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Alla scoperta di Pest, il lato Est del Danubio “blu”

Dicono che Buda sia la zona più bella di Budapest, la Capitale ungherese divisa in due dal Danubio. Dicono che è qui, sulla sponda Ovest del fiume blu, che è nata la città, che è anche il lato più pittoresco perché sviluppato su una collina e perché ci sono i palazzi più antichi, come il Palazzo Reale o il famoso Bastione dei Pescatori, un belvedere sulla collina di Buda dall’architettura inconfondibile, la Chiesa di Mattia, una delle più importanti di Budapest, dove venivano incoronati i re e le regine (come Francesco Giuseppe d’Austria e la moglie Elisabetta, meglio conosciuta come Sissi) ed è sempre qui che si trovano anche i celebri Bagni Gellért, tra gli stabilimenti termali più noti d’Europa.

Perché preferire Pest a Buda

Tuttavia, se volete uscire dai classici circuiti turistici e trovare anche meno folla, allora è a Pest che dovete restare. Non che il lato Est del Danubio sia più moderno, è solo meno antico. Si unì a Buda solo nel 1873 per formare un’unica città, Budapest, appunto, ma la sua storia è molto più antica.

Qui erano nati degli insediamenti celtici e romani e nel Medioevo era già un villaggio molto florido e dedito al commercio.

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Il Palazzo del Parlamento, simbolo di Budapest, è a Pest

I luoghi storici di Pest

Il simbolo di Budapest, la cupola del Palazzo del Parlamento – il terzo più grande al mondo – che viene immortalata in tutte le foto e sulle brochure dell’Ungheria, si trova su questo lato della città. Così come anche la Basilica di Santo Stefano, l’edificio religioso più grande dell’Ungheria.

Questa parte della città offre ampi viali e piazze. Tra le più famose è la piazza degli Eroi, inconfondibile con le sue statue che rappresentano i fondatori del Paese. Insieme all’arteria più importante di Budapest, Andrassy ut, è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco.

A Pest ci sono splendidi palazzi entrati nella lista dei Patrimoni dell’umanità dell’Unesco. Come il Matild Palace, a due passi da Elisabeth Bridge, uno dei vari ponti, insieme a quello famoso Ponte delle Catene, il primo a unire Buda con Pest (ora chiuso per ammodernamento fino al 2023), che attraversano il Danubio.

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Il Matild Palace, Patrimonio Unesco a Pest

Questo palazzo, oggi un hotel di lusso della Luxury Collection di Marriott, con una “liqueur library” sul rooftop da cui godere di una magnifica veduta sulla città, ha un gemello sul lato opposto della strada e appartenevano entrambi a una famiglia. Uno dei due è stato totalmente rinnovato proprio di recente, in omaggio alla storia di questa città a cavallo tra Oriente e Occidente (agli stucchi in stile austriaco si affiancano sale da bagno con mosaici moreschi), mentre l’altro è in ancora in fase di ristrutturazione.

Pest è molto più grande di Buda (circa due terzi della città) ed è davvero molto varia. Da non perdere è l’antico quartiere ebraico, Erzsébetváros, dove si trova anche la Sinagoga Grande, la più grande d’Europa. Sono riconoscibili le facciate decorate delle palazzine Liberty con i loro cortili e i vicoli interconnessi tra i vari edifici. In quello che era un quartiere sorto nel vecchio sobborgo del XVII secolo, Józsefváros, oggi è pieno di locali ed è frequentatissimo dai giovani.

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Il quartiere ebraico di Pest e la Sinagoga Grande

Pest vs Buda: due a uno

Nella zona di Belváros, considerata il vero e proprio centro di Pest e anche la zona più elegante, con i palazzi in stile Barocco affacciati lungo il Danubio e con vista sulla collina di Buda, si trova il bellissimo mercato centrale coperto di Vásárcsarnok, che può considerarsi uno dei più grandi d’Europa. Oltre ad acquistare artigianato ungherese – camicette ricamate a mano, oggetti di legno intagliato e cappelli di pelo – si può anche fare una sosta gourmet direttamente dai banchi gastronomici, dove provare le specialità locali, dal gulasch (l’originale è quello ungherese) al pollo alla paprika al foie gras (molto meno caro di quello francese).

I “ruin pub” di “Budap-Est”

Infine, è sempre a Pest che si trovano i locali notturni più belli dove fare aperitivi o dove andare dopo cena per tirare tardi. Ce ne sono tantissimi distribuiti lungo il fiume, con tavoli anche all’aperto.

Ma da non perdere sono i veri e autentici “ruin pub“. Letteralmente sono “bar in rovina”, ma in realtà questi locali sono tutt’altro che catapecchie. Semplicemente sono stati ricavati all’interno di edifici lasciati in stato di abbandono. Sembra un po’ di tornare nella Berlino Est degli Anni ’90. Il primo ruin pub è stato il Little Szimpla, divenuto subito famosissimo per il suo stile un po’ decadente. Poi ne nacquero molti altri, la maggior parte dei quali concentrata del quartiere ebraico. In questi locali non si va solo per bere qualcosa, ma anche per guardare un film, assistere a un reading o ad ascoltare buona musica. O a conoscere gli/le ungheresi.

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Il “ruin pub” Szimpla di Budapest

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Idee di Viaggio itinerari culturali musei Pesaro E Urbino vacanza natura Viaggi

Pesaro: un museo a cielo aperto che omaggia la musica, l’arte e la natura

C’è sempre un buon motivo per scoprire e riscoprire le bellezze che caratterizzano il nostro meraviglioso Paese. Attrazioni naturali, architetture monumentali, città straordinarie e borghi suggestivi che raccontano e conservano tradizioni, culture e storie che ci rappresentano, e che si trovano a pochi passi da noi.

Luoghi da esplorare anche più volte, per essere compresi nella loro essenza, che ci mettono in contatto con la grande bellezza italiana, come fa Pesaro, la città marchigiana che si è conquistata il titolo di Capitale Italiana della Cultura per il 2024.

I motivi che hanno reso possibile la proclamazione del capoluogo marchigiano sono noti a tutti. Del resto la città, da sempre, conserva e valorizza in maniera esemplare il prezioso patrimonio paesaggistico, naturale, storico e artistico che appartiene al territorio.

Pesaro, la città dell’arte e della musica

Musei iconici, anfiteatri tecnologici e luoghi intrisi di cultura e arte: questa è la bellissima Pesaro, quella che riesce a trasformare anche una semplice passeggiata a piedi o in bicicletta in un’esperienza unica che lascia senza fiato.

E sembra quasi di poter immaginare di camminare sulle note create dal più importante compositore italiano della prima metà del XIX secolo, Gioacchino Rossi, che proprio a Pesaro è legato indissolubilmente. La terra che gli ha dato i natali, infatti, è conosciuta anche come città della musica ed è sempre qui che è possibile andare alla scoperta del maestoso Museo Nazionale Rossini e della casa natale del compositore.

Non solo musei, dicevamo. La storia d’amore tra l’arte e la città è percettibile in ogni suo angolo, in ogni strada e passeggiata, a partire dal centro storico fino al lungomare. Attraverso un itinerario urbano, infatti, è possibile scoprire come questo legame sia stato perpetuato nel tempo e valorizzato da opere firmate da artisti contemporanei che hanno ridefinito il paesaggio della città.

La città che sembra un museo a cielo aperto

Ci piace immaginare Pesaro come un museo a cielo aperto, perché in effetti lo è davvero. Senza addentrarci all’interno di musei e altri luoghi di cultura, che comunque meritano una visita, i nostri occhi potranno ammirare la grande bellezza custodita tra le strade cittadine.

Piazza del Popolo, crocevia di incontri quotidiani, è il fulcro e l’anima della città, quella dalla quale si snodano una serie di strade e via che conducono tra palazzi settecenteschi contraddistinti da architetture straordinarie come quello Olivieri che ospita la Fondazione Rossini.

Impattante e meravigliosa è anche la Rocca Costanza che domina l’intera scena urbana, a questa si aggiunge il Teatro dedicato a Rossini e le cattedrale. Le opere d’arte, però, non sono solo quelle conservate nelle chiese e nei musei e ne è dimostrazione la splendida Sfera Grande di Arnaldo Pomodoro.

Situata al centro del Piazzale della Libertà e adagiata sull’acqua di una fontana, la gigantesca sfera in bronzo è diventata il simbolo della città sin dalla sua istallazione. Ma non è l’unica opera che meraviglia durante le passeggiate a Pesaro e sul suo lungo mare.

Sul Molo di Levante, infatti, troviamo lo splendido e suggestivo Riflesso dell’Ordine Cosmico dell’artista Eliseo Mattiacci. Un altro simbolo del legame indissolubile di questo territorio con il mare, con l’arte e con la terra. A questa si aggiunge la copia della Porta a Mare di Lorenzo Sguanci, l’arco di Pesaro e la Scultura della Memoria di Giuliano Vangi. Ma tenete gli occhi aperti perché tra il centro storico e il lungomare potreste trovare altre sculture straordinarie.

Arnaldo Pomodoro la Sfera Grande

Arnaldo Pomodoro la Sfera Grande

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città Idee di Viaggio itinerari culturali musei Piemonte Torino Viaggi

L’anima più vera di Torino da scoprire in questi musei

I musei sono da sempre in cima alle nostre to do list quando raggiungiamo una nuova destinazione, e il perché è presto detto. Ci piace pensare a questi edifici come scrigni di meraviglie, indipendentemente dalle dimensioni e dalle posizioni. Dei microcosmi che custodiscono tesori, oggetti e storie che riguardano le culture e le tradizioni di una città, di un paese, di una popolazione. Che riguardano noi.

Del resto è il nome stesso di queste istituzioni a restituirci il loro significato. Il termine museo, infatti, deriva dal greco antico mouseion che vuol dire luogo sacro alle Muse, le figlie di Zeus protettrici delle arti e delle scienze.

Ed è proprio in questo luoghi che è possibile scoprire e riscoprire molte città. Come Torino, per esempio, che racconta il suo volto più autentico proprio attraverso musei iconici.

Benvenuti a Torino

È una Torino sorprendente e a tratti inedita quella che possiamo scoprire attraverso i suoi musei, come quello del cioccolato, del caffè, del calcio e della Fiat. Sono gli stessi musei che raccontano la città, la sua storia, le sue origini e tutte quelle caratteristiche che la rendono unica.

Il capoluogo piemontese, già noto per le sue raffinate architetture, per i lussuosi edifici barocchi, per le pregiate caffetterie che popolano il centro storico e per quella Mole Antonelliana che ridefinisce tutto il paesaggio urbano, ospita alcuni dei musei più celebri del nostro stivale, come quello Egizio che ogni giorno ospita centinaia di visitatori provenienti da tutto il mondo.

A questo si aggiungono tutte quelle istituzioni che sono direttamente collegate con la storia della città, come quello delle automobili e del caffè, per citarne alcuni. Scopriamoli insieme.

Scoprire la città attraverso i suoi musei

Se parliamo di Torino non possiamo non menzionare la splendida residenza sabauda iscritta alla lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco dal 1997. La Reggia di Venaria, progettata dall’architetto Amedeo di Castellamonte, è un vero e proprio simbolo della città, nonché uno scrigno di storia, cultura, arte e architettura del capoluogo piemontese.

A questa si aggiunge il Centro Storico Fiat, un museo che espone automobili, treni, camion e biciclette con marchio Fiat e che funge anche da archivio aziendale, e Casa 500, uno spazio espositivo creato all’interno della Pinacoteca Agnelli che è molto più di un museo automobilistico, ma è un vero e proprio viaggio nella storia dell’Italia e del periodo di espansione industriale.

Ci spostiamo ora all’interno del Museo Lavazza del quartiere Aurora che consente ai visitatori di vivere una vera e propria esperienza multisensoriale. Una tappa imperdibile per tutti gli amanti del caffè che qui potranno scoprire la secolare relazione tra la storica azienda e la celebre bevanda, attraverso un’esperienza immersiva nella cultura del caffè e dei suoi rituali.

Gli appassionati del pallone, invece, troveranno imperdibile il Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata che racconta la storia di una squadra che ha fatto la storia del Belpaese.

Ultimo, ma non per importanza, è Il Museo Nazionale del Risorgimento italiano, un’istituzione che racconta la storia dell’unificazione del Paese e della città sabauda in quegli anni. Inoltre, il Palazzo Carignano che ospita il museo, ha ricoperto un ruolo centrale durante il periodo risorgimentale come sede del primo Parlamento del Regno d’Italia.
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Il villaggio immerso in una valle senza elettricità

Ci sono luoghi dove le forze della natura modellano non solo il paesaggio ma anche le vite delle persone che lo abitano. Uno di questi è la selvaggia Val Bavona, la più rocciosa e impervia del territorio alpino. Siamo nel Ticino, nel punto in cui nasce la famosa cascata di Foroglio, accanto alla quale sorge l’omonimo e pittoresco villaggio dove il tempo sembra essersi pietrificato. Fin qui potrebbe sembrare una verde valle della Svizzera come un’altra, ma c’è una caratteristica che la rende davvero unica e green: la mancanza di elettricità.

Foroglio, villaggio senza tempo

Foroglio è il villaggio più conosciuto della valle, grazie alla cascata che porta il suo nome e che gli fa da sfondo con un fragoroso salto di 110 metri. Un grazioso centro con le case raccolte attorno alla chiesetta quattrocentesca, che ricordano la vita delle generazioni dedite alla transumanza, modeste abitazioni in pietra costruite seguendo le necessità del lavoro e la configurazione del terreno, che nel tempo hanno mantenuto quasi intatto il loro aspetto primitivo. Tra una e l’altra spuntano anche le torbe (che abbiamo incontrato anche a Bosco Gurin), caratteristiche costruzioni in legno e pietra adibite alla conservazione dei cereali, soprattutto della segale.

Foroglio è uno dei dodici villaggi che costellano il fondovalle, posti più o meno a un chilometro l’uno dall’altro, e chiamati “terre” dai locali. Ad aver contribuito alla perfetta conservazione di questo mondo rurale è stata l’assenza di una strada carrozzabile in Val Bavona, costruita solo dopo il 1950, e di una rete elettrica (fatta eccezione per San Carlo). In questa valle, infatti, il fabbisogno energetico viene soddisfatto da sempre solo con l’energia solare, motivo per cui i villaggi che la costellano sono abitati esclusivamente d’estate.

Un paradosso se si pensa alla grande quantità di energia elettrica prodotta in Val Bavona, tra tre centrali e tre laghi artificiali. Come risultato della scelta dei residenti di continuare a vivere senza il lusso dell’elettricità, la valle isolata rimane più o meno la stessa oggi come lo è stata per secoli.

Villaggio immerso valle senza elettricità

Il pittoresco villaggio di Foroglio

Itinerario alla scoperta della Val Bavona

Per Foroglio passa anche un’incantevole passeggiata che percorre i dodici insediamenti della valle e permette ai visitatori di scoprirne tutti i segreti e apprezzarne il fascino senza tempo. Un percorso ricco di suggestioni non solo per gli splendidi paesaggi che offre allo sguardo, ma anche per le testimonianze dell’intervento dell’essere umano che ha saputo interpretare il territorio e trasformare anche gli elementi naturali più ostili in alleati.

Durante l’escursione ci si imbatte nei cosiddetti “splüi”, caratteristiche costruzioni sottoroccia che dovevano rispondere alle esigenze dei contadini, e per cui sono state adibite a rifugio per sé e per gli animali, a depositi per il cibo o a magazzino per il fieno e la legna. La maggior parte si trova ai piedi delle frane, dove si depositano i macigni più grossi. Gli abitanti hanno anche realizzato terrazze sulle pendici della montagna, coltivando così la terra tra le rocce e sopra di esse e creando i cosiddetti prati pensili. A stupire, in questa valle, è il modo in cui le persone abbiano vissuto in armonia e simbiosi con la terra e con la natura, e le loro ingegnose tecniche di sopravvivenza.

La storia della Val Bavona, proprio come quella di altre valli alpine, è fortemente caratterizzata dalle transumanze. Per saperne di più, si può seguire il sentiero didattico sul tema presso i villaggi di Cavergno e Bignasco. Il percorso accompagna gli escursionisti attraverso le varie tappe del fondovalle fino a Foroglio, proseguendo attraverso la Val Calnegia fino ai pascoli alpini, a un’altitudine di oltre 2000 metri.

Da alcuni anni, la Fondazione Valle Bavona, attraverso le attività del “Laboratorio Paesaggio”, offre ai visitatori l’occasione di vivere a diretto contatto con il territorio, sperimentando, sviluppando conoscenze, acquisendo pratica di tecniche tradizionali, contribuendo a mantenere intatto e a salvaguardare un patrimonio straordinario.

Cascata Foroglio

La cascata di Foroglio, attrazione della Val Bavona

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cascate Fiume Idee di Viaggio luoghi misteriosi Viaggi

Queste incredibili cascate vantano una leggenda unica

Nel cuore di un Paese ricco di ghiacciai, natura incontaminata e profondi fiordi che prendono vita lungo la costa, scorrono delle cascate incredibilmente scenografiche e che celano una leggenda davvero unica nel suo genere.

Siamo in Norvegia, nel Nord Europa, e proprio qui dalle pareti di uno dei fiordi più spettacolari di tutto il Paese, il Geirangerfjord, scendono impetuosi dei flussi d’acqua che solo a guardarli fanno vivere incredibili emozioni.

Geirangerfjord, il fiordo norvegese più spettacolare

Il Geirangerfjord è davvero uno dei fiordi più sorprendenti della Norvegia, uno spettacolo di Madre Natura che si distingue per essere circondato da montagne innevate e splendide cascate. È situato a circa 100 chilometri dalla città di Ålesund e visitarlo vuol dire inebriarsi di uno spettacolo straordinario dove cascate alte fino a 250 metri, acque profonde e pareti a strapiombo su cui si affacciano fattorie abbandonate, catapultano in un’altra dimensione.

Ma non solo. Il fiordo, alle sue due estremità, vede anche sbucare i tetti dei villaggi caratteristici di Hellesylt e Geiranger, mentre le montagne intorno sono attraversate da una serie di sentieri escursionistici come l’imperdibile Strada Montana Trollstigen, che si snoda fra strette pareti di roccia e oltrepassa le cascate, e La Strada delle Aquile. Non è un caso che insieme al Nærøyfjorden, il Geirangerfjorden sia stato inserito dall’Unesco tra i siti patrimonio dell’Umanità.

Geirangerfjord norvegia

Tutta le bellezza del Geirangerfjord

Nonostante tutta la meraviglia di cui è impreziosito, il vero tocco magico di questo fiordo unico al mondo sono le sue cascate. Ce ne sono diverse come, per esempio, la Cascata del Pretendente che vanta una peculiare forma a bottiglia, e quella chiamata il Velo di Sposa che cade oltre un bordo roccioso dove la luce del sole la fa sembrare un velo sottile che ricopre i massi. Ma la più famosa e scenografica di questo questo paradiso terrestre è la Cascata delle Sette Sorelle, che precipita direttamente in mare da un’altezza straordinaria.

La Cascata delle Sette Sorelle, cosa sapere

Sette è il numero dell’arcobaleno, delle note musicali e di molte altre simbologie che in qualche modo caratterizzano anche questa cascata. Una cifra mistica ma che fa da subito capire che dietro a essa si nasconde qualcosa di veramente speciale.

Partiamo dal presupposto che quella delle Sette Sorelle è la 39ª cascata della Norvegia per altezza e che è formata dal fiume Knivsflåelvane che si getta dalla scogliera settentrionale del Geirangerfjord. Sette fragorosi flussi che si riducono a 4 durante i mesi estivi, il più alto dei quali compie un salto di circa 250 metri. Un luogo molto turistico, e spesso ammirato grazie a delle crociere che portano direttamente nel cuore della natura del Nord Europa.

Ciò non toglie che questa cascata -come lo stesso fiordo – mantenga il suo irresistibile fascino, anche grazie alla particolare leggenda a cui è legato il suo nome.

Cascata delle Sette Sorelle norvegia

Tutta la bellezza della Cascata delle Sette Sorelle

La leggenda della Cascata delle Sette Sorelle

Si narra che da queste parti vivessero sette bellissime sorelle, così simili l’una all’altra da aver stregato un solo uomo: un principe che si trovava a passare da quei fiordi e che si rifugiò in un podere dove vivevano proprio queste sette affascinanti ragazze, insieme al proprio padre.

Il principe, incapace di resistere a tanta bellezza, decise di sposarne una, la più affasciante. Tuttavia, ogni giorno al risveglio dopo una notte di bagordi non riusciva più a riconoscere la sua prescelta.

Passarono gli anni e le sorelle, disperate in quanto nubili e in costante attesa del principe, diventarono inconsolabili. Una condizione che le portò a piangere continuamente e a versare così tante lacrime da formare dei piccoli corsi d’acqua sempre più tumultuosi, a tal punto da arrivare fino a fondo valle sotto forma di cascate.

Per punizione, essendo la causa di tanto dolore, anche il principe si trasformò in una cascata – ossia quella del Pretendente di cui vi abbiamo parlato sopra – che si trova proprio di fronte alla Cascata delle Sette Sorelle. Ma la cosa più curiosa è che il flusso d’acqua generato dal nobile uomo ha una forma di bottiglia, come simbolo di tutto l’alcol che beveva in vita  per annebbiare la sua memoria.

La sua “ingordigia” fu quindi punita con la legge del contrappasso dantesco: rimanere “a bocca asciutta” a contemplare per sempre la bellezza delle sette sorelle, senza essere degnato di un loro sguardo.

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La Cascata delle Sette sorelle in un giorno di sole

Cos’altro fare e vedere al Geirangerfjord

Oltre alla natura e alle cascate, da non perdere al Geirangerfjord sono i suoi due villaggi. Hellesylt si distingue per la sua aria fresca e pura, da respirare a pieni polmoni. Come si può immaginare, infatti, la natura prende il sopravvento su tutto, in un contesto davvero spettacolare.

Delizioso anche Geiranger che, nonostante sia particolarmente frequentato dai turisti, regala degli scorci mozzafiato. C’è però una brutta notizia: la cittadina, insieme a Hellesylt, è sotto il costante pericolo della Åkerneset, ossia la montagna situata alle sue spalle che sta lentamente franando nel fiordo anche a causa del cambiamento climatico. Ciò vuol dire che se la frana precipitasse in modo massiccio, causerebbe uno tsunami che potrebbe radere al suolo la marina della città.

Chi ama la natura non può perdersi la Strada dell’Aquila, ovvero gli ultimi spettacolari 7 km della Rv63 proveniente da Åndalsnes. Un tratto che scende tortuoso lungo il ripidissimo pendio in 11 tornanti, ognuno dei quali regala una vista sempre più bella sullo stretto e straordinario fiordo.

Tutto questo nasce dalla Strada Montana Trollstigen, un itinerario di ben 106 kilometri che attraversa il meglio della natura della Norvegia, regalando una vista vertiginosa su ripide montagne, cascate, fiordi profondi e fertili vallate. Con una pendenza del 9 per cento e 11 stretti tornanti, è circondata da alte montagne ed è un costante inebriarsi di un magnifico panorama sul villaggio di Geiranger, la favolosa Cascata delle Sette Sorelle, la fattoria alpina Knivsflå e il più famoso fiordo al mondo, il Geirangerfjorden, Patrimonio Mondiale dell’Unesco.

Insomma, questa zona della Norvegia con la sua maestosità, la sua natura e le sue cascate impressionanti è un posto che non ha eguali al mondo e dove la natura mette in  in bella mostra tutta la sua incontenibile forza. Un’area del nostro continente da visitare il prima possibile.

Hellesylt

Il pittoresco villaggio di Hellesylt

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C’è una piccola Olanda dall’altra parte del mondo piena di tulipani

In primavera inizia lo spettacolo: la natura si risveglia, e con essa tanti splendidi fiori finalmente sbocciano, emanando nell’aria un profumo incredibile. I loro colori sono una vera meraviglia, lasciandoci a bocca aperta. E se l’Olanda è la patria dei tulipani, c’è un’altra piccola località – esattamente agli antipodi – dove l’atmosfera è quasi la stessa. Immensi campi fioriti arricchiscono un panorama da sogno, alle porte di una ridente cittadina che accoglie ogni anno tantissimi turisti.

Holambra, i suoi bellissimi tulipani

La fioritura dei tulipani è uno spettacolo incredibile, ammirato da molte persone: è nelle prime settimane primaverili che questi splendidi fiori regalano la loro inebriante meraviglia, un vero capolavoro della natura. Anche in Italia ci sono molti luoghi dove poter sbirciare la loro bellezza, ma la vera piccola Olanda si trova probabilmente dall’altra parte del mondo. Stiamo parlando di Holambra, una deliziosa cittadina brasiliana nata solamente da pochi decenni, ma già ricca di sorprese tutte da scoprire. Tra cui, naturalmente, gli incantevoli tulipani.

Holambra è un’antica colonia olandese, fondata nel 1948 da un gruppo di immigrati cattolici che hanno trovato riparo presso la Fazenda Ribeirão, all’epoca piuttosto fiorente. Il suo stesso nome è un richiamo alle sue radici: Holambra è infatti l’acronimo – in portoghese – di Holanda, America e Brasil. Ma dei suoi antenati europei non porta solo le iniziali. La cittadina possiede un incredibile patrimonio naturalistico, sotto forma di splendidi fiori che in primavera vivacizzano il panorama e attirano migliaia di turisti da ogni angolo del mondo.

Tulipani, certo. Ma non solo: gerani, crisantemi, rose, margherite, girasoli, gerbere e molto altro. I prati fioriti di Holambra sono diventati ben presto una vera e propria attrazione turistica, rendendo il nome della cittadina famoso a livello internazionale. Qui si svolge infatti Expoflora, la più grande mostra di fiori in America Latina. L’evento si tiene ogni anno a settembre (ovvero all’inizio della primavera, dal momento che le stagioni sono invertite. Siamo dall’altra parte del mondo, lo ricordate?), ed è l’occasione per mettere in mostra le incantevoli piante ornamentali di cui la città è tra le più grandi produttrici di sempre.

Le bellezze di Holambra, la piccola Olanda

La magia dei fiori è senza dubbio ciò che di più bello vanta Holambra, ma ci sono tante altre piccole chicche da esplorare. Per gli amanti delle attività all’aria aperta, non c’è niente di meglio che una bella pedalata: la Ciclovia dei Fiori offre ben tre percorsi, ciascuno rinominato secondo il principale simbolo del luogo (la Via dei Tulipani, la Via dei Girasoli e la Via delle Rose). Imperdibile, poi, è una foto ricordo sotto l’imponente mulino olandese, chiamato Povos Unidos. Alto ben 38 metri e mezzo, è il più grande di tutta l’America Latina – ed è ovviamente una fedele riproduzione di quelli che possiamo trovare in Olanda.

Per fare un tuffo tra le tradizioni di Holambra, si può visitare il Museo Storico e Culturale. Al suo interno raccoglie oltre 2000 foto e altre testimonianze antiche, con cui ripercorrere la storia dei primi coloni che proprio qui fondarono una splendida cittadina. E per non farsi mancare niente, non resta che dedicarsi al tour gastronomico: nel cuore di Holambra c’è un’intera via formata da ristoranti, pub, caffè e pasticcerie, dove vengono proposti menù unici in grado di accontentare anche i palati più raffinati.

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Il ponte romantico nel cuore di una città da fiaba

Ci sono dei luoghi magici e suggestivi, affascinanti e romantici, che sembrano essere stati costruiti proprio per fare da sfondo alle avventure più belle della nostra vita, quelle da condividere con le persone che amiamo. Si parliamo proprio di loro, della magica Tour Eiffel, del maestoso Empire State Building, dell’onirica laguna di Venezia, o di quell’incredibile Tunnel dell’Amore nascosto in Ucraina. Luoghi, questi, dove i viaggiatori si recano per promettersi amore eterno, tra istantanee romantiche e proposte di matrimonio stupefacenti.

Queste destinazioni sono raggiunte dalle coppie di viaggiatori provenienti da ogni dove perché è qui che si possono costruire e incorniciare i ricordi più belli, tra le stradine, i vicoli, gli edifici e i canali di città iconiche che con il tempo si sono guadagnate l’appellativo di luoghi più romantici del mondo, gli stessi che ancora prima hanno incantato musicisti, pittori e artisti per secoli.

Ma se quelle che abbiamo elencato qui sopra sono le travel destination che già tutti conosciamo, e che probabilmente sono già state inserite nella lista dei luoghi assolutamente da vedere almeno una volta nella vita, c’è un altro posto meno conosciuto, ma altrettanto suggestivo e magico, si tratta del Ponte degli Amori di Annecy.

Il Ponte degli Amori di Annecy

Incastonata tra le Alpi francesi, nel dipartimento dell’Alta Savoia della regione Alvernia-Rodano-Alpi, Annecy è una città da fiaba. Lo è per i suoi scorci suggestivi, per le strade acciottolate e per i canali che la attraversano rendendo l’atmosfera magica a ogni ora del giorno e della notte. Ed è proprio nel cuore della città che troviamo un ponte, il Pont des Amours, che sovrasta canale Vassé sul Lago di Annecy e collega i Giardini Pâquier d’Europa.

Le sue origini, secondo le storie popolari, non sono particolarmente romantiche in realtà. Si dice infatti che il ponte, nei secoli passati, fosse il luogo d’incontro delle prostitute della città. Ma c’è anche chi avvalla una tesi molto più suggestiva che parla di questa struttura di collegamento come un rifugio di tutti gli innamorati. Ed è probabilmente credendo in questa che, al ponte, è stato dato il nome di Pont des Amours.

Attraversato dai cittadini ogni giorno, e raggiunto da turisti e viaggiatori per scattare fotografie sulla città e sul canale, il Ponte degli Amori è diventato una tappa imperdibile per chiunque scelga Annecy come destinazione di viaggio. Merito del suo nome estremamente romantico e anche della sua posizione suggestiva, ma soprattutto della leggenda che lo riguarda. Si dice infatti che chiunque salga sul ponte e si scambi un bacio con la sua dolce metà, sarà destinato a restare con questa per tutta la vita.

Altri angoli romantici della città francese

Il Ponte degli Amori è diventato con il tempo un vero e proprio luogo di culto per tutte le coppie che visitano la cittadina di Annecy, una tappa imprescindibile da raggiungere per scattare selfie romantici e scambiarsi promesse d’amore eterno. Ma la verità è che tutto il territorio promette di far vivere un’esperienza unica, perché quella che è stata definita la Perla delle Alpi, sembra davvero una città uscita da un libro di fiabe.

Con un’atmosfera senza tempo, Annecy si palesa in tutto il suo splendore attraverso stradine acciottolate, romantici vialetti e canali che attraversano la città, gli stessi che gli hanno fatto guadagnare l’appellativo di Venezia Francese. Dopo una foto scattata sul Ponte degli Amori il consiglio è quello di concedersi una passeggiata nel centro storico che rivela gli scorci più romantici e suggestivi che si aprono sulle montagne alpine circostanti e sulle acque dei canali che ospitano i riflessi degli edifici colorati.

Ponte degli Amori, Annecy

Ponte degli Amori, Annecy

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I muri dei vicoli di Napoli celebrano l’eternità di Totò

Napoli è una città che incanta, che rapisce il cuore e se ne tiene un pezzo così da costringerti a tornare, e farlo ancora. Perché la città del sole e del mare, della pizza e delle canzoni fa innamorare, e non la fa solo per quelle vedute suggestive e romantiche del golfo dove si staglia imponente il Vesuvio o per lo straordinario Duomo di San Gennaro, neanche per il sontuoso Palazzo Reale e per lo splendido Maschio Angioino, anche se questi da soli basterebbero.

Napoli incanta per la sua anima autentica e sincera, generosa e terribilmente, quella che si può toccare con mano quando si attraversano i vicoli e i vicarielli della città, tra i panni stesi e le case scarupate, tra le leggende, gli ospedali delle bambole e le botteghe artigianali. Quella che è raccontata nei muri degli edifici dei Quartieri Spagnoli, gli stessi in cui vive e rivive ancora oggi l’eterno Totò.

Ed è proprio tra queste vecchie stradine che oggi vi portiamo, tra i murales del capoluogo partenopeo, quelli che sono aumentati a dismisura per celebrare il 55esimo anniversario della scomparsa del principe Antonio De Curtis, in arte Totò, morto il 15 aprile del 1967.

Murales di Totò nei Quartieri spagnoli

Murales di Totò nei Quartieri spagnoli

Totò e gli altri sui muri di Napoli

A 55 anni dalla morte del principe Antonio De Curtis, un titolo questo che gli spetta di diritto per la nobiltà d’animo che ha sempre caratterizzato l’attore partenopeo, il ricordo è sempre più vivido, sempre più emozionante. Ed è celebrato proprio lì, nel quartiere simbolo della città, nel cuore pulsante di Napoli.

Tra i muri dei vicoli del capoluogo campano ci sono i murales che ritraggono Totò nelle vesti dei suoi personaggi iconici, ma non è solo. Insieme a lui anche i grandi colleghi come Nino Taranto e Peppino De Filippo che si mostrano ancora una volta insieme, per far ridere e sognare, per emozionare in quello che è diventato un museo a cielo aperto nella città di Napoli.

Una tappa obbligata questa, da aggiungere nell’itinerario di viaggio alla scoperta della città, delle sue tradizioni e della sua storia, che è raccontata anche attraverso i muri. Gli stessi muri che ora celebrano il grande ed eterno Totò.

Murales di Totò nei Quartieri spagnoli

Murales di Totò nei Quartieri spagnoli

Napoli e Totò: una storia d’amore senza fine

Quella tra la città partenopea e Totò è una storia d’amore destinata a non finire. È stato proprio lui che, con la sua arte, ha raccontato il volto più autentico di Napoli al mondo intero, i suoi difetti e i suoi pregi, i vizi e le virtù, quelli che echeggiano ancora oggi tra i vicoli e i vicarielli. E ora, il capoluogo campano, lo ringrazia così, con quei disegni murali che animano e colorano le strade di un quartiere in continua evoluzione e valorizzazione.

Il legame tra Napoli e Totò è sempre stato vivido nella città che ha dato i natali all’attore e paroliere campano. Lo dimostrano gli omaggi presenti nel Rione Sanità, il luogo in cui Totò è nato e cresciuto, lo stesso in cui si può avvistare la sua casa. Poi c’è il Vico Totò, la stradina di via Portacarrese a Montecalvario che a lui è stata dedicata, e ora ci sono i muri dei Quartieri Spagnoli, che proprio in occasione dell’anniversario dei 55 anni della sua scomparsa, hanno ospitato nuove e inedite opere di street art.

Impossibile non immortalare quelle immagini, impossibile non soddisfare la voglia di farsi un selfie proprio con al Principe de Curtis ritratto nelle sue espressioni più iconiche, quelle che abbiamo visto e rivisto nei film. Ma non ci sono solo le rappresentazioni dei suoi personaggi, ma anche veri e propri omaggi, come quella in cui l’attore compare su una carta da gioco del mazzo napoletano interpretando il simbolo ‘A Mat, il re di denari, che acquisisce nel gioco il valore più alto per far per un giocatore. E cosa meglio di questa carta poteva rappresentare l’eterno Totò?

Murales di Totò nei Quartieri spagnoli

Murales di Totò nei Quartieri spagnoli

 

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Alla scoperta della terra dei Faraoni Neri e delle loro piramidi

A sud dell’Egitto, da Assuan fino alla confluenza tra Nilo Azzurro e Nilo Bianco, dove oggi si trova Khartum, la capitale del Sudan, si estende la magica regione della Nubia, conosciuta come “la terra dell’oro”, per gli storici siti minerari presi d’assalto dai cacciatori del prezioso metallo fin dai tempi più remoti. Questa affascinante regione storica dell’Africa è però nota anche per i Faraoni Neri e per essere custode di piramidi, templi e rovine che costituiscono un patrimonio unico nel suo genere.

I tesori della Nubia, tra necropoli e piramidi dei Faraoni Neri

A partire dai primi anni del secolo scorso, sono state portate alla luce importanti testimonianze del periodo napateo e meroitico attraverso cui si è tentato di ricostruire la storia della Nubia successiva al regno della XXV dinastia, quella dei Faraoni Neri, che sarebbe durata fino al 653 a.C. Quest’area, che si estende fino alla quinta cateratta e che gli Egizi chiamarono Regno di Kush, è sorprendentemente ricca di siti archeologici e monumenti, attraverso cui si ripercorrono le tracce di un’antica civiltà che fu una sorta di anello di congiunzione tra le genti del bacino Mediterraneo e quelle dell’Africa subsahariana.

Ne è un fulgido esempio la necropoli reale di Meroe, una delle attrazioni più visitate del Sudan. Patrimonio UNESCO dal 2011, questa città millenaria, situata a nord-est di Khartum, custodisce il più ampio sito nubiano di piramidi (in origine ne contava oltre 200) che svettano sulla sabbia dorata del deserto quale simbolo del dominio dei Faraoni Neri. Poiché qui non c’è pericolo di imbattersi in orde di turisti (a differenza dei siti e monumenti presi d’assalto in Egitto) si possono contemplare in tutta tranquillità piramidi tombali di regine e re strutturalmente diverse da quelle egizie, più piccole, recenti e aguzze, benché purtroppo molte siano in cattivo stato di conservazione.

Diversi danni vennero inflitti dall’esploratore italiano Giuseppe Ferlini, che ne demolì oltre quaranta nella sua ricerca di tesori. La città ha lasciato testimonianze epigrafiche in geroglifici e in un proprio alfabeto particolare. Degno di nota è anche il tesoro della Candace, risalente al I sec. a.C., rinvenuto in una tomba della necropoli reale.

Kerma è, invece, uno dei campi di sepolture più antichi dell’Africa e uno dei più estesi siti archeologici della Nubia. In decenni di scavi e ricerche vi sono stati ritrovati numerosissimi oggetti, migliaia di sepolcri e quartieri residenziali. Nel suo Museo sono esposte le sette statue dei Faraoni Neri provenienti dal nascondiglio di Doukki Gel.

Le piramidi di Meroe

A spasso tra i templi della Nubia

Altrettanto suggestiva, Naga conserva i monumenti più significativi e intatti del periodo meroitico. Tra questi, il tempio del dio Amon, con sfingi raffigurate con la testa di ariete poste di fronte all’ingresso principale, e il tempio di Apedemak, un dio-guerriero dalla testa di leone.

Non lontano da Naga, si trova Musawwarat es Sufra con due importanti testimonianze del Regno di Kush: il tempio del Leone, dedicato ad Apedemak, e il complesso chiamato “Grande Recinto” , che racchiudeva tre templi, due dei quali si alzavano sopra piattaforme, circondati da una serie di cortili e da altre costruzioni la cui destinazione risulta tuttora sconosciuta.

Musawwarat es Sufra Grande Recinto

Il Grande Recinto del sito di Musawwarat es Sufra

Vicino alla moderna città di Karima ci si imbatte nella vasta necropoli di El-Kurru, mentre a meno di 400 km dalla capitale del Sudan si incontra l’area archeologica del Jebel Barkal, la “Montagna Pura”, Patrimonio dell’Umanità dal 2003 e centro spirituale del Regno di Kush, custode di templi in parte ancora inesplorati.

Alle pendici del Jebel Barkal, si può ammirare il tempio rupestre di Mut, dedicato alla compagna del dio Amun. Dal 2013, l’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro di Roma collabora con la National Corportation of Antiquities and Museums per la salvaguardia del sito Patrimonio UNESCO. Il complesso cantiere di restauro, diretto da Maria Concetta Laurenti, ha consentito il recupero delle straordinarie pitture murali del tempio.

Le straordinarie pitture murali del tempio rupestre di Mut

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L’Itinerario della Bellezza, pura poesia

In Italia esiste un itinerario che, dalle colline al mare, segue tutte le meraviglie della Provincia di Pesaro e Urbino, nelle Marche. Comuni che tra di loro condividono un ambiente incontaminato costellato da ricchezze rinascimentali che arrivano persino ad affacciarsi sulla Costa Adriatica, oppure a farsi spazio tra i sinuosi profili degli Appennini. Un percorso da fiaba, quindi, che prende il nome di Itinerario della Bellezza.

I 5 anni dell’Itinerario della Bellezza

Quest’anno il magnifico Itinerario delle Bellezza compie 5 anni e, ai 13 comuni già presenti, se ne sono aggiunti 3 altrettanto spettacolari. Parliamo di incantevole località come: Apecchio, Cagli, Cantiano, Colli al Metauro, Fano, Fossombrone, Gabicce Mare, Gradara, Mondavio, Pergola, Pesaro, San Lorenzo in Campo, Sassocorvaro Auditore, Tavullia, Terre Roveresche e Urbino.

L’obiettivo di questo progetto sempre in crescita è quello di promuovere e valorizzare il grande “patrimonio di bellezza” che accomuna queste località delle Marche.

Del resto è comprensibile: l’Itinerario della Bellezza spazia dalle montagne alle dolci colline digradanti verso il mare, tra borghi storici, rocche e castelli, palazzi, chiese e gli eremi del “silenzio e della fede”. Una zona del nostro Paese che custodisce un ricco patrimonio artistico e culturale espressione di “giganti” quali Raffaello e Rossini; l’eredità straordinaria della “romanità” che ha nella “consolare Flaminia” in Vitruvio e nei Bronzi dorati di Pergola gli elementi di maggior impatto storico-emozionale; il fascino immortale del Rinascimento che ebbe una delle sue capitali a Urbino.

Urbino marche

La meravigliosa Urbino

Ma non solo. L’Itinerario della Bellezza è anche il racconto della “bellezza” e della qualità del  patrimonio eno-gastronomico caratterizzato da 3 vini DOC, 3 alimenti DOP, in una provincia leader nel mondo per i prodotti bio e per il “tartufo tutto l’anno”. Senza dimenticare che questo è anche un territorio per gran parte incontaminato che alle splendide spiagge e coste del mare Adriatico lega il verde delle colline e la visione straordinaria delle montagne.

Itinerario delle Bellezza, cosa non perdere

Colli al Metauro è un comune nato nel 2017, un meraviglioso territorio che si trova tra le vette della Gola del Furlo e il mare cristallino delle Marche. Bellissimo anche Mondavio, uno dei Borghi più belli d’Italia. Basti pensare che il centro storico è racchiuso da una possente (e ben mantenuta) cinta muraria.

Non da meno è Pergola che sorge nel cuore della Valle del Cesano. Uno piccolo scrigno di tesori conosciuto anche come la “Città del Tartufo tutto l’anno”. Questo, infatti, viene celebrato con due manifestazioni: la Fiera Nazionale del Tartufo Bianco Pregiato, a ottobre, e ‘AmiAmo il Tartufo’, dedicata al tartufo nero estivo.

Mondavio marche

Mondavio, meraviglia delle Marche

Straordinaria anche Sant’Angelo in Vado che sorge sulle rovine dell’antica Tiphernum Metaurense. Così come Gradara, la città di Paolo e Francesca cantati da Dante nella “Divina commedia”.

Poi Apecchio, il centro di un ampio territorio che si estende per 103 km2, comprendendo anche la cima del Monte Nerone (m.1526).

Non possono di certo mancare Pesaro, la Città della Musica e della Bicicletta, e Urbino, una città dove la matematica e la geometrica si sposano con la bellezza, ma anche il luogo dei saperi e della spiritualità.

Insomma, percorrere l’Itinerario della Bellezza, in auto, moto o bicicletta nei tanti sentieri e ciclovie, è un’esperienza unica, da vivere almeno una volta nella vita.

Sant’Angelo in Vado itinerario della bellezza

La spettacolare Sant’Angelo in Vado