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Il Qatar ha fatto goal: dai nuovi stadi all’Inland Sea, cosa vedere

Il Campionato mondiale di calcio FIFA 2022 che si terrà in Qatar a partire dal prossimo 20 novembre sarà solo l’inizio di un periodo rosa per il Paese mediorientale che, proprio in vista della Coppa del mondo, ha cambiato completamente aspetto.

Cosa c’è di nuovo in Qatar

Nuove strade, piste ciclabili – da percorrere solo in ceti mesi dell’anno, quando non fa troppo caldo -, linee della metropolitana e treni veloci. Ma anche nuovi locali e ristoranti, nuovi grattacieli e hotel, musei e naturalmente gli otto nuovi stadi, molti dei quali saranno “smontati” al termine del campionato. Lo Stadium 974, fatto di tanti container messi assieme, sarà smantellato e i pezzi torneranno alla loro funzione originale.

Resterà sicuramente il Khalifa International Stadium per altre manifestazioni che seguiranno negli anni a venire. Tanto più che dello stadio fa parte il nuovo 3-2-1, il Museo Olimpico e dello Sport del Qatar, inaugurato a Doha già lo scorso marzo. Progettato dall’architetto spagnolo Joan Sibina, è un edificio cilindrico in vetro all’interno di cinque anelli intrecciati, che ricordano il simbolo delle Olimpiadi.

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Fonte: @Qatar Tourism

Il 3-2-1, il Museo Olimpico e dello Sport del Qatar

Anche solo la visita degli stadi è una delle tante cose da fare a Doha, la Capitale del Qatar. Per conoscere la storia di questo affascinate Paese, che è passato in pochi anni dalla raccolta delle perle ai pozzi petroliferi, non c’è luogo migliore da vedere del Katara Cultural Village, un villaggio culturale concepito come luogo di interazione attraverso l’arte e lo scambio culturale. Con diverse gallerie d’arte, laboratori, spazi espositivi e arene per spettacoli, oltre a ristoranti immersi in un labirinto di vicoli acciottolati, è uno dei luoghi più popolari di Doha.

Una cultura millenaria

Non mancano i musei, come il Mathaf, Museo Arabo d’Arte Moderna che ospita 9.000 opere e rappresenta la più grande collezione di arte moderna del mondo arabo. Da non perdere è anche la Biblioteca Nazionale del Qatar all’interno del campus dell’Education City, un edificio di grande impatto architettonico progettato da Rem Koolhaas. La biblioteca possiede oltre un milione di libri e manufatti antichi, tra cui documenti risalenti al VII secolo d.C..

Souq-Waqif-doha

Fonte: @Qatar Tourism

Il Souq Waqif a Doha

Ma soprattutto merita il viaggio il Museo nazionale del Qatar, ispirato alla rosa del deserto, progettato dall’archistar Jean Nouvel e che racconta la storia del Paese dall’era preistorica a quella moderna.

Chi viaggia con i bambini al seguito deve assolutamente andare nel primo parco a tema Angry Birds World al mondo.

Inaugurato il National Museum of Qatar

Fonte: Facebook

Il Museo nazionale del Qatar

Deserto e Inland Sea

Ma l’esperienza da fare assolutamente è quella nel deserto, dove provare l’esperienza delle “singing dunes”, le dune il cui canto si può udire nel silenzio più totale, che solo in pochi altri luoghi del mondo è possibile sperimentare, e dove ammirare uno spettacolo della natura: l’Inland Sea, a Khor Al Adaid.

Si tratta di una riserva naturale a 60 km a Sud da Doha, con un proprio ecosistema ed è diventato un sito Unesco. È uno dei rari luoghi al mondo dove il mare s’insinua in profondità nel cuore del deserto, creando quel fenomeno naturale che viene comunemente “mare interno”.

Inaccessibile da qualunque strada, questo tranquillo specchio d’acqua può essere raggiunto esclusivamente oltrepassando le alte e ripide dune di sabbia bianca, vere e proprie montagne russe naturali da affrontare a bordo di spericolatissime jeep.

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Fonte: SiVIaggia – @Ilaria Santi

Le dune del deserto del Qatar e l’Inland Sea
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Esiste una città italiana dove si incontrano le streghe

L’Italia è un Paese che non smette mai di stupire, perché incredibili sono le meraviglie che si snodano lungo tutto lo stivale. Monumenti storici, siti archeologici, gioielli architettonici e poi, ancora, grandi città, borghi e villaggi che conservano tradizioni antiche e mai dimenticate tramandate cautamente nei secoli.

Arte, letteratura, poesia, cultura e paesaggi straordinari: questa è l’Italia che piace al mondo, la stessa che ogni giorno viene scelta dai viaggiatori che giungono nel BelPaese per un viaggio all’insegna della grande bellezza.

Ma l’Italia è anche il Paese delle storie. Quelle antiche, affascinanti e suggestive, quelle che affondano le radici in tempi antichissimi e mai dimenticati. Ed è proprio una storia che vogliamo raccontarvi oggi, per conosce il lato più misterioso di Benevento conosciuto in tutto il mondo come la città delle streghe.

Bentornati a Benevento

C’era una volta Malies, un insediamento popolato dalle comunità irpino-sannitiche. Poi sono arrivati gli antichi romani che hanno ribattezzato il territorio Maleventum e poi Beneventum. C’è ancora quella stessa città che oggi conosciamo con il nome di Benevento, il capoluogo dell’omonima provincia della Campania.

Un viaggio nel Sud dello stivale non può non includere una tappa in questa città. I motivi per visitarla sono tantissimi, a partire dal quel patrimonio storico, artistico e archeologico che conserva le testimonianze delle dominazioni e delle popolazioni che qui si sono insidiate nei secoli. Imperdibili sono anche la splendida chiesa di Santa Sofia, edificata nel 760, che è stata inserita nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO, così come l’arco di Traiano, uno degli esemplari meglio conservati in Italia.

Ma c’è un altro motivo per visitare Benevento, e riguarda la sua storia. Non una qualunque, intendiamoci, ma una affascinante e suggestiva che stuzzica l’immaginario collettivo e che soddisfa la voglia di brivido e mistero che appartiene a tutti gli adepti del dark tourism.

Sì perché Benevento è conosciuta in tutto il mondo come la città delle Streghe. Scopriamo insieme perché e quali sono i luoghi leggendari assolutamente da raggiungere.

Port'Arsa, Benevento

Fonte: 123rf

Port’Arsa, Benevento

La città delle streghe

Tutto il mondo conosce la città delle streghe. Sono molte le persone che arrivano a Benevento proprio per scoprire i luoghi dove ancora vivono e sopravvivono le antiche leggende.

Uno dei primi a sostenere la presenza delle streghe in città fu Pietro Piperno nel suo libro De nuce maga beneventana, probabilmente influenzato dai riti pagani che i longobardi svolgevano nei pressi del fiume Sabato. Pare che proprio qui, dove è stato eretto il Ponte Leproso, un tempo sorgesse il noce, un albero dove le streghe si riunivano per compiere sortilegi e incantesimi. A rafforzare la credenza dell’esistenza delle streghe ci sono anche le storie legate alla tribù dei Samentes, adoratori della foresta che si riunivano di notte per celebrare riti e tradizioni.

Le credenze con il tempo non sono mai svanite e, anzi, si sono radicate nel territorio, con l’aggiunta di numerosi elementi, storie e leggende che oggi appartengono in tutto e per tutto alla cultura e al folclore locale. Ne sono un esempio anche i prodotti caratteristici della città e della provincia, come la mela stregata di Sant’Agata e il celebre liquore Strega.

Ma il mito delle streghe continua a vivere anche in alcuni luoghi che oggi sono considerati tappe imprescindibili per chi visita il territorio e vuole toccare con mano l’anima più magica di questo, come il Ponte Leproso e l’Obelisco egizio, ma anche la zona del Teatro Romano, quella infestata dalla Zoccolara. C’è poi il ponte delle Janare, appena fuori città, legato alla leggenda di Manalonga, una strega che, secondo le storie locali, attira i passanti e li trascina nei pozzi.

Per vivere tutta la magia di queste leggende, imperdibile è l’appuntamento annuale La notte delle streghe. Una manifestazione che celebra le janare e le storie e le leggende a queste legate.

Ponte Leproso

Fonte: 123rf

Ponte Leproso
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Il mercato di fiori galleggiante che sembra uscito da un sogno

Organizzare un viaggio ad Amsterdam è sempre una buona idea. Le cose da fare e da vedere qui sono tantissime, a partire dalla meravigliosa rete di canali sui quali si affacciano gli edifici simbolo dell’epoca d’oro della città. E poi ci sono gli scorci, che incantano e meravigliano, i musei radunati in un unico e grande quartiere che permette di osservare e contemplare i più grandi capolavori artistici.

C’è la bicicletta che è il simbolo della città intera, nonché il mezzo di trasporto preferito dai cittadini e dai viaggiatori per spostarsi da una parte all’altra di Amsterdam.

La capitale dei Paesi Bassi, questo è certo, non smette mai di sorprendere. E se è un viaggio qui che avete in mente di programmare, allora, non potete non inserire nel vostro itinerario di viaggio il Bloemenmarkt, il mercato di fiori della città. Non uno qualsiasi, intendiamoci, ma un mercato galleggiante che sembra un sogno.

Il mercato più bello d’Europa

Se c’è una cosa che i nostri viaggi ci hanno insegnato è che i mercati rappresentano in tutto e per tutto la parte più autentica di un territorio, l’anima della città e dei suoi abitanti. Ed è proprio un mercato che vogliamo raggiungere oggi, un luogo affascinante e incredibile che con gli anni è diventato una vera e propria attrazione turistica, nonché uno dei posti più celebrati in tutta Europa.

Stiamo parlando del Bloemenmarkt, il mercato dei fiori di Amsterdam, una tappa imperdibile per tutti i viaggiatori che giungono fino qui. Non vederlo è impossibile, basta lasciarsi guidare dall’odore inebriante dei fiori che conducono direttamente tra Muntplein e Koningsplein, nei pressi del canale Singel.

È qui che un tripudio di colori esplode davanti alla vista di chi guarda: ci sono i tulipani che riempiono i banchi, e che sono accompagnati da narcisi e da esemplari di ogni genere. Ci sono anche le piante e le composizioni floreali, così come non mancano i souvenir dedicati alla città.

Ma quello che stupisce per davvero, e che rende il Bloemenmarkt uno dei mercati più belli d’Europa, non è solo l’aspetto colorato e folcloristico, ma anche e soprattuto il fatto che questo è l’unico mercato di fiori galleggiante nel mondo.

Bloemenmarkt, il mercato dei fiori galleggiante

Fonte: iStock/momo11353

Bloemenmarkt, il mercato dei fiori galleggiante

Bloemenmarkt: il mercato galleggiante

Ci troviamo sul canale Singel, tra Muntplein e Koningsplein. È qui che nel 1862 è nato quello che oggi è considerato uno dei mercati più belli d’Europa.

Un tempo, proprio tra le acque del canale, i mercanti facevano una sosta dai viaggi, mettendo in mostra fiori colorati e rari su grandi chiatte per consentire ai cittadini di ammirarli. Questa tradizione del passato è stata conservata e perpetuata fino ai giorni nostri dando vita a un luogo incantato e affascinante che è diventata una vera e propria attrazione turistica.

Oggi il Bloemenmarkt ospita fioristi, negozi di giardinaggio e piccole boutique di souvenir che galleggiano su grandi zattere disposte in fila sul Singel. La sensazione, vista dall’esterno, è proprio quella di una strada variopinta e profumata che galleggia sulle acque e che rende magica l’atmosfera.

Un giro all’interno del mercato galleggiante di Amsterdam è una vera e propria esperienza sensoriale che evoca in maniera sorprendente le tradizioni del passato. Qui è possibile ammirare tantissimi fiori di diverse specie che fanno capolino tra i numerosi tulipani, che sono il simbolo della città. Non mancano composizioni floreali, semi, bulbi e fiori secchi che vengono sostituiti nel periodo di Natale con grandi e scintillanti alberi.

All’interno del Bloemenmarkt non mancano neanche i caratteristici prodotti di Amsterdam che possono essere acquistati come souvenir o come ricordo di un’esperienza incredibile.

Bloemenmarkt

Fonte: iStock/arkanto

Bloemenmarkt, Amsterdam
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La storica lanterna che illumina la Dominante dei mari

C’è una città, in Italia, che è così bella da levare il fiato. Lo è perché infinite sono le sue meraviglie, come quei vicoli che caratterizzano la struttura urbana, quei palazzi che contraddistinguono il centro storico e che sono stati dichiarati Patrimonio dell’Umanità Unesco. Lo è per gli scorci suggestivi e straordinari che si perdono nell’infinito del mare, proprio quello che la città ha dominato per secoli.

Stiamo parlando di Genova, la Dominante dei mari, La Superba. Una città che conserva un patrimonio storico, artistico, architettonico e naturale di un valore inestimabile che rende il capoluogo ligure, oggi come ieri, uno dei territori più affascinanti del nostro stivale.

Una passeggiata nel centro di Genova è una vera e propria esperienza che incanta. E lo è ancora di più quando il sole tramonta e lascia spazio alla notte più scura. Perché è allora che quella storica lanterna illumina la città e l’accende di magia.

Il simbolo della città

La città di Genova, lo sappiamo, è un vero e proprio scrigno di tesori tutti da scoprire. Eppure ne esiste uno che, più di altri, merita la nostra attenzione. Si tratta della Lanterna di Genova, il faro portuale del capoluogo ligure che da secoli svolge egregiamente il suo ruolo, quello di consentire la navigazione notturna delle navi in partenza e in arrivo dal porto cittadino.

Ma la Lanterna non è solo un faro, perché con i secoli è diventata il simbolo di Genova e di tutti gli abitanti, e come tale fa parte del patrimonio storico e culturale del capoluogo.

Non vederla è impossibile. La Lanterna è stata costruita su uno scoglio, promontorio di Capo di Faro, che oggi fa parte del porto e che innalza la struttura per ben 117 metri sul livello del mare. La sua altezza di 77 metri gli ha permesso di guadagnare diversi primati nei secoli, la Lanterna è infatti il faro marittimo più alto d’Italia, ed è stato anche quello più alto d’Europa fino alla costruzione di Faro dell’Île Vierg che gli ha soffiato il primo posto per 5 metri in più.

Resta comunque una struttura affascinante e suggestive che dall’alto, come un instancabile guardiano, veglia sulla città e la illumina quando la notte arriva.

Lanterna di Genova: tra storia, misteri e leggende

Le sue origini sono antichissime, e anche piuttosto misteriose. Secondo fonti non ufficiali, infatti, la prima costruzione risale all’epoca medievale, mentre quella attuale è il frutto della ristrutturazione avvenuta nel 1543.

Alcuni documenti storici parlano di una torre di guardia già presente nell’area già nei primi anni del XII secolo. Nel 1400, quella stessa torre, è stata trasformata in una prigione. L’intero complesso è stato poi modificato nel tempo e restaurato a partire dal 1995 per poi essere reso accessibile ai cittadini. Annesso alla torre, oggi, sorge anche il Museo della Lanterna.

La mancanza di documenti ufficiali che attestano la costruzione della Lanterna, ha dato adito a diverse leggende locali che ancora oggi creano un alone di mistero attorno alla struttura. Si dice, infatti, che il creatore della struttura fu gettato in mare dalla cima della torre una volta completato il lavoro.

I più romantici parlano di un gesto estremo da parte dei cittadini perché tanto era bella la torre che il rischio che l’architetto ne avrebbe potuta costruire un’altra simile era troppo alto. I più realistici, invece, sostengono che l’ideatore fu spinto in mare perché aveva presentato un conto troppo caro che i genovesi non volevano pagare.

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Si trova in Europa ed è il cinema più bello del mondo

Monumenti iconici, vie dello shopping e sculture, e poi ancora piazze, musei, parchi e giardini: sono questi i luoghi che caratterizzano i nostri itinerari di viaggio. Eppure l’esperienza ci ha insegnato che all’ombra delle attrazioni turistiche più popolari c’è sempre altro da scoprire.

Ci sono le tradizioni e la cultura, che rendono tutto più magico, ci sono i dettagli che incantano, e che si palesano solo davanti agli occhi dei più attenti osservatori e poi, ancora, tutti quei luoghi che caratterizzano in maniera unica il patrimonio storico, culturale e artistico della città.

Come quel cinema situato a Reguliersbreestraat, nella zona di Amsterdam conosciuta come Cerchia dei canali Est, che non è solo un luogo di intrattenimento dove trascorrere qualche ora davanti alla visione di un buon film, ma è molto di più: è il cinema più bello del mondo.

Pathé Tuschinski: il cinema più bello del mondo

Organizzare un viaggio ad Amsterdam è sempre un’ottima idea. La capitale dei Paesi Bassi, infatti, stupisce e incanta viaggiatori provenienti da tutto il mondo con il suo patrimonio storico e artistico, con quell’elaborato sistema di canali nei quali si affacciano le abitazioni caratteristiche dell’epoca d’oro. E poi ci sono i musei, tutti riuniti in uno splendido quartiere, che espone i capolavori d’arte moderna dei più grandi artisti di sempre.

Amsterdam è un vero gioiello da scoprire e riscoprire, meglio ancora se in bicicletta, simbolo della città nonché mezzo preferito da cittadini e viaggiatori per spostarsi da una parte all’altra.

Èd è proprio in sella a una bicicletta che possiamo raggiungere la suggestiva zona del mercato dei fiori. Tra un acquisto e un altro, è impossibile non notare quelle due torri che svettano verso il cielo superando gli edifici circostanti. Sono quelle del Tuschinski, uno degli edifici simboli di Amsterdam nonché il cinema eletto più bello del mondo.

C’era una volta un cinematografo

Tutti in città conoscono quello che era un tempo il Theater Tuschinski. Oggi, e più precisamente dal 2000, il suo nome è Pathé Tuschinski, ma la sostanza non cambia perché si tratta del celebre e iconico cinema e teatro del varietà di Amsterdam.

Un gioiello architettonico, sapientemente costruito in stile déco ed elementi orientaleggianti, che con gli anni è diventato il simbolo di tutta la città. Il nome del cinema è un omaggio al suo ideatore, Abraham Icek Tuschinski. Fu lui, uomo d’affari ebreo di origine polacca, a commissionare il progetto all’architetto Heyman Louis de Jong nel 1918.

Sin dalla sua inaugurazione, avvenuta il 25 ottobre del 1921, il cinema è diventato un punto di riferimento per il mondo dello spettacolo in città. Qui si sono esibiti grandi artisti e cantanti, sono state proiettate le prime visioni delle grandi produzioni hollywoodiane. Oggi il Pathé Tuschinski continua a tenere fede alle sue origini, ed è diventato il cinema delle prime visioni dei film olandesi.

Non è solo la sua storia che affascina, ma anche e soprattutto i suoi esterni e i suoi interni che lo rendono un gioiello architettonico unico in città. Non è un caso che la rivista Time Out Magazine lo abbia eletto a cinema più bello del mondo.

Il cinema teatro Pathé Tuschinski è una tappa imprescindibile per tutti i viaggiatori che giungono ad Amsterdam. Potete recarvi a Reguliersbreestraat per contemplare la sua architettura esterna, oppure entrare a vedere un film e immergervi in un’atmosfera senza tempo.

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Turismo con i pescatori: per vivere il mare da protagonisti

Da tempo la filiera ittica si è aperta al turismo, creando possibilità di incontro attraverso l’esperienza diretta. Uscire in barca con i pescatori, sperimentare le tecniche di pesca più selettive e sostenibili, assaporare il pescato a chilometro zero, godere delle bellezze della costa dalla prospettiva del mare, nuotare al largo, sono solo alcune delle tante esperienze che si possono vivere insieme a chi svolge questo antico e affascinante mestiere. Attività volte alla diffusione della cultura del mare e del patrimonio di conoscenze e saperi legati alle tradizioni marinare, annoverate a pieno titolo nel settore del turismo responsabile e sostenibile.

Ittiturismo e pescaturismo: conoscere mestieri e segreti del mare

Ittiturismo e pescaturismo aiutano senza dubbio a comprendere meglio il lavoro dei pescatori che si è evoluto, ma che rimane fortemente caratterizzante nella storia delle diverse marinerie e delle comunità nelle quali le attività di pesca si inseriscono, nonché il valore di una risorsa che fa parte a pieno titolo della dieta mediterranea.

Per questa ragione, Legacoop Agroalimentare ha scelto di essere partner del progetto “FISH MED NET”, cofinanziato dall’Unione europea nell’ambito del Programma ENI CBC Med “Mediterranean Sea Basin” 2014-2020. Da qui nasce una pubblicazione che mette insieme tutte le esperienze del territorio nazionale, proponendo un’offerta articolata a chiunque desideri vivere il mare, i suoi mestieri e le sue risorse. Nelle escursioni e tramite l’ospitalità, i pescatori riescono a condividere con i partecipanti sapori, profumi, storie, in poche parole il mestiere antico del pescatore e l’importanza di questa attività per le comunità costiere.

Ogni esperienza regala qualcosa di nuovo da scoprire e imparare, spingendo il turista consapevole a ripetere questo viaggio tutte le volte che sente il bisogno di approfondire le proprie conoscenze, a volte le proprie radici e, non ultimo, le proprie soddisfazioni culinarie. Dal Veneto alla Sardegna, passando per Emilia-Romagna, Liguria, Marche e Puglia, l’offerta è molto variegata, in funzione delle diverse ricchezze e delle vocazioni territoriali, di coste, lagune, laghi o fiumi. Tante le imbarcazioni che accolgono, lungo alcuni dei litorali più belli della Penisola, gli amanti del mare in cerca di nuove emozioni.

Dal Veneto alla Sardegna, le esperienze più belle in mare

Tra le esperienze da fare in Veneto, si può può sperimentare il pescaturismo in laguna, nei dintorni delle isole di Burano e Torcello, apprendendo le attività professionali di pesca e immergendosi pienamente nella cultura e nella tradizione peschereccia locale, assistendo all’utilizzo di tecniche utilizzate secolari. Oppure provare la pesca ricreativa, le escursioni all’alba e i tour fotografici nelle meraviglie naturali e storiche della laguna di Chioggia e lungo gli antichi borghi che si affacciano sull’acqua.

In Emilia-Romagna, si possono svolgere in prima persona alcune attività della piccola pesca durante le escursioni in barca, visitando gli impianti di mitilicoltura o i luoghi caratteristici dell’attività ittica a Cesenatico, come il Mercato ittico, il Museo della Marineria e i Borghi dei Marinai. In Liguria non mancano le opportunità di ittiturismo in diverse località costiere, dove condividere con i pescatori la loro passione per il mare e degustare pesce freschissimo e specialità del territorio direttamente in banchina o sulle spiagge.

Anche in Puglia questa formula di turismo non manca e tra Fasano e Polignano a Mare è possibile scoprire splendidi paesaggi, partecipando attivamente a una battuta di pesca, totalmente immersi in alcuni dei tratti di costa più affascinanti della regione. Pescaturismo e ittiturismo sono un’occasione unica, infine, per scoprire con occhi nuovi i luoghi più incantevoli della Sardegna, entrando in contatto con i pescatori del posto, pronti a raccontare tutti i segreti del loro antico mestiere, dell’isola e del mare più bello d’Europa.

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Il teatro antichissimo che si nasconde sotto le viscere della città

Esistono luoghi che non smettono mai di incantare e di sorprendere perché sono proprio loro i custodi di un passato incredibile che non si può dimenticare e che appartiene alla storia dell’umanità. E questo è il caso di tutti quei siti archeologici, storici e culturali che oggi conservano e valorizzano una memoria tramandata da secoli e da generazioni.

È proprio in uno di questo luoghi che vogliamo portarvi oggi, nelle viscere di una città che secondo la leggenda fu fondata da Ercole e che fu distrutta dall’eruzione del Vesuvio nel ’79 d.C. Stiamo parlando di Ercolano, i cui scavi archeologici insieme a quelli di Pompei e di Oplontis sono inseriti nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’Unesco.

È proprio qui, all’ombra del grande vulcano e nei pressi del suggestivo Miglio d’oro, che esiste un teatro antichissimo sotto la città. Scopriamolo insieme.

La tappa più amata del Grand Tour d’Italia

Ercolano non ha bisogno di presentazioni perché questa città, da secoli, è meta prediletta di tutti i viaggiatori che vogliono fare un tuffo nel passato e scoprire un pezzo di storia che appartiene all’umanità intera. Proprio l’antico Teatro di Ercolano, raggiungibile con un percorso sotterraneo che si snoda per oltre 20 metri di profondità, è stato la tappa imprescindibile, e forse la più amata, del Grand Tour dei secoli scorsi.

Tra tutti i monumenti rivenuti con gli scavi, il Teatro antico di Ercolano si è guadagnato il primato. L’esplorazione di tutti i siti vesuviani distrutti dall’eruzione del Vesuvio, infatti, è cominciata proprio con lui nel 1700.

Correva l’anno 1709 quando, il Principe d’Elbeuf, venne a sapere che un contadino di Resina aveva scoperto dei marmi e delle colonne antiche in un pozzo vicino alla sua abitazione. Fu allora che il principe decise di acquistare il podere. Era il 1711 e grazie alla creazione di pozzi e cunicoli, veniva raggiunto e scoperto il Teatro di Ercolano.

Grazie a questa scoperta, re Carlo III di Borbone acquisto il fondo e iniziò ad avviare gli scavi di tutta l’area che, volta dopo volta, hanno portano alla luce i tesori sommersi dall’eruzione. Da quel momento il teatro è diventato una meta imprescindibile dei viaggiatori provenienti da ogni parte d’Europa.

Teatro Antico di Ercolano

Fonte: IPA

Teatro Antico di Ercolano

L’antico Teatro di Ercolano

È una visita avventurosa, straordinaria e unica quella che si snoda in un percorso sotterraneo che conduce nelle viscere della città di Ercolano, proprio lì dove sorgeva un teatro antico. Addentrarsi nel sottosuolo equivale a vivere un’esperienza unica e senza eguali che permette di scoprire un pezzo della nostra storia.

Il percorso che conduce all’antico Teatro di Herculaneum è una vera e propria esplorazione che consente di ammirare i resti dell’edificio, i reperti archeologici e anche i graffiti che qui sono stati lasciati nei secoli dai viaggiatori del Grand Tour che si addentravano nei cunicoli e nelle gallerie per toccare con mano la grande meraviglia di questo luogo.

Oggi, esattamente come allora, è possibile vivere questa avventura con tanto di caschi, mantelline e torce che permettono di osservare da vicino i resti dell’antico teatro sepolto dopo l’eruzione del 79 d.C.

L’importanza di questo teatro di epoca romana è riconosciuta all’unanimità, non solo per quello che i resti di questo monumento rappresentano per la storia, ma anche perché la sua scoperta ha segnato l’inizio degli scavi dell’intera area archeologica della città.

Teatro Antico di Ercolano

Fonte: IPA

Antico Teatro di Ercolano
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Lago di Garda, cinque luoghi imperdibili tra Veneto e Lombardia

Il Lago di Garda piace perché sembra di essere al mare. Il clima mite che lo caratterizza fa sì che palme, ulivi, limoni e vigneti abbelliscano le coste e le colline che lo circondano trasformandolo in un paesaggio quasi marino.

I borghi colorati che s’affacciano sul lago sono tante piccole Portofino. I giardini fioriti e i prati perfettamente rasati, le spiagge attrezzate e gli sport acquatici non hanno nulla da invidiare alla Riviera Romagnola.

In più, il Garda è un concentrato di bellezze, ci sono borghi, ci sono siti archeologici, ci sono splendidi parchi e un’ottima gastronomia. E quanto a ospitalità un’infinità di alloggi, dagli hotel a cinque stelle ai glamping che spopolano sempre più (tra i pià consigliati, il Desenzano Lake Village che fa parte dei Club del Sole).


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Ecco perché, in qualunque stagione dell’anno, una vacanza, breve o lunga che sia, sul Lago di Garda merita assolutamente. Solo al confine tra Veneto e Lombardia ci sono cinque luoghi imperdibili che vale la pena vedere.

Bardolino, il borgo del vino

In provincia di Verona, Bardolino è un delizioso borgo dalle case color pastello affacciato sul Lago di Garda. Questa località sorge ai piedi delle colline moreniche ricoperte di uliveti e vigneti ed è patria del famoso omonimo vino rosso.

Il delizioso porticciolo di Bardolino

Il bellissimo centro storico è un gioiello dove passeggiare senza fretta, tra vicoletti e ristoranti, per poi spostarsi sul meraviglioso lungolago e sul porticciolo sempre pieno di barchette colorate.

Bardolino non è solamente bei paesaggi, buon vino e divertimento, ma è caratterizzato anche da un grande patrimonio storico e artistico. Camminando per le vie del paese si può scorgere ciò che resta delle mura medievali, documentate almeno dal XII secolo.

Secondo alcune fonti, le prime strutture difensive risalirebbero al IX secolo, quando re Berengario permise la costruzione di fortilizi a difesa dei paesi del Lago di Garda.

Il centro storico è fatto di tante vie strette, perpendicolari al litorale; le cui abitazioni, costruite una dietro l’altra, ci portano indietro nel tempo, quando Bardolino era un villaggio di pescatori. Oggi, queste viuzze, con le case dai balconi fioriti, offrono scorci affascinanti, mentre, tra negozietti e tavolini dei caffè, si respira sempre aria di vacanza.

Giardini di Sigurtà

A Valeggio sul Mincio, sempre in provincia di Verona, si trova uno dei più bei parchi d’Italia, votato proprio qualche anno fa dal sito ilparcopiubello.it tra mille altri giardini per la fioritura più bella.

La storia di questo parco è molto antica. Era il 1407 quando, durante la dominazione veneziana di Valeggio sul Mincio, il patrizio Gerolamo Nicolò Contarini acquistò l’intera proprietà che, al tempo, aveva una funzione puramente agricola. C’era però all’interno un piccolo e geometrico giardino, adiacente alla casa principale, dedicato all’ozio dei nobili. È da qui che risalgono le antiche origini del Parco Giardino Sigurtà. Il 1941 segnò l’inizio della proprietà da parte della famiglia Sigurtà: l’industriale farmaceutico Giuseppe Carlo Sigurtà acquistò il terreno e iniziò la grandiosa opera di riqualificazione del parco scoprendo di avere anche diritto di prelevare acqua dal fiume Mincio.

parco sigurta

Fonte: Wikipedia/Giulia Balestrieri

Il Parco giardino di Sigurtà

Oggi, il Parco giardino di Sigurtà è talmente bello e ricco di sorprese che un giorno non basta per visitarlo. Dalle passeggiate panoramiche al labirinto, dai giardini delle rose a quelli delle piante officinali, dai laghetti alla valle dei daini, dal castelletto alla grotta votiva c’è di tutto.

Sirmione, terra tra due laghi

Meriterebbe un capitolo a sé, Sirmione, quella penisola che si getta nelle acque del Lago di Garda e che segna il confine tra le due regioni, Veneto e Lombardia, e tra le province di Verona e Brescia.

Soprannominata la “perla del Garda“, è un vero gioiello e lo sanno bene i turisti stranieri che affollano i vicoli, i ristoranti, le gelaterie e l’unica porta d’accesso al centro storico, quella del Castello Scaligero, una rocca costruita intorno alla metà del XIII secolo, uno dei rari esempi di fortificazione lacustre nonché di uno dei castelli meglio conservati d’Italia.

Anche se il nome può far pensare a delle cavità sotterranee, le Grotte di Catullo, sulla punta della penisola di Sirmione, sono in realtà una domus romana costruita tra la fine del I secolo a.C e il I secolo d.C. Non si può visitare Sirmione senza vedere questo immenso complesso archeologico, considerato il più rilevante esempio di villa romana presente nell’Italia settentrionale.

Prima degli scavi, le rovine della villa erano coperte da una folta vegetazione e apparivano all’occhio del visitatore come delle caverne, e proprio da qui deriva il nome delle “grotte”. Anche se non ci sono dati certi in proposito, secondo la tradizione questa villa era di proprietà del poeta romano Gaio Valerio Catullo.

Desenzano del Garda

Desenzano è la città più vivace del Lago di Garda, dinamica e perfetta per chi desidera vivere una vacanza all’insegna del relax, della cultura e del divertimento. Questa cittadina sulla sponda lombarda del lago offre davvero moltissimo da fare, dalle rilassanti passeggiate sul lungolago e sul grande porto turistico allo shopping per le vie del centro fino alla frizzante vita notturna.

Passeggiata con vista lago di Garda

Fonte: iStock

La pittoresca Desenzano del Garda

Non dimentichiamo, poi, le spiagge dove prendere il sole con la bella stagione, con vista mozzafiato sulla sponda opposta e i molti luoghi d’interesse come il Castello medievale e il Museo archeologico. Edificato nel X secolo, il castello domina la città dalla cima della collina e si gode di uno dei più bei panorami sul Lago di Garda.

Lo spazio entro le mura del castello era occupato da un piccolo borgo con le sue strade, la piazza, la torre campanaria e la chiesa dedicata a S. Ambrogio. Per secoli fu abitato da cittadini pronti ad accogliere, in caso di pericolo, coloro che abitavano fuori le mura.

Merita una visita anche il Museo archeologico, visto che questa zona era abitata sin dall’età del Bronzo, tanto che sono stati rinvenuti reperti provenienti da insediamenti palafitticoli, conservati nei millenni nelle torbiere o sommersi nel lago. Questi insediamenti, nel 2011, sono stati inseriti nella lista dei Patrimoni dell’Umanità dell’Unesco.

Peschiera sul Garda

Canali e ponti, belle chiese e palazzi storici, fortificazioni e piccoli moli dove sostano le barche, questo borgo lacustre, unico nel suo genere, è affacciato sulla sponda più a Sud del Lago di Garda, in un’area riparata dai venti sulle rive del Benaco e del fiume Mincio.

Questa cittadina veneta si gira a piedi. La Fortezza di Peschiera del Garda, o Rocca, è un piccolo gioiello d’architettura, racchiuso in un’imponente cinta muraria a forma pentagonale, risalente al Cinquecento, con bellissimi bastioni e imponenti porte d’accesso.

peschiera del garda

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Il lungolago di Peschiera sul Garda

Tutt’intorno, il fiume Mincio, emissario del Garda, il cui percorso naturale è stato modificato proprio dalla costruzione della fortificazione, con la definizione di tre rami di uscita dal lago che si riuniscono poi a Sud del centro abitato.

Una delle zone più suggestive della cittadina è proprio quella del ponte pedonale, che attraversa il canale esterno della fortezza. È poi molto interessante la Porta Brescia, ingresso occidentale della fortezza antica. Proprio sopra questa porta, un antico camminamento di ronda unisce i bastioni Tognon e Feltrin: non perdetevelo, perché percorrerlo vi permetterà di ammirare dall’alto tutta la fortezza, scoprendo scorci che diversamente non riuscireste ad apprezzare.

Una volta dentro la Rocca, tenendo la sinistra lungo la cinta muraria, si arriva al Bastione Tognon e alla piazza Betteloni, proprio sul porticciolo da cui partono i battelli per le gite sul lago e per raggiungere gli altri borghi.

Ed è proprio il battello il mezzo di trasporto migliore per visitare tutti questi luoghi, specie nelle belle giornate soleggiate, in coppia o in famiglia, scoprendo quella zona d’Italia che gli stranieri tanto c’invidiano.

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L’autunno infiamma il paesaggio: la caccia alle foglie ha inizio

C’è qualcosa di straordinariamente magico che coinvolge Paesi, città, villaggi e borghi del mondo intero e che si verifica a ogni cambio stagione. Quattro volte l’anno, infatti, questi luoghi si trasformano nel palcoscenico ideale dello spettacolo più bello della natura.

I paesaggi cambiano e si trasformano, modificano i loro lineamenti e i loro colori e, abbigliati di vesti totalmente nuove, ci lasciano ogni volta senza fiato. L’autunno, poi, è un’esplosione di magia che invade e pervade le strade di ogni territorio del globo, regalandoci quelle che sono, con tutta probabilità, le atmosfere più suggestive di sempre.

È questo il periodo del foliage, quel fenomeno naturale che vede le foglie assolute protagoniste delle nostre visioni più belle. Sono tantissimi i luoghi dove ammirarlo, anche nel nostro Paese. Ma c’è un luogo, dall’altra parte del mondo, che più di tutti promette un’esperienza magica. Preparate le valigie, si parte per il Giappone: la caccia alle foglie ha inizio!

Momijigari: la caccia alle foglie

È il Sol Levante la destinazione migliore per ammirare lo spettacolo del foliage, un’esplosione di colori che vanno dal giallo al rosso, passando per l’arancione e il marrone. Raggiungere il Giappone in questo periodo assicura un’esperienza straordinaria a contatto con la natura che, proprio in questa occasione, mette in scena il suo spettacolo più bello.

I cittadini lo sanno bene, così come lo sanno tutti quei viaggiatori che scelgono di volare dall’altra parte del mondo per celebrare la grande bellezza che appartiene al Paese, e che diventa magica durante la stagione autunnale. Nel periodo che va da fine settembre a fine novembre, le persone si uniscono a quello che è diventato un rito nazionale per l’intero Giappone: il Momijigari.

Il nome di questa tradizione affonda le sue origini nella sua stessa essenza. Momiji che vuol dire acero e kari che significa caccia, sono i due termini che spiegano la tradizione nipponica di andare a caccia dei colori autunnali con una sola missione: quella di contemplare un paesaggio incantato e magico.

La caccia agli aceri, e più in generale agli alberi che cambiano colore, coinvolge tutto il Paese, da nord a sud. Tuttavia ci sono alcuni luoghi, che si snodano lungo il Giappone, nei quali Madre Natura ha scelto di inscenare spettacoli mozzafiato. Scopriamoli!

Bishamondo, Kyoto

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Bishamondo, Kyoto

Autunno in Giappone: i luoghi da non perdere

La stagione del Momijigari inizia a fine settembre in Hokkaido e si protrae fino agli inizi di dicembre nelle regioni più a sud come Kyushu e Kanto.

Se state programmando un viaggio in Giappone in autunno, allora, una delle destinazioni da non perdere è sicuramente Kyoto. Tutta la città, in questo periodo dell’anno, si infiamma letteralmente. Gli aceri di Rurikoin, tempio dal giardino straordinario, danno spettacolo, così come lo fanno quelli del monte Kurama, della zona di Arashiyama e quelli che si snodano tra gli edifici spirituali del Kiyomizu-dera.

In tutto il Paese, da nord a sud, non esiste parco, giardino o tempio che non sia coinvolto da questa grande trasformazione. Anche nell’affollata capitale del Giappone è possibile andare a caccia di foglie in questo periodo. Tra i luoghi da raggiungere assolutamente segnaliamo Jingu Gaien Ginkgo Avenue e i giardini di Rikugien.

Osaka incanta con la sua Minoo Park mentre Nikko mette in scena i suoi spettacoli più belli nella magica cornice del lago Chuzenji e al cospetto delle cascate Ryuzu.

Un altro luogo da raggiungere è per praticare il Momijigari è Hakone, una cittadina di montagna a ovest di Tokyo già celebre per gli onsen e per la vista sul monte Fuji. Anche da qui la vista sull’autunno è spettacolare.

Funivia del Monte Komagatake, Hakone

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Funivia del Monte Komagatake, Hakone
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La miglior passeggiata d’autunno che puoi fare in Italia

L’autunno è la stagione ideale per fare delle rigeneranti passeggiate in montagna. Si assiste alla magia del paesaggio che cambia, con i colori che virano dal verde brillante alle calde tonalità dell’arancio e del rosso, godendo di giornate ancora terse e di temperature gradevoli. In particolare, c’è un territorio che vale la pena visitare in questo periodo dell’anno, una vera perla del nostro Paese dove fare escursioni indimenticabili e scoprire storie, cultura e tradizioni uniche. Vi portiamo alla scoperta della regione di Lana.

Passeggiando per Lana e i suoi dintorni

Situato sul versante meridionale della conca di Merano, all’ingresso della Val d’Ultimo, Lana è il più grande paese frutticolo dell’Alto Adige (uno spettacolo anche quando è in fiore). Insieme ai borghi limitrofi di Cermes, Pavicolo, Postal, Monte San Vigilio, Foiana e Gargazzone, occupa una zona soleggiata in cui la flora mediterranea si unisce e confonde con quella alpina, grazie al clima favorevole creato dalla barriera naturale del Gruppo di Tessa, che impedisce al gelo del nord di penetrare. Meli, ciliegi, orchidee e palme convivono così con castagni, larici e faggi, in armonioso concerto anche con la storia, la cultura ben radicata e le peculiarità dei vivaci centri abitati.

In questo splendido territorio ci si può cimentare in difficili escursioni o passeggiare piacevolmente lungo percorsi in piano fra i meleti, immersi in una natura che muta e sorprende sempre nella stagione del foliage. Qui è davvero facile abbinare una bella camminata in montagna con la scoperta di un patrimonio storico e architettonico unico.

Il cosiddetto “frutteto dell’Alto Adige“ è, infatti, un paese dall’aspetto moderno e piacevole, adatto alle famiglie, che offre una grande varietà di monumenti assolutamente da visitare. Basti pensare che ci si imbatte in circa una quarantina di chiese, cappelle e monasteri sparsi per il territorio, tra cui le leggendarie rovine dei castelli Leone, Braunsberg e Brandis.

Da Lana al Castel Lebenberg per il sentiero della roggia di Marlengo

Percorrendo il waalweg (sentiero della roggia) di Marlengo, che parte da Lana nelle vicinanze dello sbocco dell’Adige nel canale del Rio Valsura, attraverso una passeggiata semplice e panoramica sulla conca di Merano e la Val d’Adige, si arriva in 45 minuti circa a Cermes, dove si trova l’imponente Castel Lebenberg (conosciuto anche come Castel Monteleone).

Il maniero, che risale al Medioevo (1200 circa), rientra tra i più belli e più grandi castelli altoatesini completamente arredati, di proprietà privata. Nel 1426 passò dai Signori di Marlengo ai Signori von Fuchs, che lo fecero ampliare e rinnovare. L’edificio rimase in loro possesso fino al XIX secolo. Oggi il castello è di proprietà della famiglia van Rossem ed è visitabile da aprile a ottobre. Un luogo meraviglioso, in cui passato e presente convivono, tra sontuosità e umiltà, ricchezza e semplicità, contrasti che però generano un’armonia unica.

Al suo interno si possono ammirare la sala delle armi, la sala degli specchi, in stile rococò, con mobili sfarzosi, carta da parati decorata ad arte, tappeti orientali e grandi lampadari, la stanza rustica in stile gotico-rinascimentale, arredata con mobili d’epoca. E ancora, la stanza dell’impero, costruita nella roccia, e la sala dei cavalieri, con pesanti mobili scuri e il famoso affresco rafigurante l’albero genealogico con le 12 generazioni di proprietari del castello. All’esterno si svela, invece, un meraviglioso giardino alla francese, ma il fiore all’occhiello del maniero è la Cappella di Santo Stefano, per i suoi affreschi medievali e l’acustica perfetta.

Waalweg Brandis, tra natura e un’opera d’arte unica

Se percorso per intero, costeggiando il paese di Lana in tutta la sua estensione, immersi nella natura, tra castagni e meli, il waalweg Brandis conduce fino alla chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta di Lana di Sotto, dove si trova il gioiello del paese altoatesino: l’altare ligneo di Schnatterpeck. Si tratta di un’opera d’arte conosciuta ben oltre i confini dell’Alto Adige. L’altare è il più grande dell’intero arco alpino ed uno dei cinque più grandi altari dell’area linguistica tedesca. Fu realizzato tra il 1503 e il 1511, venne intagliato in legno di castagno e riccamente decorato con oro zecchino. La sua particolarità risiede nel fatto di essere sopravvissuto nel momento in cui la Chiesa decise di eliminare tutti gli altari gotici in favore di quelli barocchi.

Ad opporsi alla sostituzione dell’altare di Schnatterpeck fu proprio la popolazione di Lana, che ne rivendicò la proprietà attraverso dei documenti che attestavano il pagamento dello stesso per una cifra altissima, pari a 1600 fiorini reniani (circa 3 fattorie e 8 carichi di vino per l’epoca). Lo si può ammirare da aprile a novembre (con visita guidata) in tutta la sua imponenza, con i suoi 7 metri di altezza e gli oltre 14 di larghezza, riempiti con 33 statue, di cui molte a grandezza naturale.

Altare Schnatterpeck

Fonte: Ufficio Stampa

L’altare di Schnatterpeck, il più grande dell’arco alpino

Gli altri itinerari imperdibili, alla scoperta dei dintorni di Lana

Dalla stazione alla cima di Monte San Vigilio (famoso anche per i ‘bagni nella foresta’) raggiungibile con la funivia da Lana, una natura incontaminata accoglie gli escursionisti che, imboccando il facile sentiero n. 34 e poi n. 3, in meno di un’ora arrivano alla nota Chiesetta di San Vigilio. Risalente al 1278, è stata costruita in un punto in cui in passato c’era il sito di un culto pagano ed è forse la testimonianza più emblematica di tutto questo territorio perché, nonostante il passare del tempo, è rimasta pressoché intatta nel suo aspetto originale. Al suo interno vi si possono ammirare bellissimi affreschi del 1500 circa e un coro gotico. La si può visitare tutto l’anno, ma solo su prenotazione.

Da vedere, infine, la Torre Kröll, situata sopra il paese di Gargazzone. La si raggiunge con una camminata molto semplice, adatta anche alle famiglie, con diversi punti di sosta, alcuni con dei lettini, altri con comode sedute per ammirare la bellezza del paesaggio circostante e splendide vedute della Valle dell’Adige. Prima della torre, si incontra l’affascinante cascata del torrente Aschler (Rio Eschio), che impressiona con un salto d’acqua di 47 metri.

Si presume che attorno alla Torre Kröll, che nel Medioevo fungeva da controllo dei confini e che oggi è il simbolo dello stemma del paese, un tempo si trovasse una struttura abitativa, ma del probabile palazzo e del muro di cinta resta oggi solo un ammasso di pietre. Vicino a questo interessante monumento si trova una piattaforma dove è possibile ammirare un panorama mozzafiato. Insomma, se desiderate regalarvi una passeggiata autunnale indimenticabile in un territorio ricco di sorprese, Lana e i suoi dintorni sono pronti a stupirvi.

Torre Kröll,

Fonte: Ufficio Stampa

La Torre Kröll sopra il paese di Gargazzone