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Trieste, sui luoghi di James Joyce. L’itinerario

Se le sue origini sono irlandesi, la sua “anima è a Trieste”. La frase pronunciata da James Joyce è divenuta così celebre in questa città, dove visse una decina d’anni, tanto da avergli dedicato oltre a una statua nel pieno centro, anche un itinerario che ripercorre i luoghi da lui frequentati e quelli che hanno ispirato le sue opere, a partire da “Dubliners” (“Gente di Dublino”) che iniziò a scrivere proprio a Trieste e l’”Ulisse”, i cui primi tre capitoli furono iniziati proprio qui.

E proprio nel 2022 ricorre il centenario della pubblicazione di “Ulysses” avvenuta il 2/2/1922, uno dei romanzi più importanti della letteratura del XX secolo ma anche il 140° anniversario della nascita di Joyce che era nato a Dublino nel 1882. E la ricorrenza più importante cade il 16 giugno, quando si celebra il Bloomsday, in omaggio al personaggio dell’”Ulisse”, Leopold Bloom, e all’impostazione del romanzo che si svolge nell’arco di una giornata, esattamente il 16 giugno 1904. In questa giornata, tutta l’Irlanda, Trieste e il resto del mondo sono in festa.

Il Bloomsday a Trieste

Il Bloomsday a Trieste non dura solo un giorno, ma diventa un vero e proprio festival che prosegue fino al 19 giugno e prevede tanti appuntamenti. Il 16 giugno – vero Bloomsday – gli eventi iniziano alle 8 del mattino a va avanti fino alle 3 di notte. Ben 15 diversi luoghi del centro cittadino, scelti per affinità e somiglianza alle originarie ambientazioni dublinesi, ospitano eventi.

Si parte con la colazione amata da Leopold Bloom, che si potrà consumare assieme agli attori che mettono in scena l’episodio presso l’antico faro “La Lanterna”, simulacro della Torre Martello di Sandycove nel romanzo, che per l’occasione viene illuminato di verde, il colore dell’Irlanda, così come la statua dello scrittore che si trova sul Canal Grande vicino a piazza del Ponterosso, realizzata dallo scultore triestino Nino Spagnoli e collocata sul ponte nel 2004 per ricordare il centenario dell’arrivo di Joyce a Trieste.



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Le rappresentazioni dei vari capitoli del romanzo si susseguono a intervalli di un’ora nelle varie location di Trieste. L’episodio “Nausicaa” viene ambientato la sera alle 20.00 sulla spiaggia triestina più famosa, quella del “Pedocin”, dove si terrà l’incontro di Ulisse/Leopold Bloom, interpretato da Sergio Rubini, e Nausicaa/Gerty McDowell portata in scena da Maria Grazia Plos.

Il capitolo “Circe” viene invece rappresentato con uno spettacolo di danza alle 23 alla Scala di Piazza Cornelia Romana e il Teatro dei Fabbri. L’ultimo episodio “Penelope”, alle 2 di notte all’auditorium del Museo Revoltella, è infine un monologo affidato a Diana Höbel e ai pennelli elettronici di Cosimo Miorelli.

Il programma prevede per tutto il weekend itinerari tra i luoghi di Joyce e della letteratura, diversi appuntamenti enogastronomici, presentazioni di libri, documentari, conferenze. Ma speciali itinerari a piedi sulle tracce di James Joyce andranno avanti fino a gennaio 2023 nei vari luoghi che lo scrittore era solito frequentare in città e organizzati da PromoTurismoFVG, a partire dal Borgo Teresiano, una delle zone dove ha vissuto, al Museo Joyce, che offre visite guidate, la chiesa greco-ortodossa di S. Nicolò, le altre vie dove si trovano le numerose case in cui abitò (sono in tutto nove) o il quartiere Cavana, che Joyce amava frequentare e dove si trova un originale percorso con scritte d’artista di Neon Art dedicate a James Joyce e che fanno parte del progetto “Doublin”, inaugurato nel 2019 dall’Associazione culturale Cizerouno e DMAV Social Art Ensamble e che “raddoppiano” (“doubling” in inglese) il “red district” dublinese sovrapponendolo alla Night Town triestina. “Ulysses” e “Doublin” sono alcune delle scritte visibili. Di recente è stata aggiunta “Montgomery Street”, la “Monto” descritta nell’episodio “Circe” dell’”Ulisse”.

Tutte le visite sono in partenza dall’infopoint di PromoTurismoFVG di piazza Unità d’Italia, 4/b e costano di 12 euro a persona, mentre sono gratuite se si è in possesso della FVGcard.

I luoghi di James Joyce a Trieste

È sempre possibile visitare la Trieste di Joyce ripercorrendo quei luoghi a lui tanto cari. A cominciare dalla stazione ferroviaria (il modo più semplice e comodo per arrivare a Trieste è in treno): è da qui che il 20 ottobre del 1904 James Joyce arriva a Trieste, riuscendo nella difficile impresa di farsi arrestare pochi minuti dopo (per un equivoco) e di lasciare la sua povera compagna, Nora, che non parla una parola né di italiano né di tedesco e non ha un soldo, ad attenderlo per ore e ore nel giardinetto di fronte.

In una lettera al suo amico Italo Svevo – che lo ispirò per il personaggio di Bloom – definiva il Canal Grande vicino a piazza del Ponterosso, dove si trova la fotografatissima statua di Joyce, “Il canal che viene da lontano per sposare il gran divo, Antonio Taumaturgo (ossia la chiesa neoclassica si trova in fondo) e poi cambiato parere se ne torna com’è venuto”.

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Fonte: 123rf

La scultura dedicata a James Joyce sul Canal Grande a Trieste

Joyce frequentava anche la chiesa greco-ortodossa che si trova ancora oggi a Riva 3 Novembre, 7 in quanto tra i suoi allievi c’erano proprio alcuni dei membri più importanti di questa parrocchia.

Tra la chiesa greco – ortodossa di San Nicolò, che vale la pena visitare, e il celebre Caffè Tommaseo, uno dei caffè storici in stile viennese per cui Trieste è famosa, in via San Nicolò numero 32 c’è la “Berlitz School”, la scuola di lingue per cui lavorava Joyce. Vi si trova ancora la sua libreria antiquaria, con la stessa immutabile atmosfera. Il vicino Caffè Stella Polare che si trova in via Dante Alighieri, 14, ai tempi di Joyce era frequentato dal personale della Berlitz.

Dal sacro al profano. Nella città vecchia si trovava anche la zona dei bordelli di Trieste, divisa tra il ghetto ebraico e l’area vicina al mare conosciuta come Cavana: si contavano almeno una quarantina di bordelli regolarmente registrati in cui almeno 250-300 prostitute offrivano i loro servigi a qualsiasi ora. La minuscola casa di tolleranza frequentata da Joyce si chiamava “Il metro cubo” e si trovava in via Pescheria, 7.

Una pausa bisogna farla alla Pasticceria Pirona tuttora esistente, che si trova di fronte a una delle sue abitazioni e che lo scrittore frequentava spesso. In alternativa, a “Il Trionfo”, la trattoria accanto all’Arco di Riccardo, un monumento romano del I sec. d.C., dove Joyce amava andare a bere il suo vino preferito, l’Opollo di Lissa.

Nella centralissima piazza Verdi si trova ancora oggi il Teatro Verdi, dove Joyce assisteva a molte rappresentazioni di opere liriche, di cui era appassionato (nel periodo triestino, tentò anche di intraprendere una carriera da cantante lirico professionista) spesso beneficiando di biglietti gratuiti fornitigli dai suoi amici del quotidiano locale “Il Piccolo” con cui collaborava.

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Fonte: 123rf

Il Teatro Verdi di Trieste tra i luoghi frequentati da Joyce

Per chi desiderasse sapere tutto sul legame tra Joyce e Trieste e sulla vita e le opere dello scrittore si trova tutto lo scibile possibile e immaginabile al Joyce Museum in via Madonna del Mare, 13.

Naturalmente ci sono itinerari dedicati a James Joyce anche a Dublino, ma questo è un altro viaggio (se vuoi leggerlo lo trovi qui).

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Le scale di questa città custodiscono il suo segreto più bello

Edoardo Bennato, nella sua canzone, lo ha definito il percorso della città obliqua, il tesoro della città antica fatto di scale e passaggi segreti illuminati dal sole e dalla Luna.

Ma quello che sembra appartenere all’immaginario onirico del cantautore napoletano, in realtà, è un itinerario reale e straordinario che appassiona da sempre i cittadini e i viaggiatori provenienti da ogni parte del mondo.

Perché è qui, tra le oltre duecento scale di Napoli, che sono nascosti i segreti, le storie e l’intera identità di una città che rapisce il cuore e la mente, e che fa innamorare ogni volta.

Le scale di Napoli

C’è chi le definisce capolavori urbanistici senza uguali, chi vie alternative e strategiche per collegare le colline con il centro storico e il mare, chi ancora come dei percorsi di trekking urbano per ammirare gli scorci più suggestivi della città. Ma la verità è che le scale di Napoli sono tutte queste cose insieme e sono bellissime.

Si snoda tra la città quell’insieme sofisticato e monumentale di gradinate che collegano varie zone della città e che da sempre affascina ingegneri e architetti per la complessità che gli appartiene. Scale che parlano del passato e dell’identità stessa di una città che sa comunicare con la sua anima

Le scale di Napoli sono le cornici perfette di un’istantanea di viaggio da immortalare col cuore, sono le protagoniste assolute dei versi dei poeti ottocenteschi che qui hanno lasciato il cuore. Sono le stesse apparse nei quadri e nei set cinematografici di pellicole cult che hanno fatto la storia.

Sono le vene pulsanti del cuore di Napoli, quelle che collegano il centro storico a Posillipo, al Vomero e a Camaldoli. E oggi sono delle attrazioni turistiche per i viaggiatori che amano il trekking urbano, per quelli che non si accontentano di ammirare la città del sole e del mare dal basso, ma vogliono salire più in alto, per scoprire le visioni meravigliose che il Golfo regala allo sguardo di chi lo contempla.

Realizzate per collegare facilmente le diverse zone della città e aggiungere monasteri e chiese, le scale di Napoli sono impresse nella memoria storica della città. Alcune non esistono più, altre sono state trasformate in agili discese e altre ancora, invece, sono percorribili, regalando oggi, come ieri, visioni incantate sull’intero capoluogo campano.

Gradini Giuseppe Piazzi nel film Ieri, oggi, domani

Fonte: Wikimedia

Gradini Giuseppe Piazzi nel film Ieri, oggi, domani

I percorsi della città obliqua

Alcuni dei percorsi gratinati che permettono di scoprire e riscoprire la città obliqua sono diventati iconici, come la Pedamentina, quell’itinerario composto da 414 scalini che collega la Certosa di San Martino al Corso Vittorio Emanuele. Costruita nel XIV secolo, questa lunga scalinata è la testimonianza della complessità urbanistica della città, nonché uno dei luoghi preferiti da cittadini e viaggiatori per ammirare lo splendido patrimonio paesaggistico del territorio.

Tra le scale ancora percorribili troviamo anche le Rampe del Petraio costruite tra il XVI e il XVII secolo. Questo percorso collega il Vomero al quartiere Chiaia passando per il Complesso monastico di Suor Orsola Benincasa e arrivando fino alla Certosa di San Martino.

Troviamo poi la Salita Tasso, documentata già nel 1775 nelle mappe del Duca di Noja, e quella di Cacciottoli, chiamata così per la villa che sorge proprio lungo il percorso. A un certo punto, la via gratinata fatta di scalinate ripide si prolunga e inizia il percorso conosciuto come le Scale di Sant’Antonio ai Monti, che conduce fino al quartiere di Montecalvario.

E poi ancora lo Scalone monumentale di Montesanto, i Gradini del Paradiso e il Pendino Santa Barbara. Le scale di Napoli sono tantissime ed elencarle tutte è quasi impossibile.

Se siete in città, però, aguzzate la vista perché questi percorsi si aprono improvvisamente davanti agli occhi dei visitatori solo per essere percorsi. Ed è allora che scoprirete una città meravigliosa.

Pedamentina di San Martino

Fonte: iStock

Pedamentina di San Martino
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D’estate, l’Islanda si tinge di lilla. Ed è pura magia

Quando arriva l’estate, l’Islanda riprende colore. Se per mesi l’isola vulcanica è coperta da una coltre di neve bianca, quando le giornate s’allungano e splende il sole di mezzanotte, la terra arida si tinge di lilla.

L’estate colorata in Islanda

Tra i mesi di giugno e luglio, lungo le strade, sulle rive dei laghi e delle cascate o sulle vaste distese umide tra le montagne è tutto un fiorire di lupini. Il lupino, spiega la guida che accompagna i bus turistici nei tour attraverso il Golden Circle, un percorso turistico molto frequentato nel Sud dell’Islanda, che copre circa 300 chilometri e che parte dalla Capitale islandese, Reykjavík, è una pianta infestante.

Importata nel XIX secolo dall’Alaska, aveva lo scopo di limitare l’erosione del suolo, data la sua capacità di crescere anche su terreni difficili per altri tipi di piante. Oggi ha talmente preso piede da dominare la scena islandese e colorare di blu, lilla, rosa o anche bianco, ogni parte dell’isola, rendendo ogni angolo un luogo magico.

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Fonte: 123rf

Escursioni a cavallo in Islanda

Per i primi anni anni la pianta fu utilizzata solamente in alcuni spazi verdi attorno a Reykjavík. Solamente alla fine degli Anni ’70, il Servizio di conservazione del suolo d’Islanda iniziò a distribuire i semi di lupini a tutti gli agricoltori che ne facevano richiesta.

Non soltanto questa pianta avrebbe rallentato l’erosione grazie alle radici, ma avrebbe anche fertilizzato il terreno dato che produce grandi quantità di azoto. Da allora, l’aspetto dell’Islanda era cambiato per sempre.

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Fonte: 123rf

La chiesetta di Skalholt alle porte di Reykjavík

I paesaggi dipinti

Il lupino oggi è visibile ovunque in Islanda, dalle città ai più piccoli villaggi sperduti. Il lungomare di Reykjavík in estate è pieno di lupini. Uno splendido contrasto tra il blu scuro dell’Atlantico, il blu del cielo estivo, il nero delle rocce vulcaniche, il verde del grande parco pedonale e il viola di questi fiori.

Ma lo spettacolo più affascinante è naturalmente quando si va fuori città e ci si ritrova subito immersi nella natura dove i paesaggi, cascate, canyon o geyser che siano, sono immersi nei vasti campi colorati di lilla. Una gioia per i turisti che non smettono di scattare fotografie.

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Fonte: 123rf

La maestosa cascata di Skogafoss in Islanda
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Europa Grecia Idee di Viaggio luoghi misteriosi Viaggi

Il paradiso naturale che è l’antica dimora di Zeus

Esistono luoghi che sprigionano un’aura magica e che trasportano in una dimensione “altra”, sospesa nel tempo, custodi di un fascino leggendario: nel nord- est della Grecia, quella che fu l’antica dimora di Zeus e delle maggiori divinità greche, è uno di questi.

Stiamo parlando del Monte Olimpo, la montagna più alta del Paese, che raggiunge i 2917 metri sul livello del Mar Egeo con la cima Mytikas: le sue pendici sono disegnate da gole strette e boscose, ricche di cascate e grotte dove si pensava vivessero le divinità minori, mentre le 52 vette restano innevate per 8 mesi all’anno, spesso nascoste da una fitta coltre di nubi.

Alla scoperta della culla della mitologia greca

La vetta più alta e difficile della montagna, Mytikas, venne raggiunta per la prima volta nell’agosto del 1913 da un gruppo di alpinisti svizzeri, Frederic Boissonnas e Daniel Baud-Bovy, guidati dal greco Christos Kakkalos: da allora, circa 10.000 persone all’anno visitano il Monte Olimpo per scalare o fare escursioni, anche se pochissimi tentano le vette più alte, Mytikas appunto e Stefani (la dimora di Zeus).

Ma forse un asceta potrebbe aver scalato per primo la montagna: la Cappella del Profeta Elia, che svetta sulla vetta Prophitis Elias, fu costruita a un’altitudine di 2.800 metri nel XVI secolo ed è ritenuta la cappella più alta di tutto il mondo ortodosso.

Nel 1938 qui venne istituito il primo parco nazionale greco grazie alla straordinaria biodiversità della zona: si stima che vi siano ben 1.700 specie vegetali (il 25% di tutte quelle presenti in Grecia) oltre a 32 specie di mammiferi e 108 di uccelli.
Nel 1981 l’UNESCO ha classificato l’area del Monte Olimpo come Riserva della Biosfera.

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Monte Olimpo

Dove si trova l’antica dimora di Zeus e come raggiungerla

Il monte Olimpo svetta al confine tra le regioni della Tessaglia e della Macedonia: l’accesso più comodo alla montagna e ai suoi sentieri è dal villaggio turistico di Litochoro, a circa 418 chilometri a nord di Atene o 91 a sud-ovest di Salonicco.

  • Per chi si sposta in auto, la partenza ideale è da Salonicco, con poco più di tre ore di viaggio sulla A1, sulla strada a pedaggio E75 e sulla EO 13.
  • Con il treno, dalla stazione ferroviaria principale di Atene si arriva a Larissa e poi si prosegue per Litochoro: il villaggio turistico dista circa otto chilometri in taxi.
    La prima tappa del viaggio dura circa 5 ore mentre lo spostamento da Larissa a Litochoro soltanto 35 minuti.
    Se partite invece dalla stazione di Salonicco, il treno diretto impiega circa un’ora e dieci minuti per raggiungere Litochoro.
  • Il viaggio in autobus dalla stazione di Salonicco dura circa due ore e dieci minuti, inclusi i 50 minuti di attesa a Katerini.
    Da Atene invece ha una durata dalle sette ore e mezza alle otto ore e mezza, incluso lo scalo di 50 minuti a Katerini.

Cosa fare sul Monte Olimpo: escursionismo e arrampicate

Raggiungere il Monte Olimpo è un’occasione unica per ammirare panorami incredibili e praticare trekking, escursioni e arrampicate in un territorio che profuma di leggenda.

Un trekking completo dura dai due ai tre giorni e prevede il pernottamento in uno dei rifugi del Parco: i sentieri variano di difficoltà da III a VIII secondo gli standard internazionali dell’alpinismo.

Informazioni dettagliate per il trekking sull’Olimpo sono disponibili presso il Club di alpinismo greco (EOS) di Litochoros, dove trovare anche mappe e volantini con tutto ciò che è necessario sapere per affrontare in sicurezza i sentieri.

Chi non ha esperienza di alpinismo ma vuole comunque godersi la bellezza del monte leggendario, può affidarsi alle guide che offrono una varietà di percorsi per singoli e gruppi di diverse abilità, comprese le famiglie, e indicazioni utili su preparazione, attrezzatura e abbigliamento.

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Trekking sull’Olimpo

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Perché una passeggiata sull’Appia Antica è un’esperienza unica

La capitale d’Italia non finisce mai di sorprendere. Non è un caso che proprio nella città eterna giungono viaggiatori e turisti provenienti da ogni parte del mondo per scoprire le sue meraviglie antiche e moderne.

Meraviglie che si nascondo in ogni luogo di Roma, tra gli angoli, le piazze, li quartieri e anche tra le strade. Come tutti quei tesori preziosi che conserva la Via Appia Antica, una delle più importanti strade a livello nazionale dal punto di vista storico, culturale, architettonico e paesaggistico.

Percorrere l’Appia Antica, candidata alla Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO, è un esperienza unica che tutti dovremmo vivere almeno una volta nella vita. Un viaggio nel passato che permette di rivivere fasti antichi e mai dimenticati che appartengono alla nostra storia.

La Regina Viarum

La storia ci insegna che l’Appia Antica ha sempre avuto un ruolo fondamentale per gli abitanti di Roma e non solo. Costruita durante l’Impero Romano, per volere del Console Appio Claudio nel 312 a.C., è stata denominata Regina Viarium, ovvero la Regina delle strade. Del resto era suo il compito di rappresentare la città e la sua grandezza nel resto d’Italia.

La sua nascita è servita a collegare la città di Roma con il sud della nostra penisola, motivo per il quale la sua importanza è stata subito riconosciuta da tutti. A differenziarla da qualsiasi altra strada mai costruita prima non era solo la lunghezza, ma anche la presenza dei grandi blocchi di pietra che permettevano maggiore viabilità a qualsiasi mezzo e in ogni condizione climatica.

Oggi buona parte dell’antica strada non c’è più, ma restano molti tratti visibili e percorribili. Ed è lì che vi vogliamo portare per ripercorrere un pezzo della storia dell’Impero Romano attraverso le testimonianze che restano nel Parco Regionale.

Via Appia Antica, Circo di Massenzio

Via Appia Antica, Circo di Massenzio

Un viaggio nell’antica Roma

Quello che resta oggi dell’Appia Antica ha fatto sì che questa strada diventasse una delle mete più ambite e frequentate del turismo archeologico. Nel 2016, proprio per preservare e valorizzare ciò che resta della Regina Viarium, è stato istituito il Parco Archeologico dell’Appia Antica.

Partendo da Piazzale Numa Pompilio, fino alla Località Frattocchie/Santa Maria delle Mole, il parco si sviluppa per circa 16 chilometri ed è accessibile attraverso numerose porte d’ingresso che sono utilizzati come punti di partenza o di arrivo.

Il meraviglioso parco archeologico si configura come una delle aree protette urbane più grandi e importanti d’Europa, nonché un polmone verde nella capitale d’Italia. Passeggiando all’interno del Parco Regionale dell’Appia Antica, a piedi o in bicicletta, è possibile ammirare come archeologia e natura si siano fuse nel tempo creando un paesaggio eccezionale e mozzafiato.

Per agevolare questo viaggio nella storia dell’Antica Roma, il Parco Regionale ha suddiviso l’intera area in tre grandi sezioni che vanno  Da Porta Capena alla Tomba di Cecilia Metella, dalla Dalla Tomba di Cecilia Metella al Mausoleo di Casal Rotondo e dal Mausoleo di Casal Rotondo alla Loc. Frattocchie/Santa Maria delle Mole.

Chilometro dopo chilometro si palesano davanti agli occhi degli esploratori muri di cinta delle tenute suburbane, catacombe cristiane e chiese e poi, ancora, è possibile fare incontri ravvicinati con le rovine di antichi monumenti.

Lo scenario cambia improvvisamente quando si oltrepassano i confini del cuore di Roma per raggiungere i comuni di Marino e di Ciampino. I resti della cinta muraria lasciano spazio alla campagna romana che si apre a viste suggestive che raggiungono i Castelli Romani, mentre a fare da cornice ci sono le arcate degli antichi acquedotti.

Via Appia Antica

Via Appia Antica

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Wild Atlantic Way: l’avventura in Irlanda che ricorderai per tutta la vita

Sulla costa occidentale dell’Irlanda, tra panorami mozzafiato, scogliere a strapiombo, villaggi caratteristici e siti dalla storia millenaria, si dirama la Wild Atlantic Way, l’emozionante percorso conosciuto come la strada costiera più lunga del mondo. Nei suoi 2.500 km, dalla punta di Malin Head, nella contea di Donegal, fino alla cittadina di Kinsale nella contea di Cork, la Wild Atlantic Way offre numerose e differenti avventure ed esperienze da provare, dalla natura incontaminata ed estrema ai villaggi tipici, dalle spiagge famose per il surf ai pub tradizionali.

La strada attraversa 9 contee e ha più di 200 punti di interesse. Studia bene il tuo percorso prima di partire oppure lasciati ispirare dal momento e improvvisa le tue soste: qualsiasi luogo che visiterai ti lascerà a bocca aperta.

Fermati ad ammirare le spettacolari Cliffs Of Moher, nella contea di Clare, 8 km di scogliere a picco sull’oceano alte 214 metri. Esplora le cittadine e i villaggi di pescatori, con la popolazione accogliente e l’ottimo cibo. Attraversa il Mizen Bridge, ponte pedonale, nella contea di Cork, sospeso sul mare. Fai una sosta per shopping e caffè a Dingle, nella contea di Kerry, nei cui dintorni protrai scoprire alcuni tra i paesaggi più belli del mondo. Oppure ammira la magica aurora boreale nella contea di Donegal.

Qualunque sia la tua meta di partenza e il tuo punto di arrivo, ogni chilometro di questa suggestiva strada ti regalerà ricordi indelebili.

Esperienze da provare

Sono infinite le possibilità culturali, di intrattenimento, sportive e naturali che offrono i dintorni della Wild Atlantic Way. A seconda della durata del tuo viaggio e dei tuoi interessi, potrai partecipare a tour enogastronomici, fare sport, visitare luoghi storici, osservare la fauna locale o semplicemente rilassarti a due passi dal mare.
Se cerchi l’adrenalina, partecipa a un safari in motoscafo sull’isola di Dursey, nella contea di Cork. Imbarcati su un traghetto a Baltimore, sempre nella contea di Cork, per ammirare balene e delfini e visitare alcuni dei fari più suggestivi d’Europa. Partecipa a un food tour alla scoperta della cucina locale oppure visita una distilleria per assaggiare l’autentico whiskey. E se ami la musica, non perdere una sosta al villaggio di Doolin, nella contea di Clare. Con i suoi cottage dai tetti di paglia e le casette color pastello, è famoso soprattutto per la sua musica, suonata ogni sera dal vivo nei suoi accoglienti pub.

Isola di Dursey – Tourism Ireland

Come percorrere la Wild Atlantic Way

Il viaggio più semplice e flessibile è quello in auto. Puoi portare il tuo mezzo o prenotarlo sul posto (in Irlanda la guida è a sinistra), e raggiungere con facilità villaggi, spiagge e i luoghi di interesse lungo il cammino.
È possibile percorrere la strada anche in bici, sia sulle vie principali, che sono poco trafficate, che sui percorsi ciclabili dedicati (come la Great Western Greenway). Ai meno allenati consigliamo di noleggiare una bici con pedalata assistita.
Gli amanti dell’hiking possono prenotare uno dei numerosi tour a piedi, più o meno lunghi, alla scoperta di spiagge, paludi e rupi. Occasione perfetta per fare nuove conoscenze.
La Wild Atlantic Way può essere visitata anche sull’acqua, dal surf al kayak, dalla barca a vela al traghetto, in continua simbiosi con il mare, come vuole lo spirito irlandese.

Per scoprire di più sulla Wild Atlantic Way, sui luoghi da visitare e le esperienze da provare, ascolta il nostro podcast dedicato.

Wild Atlantic Way – Tourism Ireland

In collaborazione con Turismo Irlandese

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Sbocciano le rose nel giardino più romantico e antico d’Italia

C’era una volta, tanto tempo fa, un luogo tanto bello quando caro per gli antichi romani, un suggestivo giardino all’interno del quale venivano coltivati e celebrati i fiori in onore della Dea Flora.

C’è ancora oggi quello stesso giardino che ospita una delle più importanti collezioni di rose a Roma, e in Italia, e che è accessibile gratuitamente.

Stiamo parlando del Roseto Comunale, un luogo magico e incantato che si nasconde tra i colli della città eterna, proprio lì dove è nato secoli fa. E oggi, proprio come allora, celebra la bellezza di Madre Natura ospitando oltre 1000 esemplari di rose provenienti da ogni parte del mondo.

Il giardino delle rose più romantico d’Italia

Nel Roseto Comunale di Roma è facile innamorarsi. Quello che era lo spazio dedicato alla dea della fioritura resta oggi uno degli angoli più incantati della capitale, complice la vista meravigliosa e panoramica sulla città che comprende Santa Maria in Cosmedin, la cupola della Sinagoga e il Museo Vittoriano.

Questo giardino fiorito si estende per circa 10.000 metri quadri tra l’Aventino, il colle del Palatino e il Circo Massimo, una posizione strategica e suggestiva, questa, che da sola è già un invito a scoprire le meraviglie della capitale.

Ma sono le rose le assolute protagoniste di quest’esperienza. Il Roseto Comunale ospita una collezione vasta, importante e rara di rose che provengono dall’Africa, dall’America, dalla Nuova Zelanda e da ogni parte del mondo che esplodo in tutta la loro bellezza nel periodo della fioritura.

Non è un caso che esperti e non abbiamo definito il Roseto Comunale di Roma come il giardino più bello e romantico del mondo.

Roseto Comunale di Roma

Roseto Comunale di Roma

Dentro il Roseto di Roma

Situato in via di Valle Murcia, il Roseto Comunale di Roma apre le sue porte a tutti nel periodo che va tra la fine di maggio e la prima metà di giugno, per permettere a cittadini e viaggiatori di ammirare la grande bellezza che preserva.

L’ingresso è libero e gratuito e permette di osservare le collezioni di rose provenienti da tutto il mondo e la zona dedicata ai fiori che partecipano al Premio Annuale del Roseto di Roma.

All’interno del giardino è possibile passeggiare tra diversi esemplari, più di mille specie, destinati a incantare e inebriare i sensi dei visitatori. Tra i più curiosi e suggestivi ci sono la rosa Chinensis Mutabilis, che cambia i suoi colori durante la fioritura e la Chinensis Virdiflora, caratterizzata dai petali di color verde. E c’è anche la Rosa Foetida che, come il nome stesso suggerisce, è una rosa maleodorante.

Passeggiare tra le rose di questo giardino è un’esperienza che permette di entrare in contatto con la natura e rivivere i fasti antichi della città eterna mai dimenticati. Oltre a essere lo spazio dedicato alla dea Flora, infatti, il terreno di Valle Murcia ospitava anche le celebrazioni di floralia tenute nell’antica Roma durante la primavera.

Ed è proprio in onore di un glorioso passato che l’Aventino torna a fiorire e a incantare cittadini e viaggiatori su tutto il mondo con le sue viste panoramiche mozzafiato e le sue straordinarie rose.

Roseto Comunale di Roma

Roseto Comunale di Roma

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La strada più bella del mondo è in Irlanda. Scopri la Causeway Coastal Route

Con un passato leggendario e paesaggi così iconici da essere scelti spesso come set per produzioni cinematografiche e televisive (come la celebre Game of Thrones), la Causeway Coastal Route è una meta imperdibile per chi cerca una vacanza che unisca storia, panorami indimenticabili e sport, tra trekking, bicicletta, kayak e molto altro. La strada, lunga circa 250 km, collega la città di Belfast a Derry-Londonderry nell’Irlanda del Nord e, dipanandosi tra villaggi, scogliere a picco, cattedrali, vallate verdi smeraldo e cittadine di mare, riesce a trovare un perfetto equilibrio tra le sue due anime, la vivacità dei centri abitati e l’affascinante senso di solitudine della sua natura incontaminata.

Scogliere, spiagge e la potenza dell’oceano

Il mare è l’assoluto protagonista nel percorso lungo la Causeway Coastal Route, insieme alla sua biodiversità e alla sua peculiare fauna. Le scogliere a picco, attraversate dal vento sferzante, le insenature raggiungibili solo in barca, le spiagge dalla sabbia bianca come la White rocks beach offrono l’occasione sia per pause rigeneranti che per esperienze adrenaliniche
Da non perdere anche la passeggiata lungo il sentiero The Gobbins tra portali nella roccia, grotte e affioramenti di una bellezza primordiale. Progettato dall’ingegnere ferroviario Berkeley Deane Wise nel 1902, tra ponti d’acciaio e gallerie nella roccia, il percorso è ideale per ammirare la ricca fauna marina locale.
Nei pressi di Ballintoy, nella contea di Antrim in Irlanda del Nord, è possibile ammirare The Elephant Rock, una formazione rocciosa nell’acqua dall’aspetto di un elefante. La leggenda narra che si tratti di un vero animale, pietrificato dalla lava di un antico vulcano. Uno dei posti più suggestivi da fotografare al tramonto.

Sentiero Gobbins – Tourism Ireland

Giant’s Causeway

Considerata l’ottava meraviglia del mondo, la Giant’s Causeway, una distesa di 40mila colonne di basalto bagnate dalle onde, risalenti a circa 60 milioni di anni fa e alte fino a 30 metri, è un pezzo di natura unico nel suo genere. Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO, ha ispirato molte leggende nei millenni e ancora oggi è una delle mete più ricercate e visitate dell’Irlanda del Nord. Il modo migliore per godere del luogo è organizzare una visita all’alba o al tramonto, quando la luce del sole crea i migliori giochi di luce sulle incredibili rocce esagonali.

Giant’s Causeway – Tourism Ireland

Villaggi, castelli e cattedrali

Attraversare la Causeway Coastal Route è l’occasione perfetta per visitare suggestivi villaggi dall’animo vivace, dall’ottima cucina e dalla calorosa accoglienza. A Glenarm, splendido borgo georgiano nella contea di Antrim, potrai ammirare l’elegante architettura del XXVII secolo. Cushendun, sempre nella contea di Antrim, è il luogo ideale per scattare foto ricordo, con il suo fascino da perfetta cartolina marittima. Non perdere l’occasione di visitare il Mussenden Temple, contea di Londonderry, scenografico tempietto che si affaccia sul mare a Castlerock, o le rovine dell’imponente Dunluce Castle (contea di Antrim).
Raggiungi Glenarm Castle nella contea di Antrim, per l’ora del tè e fermati a dormire nella casa del mulino. Ti sembrerà di fare un viaggio nel tempo.

Castello di Glenarm – Tourism Ireland

Un whiskey a Bushmills

Non è Irlanda del Nord senza un buon bicchiere di whiskey. Il villaggio di Bushmills, nella contea di Antrim, è conosciuto come il luogo della più antica distilleria ancora in attività dell’isola. Nel 1608, Re Giacomo I concesse proprio qui la prima licenza per distillare il celebre whiskey irlandese, dal gusto puro e delicato, e ancora oggi i turisti arrivano nel pittoresco borgo per assaggiare il prezioso distillato.

Per scoprire di più sulle bellezze della Causeway Coastal Route e sulle attività da praticare in zona, ascolta il nostro podcast dedicato.

In collaborazione con Turismo Irlandese

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Il borgo immerso tra dolci colline e panorami da sogno

Un piccolo gioiello medievale incastonato nel cuore del Chianti, dove lo sguardo si perde tra dolci colline, panorami mozzafiato, poderi e vigneti. Uno borghi più belli della Toscana e d’Italia, scrigno di tesori inediti immerso in suggestivi scenari, che regala passeggiate in un tempo sospeso, fatte di quiete, antiche tradizioni enogastronomiche e qualche piccola curiosità. Oggi vi portiamo alla scoperta di una perla imperdibile.

Alla scoperta di Montefioralle, gioiello medievale della Toscana

Anticamente, così come si legge in un documento del 1115, si chiamava “Monteficalle”, probabilmente per via delle piante di fico che ricoprivano le pendici della collina intorno al castello. Sembra, poi, che il nome sia stato cambiato in Montefioralle, perché quest’ultimo suonava più elegante e aristocratico dell’originale. Questo piccolo e incantevole borgo medievale sorge appena sopra Greve in Chianti, il cui territorio, a metà strada circa tra Firenze e Siena, è considerato porta d’accesso privilegiata alla celebre area vinicola.

Sviluppatosi per anelli concentrici intorno al cassero feudale, alla sommità del colle, il paese è racchiuso in una cinta muraria di forma ellittica, in buona parte ancora perfettamente conservata, che presenta i resti di alcune torri, oggi trasformate in abitazioni, e le tre porte di accesso, tutte aperte direttamente nelle mura, datate tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo.

Il castello di Montefioralle si trova al centro di una zona che racchiude preziose testimonianze di vita romana. La sua origine risale al 931 circa, quando, nel viaggio da Cluny a Roma, il monaco tedesco Tanchelmo fondò su questa un monastero fortificato, sullo stile dell’architettura militare germanica. Nel 1325, Castruccio Castracani prese con la forza l’abbazia fortificata e ne modificò l’architettura, rinforzando la cinta con un secondo ordine di mura e aumentando il numero delle torri.

Successivamente, passando sotto il controllo di Firenze prima e Siena poi, fino a diventare definitivamente fiorentino, Montefioralle ha avuto e conservato a lungo una certa importanza politica. Oggi, questo grazioso paesino, inserito nel circuito dei Borghi più Belli d’Italia (in cui ci sono 8 new entry), conta circa 100 abitanti ed è la destinazione perfetta per chi cerca il silenzio intervallato solo dalle dolci melodie della natura.

Cosa fare e vedere a Montefioralle

Passeggiando tra suggestivi vicoli di pietra, sui quali si affacciano le caratteristiche case che si inerpicano per il borgo di Montefioralle, verrete rapiti dalla bellezza del paesaggio toscano che lo circonda. In centro, nella parte più alta, si può visitare la Chiesa di Santo Stefano, di grande interesse artistico e architettonico, poiché al suo interno custodisce opere di pittori del XV e del XVII secolo.

Tra gli edifici più imperdibili c’è la casa tradizionalmente indicata come appartenente alla famiglia fiorentina dei Vespucci, di cui era parte il celebre navigatore Amerigo, accreditato come colui che diede il nome all’America.

Durante una visita a Montefioralle avrete, poi, l’occasione unica di degustare il Chianti Classico e i prodotti tipici della zona, partecipando a eventi unici, come la “Festa delle Frittelle”, che si tiene ogni anno nel mese di marzo, e la manifestazione “I vini del Castello”, il cui prossimo appuntamento è previsto per il 20 e 21 Maggio 2023.

Borgo immerso dolci colline panorami sogno

L’incantevole borgo di Montefioralle, perla della Toscana