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Pan di Zucchero, uno degli scogli più suggestivi d’Italia

La natura è in grado di creare dei piccoli capolavori che l’uomo, nonostante anni di evoluzione, non sarebbe mai capace di replicare. Il nostro Paese è ovunque testimone di questa maestria, ma tra tutte le meraviglie della natura ce n’è una che conserva persino un curioso primato: è il faraglione più alto del Mediterraneo.

Parliamo di Pan di Zucchero, un suggestivo scoglio che sorge a pochi chilometri di distanza dall’insenatura di Masua, frazione di Iglesias, nella zona sud-occidentale della Sardegna.

Pan di Zucchero: info utili

Fino al XVIII secolo questo isolotto di roccia in mezzo al mare sardo si chiamava Concali su Terràinu. Tuttavia, a causa della sua quasi somiglianza con il Pão de Açúcar – un maestoso colle alto 396 metri sul livello del mare che svetta a Rio de Janeiro – è da molti anni conosciuto come lo Scoglio di Pan di Zucchero.

Ad essere del tutto onesti, è anche il colore della sua roccia calcarea che ricorda questo dolce ingrediente: ha sfumature bianche, candide, ed è così particolare che durante il momento del tramonto i raggi del sole lo illuminano cono tonalità che vanno dal giallo all’arancione.

Il Pan di Zucchero non è da sempre lì, in mezzo al prezioso e limpido mare sardo. La sua posizione – così come la sua forma – è il frutto della potente azione dell’erosione marina che ne ha determinato l’isolamento dalla terraferma. Dall’aspetto massiccio e arrotondato, sfoggia ben 133 metri di altezza e una superficie di 0,03 km².

Pan di Zucchero, Sardegna

Fonte: iStock – Ph: makasana

Lo Scoglio Pan di Zucchero visto dall’alto

E poi le piogge, che nel corso dei secoli hanno portato alla creazione sulle pareti di questa imponente roccia di due grotte simili a gallerie: due grandi e solenni archi si aprono al livello del mare, porte accessibili in barca e che regalano un’esperienza emozionante.

Straordinario è anche il panorama da cui è incorniciato, con falesie che si stagliano a oltre 100 metri di altezza, gli scogli di S’Agusteri e il Morto (ad esso collegati) e una serie di calette che fanno innamorare.

Come raggiungerlo

Nonostante possieda un nome angelico, raggiungere il Pan di Zucchero non è un impresa sempre facile poiché i fondali nei suoi dintorni sono spesso caratterizzati da forti correnti, anche se apparentemente calmi.

Ma se le condizioni atmosferiche lo permettono, occorre semplicemente salire a bordo di una barca o un gommone dalla splendida insenatura di Masua.

Oltre all’emozione di trovarsi al cospetto di questo gigantesco scoglio e di passare con un’imbarcazione nelle sue “viscere” grazie alle sue suggestive aperture, il Pan di Zucchero offre la possibilità di fare climbing, ma esclusivamente con attrezzatura e supporto di guide specializzate. Una volta in cima il panorama è emozionante, e in più la sua vetta è anche lo spot ideale per raggiungere con lo sguardo i tre “fratelli minori”, due detti s’Agusteri e uno il Morto.

Le grotte sono lunghe rispettivamente 20 e 25 metri e sono l’ habitat di uccelli marini, mentre di fronte a questo grazioso isolotto si affaccia lo sbocco a mare del tunnel minerario di Porto Flavia.

Il tunnel minerario di Porto Flavia

Porto Flavia è una complessa opera umana che sembra stare in equilibrio tra montagna e mare. Si tratta infatti di un vero e proprio capolavoro di ingegneria, progettato da Cesare Vecelli, poiché prima di esso i minerali erano caricati a mano sulle navi a vela e trasportati al porto di Carloforte, da dove poi partivano verso il resto del continente.

Porto Flavia, Sardegna

Fonte: iStock – Ph: Marc_Osborne

Porto Flavia, la miniera in bilico tra montagna e mare

Parliamo perciò di un’incredibile miniera con un tunnel lungo circa 600 metri che offre una vista emozionante sul suggestivo faraglione di Pan di Zucchero (e non solo).

Realizzata tra il 1922 e il 1924, comprende anche un villaggio minerario che si fa spazio sul pendio di Punta Cortis e in cui sorge pure un museo delle Macchine da Miniera. E poi l’affascinante spiaggetta di Porto Flavia, dalla sabbia morbida e l’acqua trasparente, persino incorniciata da una fresca e rigenerante pineta.

Le spiagge da non perdere in zona

La zona in cui sorge lo Scoglio di Pan di Zucchero è davvero meravigliosa e culla di spiagge e calette che sono un invito al benessere e al relax. Imperdibile, per esempio, è la stessa Spiaggia di Masua che è accarezzata da un mare cristallino, oltre a donare un panorama più che speciale.

Un po’ più a Nord davvero speciale è Cala Domestica, una baia eccezionale protetta da alte falesie e controllata da una torre spagnola. Fino al 1940, da queste parti si imbarcavano minerali estratti dalle miniere, e per questo è ancora oggi la culla di rovine di magazzini, depositi e gallerie scavate dai minatori.

Dalla conformazione che ricorda un fiordo, offre sabbia bianca che si mescola a granelli ambrati e dorati, mentre alle sue spalle dei piccoli arbusti di macchia mediterranea si fanno spazio su graziose dune.

Poi ancora la Spiaggia di Buggerru che è una distesa di sabbia morbida dai riflessi chiari bagnata da un mare dalle splendide tonalità azzurre. Dal fondale basso e sabbioso, è a due passi dal centro abitato di questo ex villaggio minerario.

Andando verso Sud, invece, da non perdere sono le spiagge del Golfo del Leone di Gonnesa che mette a disposizione oltre 3 km di lidi incontaminati. Tra queste merita una menzione la Plag’e Mesu – che tradotto significa “spiaggia di mezzo” – che è una grande lingua di sabbia bianca bagnata dal tipico mare cristallino della Sardegna. Essendo esposta dal maestrale, è particolarmente amata dai surfisti che qua trovano numerose onde da dominare.

Infine Funtanamare – Funtan’e Mari in campidanese – che è il tratto più lungo della zona e che conserva un aspetto selvaggio. Con sabbia fine dalle mille sfumature dorate e rosate, fa da letto a un’acqua marina che assume tinte che vanno dal verde smeraldo all’azzurro.

Affollatissima d’estate, in realtà è meta molto ambita anche durante i mesi invernali perché qui si può venire ad ammirare tutta la forza del mare. Inoltre, regala un’atmosfera dai profili magici al tramonto, quando i raggi del sole baciano le linee dello Scoglio di Pan di Zucchero e dei promontori di Masua che si innalzano a strapiombo sul mare.

Funtanamare, Sardegna

Fonte: iStock

La bella Spiaggia di Funtanamare
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Questo cuore incastonato nel foliage è la prossima destinazione d’autunno

L’arrivo dell’autunno coincide con uno dei più grandiosi e strabilianti spettacoli di Madre Natura, l’ultimo prima del letargo, che tinge di meraviglia le città, i quartieri e le strade. Protagoniste assolute di questo show sono le foglie che cambiano colore e che assumono infinite sfumature di giallo, arancione e rosso prima di staccarsi dagli arbusti e danzare nel vento.

I viali alberati, i parchi e i boschi si trasformano così in una tavolozza di colori che incanta e stupisce: è la magia del foliage che invita a scoprire e riscoprire i luoghi che in autunno diventano cartoline da sogno.

Sono tantissime le destinazioni da raggiungere tra settembre e novembre per passeggiate e trekking, alcune delle quali si sono trasformate in mete imprescindibili per tutti gli amanti delle nuance di questa stagione. Tra le più celebri troviamo anche il Canada, il Paese delle foglie d’acero. Proprio qui esiste un lago a forma di cuore incastonato nel foliage: è pura meraviglia.

Canada: la migliore destinazione d’autunno

Sono tante, diverse e infinite le meraviglie che si snodano in Canada, nel Paese del nord America che non smette mai di stupire. Parchi nazionali, laghi e montagne rocciose, le imponenti Cascate del Niagara e le città che pullulano di vita. Organizzare un viaggio qui è sempre un’ottima idea, ma farlo nella stagione del foliage permette di perdersi e immergersi in paesaggi da sogno.

A partire dalla fine di settembre, infatti, il territorio delle foglie d’acero indossa il suo abito più bello, quello caratterizzato da diverse sfumature di giallo, rosso e arancione. Sono tantissimi i luoghi da raggiungere per ammirare il grande spettacolo della natura che infiamma i paesaggi canadesi, e tutti valgono da soli un intero viaggio.

Tra le più celebri destinazioni d’autunno in Canada troviamo l’Isola di Capo Bretone, in nuova Scozia, e il Parco provinciale di Algonquin di Ontario. Ma c’è anche un altro luogo da aggiungere alle tappe di questo itinerario di viaggio delle meraviglie, si tratta del Québec. Proprio qui, oltre al celebre Mont Tremblan, segnaliamo un’altra destinazione imprescindibile, assolutamente unica nel suo genere.

Ci troviamo sulle sponde dell’Etang Baker, un lago incastonato nella natura selvaggia nei pressi del sobborgo di Bolton e situato a circa due ore di auto da Montreal. Questo specchio d’acqua, dalla caratteristica forma a cuore, è completamente circondato da una natura rigogliosa e lussureggiante che in autunno sprigiona tutta la sua bellezza. Per noi non ci sono dubbi: il foliage più bello del mondo è qui.

Il lago a forma di cuore immerso nel foliage

Etang Baker è diventato una vera e propria attrazione turistica con gli anni, una meta imprescindibile per gli amanti della stagione e per gli appassionati di fotografia. Le acque placide del lago attirano gli avventurieri in ogni momento dell’anno, ma basta guardare le fotografie scattate in questo periodo per comprendere i motivi che hanno trasformato questo lago nella perfetta destinazione d’autunno.

Dalla fine di settembre, infatti, le foglie rosse degli aceri infiammano gli alberi che circondano il lago, mentre l’azzurro dell’acqua e del cielo fa da contrasto a un paesaggio che lascia senza fiato.

Etang Baker è raggiungibile a piedi, attraverso diversi sentieri che si snodano nella natura e che conducono al cuore d’acqua. Tuttavia, se volete avere un accesso privilegiato allo scenario più bello d’autunno vi consigliamo di guidare lungo le strade che circondano lo specchio d’acqua per individuare le migliori soste panoramiche dall’alto.

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Perché il prossimo Paese da visitare è il Montenegro

C’è un detto famosissimo che recita “Nella botte piccola c’è il vino buono”, e noi di SiViaggia possiamo affermare con certezza che sono parole che si adattano a pennello al Montenegro. Pur essendo uno dei Paesi meno estesi del nostro continente, il Montenegro è uno scrigno di tesori – naturali e non – emozionanti e di immenso valore. Scopriamo insieme tutte le ragioni per cui la prossima meta da visitare è proprio il Montenegro.

5 motivi per fare un viaggio in Montenegro

Facciamo una doverosa premessa: in realtà 5 sono pochissimi, perché ci sarebbero centinaia di motivi per cui, tutti, dovremmo considerare il Montenegro come la nostra prossima destinazione di viaggio. Tuttavia, abbiamo deciso di riportare quelli più importanti e che molto probabilmente vi convinceranno ad organizzare subito un’avventura alla volta di questo Paese europeo.

La prima regione per cui vi consigliamo di andare in Montenegro è l’incredibile ventaglio di opportunità e attività che offre: c’è un Adriatico che fa sognare a occhi aperti, montagne che sembrano toccare il cielo con le loro vette, laghi nascosti che brillano alla luce del sole, profondi canyon celati da rigogliose foreste e tanta natura per fare trekking, immersioni, rafting, ciclismo, equitazione e persino sport invernali.

Montenegro, Paese splendido

Fonte: iStock

Veduta di Kotor

È un Paese in cui la parola noia praticamente non esiste e dove il sole brilla molto più spesso che in altre località.

Il secondo motivo per cui fare un viaggio da queste parti è legato proprio al suo mare. Caratterizzato da una costa frastagliata, offre spiagge con tutti servizi così come cale nascoste raggiungibili solo in barca. Ci sono di sabbia, perfette per le vacanze in famiglia, poi di sassi, ciottoli e scogli. Ma soprattutto c’è un arenile che vale davvero la pena visitare: la Spiaggia Becici, che è stata persino insignita della Palma d’Oro come spiaggia più bella del Mediterraneo. Poi ci sono isole, penisole, porti turistici e baie. In sostanza è una destinazione costiera ideale per tutti.

In Montenegro saranno felici anche le papille gustative: è questo il terzo motivo per cui bisogna organizzarci un viaggio, la sua enogastronomia. Il cibo nei Balcani è ottimo e in questo Paese in particolare è possibile assaggiare gustosi piatti di carne e, soprattutto, pesce. Da queste parti, infatti, la tradizione della pesca è una pratica antica e molto diffusa.

La quarta ragione è legata al patrimonio artistico-culturale che si può scoprire nelle sue vivaci città e antichi villaggi. La regione naturale e storico-culturale di Kotor, per esempio, è patrimonio Unesco dal 1979. Herceg Novi (Castelnovo in italiano), è pregna di fortezze erette da vari dominatori locali e impreziosita da piante esotiche che furono portate da queste parti dai marinai che rientravano in patria. Podgorica, la preziosa Capitale, è una città moderna costruita sulle rive di ben sei fiumi, condizione che fa sì che sia una località dai profili davvero sorprendenti.

L’ultimo motivo – ma vi ricordiamo che ce ne sono tanti altri – riguarda l’intrattenimento e l’ospitalità. I montenegrini sono persone che amano la vita, fare scherzi e divertirsi. Le giornate scorrono al ritmo dell’energia positiva e non a caso è un Paese in cui la vita notturna non ha niente da invidiare a tante altre zone del mondo.

In più, durante tutto l’anno vengono organizzati numerosi festival, feste in maschera ed eventi che celebrano la cucina, l’artigianato e le numerose tradizioni locali.

Herceg Novi, Montenegro

Fonte: iStock – Ph: Dmitriy Fesenko

La città di Herceg Novi

La natura del Montenegro

Tra le cose che maggiormente fanno innamorare il visitatore del Montenegro c’è la sua sgargiante e stupefacente natura. Vi basti pensare che, nonostante la sua piccola estensione, qui ci sono ben quattro Parchi Nazionali. Tra le meraviglie da non perdere c’è sicuramente il Parco Nazionale di Durmitor che è conosciuto anche come la “regione dei piccoli laghi”: ci dimorano circa venti bacini d’acqua di origine glaciale.

Si tratta di un maestoso massiccio montuoso che fa parte delle Alpi Dinariche e che dal 1980 è entrato nella lista dei siti patrimonio mondiale dell’Unesco. Particolarmente degno di nota è lo straordinario canyon scavato dal fiume Tara, il più profondo e il più esteso d’Europa.

Meravigliose sono anche le Bocche di Cattaro – ovvero la gigantesca baia di Kotor – che sono conosciute anche come la “Sposa dell’Adriatico”. Qui prendono vita tantissime curiose insenature lambite da un mare così calmo e limpido da fare da specchio ai colori delle alte e selvagge montagne circostanti.

Non si può di certo di non raggiungere anche il Lago di Scutari, il più grande dei Balcani e un vero e proprio capolavoro della natura. Dalla superficie variabile a seconda della stagione, offre una flora e una fauna ricchissime, ideali per gli appassionati di turismo nel verde e birdwatching.

A rendere il tutto ancor più speciale sono le diverse isolette da cui è popolato. La più famosa è Beska dove sorge un antico e bellissimo monastero.

Canyon di Tara, Montenegro

Fonte: iStock – Ph:Toma Paunovic

Il Canyon di Tara

Le spiagge da non perdere

Oltre alla Spiaggia Becici che vi abbiamo già citato, il Montenegro offre tanti altri angoli paradisiaci. Una di queste è la Spiaggia Trsteno, una lingua di ghiaia e sabbia di oltre 200 metri che per la sua bellezza pare essere stata rubata ai Caraibi.

Molto suggestiva è anche la Spiaggia Sveti Nikola che sorge su un pittoresco isolotto che svetta di fronte al porto di Budva. Dai colori tropicali, è affettuosamente soprannominata “Hawaii Beach” e circondata da alcuni tesori, come la chiesa di San Nicola.

Poi ancora Spiaggia Przno che prende vita nell’omonimo villaggio. Lunga approssimativamente 100 metri, è bagnata da un mare calmo e limpido che invita sempre a fare un bagno.

Sabbia dorata e mare che luccica caratterizzano la Spiaggia Rafailovichi che è persino circondata da una vegetazione rigogliosa. Meno frequentata rispetto a tanti altri lidi, è l’ideale per chi desidera rilassarsi e godersi il sole.

Infine – ma di spiagge da sogno ce ne sono ancora tantissime –Milocer, detta anche “Spiaggia del Re”. Riservata agli ospiti dell’hotel lì presente, è una mezzaluna di ghiaia e sabbia rosa incorniciata da un’eccezionale vegetazione.

Spiaggia Przno, Montenegro

Fonte: iStock

La splendida Spiaggia Przno

Luoghi unici nel loro genere

Città piene di meraviglie, natura sgargiante e spiagge che sembrano uscite da una cartolina, ma la verità è che non è tutto: il Montenegro cela tantissimi luoghi che sono davvero unici nel loro genere.

Uno di questi è “l’isola-chiesa” di Gosp od Škrpjel dove, secondo una leggenda, nel 1452 due fratelli trovarono un’effigie della Madonna. Proprio per questo motivo, anche oggi, è possibile osservare attorno alla scoglio del rinvenimento una serie di pietre che sono state utili per creare quest’isola artificiale su cui sorge un bellissimo santuario mariano: la Chiesa della Madonna dello Scalpello.

Poi ancora gli stećci che, oltre a essere patrimonio Unesco dal 2016, fanno parte di un sito transnazionale che comprende 28 località situate in Bosnia ed Erzegovina, Serbia, Montenegro e Croazia centrale e meridionale. Sono devi veri e propri cimiteri antichi –  tra il XII e il XVI secolo d.C. – disposti a file e con lapidi – chiamate per l’appunto stećci – scolpite in pietra calcarea e con una vasta gamma di motivi decorativi e iscrizioni.

Davvero eccezionale ed unico è anche il Parco Nazionale Biogradska Gora dove giacciono laghi scintillanti, scorrono torrenti impetuosi, e in cui sopravvive una delle poche foreste primordiali rimaste in Europa. Si tratta perciò di una delle ultime tre foreste vergini che ancora impreziosiscono il nostro continente e che, a differenza delle altre, offre la più grande diversità in fatto di flora e fauna.

Davvero incantevole è anche il Monastero di Ostrog che è stato costruito nella parete di una ripida altura rocciosa. Immerso nella natura più selvaggia,  è meta di pellegrinaggio religioso ormai da secoli.

Monastero di Ostrog, Montenegro

Fonte: iStock – Ph: vpopovic

Il bellissimo Monastero di Ostrog

Grazioso e da visitare è anche Perast che, pur essendo un minuto villaggio, vanta diversi primati: è il più antico insediamento abitativo della regione, la cittadina col maggior numero di ore di luce, e persino una delle più belle testimonianze di architettura barocca di tutto l’Adriatico.

Imperdibile è anche Sveti Stefan che è ormai uno dei simboli più noti del Montenegro. Si tratta di un grazioso villaggio che sorge su un isola fortificata e che vanta una spiaggia di sabbia dorata eccezionale. Un luogo davvero speciale e collegato alla terraferma da un istmo.

La grande novità di quest’anno

In questo eccezionale Paese è stata appena inaugurata la prima cabinovia mare-montagna dell’Adriatico. Si tratta di un emozionante percorso di 3,9 chilometri che collega direttamente la Baia di Kotor al parco naturalistico del Monte Lovćen, a 1.348 metri di altitudine.

A realizzare l’opera è stata l’azienda altoatesina Leitner ed è uno dei pochissimi collegamenti di questo tipo in Europa. Tale spettacolare percorso, da effettuare in circa 11 minuti, parte dalla località di Dub, all’interno del comune costiero di Kotor e arriva a Kuk sul Monte Lovćen.

Con un dislivello tra la stazione di partenza e quella di arrivo di 1.316 metri, ha una capacità di 1.200 passeggeri all’ora ed è composta da 48 cabine che possono portare un massimo di dieci persone ognuna.

Grazie a questa incredibile realizzazione – oltre a ridurre notevolmente il tempo di percorrenza da una zona all’altra – c’è una maggiore protezione del fragile ambiente in cui sorge perché diminuisce sensibilmente l’uso della vecchia e tortuosa strada di Njeguš: comporterà una riduzione dell’inquinamento dovuta alla minore quantità di gas nocivi emessi dalle auto e dagli autobus.

Insomma, Il Montenegro è un Paese davvero sorprendente e da visitare per forza.

La nuova cabinovia in Montenegro

Fonte: LEITNER

La cabinovia mare-montangna
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Questa spiaggia ospita un affascinante relitto: la storia è incredibile

Tra i relitti più famosi della Grecia uno dei più impressionanti è quello della Dimitrios, una suggestiva nave da carico del XX secolo famosa per la sua pittoresca posizione sulla spiaggia di Valtaki, a pochi chilometri da Gythio. Tante le versioni sulla sua origine e su come si sia arenata nel punto in cui la si può ammirare oggi. C’è persino chi crede sia una nave fantasma. Quel che è certo è che lascia tutti i visitatori a bocca aperta, soprattutto per il mistero che l’avvolge.

Cosa si nasconde dietro il relitto della nave Dimitrios?

Precedentemente denominata Klintholm, la Dimitrios è una piccola nave da carico di 67 metri per 965 tonnellate di stazza, costruita in Danimarca nel 1950. Apparteneva per il 76,75% ai Fratelli Molaris e per il 23,25% ai Fratelli Matsinos e risulta iscritta al registro della Prefettura del Pireo, il porto commerciale di Atene, con numero 2707.

Dal 23 dicembre 1981, il relitto giace arenato sulla spiaggia di Valtaki (in greco Βαλτάκι), nell’odierno comune di Evrotas, nella Laconia, regione storica dell’antica Grecia. Come detto, girano molte voci sulle origini della nave e su come si sia arenata qui. Secondo una delle versioni più accreditate, sarebbe stata utilizzata per il contrabbando di sigarette tra la Turchia e l’Italia. Sarebbe quindi stata sequestrata dalle autorità portuali di Gythio e poi rilasciata e fatta trascinare dal mare fino alla spiaggia di Valtaki, a circa 5 chilometri dal porto della città storica nel Peloponneso meridionale. Sarebbe poi stata data alle fiamme per nascondere le prove del suo ipotetico utilizzo illegale. Un’altra voce, meno diffusa, parla invece di una nave fantasma di origini sconosciute.

Tuttavia, nel libro “Ta Navagia stis Ellinikes thalasses” (I relitti nei mari della Grecia) scritto dal viceammiraglio Christos Ntounis si racconta una storia diversa. Ntounis scrive, infatti, che la nave fece un attracco d’emergenza a Gythio il 4 dicembre 1980 perché il suo capitano aveva bisogno di accedere a un ospedale a causa di una grave malattia. Tuttavia, dopo l’attracco, sarebbero sorti problemi economici con l’equipaggio e vari problemi ai motori, con le compagnie di assicurazione e istituti di credito. L’equipaggio fu quindi licenziato e il compito di salvaguardare la nave fu assegnato a Georgios Daniil e Vasilis Parigoris.

La nave rimase ormeggiata a Gythio fino al giugno 1981, quando fu dichiarata non sicura a causa dell’usura delle cime e delle infiltrazioni d’acqua nello scafo. Le autorità portuali chiesero di spostare il punto di ancoraggio fuori dal porto per motivi di sicurezza, ma i proprietari non risposero fino al novembre 1981. Nel libro si legge che “alle 12:30 circa del 9 novembre 1981 la nave fu spazzata via a circa 2 miglia [nautiche?] di distanza [2.3 miglia; 3.7 km] a causa delle condizioni meteorologiche avverse e fu ancorata temporaneamente”. Ma l’ancoraggio temporaneo non durò a lungo, poiché la Dimitrios fu nuovamente spazzata via per arenarsi, infine, nella sua posizione attuale sulla spiaggia di Valtaki, a dicembre di quell’anno. La nave fu poi semplicemente abbandonata lì, dove giace da 42 anni, finendo annoverata tra le più suggestive attrazioni della Grecia.

La spiaggia di Valtaki, un angolo selvaggio da scoprire

Erroneamente indicata come Selinitsa, che è il nome di un’altra spiaggia adiacente, la spiaggia di Valtaki, situata a 5 km a nord di Gythio, è facilmente riconoscibile dal relitto adagiato a pochi metri dalla riva, visibile già dalla strada. Inutile dire che questa attrazione è perfetta da immortalare sui social. L’importante è non avvicinarsi troppo al relitto, poiché è a rischio crollo. Ad accogliervi in questo angolo selvaggio della Grecia ci sono una lingua di sabbia lunga e stretta e acque trasparenti, ideali per una nuotata in una location che regala suggestioni uniche.

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Alla scoperta della città di Asti e dei suoi dintorni

Langhe e Monferrato sono tra le zone più ricche dal punto di vista culturale ed enogastronomico di tutto il Piemonte e questo territorio è meta ogni anno di tantissimi turisti provenienti da tutto il mondo.

A cavallo tra Langhe e Monferrato si trova Asti, una splendida città storica che affonda le radici lontano nel tempo, quando fu contesa tra le diverse signorie, dai Monferrato ai Visconti passando per gli Orléans. Non è tra le prime destinazioni scelte da coloro che decidono di visitare questa zona d’Italia. Invece lo dovrebbe essere, perché Asti è un piccolo gioiello ricco di storia, arte e cultura e meta di turismo enograstronomico.

La città delle cento torri

Dall’architettura tipicamente medievale e caratterizzata da una pianta ellittica, Asti offre ai visitatori un centro storico decisamente molto antico, ma ben curato, innervato da affascinanti stradine strette e tortuose, delimitate dalle mura della città. Asti è anche conosciuta come “La città delle cento torri” per il gran numero di torri presenti, molte delle quali in realtà scomparse nel tempo.

Tuttavia, la sua allure di città-fortezza di stampo medievale la rende la meta ideale di chi vuole unire il relax del viaggio alla scoperta di luoghi di interesse storico-culturale e, perché no, anche enogastronomico, vista la ricchezza di questa terra.

Cosa vedere ad Asti

Ci sono veramente molti luoghi di interesse da vedere Asti, a cominciare proprio dalle celebri torri. Si possono ammirare la Torre Troiana, la Torre Rossa, la Torre dei Comentini (o Torre Comentina) e la Torre dei Guttuari.

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Fonte: 123rf

La Torre Rossa e la Chiesa di Santa Caterina ad Asti

Asti è una città che si può tranquillamente visitare a piedi. Anzi, il suo bello è proprio scoprire i vicoli acciottolati, i portici, le piazze. Passando dalle torri ai monumenti sacro-religiosi, sono assolutamente da visitare il Battistero di San Pietro, risalente al XII secolo e meglio conosciuto, per via della forma, come “La Rotonda”.

Altro monumento che merita senz’altro una visita è la splendida Cattedrale di Santa Maria Assunta, la più importante cattedrale gotica del Piemonte, costruita tra il 1309 e il 1354, nonché la più grande chiesa della regione. Anche la Collegiata di San Secondo è un monumento sacro degno di nota, soprattutto per gli splendidi decori gotici, così come merita una visita la Chiesa di Santa Caterina.

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Fonte: 123rf

L’interno della cattedrale di Asti

Asti non è solo una città ricca di monumenti religiosi, ma è anche fulcro di numerosi palazzi cinquecenteschi e settecenteschi, quasi tutti opera dell’architetto settecentesco Benedetto Alfieri – parente dell’Alfieri poeta – che ha realizzato decine di splendidi edifici in tutto il Piemonte. E a proposito di Alfieri, è possibile anche visitare Palazzo Alfieri, dove visse il poeta Vittorio Alfieri e il cui ingresso (guidato) è concesso solo nei weekend.

Asti è anche la città del Palio, più antico del celeberrimo Palio di Siena. La corsa dei cavalli in cui si contendono rioni, borghi cittadini e comuni della provincia di Asti risale al XIII secolo e si svolge la prima domenica di settembre nella cornice di piazza Alfieri. Per l’occasione, l’intera città si veste a festa con sbandieratori, spettacoli e oltre mille figuranti in costume medievale che sfilano per le vie del centro storico.

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Fonte: 123rf

La città di Asti durante il Palio, il più antico d’Italia

A Palazzo Mazzola si trova il museo dedicato al Palio di Asti e permette di visionare manufatti e apprendere tutte le informazioni su un evento storico che caratterizza l’intera città. In città di musei ce ne sono ben sette, accessibili con un unico biglietto cumulativo. Tra questi, merita una visita Palazzo Mazzetti, un vero tesoro astigiano, un sontuoso palazzo che accoglie il Museo d’arte cittadino dove si tengono importanti mostre. Così come merita la Cripta e museo di Sant’Anastasio che risale al periodo romanico.

Andando ancor più indietro nel tempo, si possono vedere alcune porzioni di antiche mura romane, quando Asti fu fondata con il nome di Hasta, nella zona settentrionale della città. Così come la Domus Romana, con interessanti reperti archeologici tra cui i resti di un’abitazione privata del I secolo d.C. con splendidi mosaici.

Cosa vedere nei dintorni di Asti

Nei dintorni di Asti sono assolutamente da visitare le splendide colline delle Langhe, del Monferrato e del Roero, Patrimonio dell’Unesco: qui, per gli amanti della buona cucina e del buon vino, si aprono infinite possibilità per gustare le eccellenze del territorio.

Ma ci sono anche castelli, come quello di Belangero e di Valmanera, e la villa estiva del generale Badoglio e persino siti naturalistici, come le Oasi WWF La Boula e Villa Paolina e la Riserva regionale Valle Andona, Valle Botto e Valle Grande.

Inoltre, è possibile ammirare, lungo alcuni tratti della Via Francigena, le numerose chiese romaniche del posto.

Le specialità gastronomiche di Asti

Chi visita Asti ha davvero l’imbarazzo della scelta delle bontà tipiche del posto da poter assaggiare, ma quello che sicuramente non può perdere sono i magnifici tartufi e i celebri vini spumanti e la Barbera d’Asti, tipici di questa zona.

Dalla bagnacauda agli agnolotti, dai risotti con la salsiccia ai secondi di carne arricchiti di nocciole, ce n’è per tutti i gusti. Famosi sono anche i dolci dei dintorni di Asti, come i baci di dama, i cremini, la Torta Palio di Asti e molti altri. Per fare il pieno di dolcezza prima di ripartire.

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Il Paese si tinge di rosso: stanno sbocciando i fiori d’autunno

L’arrivo dell’autunno è il momento perfetto per ripensare ai grandi viaggi, per organizzare tutte quelle straordinarie avventure all’insegna della grande bellezza. In questo periodo, infatti, il mondo che abitiamo si trasforma nel palcoscenico di uno spettacolo grandioso, l’ultimo atto di Madre Natura prima del meritato riposo.

Strade, quartieri e città indossano il loro abito più bello, quello fatto di infinite sfumature di giallo, di rosso e di arancio. Le foglie danzano nel vento prima di adagiarsi sui viali creando tappeti multicolor, mentre la terra ci regala i suoi frutti. È questo il momento migliore per vivere esperienze nella natura e per contemplare tutto il fascino del foliage.

Sono molti i luoghi del mondo che durante questa stagione mostrano il loro volto più bello. Pochi, però, sanno emozionare come il Giappone. Ed è proprio il Paese del Sol Levante che vogliamo raggiungere insieme a voi perché qui stanno sbocciando i fiori d’autunno: sono bellissimi!

Higanbara: i fiori d’autunno

Organizzare un viaggio in Giappone, in ogni periodo dell’anno e in tutte le stagioni, è sempre un’ottima idea. Tra metropoli e città popolose, grattacieli, palazzi imperiali, parchi nazionali e migliaia di templi e santuari, nel Paese del Sol Levante non ci si annoia mai.

Le cose da fare e da vedere sono tantissime, e tutte sono destinate a sorprendere. Ma se è un’esperienza unica e fiabesca che volete vivere, allora il consiglio è quello di raggiungere il Paese in autunno. In questo periodo, infatti, le foglie d’acero infiammano i parchi e i giardini e insieme a quelle di ginkgo, che assumono la caratteristica colorazione gialla, danno vita a uno show multicolor che incanta.

A partire dalla fine di settembre i cittadini di tutto il Paese si riuniscono per praticare il Momijigari, la straordinaria e imperdibile caccia alle foglie, e ai colori autunnali, che si pratica in Giappone durante la stagione. Tutti sono invitati a partecipare.

Ma gli spettacoli non finiscono qui. In questo periodo, infatti, un’incredibile fioritura tinge di rosso il Paese. Si tratta dei gigli del ragno rosso, un nome evocativo che fa riferimento proprio alla forma e al colore dell’esemplare, conosciuti con il nome di higanbana o più, semplicemente, come fiori dell’equinozio o dell’autunno. Ecco dove ammirarla.

Dove ammirare la fioritura rossa in Giappone

Fiori d’autunno, higanbana, giglio del ragno rosso, fiore dell’equinozio: tanti nomi per indicare una sola specie floristica, quella che tinge di rosso il Giappone durante la stagione autunnale. A partire dal 21 settembre questi esemplari si diffondono in tutto il Paese. È possibile trovarli nei parchi e nei giardini, ma anche lungo i bordi delle strade.

Non lasciatevi ingannare dalla loro bellezza: questi fiori sono velenosi, motivo per il quale è sconsigliata la raccolta. Tuttavia hanno un significato anche spirituale, soprattutto per i buddisti che li considerano parte del ciclo della reincarnazione.

Come abbiamo anticipato, non è raro avvistare i fiori di higanbana nel Paese. Partendo dalla capitale, infatti, è possibile andare alla scoperta di alcune delle più belle fioriture di questi esemplari raggiungendo Saitama, e più precisamente il Parco Kenei Gongendo e il Parco Kichakuda Manjushage. La fioritura dà spettacolo anche nel Parco Hibiya, nella città di Chiyoda, e nel tempio Hinata Yakushi a Kanagawa.

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Åstol, l’isola con le case bianche di legno circondate da aspre rocce

Åstol è uno spettacolo davvero sorprendente: accessibile soltanto in barca o in traghetto, è parte del comune svedese di Tjörn che include un centinaio di isole.

Si tratta di una pittoresca isola rocciosa, pedonale, di circa 200 abitanti, un luogo “fuori dal tempo”, unico nel suo genere, su cui svettano bianche casette di legno che sembrano quasi ricoprirne tutta la superficie, circondate da aspre rocce che si innalzano dal mare.

Alla scoperta dell’isola vulcanica

Raggiungibile in traghetto da Rönnäng, Åstol si trova tra Tjörn e Marstrand, sulla costa di Bohuslän: una gita di un giorno è più che sufficiente per passeggiare lungo l’isola senza traffico e godersi gli splendidi panorami, le rimesse per le barche e le maestose rocce.

Il substrato roccioso è costituito da anfibolite dolcemente erosa, un tipo di roccia vulcanica su cui le piante sono riuscite a crescere in piccole valli, nonostante le difficili condizioni climatiche che, nel corso degli anni, gli abitanti hanno saputo sfidare per dare vita all’isola.

La luce che arriva dal mare tutt’intorno ricrea un’atmosfera davvero speciale e una piacevole sensazione di calma è la prima impressione che si ha scendendo dal traghetto nel profondo porto a ferro di cavallo.
Le strade strette e pedonali si snodano tra le case e al centro dell’isola risalta un piccolo parco lussureggiante con un memoriale ai pescatori scomparsi.

La zona di Klockareudden vanta una piscina naturale di roccia colma di acqua salata, uno scivolo acquatico e fondale sabbioso.

Salendo, invece, sulla cima della torre a picco sul mare a Store Varn si gode di un’incredibile visuale sull’arcipelago Pater Nosterskären, un insieme di isolotti spogli e bassi fondali a sud-ovest di Tjörn, mentre dal lato sud si può ammirare la fortezza di Carlstens, imponente fortezza in pietra a Marstrand, sulla costa occidentale della Svezia, costruita nel Seicento per ordine del re Carlo X di Svezia a protezione della provincia di Bohuslän appena acquisita a seguito del Trattato di Roskilde.

Anche se l’epoca d’oro della pesca ad Åstol è ormai trascorsa, la suggestiva isola selvaggia attrae numerosi turisti grazie alla sua atmosfera tranquilla e rilassata, di pace assoluta.

Oggi suoi fiori all’occhiello sono caffè, terrazze all’aperto, una galleria d’arte, un negozio di alimentari e una biblioteca laddove, nel corso dei secoli, si fermavano i pescherecci.

In più, è rinomata per il ristorante di pesce “Åstols Rökeri” che dispone di propria affumicatura e di un piccolo negozio, il cui menu trae ispirazione dall’amore per la terra e il mare che abbraccia l’isola: vengono  organizzati anche buffet di pesce, serate con piatti a base di aragosta, conferenze, mostre d’arte, passeggiate guidate e, in estate, musica dal vivo.

Un’antica comunità di pescatori

Åstol fu abitata per la prima volta a metà del XVIII secolo durante uno dei grandi periodi della pesca alle aringhe.

E fu proprio l’industria della pesca a garantire, nel tempo, un buon sostentamento ai residenti che, nel momento di massimo splendore, erano circa 500.

Durante gli anni Sessanta, oltre 20 grandi pescherecci da traino in acciaio attraccavano al porto di Åstol ma il declino iniziò negli anni Settanta e, così, una buona parte degli abitanti si trasferì.

Tuttavia, molte persone iniziarono ad arrivare qui per godersi la magia del territorio in estate e, oggi, l’isola è vivace tutto l’anno e la pesca continua a fornire gamberi, granchi e le aragoste, chiamate anche “l’oro nero del mare”.

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Hirta, l’inquietante storia dell’isola fantasma

Lussureggianti prati verdi, piccole colline rocciose e qualche scogliera a picco sul mare: l’isola di Hirta potrebbe sembrare un paradiso naturalistico dove vivere in tranquillità, lontani dal resto del mondo, ma la sua storia dimostra che non è tutto oro ciò che luccica. Infatti, da fiorente centro abitato si è trasformato in un luogo disabitato, e questo repentino cambiamento è avvenuto per motivi tragici.

Hirta, una storia inquietante

Al largo delle coste scozzesi, uno degli ultimi avamposti occidentali, ecco il piccolo arcipelago di Saint Kilda: sono quattro isolotti circondati dalle tumultuose acque dell’oceano Atlantico, ad oltre 60 km di distanza dalla più remota delle isole Ebridi, e ad almeno altrettanti dalla terraferma. La più grande è l’isola di Hirta, che a prima vista sembra un gioiellino. Natura incontaminata e paesaggi verdi ne fanno un’oasi di serenità, il cui silenzio è rotto soltanto dal rumore delle numerosissime colonie di pulcinelle di mare e di altri volatili.

Qua e là, qualche casetta in rovina: che cosa è successo ai suoi abitanti? Guardandosi intorno, in effetti, si può notare che l’isola è completamente disabitata. In un lontano passato, la popolazione di Hirta prosperava: alcuni manufatti dell’età del bronzo attestano la presenza di un insediamento già durante la preistoria. Gli uomini vivevano di agricoltura e di cacciagione, sfruttando l’abbondanza di uccelli marini, e si spostavano tra le isole con piccole imbarcazioni. Ma nel XX secolo qualcosa è cambiato. Hirta ha iniziato ad attirare turisti che, grazie ai battelli a vapore, raggiungevano l’isola per acquistare tessuti in tweed, prodotti dalle pecore del luogo.

Il turismo ha portato non solo un nuovo stile di vita, ma anche malattie precedentemente sconosciute. E gli abitanti del piccolo villaggio (che comunque non dovrebbero mai aver superato i 200 in totale) hanno cominciato ad ammalarsi, spesso anche gravemente. La Prima Guerra Mondiale, poi, ha sottratto tutti i giovani del paese per condurli tra le trincee, dove molti hanno perso la vita. La popolazione è rapidamente calata, sino ad arrivare ad appena 36 unità. Quando, nel 1930, una giovane donna è morta per appendicite, anche a causa delle continue tempeste che avevano bloccato ogni via di comunicazione, i restanti isolani hanno deciso a malincuore di emigrare, abbandonando per sempre le loro casette in pietra.

La natura incontaminata di Hirta

Nell’agosto del 1930, dunque, una nave ha raccolto i pochi abitanti di Hirta e li ha portati sulla terraferma, dove si sono rapidamente ambientati. Si dice che, prima di lasciare l’isola, ciascuno di essi avesse sistemato un piatto di avena e una Bibbia aperta all’interno dei loro cottage, forse con la speranza di poter prima o poi tornare. Nessuno di essi ha mai più messo piede in quello sperduto angolo di paradiso, che dal 1957 è entrato a far parte dei beni del National Trust di Scozia e, tre decenni dopo, è diventato il primo sito scozzese ad essere inserito tra i Patrimoni dell’UNESCO.

Quando il clima lo permette, alcuni turisti si avventurano sull’isola di Hirta per ammirarne il fascino. Oggi non vi è altro che una natura meravigliosa e incontaminata, che ha ripreso il sopravvento sulle opere umane. Colonie di uccelli marini e di pecore (tra cui una specie delle più rare in tutto il Regno Unito) vivono in armonia tra le casette abbandonate da quasi un secolo, e l’unica traccia dell’uomo è un piccolo osservatorio militare. Periodicamente, un gruppo di volontari sbarca sull’isola per preservare l’antico villaggio, compiendo qualche opera di restauro affinché non scompaia nel nulla.

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Questa vecchia canonica ora è un hotel: è infestato da fantasmi

C’è chi si mette in viaggio per contemplare i capolavori di Madre Natura e chi per raggiungere tutti quei luoghi iconici che col tempo sono diventati simbolo di città e Paesi interi. C’è chi lo fa per toccare con mano le culture e le tradizioni di popoli lontani e chi per raggiungere musei e monumenti artistici e architettonici. Ma c’è anche chi si mette in cammino per vivere esperienze da brivido come quella che permette di dormire in una vecchia canonica infestata da fantasmi che è stata trasformata in un hotel.

Dormire nella casa più infestata del mondo

Si chiama ghost tourism, ed è quella tendenza di viaggio che ha spopolato negli ultimi anni e che ha raccolto l’entusiasmo degli avventurieri più coraggiosi. Il trend, nato in America, si è diffuso rapidamente in tutto il mondo coinvolgendo anche l’Europa e il nostro Paese.

Cos’è il ghost tourism è facilmente intuibile: si tratta di un viaggio esperienziale che invita a scoprire case, edifici, quartieri e città infestate da fantasmi o da presenze inquietanti. C’è chi a questi luoghi non si avvicinerebbe mai e chi, al contrario, è disposto a viaggiare in capo al mondo pur di vivere un’esperienza da brivido.

Non c’è bisogno, però, di allontanarsi così tanto da casa per vivere una delle avventure più spaventose di una vita intera. In Europa, e più precisamente in Svezia, esiste infatti quella che è una delle case più infestate del mondo intero, annoverata tra i dieci edifici più spaventosi secondo il quotidiano inglese The Guardian.

La casa, un tempo canonica e alloggio per i membri del clero, è situata a Borgvattnet, un piccolo villaggio del comune di Ragunda, nel nord del Paese. Negli anni ’70, l’edificio è stato rilevato da Erik Brännholm, imprenditore locale, e trasformato in un piccolo hotel. Nonostante la diffidenza iniziale, la casa ha attirato la curiosità di tantissime persone e negli anni si è trasformata in un vero e proprio punto di riferimento per gli amanti del turismo del terrore.

Borgvatnet Prästgård: l’hotel dei fantasmi

Per scoprire la storia della casa più infestata del mondo, e dei primi avvistamenti, dobbiamo fare un salto indietro nel tempo. La costruzione della canonica è stata completata nel 1876 mentre le prime testimonianze di presenze inquietanti sono arrivate proprio dai preti che lì vivevano a partire dagli anni ’30 del secolo scorso. C’è chi ha giurato di vedere una figura femminile aggirarsi tra i corridoi di notte, chi ha sentito dei passi, chi ha visto porte aprirsi. La notizia, dalla Svezia, ha fatto rapidamente il giro del mondo facendo guadagnare all’edificio la fama di casa più infestata del mondo.

Oggi la canonica è un hotel, il Borgvatnet Prästgård, che comprende diverse sistemazioni destinate solo agli avventurieri più coraggiosi. Ogni stanza è collegata a una storia, a un avvistamento paranormale e a fatti storici realmente accaduti. È possibile anche affittare l’intera struttura in determinati periodi dell’anno. La casa è situata in una posizione molto suggestiva circondata da una fitta foresta, e a circa una decina di chilometri da Östersund, ed è gestita da Tony Martinsson e Niclas Laaksonen, due acchiappafantasmi della squadra Laxton Ghost Sweden.

Chi pernotta qui può anche noleggiare l’attrezzatura per la caccia ai fantasmi e testare personalmente la veridicità delle storie e delle leggende che albergano nell’edificio. Sul sito web ufficiale della struttura, inoltre, è possibile sfogliare il libro degli ospiti e scoprire tutte le inquietanti esperienze di chi è già stato a Borgvatnet Prästgård. Chi ha il coraggio di dormire qui?

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Valle Imagna, per un pieno di natura

Nel nostro Paese sopravvivono ancora territori in cui una natura quasi completamente incontaminata, antiche tradizioni, paesaggi sonnolenti ma in grado di mozzare il fiato, tesori storici, artistici e architettonici convivono armoniosamente. Molto spesso sono aeree geografiche sottovalutate perché magari piccole rispetto ad altre ben più famose, eppure di bellezze ce ne sono tantissime, e tutte perfettamente conservate. È il caso della Valle Imagna, un prezioso angolo di Lombardia in grado di sorprendere chiunque.

Dove si trova la Valle Imagna

Chi è interessato a scoprire le meraviglie che ha da offrire la Valle Imagna deve dirigersi nella provincia di Bergamo: è una valle pralpina delle Orobie Bergamasche.

Si tratta di una zona emozionante perché regala un paesaggio naturale dalle mille sfumature grazie alle sinuose colline degli Almenno che si mescolano alle cime più aspre del Resegone. Ma non solo: questo grazioso territorio è puntellato da numerosi villaggi di piccole dimensioni, a loro volta suddivisi in contrade.

Poi ancora siti emozionanti ed inaspettati dalle origini antichissime, tesori artistici ed architettonici, luoghi spirituali e così via, tutti inseriti in un contesto naturalistico che invita alla tranquillità.

La natura della valle

La natura è certamente la prima cosa che colpisce della Valle Imagna e, non a caso, si rivela una destinazione ideale per andare a cavallo, fare trekking a piedi o con i lama e pedalare in mountain bike.

Valle Imagna, Lombardia

Fonte: Getty Images – Ph: Frank Bienewald

Veduta di Locatello, paese della Valle Imagna

Tra le altre cose, in questo piccolo territorio c’è il più alto numero di grotte della provincia di Bergamo: se ne contano ben 250, ma ce ne sono molte altre che nessuno ha ancora mai scoperto. Possiamo quindi dire con fermezza che la Valle Imagna vanta un mondo sotterraneo dalla bellezza quasi indescrivibile. Ne è un esempio la Tomba dei Polacchi che si estende per oltre 400 metri e in cui l’oggetto più interessante che si trova al suo interno è un vaso, collocato ai piedi di una stalagmite, decorato da una fila di impronte fatte con le dita.

Poi ancora la Grotta Europa che si distingue per essere una sala enorme, ricca di concrezioni e con al centro una cascata. Non sono da meno la Grotta della Val d’Adda, le cui pareti sono state completamente modellate dalle acque correnti e il Frognone, uno dei sistemi carsici più lunghi dell’alta Valle Imagna.

Tra le migliori escursioni da fare, invece, c’è quella che fa raggiungere il Monte Resegone. Ci vogliono circa 2 ore e mezza di cammino e la voglia di affrontare approssimativamente 900 metri di dislivello. Tuttavia, una volta arrivati in cima si sperimenterà il privilegio di osservare una panorama indimenticabile su Lecco, il Lago di Como e sui laghi della Brianza.

Ancor più facile è l’escursione che conduce al cospetto dei Tre Faggi: in circa 40 minuti si raggiunge questo posto solitario con tre alberi davvero singolari nel loro genere e un piccolo laghetto. Il tutto mentre si è immersi in una vista poetica sulla valle.

Infine, ma le possibilità non sono di certo finite qui, il Laghetto del Pertus che è il punto di inizio di alcune passeggiate, molte delle quali fattibili anche con i bambini.

Monte Resegone, panorama

Fonte: iStock

L’imponente Monte Resegone

I paesi della Valle Imagna

Questa incantevole valle lombarda accoglie al suo interno 16 graziosi comuni: Almenno San Bartolomeo, Almenno San Salvatore, Barzana, Bedulita, Berbenno, Brumano, Capizzone, Corna Imagna, Costa Valle Imagna, Fuipiano Valle Imagna, Locatello, Palazzago, Roncola, Rota d’Imagna, Sant’Omobono Terme e Strozza.

Senza ombra di dubbio, vale la pena fare un salto ad Almenno San Bartolomeo che possiede un gran numero di opere d’arte ed edifici di pregio, come la chiesa parrocchiale di San Bartolomeo di Tremozia che tra le sue mure protegge una “Pietà” (1651) di John Christophorus Storer.

Bellissima è anche la caratteristica Rotonda di San Tomé che si compone di uno spazio circolare fatto di colonne e capitelli in cui un curioso gioco di luci e ombre che crea un ambiente dai profili magici. Infine, il Museo del Falegname dove poter avere maggiori informazioni sulla storia della lavorazione del legno locale.

Di particolare valore e interesse storico-architettonico è il borgo di Arnosto che è situato nel comune di Fuipiano Valle Imagna. L’atmosfera, da queste parti, è ancora quella che vivevano le popolazioni prealpine del passato, grazie anche al fatto che tutto è costruito in pietra, persino i tetti.

Da non perdere è anche Cepino, frazione di Sant’Omobono Terme, dove in una zona impervia e boschiva a 658 metri sul livello del mare sorge un sito di grande spiritualità e fede religiosa: il Santuario della Madonna della Cornabusa. Si tratta di un luogo sacro che si fa interamente spazio all’interno di una suggestiva grotta in cui riposa la statuetta lignea della Madonna della Cornabusa che, secondo la tradizione, fece tornare la voce ad una ragazza che purtroppo era sordomuta.

Infine, vi consigliamo di fare un salto a Clanezzo che in realtà sorge in una posizione più che affascinante: alla confluenza di tre valli bergamasche, la Val Brembana, Val Brembilla e Valle Imagna. In questo antico borgo, scendendo verso il fiume, si ha l’occasione di esplorare l’antica dogana, un porto e due ponti, uno dei quali davvero molto datato.

Arnosto, Valle Imagna

Fonte: Getty Images – Ph: REDA&CO

Veduta di Arnosto

Le terme della Valle Imagna

Sì, la Valle Imagna ha davvero tutto, persino delle meravigliose terme in cui rilassarsi a dovere. Le acque sulfuree sgorgano a Sant’Omobono Terme e sono tra le più antiche d’Italia e anche tra le più conosciute sul territorio bergamasco. Note e apprezzate sin dal ‘700, un tempo venivano chiamate “della rogna” per via degli effetti benefici che avevano sulle malattie cutanee.

Tra le altre cose, scorrono nello splendido e lussuoso contesto ottocentesco di Villa Ortensie, un edificio edificato a inizio del Novecento dal signor Rossi, imprenditore agricolo, che la fece innalzare in onore di sua moglie con il nome Villa Maria. Come si può leggere su Prima Bergamo, per impegni personali e le due Guerre Mondiali, questa preziosa residenza cadde in disuso, o meglio, divenne la dimora di alcuni animali, tra cui dei maiali.

Ma solo fino al 1961, anno in cui il suo proprietario decise di risistemarla e creare anche una serie di stalle per i maiali. Tuttavia, nel corso del tempo gli impianti per i maiali divennero automatici, così come vennero emanate normative igieniche ed ecologiche ben più severe del passato.

Fu così che, nel 1978, Angelo Bonomelli decise di acquistare la villa e renderla quell’angolo di pace e cura in cui tutti possiamo andare a rigenerarci anche oggi.