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Da questo binocolo sospeso puoi ammirare un panorama da sogno

La voglia di scoperta che accompagna i viaggi che compiamo nella vita è spesso nutrita dall’esigenza di vivere esperienze uniche e straordinarie. E poco importa se le destinazioni scelte sono lontanissime o più vicine a noi, perché quello che conta davvero sono le emozioni che proviamo tutte le volte che tocchiamo con mano la grande bellezza che appartiene al mondo che abitiamo.

Una bellezza, questa, che non per forza dobbiamo inseguire fino all’altro capo del mondo, perché spesso si palesa così, all’improvviso, anche quando meno ce lo aspettiamo. Può succedere durante una passeggiata a ritmo lento oppure in occasione di una sosta panoramica che permette di ammirare le meraviglie che appartengono al pianeta.

Ed è proprio questo che succede quando si raggiunge il Binocolo di Matteo Thun, una passerella sospesa sulla Valle dell’Adige dalla quale è possibile contemplare un panorama da sogno incorniciato da rocche, castelli e montagne.

Bentornati nei Giardini di Castel Trauttmansdorff

Per raggiungere quello che è, con tutta probabilità, uno dei binocoli più spettacoli del mondo intero e ammirare dall’alto un panorama affascinante e suggestivo, dobbiamo recarci in un luogo altrettanto straordinario che tutti conosciamo bene. Stiamo parlando dei Giardini di Castel Trauttmansdorff che, siamo certi, non hanno bisogno di presentazioni.

Situati a Merano, e suddivisi in aree tematiche, questi giardini si snodano intorno all’iconico castello per oltre 12 ettari, con un dislivello di 100 metri, assumendo la forma di un anfiteatro naturale. L’area che circonda Castel Trauttmansdorff, un tempo residenza invernale dell’Imperatrice Sissi, ospita uno dei giardini botanici più variegati e incredibili del nostro Paese. La sua posizione strategica, inoltre, permette ai visitatori di godere di scorci panoramici unici che si aprono passo dopo passo e che si perdono sulle montagne circostanti e sulla città di Merano.

I punti di osservazione, all’interno dei Giardini di Castel Trauttmansdorff sono tantissimi, ma ce n’è uno che, più di altri, è destinato a lasciare senza fiato chiunque osi addentrarsi nella zona più selvaggia del giardino.

Percorrendo la Passeggiata di Sissi, quella che attraversa anche il Bosco di Roverelle, è possibile raggiungere una passerella che affaccia direttamente sulla valle che sovrasta. Si tratta del Binocolo di Matteo Thun, uno spettacolare punto panoramico sospeso tra cielo e terra dal quale è possibile ammirare uno dei paesaggi più suggestivi del BelPaese.

Il Binocolo di Matteo Thun

Fonte: iStock/AlizadaStudios

Il Binocolo di Matteo Thun

ll Binocolo di Matteo Thun

Inaugurato nel 2005, e progettato dell’architetto altoatesino Matteo Thun, il Binocolo è situato sul punto più alto dei giardini, lì dove è possibile accedere a una vista privilegiata sulle vette del gruppo Tessa, sulla valle caratterizzata da frutteti e vigneti e sulla città di Merano.

L’opera architettonica, che è visibile da diverse aree dei Giardini di Castel Trauttmansdorff, affascina e incuriosisce i visitatori. La passerella, infatti, esce dalle fronde degli alberi che popolano il Bosco di Roverelle, poi si allunga verso il vuoto, come se volesse spiccare il volo, ospitando alla sulla sommità un binocolo tridimensionale che incornicia tutto il panorama circostante.

L’esperienza è da brividi, e per attraversare tutta la passerella è richiesto un po’ di coraggio. Ma possiamo assicurarvi che una volta raggiunto il binocolo si aprirà davanti ai vostri occhi uno spettacolo incredibile. Fermatevi tutto il tempo che volete: da qui la vista è magica.

Il Binocolo di Matteo Thun

Fonte: iStock/AlizadaStudios

Il Binocolo di Matteo Thun, Giardini di Castel Trauttmansdorff
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Lungo la Strada del Vino dei Colli Euganei, le tappe imperdibili

I vigneti che corrono lungo tutta la Strada del Vino dei Colli Euganei sono solo il fil rouge che accomuna un territorio fatto di bellezze naturalistiche, ma anche di borghi, località termali e beni culturali unici in Italia.

Questa zona, che comprende i cento colli che si elevano improvvisi dalla terra piatta, è il frutto di eruzioni vulcaniche avvenute milioni di anni fa si trova nel centro della Regione Veneto, in provincia di Padova. Un territorio tutto da scoprire. Vi spieghiamo perché andarci si rivelerà una vera e propria scoperta.

Cantine e vigneti

I Colli Euganei, dall’inconfondibile forma a piramide, sono vocati alla vite da quando i Paleoveneti della civiltà “atestina”, tra il X e il V sec. a.C., vi introdussero per primi questa coltivazione. Qui, produrre vino è da sempre un’arte, favorita dalla morfologia delle vigne e dal clima particolarmente propizio. Ci troviamo nei monti più a Sud del Veneto, dove le vigne crescono accanto ai fichi d’India e, grazie al benefico influsso del mare e al terreno vulcanico, regalano vini caratterizzati da note mediterranee e minerali di grande carattere.

Il paesaggio che si sviluppa tutt’intorno è un susseguirsi di borghi e castelli medievali, di ville rinascimentali e dimore patrizie, di chiese, di monasteri ed eremi tuttora abitati da benedettini e camaldolesi, molto amati da personaggi illustri come il Petrarca, Goethe, il Foscolo e persino Lord Byron e Percy Bysshe Shelley. Un piccolo scrigno di tesori racchiusi all’interno di un’isola naturalistica protetta dal Parco Regionale dei Colli Euganei.

Le località termali

Ai piedi dei colli, le Terme Euganee sono la più grande zona termale d’Europa, luogo di benessere, famoso per la fangoterapia. Da millenni, in questo territorio affiorano dalle profondità della terra le acque termali, che hanno dato alle Terme Euganee una fama a livello internazionale. Tra le località più celebri c’è Montegrotto Terme. I primi documenti attestano che lo sfruttamento dell’acqua termale qui è iniziata nell’Età del ferro, ma fu con l’arrivo dei Romani nel 49 a.C. che vennero realizzate le prime vere terme. Della loro presenza ne è testimonianza ancora oggi la Villa romana di via Neroniana.

Montegrotto Terme

Fonte: iStock – Ph: Photographer

Montegrotto Terme

Non è da meno Abano, dove le antiche terme occuparono una vasta area sul versante orientale dei Colli Euganei e raggiunsero il massimo splendore in età imperiale. Secondo alcune fonti, l’origine del nome della città deriva proprio da “Aponus”, il dio delle acque termali. Queste località termali sono votate da sempre al turismo, legato agli stabilimenti e alle acque clorurato-sodiche bromo iodurate litiose, radioattive, termali che sgorgano a 87°C, conosciute fin dall’antichità.

Ma di località ternali ce ne sono molte altre, più piccole e meno note, ma che offrono un’eccellente ospitalità, come Galzignano che divenne molto celebre in epoca rinascimentale, quando molte famiglie nobili decisero di costruirvi le loro splendide ville.

Ville e castelli

Tanti i palazzi che puntellano i colli e che meritano una visita. Tra i più spettacolari c’è sicuramente il Castello del Catajo a Battaglia Terme, considerato la Reggia dei Colli Euganei. Questo particolarissimo palazzo che sembra uscito da un libro di fiabe ha una storia incredibile che parte dalla famiglia Obizzi che nel Cinquecento ha deciso di dare vita a un meraviglioso luogo di delizia. Si tratta di un palazzo dalle enormi dimensioni, circondato da 40 ettari di parco al cui interno ci sono ben 350 stanze.

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Fonte: @Strada del Vino dei Colli Euganei

Il Castello del Catajo

Le pareti delle stanze sono ricche di immagini di crociate, di battaglie terrestri e navali, di matrimoni e di tragici assassini, frutto dell’opera di Giovanni Battista Zelotti, discepolo di Paolo Veronese e stimato esponente della pittura veneta rinascimentale. I suoi affreschi, ingentiliti da allegorie e festoni con putti e fiori, sono anche splendidi esempi della pittura d’illusione, con paesaggi ed elementi architettonici a trompe-l’oeil.

Con l’estinzione degli Obizzi, nel 1803, il castello divenne proprietà della famiglia Asburgo Este che lo resero una reggia internazionale adatta a ospitare i sovrani di mezza Europa. Tuttavia, nel XIX secolo il castello venne lentamente abbandonato finché non venne recuperato due secoli dopo e restaurato rendendolo il gioiello che è oggi. Ospita matrimoni ed eventi privati.

Un altro palazzo imperdibile è Villa dei Vescovi, un bene del FAI, che si trova a Torreglia. Costruita a metà del ‘500 come dimora di campagna per il Vescovo di Padova Francesco Pisani, con la collaborazione di Giulio Romano – lo stesso di Palazzo Te a Mantova – rappresenta il primo modello di residenza rinascimentale del Veneto come luogo d’ozio. Lo stesso Romano commissionò gli splendidi affreschi interni a un pittore fiammingo che scelse di rappresentare ciclo decorativo sul rapporto che l’edificio ha con la natura che lo circonda.

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Fonte: @Mauro Ranzani – FAI (Fondo Ambiente Italiano)

Villa dei Vescovi, uno dei Beni del FAI nel Veneto

Nel corso degli anni, varie modifiche sono state apportate alla villa, in base al gusto del tempo e agli stili artistici. Sono stati aggiunti, per esempio, la grotta di Nettuno e i giochi d’acqua. Nel 1962, la villa venne venduta alla famiglia Olcese – che ancora oggi occupa parte della proprietà – che la donò al Fondo Ambiente Italiano che la riportò al massimo dello splendore. Da poco è stata anche aperta un’enoteca tra le mura della villa dove degustare i prodotti e i vini del territorio. Inoltre, ci sono due appartamenti che possono essere affittati per vivere un’esperienza davvero memorabile.

Un’altra villa imperdibile è quella privata del Parco Frassanelle a Rovolon, la cui visita guidata viene fatta direttamente dalla proprietaria, la contessa Francesca Papafava dei Carraresi, la cui famiglia possiede la proprietà fin dal XIII secolo. nata come casino di caccia, fu completamente trasformata nel 1800 fino ad assumere l’aspetto odierno di edificio neoclassico severo a pianta quadrata.

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Fonte: @Strada del Vino dei Colli Euganei

Il Parco Frassanelle e la villa

Appena fuori dalla villa si trovano due chiesette speculari: una è ancora oggi consacrata e dedicata a S. Marina, l’altra, invece, è la casa dove abitava il capo giardiniere con la famiglia. Durante la Seconda guerra mondiale, ospitò Novello e Bianca Papafava e i loro quattro figli più grandi mentre la villa era stata requisita dal comando tedesco che più tardi fu sostituito da quello inglese.

Se per visitare la villa è necessaria la prenotazione, aperto a tutti è invece il parco, dove passeggiare tra ampi prati e fitti boschi seguendo i vari itinerari come la Strada nella Roccia, tracciata sul fianco del colle centrale, la Strada della Biscia o la Strada della Villa. Alla fine dell’800 venne costruita anche una grotta artificiale con tanto di laghetto sotterraneo, stalattiti e stalagmiti, finte faglie e rotture della roccia e un percorso ad anello che si insinua sottoterra,
un divertissement che ancora oggi è un’attrazione imperdibile per le famiglie.

Nel parco vengono organizzati numerosi eventi durante i weekend, dalle feste contadine alle iniziative per Halloween, Natale ecc. Inoltre, è possibile soggiornare nelle camere della villa, specie per chi decide di organizzare il proprio ricevimento di nozze, ma soprattutto in tre villini all’interno del parco. Una ha anche la piscina privata.

I borghi dei Colli Euganei

I Colli Euganei sono puntellati di piccoli borghi e di deliziose cittadine. Tra le più pittoresche da visitare c’è sicuramente Este, la città fortificata. I circa quattro secoli di dominio veneziano sono ancora oggi visibili nei resti del perimetro che racchiudeva il borgo, i bei palazzi della centralissima piazza Maggiore (tra cui il Palazzo del Municipio) e le belle ville. Tra queste, villa Kunkler, che ospitò Byron e Shelley, villa Cornaro-Benvenuti, villa Contarini degli Scrigni (detta ‘Vigna Contarena’) e villa Zenobio-Albrizzi.

Fra i numerosi edifici religiosi ricordiamo il Duomo di Santa Tecla, che conserva il corpo incorrotto della beata Beatrice d’Este e la grandiosa pala del Tiepolo raffigurante Santa Tecla che intercede per liberare la città dalla peste. Este è famosa in tutto il mondo per la produzione delle ceramiche, la cui manifattura è continuata pressoché ininterrottamente dalla preistoria a oggi. La fabbrica, lo showroom e anche l’outlet sono aperti al pubblico.

Altra cittadina da vedere è sicuramente Arquà Petrarca, uno dei borghi più belli d’Italia, che mantiene ancora oggi gran parte dell’aspetto trecentesco. Fu abitato, negli ultimi anni della sua vita, dal poeta Francesco Petrarca ed è qui che è sepolto e si trova la casa-museo che si può visitare.

Ad Arquà sono diversi gli edifici storici da visitare, dalla chiesa di Santa Maria dell’Assunta che risale all’anno Mille all’Oratorio del 1100, dalla Loggia dei Vicari del 1200 al seicentesco giardino di Valsadnzibio, considerato uno dei più belli d’Italia.

Arquà Petrarca

Fonte: iStock

Arquà Petrarca, il borgo del grande poeta

Infine, girando tra i colli, l’occhio non può non soffermarsi sulla fortezza in cima al Colle della Rocca di Monselice dove si erge il Mastio Federiciano, un’imponete fortificazione medievale voluta dall’Imperatore Federico II di Svevia, raggiungibile tramite un sentiero. Era considerata una fortezza inespugnabile.

Il mastio è ancora oggi protetto da fortificazioni le cui parti più antiche risalgono al VI secolo, sviluppate su ben cinque cerchie murarie. tutt’intorno si sviluppa un percorso naturalistico archeologico.

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Fonte: 123rf

Sulla Rocca di Monselice

Escursioni sui Colli Euganei

Il Parco Regionale dei Colli Euganei è frequentato in tutte le stagioni da moltissimi escursionisti e ciclisti. Oltre ai percorsi di viabilità ordinaria per il ciclismo su strada e ai sentieri che più si prestano alla mountain bike, l’Anello dei Colli Euganei è sicuramente l’itinerario più gettonato. Lungo poco più di 60 chilometri, parte da Monselice per arrivare a Lozzo Atestino, famoso per il bellissimo Castello di Valbona. Scavalla colline di origine vulcanica, costeggia limpidi corsi d’acqua e attraversa incantevoli borghi storici, ammirando il susseguirsi di ville venete, chiese, aree archeologiche, musei, palazzi storici, castelli e torri medievali.

L’area del parco è attraversata anche da una fitta rete di sentieri percorribili a piedi. Se ne contano circa una trentina. Tra i più importanti, l’Alta Via e il sentiero del Monte Venda, il più alto dei Colli Euganei, 601,3 metri, ma ci sono anche itinerari tematici, come la Via degli Eremi, Ruderi e Castelli, il Sentiero Tematico Botanico e il Sentiero Tematico di Archeologia Industriale.

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Fonte: 123rf

Il paesaggio e i vigneti dei Colli Euganei
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Il gigante in stile Liberty “addormentato” nel cuore verde di Varese

A poca distanza da Varese, città di cui si innamorò persino il celebre scrittore Stendhal, sorge un vero e proprio gigante addormentato, un illustre esempio di Liberty italiano ma che da lungo tempo è stato abbandonato. Per fortuna, da alcuni anni a questa parte il FAI (Fondo ambiente italiano) ha intrapreso una collaborazione con la proprietà della struttura al fine di organizzare una serie di visite guidate straordinarie per ammirane lo splendore. Ma di cosa stiamo parlando esattamente?

Il Grand Hotel Campo dei Fiori di Varese

Sul Monte Tre Croci svetta il Grand Hotel Campo dei Fiori, un irresistibile complesso architettonico che si rivela uno degli edifici più spettacolari e scenografici della provincia di Varese. Fu progettato nel 1908 dall’architetto Giuseppe Sommaruga e, dal 1912, da queste parti passarono numerose personalità illustri.

In sostanza, era un vero e proprio albergo di lusso che si poteva raggiungere tramite una funicolare panoramica. Una struttura immensa – oggi purtroppo chiusa – decorata e arricchita dallo stile Liberty tipico della Belle Époque. Vi basti pensare che si trova su quattro livelli in cui prendevano vita appartamenti e camere riccamente decorate. Poi ancora un livello sotterraneo, con affascinanti cucine secondarie e cupi magazzini, che poggia sopra la più grande grotta minerale presente nel territorio: Grotta Marelli.

Perché il Grand Hotel Campo dei Fiori è stato abbandonato

A seguito della sua apertura, per circa mezzo secolo il Grand Hotel Campo dei Fiori di Varese fu meta di un grande flusso di turismo d’élite. Tuttavia, oltre alle due Guerre Mondiali, nel 1947 un incendio devastò l’ultimo piano, mentre nel 1958 la funicolare venne chiusa. Fu così che ebbe inizio il suo declino a partire dalla calo dei turisti che volevano soggiornarvi. Per poi arrivare al 1968, anno in cui albergo e ristorante abbassarono la saracinesca per sempre.

Nei vent’anni successivi l’albergo, complice il totale disinteresse dei proprietari e la negligenza dei custodi, fu via via spogliato di molti pezzi d’arredo d’epoca togliendo a questa meraviglia italiana molte delle sue ricchezze.

Il gigante addormentato oggi

Il Grand Hotel Campo dei Fiori vero è un vero e proprio gigante (di meraviglie e storie fascinose) che giace – quasi dimenticato – sulle cime di questa incantevole città italiana. La buona notizia, però, è che negli ultimi anni sembra voler rinascere dalle sue stesse ceneri: proprio qui fu girata una parte del film “Suspiria” diretto da Guadagnino nel 2016.

Un avvenimento che fece riscoprire il grande gigante sulla montagna. Non è un caso che, negli anni successivi, l’associazione del FAI abbia voluto dare una possibilità ai cittadini di poter entrare dentro la struttura. Grazie a questo, alcuni fortunati hanno potuto ammirare con i loro stessi occhi come l’hotel, un tempo splendente e ricchissimo, si sia trasformato in un luogo degradato e che necessita di essere salvato. Oggi il Gran Hotel Campo dei Fiori è ancora un edificio semi abbandonato, anche se al suo interno è presente un custode.

Il consiglio, quindi, è controllare sempre se siano programmate prossime aperture e prenotare una visita. E il motivo è molto semplice: una volta varcata la soglia si viene catapultati indietro di cento anni e in un’atmosfera che è davvero unica al mondo.

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Puoi nuotare in un’isola tropicale a pochi chilometri da Berlino

Organizzare un viaggio a Berlino è sempre un’ottima idea. La capitale della Germania, infatti, è ricca di luoghi che evocano storie che riguardano l’umanità intera, e che tutti dovremmo visitare, come il Memoriale dell’Olocausto e ciò che resta del muro di Berlino.

Ma è anche la città animata da una fervente scena artistica incorniciata da moderne architetture, gallerie d’arte e locali alla moda. Insomma, di cose da fare e da vedere ce ne sono tantissime, e tutte sono destinate a stupire.

Chi ha già visto Berlino, infatti, sa bene che la città non smette mai di sorprendere, così come non lo fanno i suoi dintorni. Basta spostarsi di pochi chilometri, infatti, per essere catapultati in un universo incredibile e inaspettato: un’isola tropicale dalle dimensioni gigantesche che è un sogno a occhi aperti.

Un’isola tropicale alle porte di Berlino

Basta una gita fuori porta, con partenza da Berlino, per ritrovarsi catapultati in un luogo che per forme e lineamenti sembra proprio la destinazione del viaggio di una vita: un’isola tropicale.

Ci sono le foreste pluviali, le lagune e le cascate, non mancano neanche le capanne immerse tra migliaia di piante di altrettanti esemplari di flora autoctona. E no, se ve lo state chiedendo non si tratta di un sogno, anche se a questo assomiglia, ma di uno dei parchi acquatici più incredibili del mondo.

Si tratta di Tropical Island che, come il nome stesso suggerisce, è un parco a tema tropicale situato proprio a pochi chilometri da Berlino. Una ricostruzione fedele di un paradiso terrestre che, fin dalla sua inaugurazione, ha attirato viaggiatori di tutte le età provenienti da ogni parte del mondo.

Molto più di un parco acquatico però, quello che vi aspetta in questo luogo è una vera e propria esperienza immersiva in un sogno tropicale.

Tropical Island

Fonte: Getty Images

Tropical Island

Benvenuti a Tropical Islands

Situato all’interno di ex hangar per dirigibili, a circa 60 chilometri da Berlino, Tropical Island è uno dei parchi acquatici al coperto più grandi del mondo. Basta dare un’occhiata alle sue dimensioni per capire di cosa stiamo parlando.

Il parco si snoda su una superficie di oltre 700000 metri quadrati, in una struttura che si estende in altezza per oltre 100 metri. Il suo interno assomiglia in tutto e per tutto a una grande isola tropicale all’interno del quale perdersi e immergersi.

L’esperienza è adatta sia a chi viaggia in coppia che in famiglia. Mentre i più piccoli possono divertirsi tra le numerose attrazioni acquatiche, tra cui numerosi scivoli e piscine, i grandi possono rilassarsi all’interno dell’atmosfera tropicale ricreata in ogni dettaglio.

All’interno della struttura, infatti, oltre alle piscine, sono presenti foreste pluviali, lagune e ristoranti, ma anche diverse aree benessere caratterizzate da spa, saune, cascate e vasche idromassaggio.

La temperatura dell’aria è di circa 26 gradi, un clima ideale non solo per tutte le persone che cercano il caldo anche nei mesi invernali, ma anche e soprattutto per le piante che sono all’interno del parco. Tropical Island, infatti, ospita quella che è la più grande foresta pluviale coperta nel mondo con oltre 50000 piante di circa 500 specie diverse.

Tropical Island si divide per aree tematiche. C’è la Foresta pluviale, di cui abbiamo parlato sopra e il Villaggio tropicale dove è possibile ammirare gli edifici ispirati all’architettura della Thailandia e di Bali. Ci sono poi il Mare tropicale, che ospita un’enorme piscina che sfiora i 140 metri di profondità e la Laguna di Bali, dove si trovano fontane, scivoli e vasche idromassaggio ispirati all’architettura indonesiana.

Per raggiungere i tropici tedeschi, dobbiamo recarci nel comune di Krausnick, Brandeburgo, a circa 60 chilometri da Berlino. È qui che, all’interno di un ex hangar per dirigibili, prende vita un sogno a occhi aperti.

Tropical Island

Fonte: Getty Images

L’isola tropicale alle porte di Berlino
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Esiste un museo in movimento che è un capolavoro d’arte

Siamo abituati a pensare ai musei come i luoghi dell’arte, della cultura e della storia dell’umanità. Del resto è lo stesso nome a suggerirci il suo significato più profondo. La parola di origine greca, infatti, tradotta letteralmente sta a indicare il luogo sacro alle Muse, erano proprio loro a custodire la memoria, le arti e le scienze del mondo.

E oggi è proprio questo che fanno i musei di tutto il mondo, quelli che si sono trasformati nelle attrazioni turistiche in cima alle nostre travel whis list. Li raggiungiamo, li indaghiamo e li esploriamo per conoscere le opere d’arte più celebri, per scovare oggetti rari e curiosi, per ripercorrere tutte quelle storie custodite alla stregua di un gioiello di immenso valore.

E se è vero che le esperienze ci insegnano che gli edifici sono solo l’involucro volto a proteggere il tesoro al suo interno, è vero anche che ci sono strutture che per forme, lineamenti e concept sono così straordinarie da diventare esse stesse opere d’arte. Come il Soumaya Museum, il museo a Città del Messico caratterizzato da forme fluide e da materiali scintillanti che incanta chiunque ci passi davanti.

Il museo più bello del mondo

Difficile fare una lista dei musei più belli del mondo, soprattutto perché le collezioni ospitate al loro interno rappresentano un patrimonio per l’umanità intera. Ma se dovessimo prendere in considerazione l’impatto che ha su di noi l’edificio esterno, allora, il Soumaya Museum vincerebbe a mani basse, e il motivo è facilmente intuibile.

Per scoprire questo gioiello architettonico dobbiamo recarci a Città del Messico, e più precisamente nell’elegante quartiere di Polanco, lì dove sorge la più frequentata e importante via dello shopping, sempre lì dove è possibile passeggiare tra appartamenti di lusso e residenze in stile coloniale che si alternano a verdeggianti aree, e fermarsi a visitare uno dei più grandi acquari di tutta l’America Latina.

La parte nord del quartiere, invece, è caratterizzata da strutture moderne, tra le quali troneggia il grande e imponente Museo Soumaya, simbolo di Città del Messico nonché una delle più importanti gallerie del Paese dedicate all’arte moderna.

La collezione ospitata all’interno dell’edificio ha un valore incommensurabile, eppure quello che colpisce a prima vista è sicuramente l’aspetto esteriore del museo che sembra fluttuare sull’intera area circostante.

Soumaya Museum

Fonte: iStock/Pilar Gonzalez

Soumaya Museum

Benvenuti al Soumaya Museum

Era il marzo del 2011 quando, un enorme museo veniva inaugurato a Città del Messico. Si trattava del Soumaya Museum voluto fortemente da Carlos Slim Helú, imprenditore messicano di origini libanesi, che aveva scelto di commemorare la scomparsa di sua moglie proprio con un’immensa galleria d’arte.

Il progetto fu affidato all’architetto Fernando Romero, già firmatario di capolavori architettonici sparsi in tutto il mondo. Nasceva così il Soumaya Museum, un’istituzione culturale no profit di proprietà della Fondazione Carlos Slim.

Il museo, con la sua collezione di arte moderna, esisteva già in Plaza Loreto di San Ángel dal 1994, dove è ancora è possibile visitare la precedente struttura. Ma l’enigmatico e affascinante edificio del quartiere Polanco si è trasformato, sin dalla sua inaugurazione in una vera e propria attrazione turistica, nonché nel simbolo della città e del Paese intero.

Su una superficie di oltre 20000 metri quadrati, la struttura si palesa con una forma asimmetrica e fluttuante, che per alcuni tratti ricorda una clessidra, per altri un’onda in movimento. La leggerezza che si percepisce, guardando l’immensa struttura, è data dalla presenza di 16000 esagoni in alluminio che ricoprono interamente l’edificio e che brillano al sole.

I pannelli, che non si toccano tra di loro e non si appoggiano direttamente sul suolo, danno come l’impressione di trovarsi di fronte a una struttura fluttuante, pronta a muoversi da un momento all’altro. Questa fluidità di forme che avvolgono la struttura geometrica iperbolica, rendono questo edificio un vero e proprio capolavoro visivo senza eguali.

L’ingresso al museo è consentito da una sola porta d’accesso che permette di esplorare i sei piani della struttura collegati da due ascensori e da una scala a forma di spirale. Qui sono conservati le più celebri opere d’arte realizzate tra il XV e il XX secolo. La collezione permanente condivide gli spazi interni del museo con mostre ed esposizioni temporanee dal respiro internazionale.

Straordinario dentro, sensazionale fuori: il Soumaya Museum è aperto tutti i giorni da mattina a sera, ed è visitabile in maniera completamente gratuita. Una scelta, questa, per rendere accessibile l’arte a tutti.

Soumaya Museum

Fonte: 123rf/bautislf

Soumaya Museum
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In Cina c’è un tempio dedicato al cielo: è spettacolare

Esistono alcuni viaggi che sono destinati a cambiarci la vita. Sono quelli che ci portano alla scoperta di territori immensi e variegati, di culture, storie e tradizioni che sono lontanissime da quelle che ci appartengono.

Ed è proprio un viaggio così che vogliamo fare oggi insieme a voi, un’avventura che ci conduce dall’altra parte del mondo in uno dei Paesi più affascinanti dell’intero pianeta. Ci troviamo in Cina, in una delle nazioni più popolose dell’Asia Orientale, proprio lì dove praterie sconfinate si alternano a deserti, montagne e fiumi, dove i grandi e futuristici grattacieli fanno da contrasto ai siti storici e ai luoghi culturali.

La grande capitale, poi, è una vera meraviglia. Una città fatta di architetture moderne e siti dall’immenso valore storico, artistico e culturale, come il complesso monumentale della Città Proibita, o come quel tempio dedicato al cielo in cui vogliamo portarvi oggi, e che vi lascerà senza fiato.

Pechino: l’incontro tra cielo e terra

Ci troviamo nella parte meridionale di Pechino, nel distretto di Xuanwu, lì dove un tempo la dinastia dei Ming volle la costruzione del Tempio del Cielo, uno dei più grandi complessi esistenti di edifici sacrificali in tutto il Paese.

Le sue origini affondano nel 1420, anno in cui iniziò la costruzione di tutta una serie di edifici volti a creare l’Altare del Cielo. Il grande tempio, infatti, serviva proprio all’Imperatore della Cina, chiamato Figlio del cielo, per compiere le sue cerimonie di sacrificio volte a garantire il benessere della popolazione.

Il grande parco, usato ancora oggi per i sacrifici annuali al Cielo previsti dal confucianesimo, è aperto al pubblico, e permette di entrare in contatto con una realtà maestosa, straordinaria e incredibilmente suggestiva. Gli ingressi sono quattro, e sono posti in corrispondenza dei punti cardinali. All’interno del parco, invece, si trovano i tre altari principali che sono la Sala di preghiera per il buon raccolto, la Volta celeste Imperiale e l’Altare circolare.

Tempio del Cielo

Fonte: iStock

Tempio del Cielo

Il Tempio del Cielo

Il parco si estende su un’area che misura quasi tre chilometri e che permette di visitare le tre principali costruzioni. L’Altare circolare, che ha le sembianze di una piattaforma circolare, è il luogo dove un tempo venivano celebrati i sacrifici al Cielo in occasione del solstizio d’inverno. Tutto doveva essere eseguito in maniera impeccabile perché il minimo errore avrebbe potuto avere conseguenze nefaste per l’intera popolazione.

A nord di questa struttura, invece, troviamo la Volta celeste Imperiale, un edificio circolare dal tetto a cono, ricoperto di tegole blu e circondato a sua volta da una cinta muraria rotondeggiante. L’edificio era considerato la Casa degli Dei, e per questo qui venivano risposti gli altari e le tavole sacre dei Dio del Cielo.

Ultima, ma non meno importante, è struttura della Sala della preghiera per i buoni raccolti. Qui l’imperatore si recava per le sue preghiere al cielo, per auspicare un buon raccolto estivo. Si aggiungo al complesso anche il cortile della musica sacra e le stalle degli animali da sacrificare.

L’area del parco del Tempio del Cielo ha una forma semi circolare da una parte, e quadrata dall’altra, questo per rispecchiare l’ideologia cinese secondo la quale il cielo è rotondo e la Terra quadrata.

Se gli esterni sono incredibilmente suggestivi, gli interni sono destinati a levare il fiato. Nella costruzione dell’Altare del Cielo, infatti, sono stati coinvolti numerosi artigiani locali che, con sapiente abilità, hanno dato vita a un capolavoro visivo che racconta la concezione del mondo secondo l’Antica Cina.

Visitare il Tempio del Cielo a Pechino è un’esperienza senza eguali che permette di toccare con mano una storia antichissima e affascinante che affondano nelle origini delle credenze arcaiche del Paese. Dal 1998, inoltre, questo luogo è stato inserito nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’UNESCO.

Tempio del Cielo

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Tempio del Cielo
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La strada del benessere immersa nella natura che conduce alle terme

C’è un nuovo modo per vivere esperienze all’insegna del benessere nel nostro Paese, ed è quello che ci conduce direttamente nel cuore dell’Appenino Tosco-Emiliano, proprio lì dove esiste una strada da percorrere a piedi o in bicicletta. Si tratta della Strada delle terme e, come il nome stesso suggerisce, permette a cittadini e viaggiatori di raggiungere i due centri termali che si trovano sulla montagna bolognese, fuori dai confini cittadini. Munitevi di casco e bicicletta, o di scarpe comode. Si parte!

Sull’Appenino Tosco-Emiliano è nata una strada

C’è un luogo di incredibile bellezza, in Italia, dove la natura è assoluta protagonista. Un posto dove benessere, sport e relax convivono in un meraviglioso territorio, quello della montagna bolognese, meta prediletta di tutti i viaggiatori che amano le vacanze termali.

È da qui che è possibile partire per conoscere un gioiello naturalistico che tocca due regioni e che attira ogni anno migliaia di viaggiatori, un paradiso naturalistico amato dagli appassionati dell’outdoor, e perfetto per tutti coloro che vogliono vivere esperienze a ritmo slow: l’Appennino Tosco-Emiliano.

Lontano dalla folla e dal caos cittadino, l’Appennino ospita tutta una serie di paesaggi autentici che possono essere scoperti grazie a una rete di sentieri da percorrere a piedi nel bel mezzo della natura incontaminata.

Ed è proprio in questo straordinario scenario che è nata una nuova via, la Strada delle terme che unisce le Terme di Porretta ad Alto Reno Terme e il Villaggio della Salute Più di Monterenzio. Completamente mappato, questo percorso può essere attraversato a piedi o in bicicletta, ma anche con la propria auto, e permette di raggiungere le due terme del territorio.

Non sono solo le due destinazioni a rendere la Strada delle terme la nostra prossima via da percorrere, ma anche il paesaggio naturale che si snoda tutto intorno e che permette di perdersi e immergersi in un’atmosfera straordinaria dove vivere un’esperienza all’insegna del benessere a stretto contatto con la natura.

Lago di Brasimone

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Lago di Brasimone

La Strada delle terme

Come abbiamo anticipato, la Strada delle terme congiunge Alto Reno Terme a Monterenzio in Val Sillaro, e lo fa mettendo a disposizione tre percorsi che possono essere attraversati a piedi, in bicicletta o in automobile. Tutti e tre garantiscono una vista meravigliosa sulla natura che caratterizza tutto l’Appenino Tosco-Emiliano.

I punti di arrivo sono i bagni termali della Porretta, che vantano una storia di oltre 2.000 anni e che ospitano 12 sorgenti termali che affacciano lungo il fiume Reno, e il Villaggio della Salute Più, uno straordinario anfiteatro naturale perfettamente incastonato tra la natura lussureggiante della Val Sillaro. Entrambi garantiscono vacanze all’insegna del relax e del benessere mentale e fisico.

Se la meta delle vostre prossime vacanze e uno dei due centri termali, allora, non vi resta che percorrere la Strada delle terme, il quale obiettivo è proprio quello di arricchire l’esperienza con l’esplorazione dei territori circostanti, ricchissimi di punti di interesse dall’immenso valore paesaggistico, naturalistico, storico e culturale, come il Parco regionale dei laghi Suviana e Brasimone, l’Alto Reno o il torrente Sillaro.

Il percorso a piedi è di circa 90 chilometri, e su suggerimento degli ideatori della Strada delle terme, può essere suddiviso in quattro tappe. La via da percorrere in bicicletta, invece, misura circa 110 chilometri, mentre il percorso in automobile, di 90 chilometri, si completa in qualche ora. Tutte e tre le vie, che sono state mappate e geolocalizzate su Google Earth e su Google Maps, e che suggeriscono tutti i punti d’interesse nei dintorni, consentono di esplorare i meravigliosi luoghi che appartengono a questo incontaminato territorio.

Porretta Terme

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Porretta Terme
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Tra i quartieri più cool del mondo ce n’è uno italiano

I nostri viaggi ci insegnano che anche una semplice passeggiata può trasformarsi in un’esperienza incredibile. E questo accade tutte le volte che ci perdiamo e ci immergiamo nei quartieri popolari delle città che visitiamo, quando camminiamo tra le strade, i vicoli e le viuzze delle destinazioni che raggiungiamo.

Ci sono strade, poi, che si sono trasformate in vere e proprie attrazioni turistiche, lì dove le case, gli edifici e i monumenti raccontano la storia dei luoghi che visitiamo e delle persone che li abitano.

È proprio per questo che la rivista britannica Time Out ha stilato un elenco dei quartieri più cool del mondo, quelli da conoscere, attraversare ed esplorare, passo dopo passo. Ne sono stati individuati 20 e tra questi ce n’è uno italiano: è spettacolare.

Bentornati a Napoli

È uno dei quartieri più celebri e straordinari della città di Napoli, quello inserito nella lista delle strade più cool redatta dalla rivista Time Out, l’unico di tutto il BelPaese. E non ci stupisce il fatto che sia proprio nella città del mare e del sole, quella che ha fatto innamorare poeti, scrittori, artisti e viaggiatori di tutto il mondo, che si trova una delle strade più affascinanti dell’intero globo.

Torniamo quindi a Napoli, oggi, sotto il cospetto del Grande Vesuvio che sorveglia l’intero Golfo e che regala scorci unici e inediti da ogni punto della città. La nostra destinazione è uno dei rioni più celebri del capoluogo campano, una strada in cui il folklore si fonde con la storia, con il mistero e con le leggende.

Stiamo parlando del rione Sanità, uno dei quartieri più popolari di Napoli, quello in cui si trovano i mercatini di strada che vendono i prodotti agricoli e locali, ma anche quelli di moda. Qui ci sono ristoranti storici e le trattorie semplici dove è possibile assaggiare le specialità della città.

Sempre qui ci sono gli edifici storici usurati dal tempo, e le storie che ancora vengono tramandate dagli abitanti della città. E poi, ancora, le Catacombe di San Gennaro e il Palazzo dello Spagnolo.

Rione Sanità

Fonte: iStock/font83

Rione Sanità

Dentro il rione Sanità

Sviluppatosi urbanisticamente dal XVII secolo, nei pressi della collina di Capodimonte, il rione Sanità fa parte del più grande quartiere Stella. È situato nella zona nord della città ed è raggiungibile sia con le linee 1 e 2 della metropolitana, sia con la Cumana e la Circumflegrea.

Il quartiere fu scelto dai nobili e dai borghesi napoletani per costruire le loro dimore, e in seguito divenne il percorso ufficiale della famiglia reale per raggiungere la Reggia di Capodimonte dal centro della città.

Oggi, invece, è considerato parte dell’anima di Napoli. Gli edifici che si affacciano su strada portano i segni del tempo, ma anche le firme di artisti di fama internazionale che proprio sulle facciate delle vecchie costruzioni hanno creato capolavori visivi di immensa bellezza.

Il rione Sanità è anche il luogo di nascita di uno dei personaggi più cari alla città, stiamo parlando di Totò che nacque proprio al civico 107 di via Santa Maria Antesaecula.

Ed è proprio qui, tra la storia mai dimenticata, le tradizioni e quel pullulare di vita continua, da mattina a sera, che il Time Out ha individuato il quartiere più cool di Italia. La scelta è ricaduta sul rione Sanità a seguito di un sondaggio che ha preso in considerazione l’architettura, i locali presenti, le attività da fare ma anche e soprattutto lo spirito comunitario.

Ed è proprio in questo vivace e colorate quartiere, incastonato tra il Museo Archeologico di Napoli e la collina di Capodimonte, che l’anima della comunità vive e rivive ogni giorno nei mercati, nei ristoranti, nelle chiacchiere e negli incontri.

Rione Sanità

Fonte: iStock/font83

Rione Sanità
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In questa città italiana le stazione metro sono opere d’arte

Esiste una città italiana fatta di bellezza e contraddizioni, di monumenti architettonici maestosi e di case vecchie e scarupate, proprio lì dove sono conservate le storie, le tradizioni e le leggende di un territorio straordinario.

Stiamo parlando di Napoli, la città che che ha ispirato musicisti e cantanti, artisti e poeti, pittori e scrittori. Quella che quando la vedi muori, come ha scritto Goethe per celebrare quel posto che aveva conquistato e rapito il suo cuore. Perché è questo il destino condiviso di tutti i viaggiatori che arrivano a Napoli, quello di innamorarsi della città e di lasciare qui un pezzo di cuore.

Ed è proprio nel capoluogo della regione Campania che oggi vogliamo portarvi, tra il lungomare che brilla sotto il sole, il Vesuvio che domina l’intero paesaggio e il centro storico brulicante di storie, leggende e mistero, per scoprire le stazioni metro, proprio quelle che a Napoli sono state trasformate in opere d’arte.

La stazione metro più bella del mondo

Siamo abituati a considerare le stazioni della metropolitana come dei luoghi di transito, quelli da raggiungere velocemente per spostarsi da una parte all’altra delle città. Ma a Napoli è diverso, e lo è perché qui è stata realizzata quella che il Daily Telegraph e la CNN hanno definito la stazione della metropolitana più bella d’Europa e del mondo.

Chiunque ci sia stato non può che confermare quanto è straordinaria quella visione onirica che si apre davanti alle persone e che le catapulta in un visionario mondo fatto di colori e di meraviglia, una discesa ideale verso il mare con il quale la città ha una storia d’amore indissolubile.

La stazione metro di Toledo è una meraviglia. Situata nel cuore della città, nel quartiere di San Giuseppe, quello snodo che permette di raggiungere il rione Carità e la zona dei Quartieri Spagnoli, si è trasformato in una vera e propria attrazione turistica, un capolavoro artistico e visivo che incanta. Ma quella di Toledo, non è l’unica stazione destinata a lasciare senza fiato.

Stazione metro Toledo

Fonte: Getty Images

Stazione metro Toledo

Le metro d’arte a Napoli

Si chiamano Stazioni dell’Arte di Napoli, e fanno parte di un progetto che ha visto la realizzazione di un complesso artistico e funzionale che riguarda le fermate della Linea 1 della metropolitana della città.

Le progettazioni, non a caso, sono state affidate a designer e ad architetti di fama internazionale come Gae Aulenti, Fuksas, Alessandro Mendini e Oscar Tusquets, giusto per citarne alcuni. L’obiettivo, raggiunto a pieno, era proprio quella di trasformare gli spazi funzionali delle stazioni in luoghi devoti all’arte pubblica, e accessibili a tutti. E così è stato.

Sotto il coordinamento di Achille Bonito Oliva, a partire dal 2001, sono state posizionate oltre 250 installazioni di arte contemporanea, sia negli spazi esterni delle stazioni che in quelli interni, che hanno trasformato la città in un inedito museo diffuso.

Tutte le nuove stazioni costruite lungo i binari della Linea 1 rendono Napoli l’unica città al mondo con un museo distribuito tra gli spazi interni ed esterni della metropolitana. Il consiglio è quello di organizzare un itinerario per scoprirle tutte e perdersi e immergersi tra le bellezze artistiche che creano un dialogo costante e unico con il resto della città.

A partire da Toledo, che è una vera e propria esperienza immersiva negli abissi marini grazie al mosaico di Kentridge, passando per Garibaldi, una stazione imponente e grandiosa, caratterizzata dalla copertura progettata da Dominique Perrault e da scale mobili sospese. C’è poi la fermata di Vanvitelli, quella che ospita una delle ultime opere firmate da Merz prima della sua scomparsa: una rappresentazione geometrica, tubolare e a neon, della serie di Fibonacci.

E poi, ancora, la più recente stazione Duomo, quella che porta la firma indelebile di Massimiliano e Doriana Fuksas che ha visto la trasformazione degli interni e degli esterni della fermata in piazza Nicola Amore.

Fermata Duomo, Metro Art Napoli

Fonte: IPA

Fermata Duomo, Metro Art Napoli
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In Italia esiste la strada del Miglio d’Oro: è bellissima

Camminare è un’attività che rilassa e che fa sentire bene con sé stessi. Si pensa che basti semplicemente passeggiare per ottenere questo benessere, ma anche il paesaggio circostante può fare la differenza. Quando si parla di posti incantevoli, non si può fare a meno di pensare al Miglio d’oro, una strada che già dal nome fa capire quanto sia speciale e particolare. Per approfittare dello splendore non bisogna andare all’estero o allontanarsi troppo per raggiungere posti esotici, basta rimanere in Italia e in particolare scoprire uno degli scorci più affascinanti della Campania.

Dove ammirare la bellezza del Miglio d’oro

Sono in tanti ad avere avuto la fortuna di percorrere il Miglio d’oro, già a partire dal ‘700 quando si indicava con questo nome così curioso un tratto della Strada Statale 18 Tirrena Inferiore, nota anche come “Strada Regia delle Calabrie”. In passato, il Miglio d’oro era quello che andava dalla città di Ercolano a quella di Torre del Greco, mentre oggi è stato “allungato” fino a Portici e Torre Annunziata. Che cosa c’entra il metallo prezioso? L’oro è quello “simbolico” delle arance, limoni e mandarini che si possono ammirare nei giardini di questo percorso, ma anche quello della ricchezza dal punto di vista paesaggistico e storico.

Una veduta di Villa Campolieto

Fonte: Wikipedia

I portici di Villa Campolieto, uno dei palazzi del Miglio d’oro

Inoltre, lungo il Miglio d’oro non è solo la natura ad emergere, ma anche le splendide costruzioni d’epoca, nello specifico le ville vesuviane del ‘700. Si tratta di 122 palazzi edificati tra il ‘700 e l’800, tutti ugualmente maestosi e tutelati dall’Ente Ville Vesuviane: oltre alla bellezza, sono passate alla storia per un elemento che hanno in comune, l’immagine di San Gennaro incisa in una delle stanze per proteggere gli abitanti dal Vesuvio.

Rococò e Barocco: gli stili distintivi del Miglio d’oro

Come si è arrivati all’incredibile numero di 122 ville in un solo miglio? Tutto cominciò con la costruzione della reggia estiva del re Carlo di Borbone nel 1738 a Portici. La nobiltà dell’epoca non voleva essere da meno in quanto a prestigio e si decise di chiamare i migliori architetti dell’epoca, da Luigi Vanvitelli a Ferdinando Fuga. Vivere in una villa circondata da un paesaggio così romantico e affascinante, oltre al clima mite e piacevole tutto l’anno, erano i dettagli che convincevano i nobili a costruire proprio lungo il Miglio d’oro. Gli stessi architetti si sbizzarrirono con soluzioni ingegnose in un vero e proprio trionfo del Barocco e dello stile Rococò dei giardini.

A distanza di tanti anni, hanno mantenuto intatto il loro fascino, tanto da diventare persino delle spettacolari location cinematografiche: è il caso di Villa Campolieto, nel comune di Ercolano, che sorge in posizione panoramica sul lato rivolto al mare e che appare con i suoi affreschi nel film “Operazione San Gennaro” di Dino Risi, e in una puntata dello sceneggiato “Il cappello del prete”. Ancora oggi si può rivivere la stessa atmosfera magica di un tempo. Il panorama è mozzafiato, si scorge il mare del Golfo di Napoli e si intravedono Capri, Ischia e Procida. È uno dei posti che più ci invidiano al mondo e di cui bisogna andare fieri, un “semplice” miglio che racchiude insieme tanti tesori di grande valore.

Gli affreschi all'interno di Villa Campolieto

Fonte: Wikipedia

Gli affreschi di Villa Campolieto, ad Ercolano