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In Egitto c’è un tempio, spesso sottovalutato, da vedere

La piana di Giza, in Egitto, è il luogo più visitato del Paese. Qui ci sono le tre piramidi più famose del mondo: Cheope, Chefren e Micerino. Ma c’è anche la famosa Sfinge, il leone dalla testa umana. I turisti sono attratti da questi antichissimi monumenti e arrivano da ogni parte del Pianeta pur di visitarli.

C’è un altro edificio che viene spesso tralasciato e che, al contrario, merita assolutamente di essere visitato. Si tratta del Tempio della Valle di Chefren che si trova a qualche centinaio di metri di distanza dalla piramide.

Il Tempio della Valle di Chefren

Questo faraone, figlio di Cheope e padre di Micerino, appartenuto alla IV dinastia egizia e vissuto, quindi, 2500 anni prima di Cristo, volle superare la grandezza del padre e non si accontentò di farsi erigere una piramide (oggi riconoscibile per la punta più chiara), volle anche la costruzione della Sfinge a sua immagine e somiglianza a guardia della sua piramide e un tempio funerario a valle.

Il Tempio della Valle era rimasto sepolto sotto la sabbia del deserto per centinaia di anni e fu riportato alla luce grazie a una spedizione archeologica organizzata da studiosi egiziani, francesi e tedeschi. I lavori si protrassero a lungo agli inizi del Novecento.

Si è scoperto che c’erano due ingressi sul lato orientale, uno a destra in direzione Nord e l’altro a sinistra in direzione Sud. Quando il faraone fu mummificato e preparato per la sepoltura, tutte le cerimonie rituali si svolsero due volte, la prima a simboleggiare il suo dominio sul Basso Egitto e la seconda a ricordo del suo dominio sull’Alto Egitto.

A cosa serviva il tempio

Il tempio era stato costruito, infatti, proprio per la cerimonia di imbalsamazione. Nel laboratorio sacro che era stato ricavato all’interno del tempio veniva praticata la cerimonia di apertura della bocca al termine del lungo processo di imbalsamazione del faraone.

Durante questo rituale, i sacerdoti aprivano gli occhi e la bocca del re utilizzando strumenti d’oro, per permettere al ka (lo spirito) del faraone di uscire dalla salma e per garantirgli vita eterna.

Originariamente, era collegato al tempio funerario di Chefren tramite una rampa lunga 494 metri e misurava 45 metri per lato e 13 d’altezza interamente realizzato con blocchi di granito rosso di Assuan, privi di decorazioni a eccezione di alcune iscrizioni in caratteri geroglifici incise intorno ai varchi di accesso.

All’interno, c’era una grande sala a forma di “T” rovesciata, con 16 pilastri di granito rosso alti circa 4 metri che sorreggono le imponenti architravi. Dovevano creare uno spettacolare contrasto cromatico con le pareti di calcare rivestite con lastre di granito nero, oggi parzialmente scomparse, e con la pavimentazione fatta di alabastro. Nella sala, si trovavano in origine 23 statue del sovrano seduto, tutte in diorite verde del deserto nubiano, alabastro e grovacca.

Dal centro del tempio, dove avvenivano i rituali funebri, si accedeva ad altre camere, corridoi angusti, vestiboli, atrii e a ulteriori ambienti per contenere le barche solari che, per gli Egizi, erano imbarcazioni concepite per trasportare i faraoni defunti nell’Aldilà.

La scoperta che ha riscritto la storia

Si tratta dell’unico tempio a valle che si sia conservato e che è pervenuto fino ai giorni nostri in buono stato di conservazione, nonostante, come la maggior parte dei siti archeologici, fosse stato violato fin dall’antichità. I primi blocchi di pietra furono asportati già nell’antico Egitto e così fu nei secoli successivi, tanto che non soltanto il tempio ma la stessa piramide di Chefren non era neppure più riconoscibile.

Era l’inizio del 1800, quando l’esploratore padovano Giovanni Battista Belzoni notò un enorme ammasso di pietre. Dopo averle rimosse, trovò prima un cunicolo inaccessibile, scavato molto probabilmente dai tombaroli, e poi tre grandi blocchi che costituivano l’ingresso principale della piramide. All’interno, a futura memoria, Belzoni lasciò scritto a caratteri cubitali: “Scoperta da G. Belzoni. 2 marzo 1818”. Fu però l’egittologo britannico John Shae Perring a entrare nella piramide di Cheope nel 1837 e, quasi un secolo dopo, il team internazionale riuscì ad accedere anche al tempio.

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In Perù esiste la città misteriosa degli Inca e non è Machu Picchu

Immagina un Paese dove la storia antica si fonde con la bellezza selvaggia della natura, creando un mosaico di panorami mozzafiato e misteri affascinanti. Questo è il Perù, un tesoro nascosto disseminato di siti archeologici che narrano storie di una cultura millenaria, ricca di leggende e misteri.

Con la sua maestosità incastonata tra le vette delle Ande, l’attrazione che affascina la maggior parte dei visitatori è senza dubbio Machu Picchu. Ma il Perù nasconde molte altre meraviglie che vale la pena esplorare. Oggi ti porteremo alla scoperta di un luogo straordinario e poco conosciuto: Waqra Pukará, un enorme sito Inca a forma di corno che si erge sopra il Canyon Apurimac, offrendo uno spettacolo che toglie il fiato.

Preparati a lasciarti avvolgere dall’emozione di scoprire questo luogo magico, dove potrai toccare con mano la grandezza di una civiltà perduta nel tempo.

Waqra Pukará: il tesoro nascosto dell’antica civiltà Inca

Rio Apurimac

Fonte: iStock

Rio Apurimac, Perù

Nel cuore del Perù, dove le maestose montagne toccano il cielo e la storia si fonde con la leggenda, sorge Waqra Pukará, un luogo avvolto da un’atmosfera unica e affascinante. Questa antica fortezza Inca, avvolta da un velo di mistero, si trova nascosta nella provincia di Acomayo, emergendo lentamente dalle ombre dell’oblio per svelare al mondo la sua maestosa bellezza.

Il suo nome, che risuona con l’eco delle antiche lingue Quechua, significa “fortezza cornuta“, un omaggio alla sua struttura unica che si erge come un paio di corna sopra il fiume Apurímac.

Raggiungere Waqra Pukará è un’avventura davvero straordinaria, che si rivela solo a coloro che hanno il coraggio di sfidarla. Da Cusco, esistono tour specializzati che offrono emozionanti escursioni: trekking avventurosi lungo sentieri inesplorati, emozionanti cavalcate attraverso terreni selvaggi e incredibili discese sulle rapide bianche del fiume. Ogni passo avvicina i viaggiatori a un mondo magico e affascinante, sospeso nel tempo e nello spazio.

Durante l’epoca Inca, questo sito era un luogo di grande importanza nel contesto della visione del mondo andino. Le sue strutture, ancora intatte, narrano un passato ricco di mistero e spiritualità. Ogni pietra, ogni sentiero, ogni parete della fortezza ci raccontano storie affascinanti di una civiltà che ha lasciato un’impronta indelebile nella storia dell’umanità, un percorso che risveglia il senso di meraviglia per le innumerevoli bellezze del nostro pianeta.

Waqra Pukará: il sacro santuario degli Inca

Seguendo il sentiero verso Waqra Pukara, ti troverai immerso nella meraviglia della flora e fauna del Perù. I maestosi condor, sovrani dei cieli andini, sorvoleranno sopra di te, con i loro voli eleganti che catturano l’essenza del selvaggio e dell’inesplorato.

Sarai affascinato dalla vastità dei cactus, un mare di verde intenso che si estende all’orizzonte, interrotto solo dalle formazioni rocciose che emergono dal paesaggio, come sculture create dalle mani di Madre Natura.

Quest’antica fortezza, considerata sacra, continua a risuonare con la spiritualità dei popoli Inca. Le maestose porte trapezoidali con tripli stipiti testimoniano l’enorme importanza di questo luogo: dettagli riservati ai luoghi più venerati, dove cerimonie e pellegrinaggi erano molto frequenti.

Ma Waqra Pukará non era solo un luogo di culto. Era anche una tappa fondamentale del Qhapaq Ñan, o Cammino Inca, un sistema di strade che collegava l’intero impero. Questa vasta rete si estendeva dalle terre del nord della Colombia fino alle estreme punte del sud dell’Argentina, attraversando culture e paesaggi differenti. Un punto di incontro cruciale, un luogo dove i viaggiatori potevano trovare rifugio, meditare e connettersi con il divino prima di intraprendere il lungo viaggio attraverso il continente.

donne peruviane

Fonte: iStock

Rio Apurimac, Perù
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Salalah, un vero e proprio paradiso dell’Oman

È un fascino irresistibile quello che porta i visitatori alla scoperta dell’Oman, una realtà da “Mille e una notte” ricca di panorami, colori, profumi e suoni unici dove le tradizioni si fondono in armonia con la modernità.

Una delle mete che, da tempo, conquista i cuori è Salalah, la seconda città del Paese, capitale del Governatorato del Dhofar e porto principale: dalla storia millenaria, sorge dinanzi all’Oceano Indiano, in una zona pianeggiante nell’abbraccio delle montagne dipinte di verde e punteggiate da fragorose cascate.

Le cangianti dune del deserto, la favolosa costa, le spiagge bianchissime e le acque trasparenti la rendono un vero e proprio paradiso di cui godere almeno una volta nella vita.

Tutta la magia del deserto

Una delle esperienze più coinvolgenti di una vacanza in Oman e, in particolare, a Salalah è quella di vivere il suggestivo deserto del Rub al Khali, chiamato anche “Quarto Vuoto”: qui, il paesaggio è incredibile, plasmato da dorate dune che si rincorrono a perdita d’occhio e danno vita a un’atmosfera che non sembra di questo pianeta.

Con un po’ di fortuna, è anche possibile avvistare i cammelli selvatici in lontananza. E, per dare un “tocco di magia” in più, scegliete di trascorrere la notte in un campo tendato in posizione panoramica: oltre ad ammirare l’alba e il tramonto che lasciano senza fiato, tra la limpidezza e il silenzio del deserto, ecco il cielo notturno nella sua essenza più pura, al riparo dall’inquinamento luminoso, foriero dell’immensa bellezza surreale dell’universo.

Cosa vedere a Salalah, incanto dell’Oman

Salalah è una “splendida anteprima” di quanto offre l’Oman e racchiude in sé notevoli punti di interesse a partire da una delle moschee più famose del Paese, la Moschea Sultan Qaboos, un tesoro architettonico comodamente raggiungibile dal centro e immerso in un giardino che trasmette serenità: all’esterno, si fa apprezzare con i candidi minareti impreziositi da forme dorate e le due cupole, mentre l’interno è adornato da lanterne e da pareti con motivi eleganti.

Di sicuro impatto sono poi il Palazzo reale del Sultano dell’Oman, visitabile dall’esterno, edificato nel Settecento come torre di avvistamento in pietra marina e corallo, e il Castello di Taqah, uno dei più affascinanti, oggi sede di vari musei con strumenti e armi per conoscere l’antico stile di vita del territorio.

Ma siamo appena all’inizio.

Gli appassionati di storia e archeologia rimarranno estasiati dal sito Patrimonio UNESCO Al Balid, con scavi che ripercorrono all’incirca 800 anni (fino al dominio portoghese nel Cinquecento) con resti di moschee, abitazioni e magazzini, e dalle rovine di Khor Rori, o Sumhuram, città fortificata risalente all’impero Hadramawt nel I secolo d.C., da cui lo sguardo volge alle limpide acque del Mare dell’Oman.

Ancora, il luogo ideale per chi ama la natura è la Grotta Al Marneef che incanta per gli improvvisi geyser naturali: nei pressi si trovano alcune panchine dove fare una piacevole sosta per ascoltare il suono del mare e scorgere le maestose rocce erose dagli agenti atmosferici in un tripudio di colori e contrasti.

Infine, merita una visita il Museo dell’Incenso, ideale per farsi un’idea della storia del Governatorato grazie a moltissimi reperti, manufatti, resti archeologici di 3000 anni fa, ceramiche, modelli di barche, di tombe e di moschee.

Sentirsi ai Caraibi a Salalah

Non si può parlare di Salalah senza nominare le spiagge da sogno e il mare che regalano la sensazione di essere ai Caraibi.

Tra le spiagge più sorprendenti troviamo Fazayah che ammalia con la natura incontaminata e la sabbia bianchissima, Al Mughsail dove i “blow holes” (geyser circondati da scogliere e acque trasparenti) fanno bella mostra di sé, e Dhareez, l’unica spiaggia libera, dalla sabbia soffice e morbida.

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Isola di Cat Ba, come un sogno che si avvera

Una delle destinazioni più affascinanti del Vietnam è la famosa Baia di Halong, Patrimonio UNESCO nonché una delle “Sette meraviglie naturali del mondo”: un luogo magico, da sogno, punteggiato da quasi duemila isole tra cui spicca l’Isola di Cat Ba, la più grande dell’arcipelago, a circa 30 chilometri da Haiphong.

Si tratta di una meta turistica oggi molto apprezzata, plasmata da una lussureggiante foresta tropicale, promontori, piccole baie, grotte visitabili, brevi tratti di costa sabbiosa che si alternano a un profilo in gran parte roccioso: qui, oltre a lasciarsi incantare da un panorama ineguagliabile, è possibile dedicarsi a svariate attività all’aria aperta come escursioni in kayak, rock climbing, trekking e itinerari in mountain bike.

Inoltre, Cat Ba è il punto di partenza privilegiato per andare alla scoperta della Baia di Lan Ha, meno nota rispetto alla Baia di Halong ma più tranquilla e altrettanto straordinaria: i tour in barca offrono l’occasione di conoscere da vicino gli antichi e tradizionali villaggi di pescatori con le “case galleggianti” direttamente sul mare.

Le principali attrazioni dell’Isola di Cat Ba

A torto, moltissimi visitatori si fermano a Cat Ba soltanto per il tempo necessario a imbarcarsi alla volta della Baia di Lan Ha: eppure, l’isola offre innumerevoli attrazioni che richiedono almeno un paio di giorni di permanenza.

In cima alla lista va menzionato senz’altro il Parco Nazionale, istituito nel 1986 e riconosciuto dall’UNESCO come “Riserva della biosfera” nel 2004: le strutture principali e il Centro Visite sono ubicati lungo la strada che collega il centro abitato di Cat Ba con il porto di Gia Luan.

Le opzioni per entusiasmanti escursioni sono molteplici a partire dal sentiero di 1,5 chilometri nel cuore della foresta di Kim Giao che conduce sulla cima di una montagnola da cui godere di un panorama davvero mozzafiato. I più fortunati potranno imbattersi in uno dei rari esemplari di Cat Ba Langur, una piccola scimmia a serio rischio di estinzione poiché rimangono soltanto una sessantina di individui.

E poi il fascino delle grotte: l’Hospital Cave (Grotta dell’Ospedale), priva di luce naturale, trasformata in ospedale durante la Guerra del Vietnam, la Grotta di Trung Trang, a una quindicina di chilometri dalla cittadina di Cat Ba, un vero tesoro di migliaia di stalattiti e stalagmiti, la Grotta di Thien Long formata da tre caverne e la Grotta di Ho Coung.

Ancora, per immergersi appieno nella cultura locale, da vedere è l’appartato villaggio di pescatori e agricoltori di Viet Hai che mantiene intatta la sua identità mentre un’altra tappa da favola è la Valle delle Farfalle, dove rilassarsi e avvistare colorate farfalle che volteggiano in un paesaggio disegnato da ripide rocce calcaree a strapiombo.

Infine, l’Isola di Cat Ba, seppur la quasi totalità della costa sia rocciosa, vanta anche alcune spiagge lungo il promontorio a sud dell’omonimo centro abitato, denominate Cat Co 1, Cat Co 2 e Cat Co 3, e la spiaggia Tung Thu, alla periferia occidentale.

Come arrivare e quando andare

Cat Ba si trova a circa 150 chilometri dalla capitale Hanoi e il modo migliore per raggiungerla è il viaggio in autobus di circa 3 ore e mezza con un breve tratto in traghetto (incluso nel prezzo) di un paio di chilometri e una decina di minuti.

Partendo, invece, da Haiphong (molo di Ben Binh) si arriva a Cat Bat con un’ora di catamarano mentre, nella parte nord dell’isola, il porto di Gia Luan serve la linea di catamarani e traghetti che provengono dal molo di Tuan Chau della città di Ha Long.

Per quanto riguarda i mesi migliori per visitare Cat Ba, sono marzo e aprile in primavera e ottobre e novembre in autunno, quando le piogge sono scarse e le temperature gradevoli.

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Ecco perché dovresti tornare a Parigi adesso

Parigi è una di quelle città che andrebbero visitate più di una volta nel corso della vita. Le ragioni sono tante, ma non quante le tantissime meraviglie che regala questo luogo. Le sue anime, la sua atmosfera caratteristica, il fascino di alcune mete imperdibili e quello di nuove location, Parigi è tutto questo ma anche molto di più.

È una metropoli in continuo mutamento, vivace e viva, che sotto il profilo culturale e artistico offre tantissimi posti da inserire nelle varie tappe se si programma un viaggio in città.

Vale sempre la pena visitare Parigi, ma ancora di più adesso, quando ci sono tante novità nell’aria. Che sia la prima volta o la decima non importa: ecco perché dovresti tornare a Parigi proprio ora.

Tutte le nuove attrazioni da visitare a Parigi

Lo sappiamo bene Parigi è una città magica, non solo per quell’atmosfera e per quell’eleganza che si respira a ogni passo, ma anche perché è una città viva, ricca di scenari da sogno e di luoghi che meritano di essere visitati.

Ci sono i grandi e intramontabili classici, che non stancano mai, ma ci sono anche tantissime novità culturali che si possono inserire nelle proprie tappe di un viaggio alla scoperta di Parigi e della sua anima più vera.

Per chi ama la musica, ad esempio, è possibile visitare Maison Gainsbourg: si tratta della casa di Serge Gainsbourg, cantautore amatissimo, morto nel 1991. Si trova in rue de Verneuil e visitarla permette di scoprire di più su di lui e la sua vita. Se si attraversa la strada vi è anche un museo che permette di immergersi nella sua opera, i biglietti si trovano online. Al momento il sito ufficiale informa che il tour casa e museo è terminato, ma tornerà in vendita nel 2024.

Aperto in inverno dal mercoledì alla domenica dalle 12, invece, è il Quai de la Photo, un luogo che è dedicato alla fotografia contemporanea: si trova all’indirizzo 9 port de la Gare, lungo la Senna. Oltre a immergersi nella fotografia, le mostre sono ad accesso libero e gratuito, si può bere un drink, mangiare oppure partecipare a giri in barca.

Tra le tappe da non perdere quando si visita Parigi vi sono il Pantheon e i Giardini del Lussemburgo e quindi perché non visitare il Maison Poincaré? Si tratta di uno spazio di recente inaugurazione, che si trova proprio nei pressi di queste attrazioni cittadine, è dedicato alla matematica ma non solo, perché vengono esplorate anche le sue interazioni con altre discipline come la fisica, la biologia e la sociologia, solo per citarne qualcuna. I biglietti si acquistano online.

Fuori Parigi, una tappa imperdibile alle porte della città

Se Parigi è una città tutta da scoprire, anche le sue aree limitrofe sono ricche di gioielli. Basti pensare alla Reggia di Versailles, che si trova a circa 17 chilometri dal centro città e si può raggiungere con diversi mezzi.

Un’altra location particolarmente suggestiva è la Cité Internationale de la Langue Française che si trova all’interno del castello Villers-Cotterêts,. Si trova a circa un’ottantina di chilometri da Parigi. Qui si può approfondire la conoscenza della lingua francese grazie a uno spazio multidisciplinare. Chiusa il lunedì, si può visitare dalle 10 alle 18,30. Da Parigi si arriva qui in circa 45 minuti, partendo da Gare du Nord.

Parigi 2024, l’estate delle Olimpiadi

Se si ama lo sport, poi, non si può non visitare Parigi nell’estate 2024 quando andranno in scena i Giochi Olimpici. Le manifestazioni sportive si terranno del 26 luglio all’11 agosto, si tratta dei XXXIII Giochi Olimpici Estivi. La città sarà ricca di eventi per l’occasione, ma attenzione ai prezzi che – secondo un articolo pubblicato su La Stampa – sono aumentati un po’ ovunque: sia per i trasporti, sia negli hotel. Nella capitale francese sarebbero attesi oltre 10 milioni di visitatori.

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La meta più di tendenza dove bisogna andare nel 2024

C’è chi la odia e chi la ama, ma una cosa è certa: l’Arabia Saudita è sempre più sulla bocca di tutti. E sono anche sempre più numerosi i curiosi che hanno inserito nella loro bucket list un viaggio alla scoperta di questo Paese.

Con le sue città avveniristiche, i suoi paesaggi naturali ancora poco sfruttati dal turismo, i suoi siti archeologici non troppo affollati, la sua cultura tutta da scoprire, è una destinazione ancora poco conosciuta e che quindi attira sempre più turisti. Del resto, se ha attirato calciatori, allenatori, sportivi e vip internazionali, (molto) denaro a parte, un motivo ci sarà.

Non a caso sono sempre più numerose le compagnie aeree che hanno inserito nella loro programmazione 2024 almeno un volo per l’Arabia. L’ultima ad avere annunciato ben due rotte è ITA, che volerà da Roma su Riad a partire dal 5 maggio e su Jeddah dal 1° agosto. Da aprile, invece, riprenderanno i voli low cost di Wizz Air inaugurati nel 2023 sia da Milano Malpensa sia da Roma Fiumicino diretti a Riad. Ci sono biglietti a partire da 39,99 euro.

Obiettivo 2030

Entro il 2030, anno in cui Riad ospiterà l’Expo, il Paese è destinato a crescere in modo esponenziale e lo sviluppo è già in atto. Nuovi grattacieli, nuovi quartieri, e anche nuovi itinerari turisti stanno nascendo come funghi. Questa città sembra spuntare come un miraggio in mezzo al deserto, con i suoi enormi grattacieli futuristici, come la Kingdom Tower che, con i suoi 302 metri, è l’edificio più alto, o il Burj Rafal, uno degli hotel più alti al mondo, ma anche le architetture classiche, a partire dalla Fortezza Masmak, costruita con mattoni di fango e argilla e le ben 4.300 moschee.

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Fonte: @Saudi Tourism Authority

Il quartiere antico di Riad

Tra i progetti in fase di realizzazione c’è il Mukaab, un edificio a forma di cubo dall’inconfondibile design mediorientale, grande quanto 20 Empire State Building, ispirato all’architettura Najdi, quella delle tribù beduine che vivono nel deserto. Sorgerà nel nuovo quartiere di New Murabba nella downtown cittadina.

Entro quella data, dovrà sorgere addirittura una nuova città. I Giochi asiatici invernali del 2029 si terranno, infatti, in Arabia Saudita, e più precisamente a Trojena, una città che non è stata ancora costruita. Sarà però una smart city a emissioni zero e alimentata esclusivamente da energia rinnovabile.

Il futuro del deserto saudita

Oltre ai grattacieli futuristici di Riad, testimonianza del mix tra passato e futuro su cui sta giocando l’Arabia Saudita è l’avveniristico cubo di specchi che si trova nel bel mezzo del deserto, tra dune di sabbia, rocce scolpite dal tempo e resti dell’antica civiltà: Maraya, un cubo di specchi realizzato nel 2017, il più grande del mondo, tanto da essere entrato nel libro dei Guinness, che riflette il paesaggio e di cui a malapena si scorge la presenza. È in realtà una sala concerti che ospita anche eventi e spettacoli.

Ma resort avveniristici, completamente integrati nel paesaggio desertico stanno sorgendo e sono/saranno dei capolavori di design, molti dei quali progettati da archistar.

L’ultima novità in fatto di turismo è la vacanza in bicicletta che si potrà fare nella regione storica di AlUla, dove si trova la famosa città nabatea di Hegra, primo Patrimonio Unesco del Paese, in quella valle che è stata crocevia di numerose civiltà del passato.

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Fonte: @Team Jayco AlUla

Ciclisti nel deserto saudita

Il paesaggio di AlUla è l’ambiente ideale dove praticare tante attività sportive, tra cui gli sport estremi, la corsa, il trekking, l’arrampicata, l’escursionismo, le attività equestri e ora anche il ciclismo. Con una varietà di montagne di arenaria, altopiani vulcanici e strade tortuose, ci sono percorsi adatti a tutti i ciclisti.

Tra i siti naturalisti più incredibili che si possano visitare in Arabia Saudita c’è Jebel Fihrayn, meglio conosciuto come The Edge of the World. Il soprannome “confine del mondo” è stato creato per sottolineare l’incredibile paesaggio che si può ammirare e che dà la sensazione di essere davvero su un altro Pianeta.

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Fonte: @Saudi Tourism Authority

Edge of the World in Arabia Saudita

Il Mar Rosso saudita

Un viaggio in Arabia Saudita non può di certo prescindere da una sosta al mare tra le Isole di Farasan. Situate a circa 50 chilometri dalla costa, al largo della città di Jizan, si tratta di un arcipelago che comprende oltre un centinaio di isole, accarezzate dalle acque limpide e ricche di coralli del Mar Rosso.

E, proprio lungo la costa saudita, a Nord di Jeddah, sta sorgendo una nuova meta mare che è destinata a diventare la più gettonata dei prossimi anni con 1,5 milioni di turisti all’anno attesi. Il progetto si chiama The Red Sea e ci si potrà andare a breve, grazie a un nuovo aeroporto internazionale che sarà inaugurato nei prossimi mesi. Sarà la più grande destinazione turistica del mondo completamente alimentata da energie rinnovabili ma il cui obiettivo principale sarà anche la rigenerazione ambientale, attraverso un impatto positivo sul territorio, sulla società e sull’economia. I primi resort di lusso stanno già aprendo.

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Fonte: @The Red Sea

Uno dei resort che sorgerà sul Mar Rosso saudita

Una volta completata nel 2030, questa nuova destinazione comprenderà 50 resort e più di mille proprietà residenziali su 22 isole e sei siti interni. Ci saranno anche porti turistici di lusso, campi da golf, ristoranti e locali e diverse attività per il tempo libero.

L’Arabia Saudita finora era abituata a ricevere solo un tipo di turismo, quello religioso: sono tre milioni i musulmani stranieri che ogni anno compiono il pellegrinaggio verso la Mecca. Tuttavia, entro il 2030 si è posta l’obiettivo di facilitare l’ingresso nel Paese agli stranieri e di aprire nuovi hotel e resort, anche di lusso, per arrivare a ospitare fino a cento milioni di turisti ogni anno.

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Chennai, la città che è un’esplosione di colori, suoni e profumi

Il Tamil Nadu è uno Stato nel Sud dell’India particolarmente noto per essere la patria di numerosi templi indù in stile dravidiano. La sua Capitale è la città di Chennai, un posto molto caotico ma che riesce a compensare questa peculiare caratteristica con i suoi tantissimi colori, suoni e profumi.

Chennai, info utili

Probabilmente il nome Chennai non vi dice niente e il motivo è molto semplice: fino al 1996 questa città era conosciuta come Madras. Si tratta di un posto davvero particolare, perché con estrema leggiadria riesce a mettere sullo stesso piano le antiche tradizioni e i riti spirituali con atmosfere più occidentali e moderne.

Chennai è una città che brulica di vita e che ha al suo attivo anche un cospicuo patrimonio culturale e artistico. Una vera e propria megalopoli che si affaccia direttamente sul celebre Golfo del Bengala, e che riesce ad essere la custode delle tradizioni artistiche, religiose e culinarie dell’intera regione, ma anche una delle mete più alla moda e cosmopolite del Paese.

Chiamata la “Porta dell’India del Sud”, è in continua crescita anche per quanto riguarda la vita notturna: non è ancora il suo forte, ma si sta sempre più attrezzando per garantire ai suoi visitatori indimenticabili serate di svago e divertimento.

Chennai, India

Fonte: iStock

Veduta di Chennai

Cosa vedere

Come vi abbiamo accennato, Chennai offre diversi punti di interesse. Tra le cose da non perdere c’è senza ombra di dubbio il Fort St. George, ovvero la prima fortezza britannica sorta in territorio indiano. Situato nei pressi della costa, è il cuore pulsante di Chennai, o meglio, l’intera città si è sviluppata attorno ad esso.

Straordinario è anche il Tempio di Kapaleeshwarar, uno uno dei sacri santuari della regione dedicato a Shiva. Ma questo spettacolare luogo di culto ha una marcia in più rispetto a tanti altri: è un esempio unico di stile architettonico dravidico. Il visitatore si ritroverà di fronte a un trionfo di colori e di profondità, grazie alle moltissime statue che lo impreziosiscono. All’interno, invece, la storia si può “toccare con mano” per via delle varie iscrizioni che risalgono al XII secolo.

A forma di piramide, le statue colorate che lo adornano rappresentano divinità, demoni, guerrieri e reali, una serie di dettagli impressionanti che fanno sì che lo sguardo non si sposti mai.

Tempio di Kapaleeshwarar, India

Fonte: iStock

Il coloratissimo Tempio di Kapaleeshwarar

Poi ancora Little Mount e St Thomas Mount. Il primo, oltre a essere un luogo avvolto nelle leggende, ospita una chiesa portoghese risalente al 1551, oltre a un piccolo altare di San Tommaso, sito nell’apertura di una grotta rocciosa, e un’impronta di palma. Il secondo, invece, è la sede della Chiesa di Nostra Signora dell’Aspettativa che si può raggiungere salendo 135 gradini.

Voliamo ora presso l’Edificio Ripon che è stato costruito in stile architettonico indo-saraceno. Si tratta del più antico ente municipale del Commonwealth al di fuori della Gran Bretagna e colpisce per il suo orologio alto quasi tre metri che è posto sulla torre centrale dell’edificio.

Vale la pena fare un salto anche Valluvar Kottam, un santuario edificato in memoria del poeta Thiruvalluvar che visse e scrisse durante il I secolo a.C. Il memoriale si presenta come un enorme carro di 35 metri che conserva al suo interno un auditorium che può ospitare anche 4.000 persone.

La Chiesa di Luz è invece la più antica di Chennai e colpisce per la sua struttura gotica e barocca e per il fatto che è uno dei più antichi monumenti europei in India.

Da visitare è anche l’Alta Corte di Madras che è uno dei più grandi edifici giudiziari del mondo. Costruito nel 1892, ha un peculiare colore rosso, magnifici soffitti dipinti e porte in vetro colorato.

Il quartiere di T-Nagar è invece il posto ideale per chi ama le meraviglie dell’artigianato: ci sono drappi di seta, sari e stole realizzati con cura.

Infine un po’ di romanticismo: il faro di Chennai, da cui godere di una splendida vista sul Golfo del Bengala. Alimentato da un pannello solare, ospita il dipartimento meteorologico locale che può essere visitato da tutti.

Alta Corte di Madras, India

Fonte: iStock

Veduta dell’Alta Corte di Madras

I musei cittadini

Chennai mette a disposizione anche una serie di musei cittadini che sono l’ideale per conoscere la storia di questa caotica (ma super colorata) città. Il primo che vi consigliamo è il Museo del Governo di Chennai che regala delle ampie gallerie che si sviluppano in ben tre edifici diversi.

Una delle più impressionanti è la Bronze Gallery, dove scovare un’emozionante collezione di statue in bronzo risalenti al VII secolo.

In più, ci sono anche Galleria Nazionale d’Arte, la Galleria d’Arte Contemporanea e il Museo dei Bambini.

Il mare e le spiagge

No, Chennai non è un paradiso marino, ma ciò non toglie che offra spiagge di sabbia e anche preziose viste sull’oceano che difficilmente possono essere dimenticate. Marina Beach, per esempio, è il luogo ideale per rilassarsi, nonostante sia spesso presa d’assolto da locali e turisti.

L’atmosfera in ogni caso è vacanziera, anche grazie alle tante famiglie che fanno pic-nic sulla spiaggia o alle persona in sella a dei cavalli che si dedicano a passeggiate in riva al mare. Ci si viene soprattutto per scoprire alcune delle usanze e abitudini degli indiani quando si tratta di tempo libero. Non mancano mercatini, bancarelle e anche particolari tiri al bersaglio e banchetti per i tatuaggi.

A disposizione dei viaggiatori c’è anche Edward Elliot’s beach che è forse una delle spiagge più pulite della città. Conosciuta anche con il nome di Besant Nagar Beach, è il ritrovo di giovani ventenni e famiglie che la preferiscono al caos della più nota Marina Beach.

Si tratta di una striscia di sabbia in cui godersi le giornate con gli odori e i suoni dell’oceano in sottofondo, e dalla quale poter ammirare diversi punti di interesse turistici, come il Tempio di Ashtalakshmi e il Santuario di Velankanni.

Si rivela ottima anche per i buongustai che qui possono trovare una serie di bancarelle ricche di snack e diversi ristoranti con piatti autentici dell’India meridionale. Infine, sappiate che qui sorge anche il Karl Schmidt Memorial edificato in onore di un marinaio olandese che morì mentre salvava un nuotatore dall’annegamento nel 1930.

Se si vola in India, Chennai è una di quelle tappe da inserire nel proprio itinerario.

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L’inverno dà spettacolo: inaugurato il festival delle cascate di ghiaccio

La location è di quelle da visitare almeno una volta nel corso della vita e il periodo è perfetto per ammirarla in tutto il suo splendore. Siamo infatti nel parco nazionale di Jiuzhaigou, patrimonio dell’umanità Unesco, con le sue cascate ghiacciate che richiamano tantissime persone in occasione del Festival internazionale del turismo.

Questo luogo da sogno si trova nella provincia del Sichuan, nella Cina sudoccidentale, e non è affascinante solamente per l’acqua che il freddo ha trasformato in ghiaccio, ma anche per la foresta, i laghi e le formazioni rocciose di tipo carsico.

Durante l’inverno questo luogo sembra rubato ad un sogno, trasformandosi in un paese di ghiaccio e natura da esplorare e immortalare.

Le cascate di ghiaccio, ma non solo: il Festival

Il 4 gennaio ha preso il via la 19esima edizione del Festival internazionale del turismo, che richiama tantissime persone ad ammirare le numerose bellezze del parco nazionale di Jiuzhaigou, inserito nella lista dei patrimoni dell’umanità Unesco.

Il freddo ha trasformato le sue cascate in vere e proprie sculture naturali di ghiaccio, creando un’atmosfera unica, da immortalare e che fa da sfondo perfetto a foto memorabili. Un luogo in cui l’inverno offre lo spettacolo più bello, che vale la pena visitare in questo periodo dell’anno, se si programma una vacanza in Cina e, più precisamente, nella provincia dello Sichuan.

Tra le cascate di ghiaccio da ammirare c’è quella di Nuorilang, ma comunque tutto il parco regala scorci indimenticabili. A cui, nella giornata di apertura, si è aggiunta anche una performance di danza.

Ma questo luogo dal fascino suggestivo non lo è solo d’inverno, quando diventa simile a un paese delle fiabe, ma anche durante tutto il corso dell’anno quando regala scorci indimenticabili.

Valle del Jiuzhaigou, il parco nazionale ricco di bellezza

Dal 1992 è diventata patrimonio dell’umanità Unesco, stiamo parlando della Valle del Jiuzhaigou, un parco dove si possono ammirare numerose cascate e laghi e che è una destinazione da raggiungere se si sta programmando un viaggio in Cina, nella provincia dello Sichuan. A quanto pare, dal 1997 è anche riserva della biosfera.

L’area si estende per circa 240 chilometri e al suo interno si può ammirare con i propri occhi la bellezza della natura. Il paesaggio, infatti, è davvero ricco e mutevole e regala scorci indimenticabili. C’è la foresta vergine, si possono vedere alcune tipologie di bambù e anche una rara conifera, è abitata dal panda gigante, specie tra quelle in pericolo di estinzione, e da oltre 140 tipologie di uccelli.

Le rocce, come detto, sono carsiche, mentre i laghi sono un vero e proprio spettacolo con i loro colori che offrono tantissime sfumature diverse: dal blu, al turchese senza dimenticare il verde.

Si tratta anche di un posto ricco di storia: abitato per lungo tempo da popolazioni tibetane, deve il suo nome ai nove villaggi che si trovano nel suo territorio. È una meta molto turistica e il numero di persone che visitano la Valle è cresciuto in maniera esponenziale nel corso del tempo. Dati che non stupiscono vista la sua bellezza sensazionale, le sue cascate, i laghi e la natura che qui si mostra in una delle sue versioni più magiche.

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In questa remota città puoi ammirare l’aurora boreale per 300 notti l’anno

Uno spettacolo della natura incredibile, di quelli capaci di levare il fiato e di rimanere per sempre tra i ricordi più belli: stiamo parlando dell’aurora boreale, un fenomeno che tantissime persone “rincorrono” osservando i cieli del nord. Ma c’è un luogo, una remota città, in cui si può ammirare l’aurora boreale per circa 300 notti l’anno.

Per raggiungerla bisogna volare in Canada e, più precisamente, nella baia di Hudson dove si trova la cittadina di Churchill. A differenza di altri posti, dove riuscire ad ammirare il fenomeno delle luci nel cielo dipende da diversi fattori, qui la magia è quasi di casa.

Churchill, la remota cittadina che regala l’aurora boreale

Ci troviamo in Canada nella baia di Hudson, nella provincia del Manitoba. Qui c’è una piccola cittadina immersa nel paesaggio tipico di questi luoghi, dove il clima è rigido e la natura regala scenari da sogno. Churchill è un luogo remoto, ma dal grande fascino per diverse ragioni. Una di queste è che si tratta di uno dei luoghi perfetti da raggiungere per ammirare l’aurora boreale che qui è visibile per circa 300 giorni l’anno. Il periodo migliore per assistere allo spettacolo è quello che va da gennaio a marzo, quando le notti durano più a lungo e le temperature sono particolarmente fredde.

Esistono appositi tour guidati per poter godere al meglio della magia del cielo e che offrono anche luoghi perfetti dove attendere che la natura metta in scena lo spettacolo più bello. Che si può osservare, ad esempio dalle Aurora Domas: si tratta di cupole in plexiglass riscaldate dalle quali osservare il cielo lontano dalle luci artificiali. Vi sono anche tour che propongono di ammirare l’aurora boreale mentre si prendono lezioni di fotografia. Per chi cerca la comodità, poi, è bene sapere che esiste l’Aurora Pod: un luogo in cui la vista spazia a 360 gradi, mentre si sta comodamente al caldo ai margini della tundra.

Il clima è molto rigido, basti pensare che durante la stagione invernale si può arrivare anche a -23 gradi e questo fa anche parte del fascino del luogo.

Non solo aurora boreale, poi, perché Churchill è anche la location perfetta per ammirare la natura e gli animali come balene e orsi polari. A patto di visitare la cittadina nel periodo giusto.

L'aurora boreale a Churchill

Fonte: iStock Photo

L’aurora boreale nel cielo notturno di Churchill

Churchill, non solo aurora boreale: cosa fare

Churchill è il luogo da raggiungere per chi ama la natura, per chi desidera vedere gli animali nel loro habitat e per chi vuole collezionare ricordi che restano indelebili nella mente. Qui, infatti, si possono ammirare gli orsi polari, le balene ed esplorare il paesaggio.

Per vedere quelli che vengono definiti “Signori dell’Artico”, come viene spiegato sul sito della cittadina, è bene affidarsi a una guida esperta e a visite guidate. A quanto pare, il periodo migliore per ammirarli è l’autunno e, nello specifico, i mesi di ottobre e novembre.

Per incontrare le balene beluga, invece, si deve visitare la cittadina in estate: si possono incontrare mentre si è a bordo di navi, oppure mentre si gira con kayak o paddle boarding.

Da non sottovalutare anche la natura intorno a sé: vale la pena esplorare il paesaggio selvaggio e conoscerne le sue peculiarità e caratteristiche. Inoltre, non mancano storia e cultura in cui immergersi per scoprire le radici di questo luogo.

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Benvenuti ad Exuma, un vero e proprio arcipelago dei sogni

Vi sarà sicuramente capitato, almeno una volta nella vita, di vedere delle foto in cui dei buffi maiali nuotano in un mare da sogno. Forse vi siete domandati se quelle immagini fossero finte, senza però trovare una risposta definitiva. La verità è che sono foto assolutamente autentiche, perché in un incantevole angolo del nostro mondo esiste una lingua di sabbia popolata da dolcissimi maiali nuotatori, che fanno le feste appena vedono arrivare i turisti.

Exuma, informazioni utili

Il posto in questione si chiama Exuma ed è un fantastico arcipelago delle Bahamas composto da oltre 365 isole e isolotti (cays). Di tutti questi magnifici lembi di terra, solo tre sono abitati e sono gli stessi (e gli unici) che dispongono di strutture turistiche. Tutto il resto è puro paradiso, lingue di sabbia bianca lambite da un mar color zaffiro e caratterizzate da tanalità così brillanti che riescono persino ad essere visibili dallo spazio.

Fare un viaggio alle Exuma vuol dire arrivare in un posto quasi totalmente incontaminato, puntellato di isolotti deserti e resort esclusivi. Probabilmente questo favoloso arcipelago è uno dei pochi posti del mondo in cui la natura supera ancora l’uomo, e onestamente l’augurio è che tutto possa rimanere così.

Non è facile arrivarci perché non ci sono voli diretti dall’Italia, ma ciò non toglie che con un po’ di pazienza e organizzazione si possano raggiungere e godere a 360 gradi. Il posto ideale per dimenticare il freddo: qui l’inverno non esiste, anche se il periodo che va da giungo a ottobre è caratterizzato da una maggiore quantità di piogge e anche dal rischio uragani.

Le temperature medie si aggirano tra i 23° di minima registrata a gennaio e i 29° di massima registrata a luglio e agosto, mentre la temperatura del mare è più o meno sempre la stessa, e quindi intorno ai 27/28°.

Exuma, cosa fare

Fonte: iStock

Un angolo delle isole Exuma

Le tre isole principali

L’isola più grande, perciò quella con il maggior numero di hotel e anche sede dell’aeroporto, si chiama Great Exuma ed è il posto in cui sorge il capoluogo, che prende il nome di George Town.

Oltre agli alberghi, qui sono presenti diverse curiose case colorate, bar e ristoranti, ma soprattutto delle spiagge che sembrano cadute direttamente dal paradiso, e tutte accarezzate da un mare che per le sue sfumature pare quasi finto.

Great Exuma è collegata a un ponte a un’altra delle isole principali, ovvero Little Exuma. L’arrivo qui è come un sogno che si avvera: ci sono alcune delle spiagge più straordinarie del mondo.

Ma non solo, perché questo piccolo fazzoletto di terra è anche la culla di un antico fortino dei pirati, la Cotton House, e una salina. Non mancano ristoranti ed alloggi per trascorrere una vacanza perfetta.

Infine Stocking island, dalla forma lunga e stretta e non troppo distante da Great Exuma. A disposizione dei viaggiatori ci sono una manciata di resort appartati e tante spiagge che sono in grado di regalare un soggiorno indimenticabile.

Cosa fare

Le isole Exuma sono l’ideale per chi cerca il caldo, un mare limpido e una natura gentile. Le cose da fare, infatti, girano quasi tutte intorno alle sua spiagge eccezionali, dei posti che una volta visitati raramente si dimenticano.

La prima meraviglia da non perdere è Cocoplum Beach che sorge a circa 30 chilometri da George Town. Si tratta di una spiaggia praticamente immacolata perché priva di strutture. Un lembo di terra che dà il meglio di sé durante la bassa marea: dalle acque che brillano emergono dei poetici banchi di sabbia che creano un paesaggio emozionate, oltre alle condizioni perfette per nuotare anche quando si ha paura di farlo.

Hoopers Bay è un’altra bellissima spiaggia nei pressi di George Town e che vanta una forma assai curiosa: ricorda una mezza luna. Facilissima da raggiungere, si fa amare per la sua sabbia bianca come la neve e particolarmente fine. Il mare è sempre calmo, e una bella nuotata da queste parti permette persino di avvistare delle dolcissime tartarughe marine.

Jolly Hall è il posto ideale quando tira vento poiché si sviluppa all’interno di una baia. Caratterizzata da ombra naturale grazie alla presenza di diversi alberi, sfoggia una sabbia chiarissima, un mare calmo e limpido e un isolotto all’orizzonte con palme tropicali da raggiungere durante la bassa marea.

Exuma Point è considerato il luogo più suggestivo e fotogenico delle isole Exumas. Il motivo? Principalmente è la bassa marea che dà vita a un gran numero di lingue di sabbia che contrastano con il blu del mare, regalando un panorama davvero unico nel suo genere.

Spiagge più belle Exuma

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Una delle magnifiche spiagge delle isole Exuma

Un altro posto da non perdere è la Spiaggia del Tropico, la più famosa di Little Exuma. Sì, si tratta di un angolo molto popolare e frequentato, ma le sue notevoli estensioni permettono di trovare anche angoli praticamente deserti. Dalla forma di una lunga striscia e dalla sabbia assai candida, è puntellata da una bassa vegetazione e accarezzata da un mare particolarmente turchese.

C’è poi Sampson Cay, un’isola privata in cui possono accedere tutti dopo aver pagato una tassa. La sua particolarità? Nella sua magnifica baia vivono squali di 2 metri e mezzo con i quali è persino possibile nuotare, in quanto sono innocui.

Vale la pena fare un salto anche a Starfish Bay che è situata sul versante nord occidentale dell’isola di Stocking Island. A colpire è il fatto che è una spiaggia particolarmente selvaggia e nel cui splendido mare nuotano centinaia di stelle marine dalle grande dimensioni.

Dove si trovano i maiali nuotatori

Per correre a conoscere i maiali nuotatori occorre fare un’escursione che tra le sue tappe preveda anche l’isolotto di Big Major Cay, dove prende vita Swimming Pig, da molto conosciuta con il simpatico nome di Pig Beach.

Si tratta di una lingua di sabbia in cui vivono questi buffi maialini nuotatori che fanno le feste ai turisti appena avvistano una barca. Un’esperienza davvero imperdibile, purché venga fatta con rispetto.

Se vi state chiedendo come sia possibile che dei paffuti maiali si trovino su questo remoto angolo di paradiso, la risposta è che nessuno lo sa con certezza, anche perché Big Major Cay è disabitata e i maiali non sono originari dell’isola.

C’è chi sostiene che  furono lasciati qui da un gruppo di marinai che avevano intenzione di tornare e di cucinarli. Mentre altri ritengono che siano venuti a nuoto dopo un naufragio avvenuto nelle vicinanze. Di preciso non si sa, ma quel che è certo è che da queste parti ci sono circa 20 maiali e cucciolini che si godono al massimo la loro vita.

Big Major Cay, maialini

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Big Major Cay e i suoi maialini