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Castello Sforza Cesarini: un luogo da fiaba italiano

Il nostro Paese è tutto bellissimo, ma ci sono degli angoli che sono in grado di catapultare direttamente dentro a una fiaba. Uno di questo è il Castello Sforza Cesarini, un antico maniero che svetta tra i cieli e i boschi di Rocca Sinibalda, un comune italiano di poco più di 100 anime che fa parte della provincia di Rieti.

Castello Sforza Cesarini: con una storia ricca di fascino

Il Castello Sforza Cesarini, chiamato anche Castello di Rocca Sinibalda, fa da guardiano alle case del borgo laziale e si distingue per essere uno dei più suggestivi di tutta la regione. La sua fondazione risale al 1080 e, oltre a essere passato di proprietà in proprietà, è stato anche vittima di episodi drammatici, come dilapidazioni, incendi, abbandoni e saccheggi.

Per questo motivo, non c’è chiarezza sulla sua storia, ma quel che è certo è che tutto questo mistero gli dona quel qualcosa in più, quella bellezza unica che caratterizza costruzioni così speciali come questa.

Cosa vedere

Varcare la soglia di questo Castello è come fare un tuffo nella magia: pur potendolo visitare solo in parte (le visite private includono anche le zone interdette), l’esperienza è a dir poco eccezionale. L’ingresso conduce, tramite una stretta galleria, presso la corte grande che si distingue per essere un elegante ed ampio spazio merlato.

Degni di nota sono anche il piano nobile del palazzo signorile e la sala grande che è abbellita da affreschi del ‘700. Visitabile parzialmente è invece il cosiddetto Cannocchiale, una curiosa prospettiva che tocca la biblioteca, la sala dello sciamano, la sala del criminale, la sala del giardino incantato, la sala della musica e il grande salone del totem bianco. Un qualcosa di davvero straordinario, tanto da essere definito come un percorso di trasformazioni possibili.

All’interno delle mura di questo incantevole maniero sono custodite anche “Le Collezioni”, un insieme di maschere rituali del Nord Ovest americano, totem indiani (uno persino di 9 metri di altezza), maschere, oggetti tribali africani e molto altro ancora.

Chiamato anche Castello delle Metamorfosi perché tra le sue mura si trovano affreschi e grottesche ispirate alla Metamorfosi di Ovidio, nasconde pure delle cantine in cui spesso sono ospitate installazioni e performance artistiche.

Come si può visitare il Castello

Per scoprire il maestoso Castello Sforza Cesarini è necessario prenotare perché le visite avvengono esclusivamente con l’ausilio una guida turistica.

È bene sapere, tuttavia, che le parti che si possono visitare sono l’ingresso, la corte grande, i vari camminamenti che percorrono l’intero perimetro del castello, il piano nobile del palazzo signorile, alcune delle sale lungo il Cannocchiale  – quindi la biblioteca e la sala dello sciamano – gli affreschi rinascimentali, le grottesche, le cantine, il teatro e Le Collezioni.

Per conoscere tutto il resto occorre prenotate una visita privata.

Il borgo di Rocca Sinibalda

Se si sceglie di prenotare una visita presso il Castello Sforza Cesarini, bisogna approfittare di questa occasione per visitare il borgo di Rocca Sinibalda che svetta maestoso sui colli dell’Alta Sabina, tra il verde dei boschi e la valle dove scorre il fiume Turano.

Tra le cose da non perdere c’è il Museo Agapito Miniucchi, un medico originario di Rocca Sinibalda che ha creato tra Spoleto, Todi, Terni e questo bel borgo una serie di opere in ferro, legno e pietra davvero uniche nel loro genere. Una sua opera in pietra è visibile anche al centro dei giardini della piazza, mentre altre sono parte della collezione del Castello.

Infine, è possibile passeggiare lungo il fondovalle per raggiungere i resti di un grande mulino ad acqua, le cui mole sono ora conservate nei giardini del Castello.

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Viaggio a Opatija, la regina dell’Adriatico

Opatija, che in italiano chiamiamo Abbazia, è una bellissima città della Croazia che può essere definita la regina dell’Adriatico. Non solo perché è una splendida località di mare, ma anche perché è stata la destinazione balneare più ricercata dall’élite austro-ungarica durante l’impero asburgico.

A dimostrazione di quanto appena detto ci sono una serie di sontuose ville in stile belle époque, che anche oggi vengono ammirate dai numerosi turisti che qui vengono a trovare piacere e relax.

Cosa aspettarsi

L’affascinante città di Opatija si trova in Istria e si affaccia sulla splendido Golfo del Quarnaro. Sorge in una posizione riparata alle pendici del monte Maggiore, e in più è circondata da boschi di lauro e parchi.

Un piccolo gioiello, quindi, dotato di uno splendido lungomare che fa sentire tutti imperatori, re e regine. Pur essendo una meta particolarmente amata e frequentata durante il periodo estivo, Opatija ha un’anima frizzantina nel corso di tutto l’anno: ci sono spettacoli teatrali e folkloristici, concerti, opere, mostre e molte altre cose ancora, merito anche del suo clima mite che favorisce eventi e appuntamenti.

Cosa vedere

Opatija offre un meraviglioso lungomare che è pregno di monumenti di rilievo che raccontano l’antica storia cittadina. Si cammina all’ombra di piante di alloro e lecci per ben 12 chilometri e si può persino fare rigeneranti in soste in affascinanti parchi verdissimi. Uno di questi è il parco Angiolina, uno spazio in cui dimorano più di 150 specie di piante davvero particolari, come la camelia giapponese che è ormai divenuta un simbolo cittadino.

Il mare, in tutto questo, sarà sempre protagonista, una cristallina distesa d’acqua su ci si affacciano ville che sono dei capolavori.

Dopo il lungomare da non perdere sono Obala Maršala Tita, una via ricca di hotel, ristoranti e negozi; il Viale delle Stelle, ovvero una passeggiata che omaggia i croati che si sono distinti nel campo dello sport, della scienza, cultura e arte; il sentiero di Carmen Sylva, realizzato tra fine Ottocento e inizio Novecento.

Straordinaria è anche la Chiesa di San Giacomo che è totalmente immersa nel verde. Recente ma particolarmente interessante è la Chiesa dell’Annunciazione della Beata Vergine, che vanta una cupola color smeraldo che svetta nei cieli limpidi.

Imperdibile è poi il simbolo per eccellenza di Opatija: la scultura di una ragazza che tende la mano a un gabbiano e che è stata costruita in cima a un promontorio che si specchia nel mare. Ma non è l’unica scultura, perché in giro per tutta la città ci sono opere di artisti e artiste croate che raffigurano tantissimi personaggi diversi, come un barcaiolo abbaziano, una danzatrice di fama internazionale, un violinista e molto altro ancora.

Infine, il Museo del Turismo Croato che prende vita in tre magnifici palazzi. Il più sfarzoso è senza ombra di dubbio Villa Angiolina che è pregna di decorazioni, affreschi, capitelli e mosaici.

Le spiagge

C’è da essere onesti: quelle di Opatija non sono le spiagge più belle della Croazia, ma nonostante questo hanno un fascino indiscutibile per gli scorci che offrono.

La spiaggia cittadina è cementata, ma ciò non toglie che proprio da qui ci si possa tuffare in un mare limpido e dalle mille sfumature di blu.

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Europa Idee di Viaggio turismo enogastronomico Ungheria Viaggi viaggiare vini

Ungheria: il Paese dove gastronomia e vino sono una gustosa scoperta

L’Ungheria per molti di noi è sinonimo di castelli fiabeschi, atmosfere romantiche, centri termali che rimettono al mondo e bellezze naturali che lasciano a bocca aperta. Ma fare un viaggio in questa terra dell’Europa centrale vuol dire anche scoprire qualcosa di probabilmente inaspettato, e che a noi italiani rende particolarmente felici: un’ottima gastronomia e dei vini che non hanno nulla da invidiare a mete ben più famose in questo settore.

Sì, l’Ungheria è stata una grande scoperta per le nostre papille gustative e anche un Paese in cui le tradizioni secolari si mescolano con armonia a varietà uniche, paesaggi mozzafiato e una gioiosa ospitalità.

La tradizione del vino in Ungheria

L’Ungheria vanta ben 6 regioni vinicole che a loro volta si dividono in 22 distretti, tutti caratterizzati dallo status DOP. A questi deliziosi vini si abbina una gastronomia in grado di esaltare il sapore e l’aroma dei vini stessi, che quasi poeticamente sono ottimi da gustare con pietanze di terra e di mare grazie alla loro versatilità.

Ma in fondo non c’è poi così tanto da stupirsi: a portare i primi vigneti in questo territorio furono i romani, che avevano scoperto che il terreno locale era (ed è anche oggi) ideale per la coltivazione dell’uva perché in gran parte di origine vulcanica. Un enorme contributo arriva anche dai numerosi fiumi e il gigantesco Lago Balaton, elementi in grado di creare microclimi ideali per la produzione dei vini.

La regione del Lago Balaton

La prima regione vinicola che abbiamo avuto il piacere di esplorare (e assaporare) è stata quella del Lago Balaton, un gigantesco specchio d’acqua che per la sua estensione e bellezza è definito il “mare d’Ungheria”.

Si tratta di una zona particolarmente favorevole per i vigneti grazie alla tanta luce solare riflessa, l’umidità adeguata e le estati fresche e piacevoli.

Con le montagne alle spalle che creavano un ambiente a dir poco straordinario, abbiamo avuto il piacere di conoscere ben sei distretti vinicoli che con il loro vini riusciti persino a trasmetterci le peculiari caratteristiche del terreno.

Da queste parti la varietà più comune si chiama Olaszrizling, vino perfetto per un aperitivo grazie ai suoi toni esotici. C’è poi il distretto vinicolo Balatonfüred–Csopak che sorge sulla sponda settentrionale di questo immenso lago, e qui i vini da gustare sono particolarmente eleganti e dall’acidità fine.

Più corpose sono invece le produzioni del distretto vinicolo di Badacsony, dove coni e colline vulcaniche regalano panorami scenografici. Da non perdere è ii Kéknyelű, un antico vitigno ungherese coltivato solo in questo distretto poiché caratterizzato da una maturazione tardiva e da una coltivazione complessa e limitata.

Eccezionali sono anche il distretto vinicolo del Balaton Uplands, che si fa spazio sulle colline settentrionali del Lago regalando un’atmosfera altamente romantica, e il distretto vinicolo di Balatonboglár, terra di produzione di vini bianchi snelli e leggeri, di rossi eleganti, e anche della materia prima per la creazione dello champagne.

La regione del Danubio

La regione del Danubio ci ha regalato tutta un’altra emozione: qui i vini sono leggeri e meno acidi. Da queste parti sorgono i distretti vinicoli di Csongrád e Kunság che offrono vitigni coltivati ​​su terreni alluvionali e sabbiosi da cui emergono ottime bottiglie come il Riesling renano, il Kövidinka, il Kékfrankos e lo Zweigelt.

Il primo ci ha fatto innamorare del suo sapore con note erbacee e di mela, il Kékfrankos per la sua freschezza e acidità, mentre e lo Zweigelt per essere ottimo in abbinamento con la selvaggina e i piatti di carne, tra cui il rinomatissimo Gulash ungherese. Una piccola chicca: non mancate di visitare i villaggi di questa regione, in particolare Hajós che è il più grande villaggio di cantine di tutta l’Ungheria.

Gulash Ungheria

Fonte: Visit Hungary

Un ottimo piatto della tradizione ungherese

La regione vinicola dell’Alta Ungheria

Ve lo sveliamo subito senza girarci troppo intorno: la regione vinicola dell’Alta Ungheria è unica nel suo genere perché qui, a differenza di altre zone, le viti crescono ad un’altitudine di 500 metri sul livello del mare.

Una condizione che, oltre a regalare panorami emozionanti come quelli che si possono ammirare presso il distretto del Mátra dove si erge la catena montuosa più alta dell’Ungheria, permette di produrre anche vini piacevoli, freschi, fruttati e morbidi.

Gli amanti del bianco troveranno pane per i loro denti grazie all’ Olaszrizling, Leányka, Ottonel Muscat, Szürkebarát, Sauvignon Blanc e Chardonnay.

Con circa un’ora di macchina dalla spettacolare Budapest siamo poi arrivati al distretto vinicolo di Eger, dove è impossibile non essere sedotti dal patrimonio edilizio e dalle bellezze naturali. Non è di certo da meno l’esperienza con i vini, in quanto qui la tradizione è davvero secolare: le cantine risalgono a 400 anni fa, tanto che è possibile fare una visita guidata al labirinto della cantina di Eger, che è quasi una città sotto la città.

Il vino iconico è l’Egri Bikavér che è frutto della miscela di almeno tre vitigni, il più dominante dei quali è il Kékfrankos, oltre ai vitigni blu locali e internazionali.

La regione vinicola Pannonia

Si arriva nella regione Pannonia e si viene accolti da sinuose colline quasi costantemente baciate dal sole e da un forte mesoclima mediterraneo.

Qui il distretto vinicolo del Villány dà vita eccezionali vini rossi, molti dei quali di origine francese come Merlot e Cabernet Sauvignon.

distretto vinicolo del Villány

Fonte: Visit Hungary

Il distretto vinicolo del Villány

Passeggiando nel paesino ci si può perdere in un incrocio di strade con cantine ed enoteche a ogni angolo.

Da non perdere è anche la zona vinicola di Pécs dove viene prodotto il Cirfandli da uve che sono uniche in tutto il Paese e che generano vini secchi, dolci, leggeri o corposi.

La regione del Tokaj

La regione del Tokaj è forse la più famosa di tutte, ma finché non ci si mette piede non è umanamente possibile comprenderne bellezza e gusto per via delle sue caratteristiche davvero speciali, tra cui i vigneti situati su formazioni rocciose vulcaniche eccezionalmente colorate.

Assaggiare un un bicchiere di Furmint o di Aszú mentre si è immersi nell’atmosfera delle cantine secolari è come un sogno che si avvera, così lo è anche il Tokaji Aszú, uno dei vini dolci più unici al mondo, tanto che fu definito da Luigi XIV di Francia “Re dei vini e vino dei Re”.

Il merito, oltre che delle mani esperte dei produttori locali, è certamente della storia geologica della regione fatta di numerosi tipi di rocce e terreni, della vicinanza di diverse centinaia di vulcani precedentemente attivi e del benefico microclima locale.

L’Alta Pannonia

Infine l’Alta Pannonia che si distingue per la presenza di molte più uve bianche che nere. Purtroppo gli effetti negativi del riscaldamento globale qui sono piuttosto evidenti, ma nonostante questo i vini prodotti negli ultimi dieci anni sono diventati notevolmente più corposi e alcolici.

Tra i maggiori vitigni coltivati da queste parti troviamo tantissime varietà che rispecchiano la sua importante grandezza, e vanno dal Kékfrankos allo Chardonnay passando per l’Ezerjó.

Insomma, l’Ungheria ha saputo sorprenderci con i suoi sapori indimenticabili mentre tutto, intorno a noi, era di una bellezza avvolgente.

Tokaji Aszú, Ungheria

Fonte: Visit Hungary

Il buonissimo Tokaji Aszú
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Friuli Venezia-giulia Idee di Viaggio Trieste Viaggi

Questa è la porta d’accesso di una città sotterranea. È in Italia

Organizzare un viaggio a Trieste, in ogni periodo dell’anno e in tutte le stagioni, è sempre un’ottima idea. Il capoluogo della regione Friuli Venezia Giulia che corre lungo l’altipiano del Carso, e si affaccia sulla Slovenia, è un concentrato di meraviglie che meritano di essere scoperte passo dopo passo.

Meraviglioso è il centro storico medievale, quello che conserva le preziose testimonianze delle diverse influenze che hanno dato il volto alla città, così come lo è il quartiere neoclassico che affonda le origini in epoca austriaca. Le cose da fare e da vedere qui, lo abbiamo già detto, sono tantissime. Ma non accontentatevi solo di ciò che è visibile in superficie, perché Trieste nasconde un incredibile segreto sotto le viscere della città.

Una passeggiata lungo il muraglione di Via Romagna svela in parte ciò che lo sguardo non ha ancora visto. Qui, infatti, esiste la porta d’accesso a quella che sembra una città sotterranea: un dedalo di intricate gallerie costruito nella Seconda Guerra Mondiale e adesso trasformato in un museo. Benvenuti a Kleine Berlin.

C’era una volta un rifugio antiaereo

Non è un semplice museo, Kleine Berlin è molto di più. È la testimonianza di un passato che non si può dimenticare, nonché il più grande complesso di gallerie antiaeree sotterranee ancora esistenti. Un vero e proprio tesoro celato che si nasconde all’ombra dei luoghi iconici della città, e che si snoda proprio sotto il suo centro nevralgico.

La struttura, costruita negli anni precedenti al conflitto bellico, è stata realizzata in due settori divisi tra loro ma comunicanti. La parte italiana ha funzionato come rifugio antiaereo per la popolazione civile, mentre l’area costruita dai militari tedeschi veniva utilizzata come deposito, magazzino e ricovero. Ancora oggi le due parti sono ben visibili e sono visitabili attraverso visite guidate.

Kleine Berlin, il museo sotterraneo

All’interno del complesso sotterraneo tutto è rimasto immutato, sospeso nel tempo. Le pareti, per esempio, conservano il colore originario di oltre 60 anni fa così come le disposizioni degli ambienti sono le stesse. Ecco perché visitare le gallerie del Kleine Berlin è un’esperienza estremamente suggestiva e affascinante, un viaggio nel tempo e nella storia di Trieste che merita di essere compiuto dai cittadini e dai viaggiatori.

Il complesso, la sua manutenzione e la valorizzazione, è gestito da un gruppo di volontari ed è aperto l’ultimo venerdì del mese dalle 17.30 alle 20.00. Tutte le visite guidate possono essere effettuate solo previa prenotazione. È possibile, inoltre, prenotare visite di gruppo (per almeno 12 persone) dal lunedì al venerdì.

Il costo d’ingresso è di 5 euro a persona, 3 euro per ragazzi e studenti. L‘accesso al complesso sotterraneo consente di visitare la galleria antiaerea pubblica costruita come rifugio per i triestini e il ricovero antiaereo dei militari tedeschi.

All’interno della Klein Berlin, inoltre, sono state allestite due mostre permanenti che consentono di comprendere al meglio il periodo storico della costruzione delle gallerie. I due percorsi espositivi raccontano, rispettivamente, la storia dei bombardamenti che la città ha subito durante la Seconda Guerra Mondiale e tutte le cavità naturali e artificiali che sono state realizzate, invece, dagli eserciti durante il primo conflitto bellico.

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Beilstein, un villaggio da sogno affacciato sul fiume

La Germania vanta non solo splendide città d’arte, ma anche piccoli borghi dove il tempo è rimasto sospeso e si respira un’atmosfera autentica: è il caso di Beilstein, un vero e proprio villaggio in miniatura che sembra uscire da un libro di fiabe. Situato sulla riva destra della Mosella, è poco più di un agglomerato di case che si specchia su acque color smeraldo. Andiamo alla scoperta di questo luogo magico.

Beilstein, un borgo da favola

Nella regione della Renania-Palatinato, che si snoda a sud-ovest del Paese, c’è un piccolo villaggio dall’aspetto fatato. Stiamo parlando di Beilstein, situato a circa 50 km dalla città di Coblenza: è adagiato sulle sponde del fiume Mosella, e il suo centro storico è uno dei più affascinanti di tutta la Germania. Il borgo ha una storia secolare, che affonda le radici all’800 d.C., epoca in cui risalgono alcune tombe della Franconia ritrovate nel suo territorio. Nato come un piccolo insediamento, divenne ben presto un possedimento feudale e, nel 1309, venne fortificato assumendo il titolo di città da re Enrico VII. Beilstein merita assolutamente una visita, ecco quali sono le tappe più suggestive.

Cosa vedere a Beilstein

Il borgo di Beilstein, uno dei più graziosi della Germania, conta appena 140 abitanti: è davvero un piccolo agglomerato di casette a graticcio, a dir poco suggestive. Il paesaggio stesso è da sogno, con vigneti rigogliosi che si arrampicano tra le colline e si affacciano sulla Mosella. L’ideale è scoprire le sue meraviglie con una bella passeggiata a piedi o in bici, per godere di un panorama mozzafiato. Ma è il centro storico del villaggio ad essere la vera perla: tra le sue viuzze, sembra quasi di essere ancora al medioevo.

Una delle attrazioni più affascinanti è la Chiesa di St. Joseph, che ha reso Beilstein un luogo di pellegrinaggio. L’edificio, uno splendido esempio di architettura barocca costruito a partire dalla fine del ‘600, custodisce infatti la Madonna Nera dei Miracoli, una statua spagnola realizzata nel XII o nel XIII secolo. Dopo la guerra dei trent’anni, gli spagnoli che avevano dominato sul villaggio per un breve periodo lasciarono qui questa magnifica scultura, la quale venne poi portata in Francia. Solo nel 1950 fu trasferita nuovamente a Beilstein, ed è oggi ammirata da moltissimi pellegrini.

In passato, il borgo aveva anche un’importante comunità ebraica: ne sono testimonianza l’ex sinagoga, un vecchio edificio in pietra a tre piani, e un cimitero ebraico abbarbicato tra le colline. Poco al di sopra di quest’ultimo, in una posizione da cui si può ammirare un paesaggio incredibile, ci sono le rovine del Castello Metternich. Menzionato per la prima volta nel 1268, venne probabilmente eretto più di un secolo prima e purtroppo venne distrutto nel 1689, durante la guerra dei nove anni, dalle truppe francesi.

Oggi del bellissimo maniero restano soltanto alcune rovine, tra cui il mastio del ‘200 e la torre circolare situata a sud-ovest, risalente al XIV secolo. Nei dintorni, affacciate sulla Mosella, ci sono altre antiche fortificazioni come le imponenti mura con cinque porte e diverse torri di guardia. Nonostante Beilstein sia davvero minuscolo, non manca una cantina dove degustare i migliori vini prodotti nei dintorni e due splendidi hotel pronti ad accogliere i turisti.

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A dicembre, queste strade del mondo s’illuminano di magia

Il Natale è forse una delle feste più magiche e incantevoli che ci siano. Non importa quanti anni abbiamo, questa festività ha il potere di farci tornare bambini, riempiendo i nostri cuori di quella gioia innocente e pura che solo i più piccoli riescono a provare.

E cosa c’è di più bello che restare incantati di fronte alle luci di Natale? Le città si trasformano, lasciandosi avvolgere da un manto di colori caldi e accoglienti, ognuno brilla di un’intensità unica, trasformando le strade in un caleidoscopio di luminarie scintillanti.

Durante il periodo natalizio, ogni Paese celebra il Natale secondo la propria cultura e le sue tradizioni. Se volete immergervi nell’atmosfera unica e magica che solo questo periodo può offrire, non c’è niente di più affascinante che scoprire i luoghi più illuminati e suggestivi del mondo. Non semplici destinazioni, ma scenari da fiaba che accendono meraviglia ed emozione nei cuori di grandi e piccini.

Le strade più suggestive del mondo da visitare a Natale

New York

Fonte: iStock

New York illiminata a Natale

Mentre le foglie iniziano a cadere e l’aria si raffredda, i nostri pensieri iniziano inevitabilmente a volgersi verso il Natale. Quest’anno, perché non rompere la routine e pianificare qualcosa di davvero speciale? Ecco alcune delle città più belle e incantevoli che si illuminano di magia durante le festività natalizie.

Le luci natalizie che illuminano le strade di Londra

Londra, con il suo fascino senza tempo, si trasforma in un vero e proprio paradiso natalizio durante le festività. Carnaby Street, una delle arterie più emblematiche della città, si illumina di luci e installazioni festive, creando un’atmosfera vibrante e vivace che cattura l’essenza del Natale.

Nel cuore pulsante del West End, invece, in Oxford Street, ben oltre 750.000 lampadine a LED bianche e blu trasformando la città in una vera e propria favola.

Ma è Covent Garden che incarna pienamente lo spirito natalizio di Londra. Già da metà novembre, infatti, un enorme albero di Natale decorato con 30.000 luci scintillanti domina la sua storica piazza. Le bellissime renne luminose presiedono la scena, mentre 115.000 luci illuminano il quartiere e i suoi giardini, rendendolo un luogo di pura meraviglia.

Il magico Natale al Rockefeller Center di New York

New York, la città che non dorme mai, si trasforma in un vero e proprio incanto durante le festività natalizie. Le luci sfavillanti rischiarano le strade, i negozi si vestono a festa e l’aria si riempie di melodie natalizie. Al centro di questa magia sfolgorante, l’accensione dell’albero di Natale al Rockefeller Center è uno degli eventi più attesi e celebrati in città.

E poi c’è la pista di pattinaggio, un punto di incontro per i newyorkesi e i turisti, dove i pattinatori di tutte le età scivolano sul ghiaccio, ridono e si divertono, trasformando l’inverno freddo in un momento di festa e allegria.

Tokyo e il Festival delle Luci di Kobe: incanto e magia

Durante il periodo natalizio, anche Tokyo si trasforma in uno spettacolo di luci. Gli alberi di ciliegio vengono incorniciati da un mare di luminarie che creano un’atmosfera magica e affascinante. Un evento imperdibile è, senza dubbio, lo Shibuya Ao no Dokutsu, una strada pedonale di 250 metri che, durante le festività, si trasforma in una grotta incantata di luci blu. Inoltre, non si può dimenticare il Rainbow Bridge, uno dei ponti più famosi di Tokyo, che durante le festività natalizie viene illuminato con un arcobaleno splendente.

Infine, vi consigliamo di visitare anche la città di Kobe, dove ogni anno prendono vita le Kobe Luminarie. Questo evento di straordinaria bellezza e significato emotivo si tiene ogni dicembre, per commemorare le vittime nel Grande Terremoto di Hanshin del 1995.

Un Natale indimenticabile a Copenaghen

A Natale, Copenaghen si trasforma in un meraviglioso paradiso lucente. Lungo Strøget, la principale via dello shopping, gli edifici e le vetrine brillano di luci scintillanti, creando un sentiero luminoso che conduce al cuore della città. Qui, troverete il Julemarked, il tradizionale mercatino di Natale in cui è possibile passeggiare tra le bancarelle, piene di artigianato locale, dolci natalizi e bevande calde.

Ma nessun viaggio a Copenaghen durante il Natale sarebbe completo senza una visita ai famosi Giardini di Tivoli. Questo storico parco di divertimenti, che risale al 1843, si trasforma in un meraviglioso paesaggio invernale, con migliaia di luci che adornano ogni angolo.

Tokyo

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Tokyo illuminata a Natale
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In Francia puoi percorrere un sentiero dai colori dell’oro

Immersa nel cuore vibrante della Francia, la Provenza è un tesoro di bellezza inesauribile e fascino senza tempo. Con i suoi vigneti rigogliosi e i campi di lavanda che si estendono all’orizzonte, è una terra che incanta l’anima al primo sguardo.

Nel cuore di questa regione magica sorge un incantevole villaggio che sembra uscito da una fiaba: Roussillon. Un borgo avvolto in sfumature colorate, dalla terra bruciata dal sole ai tetti coperti di tegole rosse, dai campi dorati di grano ai filari di cipressi verdi. Qui, le casette di pietra si arrampicano dolcemente sulla collina, creando un mosaico di colori che si trasformano con il passare delle stagioni.

Il nostro viaggio di oggi ci porta sul Sentiero delle Ocre, un percorso che si snoda tra le suggestive cave di ocra, un tempo frequentate da coraggiosi minatori, e che oggi offrono ai visitatori un’esperienza indimenticabile. I vivaci colori, che spaziano dal giallo delicato al rosso intenso, creano un paesaggio assolutamente sorprendente e quasi surreale. Un luogo che, una volta visitato, è difficile da dimenticare.

Alla scoperta di Roussillon: il Sentiero incantato delle Ocre

Sentiero delle Ocre

Fonte: 123RF

Sentiero delle Ocre, Riussillion, Francia

Roussillon, un incantevole villaggio situato nella regione del Luberon in Francia, è riconosciuto come uno dei borghi più affascinanti e pittoreschi del Paese. Le sfumature calde delle rocce che lo circondano sono l’effetto di una ricca abbondanza di pigmenti d’ocra. Questo conferisce a Roussillon un aspetto distintivo e lo rende una destinazione dall’incredibile fascino culturale e artistico.

La leggenda narra che la terra sia diventata rossa a causa del sangue versato dalla bella Sirmonde, la quale, oppressa dal dolore per l’omicidio del suo amante commesso dal marito, si suicidò gettandosi dalle falesie. Questo racconto colora la storia del paese con toni drammatici e romantici. Tuttavia, la realtà dietro il caratteristico colore ocra del paesaggio è più concreta, ma non meno affascinante.

Infatti, questa regione ospitava un tempo la più grande cava d’ocra d’Europa. Quando è stata abbandonata, il tempo, le intemperie e l’erosione atmosferica hanno lavorato insieme per creare un paesaggio straordinario che sembra essere stato modellato dalla mano di uno scultore.

Il Sentiero delle Ocre si snoda tra le rocce vermiglie della Valle delle Fate e le imponenti falesie dei Giganti. Queste formazioni rocciose regalano forme uniche e particolari che catturano l’immaginazione.

Per esplorarle, sono disponibili due percorsi distinti: uno più breve di 30 minuti e un secondo più lungo, di circa un’ora, che conduce all’impressionante Selciato del Gigante. L’esperienza inizia con una scalinata che porta nel cuore di un’antica cava ormai in disuso, dove il rosso delle rocce si fonde con il verde degli alberi in un incredibile spettacolo di colori. Il sito, aperto al pubblico da metà febbraio a dicembre, permette di seguire le tracce naturali della terra, offrendo un accesso unico alla storia geologica del luogo.

Lungo i sentieri, i visitatori troveranno pannelli informativi che illustrano la formazione e l’estrazione dell’ocra, arricchendo la visita con un contesto educativo. Per godere appieno dell’esperienza, si consiglia di programmare la visita nelle ore mattutine o durante l’orario di pranzo, quando il sito è meno affollato.

Il Colorado Provenzale di Rustrel: il maestoso canyon dei camini delle fate

A soli 20 km da Roussillon, immerso nel cuore verde della natura, sorge un altro luogo di meraviglia e fascino incontenibili: Rustrel. Originariamente una cava di ocra, oggi questo luogo è conosciuto come il Colorado Provenzale, un canyon che colpisce per la sua grandiosità. Le sue formazioni rocciose, infatti, ricordano le sagome dei camini delle fate e creano un paesaggio incantevole.

Ogni angolo vibra di un’energia colorata e vivace che avvolge e affascina. Un luogo dove il tempo sembra fermarsi, permettendo ai visitatori di connettersi profondamente con la natura e la sua ineguagliabile bellezza.

A differenza del Sentiero delle Ocre, che offre un percorso ben strutturato e facilmente accessibile a tutti grazie a scalette e passerelle, quest’area naturalistica si esplora attraverso una serie di sentieri escursionistici di varie lunghezze e gradi di difficoltà. Un’esperienza avventurosa e ricca di sfide, che richiede una certa preparazione fisica e un buon senso dell’orientamento. Nonostante questo, la bellezza mozzafiato dei paesaggi di Rustrel rende ogni sforzo assolutamente ripagato.

Colorado Provenzale

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Colorado Provenzale, Rustrel, Francia
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Similan Islands, paradiso orientale tutto da scoprire

L’ambiente subacqueo più bello e la vita marina più eclettica della barriera corallina della Thailandia sono di casa alle Similan Islands, considerate uno dei migliori paradisi al mondo per gli appassionati delle immersioni. Perle di granito, caratterizzate da candide spiagge, acque cristalline ricche di meraviglie e fitte foreste tropicali, dove ogni luogo è rimasto incontaminato. Scopriamole più da vicino.

Similan Islands, paradisi per le immersioni

Le Similan Islands sono state istituite come Parco Nazionale nel 1982. ‘Similan’ è una parola Yawi (un dialetto malese) che significa ‘nove’. Il parco, infatti, aveva originariamente nove isole numerate da 1 a 9, ma nel 1998 è stato ampliato per includere altre due gioielli remoti: Ko Tachai e Ko Bon. Sebbene ognuna abbia un nome, viene indicata solitamente con dei numeri. La maggior parte sono disabitate, ad eccezione di Koh Similan e Koh Miang.

L’arcipelago si trova nel Mare delle Andamane, a 60 km dal punto più vicino alla terraferma, che si trova a Khao Lak, nella provincia di Phang Nga. L’acqua limpidissima dell’Oceano Indiano bagna questi piccoli eden, donando loro le più belle spiagge e attrazioni sottomarine della Thailandia.

La grande varietà di fauna marina, Il fascino indescrivibile dei coralli, delle alcionarie e delle gorgonie a ventaglio, il tutto ben protetto dal parco nazionale, rende l’area uno tra i 10 siti di immersione più belli al mondo.

E lo sottolinea una delle attrazioni imperdibili, l’Elephant Head Rock, popolare tra gli appassionati di diving e snorkeling e tra i fotografi subacquei. Tre grandi massi emergono dal mare, regalando una straordinaria ricchezza di vita sottomarina, dalle foreste variopinte di coralli molli alle gorgonie che raggiungono proporzioni gigantesche, agli squali leopardo, tartarughe e banchi di pesci tropicali che hanno trovato casa negli anfratti delle barriere. Tuttavia, le correnti possono essere molto forti e spesso imprevedibili intorno alle rocce, il che rende il sito un luogo riservato ai subacquei esperti.

Gli spiriti più avventurosi che vogliono vedere da vicino lo squalo balena e il suo habitat naturale, non devono farsi sfuggire, invece, i centri snorkeling delle isole Bon e Tachai.

Come e quando visitare le Similan Islands

Il Parco Nazionale delle Isole Similan è chiuso da maggio a novembre, mentre il periodo ideale per visitarle va da dicembre ad aprile, quando non sono soggette ai monsoni che arrivano da circa metà maggio e durano fino a ottobre, portando mare mosso, nuvole, pioggia e umidità.

Purtroppo, dal 2018 non è più possibile alloggiare alle Similan, ma si può soggiornare nelle vicine Isole Surin, anch’esse annoverate tra le migliori mete per lo snorkeling in tutta la Thailandia. Potete comunque optare per una splendida crociera in barca, che vi darà l’occasione di esplorare meglio questo incredibile arcipelago. Tuttavia, è bene sapere che l’accesso è interdetto alle isole n° 1,2 e 3 per via delle tartarughe che vi depongono le uova.

L’accesso migliore è da Khao Lak, situata nella parte ovest della Baia di Phang Nga. Da qui vengono organizzate uscite giornaliere al parco con imbarcazioni veloci. Uno dei modi meno costosi per raggiungere le isole è raggiungendo Tap Lamu e qui noleggiare una barca dal molo.

Oltre allo snorkeling, le Isole Similan offrono anche avventurosi percorsi di trekking, come il Viewpoint Trail e il Sunset Point a Ko Miang – a tratti difficili da attraversare – che conducono a eccezionali punti panoramici. Diversi percorsi di trekking si possono trovare anche a Ko Similan: il più lungo è di circa 2,5 chilometri e percorre quasi interamente la foresta incontaminata dell’isola.

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La foresta in Spagna che è stata trasformata in un’opera d’arte

Quando pensiamo alla Spagna, la nostra mente ci trasporta immediatamente verso le incantevoli luci di Madrid, l’architettura innovativa di Barcellona e l’atmosfera calorosa e vibrante che pervade ogni angolo di queste città. Immaginiamo il suono delle chitarre di flamenco, i gusti intensi della paella e l’energia pulsante dei mercati all’aperto. Eppure, c’è un altro volto di questa splendida nazione, meno conosciuto ma altrettanto affascinante, che sembra quasi uscito da un libro di fiabe.

Benvenuti nei Paesi Baschi, una regione in cui la bellezza della lussureggiante vegetazione si unisce all’intenso blu del mare, creando paesaggi dalla bellezza mozzafiato. Questo territorio custodisce autentiche meraviglie naturali, con le sue maestose montagne, i fiumi e una miriade di boschi. Tra questi ce n’è uno che si distingue da tutti gli altri: il Bosco di Oma (conosciuto come “Omako Basoa” nella lingua basca). Non un bosco qualunque, ma una vera e propria opera d’arte a cielo aperto.

Nel 1984, infatti, il talentuoso scultore e pittore Augustín Ibarrola lo ha trasformato in un vero e proprio capolavoro artistico. Con uno stile audace e colorato, ha dipinto alberi e rocce, creando un’opera d’arte unica nel suo genere. Oggi, questo luogo incantevole è diventato un museo naturale, in cui l’arte e la natura si fondono armoniosamente.

La magia del Bosco di Oma: un universo di colori

Bosco di Oma

Fonte: IPA

Bosco di Oma, Paesi Baschi, Spagna

Il Bosco di Oma, situato nel quartiere omonimo nel comune di Kortezubi, è il simbolo di come, talvolta, l’arte possa valorizzare e reinterpretare il paesaggio naturale.

Tutto ebbe inizio nel periodo tra il 1982 e il 1985, quando Agustín Ibarrola decise di fondere il suo talento con la natura. Con maestria e creatività, trasformò i tronchi degli alberi in autentiche tele viventi, creando un dialogo silenzioso e potente con il paesaggio circostante. Il risultato fu sorprendente: 47 rappresentazioni uniche, un’esplosione di colori e creatività.

Grande sostenitore della “land art“, un movimento artistico contemporaneo nato negli Stati Uniti negli anni ’60, ha messo in risalto l’importanza di intervenire sulla natura non per alterarla, ma per evidenziarne la bellezza. Invece di creare opere d’arte da esporre in gallerie o musei, si utilizza il paesaggio come una tela bianca, per rendere l’arte accessibile a tutti e rifiutare l’aspetto economico e materiale della creazione artistica.

Sulle superfici degli alberi sono dipinte una serie di immagini che vanno dagli animali alle figure geometriche e umane, fino a rappresentazioni parziali come occhi e labbra. Queste opere non sono immediatamente visibili al primo sguardo. Richiedono, infatti, un’osservazione più attenta e globale, che tenga conto dell’intero perimetro dei tronchi. L’arte di Ibarrola, in questo contesto, è strutturata in modo tale da rivelare il suo pieno significato solo quando si osserva l’ambiente nel suo insieme.

Per aiutare i visitatori a sperimentare questa visione, sono stati posti segni sugli alberi che indicano il punto esatto da cui guardare. Seguendo questi indicatori, è possibile posizionarsi in modo tale da ammirare l’intera scena come l’artista l’ha concepita, scoprendo così la vera essenza del Bosco di Oma: un luogo dove arte e natura si fondono in un coinvolgente e stimolante dialogo visivo.

Il bosco di Oma: divertimento e arte a contatto con la natura

Immerso nella bellezza rigogliosa della Riserva della Biosfera di Urdaibai, a nord-est di Kortezubi, si trova il Bosco di Oma, una meraviglia artistica e naturale senza pari. Questo luogo incantevole è un vero tesoro per coloro che desiderano combinare l’amore per l’arte e l’ambiente in un’unica esperienza.

Qui, la creatività non è confinata alle pareti di un museo, ma vive e respira tra le fronde degli alberi, offrendo un modo affascinante e interattivo di connettersi con il paesaggio. In ogni angolo del bosco, si trovano nuove sorprese che stimolano l’immaginazione e la curiosità, rendendo la visita un’avventura davvero emozionante.

Infine, non potete assolutamente farvi mancare una visita alla grotta di Santimamiñe. Questo sito archeologico, considerato uno dei più importanti della provincia, si trova proprio all’inizio del percorso per il bosco di Oma, è famoso per le sue pitture rupestri, che ritraggono cervi, cavalli e orsi in un affascinante spaccato della vita preistorica.

Queste opere d’arte antiche vantano oltre 14.000 anni di storia e sono state riconosciute come Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 2008.

Bosco di Oma

Fonte: IPA

Bosco di Oma, Paesi Baschi, Spagna
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Convento do Carmo, uno dei luoghi più affascinanti di Lisbona

Famoso come ‘la chiesa senza tetto’, il Convento do Carmo è tra i più antichi complessi monastici di Lisbona. Ridotto a un affascinante scheletro di rovine dal terribile terremoto del 1775, non è mai più stato restaurato, sebbene parliamo della più bella e imponente chiesa gotica della capitale portoghese. Le sue arcate slanciate, che oggi sembrano sorreggere il cielo, sono diventate la memoria tangibile di quella tragedia, tanto da trasformare questo luogo ricco di storia in un’attrazione senza eguali.

La storia del Convento do Carmo, ‘la chiesa senza tetto’

La costruzione della chiesa (Igreja do Carmo) risale al 1389 e fu intrapresa grazie alla devozione religiosa del suo fondatore, il Conestabile del Regno, D. Nuno Álvares Pereira. Eretta sulla collina che costeggia il Castelo de São Jorg, rivaleggiava per grandezza e monumentalità con la Cattedrale di Lisbona e il Convento di S. Francisco.

Fin dalla sua origine, questo luogo religioso fu considerato un simbolo della città e della stessa identità nazionale, in quanto associato al nome di uno dei più famosi eroi portoghesi del Medioevo. Scegliendolo come luogo di sepoltura, Nuno Álvares Pereira segnò in modo ancora più decisivo l’intera storia del monumento gotico.

Il Convento do Carmo, di fondamenta gotica, venne sottoposto a varie aggiunte e modifiche nel corso del tempo, adattandosi ai nuovi gusti e stili architettonici e decorativi, così da diventare uno degli edifici più importanti di Lisbona. Nel 1755, il terremoto che scosse violentemente la città causò gravi danni all’edificio, aggravati dal successivo incendio che distrusse la quasi totalità della mobilia.

Poco dopo, nel 1756, iniziò la ricostruzione, definitivamente interrotta nel 1834 a causa dell’estinzione degli Ordini religiosi in Portogallo. Risalgono a questo periodo i pilastri e gli archi delle navate, una autentica testimonianza di architettura neogotica sperimentale di aspetto scenografico.

A metà del XIX secolo, con l’imporsi del gusto romantico per le rovine e gli antichi monumenti medievali, si decise di non proseguire con la ricostruzione dell’edificio, lasciando il corpo delle navate della chiesa a cielo aperto. Si creò così un magico scenario di rovine che tanto incantò gli esteti dell’Ottocento e che ancora oggi incanta chi si ritrova dinanzi a questo incredibile monumento, diventato il memoriale di quel tragico terremoto.

Museu Arqueológico do Carmo

Situato nei pressi del quartiere del Chiado e del quartiere Baixa, praticamente nella zona più centrale di Lisbona, il Convento do Carmo ospita il Museu Arqueológico do Carmo (MAC), a cui si accede in fondo alla navata dove un tempo si trovava l’altare.

Fu fondato nel 1864 dal primo presidente dell’Associazione degli Archeologi Portoghesi, Joaquim Possidónio Narciso da Silva, e fu il primo museo d’arte e archeologia del Paese, nato con l’obiettivo di salvaguardare il patrimonio nazionale, che si stava dilapidando e deteriorando in seguito all’estinzione degli Ordini religiosi e agli innumerevoli danni inflitti durante le invasioni francesi e le guerre liberali.

Nei primi anni della sua esistenza, raccolse una collezione composta da innumerevoli frammenti di architettura e scultura, oltre a monumenti funerari di grande valore, pannelli di tegole, blasoni e molti altri oggetti di interesse storico, artistico e archeologico. Poiché era destinato a essere “un museo vivente”, dove si avesse l’opportunità di conoscere le tecniche architettoniche e artistiche, potè presto contare su una biblioteca, conservata fino a oggi.

Alla fine del XIX secolo, il conte di São Januário donò al museo parte della sua collezione di ceramiche precolombiane e due mummie dello stesso periodo, che costituiscono oggi un unicum nel mondo museale portoghese, rendedolo anche uno dei pochi d’Europa a possedere due mummie nella sua esposizione permanente.

Nel periodo che va dall’ultimo quarto del XIX secolo al terzo quarto del XX, sono entrati a far parte del museo importanti collezioni di archeologia della preistoria e protostoria, provenienti da diversi scavi, tra cui spicca la collezione di Vila Nova de São Pedro Castro ad Azambuja (Calcolitico, 3500-2500 a.C.), che attualmente conta circa un migliaio di reperti.

Riaperto al pubblico nel 2001 – dopo la chiusura durata sette anni, a causa dei danni provocati dai lavori di costruzione dei due tunnel della metropolitana nel sottosuolo della collina del Carmo – il Museu Arqueológico do Carmo è oggi meta di circa 60 mila visitatori all’anno.