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Acaya, un vero e proprio esempio di città fortificata

La splendida regione Puglia è principalmente presa d’assalto durante la bella stagione grazie alle sue spiagge paradisiache e al mare cristallino da cui è lambita. Ma questa meraviglia italiana cela anche imperdibili località di notevole rilevanza storica. Una di queste è Acaya, che si distingue per essere un vero e proprio esempio di città fortificata.

Acaya, la storia

Acaya è una frazione di circa 450 abitanti del comune di Vernole, in provincia di Lecce. In passato il borgo prendeva il nome di Segine, per poi essere cambiato per volere di Gian Giacomo dell’Acaya nel 1535, ovvero colui che si impegnò nella completa fortificazione del minuscolo paese, costruendovi la cinta muraria, il fossato, i bastioni e i baluardi.

Con la morte di quello che potremmo definire il suo padre fondatore, il feudo passò nel 1575 al Regio Fisco e successivamente, nel 1608, fu acquistato da Alessandro De Monti. Fu così che per Acaya iniziò un periodo di decadenza che degenerò dopo la devastazione ottomana del 1714.

Verso la fine del XVII secolo, il feudo fu liquidato ai De Monti-Sanfelice i quali, nello stesso anno, lo vendettero ai Vernazza. Essi furono gli ultimi feudatari fino all’eversione della feudalità nel 1806.

Perché Acaya è un vero esempio di città fortificata

Acaya colpisce sin da subito per la sua armonia e bellezza, ma oltre a questo vanta anche una particolare importanza storica. Il motivo è piuttosto semplice: attualmente è l’unico esempio di città fortificata del Meridione d’Italia uscita indenne dai secoli e dalle guerre. Il tutto mantenendo il suo affascinante aspetto seicentesco.

città fortificata salento

Un angolo di Acaya

Infatti, il borgo fortificato riflette gli schemi ideali della città-fortezza in quanto in essa si scorge l’impostazione delle opere difensive costituite dalla cinta bastionata con “fianchi ritirati”, ma anche la morfologia urbana dal rigido tracciato ortogonale, entrambi elementi fondamentali della nuova urbanistica. Le strade interne sono pianificate militarmente e non presentano la classica conformazione “a gomitolo” dei centri storici delle città italiane: sono inserite in un piano di strade dritte ben distanziate che si intersecano tra loro orizzontalmente e verticalmente.

Cosa vedere ad Acaya

Tante le cose da vedere ad Acaya, a partire dalla sua porta d’ingresso dedicata a Sant’Oronzo, un’imponente struttura realizzata nel 1535. È caratterizzata per essere a fornice unico e conserva ancora, all’interno degli stipiti, gli incassi litici del portone.

Suggestiva la sua facciata poiché arricchita dalla presenza di vari stemmi e lapidi (Acaya, Vernazza, De Monti) sormontati dalle insegne imperiali di Carlo V. Il fastigio della porta è scavalcato da una statua lapidea di Sant’Oronzo, protettore dell’antico borgo.

Imperdibile è il suo Castello che si mostra come la testimonianza tangibile di un potere feudale, intorno al quale si è sviluppata la storia di queste popolazioni. Risale al 1535-1536 ed è un edificio trapezoidale intorno ai cui lati Est e Sud vi sono gli ambienti a pianoterra. Inoltre, è collegato con la terraferma attraverso un unico ponte. Il Castello di Acaya è oggi sede di mostre archeologiche permanenti e di arte contemporanea.

castello acaya

Il Castello di Acaya

Bellissima anche la Chiesa Parrocchiale del borgo fortificato che risale al XVI secolo. La struttura è dedicata alla Madonna delle Neve ed è in stile neoclassico. L’interno, a tre navate separate da pilastri, possiede sei altari laterali. Fu riedificata quasi completamente intorno al 1865.

Davanti alla Chiesa non perdete l’occasione di ammirare la Torre Campanaria che fu ristrutturata da Gian Giacomo dell’Acaya.

Seppur di piccole dimensioni, merita una tappa anche la Cappella di San Paolo che fu costruita intorno alla metà del XVIII secolo. Essa presenta una facciata con un frontone triangolare interrotto nella zona centrale da una croce. L’interno è ad aula unica rettangolare e con un modesto altare.

Non si può di certo perdere il pittoresco Centro Storico a pianta regolare. Qui vi sono tre strade da Est a Ovest e sei strade che le tagliano da Nord a Sud. Un antico abitato che fu fortificato con l’assenso di Carlo V proprio per realizzare una struttura difensiva più distante dalla costa che riuscisse a rispondere in modo più adeguato agli attacchi dei turchi che in quegli anni sbarcavano in massa sulle coste pugliesi.

E poi la sua affascinante Cinta Muraria che sfoggia una forma rettangolare con tre baluardi. Sulla parte superiore delle mura vi era un camminamento di ronda per le guardie e tutte erano circondate da un fossato. Tre dei quattro angoli della fortificazione sono muniti di robusti bastioni. Nel quarto, posto a Sud-Ovest, svetta il maestoso Castello di Acaya.

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Le vie del Centro di Aacya

La Riserva Naturale Le Cesine

La splendida città fortificata di Acaya si trova a 5 km dal Mare Adriatico e dalla Riserva Naturale Statale Le Cesine. Essa è costituita da dune, un’area palustre, una pineta, la macchia e la zona coltivata. Presenti, inoltre, due stagni: Salapi e Pantano Grande, entrambi alimentati dalle piogge e separati dal mare da un cordone di dune sabbiose.

L’Oasi è gestita dal WWF e la sua superficie è fondamentalmente rappresentata da pineta a pino d’Aleppo e pino Domestico. La fauna, invece, è composta da anfibi, rettili e da numerose specie di uccelli che popolano i vari ambienti della Riserva nei diversi periodi dell’anno.

Il simbolo è il moriglione, un’anatra tuffatrice che popola i suoi stagni salmastri durante i mesi autunnali e invernali. Importante è anche la presenza della pianta lianosa detta Periploca Maggiore, specie a rischio di estinzione.

La Riserva può essere vista durante tutto l’anno, anche se bisogna prenotare in anticipo. Ciò vuol dire che prima di recarsi è opportuno verificare che ci sia possibilità di visitarla.

Insomma, Acaya è una vera e propria perla medievale che rappresenta anche un sogno utopico e un’idea perfettamente rinascimentale di Gian Giacomo dell’Acaya. Del resto lui fu in grado di creare una città ideale e armonica, in scala rispetto a centri più grandi, ma che comunicasse questo “disegno”. Basti pensare che proprio a lui si devono anche le Mura di Lecce, il Castello di Crotone, intitolato a Carlo V, la Fortezza di Amantea, in Calabria e la realizzazione finale di Castel Sant’Elmo a Napoli.

Acaya cosa vedere

Una splendida veduta di Acaya

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Scoprire le Marche a piedi: le escursioni più belle

Mare e montagna, svago e buona tavola: le Marche uniscono nel loro territorio innumerevoli occasioni per vivere una vacanza per tutti i gusti e le esigenze.

Gli amanti del trekking e della vita all’aria aperta hanno davvero l’imbarazzo della scelta: tra parchi regionali, incredibili formazioni rocciose e fragorose cascate, ecco alcune delle escursioni più belle per andare alla scoperta delle meraviglie della regione a piedi e zaino in spalla.

Il Parco Nazionale dei Monti Sibillini

Autentico spettacolo, il Parco Nazionale dei Monti Sibillini comprende il massiccio montuoso più elevato dell’Appennino umbro-marchigiano, oltre 70000 ettari di natura, antichi borghi, il Lago di Fiastra ed echi di leggende che affascinano ancora oggi.

Per vivere appieno la sua magia, tra i numerosi percorsi da provare, spicca quello del Sentiero dei Mulini, passeggiata adatta a tutti di quattro chilometri con partenza da Balzo di Montegallo e arrivo a Interprete e Colle passando per Castro, immersi in un paesaggio di vero incanto.

Oppure, nel comune di Sarnano, altra meta suggestiva è l’Eremo di Soffiano, risalente al XII secolo, ricavato all’interno di una nicchia di roccia. Dal Convento di San Liberato, dopo 500 metri, ecco la strada sterrata che si immette nel cuore della natura.

Le Lame Rosse

Il Gran Canyon delle Marche, in provincia di Macerata, dona un’emozione difficile da descrivere: da una sponda del Lago di Fiastra, ecco il sentiero sterrato che attraversa una lecceta e, dopo sette chilometri di cammino e un dislivello di 200 metri, giunge al cospetto delle Lame Rosse, opera d’arte della natura.

Le singolari formazioni rocciose disegnano un paesaggio lunare, tra torri e pinnacoli di argilla e ghiaia, un panorama unico nel suo genere.

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La magia delle Lame Rosse

La Riserva Naturale Abbadia di Fiastra

Da un perdere, nel maceratese, la Riserva Naturale di Abbadia di Fiastra, nata per tutelate le terre appartenute ai monaci cistercensi e da loro lavorate per secoli in felice armonia tra uomo e natura.

Qui si staglia la monumentale Abbazia di Chiaravalle di Fiastra, tuttora abitata dai monaci e permeata da una suggestiva atmosfera di pace e relax.

Lungo il fiume Fiastra è poi possibile percorrere facili itinerari di breve durata per ammirare l’antica selva, in passato riserva di caccia della famiglia Giustiniani Bandini.

La Riserva mette inoltre a disposizione dei visitatori l’Ufficio Informazioni e Centro Visite, il Museo del Vino, il Museo Archeologico e il Museo della Civiltà Contadina.

Abbazia di Chiaravalle di Fiastra

Abbazia di Chiaravalle di Fiastra

Le cascate della Prata e della Volpara

In provincia di Ascoli Piceno, nel territorio del piccolo borgo di Umito, frazione di Acquasanta Terme, l’escursione più bella accompagna, attraverso un sentiero ben segnalato tra maestosi castagni, al cospetto di due fiabesche cascate: la prima che si incontra è quella della Prata.

Proseguendo poi il cammino all’ombra dei faggi, tra ruscelli, piccole cascatelle e un’antica grotta, si apre lo spettacolo della più grande Cascata della Volpara che si getta da un’altezza di 2073 metri: indimenticabile.

Le Marmitte dei Giganti

Lo spettacolo della natura continua con le emozionanti Marmitte dei Giganti nel territorio di San Lazzaro, alle porte di Fossombrone (Pesaro-Urbino): sono incantevoli gole create, nel corso dei secoli, dallo scorrere, allora impetuoso, del fiume Metauro.

In migliaia di anni, il paziente lavoro dell’acqua ha sagomato le pareti di calcare bianco che, oggi, raggiungono i 30 metri di altezza: punto panoramico straordinario per lasciarsi stupire dal “canyon del Metauro” è il Ponte dei Saltelli.

marmitte giganti

Le Marmitte dei Giganti

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Nuotare in un ghiacciaio e non solo: avventure sotto zero da vivere adesso

Quando l’inverno arriva la natura scende in campo per allestire il suo spettacolo più bello. Le strade e i quartieri delle città che conosciamo e che amiamo sono avvolte dal candido abbraccio della neve, festival di sculture di ghiaccio e concerti sotto zero intrattengono le nostre giornate e diventano gli inediti protagonisti delle nostre gelide avventure. Così, la stagione invernale, ci sorprende anno dopo anno.

E se è vero che è comune il desiderio di ritirarsi tra le mura domestiche, per ammirare dal caldo il panorama circostante, è vero anche che sono tante le straordinarie le esperienze che i viaggiatori più temerari possono vivere. Basta solo uscire di casa e lasciarsi ispirare dalle avventure da brivido.

Bagni nel ghiaccio e non solo: destinazione Alpi

Gli amanti della montagna conoscono bene il luogo dove la più bella magia dell’inverno si manifesta. E non lo fa solo attraverso i paesaggi straordinariamente suggestivi, ma anche attraverso le esperienza da vivere e da condividere. Bagni ghiacciati e nuotate nei fiumi sotterranei e poi ancora discese sulle piste innevate e piroette leggiadre sul ghiaccio, queste sono solo alcune delle avventure sotto zero che possiamo vivere senza allontanarci poi troppo.

Le acque ghiacciate di Hintertux

Nel Tirolo austriaco, e più precisamente a Zillertal esiste un luogo di incantevole bellezza aperto a tutti i viaggiatori temerari. Stiamo parlando del lago glaciale naturale di Hintertux, già meta prediletta degli appassionati di nuoto. Qui, infatti, è possibile immergersi nelle acque gelate con temperature sotto zero. Basta solo godere di ottima salute e avere un pizzico di follia.

Non è l’unica esperienza che si può vivere nel medesimo luogo, però. Dopo il bagno, infatti, è possibile attraversare il ventre del ghiacciaio grazie alle grotte situate a una profondità di 30 metri. Si possono percorrere  seduti a bordo di un canotto oppure su uno Stand Up Paddle, per gli appassionati. E chi ha ancora non ne ha abbastanza del freddo può scegliere di nuotare nel fiume ghiacciato e lasciarsi suggestionare dalle stalattiti, le cascate ghiacciate e quel bianco e quei giochi di luce e ombre che si riflettono nell’acqua.

Hintertuxer, Palazzo di ghiaccio

Hintertuxer, Palazzo di ghiaccio

Il pattinaggio con vista sul ghiaccio (e non solo)

Le esperienze sotto zero continuano sui laghi tirolesi incastonati tra le montagne innevate. Il Piburger See in Ötztal, già conosciuto per essere il lago più scenografico del territorio, in inverno si trasforma in una naturale pista di pattinaggio sul ghiaccio. L’Haldensee, invece,  è l’unico lago di tutto il Tirolo che consente anche di essere attraversato con gli sci di fondo.

Ed è sempre sui laghi ghiacciati che consigliamo di restare quando soffia il vento, perché è proprio in questi momenti che è possibile dilettarsi con lo snowkite. Gli aquilani trainano esperti e principianti lungo pianure e piccoli pendii di neve.

E se non siete ancora stanchi e avete bisogno di emozioni ancora più adrenaliniche, non vi resta che raggiungere la valle Kaunertal per l’arrampicata sul ghiaccio. Le cascate maestose e possenti che scendono dai ghiacciai nelle valli del Tirolo, in inverno si congelano creando delle incredibili e spettacolari pareti con tanto di colonne e coni ai quali aggrapparsi.

Un altro hotspot molto popolare per l’arrampicata sul ghiaccio è la valle Sellraintal, nei pressi di Innsbruck. Oltre alla suggestiva e frequentata cascata Bafflfall di 110 m, troviamo anche il Seigesbackfall che, con i suoi 30 metri, è sicuramente più adatto ai principianti.

Arrampicata sul ghiaccio, Osttirol

Arrampicata sul ghiaccio, Osttirol

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Bosco Gurin, il villaggio gioiello della Svizzera

Un Paese bellissimo e davvero a due passi dall’Italia è la Svizzera. Terra fiabesca ricca di patrimoni naturali e villaggi che sembrano usciti da una cartolina, sorprende il visitatore anche per la sua peculiare atmosfera, come quella che si respira a Bosco Gurin, una pittoresca e antica località che ancora oggi conserva il suo splendore.

Bosco Gurin, la storia

Bosco Gurin è un villaggio montano tra i più affascinanti della Svizzera. Fondato dai Walser provenienti dalla Val Formazza nel 1253, ancora oggi vi si parla, oltre all’italiano, un antico idioma: il Ggurijnartitsch.

Negli 800 anni successivi è cambiato poco della storia di Bosco Gurin. Il piccolo villaggio ha vissuto felicemente ignorato dal resto del mondo, fino a quando nel Novecento è stato riscoperto per la bellezza dei suoi paesaggi, mentre nel 2020, è stato persino dichiarato il 42° borgo più bello della Svizzera.

Cosa vedere a Bosco Gurin

Sebbene anche Bosco Gurin abbia subito un progressivo spopolamento dovuto all’emigrazione, negli ultimi anni ha saputo rinascere grazie al turismo e ai suoi progetti coraggiosi come la stazione sciistica, tra le più apprezzate in Ticino. Ma non solo. Visitarlo è come fare un tuffo nel passato fatto di architetture tipiche, natura che scalda il cuore e tradizioni antiche ancora ben radicate.

Una composizione originale caratterizzata da case autentiche costruite in pietra e legno, e particolari stalle sparse nei prati. E, in qualsiasi periodo dell’anno ci si trovi, Bosco Gurin regala comunque e sempre meraviglie.

bosco Gurin case

L’architettura tipica di Bosco Gurin

Il centro del villaggio ha un aspetto fuori dal tempo, grazie ai suoi edifici intonacati di bianco e i tetti grigi di ardesia. Infatti, passeggiare per le sue ripide stradine è un’esperienza indimenticabile. Assolutamente affascinante, poi, è il suggestivo Museo di storia etnografica “Guriner Walserhaus” che permette di conoscere la storia più datata delle valli del Canton Ticino e contemporaneamente scoprire la cultura Ggurijnartitsch, legata all’antico dialetto che ancora oggi viene parlato.

Sempre tra le viuzze lastricate del centro si può visitare la Chiesa dei Santi Giacomo e Cristoforo, un elegante edificio dalle forme neoclassiche che possiamo definire il cuore di Bosco Gurin. Bellissimi anche i graffiti e gli affreschi che decorano gli immobili, e tra le case e le strutture pubbliche si possono notare i caratteristici Gadumdschi, piccole costruzioni di una sola stanza che vengono ancora usate dai pastori come stalle o rifugi durante le tempeste di neve.

Meraviglie anche appena fuori dal centro. Per esempio, lungo l’antica strada che porta più a valle si può incontrare la Chiesa della Madonna delle Nevi, costruita nel Settecento dopo la disastrosa valanga del 1696 che rase quasi completamente al suolo il villaggio. Mentre lungo il tragitto che porta a valle, e per tutti i dintorni di Bosco Gurin, si possono trovare le torbe, i tradizionali edifici con uno zoccolo di pietra e le pareti in legno che per secoli sono stati i rifugi dei boscaioli e pastori.

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La Chiesa dei Santi Giacomo e Cristoforo

Bosco Gurin in inverno

Come detto poco sopra, Bosco Gurin è rinato dalle sue ceneri durante il Novecento. Spettacolari, infatti, sono gli impianti sciistici del comprensorio della Grossalp, un sistema di oltre 30 chilometri di piste adatte a ogni tipo di sport sulla neve e di ogni difficoltà.

Tra le piste più famose della zona c’è certamente Sandiga Boda, orientata verso sud e per questo quasi sempre baciata dal sole alpino. E per chi non ama sciare c’è lo spettacolare Parco della Neve, un luogo in cui divertirsi anche con i più piccini. Senza dimenticare i suggestivi percorsi avventura tra le vette innevate, che permettono di ammirare lo spettacolare paesaggio delle Alpi del Canton Ticino.

Gli amanti della montagna sanno perfettamente che essa, in inverno, rivela il suo lato magico e cristallino. L’ascesa al Ritzberg o al Martschenspitz regala momenti di pura poesia a chi affronta, con fatica e costanza, la conquista delle vette nel silenzio ovattato dei pendii nevosi, rotti a tratti dal richiamo di qualche dolce animale.

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La seggiovia Sonnenberg di Bosco Gurin

Bosco Gurin in estate

Il fiabesco Bosco Gurin ha una grande fortuna: la regione in cui si trova è caratterizzata da un clima insubrico alpino. Ciò vuol dire che i suoi inverni sono secchi, ben soleggiati e con periodi di vento da nord e un limitato numero di giorni di gelo. L’estate, dal canto suo, è un’esplosione di sole, anche se talvolta si fanno spazio violenti temporali. La catena alpina impedisce, infatti, l’arrivo delle perturbazioni da nord in inverno, mentre durante la bella stagione le perturbazioni provenienti dal mediterraneo generano forti acquazzoni che in poco tempo scaricano grandi quantità di acqua.

Ciò non impedisce a questo villaggio incantevole della Svizzera di regalare esperienze memorabili. In questa fase dell’anno, infatti, si trasforma in un paradiso naturalistico dove i verdissimi prati alpini cedono il posto a fantastici boschi di conifere.

Da queste parti gli amanti delle passeggiate e delle escursioni in montagna possono seriamente lasciarsi alle spalle il caos delle città ed entrare in contatto con la natura incontaminata. Del resto, l’intera area di Bosco Gurin è attraversata da una fitta rete di sentieri e percorsi che permettono di raggiungere le vette circostanti e i villaggi vicini. Il tutto senza la necessità di dover essere escursionisti provetti, anche se una buona dose di preparazione fisica è sempre consigliata e, alle volte, necessaria.

Uno dei tragitti più suggestivi è quello che segue i cosiddetti “Sentieri di Pietra“, una rete di percorsi che ricalca gli antichi tratturi utilizzati dai pastori per attraversare le Alpi, per raggiungere la spettacolare area dei laghi di Schwarzsee, Herli e Ussera See.

Dei piccoli bacini che sono un sogno (a occhi aperti) naturalistico dove poter ammirare le vette coperte di neve specchiarsi nell’acqua purissima che si raccoglie nelle profonde conche di origine glaciale.

Insomma, qualunque stagione sia, c’è da prendere in considerazione un viaggio a Bosco Gurin, un luogo che racchiude in sé il fascino di uno dei più incantevoli villaggi di montagna della Svizzera. Una meta per fare un vero e proprio tuffo nel passato e che, allo stesso tempo, rappresenta la destinazione ideale per un soggiorno indimenticabile all’insegna della tranquillità, dell’attività fisica a contatto con le meraviglie di Madre Natura e anche, e soprattutto, della riscoperta delle tradizioni.

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Una splendida veduta di Bosco Gurin

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Scoprire Sanremo: cosa vedere nella Città dei Fiori

Meta ambita del Ponente ligure è Sanremo, la Città dei Fiori e della musica, incastonata nella bellezza della Riviera dei Fiori, dal centro storico ricco di attrattive e dal suggestivo lungomare ombreggiato da palme.

Il Casinò, le splendide ville, le chiese, la zona dello shopping di Corso Matteotti con il famoso Teatro Ariston, i giardini e le spiagge ne fanno una delle località da non perdere durante una vacanza in Liguria. Conosciamola meglio.

sanremo

Veduta di Sanremo

Cosa vedere a Sanremo

La Pigna

Sanremo ha due anime: quella vivace e moderna e quella antica e affascinante del suo quartiere storico, la Pigna, il primo nucleo della città di origine medievale che si raggiunge oltrepassando la trecentesca Porta di Santo Stefano.

Una visita può partire proprio da qui, dal labirinto di vicoletti, passaggi coperti, ripide scalinate, fontane, piazzette e archi che disegnano una Sanremo inedita e molto simile ai tipici borghi del suo entroterra. Tappe da non tralasciare sono il Santuario della Madonna della Costa, dalla facciata in stile barocco e l’interno impreziosito da statue lignee, e i Giardini Regina Elena, da cui godere di un panorama unico sulla città e sul golfo.

Il Casinò

casinò sanremo

Il Casinò

Celebre è senza dubbio il Casinò di Sanremo, elegante edificio in stile liberty inaugurato nel 1905 e poi riaperto nel 1945 al termine della Seconda Guerra Mondiale.

L’ingresso, riservato ai maggiorenni, è gratuito e vale la pena entrare anche solo per ammirare la bellezza della struttura.

La Cattedrale di San Siro e la Chiesa Russa Ortodossa

Straordinarie sono poi le chiese della città tra cui spiccano la Cattedrale di San Siro e la Chiesa Russa Ortodossa. La Cattedrale risale al 811 e si presenta come il più importante esempio di architettura romanica in Liguria, in pieno centro: degne di nota le due porte laterali con bassorilievi.

La Chiesa Russa Ortodossa è uno dei simboli cittadini nonché un autentico capolavoro, costruita agli inizi del Novecento: colpisce con le classiche cupole tonde e colorate e un’architettura così differente da tutti gli altri edifici di Sanremo.

Villa Nobel e Villa Ormond

Da non perdere anche le due magnifiche ville storiche, Villa Nobel e Villa Ormond. La prima prende il nome da Alfred Nobel, l’inventore del celeberrimo premio che qui soggiornò, e venne edificata nel 1870 in stile moresco: a tre piani, conserva lo studio di Nobel, stanze dai soffitti affrescati ed è preceduta da un ampio cortile con vegetazione esotica.

Villa Ormond, invece, vanta un giardino ottocentesco dove ammirare, zona per zona, una grande varietà di piante esotiche tra cui spiccano esemplari rari e molto antichi.

Il Teatro Ariston e il Museo Civico

Lungo Corso Matteotti lo sguardo cade sul noto Teatro Ariston, palcoscenico del Festival della Canzone Italiana e del Premio Tenco, un teatro unico che può ospitare fino a duemila persone e, durante l’anno, propone innumerevoli spettacoli quali lirica, balletto, cabaret, cinema e poesia.

Punto di interesse è inoltre il Museo Civico, in pieno centro, che racchiude il notevole patrimonio storico, artistico e archeologico di Sanremo e del Ponente: alle antiche testimonianze del territorio si affianca la pinacoteca con pregevoli opere di scultori e pittori dal Seicento a oggi.

La Sanremo del lungomare e delle spiagge

lungomare sanremo

Il Lungomare di Sanremo

Magnifica località balneare, Sanremo incanta anche con il suo lungomare, la Passeggiata dell’Imperatrice in onore della zarina di Russia Maria Aleksandrovna, un susseguirsi di alte palme e panchine dove fare una piacevole sosta tra sculture e aiuole curate, la pista ciclopedonale e le due spiagge cittadine.

La Spiaggia dei Porti, di finissima sabbia bianca, è vicina al centro storico, tra Porto Sole e Porto Vecchio mentre la Spiaggia Tre Ponti, più lontana, è plasmata da ciottoli e scogli.
Entrambe sono attrezzate con stabilimenti balneari, giochi per bambini, ristorazione e attività sportive.

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Le teste di pietra del Castello Incantato di Sciacca

C’è un luogo, situato sopra un terrazzo collinoso che precipita nello splendido mare siciliano, in cui sembra di entrare in un regno speciale: il Castello di Sciacca in provincia di Agrigento. In realtà non è un vero e proprio maniero in stretto senso architettonico, è più una fortezza che si rivela uno scrigno di arte, creatività ed estro, a tal punto da essere chiamato anche “Castello Incantato“.

Il Castello Incantato e la sua assurda storia

Il Castello Incantato si trova alle pendici del Monte Kronio ed è un vero gioiello di Sciacca, affascinante borgo siculo lambito da un mare cristallino e caratterizzato da un profilo colorato grazie alle sue case, la ceramica e le celebri acque termali (e per i più festaioli anche il Carnevale).

Un luogo che è un vero e proprio giardino-museo a cielo aperto, che nasce dal desiderio di una personalità artistica unica: Filippo Bentivegna. Basti pensare che la narrazione popolare lo considerava pazzo. Egli, infatti, fu costretto a scontare alcune vicissitudini che misero a repentaglio la sua salute fisica e mentale, tra cui una legnata in testa, ricevuta negli Stati Uniti dove era emigrato in cerca di fortuna, che gli procurò una lesione cranica per la quale fu dichiarato inabile al lavoro.

Costretto a rientrare in patria, decise di comprare un piccolo appezzamento di terreno poco fuori il centro abitato di Sciacca, iniziando un frenetico lavoro di scavo per recuperare la pietra necessaria alla creazione del suo Castello Incantato. Nel corso del tempo il giardino diventò il suo mondo in cui viveva rintanato, lontano da ogni rapporto con la società.

Una condizione che lo portò ad autoproclamarsi “Signore delle Caverne” a causa dei numerosi cunicoli da lui scavati. Ma non solo. Quelle rare volte che si aggirava per le vie del borgo siciliano lo faceva con un piccolo bastone tenuto in mano a mo’ di scettro, simbolo della sua maestà, ma solo fino al 1967, quando all’età di 78 anni, lasciando una stravagante galleria di sculture unica nel suo genere e certamente di non facile interpretazione artistica, Filippo Bentivegna morì.

giardino incantato sciacca

Il giardino-museo di Sciacca

La sua fu un’opera che, nel corso degli anni, non ricevette mai la giusta attenzione. Il tutto perché Filippo era il “pazzo”. Infatti, dopo la sua morte, il maniero rimase per anni abbandonato e frutto di sciacallaggio.

Fortunatamente, alla fine degli anni ’60, un collaboratore di Jean Dubuffet, artista e teorico dell’Art Brut, riuscì a visitare il podere, riportando in dono a Dubuffet alcune “teste” di Filippo. Queste furono inserite nella sua personale collezione nel 1971, venendo poi esposte a Losanna, nel Museo dell’Art Brut nel 1976.

Proprio per questo, nel 1973, la regione Sicilia decise di acquistare il fondo dagli eredi e l’11 febbraio 2015 il Castello Incantato venne dichiarato bene culturale ai sensi del Codice dei Beni Culturali della Repubblica Italiana. Una storia, quindi, che ci insegna che i veri pazzi siamo noi ad averlo ignorato e deriso per tanti anni, e non Filippo Bentivegna che nella sua tragedia aveva trovato ispirazione.

Il significato del Castello Incantato e delle sue teste di pietra

Dalla pietra nuda, quindi, Bentivegna ha donato una forma alla sua vita e al dolore provato. Da qui affiorano le “anime” che abitano il Castello Incantato tramite affascinanti volti scolpiti nella roccia.

Un popolo rupestre di sudditi con cui l’eclettico artista viveva e parlava. Del resto, per ogni volto scolpito c’era una nome e una storia. Un susseguirsi di teste da osservare in religioso silenzio che si mescolano alla natura e alle grotte scavate dalle mani dello stesso scultore. E passeggiarci fa vivere una grande illusione: si è convinti di ammirare le tante opere, ma in realtà sono proprio quelle teste a guardare i passanti, accennando qualche tiepido sorriso.

castello incantato sciacca

Un angolo del Castello Incantato di Sciacca

Profili definiti, altri solo abbozzati, che conducono al cuore del giardino di pietra in cui si apre la piccola casetta dove Bentivegna viveva e riposava. Al suo interno diverse pitture murarie che raccontano il suo soggiorno negli Stati Uniti, in un’esplosione di speranza e tragedia: grattacieli che si librano verso l’alto, case e chiese, uno specchio di pesci in cui i grandi inglobano i piccoli. Una traccia di malinconia e tristezza, senza trovare una vera e bramata accoglienza.

Del resto, l’obiettivo di Filippo Bentivegna era quello di recuperare la memoria da quando fu ferito gravemente alla testa in quel Paese, l’America, che profumava di speranza e futuro. Un’enorme delusione percepita al massimo soprattutto quando, in seguito all’aggressione, fu lasciato in mezzo a una strada, forse da un rivale in amore. Si narra, infatti, che Filippo avrebbe voluto sposare una giovane donna statunitense, ma che la sua volontà fu interrotta violentemente.

Eppure la sua inquietudine ha trovato espressione, poiché  nel modo di vivere di Filippo esistevano dei tratti schizofrenici, ma senza che egli si allontanasse veramente e mai dalla realtà.

Sciacca, cosa vedere assolutamente

A prescindere dal Castello Incantato, che veramente consente di entrare in un’altra dimensione dove tutto è surreale e magico, merita certamente una visita anche il bel borgo di Sciacca.

Tra le attrazioni da visitare menzioniamo il Duomo (o Chiesa Madre), facilmente identificabile in Piazza Don Minzoni, che presenta una struttura tipicamente a croce latina, con tre absidi risalenti all’epoca normanna. Se già dall’esterno si può intuirne la maestosità, sono gli interni a stupire maggiormente, grazie all’affresco sul soffitto della navata centrale raffigurante l’Apocalisse (di Tommaso Rossi) e l’alternarsi di scene che hanno contraddistinto la vita di Maria Maddalena, poste nelle navate laterali.

Affascinante anche il Palazzo Steripinto, una dimora aristocratica realizzata agli inizi del 1500 da Antonio Noceto in stile catalano-gotico, che è forse una delle più incredibili testimonianze dell’arte costruttiva del luogo. La sua peculiarità? La fitta serie di bugne di pietra che rivestono la facciata a punta di diamante, con ornamenti di smerli e bifore che creano un effetto decorativo singolare. Un vero e proprio tripudio di colori e di sfarzosità.

Ma Sciacca è anche sinonimo di mare irresistibile e spiagge da sogno come, per esempio, il lido situato nei pressi di Capo San Marco. Un angolino in cui rifugiarsi per rilassarsi tra sole, mare limpido e fondale basso.

Insomma, Sciacca è un vero e proprio scrigno di tesori adatti a tutte a le esigenze, ma è anche il luogo perfetto per fare un salto nel mondo dei sogni, grazie al suo incredibile Castello Incantato abitato da tantissime e bizzarre teste di pietra.

Sciacca cosa vedere

Il bel borgo di Sciacca

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Il tesoro più bello di Venezia è un bovolo nascosto nella città

Non esistono strade qui, ma solo canali fiancheggiati da edifici architettonici rinascimentali e gotici di incantata bellezza, gli stessi che conducono nel cuore pulsante della città, quello dove nella piazza centrale si erge la grande basilica che conserva i mosaici bizantini, dove c’è il campanile la cui cima offre una fantastica visione sui tetti rossi che puntellano la laguna. Questa è Venezia, una città straordinaria intrisa di fascino e bellezza, di misteri e leggende, di angoli nascosti e tesori preziosi tutti da scoprire.

Ci sono i musei e le gallerie, i ponti e i giardini segreti e poi c’è un palazzo, situato nei pressi delle strade più battute dai turisti, che conserva un autentico gioiello. Un bovolo, per dirlo in dialetto, una scala a chiocciola che incanta e stupisce a ogni gradino percorso.

Scala Contarini Del Bovolo

Nei pressi di Campo Manin, dove campeggia il monumento dedicato all’omonimo patriota, una stretta strada laterale ci conduce al cospetto di un palazzo appartenuto a una delle famiglie più importanti e potenti della Serenissima: i Contarini. Fu proprio Pietro, discendente della famiglia, che verso la fine del 1400 fece realizzare una straordinaria e leggiadra scala a chiocciola, da qui il nome di bovolo, nel suo palazzo.

Scala Contarini del Bovolo

Scala Contarini del Bovolo

L’incredibile costruzione, attribuita all’architetto veneto Giovanni Candi, si snoda in altezza per 26 metri ed è incastonata perfettamente all’interno di un cilindro murario. Sono 80, in tutto, i gradini monolitici che compongono in senso antiorario questa vorticosa salita verso il cielo di Venezia. Tutto intorno ci sono i mattoni e la pietra d’Istria, gli archi che affacciano sulla città di Venezia. C’è lo stile gotico, quello rinascimentale e quello bizantino che si uniscono e si fondono e si confondono creando un capolavoro d’arte e architettura da attraversare e contemplare.

Il viaggio all’interno di questo tesoro veneziano si conclude lì, sulla terrazza che offre una delle più splendide visioni della meravigliosa e romantica laguna.

Come visitare il tesoro nascosto di Venezia

I tesori sono fatti per essere protetti, ma anche per essere scovati. La Scala del Bovolo si trova a pochi minuti da Piazza San Marco, tuttavia bisogna prestare molta attenzione alla calle che si apre proprio a metà su Campo Manin. Alzate gli occhi perché la strada è indicata da una targa dove campeggia la scritta Scala Contarini del Bovolo. Una volta imboccata la via vi troverete al cospetto di questo monumentale gioiello veneziano.

Scala Contarini del Bovolo

Scala Contarini del Bovolo

I biglietti per visitare il bovolo sono disponibili in loco o acquistabili online. Una volta dentro al palazzo Contarini resterete inebrianti dai colori e dai motivi floreali, dai dettagli ricchissimi e da quel tripudio di stili. Doverosa è una sosta al secondo piano dove è possibile accedere alla sala del Tintoretto che conserva alcune delle più importanti opere d’arte di Venezia realizzate tra il 1500 e il 1700.

Proseguendo verso l’alto, invece, si arriva alla terrazza panoramica, un belvedere segreto che offre una delle più belle visioni della laguna a ogni ora del giorno.

Curiosità

Secondo una leggenda popolare, Pietro Contarini fece costruire un’altra scala a chiocciola all’interno dell’edificio per raggiungere la sua camera da letto a cavallo.

Sulla terrazza del bovolo, invece, nel 1859, l’astronomo tedesco Ernst Wilhelm Tempel ha scoperto la cometa C/1859 e la nebulosa di Merope, una stella nella costellazione del Toro.

Scala Contarini del Bovolo

Scala Contarini del Bovolo, terrazza

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Viaggio a Dublino per il centenario dell’”Ulisse” di James Joyce

Era il 1922 quando James Joyce pubblicò uno dei romanzi più importanti della letteratura del XX secolo, “Ulisse”. Il 2/2/2022 ricorre dunque il centenario di quest’opera, ma nel 2022 si celebra anche il 140° anniversario della nascita di Joyce, lo scrittore, poeta e drammaturgo irlandese nato a Dublino nel 1882.

In occasione di questi due importanti anniversari, vogliamo condurvi in un viaggio insolito nell’Irlanda tanto amata dagli italiani. Se state pensando di organizzare un viaggio sull’isola di Smeraldo tenete presente un’altra data significativa: quella del 16 giugno, giorno in cui si celebra il Bloomsday, in omaggio al personaggio dell’”Ulisse”, Leopold Bloom, e all’impostazione del romanzo che si svolge nell’arco di una giornata, esattamente il 16 giugno 1904. In questa giornata, tutta l’Irlanda (e non solo) è in festa. Si è infatti soliti vestirsi in stile edoardiano o facendo qualche piccolo rito “Joyciano”, legato al cibo o a un acquisto. Il Bloomsday è celebrato in tutto il mondo dove ci sono degli irlandesi e, si sa, sono un popolo di “expat”, basti pensare alla festa di San Patrizio, patrono d’Irlanda, che però viene ricordata in tutto il mondo.

Visitare Dublino quest’anno, e in particolare a giugno, sarà quindi ancora più bello e divertente, in quanto è previsto un fitto calendario di eventi che avranno luogo in tutta la città. E non è solo un itinerario per gli appassionati di letteratura, in quanto alcuni luoghi legati a Joyce sono dei “must see”.

La Dublino di Joyce

A Dublino, quale migliore itinerario se non ripercorrendo i luoghi dove è ambientato “Ulisse”, raccontati in modo accurato e ancora oggi, a distanza di cent’anni, ancora ben riconoscibili?

Nonostante i tanti cambiamenti nella Capitale irlandese, molti luoghi storici sono rimasti gli stessi che ritroviamo tra le pagine del libro o che sono legati allo scrittore. Chi ha amato il testo o chi non ha avuto l’occasione di leggerlo, ripercorrendoli, farà tre viaggi in uno: il primo nel tempo, il secondo nella bellissima città di Dublino (e nei dintorni) e il terzo attraverso il potere straordinario della letteratura.

Prima tappa: il MoLI

È il punto ideale da cui partire per un itinerario sulle tracce di James Joyce. Il MoLi (Museum of Literature Ireland), aperto proprio di recente, è il museo dedicato alla letteratura irlandese. Qui è conservata la copia numero uno dell’”Ulysses” e, vederla dal vivo, con la raffinatissima e austera copertina dai toni cerulei, è davvero un’emozione. Vale comunque la pena visitare questo spazio contemporaneo e interattivo che ha allungato la vita a un edificio storico in pieno centro tra i più rilevanti di Dublino, nonché sede originaria della University College of Dublin che ha visto Joyce tra i suoi studenti e nel cui giardino segreto, sul retro, è ancora presente il frassino presso il quale l’autore si fece fotografare in occasione della laurea insieme ad altri studenti.

Seconda tappa: la National Library

Un altro indirizzo da dove andare è la National Library, con la sua bellissima sala a cupola dedicata alla lettura, rimasta intatta come narrata nel romanzo e dove Stephen Dedalus, l’alter-ego letterario di James Joyce, disquisisce di letteratura. Menzionata anche in “Ritratto dell’artista da giovane” (“A Portrait of the Artist as a Young Man”), un’altra opera di Joyce, era un luogo di ritrovo, di studio e confronto tra l’autore e i suoi amici. La Library ospita moltissimi manoscritti e appunti di Joyce e di molti altri autori irlandesi (tra cui William Butler Yeats), consultabili anche in formato digitale.

Terza tappa: Molesworth Street & Dawson Street

Sempre nel pieno centro di Dublino, tra case in stile georgiano, porte colorate e caratteristici pub, si trova l’incrocio tra Molesworth Street e Dawson Street. È qui che il protagonista di “Ulisse”, Leopold Bloom, incontra un cieco e lo aiuta ad attraversare la strada, descrivendone gesti e atteggiamenti in maniera poetica. L’incontro tra i due è ricordato da una placca commemorativa su cui sono incisi alcuni passaggi del libro.

Già che ci siete, nei pressi di questo incrocio si trova la St. Ann’s Church, una chiesa molto famosa per le sue vetrate ma anche perché qui si sposò Bram Stoker, l’autore di “Dracula” che, proprio nel 2022, celebra il 125° anniversario e perché, sempre in questa parrocchia, fu battezzato un altro famoso “dubliner”, Oscar Wilde.

Quarta tappa: il Pub Davy Byrnes

In una via parallela alla via dello shopping, Grafton Street (percorsa da Bloom pensando a un regalo e in cui si trova il Bewley’s Oriental Cafè, ancora attivo, seppur ristrutturato), si trova un altro luogo significativo: il pub Davy Byrnes, in cui Leopold pranza con il famoso panino al gorgonzola, accompagnato da un bicchiere di Borgogna. L’arredamento e lo stile del locale oggi sono cambiati, ma l’eco degli avvenimenti del romanzo è ben presente, con una sala interna dedicata a Molly Bloom, moglie di Leopold, dove servono proprio il sandwich al gorgonzola con un bicchiere di vino francese.

Quinta tappa: la Sweny’s Pharmacy

Tra i luoghi cult legati alla trama di “Ulisse” c’è senza dubbio la (ex) farmacia Sweny’s, dove Leopold compra per Molly una saponetta al limone. Anche se non è più formalmente una farmacia, entrarci è emozionante come varcare uno stargate: gli scaffali originali sono al loro posto, così come i flaconi dell’epoca. Una collezione deliziosamente disordinata di memorabilia, che aumentano il senso di “autenticità” del luogo, fa bella mostra di sé, così come moltissimi volumi con quasi tutte le traduzioni in varie lingue del romanzo, elemento che svela la nuova funzione del luogo. Sweny’s è diventata, infatti, un vivace circolo letterario, gestito dall’istrionico PJ Murphy che spesso saluta chi entra con una canzone in gaelico accompagnata dalla chitarra. Oltre ai libri si può acquistare la famosa saponetta al profumo di limone. Gli acquisti che vengono fatti contribuiscono a mantenere in vita questa piccola perla.

Sesta tappa: il Trinity College

È uno dei luoghi imperdibili quando si visita Dublino, la famosa “Long Room” del Trinity College, stracolma di libri antichi fino al soffitto, tra cui spicca il “Book of Kells”, un manoscritto miniato del IX secolo, e di busti di personaggi celebri sono un tuffo al cuore. Volendo, si può partire da qui e invertire le tappe del tour consigliato. Leopold, il 16 giugno 1904, attraversa il College e dice che non avrebbe voluto viverci.

Settima tappa: il James Joyce’s Centre

Attraversando il fiume Liffey, magari percorrendo un altro luogo joyciano come l’O’Connell’s Bridge, si raggiunge il James Joyce Centre, ubicato nell’edificio di fine ‘700 dove era presente la scuola di danza di Denis j. Maginni, un dandy citato nel libro e noto insegnante di danza dell’epoca. Contiene anche la porta del numero civico (7 di Eccles Street) dell’edificio dove inizia e finisce il romanzo, purtroppo abbattuto per una ristrutturazione degli Anni ’60.

Ottava tappa: il Winding Stair Bookshop & Cafè

Non lontano dal Centre, lungo la Bachelor’s Walk, percorsa anche da Bloom nel romanzo, c’è un piccolo luogo da non perdere. Si tratta del Winding Stair Bookshop & Cafè, sorto dove si trovava la casa d’aste Dillon, presente nel libro.

Altre tappe

I luoghi di Dublino legati all”Ulysses” di Joyce sono moltissimi. Vale la pena ricordare anche The National Museum (Bloom vi si nasconde per evitare l’incontro con l’amante della moglie), The National Art Gallery, l’imponente edificio della Bank of Ireland, e il centralissimo parco urbano St. Stephens’ Garden, vero luogo di culto per i dublinesi, a un passo dal MoLi, tra l’altro, tornando così al punto di partenza.

I luoghi di Joyce fuori Dublino

La baia di Dublino è bellissima e in pochi minuti di treno si raggiungono piccoli borghi marinari che sono un incanto. Legata a James Joyce è la cittadina di Sandycove, a meno di 10 chilometri da Dublino, dove sono ambientate le scene iniziali del libro e in cui è presente la Martello Tower: nel romanzo è dove vive Dedalus e Joyce vi trascorse davvero qualche notte nel 1904. La torre è anche un museo oltre che luogo di pellegrinaggio durante il Bloomsday.

Un altro borgo molto bello per una passeggiata e un pranzo in riva all’oceano è Dalkey, la cittadina dove insegna Dedalus e oggi scelta come rifugio a un passo dalla Capitale da molte celebrity, tra cui Bono degli U2, irlandese doc.

Dublino-James-Joyce-North-Earl-Street

la statua di James Joyce a North Earl Street, Dublino

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Meravigliosa è la notte a Parigi

Straordinaria di giorno, incantata con le luci infuocate del tramonto, surreale in autunno, sorprendente in primavera, Parigi è semplicemente meravigliosa, in ogni momento della giornata e in qualsiasi stagione. Perché lei è romantica e illuminata, intellettuale e misteriosa, bellissima come solo lei sa essere.

E lo è ancora di più la notte, quando i raggi del sole lasciano spazio al buio e la città si accende delle sue luci, quelle della ville lumière. Tutto splende, come una magia, come quel film di Woody Allen che ci ricorda, che quando l’orologio segna la mezzanotte, qui tutto è possibile.

La città delle luci

Ha ispirato artisti, scrittori e illuminati, filosofi e letterari, poeti e pittori. Eppure anche attingendo a tutta l’eredità che ci hanno lasciato gli altri, non riusciremmo a descrivere l’immensità di una città artistica e sofisticata, ricca di storia, di tesori architettonici, di fascino e di mistero. Anche un caffè o una semplice passeggiata a Parigi sanno trasformarsi in un’esperienza. E poi ci sono le cattedrali e i musei, le vie dello shopping e quelle dell’alta moda.

Notre Dame de Paris

Notre Dame de Paris

La ville lumière è sorprendente. Lei che è chiamata così perché è stata la patria dell’illuminismo, ma anche una delle prime città europee ad aver portato le luci tra le strade. Ed è proprio quando queste si accendono, di notte, che inizia la magia. Non è un caso che la capitale francese abbia ottenuto il primo posto nella classifica delle città più belle di notte. Basta fare un giro su Instagram per vedere che è suo il maggior numero di fotografie scattate sotto la luce della Luna.

Tra le strade illuminate della città

Ed è proprio in quel momento, quando il sole lascia spazio al crepuscolo, che è doveroso andare alla riscoperta della città. Lo spettacolo inizia proprio quando le strade e i quartieri di Parigi si illuminano gradualmente creando un’atmosfera magica. Il luogo migliore dove osservare la grande bellezza è la cima della Tour Eiffel o dalla Tour Montparnasse.

Prima però, sembra doveroso fermarsi ad ammirare le luci del tramonto che infuocano i monumenti iconici della capitale francese, come l’Arc de Triomphe o la basilica del Sacré Coeur a Montmartre.

Pont Neuf

Pont Neuf

E poi via a passeggiare per i quartieri della Ville Lumière, iniziando dagli Champs-Élysées, lungo la strada che non dorme mai e poi arrivando fino al Louvre per ammirare la piramide dorata che illumina il piazzale del museo. Dalla rive gauche è possibile osservare la bellezza di Notre Dame, silenziosa e magica, e poi via lungo la Senna per ammirare gli edifici, le attrazioni e i negozi che brillando si fondono e si confondono. Un itinerario, questo notturno, che passa inevitabilmente anche per i magici ponti della città, da quello più romantico, il Pont des Arts, a quello più antico, Pont Neuf.

E poi, come ultima tappa per il gran finale, ci si reca lì, dove domina incontrastata sulla place du Trocadérola e sul resto della città la Tour Eiffel. Fermatevi un momento e tenete d’occhio l’orologio perché il momento migliore per osservare l’affascinante torre illuminata corrisponde all’una di notte. È in questo momento che 20000 luci scintillanti si accendono per l’ultima volta per dare la buona notte a Parigi.

Parigi di notte

Parigi di notte

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Sui luoghi della Royal Family, un viaggio virtuale

Londra è una città ricca di fascino e cultura, un luogo dove storia e magia si intrecciano sino a dar vita ad un’atmosfera che non si può trovare in nessun’altra parte del mondo. Ma è anche il posto in cui affonda le radici la Royal Family: e chi non ha sognato almeno una volta di essere nei panni della Regina Elisabetta II, o del Principe William e di Kate Middleton? L’occasione perfetta arriva nientemeno che dal web. Ecco un viaggio virtuale alla scoperta dei luoghi più famosi (e quelli meno conosciuti) della Famiglia Reale.

Buckingham Palace e l’Abbazia di Westminster

In un tour che vuole mettere in risalto le bellezze di Londra legate alla Royal Family, non si può certo fare a meno di partire da Buckingham Palace. È nel cuore di Westminster che brilla un maestoso palazzo in stile neoclassico, circondato da ampi giardini floreali: si tratta della residenza ufficiale della Regina Elisabetta II, nonché la sede della gran parte degli eventi ufficiali che ha luogo nella capitale britannica. I suoi immensi saloni sprigionano un’atmosfera densa di storia, e poterli ammirare è uno spettacolo di cui non tutti sono fortunati spettatori.

Ma sul sito ufficiale del Palazzo è possibile concedersi un tour virtuale in alcune delle sue stanze più celebri, quelle che hanno accolto (e continuano tuttora ad accogliere) grandi personalità provenienti da ogni angolo del mondo. Questo viaggio tra gli angoli più belli di Buckingham Palace conduce dapprima presso lo scalone d’onore, per poi affacciarsi tra le mura riccamente decorate della Sala del Trono e della Sala Bianca. Grazie ad una vista a 360°, si possono ammirare persino i più piccoli dettagli dei preziosi arredi che campeggiano in queste stanze.

È a poca distanza da qui che sorge l’Abbazia di Westminster, il più importante luogo di culto anglicano a Londra. Si tratta di un edificio iconico, una vera e propria attrazione che attira ogni anno milioni di turisti per l’incredibile bellezza della sua facciata gotica, inserito anche tra i Patrimoni UNESCO. Qui sono avvenute le incoronazioni più importanti a partire nientemeno che dal 1066. Sul sito ufficiale, ci sono tantissime sorprese tutte da scoprire (anche se solo in maniera virtuale): dalla tomba di Edoardo il Confessore al trono dell’incoronazione, passando per l’Angolo dei Poeti dove sono omaggiati alcuni dei più grandi poeti inglesi.

Gli altri luoghi della Royal Family

Ma le bellezze della Londra vista con gli occhi della Famiglia Reale non si esauriscono certo qui. Ci sono ancora i Kensington Gardens, un tempo giardini privati di Kensington Palace e oggi uno dei parchi reali che si trova proprio a Westminster. Sorgono accanto ad Hyde Park, e racchiudono tutta la semplicità e l’incanto della natura: aiuole ornamentali e graziose fontane fanno bella mostra nel verde rigoglioso. E per i più curiosi non resta che ammirare la Serpentine Gallery. Il sito ufficiale offre un tour virtuale tra tutte queste meraviglie, per godersi un po’ della tranquillità che solo uno splendido parco può regalare.

Un’ultima tappa di questo viaggio alla scoperta della Londra reale non può che condurvi presso la Horse Guards Parade: è proprio qui che ogni anno si celebra il Trooping the Colour, il compleanno ufficiale della Regina. Tra i vari edifici che vi si affacciano, spicca il Museo della Cavalleria. Al suo interno sono custoditi preziosi reperti che raccontano la storia delle guardie del corpo a cavallo di Sua Maestà, e che si possono ammirare anche grazie al tour virtuale disponibile sul suo sito ufficiale.