Categorie
Europa Idee di Viaggio Norvegia Viaggi

La Norvegia riapre ai turisti: i luoghi più belli da vedere

La Norvegia riapre finalmente ai visitatori di tutto il mondo, abolendo l’obbligo della quarantena all’ingresso, precedentemente riservato ai viaggiatori internazionali sprovvisti di Green Pass. Una grande notizia per il settore turistico del Paese, duramente colpito dalla pandemia. Da oggi, chi lo desidera può visitare questi luoghi magici senza dover più rispettare l’autoisolamento della durata di 10 giorni. Ecco tutto quello che bisogna sapere se si ha intenzione di mettersi in viaggio per la Norvegia: dalle regole per visitarla ai luoghi più imperdibili, tra fiordi incantati e le imperdibili aurore boreali.

Norvegia, le regole per visitarla

Prima della partenza per la Norvegia, tutti i viaggiatori vaccinati e non devono pre-registrarsi nelle 72 ore antecedenti all’arrivo, fatta eccezione per i minori sotto i 16 anni.

  • Chi non è in possesso di Green Pass comprovante completa vaccinazione o guarigione dal virus negli ultimi sei mesi, deve presentare la certificazione di un test negativo (PCR o antigenico rapido) effettuato entro 24 ore dall’arrivo, indipendentemente dal Paese di partenza.
  • Tutti i viaggiatori in arrivo, devono sottoporsi a un test gratuito (PCR o antigenico rapido) immediatamente all’arrivo. Qualora non fosse possibile effettuarlo alla stazione di frontiera, lo si deve fare entro le 24 ore successive all’arrivo. Qualora un test antigenico rapido o un auto-test avesse risultato positivo si deve effettuare un test PCR prima possibile e al più tardi entro 24 ore. L’isolamento si applica in caso di positività al Covid-19 o per stretti contatti con persone positive.
  • I minori sotto i 18 anni sono esenti dal test prima dell’arrivo, ma devono sottoporsi al test all’ingresso in Norvegia. I minori tra i 16 e i 18 anni devono inoltre registrarsi.

Perché è una delle migliori mete di viaggio del 2022

Terra ricca di fascino e suggestioni pazzesche, la Norvegia è una delle migliori mete da scoprire dell’anno per Lonely Planet, non solo per le sue incredibili bellezze naturali, ma anche per essere un Paese all’avanguardia per quanto riguarda la sostenibilità, le innovazioni in chiave green e le attrazioni culturali.

Basti pensare che Oslo si è guadagnata il titolo di Capitale Verde Europea nel 2019 per il suo impegno nella conservazione delle aree naturali e nella riduzione dell’inquinamento. Qui si può facilmente unire una frizzante vita cittadina ad indimenticabili esperienze nella natura, come ciclismo, sci e island hopping. Proprio quest’anno, inoltre, è previsto il completamento del nuovo Museo Nazionale norvegese, che ospiterà le collezioni che ora sono sparse in tre sedi separate nel centro di Oslo: La Galleria Nazionale, Museo d’Arte Contemporanea e Museo del Design Industriale. Se siete fortunati, riuscirete ad ammirare il più grande edificio dedito all’arte di tutta la regione nordica. In alternativa, a circa un’ora d’auto da Oslo si trova la nuova meta d’arte della Norvegia. Parliamo di Hadeland, soprannominata “la Toscana della Scandinavia”, per le sue dolci colline e il cibo delizioso. Qui si può visitare il Kistefos-Museet con il sensazionale spazio espositivo “The Twist” e un grande parco di sculture all’aperto.

Norvegia riapre turisti luoghi più belli vedere

Norvegia, una terra incantata e green

A Tromsø, tra aurora boreale e balene

Se nella vostra lista dei desideri ci sono aurora boreale, safari per avvistare le balene, sole di mezzanotte e avventure memorabili nella natura incontaminata, Tromsø è il posto che fa per voi. Situata all’estremo Nord della Norvegia, precisamente a 400 chilometri dal Circolo Polare Artico, questa incantevole città è ricca di paesaggi suggestivi, circondati da montagne innevate e puntellati di fiordi mozzafiato. Tra le sue principali attrazioni c’è la spettacolare Cattedrale dell’Artico, comunemente chiamata dai cittadini “Teatro dell’Opera della Norvegia”, per la somiglianza con le linee architettoniche della celebre Opera House di Sydney.

Nella regione di Lyngenfjord, troverete attività per tutti i gusti. In inverno le Alpi di Lyngen diventano un paradiso innevato, tra le migliori località al mondo per lo sci fuori pista, l’arrampicata su ghiaccio, escursioni in slitta trainata da cani o da renne, ciaspolate, e pesca sul ghiaccio. Anche in estate ci si può divertire in tantissimi modi, ad esempio facendo kayak nei fiordi, andando in mountain bike tra paesaggi unici, o vivendo emozioni irripetibili con incredibili safari in mare.

Tromsø

Aurora boreale a Tromsø

Lofoten, il cuore più selvaggio della Norvegia

Avamposto di rara bellezza, le isole Lofoten sono adagiate come un drappo sulle acque del Mare di Norvegia, molto oltre il Circolo Polare Artico. Qui ci si innamora perdutamente di paesaggi sensazionali, fatti di maestose montagne, fiordi profondi, lunghe spiagge battute dalle onde e piccoli e graziosi villaggi di pescatori. Un altro luogo perfetto dove andare a caccia dell’aurora boreale.

E non sono solo bellissime, ma anche green: le Lofoten, infatti, hanno ottenuto la certificazione di “Destinazione sostenibile”, un marchio di qualità dato alle località che lavorano in modo sistematico per ridurre l’impatto negativo del turismo e accrescere gli effetti positivi. Cosa fare qui? Di tutto: dall’escursionismo allo sci, dalla pesca alle gite in mare, alle immersioni subacquee. Le Lofoten sono anche uno dei posti più settentrionali al mondo dove fare surf. E non mancano attrazioni uniche come il Museo Vichingo Lofotr a Borg, dove si può vedere come vivevano i Vichinghi in una ricostruzione della casa più grande che sia mai stata ritrovata di quell’epoca, un edificio lungo ben 83 metri.

Lofoten

La magia delle Lofoten

Bergen, la capitale dei fiordi

Tra i luoghi più imperdibili della Norvegia c’è senza dubbio Bergen, nel cuore dei fiordi. Sebbene sia la seconda città più grande della Norvegia, conserva ancora un’atmosfera da pittoresca cittadina di provincia, piena di fascino e di carattere, pronta a sorprendere a ogni scorcio. A partire dallo splendido quartiere di Bryggen, eletto Patrimonio UNESCO, con le casette a schiera in legno alte e strette, allineate lungo il molo con i tetti a spioventi, riconoscibili come simbolo del luogo. Qui troverete botteghe di vasai, gioiellieri e artisti, negozi di artigianato di tessuti e di pellame, che vi riporteranno indietro nel tempo.

Bergen è anche la porta d’ingresso ad alcuni dei fiordi più famosi della Norvegia, tra cui il Sognefjord a nord, il più lungo e profondo, e l’Hardangerfjord a sud, dove si trova il famoso altopiano di Trolltunga. Da non perdere un viaggio a bordo dei treni della Flåm Railway, eletto uno dei viaggi in treno più belli d’Europa. Se cercate divertimento all’aria aperta godendo di panorami fantastici, non perdetevi, infine, le avventure memorabili nella natura selvaggia del Nordfjord.

Bergen

Il quartiere di Bryggen a Bergen, Patrimonio UNESCO

Categorie
Idee di Viaggio Viaggi

L’incredibile villaggio italiano in cui si parla il provenzale

Soprannominato la “Piccola Provenza” d’Italia, Sancto Lucio de Coumboscuro è un incredibile villaggio al confine tra il Piemonte e la Francia, culla della civiltà provenzale in Italia: infatti, qui la lingua ufficiale è il provenzale, un antico dialetto neolatino medievale dell’occitano, la lingua parlata in tutta la regione francese dell’Occitania.

Nel villaggio vivono soltanto una trentina di persone, in gran parte famiglie di pastori, in una dimensione “altra” tra profumati campi di lavanda, i panorami mozzafiato delle cime alpine che si estendono fino alla Costa Azzurra, e tranquilli prati di montagna, lontano dalla frenetica vita delle città: la connessione internet è minima, non vi sono bar, supermercati e ristoranti e, durante l’inverno, l’elettricità può mancare per settimane.

Roumiage de setembre. santa lucia coumboscuro

Roumiage de setembre, Santa Lucia Coumboscuro

Un villaggio d’altri tempi

Abbracciato da boschi di noccioleti e frassini, Coumboscuro è suddiviso in 21 minuscoli borghi disseminati nell’incontaminata Valle Grana, ciascuno composto da poche abitazioni in pietra e legno.
Le frazioni sono collegate da percorsi per trekking, mountain bike ed equitazione, contraddistinti da installazioni di land art.
Il cuore del villaggio, di sole otto pittoresche casette in legno dalle pareti affrescate raggruppate attorno a un’antica cappella, venne fondato nel 1018 da monaci francesi che recuperarono queste terre per uso rurale.

Sebbene Coumboscuro prosperò per molti anni, le cose iniziarono a cambiare nel 1400, quando i rigidi inverni videro molte famiglie trasferirsi in Provenza per gran parte dell’anno e tornare solo durante l’estate.
Negli anni Cinquanta ecco però la rinascita con il recupero delle radici linguistiche e il fascino folcloristico della lingua provenzale.

Stile di vita lento e armonia con la natura

A Coumboscuro gli abitanti abbracciano uno stile di vita lento e in armonia con la natura: non possiedono la televisione e non sentono la mancanza del superfluo.
La vita scorre al ritmo della campagna e della pastorizia, un lavoro che impegna le giornate e non conosce ferie.

Chi desidera conoscere da vicino questa particolare realtà italiana dove gli abitanti salutano con “arveire” invece di “arrivederci” potrà alloggiare all’unico Bed and Breakfast del villaggio, La Meiro di Choco, antica fattoria in legno: un ritorno al passato con l’occasione di gustare prodotti freschi del frutteto e acquistare la lana della razza di pecora autoctona chiamata Sambucana, nota anche come Demontina.

Se molti degli abitanti più giovani hanno lasciato Coumboscuro anni fa per cercare una vita differente altrove, molti altri sono rimasti e portano avanti il lavoro e le tradizioni degli antenati, tra pascoli, coltivazioni e preparazione di prodotti artigianali.

Il folklore sempre vivo

Le persone che vivono al villaggio considerano il provenzale, una sorta di mix tra italiano e francese, la loro lingua madre: appartenere a una comunità socio-culturale e linguistica che risale a moltissimi secoli fa trasmette un forte senso di identità e appartenenza territoriale.

Oggi, che si tratti di uno spettacolo con attori in costumi tradizionali, mostre d’arte, concerti, feste, balli popolari, concorsi dialettali, laboratori di scrittura o anche botteghe artigiane, ci sono molte attività ed eventi che celebrano le tradizioni provenzali.
Per conoscere a fondo questa straordinaria cultura merita una visita il Museo Etnografico Coumboscuro, mentre il Centro di studi provenzali tiene corsi di lingua provenzale e scrittura per principianti, sia adulti che bambini.

Ogni luglio, migliaia di provenzali vestiti con abiti tradizionali intraprendono il Roumiage, un pellegrinaggio spirituale che parte dalla Provenza, nel sud della Francia, e attraversa le Alpi fino a Coumboscuro.
Il viaggio conduce al cospetto di cime innevate, ripide gole e boschi di castagni, ed è lo stesso percorso degli antenati, dei commercianti medievali, dei fuorilegge e contrabbandieri di fondo alpino nel corso degli anni.
Una volta arrivati ​​a Coumboscuro, i pellegrini sono accolti da una grande festa, con tende e fienili allestiti come alloggi temporanei.

Coumboscuro

Costumi tradizionali occitani

Categorie
Idee di Viaggio Viaggi

Cosa fare a Chioggia, città da vedere assolutamente

Città lagunare, dalla storia millenaria e inserita nelle 52 mete del mondo da visitare nel 2022 secondo il New York Times è Chioggia, in provincia di Venezia, località ancor più antica della sua “sorella maggiore” e che fa innamorare qualsiasi visitatore.

Chioggia, città dalla bellezza solenne

Denominata la “Piccola Venezia”, Chioggia è molto di più di quello che, tendenzialmente, si tende a credere. Si sviluppa su isolette divise da canali collegate tra loro mediante ponti. Un centro storico, quello di Chioggia, carico di suggestioni regalate dal patrimonio architettonico, artistico e dalle spiagge, dotate di ogni comfort.

Città marittima e turistica, famosa per il Mercato del Pesce, per il suo radicchio rosso a forma di rosa, nonché per le frequentate località balneari di Sottomarina e Isola Verde, esprime sin da subito il suo forte legame col mare, che dona al visitatore una bellezza solenne di cui gioire a ogni angolo.

La pesca è la sua principale risorsa economica e fonte di sviluppo, e il porto è uno dei maggiori dell’Adriatico per l’attività ittica, efficiente anche per i trasporti che collegano Chioggia a Venezia in vaporetto.

Ma non solo. Questo posto offre anche un nutrito turismo culturale, tra luoghi d’interesse e attrazioni. E poi la ricca tradizione culinaria, rinomata non solo in Italia ma anche a livello internazionale.

chioggia veneto

Chioggia, città lagunare

Perché viene chiamata la “Piccola Venezia”

L’appellativo di “Piccola Venezia” le viene dato non solo per la sua vicinanza con il capoluogo veneto, ma anche per le caratteristiche urbanistiche, che ricordano quelle della Serenissima. Campi, calli, canali, edifici sacri, musei e tanto altro ancora, ma tutto con una personalità diversa, unica e irresistibile.

Una vera e propria sorpresa, quindi, con il suo popolo che rumoreggia padrone nei caffè, una città che ci fa riscoprire più autentici di come ci sentiamo. E poi il sapore di mare, dei pescherecci salati, reti e stormi di gabbiani, ma anche il profumo dei panifici, e i tanti negozi che costellano le sue strade.

Cosa vedere a Chioggia

Come avete intuito, Chioggia merita molto di più dello stereotipo che la relega a “sorellina minore di Venezia“. Una città che vanta una storia di tutto rispetto che la rende unica, grazie anche a un percorso turistico collegato a monumenti e località intrecciate con antiche e misteriose leggende.

La città che possiamo ammirare oggi nasce da un preciso progetto urbano dei Romani – tra il III secolo avanti Cristo e il V dopo Cristo – che usava i canali come vie.

Dal suo canale principale (altamente pittoresco), il Vena, attraversato da 9 ponti, si può ammirare il Palazzo del Municipio in stile neoclassico. Bellissima anche la sua Cattedrale di Santa Maria Assunta, nel rione Duomo, subito dopo Porta Garibaldi, realizzata dall’architetto Baldassare Longhena nel 1100 circa.

Distrutta nel 1623, venne di nuovo ricostruita e arricchita con dipinti di Andrea Vicentino e di Alvise dal Friso (1593) di Pietro Malombra (1598), di Francesco Rosa (1685), e molti altri. Tante sono anche le sculture di Bartolomeo Cavalieri (1677) come il maestoso pulpito in marmo di Carrara, e il Battistero della Cattedrale di Alvise Tagliapietra.

chioggia duomo

La Cattedrale di Santa Maria Assunta a Chioggia

A svettare sinuosa nei cieli di Chioggia la Torre di Sant’Andrea, un campanile alto circa 30 metri che ospita uno degli orologi da torre più antichi del mondo, e ancora oggi perfettamente funzionante. Al suoi interno un museo allestito lungo sette piani.

Fondamentale, se si visita Chioggia, fare una tappa al suo Mercato del Pesce, la famosa Pescheria. Visitarlo vuol dure vivere una tradizione secolare che si ripete ogni giorno, a eccezione del lunedì. Splendido anche il Palazzo Granaio, uno degli edifici più antichi della città (1322), in stile gotico molto sobrio. Poi il Ponte Vico che attraversa il canale per portare all’omonima piazza, dove sorge una versione più piccola del leone veneziano di San Marco.

Affascinante anche la Chiesa di San Domenico, che conserva ancora i segni dell’acqua alta. Altrettanto suggestive le arcate in pietra che costeggiano il Canal Vena, le calli strette e lunghe, e i panni stesi tra i palazzi. E poi il Refugium Peccatorum, con una fila di statue lungo il canale e un gruppo marmoreo raffigurante la Madonna con il Bambino, sormontato da una cupola d’oro.

Infine, ma in realtà i punti d’interesse di Chioggia da cui lasciarsi affascinare non sono finiti qui, gli amanti del mare possono trovare il loro piccolo paradiso dirigendosi, grazie a un ponte, verso la “sorella” di Chioggia, Sottomarina, che offre un lungo litorale sabbioso con lidi attrezzati.

chioggia Sottomarina

Veduta di Chioggia e Sottomarina

Chioggia, città magica e misteriosa

Bellissima sì, ma anche altamente misteriosa. Sul sagrato della sua Cattedrale, per esempio, si trova una statua senza testa. Secondo la leggenda, una bimba poverissima udì una voce che le ordinava di distruggere il capo della scultura e, non appena compiuto il gesto, vi trovò dentro monete d’oro che fecero la fortuna della sua famiglia.

Passeggiando sul Ponte Scarpa, invece, avrete la possibilità di ammirare quello che era il Palazzo della Strega, abitato da una fattucchiera dai grandi poteri. Incastonata nella facciata una statua della Madonna, posta proprio lì per esorcizzare.

Misteri anche presso la Chiesa di San Giacomo sita nel centro storico. Qui si venera un ceppo considerato sacro e si narra che un uomo ebbe un’apparizione della Vergine che, seduta su di esso, abbracciava il figlio Gesù coperto di piaghe. L’uomo andò a chiamare i compaesani, ma quando giunsero sul posto videro solo il ciocco; la Madonna e Gesù erano su una barca che, pur essendo senza vogatore, si allontanava sempre più all’orizzonte, fino a sparire nella nebbia. Gli uomini andarono all’inseguimento, ma nessuno ritrovò mai più l’imbarcazione.

Chiesa di San Giacomo chioggia

La Chiesa di San Giacomo a Chioggia

Non meno mistico è il crocifisso gigante di San Domenico posto nell’omonima chiesa, che sarebbe arrivato dal mare galleggiando sulle onde. Ed è proprio dalle acque che lambiscono la città che nascono altri misteri. Si narra che per anni i pescatori di Chioggia trovarono, incagliati nelle reti, oggetti antichissimi che fecero pensare a una “città sommersa”. Tuttavia, fino a questo momento mai alcuno studio ne ha dimostrato l’esistenza, eppure questi eventi continuano a ripetersi nel tempo.

Sotto la Valle dei Sette Morti, un casolare invaso dall’acqua, sette pescatori un giorno fecero emergere dalla laguna un cadavere e, dopo averlo caricato in barca, decisero di tornare a riva. Sfortunatamente, vennero sorpresi da una tempesta che li costrinse a fermarsi a ripararsi proprio in quel casolare abbandonato, abitato da un bambino povero e infreddolito. Qui cenarono e si saziarono. Il piccolo cercò di partecipare al pasto, ma venne deriso e allontanato: “Se riuscirai a svegliare l’uomo nella barca avrai la tua parte di cena“, gli dissero.

Miracolosamente, il bambino tornò con il morto resuscitato ed esclamò: “Chi fa soffrire un innocente non merita misericordia. Voi rappresentate i sette peccati capitali“. Fu così che cominciò a nominare i peccati, uno a uno, conducendo i pescatori verso la morte. Infine, il peschereccio “La Nuova Adele“, che non fece mai più ritorno da una battuta di pesca. Dove sta il grande mistero? Il fondale della zona era molto basso, ma nonostante questo barca e uomini a bordo non furono mai ritrovati.

Non resta, quindi, che organizzare un viaggio a Chioggia, città ben più antica di Venezia, dalle mille attrazioni da visitare e anche da “affascinanti” misteri da scoprire.

chioggia cosa vedere

Chioggia vista dall’alto

Categorie
Borghi Idee di Viaggio luoghi misteriosi Viaggi

La Valle dei Cavalieri, tra borghi medievali e antiche strade

Ci sono luoghi a volte quasi sconosciuti, che celano una magia tutta da scoprire: è il caso della Valle dei Cavalieri, un piccolo angolo di paradiso dove sorgono graziosissimi borghi fortificati. Qui la natura è quasi incontaminata, e le colline si fanno via via più ripide per lasciare spazio alle prime vette appenniniche. Scopriamo un paesaggio che ci regala un vero e proprio tuffo indietro nel tempo.

La Valle dei Cavalieri e il suo antico sentiero

La Valle dei Cavalieri si snoda nel cuore dell’Appennino Tosco-Emiliano, e si colloca nel territorio delle province di Parma e Reggio Emilia. Questo luogo vanta un passato antichissimo, come testimoniano i suoi piccoli borghi medievali e, soprattutto, la celebre Strada delle cento miglia. Se questo itinerario sia esistito davvero (o meglio, se il suo percorso sia veramente quello storicamente descritto) non è ancora chiaro. E forse proprio qui risiede il suo fascino incredibile: a parlare di questa strada è l’Itinerario Antonini, un registro risalente nientemeno che al III secolo.

Secondo questa imponente opera scritta, il percorso fungerebbe da collegamento tra le città di Parma e di Lucca (che in effetti distano proprio cento miglia). Sarebbe nato per permettere alle province parmensi di avere un rapido sbocco verso il mare in caso di necessità. Una prima strada avrebbe probabilmente avuto origine nel periodo romano, tuttavia pare che quella di cui ci è giunta notizia sia stata creata dai Longobardi. A prescindere dalle disconnesse testimonianze storiche sull’esistenza di questo sentiero, è innegabile che la Valle dei Cavalieri vanti un’atmosfera a dir poco magica.

I borghi antichi della Valle dei Cavalieri

Incastonato tra l’Alta Val d’Enza e la Val Cedra, questo territorio ospita numerose casetorri, ovvero piccole fortificazioni militari molto diffuse nel periodo medievale. Un esempio è quello del castello di Castione, conosciuto anche come Torri dei Castiglioni per via delle sue tre strutture principali. Edificato probabilmente nel XV secolo, trascorse vicissitudini alterne passando di mano in mano, sin quando non venne abbandonato e cadde in rovina, sul finire del ‘600. Due secoli dopo venne sottoposto ad un’imponente opera di ristrutturazione, a cui tuttavia fece seguito un nuovo declino. Del complesso non rimangono per l’appunto che i ruderi di tre torri circolari, realizzate in blocchi squadrati di pietra grigia.

Il castello di Castione, seppur ormai completamente in rovina, è forse l’attrazione più suggestiva di Palanzano, uno dei piccoli borghi della Valle dei Cavalieri. Sorto alle pendici del Monte Faggeto, le sue casette sono sparse tra le colline in numerose frazioni (alcune delle quali ormai quasi disabitate). Anche il villaggio di Succiso è stato abbandonato dalla popolazione, in questo caso a seguito di una frana che spinse i residenti a spostarsi verso un nuovo nucleo abitato.

Particolarmente affascinante è invece il centro storico di Montedello, un coacervo di viuzze lastricate dove si affacciano deliziose case costruite con pietra di fiume. Il suo territorio si trova all’interno della riserva naturale del Parco dei Cento Laghi, così chiamata per via di alcuni piccoli bacini d’acqua dolce. Per una full immersion nella natura, non c’è niente di meglio: qui il paesaggio è davvero meraviglioso, ricco di vegetazione rigogliosa e di panorami da mozzare il fiato.

Categorie
Idee di Viaggio luoghi misteriosi Viaggi

I misteri dietro Tomar, la città dei Cavalieri Templari

Tomar, in Portogallo, è uno dei luoghi storici più affascinanti del mondo, dove la leggenda dei Templari è ancora viva.

È una graziosa cittadina dell’antico Ribatejo, sulle rive del rio Nabão, con un bel centro storico dominato da un castello-fortezza, quello dei Templari, appunto, un luogo estremamente affascinante, caratterizzato dai tanti stili architettonici e da angoli ancora ricchi di mistero.

Il convento dei Cavalieri Templari

La principale attrazione della città è il Convento de Cristo, una delle più importanti opere rinascimentali del Portogallo. La Charola, l’originaria rotonda romanica con il deambulatorio, è la parte più antica. L’antico oratorio templare, costruito nel XII secolo, così come il castello che, ispirato alle fortificazioni della Terra Santa, era all’epoca la più moderna e avanzata struttura militare del regno, venne trasformato in cappella maggiore quando D. Manuel I ne ordinò la ristrutturazione nel XVI secolo, e fu allora che il monumento acquisì lo splendore architettonico che ancora oggi conserva e che gli è valso un posto nella lista dei Patrimoni dell’Umanità Unesco.

tomar-portogallo

La chiesa templare del convento dell’ordine di Cristo a Tomar, in Portogallo

All’interno, la chiesa, a pianta circolare, permetteva che i Cavalieri seguissero la Messa senza scendere da cavallo. Tra le tante curiosità, spicca la Finestra Manuelina, decorata come se fosse stata ideata da Dio in persona.

Bisogna visitare il convento con molta attenzione, per scoprire alcuni particolari notevoli, come le raffigurazioni del portale rinascimentale, la singolare simbologia della finestra della sala del capitolo, appunto, l’architettura del chiostro principale e le sale legate ai riti dei Templari.

Per capire meglio la storia del convento, bisogna sapere che l’Ordine dei Cavalieri del Tempio si trasformò in Ordine di Cristo, salvaguardando il potere, le conoscenze e le ricchezze che possedeva in Portogallo. Il famoso Infante D. Henrique, la guida dell’epopea delle scoperte, fu uno dei governatori e protettori più importanti dell’ordine.

Visitare la città di Tomar

Dal convento si può scendere a piedi fino al centro storico, in un un reticolo di strade strette, le rive del fiume e il colle coronato dalle mura del convento-fortezza, attraversando il parco della Mata dos Sete Montes. Prendendo la strada, invece, a metà percorso si vede la Ermida de Nossa Senhora da Conceição, una cappella che è un piccolo gioiello rinascimentale, opera del portoghese João de Castilho che lavorò anche nel convento.

tomar-castello-templari

Il Castello dei Cavalieri Templari a Tomar

Il luogo più antico di Tomar ha la forma di una croce, orientata secondo i punti cardinali e a ogni estremità si trova un convento. A Sud, il Convento de São Francisco, con il curioso Museu dos Fósforos (Museo dei fiammiferi), a Nord, l’antico Convento da Anunciada, a Est, nel Museu da Levada, si osservano le macine e i mulini che funzionavano con la corrente del fiume Nabão che attraversa la città. Su una delle sponde del fiume è ubicato il Convento de Santa Iria e, un po’ più lontana, l’Igreja de Santa Maria do Olival, la chiesa che ospita le tombe dei Templari, fra le quali, quella di Gualdim Pais, il primo grande maestro, morto nel 1195. La Praça da República, la piazza con l’Igreja de São João Baptista, la chiesa madre, ne costituisce il centro.

Un luogo si svago e relax

Una volta conclusa la visita culturale di Tomar, si può fare una pausa rilassante nel Parque do Mouchão, un parco dove si trova la Roda do Mouchão, una ruota idraulica fatta di legno. È uno degli emblemi della città e rievoca i tempi in cui i mulini, i frantoi e i campi coltivati lungo il fiume contribuivano alla prosperità di questa importante città portoghese.

Nelle vie centrali si trovano diversi negozi e il caffè più antico, che serve le specialità della pasticceria locale, le “queijadas de amêndoa” (dolci di mandorla) e “queijadas de chila” (dolci di zucca siamese) e le tradizionali “Fatias de Tomar”, tuorli d’uova cotti a bagnomaria con una pentola speciale, inventata da uno stagnaio del posto a metà del secolo scorso.

tomar.centro

Il centro storico di Tomar sul fiume Nabão

Categorie
Idee di Viaggio itinerari culturali luoghi misteriosi Monasteri turismo religioso Viaggi

Monastero di Torba, tra arte e un pizzico di mistero

A Gornate Olona, località Torba in provincia di Varese, svetta una struttura ricca di arte, ma anche caratterizzata da un pizzico di mistero: il Monastero di Torba. Si tratta di un complesso monumentale longobardo, oggi parte di un parco archeologico dichiarato Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, immerso nella natura e raccolto attorno a un’imponente torre con interni affrescati.

La storia del Monastero di Torba

Il primo nucleo di questo tesoro antico dal grande fascino fu costruito dai Romani nel III secolo d. C. Non possedeva alcuna caratteristica religiosa, poiché rappresentava solo un luogo strategicamente perfetto grazie alla presenza del fiume Olona.

In seguito venne usato dai Goti, Bizantini e Longobardi fino all’arrivo delle monache benedettine che arricchirono la costruzione della chiesa e del monastero, nell’XI secolo, facendolo diventare di fatto un centro religioso.

Una storia, quella del Monastero di Torba, che si rivela particolarmente articolata soprattutto nel periodo rinascimentale. Nel corso degli anni divenne, infatti, terreno di scontro fra alcune delle più potenti famiglie milanesi, in particolare tra i Della Torre e i Visconti nel XIII secolo. Il tutto fino al 1482, periodo in cui le suore dovettero abbandonarlo dando vita al cosiddetto “periodo agricolo” del complesso.

In epoca napoleonica, nel 1799, a causa delle soppressioni degli ordini religiosi, Torba perse definitivamente lo status di monastero. Una situazione che portò a murare il portico, ampliare l’entrata della chiesa trasformandola in magazzino per carri e attrezzi, e a coprire con un nuovo intonaco tutti i preziosi affreschi presenti al suo interno.

I secoli successivi furono invece contrassegnati da numerosi passaggi di proprietà, fino al 1971, anno in cui l’ultima famiglia di contadini abbandonò il sito. Il maestoso complesso venne poi acquistato nel 1977 da Giulia Maria Mozzoni Crespi che lo donò al Fondo Ambiente Italiano (FAI), il quale ha provveduto a ristrutturarlo. Nel 1986 si conclusero i lunghi lavori di restauro che consentirono di aprire la proprietà al pubblico.

Cosa visitare al Monastero di Torba

Dichiarato Patrimonio dell’Umanità UNESCO dal 2011 in quanto parte del sito archeologico, il Monastero di Torba è un luogo che profuma di antico e di natura: è immerso in ampio parco circondato dai boschi e dal silenzio.

Al suoi interno, salendo nei piani superiori, è possibile ammirare  la Torre di Torba, uno strumento di avvistamento creato dai romani e riadattato in seguito per le esigenze monastiche. Al primo piano vi era il sepolcreto delle badesse della comunità, con degli affreschi che riportano il nome (longobardo) di Aliberga. Al secondo, è ancora presente l’oratorio delle monache, con raffigurazioni a carattere religioso e uno spazio in cui un tempo svettava un altare. Non mancano di certo i filmati e le audioguide che ne raccontano la storia.

affreschi torre monastero di torba

Gli affreschi all’interno della Torre di Torba

All’esterno è invece possibile visitare la Chiesa di Santa Maria costruita in diverse fasi tra il VIII e il XIII secolo. Per l’edificazione furono utilizzate pietre di origine fluviale. Ha pianta unica con parte absidale rialzata e un cripta al di sotto della stessa. All’interno di essa sono state rinvenute alcune tombe e una cripta ad ambulacro, riferibile all’VIII secolo, cui si accede da due scale di pietra poste sulle pareti laterali.

Le raffigurazioni pittoriche a calce, a causa del loro stato di conservazione, si presentano frammentarie e non permettono l’esatta identificazione dei soggetti. Due sono le fasi individuate: una più antica, del IX-X secolo, e una successiva, dell’XI-XIII.

Grazie ai restauri del FAI, è oggi possibile osservare i grandi archi del portico del corpo del monastero, ora sede del ristoro, impostato sulla spina romana della muratura di Castelseprio, ancora visibile all’interno del refettorio. I portici sono testimoni dell’ospitalità dell’ordine monastico per pellegrini e viaggiatori, che potevano riposare al coperto e usufruire del forno attorno al quale è posizionata la scala che sale al piano superiore della torre.

Il parco archeologico di Castelseprio

L’affascinante Monastero di Torba è circondato dal parco archeologico di Castelseprio, riscoperto solo negli anni ’50. Costituito dai ruderi dell’omonimo insediamento fortificato e del suo borgo, nonché dalla poco distante chiesa di Santa Maria foris portas, è Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO dal 26 giugno 2011.

Diversi sono i monumenti visitabili. Ne sono un esempio le costruzioni a carattere militare (ponte e torrione d’ingresso, mura di cinta, torri difensive, strutture civili (case di abitazione, pozzi, cisterne) e religiose. C’è il complesso basilicale di S. Giovanni Evangelista, dove al suo interno si conservano due vasche battesimali, e la chiesa di S. Paolo, probabilmente di età romanica.

Visitabile anche il borgo di cui rimangono una serie di resti parzialmente affioranti e ricoperti dalla boscaglia. Le fonti ricordano fossati, porte, una piazza e qualche edificio tra cui, quasi sicuramente, una chiesa dedicata a S. Lorenzo.

parco archeologico di Castelseprio cosa visitare

La chiesa nel parco archeologico di Castelseprio

Perché il Monastero di Torba è misterioso

Come detto in precedenza, il Monastero di Torba rivela una forte carica di mistero. Vi aleggia, infatti, una leggenda che narra che i volti mancanti delle tre monache, rappresentate in un affresco situato al secondo piano della torre, non siano mai stati disegnati a causa della loro fuga dal monastero e che, oggi, ormai divenute spiriti, vaghino nelle vallate di Torba cercando di rientrare nel dipinto per ritrovare la pace.

Ma non solo, c’è anche la storia della tempesta che, abbattendosi sul monastero, sradicò un grande albero dalle cui radici emerse la sepoltura marmorea del re longobardo Galdano da Torba. A tal proposito si dice che un brigante insediatosi a Torba iniziò a saccheggiare i paesi circostanti, mentre una giovane donna di nome Raffa si fece trovare dal brigante a fare il bagno nelle acque del fiume Olona e, quando questi la portò nel suo covo, lo accecò con del sale e prese a picchiarlo con un randello.

L’uomo resistette ai colpi e inseguì la fanciulla fino in cima alla torre: fu qui che lei lo avvinghiò e che caddero insieme nel vuoto. Il brigante perse la vita, mentre Raffa si salvò miracolosamente. Per questo motivo decise di costruire presso la torre stessa una piccola cappella dedicata all’arcangelo Raffaele, ritenuto il proprio salvatore. Storie, quindi, che rendono il monastero ancora più carico di suggestioni.

Non resta che organizzare un viaggio verso il meraviglioso Monastero di Torba per scoprirne le numerose ricchezze e gli altrettanti misteri. Attenzione però! Attualmente la struttura risulta chiusa e la sua apertura è prevista per il 25 febbraio.

Monastero di Torba cosa vedere

L’esterno del Monastero di Torba

Categorie
Idee di Viaggio itinerari panorami Viaggi

Itinerario nelle Crete Senesi, dove tutto sembra un sogno

Se avete voglia di scoprire il volto più autentico della Toscana, allora non potete perdervi uno degli itinerari più emozionanti e amati al mondo. Parliamo dello splendido territorio delle Crete Senesi, che in un suggestivo susseguirsi di biancane e calanchi abbraccia i comuni di Asciano e Rapolano Terme, offrendo alla vista panorami che tolgono il fiato.

Crete Senesi: perché si chiamano così

Il nome di quest’area, a sud-est della città di Siena, perfetta per una fuga nella natura, deriva dalla creta presente nel terreno, che conferisce al paesaggio un caratteristico colore grigio-azzurrognolo, dandogli una suggestiva fisionomia lunare. Questa argilla caratteristica, mista a salgemma e gesso, detta “mattaione”, rappresenta i sedimenti del mare del Pliocene che copriva l’area tra 2,5 e 4,5 milioni di anni fa. Il paesaggio è modellato da colline brulle e dolcemente ondulate, cui fanno da contorno querce e cipressi solitari, che accolgono in perfetta armonia l’opera umana, come i poderi isolati in cima alle alture o la splendida Abbazia di Monte Oliveto Maggiore.

A suggestionare ancora di più lo sguardo sono gli spettacolari calanchi, caratterizzati da profondi solchi del terreno “a lama di coltello”, che si possono ammirare tra Asciano e Rapolano Terme e in tutta l’area intorno all’abbazia. Le biancane, invece, si riconoscono per la loro tipica forma a cupolette bianche. Le si vedono brillare nei giorni assolati, specialmente lungo la Via Lauretana, nel tratto tra Siena ed Asciano.

Site Transitoire

Site Transitoire, un’opera d’arte tra i calanchi

Un’opera d’arte tra i calanchi

Un itinerario suggestivo tra i luoghi più magici delle Crete Senesi ci porta dritto al loro cuore, dove ci si imbatte nel Site Transitoire, un’opera d’arte immersa nel paesaggio toscano, tra le Località di Leonina e Mucigliani, nel comune di Asciano. A realizzare questa splendida scultura in pietra, nel 1993, è stato l’artista francese Jean-Paul Philippe. Si tratta di una seduta che accoglie il viandante, che può scegliere se stare seduto, alzato o sdraiato, e una grande finestra al cui interno la luce solare si concentra durante il tramonto in occasione del solstizio d’estate, creando uno spettacolo altamente suggestivo.

Da lì, tra curve e saliscendi, si arriva al Ponte del Garbo, alle porte di Asciano. Secondo la tradizione, sarebbe stato definito “del garbo” in seguito alla vittoriosa battaglia di Montaperti del 1260, nella quale le truppe ascianesi si distinsero particolarmente per virtù e coraggio al fianco di quelle senesi. Oggi è costituito da un unico grande arco sotto il quale scorrono le acque del fiume, e al cui centro è collocata un’edicola dedicata alla Madonna.

Itinerario Crete Senesi dove tutto sembra sogno

Lo straordinario paesaggio delle Crete Senesi

Il Sentiero Naturalistico nelle Biancane di Leonina

All’interno delle Crete Senesi è presente l’area semi-arida conosciuta con il nome di Deserto di Accona, dove la magia del tempo che ha plasmato questi paesaggi è ancora più lampante. Fu storicamente l’unico deserto dell’Italia continentale, il fondale marino del Mar Tirreno nel periodo del Pliocene. In quell’era si formò lo strato di argilla che oggi caratterizza in prevalenza il terreno, la cui particolare morfologia e composizione hanno reso difficile la coltura di viti e olivi.

Attualmente, solo alcune aree hanno conservato in modo diffuso le originarie caratteristiche naturali: la biancane di Leonina e i calanchi di Chiusure e di Monte Oliveto. Di recente, è stato inaugurato il Sentiero Naturalistico nelle Biancane di Leonina, un percorso che, oltre ad esaltare la bellezza naturalistica del luogo, ne sottolinea anche gli aspetti geologici, faunistici e floristici. Il famoso geosito, attraversato dallo splendido sentiero del Crete Senesi Life Park, invita il turista ad esplorarne le peculiarità, attraverso un percorso approfondito, che restituisce un quadro completo del posto sotto ogni profilo.

Alla scoperta del borgo di Asciano

Nel cuore delle Crete Senesi, circondato da paesaggi mozzafiato, sorge l’antico centro etrusco di Asciano, che ha vissuto la sua età d’oro in epoca medievale. Questo incantevole borgo è uno scrigno di arte e storia imperdibile, da visitare a passo lento, godendosi scorci di ineguagliabile bellezza. Tra i numerosi luoghi di interesse merita una visita la Basilica di Sant’Agata, le chiese di Sant’Agostino e San Francesco, così come il Museo Palazzo Corboli e il Museo Cassioli, l’unico interamente dedicato alla pittura senese dell’Ottocento.

Asciano

Lo splendido borgo di Asciano

Categorie
Idee di Viaggio luoghi misteriosi Viaggi

Isole Diomede, qui si può “viaggiare nel tempo”

Se esiste davvero un luogo magico al mondo, allora non può che essere il piccolo arcipelago delle Isole Diomede: qui la natura è selvaggia e incontaminata, ma al di là del paesaggio ricco di fascino c’è un altro motivo per cui questo angolo di mondo è così speciale. Qui si può infatti viaggiare letteralmente nel tempo.

Le Isole Diomede, dove viaggiare nel tempo

Bastano pochi minuti sulle Isole Diomede per fare un tuffo nel tempo, portando le lancette indietro di quasi un giorno intero. Questi due fazzoletti di terra si trovano infatti nello Stretto di Bering, ed esattamente nel punto mediano che le divide si traccia idealmente la linea di cambiamento di data. Questo significa che le due isole, distanti meno di 4 km l’una dall’altra, vivono quasi sempre su due giorni diversi: il loro fuso orario è di ben 21 ore, con la Grande Diomede di tanto più avanti rispetto alla Piccola Diomede.

Questa peculiarità permette a chi si trova sull’arcipelago di compiere un vero e proprio viaggio nel tempo: partendo di primo mattino dall’isola maggiore, situata in territorio russo, basta compiere una traversata di meno di mezz’ora per ritrovarsi al pomeriggio del giorno precedente. E, naturalmente, vale anche il contrario. Chi parte dalla Piccola Diomede, si trova ad un certo punto a volare nel futuro, anche se solamente di (poco meno di) un giorno. Un’avventura decisamente suggestiva, ma non è certo questa l’unica meraviglia delle Isole Diomede.

Le Isole Diomede, natura incontaminata

Il fascino di questo piccolo arcipelago risiede nella sua posizione estrema, in un quasi totale isolamento. Le due isole galleggiano nel cuore dello Stretto di Bering, il punto in cui più si avvicinano l’America e l’Asia. Amministrativamente parlando, in effetti, vi è una netta separazione: la Piccola Diomede, ovvero l’isola più orientale, appartiene agli Stati Uniti ed è inclusa nel territorio dell’Alaska. Al contrario, la Grande Diomede fa parte della Russia. Si può dunque intuire facilmente quanto quest’area sia stata di enorme rilievo in passato, uno dei punti strategici più importanti durante la Guerra Fredda.

È proprio a causa delle tensioni che qui hanno dominato per decenni che le Isole Diomede hanno perso anche la piccola comunità Inuit che storicamente costituiva la loro unica popolazione stanziale. Gli abitanti, al termine della Seconda Guerra Mondiale, si sono trasferiti nella penisola siberiana e hanno lasciato spazio ad insediamenti militari che ancora oggi campeggiano su entrambe le isole. Le loro strutture, ormai dismesse da tanti anni, sono impiegate a vario titolo, ad esempio come stazioni meteorologiche o scientifiche.

Per il resto, a dominare è la natura: situate appena a sud del Circolo Polare Artico, le isole sono pressoché pianeggianti e completamente rocciose. Il luogo ideale per molte specie animali come foche e trichechi, che grazie al clima artico hanno potuto trovare un habitat solitario. Arrivare qui non è facile, ma di certo non si può rimanere indifferenti alla bellezza del panorama. Tuttavia questo potrebbe completamente cambiare nel caso in cui, un giorno, dovesse davvero venir approvato il progetto di un ponte sullo Stretto di Bering: una delle tante soluzioni prospettate passerebbe proprio sulle Isole Diomede, unico punto d’appoggio tra Stati Uniti e Russia.

Categorie
Idee di Viaggio mare Sicilia sport invernali vacanze avventura Viaggi

Sicilia d’inverno: sciare ammirando il mare

Nell’ideale comune la Sicilia, affascinante isola del nostro Paese, è una meta da visitare in estate grazie alla sua natura incontaminata e alle sue spiagge paradisiache. Ma questa regione italiana, oltre a possedere un enorme patrimonio storico-artistico, regala anche un’esperienza unica e dal fascino irresistibile da fare in inverno: si può sciare ammirando il mare.
Sicilia: sciare guardando il mare e su un vulcano attivo
Sì, avete capito bene. La Sicilia, da molti definita come una delle isole più belle del mondo, consente di vivere una vera e proria avventura che dona due emozioni (con una sola attività) difficili da descrivere: si può sciare scrutando all’orizzonte il mare cristallino e, soprattutto, su un vulcano attivo, il maestoso Etna.
Basti pensare che il Monte Etna è il vulcano attivo più alto di tutta Europa. Già questa premessa ci fa capire che tipo di panorama, pressoché infinto, può regalare una visita in questo luogo. Non solo con le varie escursioni possibili, ma anche indossando un paio di scarponi e di sci. Una vera e propria meraviglia della natura nata circa 600.000 anni fa che nel corso di tutti questi secoli è cresciuta di dimensioni, grazie alle tonnellate di prodotti eruttivi che si sono via via accumulati.
Panorama del Monte Etna
Dove sciare sull’Etna
I catanesi lo chiamano a muntagna, una sorta di irresistibile signora che adora vestirsi di bianco o di nero, il tutto in base alle stagioni. E quando è il momento del freddo e di indossare gli abiti candidi, l’Etna, con la sua altezza di 3343 metri, con un raggio di 20 chilometri e la sua forma conica, consente diverse possibilità sci-alpinistiche sui suoi versanti.
Su questo territorio sono presenti due comprensori. Uno è quello di Nicolosi che si trova a Sud tra i 1910-2700 metri, mentre l’altro è Piano Provenzana – Linguaglossa, sul versante Nord del vulcano tra i 1800-2317 metri.
Nicolosi, la porta dell’Etna
Il comprensorio sciistico Etna Sud – Nicolosi, in località Montagnola in provincia di Catania, mette a disposizione per lo sci e lo snowboard 6,3 km di piste con ben 5 impianti pronti a trasportate i curiosi viaggiatori.
In totale, comprende una telecabina a sei posti che raggiunge la pista di colore rosso, un piccolo rifugio a quota 2700 metri, una seggiovia biposto che conduce a una pista di 865 metri di colore rosso a 2.142 m di quota, e tre skilift per arrivare a una pista di colore rosso, e una blu fino a 2.294 metri.
Piano Provenzana – Linguaglossa, l’emozioni dell’Etna Nord
Contrariamente alla stazione sciistica situata sul versante meridionale dell’Etna che si sviluppa intorno al Rifugio Sapienza e che è dominata da un paesaggio quasi del tutto esente da vegetazione, la stazione di Piano Provenzana di Linguaglossa è immersa in una grande pineta regalando al viaggiatore lo scorcio di un paesaggio alpino, insieme alla vista mare e allo Stretto di Messina.
È dotata di quattro piste per la pratica dello sci, sci di fondo, scialpinismo e snowboard. Esistono due piste per lo slalom servite da due skilift, piste per lo sci di fondo e altri sport invernali.
Le altre esperienze da fare sull’Etna
Sciare tra paesaggi mozzafiato, colate laviche, antichi crateri, rifugi e baite è certamente un’emozione che potremmo definire vulcanica. Del resto, l’Etna d’inverno pone il visitatore di fronte a un vero spettacolo di luci e colori grazie al nero della pietra lavica, l’azzurro del mare in lontananza, il verde dei boschi, il rosso delle periodiche eruzioni e il bianco della coltre di neve che sfiora il suo terreno.
Un paesaggio senza eguali, ideale per chi ama gli sport invernali o semplicemente per vivere la splendida atmosfera offerta dal vulcano innevato. Ma non solo. Tante altre sono le esperienze che vi si possono fare durante i mesi più freddi.
Per esempio, ci si può avventurare in escursioni fino alle zone crateriche autorizzate. Grazie alla telecabina e a speciali mezzi fuoristrada, si possono raggiungere le zone sommitali del vulcano più alto d’Europa. Una volta arrivati in vetta, ci si ritrova davanti a uno scenario di incomparabile bellezza sospeso sul mare. Da qui è possibile osservare l’imponente cratere centrale, il cratere Sud-Est e le colate laviche, storiche e recenti.
Trekking sul Monte Etna
Sul Monte Etna si può anche ciaspolare con l’ausilio di guide esperte che conducono a visitare le recenti colate laviche e i crateri sommitali da dove fuoriesce vapore acqueo.
L’Etna Sud, invece, è il punto perfetto per salire a bordo della funivia che conduce fino a 2500 metri, per poi avventurarsi con un gatto delle nevi, che conduce a 2750 metri di altitudine, sul bordo di un cratere spento dove fare un piccolo trekking accompagnati da una guida vulcanologica.
E poi lo slittino, disponibile anche a noleggio, per passare una bellissima giornata a scivolare sulla neve. Infatti, al di fuori delle piste di sci, c’e tanto spazio dove si può giocare e divertirsi con lo slittino.
L’Etna dopo le recenti eruzioni e le regole
La recente eruzione dell’Etna ha sfortunatamente colpito le sue piste. In entrambi i comprensori, infatti, sono state ricostruite le strutture danneggiate. Il vero cruccio, in realtà, è la presenza o l’assenza della neve, ma questo è un problema che gli appassionati di sci conoscono perfettamente.
Per quanto riguarda la stagione 2022, vi ricordiamo che sono entrare in vigore nuove regole al fine di poter sciare in sicurezza. In sostanza, è stato introdotto l’obbligo di un’assicurazione che sia in grado di coprire “la propria responsabilità civile per danni o infortuni causati a terzi” per tutti coloro che utilizzano le piste da sci alpino (articolo 30).
I gestori delle piste devono, quindi, mettere a disposizione degli utenti la possibilità di stipula della polizza, anche giornaliera, al momento dell’acquisto dello skipass. In caso di assenza dell’assicurazione, le multe vanno da 100 a 150 euro, oltre al ritiro dello skipass stesso.
Obbligatorio, inoltre, il casco fino ai 18 anni (fino ad ora il limite era fissato a 14 anni) per ragazzi e ragazze che praticano sci alpino, snowboard, telemark, slitta o slittino. Anche in questa circostanza, è prevista una multa tra i 100 e i 150 euro. Infine, dal 10 gennaio è obbligatorio possedere il Super Green Pass, che ricordiamo si ottiene esclusivamente con vaccinazione o guarigione. La norma, inoltre, non fa più distinguo tra tipologie di strutture aperte o chiuse, ma parla di generici “impianti di risalita nei comprensori sciistici“, quindi l’obbligo ricomprende anche le seggiovie aperte e skilift.
Rimane, infine, il dovere di indossare mascherina anche all’aperto, mentre sui mezzi di trasporto pubblico e sugli impianti di risalita chiusi è obbligatoria la FFP2.
Vulcano Etna, sullo sfondo le Isole Eolie