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Alla scoperta della montagna pistoiese, perfetta in ogni stagione

Qualunque sia la stagione in cui state leggendo questo articolo, sappiate che è sicuramente il momento perfetto per andare alla scoperta della montagna pistoiese: l’inverno ammalia con la sua neve e piste da sci, l’autunno emoziona con i suoi tappeti di foglie colorati, la primavera è l’ideale per il trekking tra tonalità pastello e profumi freschi, mentre l’estate è un paradiso di attività da fare per esplorare il territorio.

Una zona eccezionale, situata al nord della Toscana, in cui rigenerarsi con la tranquillità dei boschi, l’aria frizzante e cristallina, i prodotti genuini, paesaggi dolci e mutevoli, borghi che sembrano dipinti e tante attività dedicate allo sport, alla cultura e al tempo libero in generale.

L’Ecomuseo della Montagna Pistoiese

Chiamata anche Appennino pistoiese, questa è una zona che del punto di vista naturalistico sa sorprendere. Da non perdere assolutamente, per esempio, è l’Ecomuseo della Montagna Pistoiese, un’interessante area all’aperto dove si sviluppano sei itinerari tematici tra musei, poli didattici e palazzi storici.

È un museo diffuso istituito con l’obiettivo di custodire e valorizzare il patrimonio e le tradizioni locali, grazie a cui comprendere più a fondo le storie e le memorie dell’uomo, nel suo eterno rapporto con la natura.

L’itinerario del ghiaccio è l’ideale per conoscere l’affascinante e complessa produzione del ghiaccio naturale, attività che qui prese piede dalla fine del Settecento ai primi anni del Novecento. Un viaggio a ritroso nel tempo tra sculture e musiche suggestive e in un contesto ambientale che fa vibrare il cuore.

C’è poi l‘itinerario del ferro dedicato alla storia della siderurgia di questa zona, tanto che proprio qui sorge la Ferriera Papini, la più antica di tutta la Toscana.

L’itinerario naturalistico è una sorta di paradiso in terra per coloro che sono interessati a saperne di più sull’immensa ricchezza del patrimonio ambientale dell’Appennino pistoiese, e tramite cui ammirare alcuni esemplari particolari di tipo alpino, che hanno trovato il limite meridionale di diffusione in questa zona, e molto altro ancora.

Montagna Pistoiese: cosa fare

Fonte: iStock

Un angolo della montagna pistoiese

Un altro viaggio indietro nel tempo lo potete fare grazie all’itinerario dell’arte sacra che illustra il modo di vivere la religione nei secoli passati, mentre l’autenticità vera e propria la potete comprendere con l’itinerario della vita quotidiana che porta a conoscere le abitudini e i mestieri di un tempo ormai andato.

Infine l’itinerario della pietra che comprende anche la Via Francesca della Sambuca, un affascinante tracciato medievale utilizzato per il pellegrinaggio.

L’inverno tra neve e piste da sci

La parte orientale della montagna pistoiese è la dimora di monumentali rilievi con altitudini non superiori ai 1300 metri. Qui le montagne ammaliano con i loro profili rotondi, le valli per essere profondamente incise dai torrenti, e in più il visitatore si esalta perché proprio qua si fanno spazio diverse stazioni sciistiche sempre pronte ad accogliere gli sportivi provenienti da tutto il mondo.

L’Abetone, per esempio, mette a disposizione dei suoi ospiti un’area moderna che permette di vivere la montagna con tutti i suoi sport invernali. Ci sono ben 50 km di piste con vari livelli difficoltà, compresa una stazione sciistica ben attrezzata per i disabili.

Non è da meno il comprensorio sciistico della Doganaccia che sorge a Cutigliano, luogo ottimale per chi è in cerca di piste da sci per tutti i livelli ed anche per coloro che sono interessati a praticare sci di fondo e sci alpinistico.

I borghi che incantano

La montagna pistoiese è un susseguirsi di borghi che sono uno più suggestivo dell’altro. Non ve li possiamo raccontare tutti, ma abbiamo selezionato alcune località che siamo certi vi piaceranno moltissimo.

Il primo di cui vi vogliamo parlare è lo stesso Cutigliano delle stazioni sciistiche, perché è un anche un grazioso borgo di origine medievale che sorge su uno sperone a ridosso del Monte Cuccola. Una visita da queste parti permette di conoscere un paese caratterizzato da strette vie in cui si affacciano antichi palazzi e monumenti che sono uno più bello dell’altro.

Cutigliano, montagna pistoiese

Fonte: iStock

Veduta di Cutigliano

Bellissimo è anche Fiumalbo che per il suo fascino artistico ed architettonico è stato persino eletto “Città d’arte”. Dalle origini estremamente antiche, conserva un centro storico dove l’architettura medievale è ancora al suo massimo splendore.

Voliamo ora a Gavinana che è un vero e proprio insieme di stradine tortuose che salgono fino alla piazza principale abbellita da antiche case in muratura rustica di pietra locale. Da non perdere è l’antica pieve di Santa Maria Assunta, che tra le sue salde mura protegge due pregevoli opere cinquecentesche in terracotta invetriata realizzate da Benedetto Buglioni.

Meno noto ma assolutamente emozionante è Lucchio la cui originaria struttura medievale è ancora intatta. Un borgo che pare aggrappato alla roccia e sorvegliato da un’antica fortezza e impressionanti monti.

C’è poi Sambuca Pistoiese che, oltre a offrire un paesaggio di rara bellezza, è anche un paese che è rimasto molto simile a come era due secoli fa e in cui passeggiare è un piacere per l’anima e per il cuore.

Altri siti di interesse da non perdere

La montagna pistoiese è un vero scrigno di immensi tesori da ammirare. Uno di questi è la curiosa località montana di Orsigna che non a caso è stata scelta da Tiziano Terzani come buen ritiro.

Poi ancora l’impressionante ponte sospeso, situato nei pressi del paese di Mammiano Basso, che è un’opera ingegneristica di notevole valore: vanta ben 227 metri di lunghezza, tanto da essere uno dei più lunghi del mondo.

Molto interessante è anche la Riserva Naturale Biogenetica di Pian degli Ontani che offre tantissimi sentieri e un’ampia strada sterrata che d’inverno viene usata come pista per lo sci di fondo.

Il Lago Scaffaiolo sorge a ben 1800 metri di altitudine e conserva una curiosa leggenda: si narra che un tempo, quando qualcuno osava disturbare la tranquillità della sua acqua, il lago era in grado di scatenare una terribile tempesta piena di nebbia e vento.

Bellissimo è anche il tratto del fiume Reno che scorre a Prunetta perché si distingue per essere sede di numerose cascate che ammaliano con i loro suoni fragorosi.

Infine, una chicca per gli amanti dei misteri del cielo: l‘osservatorio astronomico di Pian dei Termini dotato di due cupole di osservazione con due telescopi newtoniani.

Insomma, come vi abbiamo accennato all’inizio: la montagna pistoiese è una meta ideale in qualsiasi stagione dell’anno.

Ponte sospeso montagna pistoiese

Fonte: iStock – Ph: Manuela Finetti

L’incredibile ponte sospeso della montagna pistoiese
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Halloween: leggende metropolitane italiane che puoi “rivivere”

Chi ha paura dei fantasmi? E degli gnomi cattivi? L’uomo nero vi ha davvero mai spaventato? Gli amanti del brivido risponderanno sicuramente di no. Del resto stiamo parlando di persone che hanno fatto dei racconti del terrore una vera e propria passione che passa anche per i viaggi.

Il dark e il ghost tourism ne sono la prova: si parte alla ricerca di case infestate, quartieri popolati da fantasmi e streghe o altre destinazioni che sono stati palcoscenico di eventi tragici, drammatici e spaventosi. A questi, poi, si aggiungono tutti quei luoghi misteriosi che vivono in bilico tra realtà e leggende.

Ed è proprio in questi che vogliamo recarci insieme a voi, per scoprire alcune delle leggende metropolitane italiane più spaventose di sempre e per riviverle. E quale occasione migliore, se non quella di Halloween, per farlo? Attenzione! Queste esperienze sono destinate solo ai cuori impavidi e ai coraggiosi.

Leggende metropolitane italiane: sui luoghi del terrore

Siamo spesso affascinati dalle storie che arrivano d’altra parte del mondo: le ascoltiamo, le raccontiamo e da queste ci lasciamo suggestionare. Eppure anche il Belpaese ha una tradizione ricca di leggende che fanno accapponare la pelle anche ai più coraggiosi.

Vi state chiedendo se sono vere? In quanto leggende metropolitane, tramandate oralmente e soggette anche a modifiche più fantasiose, non abbiamo una risposta unica e precisa. Quello che possiamo fare, però, è segnalarvi tutti quei luoghi Made in Italy che col tempo si sono trasformati nel palcoscenico di queste storie. Toccherà a voi scoprire se si tratta di realtà o di leggenda. Ne avrete il coraggio?

Montebello: la leggenda di Azzurrina

Se avete in mente di trascorrere una giornata insolita, e di immergervi completamente in un’atmosfera spettrale, allora non potete non inserire nella vostra to do list un viaggio a Rimini, e più precisamente nel borgo di Montebello di Torriana dove campeggia l’omonimo castello. La leggenda, quella che si è diffusa rapidamente negli ultimi anni, narra che qui vive il fantasma di Azzurrina, una bambina scomparsa nel nulla nel giorno del solstizio d’estate.

Si scopre in realtà che il vero nome di Azzurrina era Guendalina, una bambina albina, figlia di Ugolinuccio o Uguccione, feudatario di Montebello. La storia vuole che, durante un giorno di pioggia, la palla con cui la bambina giocava cadde nella ghiacciaia sotterranea. Guendalina la raggiunse e da quel momento scomparve nel nulla. C’è chi dice che ogni cinque anni, in occasione il solstizio d’estate, la piccola faccia udire la sua voce. Ad avvallare questa tesi anche gli acchiappa fantasmi che, proprio nel castello, hanno registrato alcuni suoni spettrali.

La Rocca di Montebello è oggi un museo. Gli ospiti possono ascoltare tutte le registrazioni conservate e scegliere a cosa credere.

Milano, la colonna del diavolo

Ci spostiamo ora nel capoluogo lombardo per scoprire un’altra suggestiva e spaventosa leggenda che ha a che fare direttamente col diavolo. A Milano, in piazza Sant’Ambrogio dove campeggia l’omonima basilica, esiste una colonna di epoca romana che la storia colloca nel III secolo.

Questa scultura di marmo ospita due strani fori posti sulla parte inferiore, ed è su questi che si concentra tutta l’attenzione dei viandanti. Secondo la leggenda, infatti, quei buchi sono stati provocati dalle corna del diavolo durante una battaglia con Sant’Ambrogio.

Sono in molti a credere che i due buchi rappresentino un varco verso gli inferi. Alcuni giurano di aver sentito l’odore di zolfo proveniente proprio dai fori, altri di aver visto qualcosa di inquietante attraverso questi. Se la leggenda non vi spaventa, potete avvicinarvi alla colonna e scoprire voi stessi se questa è frutto di fantasia o se nasconde qualcosa di reale.

L’ambulanza nera che ha sconvolto l’Abruzzo

Correvano gli anni ’90 quando una terribile storia iniziò a circolare nel BelPaese. Si parlava di un’ambulanza nera, che girava di giorno e di notte tra le città e i quartieri d’Italia, per rapire i bambini. Le origini di questa spaventosa leggenda sono sconosciute, quello che sappiamo, però, è che a causa del ritrovamento di due corpi di bambini senza vita, uno a Penne in Abruzzo e uno a Montesilvano, esplose una vera e propria fobia in tutta la regione. A incrementare il clima di paura nelle città abruzzesi, ci fu anche la testimonianza di Simone, un bambino di 9 anni che raccontò di essere stato avvicinato da un velivolo tutto nero.

Con il trascorrere degli anni, l’ambulanza nera non è stata più avvistata e tutti hanno smesso di parlarne. La sua storia, però, resta una delle leggende metropolitane più inquietanti del mondo.

La casa delle anime

Ci spostiamo ora a Genova, per scoprire uno dei luoghi più inquietanti e meno conosciuti di questo itinerario dell’orrore. Ci troviamo sopra il quartiere Voltri e più precisamente in via dei Giovi dove un tempo esisteva una locanda frequentata dagli abitanti della città e dai viandanti. La storia narra di pellegrini che, in sosta alla locanda, non hanno mai fatto più ritorno a casa. A quanto pare i proprietari della struttura li uccidevano per derubarli, una versione che sarebbe stata confermata anche da alcuni cadaveri ritrovati nei campi che circondano l’edificio.

Dopo la chiusura della locanda maledetta, nessuno ha avuto più il coraggio di avvicinarsi e l’edificio è caduto in stato di abbandono, fino al secondo dopo guerra, quando una famiglia scelse di stabilirsi qui. La loro permanenza durò poco però perché si accorsero presto che l’edificio era infestato.

Verità o leggenda? Diversi anni fa la Rai ha realizzato un servizio proprio sulla Casa delle Anime – così ribattezzata – mandato in onda durate la trasmissione “Fatti strani di gente comune”. Alla fine del filmato le telecamere sembrano immortalare un frame da brivido: la presenza del fantasma di una donna.

Colobraro, il borgo maledetto

Esiste un piccolo borgo, in provincia di Matera, che nessuno nomina mai. Il motivo? Si dice sia maledetto! Ci troviamo a Colobraro, in Basilicata, tra le strade del paese che porta sfortuna, o almeno è questo quello che raccontano tutti. Eppure il fascino delle storie che lo riguardano ha attirato negli ultimi anni un numero sempre crescente di visitatori.

Ma perché questo paese è maledetto? Una delle leggende più celebri che ha contribuito alla cattiva fama di Colobraro risale agli anni ’30 quando il Podestà fece alcune previsioni, per rafforzare il suo potere, e queste si avverarono a discapito di alcuni malcapitati. A questa storia si aggiunge anche la credenza che il paese, per molto tempo, fu casa di streghe e fattucchiere che di notte si riunivano intorno a un albero di noce per preparare pozioni magiche. C’è chi giura anche di incontrare i monachicchi – spiriti di bambini morti – quando il sole tramonta.

Verità o leggenda? Non vi resta che organizzare un viaggio per scoprirlo.

Roma, il lupo mannaro di Villa Borghese

L’ultima leggenda metropolitana di questo nostro itinerario del terrore ci porta a Roma, e più precisamente tra i viali alberati di Villa Borghese. Il parco cittadino, uno dei più affascinanti e suggestivi della capitale, conserva una storia da brividi che ha a che fare con la Luna piena e i Licantropi.

Per scoprire la leggenda dobbiamo fare un passo indietro nel tempo e tornare a quando, nel dopoguerra, diversi cittadini d’Italia dichiararono di aver incontrato dei lupi mannari. Il picco di avvistamenti ci fu proprio a Roma: i giornali del tempo parlavano di una figura semi umana, e molto forte fisicamente, che ululava e aggrediva i passanti che si trovavano di notte nel parco urbano. Nel 1949 la polizia risolse il caso arrestando un giovane uomo che dichiarò che durante la Luna Piena acquisiva una forza che non aveva mai avuto prima.

Semplici deliri? Potete scoprirlo da voi durante le notti di Luna piena. Oppure non farlo e tenervi a debita distanza da Villa Borghese.

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Esperienze spettrali sull’Isola Verde: chi ha paura dei fantasmi?

Molto più di una tendenza di viaggio, il ghost tourism è un’avventura incredibile e straordinaria che lascia senza fiato, in ogni senso, e che è destinata solo ai viaggiatori più impavidi e coraggiosi. Il trend, nato in America e diffusosi rapidamente in tutto il mondo, compreso il Bel Paese, è un invito a scoprire e riscoprire case, edifici, quartieri e città le cui storie e leggende testimoniano l’esistenza di fantasmi e di presenze inquietanti.

C’è chi da questi luoghi si tiene a debita distanza e chi, invece, è disposto a raggiungere l’altro capo del mondo pur di vivere un’esperienza da brivido, sicuramente indimenticabile. Eppure, non c’è bisogno di allontanarsi poi così tanto dalle mete europee più frequentate dai turisti perché esiste un’isola, conosciuta per il suo incredibile fascino, che nasconde un lato misterioso e inquietante che in pochi conoscono.

Ci troviamo in Irlanda, tra scogliere mozzafiato e paesaggi verdeggianti che si perdono all’orizzonte, tra castelli, storie, leggende, passato e presente. Proprio qui, in un territorio di “Bellezza selvaggia” come lo definì Oscar Wilde, è possibile dormire con un fantasma e vivere altre esperienze spettrali di cui nessuno vi ha mai parlato.

Viaggio in Irlanda: chi ha paura dei fantasmi?

C’è sempre un buon motivo per organizzare un viaggio in Irlanda. L’Isola di Smeraldo, così chiamata per quel patrimonio paesaggistico caratterizzato da mille sfumature di verde, è un concentrato di meraviglie che passano per la storia, per la cultura, per l’arte e per la natura.

Sono tantissimi i viaggiatori, provenienti da ogni parte del mondo, che giungono qui durante l’anno per toccare con mano la grande bellezza di uno dei Paesi più affascinanti d’Europa. In pochi sanno, però, che all’ombra dei luoghi più iconici e delle tappe imperdibili irlandesi, si nascondono fantasmi e creature inquietanti legati a storie soprannaturali. Se tutto questo non vi spaventa, allora, prendete carta e penna e segnate gli indirizzi imperdibili per un tour da brivido sull’isola verde.

Kilkenny, fantasmi nella città medioevale

Fonte: Tourism Ireland

Kilkenny, fantasmi nella città medioevale

Esperienze spettrali in Irlanda: gli indirizzi da raggiungere

Se l’idea di girovagare in un castello in compagnia di un fantasma non vi spaventa e, al contrario, vi emoziona, allora l’Irlanda è la destinazione giusta da raggiungere. Meglio ancora se lo si fa ad Halloween, quando l’atmosfera diventa ancora più spettrale.

Tra gli indirizzi imperdibili di questo ghost tour irlandese, non possiamo non segnalare l’affascinante Ballygally Castle. Si tratta di un castello situato sulla Causeway Coast, in Irlanda del Nord, conosciuto per la sua bellezza scenografica, ma anche per un inquietante presenza che da secoli lo popola. Si tratta di Lady Isobel Shaw. La dama, dopo essere stata segregata dal marito nell’edificio perché non aveva dato alla luce un erede maschio, si lanciò nel vuoto dalla cima della torre. Oggi il castello è diventato un hotel frequentato da molti viaggiatori. Sono diversi gli ospiti che giurano di aver visto o sentito la presenza della lady irlandese.

Ci spostiamo ora a Kilkenny, una deliziosa città medievale situata in provincia di Leinster che da sempre affascina e attira gli amanti del turismo dell’orrore. Il suo nome, o meglio la sua fama, è collegato a Alice Kyteler, una donna accusata di stregoneria che riuscì a fuggire dal rogo, lasciando però morire la sua cameriera. Gli abitanti di Kilkenny sono certi che Alice, o meglio il suo fantasma, viva ancora in città. È stata avvistata a Kyteler’s Inn, la locanda fondata dalla stessa dama nel ‘300, e all’interno della cattedrale di San Canizio.

Raggiungendo la Wild Atlantic Way, uno dei percorsi più suggestivi e selvaggi dell’intera isola, è possibile udire le voci dei prigionieri della pirata irlandese Grace O’ Malley che ancora chiedono aiuto nelle segrete di Westport House, contea di Mayo.

Se siete amanti dei vampiri, invece, non potete assolutamente perdervi una visita al suggestivo Castello di Dublino. Qui non sono stati avvistati fantasmi, ma è bene ricordare che le stanze della fortezza hanno visto nascere uno dei più grandi capolavori del terrore di sempre: Dracula di Bram Stoker. Per celebrare il maestro dell’horror gotico, ogni anno la città di Dublino organizza il Bram Stoker Festival durante il periodo di Halloween. E quale occasione migliore, se non quella della notte più spaventosa dell’anno, per scoprire tutti i luoghi spettrali d’Irlanda?

Westport House, Co. Mayo

Fonte: Tourism Ireland

Westport House, Co. Mayo
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I Giganti della Sila si tingono di meraviglia: è esploso il foliage

L’Italia, con la sua straordinaria varietà di paesaggi, offre uno scenario perfetto per tutti gli amanti del foliage, il fenomeno naturale che trasforma le foglie degli alberi in uno teatro di colori intensi, creando un’atmosfera davvero suggestiva e coinvolgente.

Oggi, il nostro viaggio ci porta nel cuore della Calabria, alla scoperta di una delle sue attrazioni più affascinanti: la Riserva dei Giganti della Sila. Questo prezioso angolo di biodiversità è celebre per la presenza di conifere millenarie, alcune delle quali superano persino i 40 metri di altezza, uno sfondo incantevole, pronto a emozionarci e lasciarci a bocca aperta.

Durante l’autunno, infatti, il parco si trasforma in un panorama da cartolina, un’esperienza imperdibile che solo questa stagione può offrire.

I colori autunnali della Sila: uno spettacolo da non perdere

La Riserva Naturale dei Giganti della Sila, situata in provincia di Cosenza, è un luogo di grande valore ecologico e paesaggistico. Conosciuta anche come Riserva Naturale del Fallistro, è un’area protetta istituita nel 1987 con l’importante scopo di preservare la biodiversità dell’ecosistema silano.

Qui si trovano più di 60 esemplari di pino laricio e acero montano, che si ergono maestosi con tronchi imponenti che possono raggiungere anche i 2 metri di larghezza. Questi alberi millenari raccontano la storia della nostra Terra e ci ricordano l’importanza vitale di proteggere e preservare i nostri ecosistemi.

Ammirare il foliage in questi boschi è più di un semplice viaggio, è un’esperienza sensoriale che incanta e coinvolge. In particolare, le date del 22 e 29 ottobre e del 5, 12 e 19 novembre 2023 segnano l’occasione per partecipare a emozionanti escursioni guidate, organizzate dal Fondo Ambiente Italiano (FAI), per permettere ai visitatori di ammirare la bellezza del luogo in questa stagione.

Le sfumature mutevoli delle foglie contribuiscono a creare un’atmosfera magica. Il tepore dei faggi e degli aceri di montagna, la luminosità dei pioppi e il profumo intenso e rigenerante del sottobosco sono gli elementi che compongono una scenografia naturale, tra le più belle del nostro Paese. Per maggiori informazioni sui costi e gli orari, vi suggeriamo di consultare il sito ufficiale.

Giganti della Sila, Calabria

Fonte: iStock

Riserva dei Giganti della Sila, Calabria

Emozionanti avventure nella natura selvaggia

Oltre alle escursioni guidate, i Giganti della Sila offrono molti modi per lasciarsi scoprire. Gli appassionati di trekking, ad esempio, potranno esplorare i numerosi sentieri ben segnalati, mentre gli amanti della bicicletta potranno esplorare i percorsi cicloturistici che offrono panorami perfetti per scattare foto indimenticabili. Al contempo, per un’esperienza più immersiva, è possibile partecipare a entusiasmanti escursioni a cavallo, un modo diverso per scoprire le meraviglie di questi luoghi.

Inoltre, le attività all’aperto e l’esplorazione della natura sono indubbiamente arricchite dalla scoperta della gastronomia locale. I piatti tipici della zona sono un vero tripudio di sapori autentici, con un tocco leggermente piccante che li rende davvero unici. Gustare queste specialità non solo delizierà il palato, ma permetterà anche di tuffarsi nella cultura e nelle tradizioni del luogo.

Quindi, non ci resta che pianificare il prossimo viaggio per scoprire e assaporare tutte queste meraviglie.

Giganti della Sila Calabria

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Riserva dei Giganti della Sila, Calabria
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Isole di Andros, un meraviglioso angolo di Grecia alle Bahamas

C’è un posto del mondo che pare una fetta di paradiso caduto in terra. Delle isole – tutte comunemente chiamate con un unico nome pur avendone ognuna uno proprio – che sono un vero sogno selvaggio e rimaste praticamente intatte. Il posto in questione si chiama Andros, da molti considerato un meraviglioso angolo di Grecia alle Bahamas.

Cosa c’entrano le Bahamas con la Grecia?

È giusto porsi questa domanda, anche perché la pura bellezza delle Bahamas non ha di certo molto da invidiare all’altrettanto eccezionale Grecia. Eppure, in qualche modo, le loro storie sono intrecciate. In Grecia, infatti, esiste un’isola con lo stesso identico nome di questo paradiso delle Bahamas e, per questo motivo, secondo alcune teorie il nome Andros deriverebbe proprio dai pescatori di spugne provenienti dalla Grecia, che qui si stanziarono tantissimi anni fa per un lungo periodo.

Tuttavia, questa non è l’unica ipotesi. In molti sostengono che il nome Andros sia in onore di Sir Edmund Andros, comandante delle forze di Sua Maestà delle Barbados nel 1672 e successivamente governatore di New York, che si distinse per il suo ruolo nel crollo del dominio del New England.

Secondo altre ipotesi, invece, l’isola potrebbe aver preso il nome dagli abitanti dell’isola di Sant’Andrea (chiamata anche Sant’Andrea o San Andrés) al largo dell’Honduras perché, stando a quanto riferito, 1.400 migranti si stabilirono ad Andros nel 1787.

Non si hanno notizie chiare, quindi, sul motivo per cui questo angolo di Bahamas si chiami così, ma quel che è certo è che proprio qui, tra 1841 e il 1938, si stabilirono persone provenienti dalla Grecia per praticare la pesca delle spugne, per poi emigrare negli anni ’30 quando le spugne furono spazzate via da un’infestazione. Sicuramente, quindi, Andros conserva qualche piccolo dettaglio anche della cultura greca.

Cosa aspettarsi

Andros non è un arcipelago qualunque: è il più grande delle Bahamas, e infatti è composto da un totale di tre isole, ovvero North Andros, Mangrove Cay e South Andros, e tanti piccoli isolotti disabitati. Come è possibile intuire, si tratta di un lembo di terra con spiagge da sogno, un mare che per la sua limpidezza sembra brillare, e anche un pezzo di mondo con una delle barriere coralline più lunghe che esistano.

Ma non è finita qui, perché questo posto da favola è anche la culla di vegetazione rigogliosa ed è l’habitat perfetto di molte specie ornitologiche.

Un luogo rimasto praticamente intatto e che mette a disposizione innumerevoli avventure per gli amanti della vita all’aria aperta.

Cosa vedere

Sì, Andros è l’arcipelago più grande delle Bahamas, ma forse non ne avete mai sentito parlare perché sono le isole meno frequentate del Paese. Il motivo non è di certo da ritrovare nel fatto che sono meno belle di altre, perché è proprio la loro dimensione a rappresentare un “problema”: essendo particolarmente estese, non risultano propriamente comode per gli spostamenti che, in alcune circostanze, possono avvenire anche in aereo- anche nella stessa isola.

Ed è un peccato, perché davvero è un pullulare di meraviglie che non è facile trovare altrove. Ne è un esempio il villaggio di Red Bays che sorge sulla punta nord-occidentale di North Andros. Si tratta di un luogo abitato dai discendenti degli indiani seminole e degli schiavi fuggiti dalla Florida nel XVII e XVIII secolo che ancora si tramandano usi e costumi di un tempo per noi ormai andato. Sapete come si guadagnano da vivere? Intrecciando la paglia, attività che se catapultata nel nostro continente sembra distanti anni luce.

Decisamente affascinante è Conch Sound, un blue hole che è meraviglia geologica che lascia senza fiato e che si rivela il posto ottimale per gli amanti dello snorkeling. Non è di certo da meno Morgan’s Bluff, grotta e rifugio del temuto pirata Morgan dove, secondo il folklore, ci sarebbe un tesoro sepolto nell’oscurità, tra pipistrelli e stalagmiti. È bene specificare, tuttavia, che gli storici non hanno mai confermato che questa grotta sia stata il nascondiglio del pirata più spaventoso dei Caraibi.

Nei dintorni, tra le altre cose, ci sono meravigliose spiagge poco note, quei gioielli della natura che solo gli abitanti possono indicare ai visitatori.

Altri straordinari blu hole sorgono nell’isola di Mangrove Cay e sono tantissimi: circa una ventina, alcuni nascosti nella boscaglia e altri a due passi dalla costa. Ma del resto proprio qui, ad Andros, c’è la più grande concentrazione al mondo di queste incredibili doline marine.

Andros è anche territorio di parchi nazionali incantevoli come, per esempio, il Central Andros National Parks, situato proprio a Mangrove Cay. Oltre ai blue hole, qui sopravvivono una coloratissima barriera corallina, la terza più lunga del mondo con i suoi ben 306 chilometri, e numerose foreste di mangrovie. Gli amanti degli animali, invece, potranno avvistare le iguane bahamiane, moltissime specie di farfalle ed alcuni rari serpenti.

Chiudete gli occhi e pensate al paradiso, ecco che nella mente vi comparirà l’immagine di Congo Beach, senza che lo sappiate. Si tratta di una spiaggia dai colori argentei e lambita da un’acqua di un turchese sorprendente.

Infine, non può mancare una sosta a Crab Replenishment Reserve, un parco nazionale che occupa una superficie di 40.000 acri e in cui vivono milioni di granchi.

Curiosità e leggende

Andros è meravigliosa, ma anche pregna di curiosità e leggende. I misteri, infatti, non sono solo legati all’origine del suo nome o all’eventuale presenza di uno dei pirati più temuti di sempre. Tante questioni irrisolte sono relative anche alla sua scoperta: si narra che il primo uomo a esplorare quest’isola sia stato Amerigo Vespucci, ma in realtà non è ancora chiaro se questo fatto sia frutto o meno della fantasia popolare.

In più, questa sembrerebbe una terra abitata da straordinarie creature, come i Chickcharnees, che popolano le tante bellissime foreste di pini delle zona. Per metà uccelli e l’altra parte uomini, possiedono dei poteri che li aiuterebbero a proteggere questa isola dal male. Non a caso, sono considerati il portafortuna di tutte le Bahamas.

Ci sono poi le cosiddette Lusca, creature che sembrano draghi e che trascorrono il loro tempo nei magnifici buchi blu oceanici. Attenzione però perché, a differenza dei Chickcharnees, le Lusca non sono affatto buone: sono mostri in grado di risucchiare le loro vittime in quella profonda tana sottomarina.

Tra folklore e meraviglia, Andros deve essere una destinazione da inserire nella propria lista dei desideri.

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Kōyō: lo spettacolo d’autunno che tinge di meraviglia questa città

Le giornate che si accorciano e le temperature che si abbassano, pur restando ancora tiepide e gradevoli, ci confermano che siamo entrati nel vivo della stagione più bella dell’anno. L’autunno, con i suoi colori e i suoi profumi, è un invito a organizzare nuovi e straordinari viaggi per scoprire e riscoprire tutte quelle città che si sono trasformate nel palcoscenico del grande spettacolo di Madre Natura, l’ultimo prima del lungo letargo.

Sono tanti e incantevoli i luoghi da raggiungere questo autunno e tutti, siamo certi, sono destinati a incantare. Ma se è un’esperienza unica, sensoriale e immersiva che volete vivere adesso, allora il consiglio è quello di raggiungere a popolosa capitale del Giappone: adesso è più bella che mai.

A Tokyo, infatti, è arrivato l’autunno e con lui anche il Kōyō: lo spettacolo magico che ha tinto di meraviglia l’intera città. Se avete in mente di organizzare un viaggio in Giappone il più presto possibile prendete carta e penna e segnate tutti gli indirizzi imperdibili sul territorio.

Tokyo: l’autunno è arrivato in città

L’autunno è arrivato in città, portando con sé tutta la sua strabiliante bellezza. Una sorta di magia, la sua, che ha colorato e reso ancora più belle tantissime destinazioni, tra queste anche la capitale del Giappone.

È proprio qui che inizia il nostro viaggio oggi, quello che ci conduce tra i profumi dei frutti di stagione e le foglie degli alberi che tingono i quartieri con i loro vivaci colori. Il foliage, che in Giappone è conosciuto come kōyō, è un momento estremamente importante per la cultura del Paese e per i cittadini, ma anche per i viaggiatori che ogni anno scelgono di arrivare fin qui per perdersi e immergersi in quelle che sembrano cartoline autunnali in movimento.

Il momento migliore per osservare il grande spettacolo della natura, che si manifesta in tutta la sua bellezza con il rosso fiammante degli aceri rossi e il giallo dorato dei ginkgo, è quello che va dalla seconda metà di novembre a inizio dicembre. Ecco, invece, quali sono i luoghi assolutamente da inserire nel vostro itinerario di viaggio a Tokyo.

Il giardino dell'hotel New Otani

Fonte: New Otani Co., Ltd

Il giardino dell’hotel New Otani

Kōyō: gli indirizzi imperdibili per ammirare il magico spettacolo

Così come succede con l’Hanami in primavera, anche in autunno i cittadini si riuniscono tra le strade per godere della bellezza dei colori offerti dalla stagione. Uno dei luoghi più celebri in città, per immergersi totalmente nel kōyō, è il Rikugien, un giardino delle meraviglie riconosciuto come luogo naturale di bellezza paesaggistica dal 1953. Situata nel quartiere di Bunkyō, nella parte settentrionale di Tokyo, questa oasi di pace e serenità ospita una collina artificiale con un belvedere, un lago e numerosi sentieri incorniciati da aceri rosso fiammante.

Restando nel cuore di Tokyo, invece, è possibile ammirare il kōyō recandosi all’interno del Parco di Hibiya. Questo polmone verde urbano ospita migliaia di alberi che, in questo periodo, stanno cambiando colore. Vero protagonista del panorama, però, è kubikake ichō, un ginkgo maestoso e secolare che sta illuminando il paesaggio con le sue foglie dal colore dell’oro.

Un altro indirizzo imperdibile è quello che porta il nome di New Otani, si tratta di un hotel non lontano dal centro cittadino che ospita un giardino in stile giapponese che si snoda su una superficie di oltre 33.000 metri quadri. La struttura ricettiva, scelta anche come ambientazione del film Agente 007 – Si vive solo due volte, ospita anche una terrazza panoramica vertiginosa che consente agli ospiti di ammirare da una prospettiva inedita l’intera città dall’alto.

Se avete in mente di organizzare un viaggio a Tokyo nelle prossime settimane, prendetevi un po’ di tempo per raggiungere i giardini urbani, come quello di Hamarikyu a Shiodome, il Parco di Yoyogi accanto al Meiji Jingu e quello di Ueno a Taitō. Passeggiare qui, tra gli alberi che infiammano il paesaggio, è un’esperienza indimenticabile.

Il Giardino di Rikugien

Fonte: TCVB Tokyo Convention & Visitors Bureau

Kōyō nel Giardino di Rikugien
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L’autunno tra questi laghi è pura magia

Esiste un luogo, in Europa, conosciuto e celebrato per la sua incantevole bellezza. Un’attrazione turistica che ogni anno viene raggiunta da migliaia di viaggiatori provenienti da ogni parte del mondo e che in ogni stagione si trasforma nel palcoscenico di uno spettacolo sempre diverso e inedito che lascia senza fiato. Questo posto si chiama Parco Nazionale dei laghi di Plitvice.

Ci troviamo nella Croazia centrale, proprio lì dove si snoda una riserva forestale di quasi 300 chilometri quadrati che ospita 16 laghi dalle mille sfumature d’azzurro, collegati tra loro da cascate e circondati da foreste lussureggianti e da un canyon calcareo. Anche una semplice passeggiata, tra viali e sentieri escursionistici, può trasformarsi in un’esperienza incanta da vivere e da condividere.

Proclamato Patrimonio Mondiale dell’Umanità da parte dell’Unesco, il parco è da anni una tappa imprescindibile per tutti i vacanzieri che giungono in Croazia, ma è anche una destinazione che, da sola, vale l’intero viaggio. Ed è proprio qui, e in questo preciso momento, che vogliamo recarci insieme a voi nella riserva perché l’autunno, tra questi laghi, è pura magia.

Laghi di Plitvice in autunno: pura magia

Incastonato nel complesso montuoso di Lička Plješivica, e circondato da foreste verdeggianti, corsi d’acqua, laghi e cascate, il parco è una meta imperdibile per tutti gli amanti della natura. È situato a metà strada tra Zagabria e Zara, ed è facilmente raggiungibile in auto o in bus dalle principali città della Croazia.

Il Parco Nazionale dei laghi di Plitvice accoglie i visitatori tutto l’anno, con un afflusso turistico piuttosto importante durante i mesi estivi. Eppure la bellezza che sprigiona ammalia in ogni periodo dell’anno e in tutte le stagioni. Tuttavia, se è un’esperienza di pura magia che volete vivere adesso, il consiglio è quello di organizzare subito un viaggio in Croazia.

Durante l’autunno, infatti, le foreste che si snodano intorno ai laghi esplodono in tutta la loro bellezza grazie al foliage. Le foglie si tingono di infinite sfumature di giallo e di arancione incorniciando in maniera suggestiva e affascinante le cascate e i laghi dell’area naturale. Visitare il parco durante questa stagione restituirà la sensazione di ritrovarsi protagonisti della più bella cartolina d’autunno.

Dentro una cartolina d’autunno

L’autunno si sa, è una stagione estremamente suggestiva, forse la più bella dell’anno. In questo periodo, infatti, la natura porta in scena il suo grande spettacolo, l’ultimo prima di ritirarsi in un lungo letargo. Se subite il fascino dei colori e dei profumi della stagione, allora, il consiglio è quello di organizzare un viaggio in Croazia e raggiungere il Parco Nazionale dei laghi di Plitvice.

Meno caotica del periodo estivo, ma comunque frequentata dagli amanti delle atmosfere autunnali, l’esplorazione dell’area si trasforma in una terapia per il cuore e per i sensi. Il paesaggio che si infiamma con i colori della stagione, infatti, rende la visione mozzafiato. Da una parte le foglie che danzano nel vento, dall’altra l’azzurro degli specchi d’acqua che brilla al sole: il contrasto cromatico è davvero incantevole.

Il consiglio è quello di passeggiare tenendo in allerta tutti i sensi. Lasciatevi inebriare dai profumi dei frutti della terra, scrutate ogni dettaglio, abbandonatevi alle sensazioni tattili e mettetevi all’ascolto dei suoni della natura: l’autunno tra questi laghi è pura magia.

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Migliaia di pecore stanno sfilando in questa città spagnola

Sono circa 2mila, sono bellissime e stanno compiendo un viaggio davvero speciale. Stiamo parlando di pecore, ma ci sono anche delle capre all’interno del gregge, le vere protagoniste di una transumanza che tocca diverse località della Spagna per raggiungere Madrid dove gli ovini sfileranno il 22 ottobre.

I capi sono tantissimi e ammirarli tutti insieme è un’esperienza indimenticabile, sono accompagnati da cani e da ben nove pastori. Tra le tappe quella a Guadarrama, primo comune della Comunità di Madrid da cui è transitata la mandria regalando uno spettacolo indimenticabile.

La transumanza delle pecore

Un viaggio lungo che si ripete e una tradizione del passato che vive ancora oggi: è quello che compiono le pecore e le capre del gregge appartenente alle famiglie del Comune di La Mesta in Spagna e coordinato dall’associazione Transumanza e Natura. Questa realtà dal 1997 lavora per mostrare come la transumanza sia uno: “strumento contro il cambiamento climatico e come alleata della biodiversità”, si legge sul sito della realtà associativa.

I capi viaggiano per circa 32 giorni per raggiungere la capitale spagnola, Madrid, dove sfilano nelle strade prima di prepararsi ad affrontare l’inverno. E nel loro attraversare i territori della spagna toccano anche diverse località, compresa Guadarrama che è anche città amica della transumanza.

Questo rito antico è molto amato e diventa una fantastica occasione per visitare località nuove sia in Italia, sia all’estero. Se si ha in programma una vacanza a Madrid, vedere la città invasa da un grandissimo gregge potrebbe essere un’esperienza davvero indimenticabile.

A guidarlo Marity González, che ricopre per la prima volta questo ruolo: si tratta di una giovane allevatrice nominata primo pastore nel 2018.

E Madrid si appresta a festeggiare l’arrivo del gregge, un’occasione unica per rivivere una tradizione che dal passato è giunta sino a noi e per vederla lungo le strade della capitale spagnola.

La transumanza attraversa diverse località della Spagna prima di raggiungere Madrid

Fonte: Europa Press/ABACA / IPA

La transumanza del grande gregge di pecore e capre attraversa diverse località della Spagna prima di raggiungere Madrid

La transumanza a Madrid

La data da segnare in agenda è quella del 22 ottobre 2023 quando, a partire dalle 10,30 e fino alle 14, per le strade di Madrid si potrà ammirare sfilare un gregge di pecore e capre composto da circa 2mila capi.

Le tappe sono le seguenti: la partenza è dalla Casa de Campo attraverso il Puente del Rey, si raggiunge la Catedral dell’Almudena e Calle Mayor, passaggio successivo da Puerta del Sol per arrivare a plaza de Colon. Alle 13,30 è prevista una cerimonia presso il municipio. Poi il gregge ripercorrerà le stesse strade per tornare alla Casa de Campo.

Un momento davvero speciale, ma anche una buona occasione per ammirare le bellezze di Madrid: la capitale spagnola infatti è una città ricca di storia, arte e luoghi dal fascino senza tempo.

Cosa vedere a Madrid durante la transumanza

Alcune delle tappe del percorso compiuto dal gregge sono tra le location, della capitale spagnola, che vanno inserite in un’ideale itinerario di viaggio. Come la Puerta del Sol, la piazza più grande della città, ma anche uno dei luoghi più antichi: basti sapere – infatti – che risale al XV secolo.

La Catedral dell’Almudena, poi, si trova in un’altra piazza centralissima, vale la pena visitarla così come una tappa imperdibile è il Palazzo Reale che si trova lì vicino. Il gregge attraversa anche Calle Mayor tra le più importanti strade della città, la sua realizzazione viene datata nel Medioevo.

Le tappe della transumanza in programma a Madrid il 22 ottobre 2023 toccano alcuni dei luoghi più affascinanti della città,  che in questa occasione si potrenno ammirare invasi dal gigantesco gregge di pecore e capre.

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Valle dei Mocheni, con un magnifico scenario naturale

A pochi chilometri da Trento, si trova una terra che è rimasta intatta nella sua bellezza, quasi come un segreto da custodire gelosamente. I visitatori l’hanno ribattezzata ‘la valle incantata’ e non c’è forse altro modo di definirla, una volta che si è al cospetto del magnifico scenario naturale che racchiude, lasciato intatto dagli insediamenti umani isolati. Non è però solo il paesaggio che si svela allo sguardo a rendere questo luogo così speciale, ma anche la presenza di un‘isola linguistica germanofona di origine medievale. Benvenuti nella Valle dei Mocheni.

Alla scoperta della Valle dei Mocheni

La Valle dei Mòcheni, o Valle del Fèrsina (in mòcheno: Bersntol, in tedesco: Fersental) è una gemma nascosta del Trentino-Alto Adige, percorsa dal torrente Fèrsina, dalla sua sorgente fino alla cittadina di Pergine Valsugana, in provincia di Trento. Circondata dalle vette del settore occidentale del gruppo del Lagorai, è un susseguirsi di pascoli e boschi, in particolare larici e abeti rossi, interrotti solo qua e là da baite, masi e gruppi di case sparse, immersi in uno spazio che sa di infinito, dove tracce di agricoltura e allevamento spezzano solo per qualche istante il dominio della natura, permettendole di rimanere incontaminata e di preservare gli habitat di specie animali e vegetali protette.

Oltre a essere una meta molto apprezzata per le escursioni estive e per vacanze rilassanti e rigeneranti, è anche un luogo con un interessante passato minerario, testimoniato dalla Miniera-Museo Grua va Hardömbl, che si apre a 1.700 metri di quota con il suo tesoro di pirite, blenda, calcopirite, galena e oro. Situata nei pressi del sentiero che conduce al Lago di Erdemolo e distante 5 km dal centro di Palù del Fersina, è così ben conservata da sembrare quasi “viva”. Attrezzi e strumenti da lavoro, originari del sito, minerali e altri oggetti portano la mente a ritroso nel tempo, in epoche lontanissime o in altre più vicine a noi.

Per comprendere appieno la storia e la cultura di questi luoghi e della comunità che li abitano, è stato realizzato l’Istituto Mòcheno che ha lo scopo di tutelare e valorizzare il patrimonio etnografico e culturale, con particolare riguardo alle espressioni linguistiche. Una visita al Filzerhof, permette, ad esempio, di conoscere come viveva la comunità mòchena nei secoli scorsi. In questo maso, infatti, convergono tutti gli aspetti della vita locale, dalle attività lavorative alle relazioni sociali, dalla trasmissione delle conoscenze – anche quelle linguistiche – allo svolgersi dei rituali tradizionali.

Risalendo la Valle dei Mocheni verso Sant’Orsola si raggiunge, invece, l’interessante Museo Pietra Viva, che propone un affascinante viaggio nel mondo dei minerali e dei minatori, attraverso 400 anni di storia che hanno visto fiorire e decadere l’attività mineraria in questa valle di immigrazione tedesca. All’interno, si trova la ricostruzione del più grande “geode”, ossia una cavità rocciosa ricoperta di cristalli, scoperto negli anni ’90 dai due fratelli che hanno dato vita a questo percorso ricco di storia, cultura e natura.

Chi sono i Mocheni

I Mòcheni sono gli abitanti della valle che ne porta il nome, discendenti di una comunità di origine germanica che ha mantenuto negli usi e nella lingua la radice tedesca. I primi abitanti sono arrivati qui nel Medioevo dalla Germania, chiamati dai signori feudali di Pergine come manodopera per gli allevamenti e le coltivazioni. Pian piano la comunità è diventata stanziale, continuando a popolare la zona e dedicandosi allo sfruttamento dei giacimenti di rame e argento. Mochen, secondo il codice linguistico dei contadini tedeschi scesi qui a lavorare nelle miniere, deriva da machen, ‘fare’. Un nome attribuito in senso dispregiativo per indicare gli abitanti della montagna di lingua tedesca.

A partire dagli anni ’60, dopo la repressione operata dal fascismo con la proibizione dell’uso della lingua germanica e dopo una fase di disinteresse, nel secondo dopoguerra, verso queste isole linguistiche, è iniziato un processo di rivalutazione di questa e altre minoranze della provincia di Trento.

Attualmente i paesi appartenenti alla comunità mòchena sono quattro: Roveda (Oachlait, in mocheno), Frassilongo (Garait) e Fierozzo (Vlarotz) – sulla sponda sinistra della Fèrsina – e Palù (Palai), nella parte alta sulla sponda destra. La lingua mòchena è usata a livello orale da quasi la totalità delle famiglie di Roveda e di Palù, da gran parte delle famiglie di Fierozzo e da alcune famiglie a Frassilongo.

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Isola di Lobos: il paradiso spagnolo senza strade e nemmeno abitanti

Nel bel mezzo dell’Oceano Atlantico, e più precisamente a nord-ovest dell’isola di Fuerteventura, sorge un piccolo isolotto che è un tesoro naturale disabitato. Appartiene al municipio di La Oliva, nella provincia di Las Palmas, e incanta i visitatori per il suo straordinario paesaggio vulcanico lambito da acqua cristallina. Il tutto con vista su Fuerteventura e Lanzarote: l’Isola di Lobos.

Cosa aspettarsi

Lobos è bellissima, e per la sua purezza e importanza è stata dichiarata Riserva naturale nel 1982. Circondata da acque cristalline, è un susseguirsi di splendide baie di sabbia bianca, tanto da essere una destinazione molto gettonata per gite di un giorno in partenza da Fuerteventura.

Il suo nome, Lobos, deriva dal fatto che in passato era la casa di dolci foche monache – lobos marinos in spagnolo. Un posto straordinario e che vanta ben 3.000 ore di sole all’anno grazie a cui dedicarsi al relax più totale in scenari idilliaci, scoprire la natura seguendo sentieri segnalati, praticare surf in un paesaggio indimenticabile e tuffarsi in un fondale marino ricco di vita.

Lobos è un vero paradiso senza strade, un luogo attualmente privo di esseri umani che l’hanno scelto come casa: l’ultimo abitante, ovvero il guardiano del faro qui presente, ha lasciato questo lembo di terra nell’ormai lontano 1968. Nonostante ciò, è meta costante di pescatori, turisti, bagnanti, sub e surfisti.

Isola di Lobos, Spagna

Fonte: iStock

Un paesaggio dell’Isola di Lobos

Come andare all’ Isola di Lobos

L’Isola di Lobos è un parco naturale protetto, un ambiente unico che merita di essere conosciuto ma anche rispettato. Per questo motivo, dal 2019 vi può accedere esclusivamente un numero limitato di visitatori al giorno, che possono raggiungere questo paradiso in mezzo all’oceano solo dopo aver ottenuto una permesso.

Il modo più semplice per arrivarci è partire da Corralejo, una bellissima città della costa nord-orientale di Fuerteventura, da dove ci sono tutti i giorni una serie di traghetti in partenza. Alcuni tour operator, tra l’altro, si occupano di ottenere l’autorizzazione per visitare Lobos al posto nostro, ma il consiglio è sempre quello di prenotare la visita con anticipo.

Cosa vedere

La prima cosa da vedere presso l’Isola di Lobos è El Puertito, un minuscolo villaggio di case di pescatori dove si sviluppa un molo assai pittoresco circondato da acque turchesi e dove vanno a ormeggiare alcuni pescherecci o escursioni organizzate. Sarà in sostanza l’attrazione numero 1 che potrete visitare a Lobos.

Proprio qui prende vita l’unico ristorante del territorio, chiamato Antoñito el Farero in onore del suo ultimo abitante, in cui assaggiare diverse specialità locali come la paella di mare e la frittura di pesce fresco.

Molto suggestivo è anche il faro di Martiño che fa da guida presso lo stretto della Bocaina. Da qui è possibile posare il proprio sguardo su Lanzarote e parte dell’isola di Lobos.

Di particolare interesse sono anche le saline del Marrajo che risalgono alla metà del secolo scorso.

El Puertito, Isola di Lobos

Fonte: iStock

Un angolo di El Puertito

La meravigliosa natura

Un posto come questo non può di certo non attrarre i visitatori per la sua eccezionale natura. E per conoscerlo nei migliore dei modi possibili, a disposizione di chiunque lo scelga come sua meta di viaggio c’è un percorso ad anello che circonda l’intera isola di circa 8 km. Non ci sono particolari difficoltà, ma si tratta di un sentiero privo di punti di ombra e per questo è essenziale portare con sé abbonate acqua e crema solare.

Tuttavia, questo non è l’unico itinerario perché l’isola è pregna di percorsi che conducono al cospetto delle sue tante meraviglie. Ce n’è uno, per esempio, che arriva fino alla splendida Caldera, il punto più alto dell’isola con i suoi 127 metri di altezza.

Si tratta di un antico vulcano che può essere scalato seguendo un breve sentiero a zig zag che nelle giornate particolarmente ventose potrebbe risultare un po’ scomodo. Da lassù, oltre a Fuerteventura, si può ammirare Lobos nella sua interezza e persino l’affascinante profilo di Lanzarote.

Da non perdere è anche Las Lagunitas – o Lagunillas. Si tratta di una zona di pozze salmastre di particolare valore naturalistico perché qui cresce una specie vegetale endemica: il Limonium Bollei.

La Caldera; Isola di Lobos

Fonte: iStock

Verso La Caldera

Spiagge e mare

Lobos è lambita da un’acqua pura, trasparente e cristallina in cui si sviluppano spiagge tranquille e praticamente deserte. Sono tanti i posti idilliaci in cui fare il bagno, ma tra tutti non può mancare una sosta presso Las Caleras, detta anche La Concha, che è così chiamata per la sua peculiare forma.

Si tratta di una spiaggia riparata dal vento e delle onde, e quindi il posto perfetto in cui tuffarsi in acque cristalline che sono solitamente piatte come una tavola.

Le regole da rispettare

Lobos è un’isola speciale, e come tale nel vistarla bisogna ricordarsi che ci sono delle regole da rispettare. Chi decide di raggiungere questo angolo di paradiso può tranquillamente camminare lungo i suoi sentieri, circolare in bicicletta nei tragitti abilitati e praticare la pesca sportiva con canna ed esche fatte di granchi, nella costa tra la Punta del Marrajo e gli scogli del porticciolo Los Roques del Puertito.

Mentre per raccogliere materiale geologico e biologo per fini educativi, di ricerca e gestione e per la registrazione di film o sessioni fotografiche è necessaria l’autorizzazione dal parte del comune di Fuertevenutura (oltre che per l’accesso).

Al contrario, non si può assolutamente pescare con canna nella zona della Caldera, delle Lagune Las Lagunitas e nelle aree balneari. Non è poi permesso l’accesso ad animali domestici come cani o gatti e nemmeno camminare fuori dai sentieri autorizzati.

Sono proibiti anche i falò, così come non possono essere fatti rumori che infastidiscono la tranquillità dell’Isola. Allo stesso modo, non è consentito salire sulla montagna della Caldera nel periodo di riproduzione degli uccelli, collocare cartelli pubblicitari, fare attività di caccia, gettare rifiuti di qualsiasi tipo, alterare, distruggere o estrarre materiali e oggetti di valore patrimoniale e biologico e qualsiasi tipo attività che possa mettere in pericolo il favoloso paesaggio della zona.

Consapevoli di questo, siamo sicuri che una gita presso l’Isola di Lobos sarà una di quelle esperienze che vi porterete per sempre nel cuore.

Isla de Lobos, Spagna

Fonte: iStock

I colori dell’Isola di Lobos