. Questo percorso collega il Vomero al quartiere Chiaia passando per il Complesso monastico di Suor Orsola Benincasa e arrivando fino alla Certosa di San Martino.

Troviamo poi la Salita Tasso, documentata già nel 1775 nelle mappe del Duca di Noja, e quella di Cacciottoli, chiamata così per la villa che sorge proprio lungo il percorso. A un certo punto, la via gratinata fatta di scalinate ripide si prolunga e inizia il percorso conosciuto come le Scale di Sant’Antonio ai Monti, che conduce fino al quartiere di Montecalvario.

E poi ancora lo Scalone monumentale di Montesanto, i Gradini del Paradiso e il Pendino Santa Barbara. Le scale di Napoli sono tantissime ed elencarle tutte è quasi impossibile.

Se siete in città, però, aguzzate la vista perché questi percorsi si aprono improvvisamente davanti agli occhi dei visitatori solo per essere percorsi. Ed è allora che scoprirete una città meravigliosa.

Pedamentina di San Martino

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Pedamentina di San Martino
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D’estate, l’Islanda si tinge di lilla. Ed è pura magia

Quando arriva l’estate, l’Islanda riprende colore. Se per mesi l’isola vulcanica è coperta da una coltre di neve bianca, quando le giornate s’allungano e splende il sole di mezzanotte, la terra arida si tinge di lilla.

L’estate colorata in Islanda

Tra i mesi di giugno e luglio, lungo le strade, sulle rive dei laghi e delle cascate o sulle vaste distese umide tra le montagne è tutto un fiorire di lupini. Il lupino, spiega la guida che accompagna i bus turistici nei tour attraverso il Golden Circle, un percorso turistico molto frequentato nel Sud dell’Islanda, che copre circa 300 chilometri e che parte dalla Capitale islandese, Reykjavík, è una pianta infestante.

Importata nel XIX secolo dall’Alaska, aveva lo scopo di limitare l’erosione del suolo, data la sua capacità di crescere anche su terreni difficili per altri tipi di piante. Oggi ha talmente preso piede da dominare la scena islandese e colorare di blu, lilla, rosa o anche bianco, ogni parte dell’isola, rendendo ogni angolo un luogo magico.

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Escursioni a cavallo in Islanda

Per i primi anni anni la pianta fu utilizzata solamente in alcuni spazi verdi attorno a Reykjavík. Solamente alla fine degli Anni ’70, il Servizio di conservazione del suolo d’Islanda iniziò a distribuire i semi di lupini a tutti gli agricoltori che ne facevano richiesta.

Non soltanto questa pianta avrebbe rallentato l’erosione grazie alle radici, ma avrebbe anche fertilizzato il terreno dato che produce grandi quantità di azoto. Da allora, l’aspetto dell’Islanda era cambiato per sempre.

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La chiesetta di Skalholt alle porte di Reykjavík

I paesaggi dipinti

Il lupino oggi è visibile ovunque in Islanda, dalle città ai più piccoli villaggi sperduti. Il lungomare di Reykjavík in estate è pieno di lupini. Uno splendido contrasto tra il blu scuro dell’Atlantico, il blu del cielo estivo, il nero delle rocce vulcaniche, il verde del grande parco pedonale e il viola di questi fiori.

Ma lo spettacolo più affascinante è naturalmente quando si va fuori città e ci si ritrova subito immersi nella natura dove i paesaggi, cascate, canyon o geyser che siano, sono immersi nei vasti campi colorati di lilla. Una gioia per i turisti che non smettono di scattare fotografie.

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La maestosa cascata di Skogafoss in Islanda