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Aalborg, cosa fare e cosa scoprire in questa città della Danimarca

Antico baluardo dei Vichinghi, oggi Aalborg, la quarta città della Danimarca, è una vivace meta dal cuore medievale, centro universitario e industriale, con un centro storico ricco di attrattive, molto amato dai danesi.

Ma non solo: vanta un lungomare incredibile e alcuni degli edifici più iconici del Paese, tanto che il New York Times la inserì tra i 10 luoghi da visitare nel 2019.

Una passeggiata nel caratteristico centro storico

centro storico Aalborg

Fonte: iStock

Centro storico di Aalborg

Il punto di partenza per conoscere meglio Aalborg è il suo pittoresco centro storico, un intrigante mix di antico e moderno dove passeggiare lungo le stradine acciottolate, ammirare le inconfondibili case a graticcio, musei, teatri, notevoli esempi di street art, e fermarsi per una pausa golosa in una delle accoglienti caffetterie.

In pieno centro, sul fiordo di Lim, si staglia il Castello di Aalborghus, costruito come fortezza a scopo difensivo nel Cinquecento per poi diventare residenza del re nello Jutland del Nord. Oggi si mostra come un edificio a graticcio in legno rosso con pannelli murali imbiancati, sede di uffici amministrativi.

Catturano poi lo sguardo la Casa di Jorgen Olufsen, palazzo mercantile tra i meglio conservati della Danimarca, in stile rinascimentale con una sezione a graticcio, e la Casa di Jens Bangs, in stile rinascimentale olandese, edificata nel 1624 dal noto mercante: dai grandi mattoni rossi, vana quattro piani, timpani scolpiti e interessanti decorazioni alle finestre.

Merita una sosta la Cattedrale di San Budolfi, della fine del XIV secolo, in stile gotico, dai particolari mattoni gialli. Deriva il nome dal monaco benedettino inglese Botholphus, che visse nel Settecento, e dopo un incendio che ne distrusse la struttura originaria in legno dell’anno Mille, venne ricostruita con tre navate, la torre e il portico.

Le chicche del lungomare

lungomare Aalborg

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Lungomare di Aalborg

Fiore all’occhiello di Aalborg è anche il lungomare dove svettano alcuni simboli iconici come l’Utzon Center, gioiello architettonico dedicato al cittadino più famoso, l’architetto Jørn Utzon che ha progettato il Teatro dell’Opera di Sydney: qui si possono ammirare i suoi lavori all’insegna di un design e un’architettura davvero all’avanguardia.

Altro edificio che cattura l’attenzione è la magnifica Casa della Musica, o Musikkens Hus, un “edificio d’argento” punto di riferimento per tutti i professionisti e gli amanti delle sette note: è sede di concerti di artisti danesi e internazionali e ospita, tra l’altro, la Aalborg Symphony Orchestra.

Nelle vicinanze ecco un’altra meta imperdibile, cuore pulsante della città: il Nordkraft, vibrante centro culturale inaugurato nel 2009 in un’ex centrale elettrica del 1947. Comprende un punto ristoro, un teatro, un cinema, una palestra, una sala per la musica e un punto informazioni turistiche.

E poi, sì, i danesi amano fare il bagno al porto, in particolare nel Vestre Fjordpark, rinnovato di recente, a pochi passi dal centro: tra relax sulle piattaforme di legno, tuffi e gite in kayak, sembra davvero di essere in un’altra dimensione.

L’area archeologica di Lindholm Høje

A nord della città, sorprende il significativo sito di sepoltura vichingo risalente a più di 1500 anni fa.

Custode di segreti di migliaia di anni, fu un centro di grande importanza per il commercio, come testimoniato dal ritrovamento di gemme, monete arabe, numerosi oggetti decorativi in argento e vetro.

È suddiviso in due aree: nella zona superiore si trovano resti di un insediamento del 400 a.C., Età del Ferro, mentre sul lato a sud sono stati rinvenuti reperti dell’anno Mille.

Consta di circa 700 tombe, 150 navi in pietra, e un insediamento abitato fino al 1200 d.C., con resti di recinzioni, case e pozzi.

Il Lindholm Høje Museum permette di immergersi nell’epoca dei Vichinghi grazie a magnifiche ricostruzioni, panorami, illustrazioni e animazioni 3D.

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Ras Al Khaimah, il nuovo emirato da scoprire

Ras Al Khaimah è l’emirato che sta registrando la più rapida crescita di tutta la regione. Si trova negli Emirati Arabi Uniti ed è noto per i suoi paesaggi unici che comprendono 64 chilometri di spiagge, un vasto deserto e soprattutto le montagne, che danno la possibilità di vivere tante emozioni e di provare avventurose attività sportive.

L’emirato di Ras Al Khaimah vanta una ricca cultura e una lunga storia che risale a 7.000 anni fa. Vi sono siti archeologici che risalgono al III secolo a.C. e panorami naturali mozzafiato, spiagge di sabbia dorata, suggestive dune e una cintura verde fatta di palme da datteri fino a Jebel Jais, la montagna più alta degli Emirati Arabi Uniti.

Gran parte della sua popolarità è data dalla facilità con cui si può raggiungere l’emirato. Oggi è ancor più vicino all’Italia grazie a un nuovo volo della compagnia aerea low cost Air Arabia che parte da Bergamo e che arriva all’aeroporto di Sharja, a metà strada tra Ras e Dubai.

La spiaggia di Ras Al Khaimah

L’emirato delle montagne

La particolarità del piccolo emirato di Ras Al Khaimah e che lo differenzia dagli altri sette Emirati Arabi Uniti sta proprio nella catena montuosa che ne caratterizza il territorio. Montagne che sfiorano i duemila metri, al confine con l’Oman.

Così, oltre alle attività marine e ai safari tra le dune del deserto, a Ras si viene per l’alta montagna e per le tante attività che offre. Prima fra tutte la zipline più lunga e più alta del mondo che è stata da poco inaugurata sul monte di Jebel Jais. Si sfreccia a 160 chilometri orari sospesi a 1.680 metri di altezza. Decisamente per i più coraggiosi.

Per i più fifoni, tra le ultime attrazioni c’è la Jais Sledder, una monorotaia che, curva parabolica dopo curva parabolica, scende dalla montagna rocciosa, il monte Hajar, alla velocità di 40 km orari. In soli otto minuti si percorrono 1.840 metri, ma si ha tutto il tempo di ammirare il paesaggio addirittura fino al mare.

Un’attività di grande attrattiva turistica, visto che nell’emirato sono migliaia gli appassionati di montagna – anche perché quassù fa decisamente meno caldo – è il trekking. Alcuni tratti, facili e segnati si possono percorrere anche in autonomia, ma la maggior parte dei sentieri devono essere accompagnati da una guida esperta, che organizza eventualmente il pernottamento in un camp in quota.

Ora esiste un solo glamping, il Camp 1770, il  più alto degli Emirati Arabi Uniti, ma entro il 2024 saranno aperti due nuovi ecolodge.

Le montagne di Ras Al Khaimah

Il deserto Al Wadi

Non c’è emirato senza deserto e naturalmente anche Ras Al Khaimah ne ha una bella porzione. Si trova racchiuso in una riserva naturale, la Al Wadi Nature Reserve, di cui fa parte anche uno dei resort più belli dell’emirato, il Ritz Carlton, con lussuosissimi lodge immersi tra le dune e circondati da animali allo stato brado, tra cui il famoso orice, simbolo degli Emirati Arabi Uniti.

Il deserto, in parte roccioso e in parte di dune di sabbia dorate, offre diverse attrattive. Lo si può percorrere con le jeep, accompagnati da guide esperte, o con la mountain bike o a dorso di cammello, seguendo i sentieri indicati. Si può assistere a spettacoli di falconeria o fare stargazing per ammirare le costellazioni grazie alla completa assenza di inquinamento luminoso del deserto.

Mare e spiagge di Ras Al Khaimah

Gli appassionati dei luoghi caldi e della tintarella non resteranno delusi dall’emirato. La costa offre spiagge dorate lunghissime e tanti resort a cinque stelle in riva al mare, molto meno costosi di quelli che si trovano a Dubai.

Per chi ama le attività acquatiche, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Molti resort si trovano anche sull’isola artificiale di Al Marjan, l’arcipelago a forma di corallo. Dicono che qui ci sia il mare più bello di tutti gli UAE.

Marjan Island, l’isola resort di Ras Al Khaimah

Storia e cultura dell’emirato

Chi sceglie di trascorrere una vacanza a Ras Al Khaimah avrà una vasta scelta di attività tra cui spaziare, dalle più attive alle più rilassanti. Con anche un bel po’ di cultura.

Vale la pena infatti visitare il Museo nazionale ricavato all’interno di un’antica fortezza che ospita una ricca collezione di manufatti, documenti e manoscritti dei primi abitanti di questa zona.

Il Museo nazionale di Ras Al Khaimah

Da non perdere anche quel che resta del Forte Dhayah, candidato a entrare a fare parte della lista dei patrimoni dell’Unesco, che risale al XVI secolo. Si erge su una collina a una ventina di chilometri dalla città, circondato da un’oasi di palme, domina tutto il golfo. Da quassù si gode di un bellissimo panorama.

Alle porte dell’omonima Capitale, Ras Al Khaimah, si trova la ghost town di Jazirat al-Hamra, un piccolo villaggio di pescatori abbandonato dopo il boom del petrolio, ma conservato benissimo grazie all’aria asciutta del deserto che ne ha preservato gli edifici così com’erano. Un tempo, infatti, la popolazione viveva di pesca e della raccolta delle perle, attività che viene ancora praticata da un solo produttore chiamato Suwaidi Pearls.

Si può visitare la sua “fabbrica” su una piattaforma in mezzo al mare e farsi raccontare da Abdulla Al Suwaidi in persona la storia millenaria di quest’antica arte, di quando Ras Al Khaimah era il primo produttore di perle al mondo grazie al quale vantava il primato porto commerciale più importante della regione.

Gli italiani sono stati i primi a scoprire questo emirato vent’anni fa e a venirci in vacanza nell’unico hotel che allora era stato aperto. Oggi non sono ancora tantissimi i turisti che ci vengono, ma va bene così perché lo scopo è proprio quello di contenere il numero di arrivi internazionali prediligendo un tipo di turismo naturalistico e volto alla sostenibilità ambientale.

Se vi abbiamo fatto venire voglia di scoprirlo, sappiate che è un viaggio da fare al più presto, prima che Ras Al Khaimah venga scoperto dalla folla di turisti e perda la sua autenticità.

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Natale a Odense, la capitale mondiale delle fiabe

Se c’è un luogo al mondo dove trascorrere il Natale è pura magia questo è Odense. Questa cittadina della Danimarca, patria di Hans Christian Andersen, è un libro di fiabe vivente e ogni angolo che si visita fa rivivere le più belle favole che abbiamo ascoltato da bambini.

In cinquant’anni, lo scrittore danese ha raccontato oltre 150 tra le più belle fiabe che ancora oggi allietano le serate di molti bimbi, dalla “piccola fiammiferaia” alla “regina delle nevi”, dalla “sirenetta” al “soldatino di stagno”, dall’”acciarino magico” alla “principessa sul pisello”, dal “brutto anatroccolo” a “scarpette rosse”.

E ogni angolo di Odense ricorda qualche celebre episodio di questi intramontabili capolavori della narrativa classica e di chi le ha scritte. Ecco perché lo chiamano il “paese delle fiabe”.

Ondese, il paese delle fiabe

Odense si trova sull’isola di Fionia, a un paio d’ore di auto da Copenhagen. Qui, il suo più illustre cittadino viene celebrato tutto l’anno, con eventi e itinerari dedicati, facendo scoprire ai visitatori – bambini, ma non solo – i luoghi dove il più famoso narratore di fiabe al mondo è nato e cresciuto e che hanno ispirato i suoi racconti.

C’è la sua casa natale, la casa-museo, la scuola, il lavatoio dove lavorava sua madre, la scuola che ha frequentato e tanti altri luoghi che lo hanno ispirato.

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Fonte: @VisitOdense

Tra i vicoli di Odense a Natale

La magia del Natale a Odense

Ma è durante le festività natalizie che questa cittadina si veste di pura magia e diventa il luogo più incantato dove bisognerebbe trovarsi.

I vicoli stretti del centro storico della città natale di Andersen sono illuminati come un piccolo presepe. Gli edifici antichi sono decorati con le luminarie tipiche dei Paesi nordici e nella centralissima Flakhaven, davanti al municipio, svetta il grande albero di Natale. E nell’aria, insieme ai canti di Natale, si respira il profumo dei biscotti appena sfornati in vendita sulle bancarelle del mercatino natalizio (che si tiene le prime due settimane di dicembre).

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Fonte: @VisitOdense

Il mercatino di Natale di Odense, la città di Hans Christian Andersen

Sicuramente, per respirare la magica atmosfera del Natale, il consiglio è di passeggiare tra le vie del centro storico, Møntergården, un piccolo museo diffuso che comprende un pugno di case storiche color pastello che si possono anche visitare. Una di queste era la scuola di Hans Christian Andersen.

Una delle strade più pittoresche della cittadina, piena di locali e negozi, è Vintapperstræde. Tra le vie più famose c’è la Hans Jensens Straede, una strada acciottolata affiancata dalle tipiche case storiche.

Da non perdere anche l’ex fabbrica Brandts, che oggi ospita musei, negozi, librerie, gallerie d’arte e cinema, dove trovare ispirazione per i regali di Natale. Se non li trovate qui, provate da Kramboden, un negozio di oggetti tradizionali aperto in un’antica dimora del 1500 che merita anche solo di essere visitato. Tappa imperdibile dove assaggiare una vera birra di Natale danese è da Anerkist, a pochi minuti di strada dal quartiere centrale.

L’evento natalizio più grande a Odense, però, si svolge nello zoo cittadino che, per l’occasione, viene illuminato a festa – quest’anno con orari ridotti per via della crisi energetica – e si anima di bancarelle che vendono manufatti e specialità gastronomiche ed è popolato da piccoli elfi che si aggirano nel parco per intrattenere i visitatori.

I luoghi di Hans Christian Andersen

Ma non è possibile andare a Odense senza visitare i luoghi di Andersen. Ancora più fiabesco in questo periodo dell’anno è il nuovo museo H.C. Andersen Hus ricavato in quella che era la sua casa. Si tratta di un centro culturale con un insolito museo sotterraneo, circondato da un giardino “magico”.

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Fonte: Daniel Jensen @VisitOdense

Il nuoov museo dedicato ad Andersen a Odense

Qui non viene raccontata la storia di Andersen, bensì quella delle sue fiabe. Realizzato dall’archistar giapponese Kengo Kuma, all’interno ospita opere d’arte di 12 artisti locali e internazionali, che hanno creato un’esposizione in cui architettura, arte, design, suoni, luci e immagini fanno conoscere Andersen attraverso le sue opere.

Da non perdere è anche la casa natale di Andersen, un piccolo edificio giallo nel vecchio quartiere di Odense, che permette di ripercorrere la vita e le opere del famoso scrittore. Diventata un museo nel 1908, è uno dei più antichi al mondo a lui dedicati.

In giro per Odense sono diversi gli itinerari sulle tracce di Hans Christian Andersen che si possono percorrere. Basta seguire le statue dei personaggi delle sue fiabe sparse per tutta la città per ripercorrere questo inedito tour (si può scaricare la mappa prima di partire da questo link). Ma c’è anche l’itinerario delle mappe delle sue favole o anche quello delle sue impronte in giro per Odense. Basta seguirle per scoprire in quale favola di Natale ci si ritroverà…

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Fonte: @VisitOdense

La scultura del soldatino di stagno, una delle fiabe di Andersen, a Odense
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Bagni di Pisa, tra le acque termali all’ombra della Torre

Quella che nel Settecento era la residenza del Granduca di Toscana, oggi è uno dei luoghi più incantevoli di questa meravigliosa Regione, dove poter trascorrere una vacanza all’insegna del relax, lontano dai grossi circuiti del turismo di massa.

La storica residenza di San Giuliano Terme (PI), che ospita i Bagni di Pisa, è una vera e propria residenza termale dove hanno soggiornato (e ancora oggi vengono in vacanza) principi, re e personaggi del jet set internazionale.

Un’antica località termale

Fin dai tempi più antichi, l’acqua termale che sgorga dalle profondità di San Giuliano Terme è stata sfruttata per le sue proprietà curative. Prima gli Etruschi, poi i Romani (che inventarono il concetto di “salus per aquam”, quello che oggi chiamiamo Spa), sono state frequentate per secoli, divenendo rinomate sotto i Medici, quando, nel 1743, il Granduca di Toscana, Francesco Stefano di Lorena, decise di farne la propria residenza termale estiva.

Da sempre, grazie alle sue fonti termali interne, una delle poche che esistono in Italia, questo luogo a pochi chilometri da Pisa è dunque il buen retiro prediletto di chi è in cerca di un momento di benessere dove staccare la spina, respirando il glorioso passato che trasuda dalle sue pareti. Sembra di fare un salto indietro nel tempo.

Una dimora ricca di storia

L’edificio ha mantenuto lo stile d’antan che ancora oggi fa sognare. Affreschi originali decorano camere e spazi comuni, velluti e tessuti preziosi decorano gli ambienti, legni intagliati e scalinate di ferro battuto impreziosiscono gli interni. Giardini d’inverno invogliano, oggi come una volta, ad accomodarsi su una comoda poltroncina a leggere un buon libro. C’è persino un belvedere in cima al colle che dà le spalle ai Bagni di Pisa, raggiungibile con una piacevole passeggiata, dove oggi è stata ricavata la Kaffehaus, da dove godere del paesaggio a ridosso del Monte Pisano.

Ma soprattutto ci sono le piscine di acqua termale interne – e la sua famosa grotta – che sono una vera calamita per gli ospiti che vengono qui proprio per loro. Così come accadeva con le sirene che incantavano i marinari nell’Odissea narrata da Omero, è impossibile resistervi.

Le terme dei Bagni di Pisa

Le acque termali naturali dei Bagni di Pisa sgorgano in superficie alla temperatura di 37°C e sono indicate per qualunque tipo di infiammazione, pertanto sono adatte a tutti. Essendo convenzionata con il Sistema sanitario nazionale, nella struttura vengono effettuati anche trattamenti terapeutici per il recupero muscolare attraverso la balneoterapia, i fanghi e l’idromassaggio, per l’apparato cardiovascolare e anche per quello respiratorio.

I Bagni di Levante

Le piscine termali sono aperte a tutti e non soltanto agli ospiti dell’hotel a cinque stelle, ci si può regalare in qualunque momento dell’anno una giornata indimenticabile immersi tra le calde acque dei Bagni di Pisa. Scenografica da morire è la piscina dei Bagni di Levante, con i suoi archi, il colonnato classico e il velario trasparente per contemplare il cielo. Oltre a rilassarsi e a rigenerarsi con le due jacuzzi interne, in questa piscina si può praticare il percorso Bioaquam, incredibilmente benefico. In quest’area si trovano anche il Bagno Mercurio, le cui acque hanno un’alta concentrazione salina, che regala la sensazione di fluttuare in assenza di gravità, e il Bagno di Minerva, una vasca di acqua dolce a 35°C con idromassaggi.

I Bagni di Ponente

Nei Bagni di Ponente, invece, si fondono le culture termali dell’Oriente con quelle dell’Occidente. Qui, infatti, al potere benefico dell’acqua termale naturale vengono associati trattamenti orientali per un relax completo del corpo e della mente. C’è ovviamente anche una piscina termale esterna, aperta anche d’inverno, che si trova sulla terrazza dei Bagni di Ponente. Superato il momento di freddo quando si esce dall’edificio, ci si immerge subito nella vasca calda e ci si abbandona al tepore e al potere rigenerante di queste antichissime acque.

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Fonte: @Bagni di Pisa

La piscina dei Bagni di Ponente

La Grotta dei Granduchi

Scavata direttamente nel cuore della roccia già ai tempi dei Granduchi di Toscana è, infine, la grotta dei Bagni di Pisa. Si tratta di una piccola cavità naturale dove una vasca, scolpita nella roccia, si riempie dell’acqua della fonte termale che scende da una piccola cascata e che crea vapore naturale. La grotta può ospitare al massimo quattro persone, pertanto deve essere prenotata.

Si tratta di fatto di un bagno di vapore termale che fa benissimo: è in grado di regolare la pressione arteriosa e che aiuta a eliminare le tossine, a ridurre le infiammazioni, a rilassare i muscoli e a liberare naturalmente le vie respiratorie.

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Fonte: @Bagni di Pisa

La grotta dei Granduchi di Toscana

Soggiornare ai Bagni di Pisa

Al Bagni di Pisa Palace & Thermal Spa si può andare anche in giornata, ed è decisamente consigliato se vi trovate a trascorrere un weekend da queste parti perché, oltre a visitare Pisa e le sue bellezze architettoniche, a fare escursioni sui Monti Pisani e scoprire alcune chicche del territorio – prima fra tutte la Certosa di Calci (che vi raccontiamo qui) – è una delle tappe imperdibili.

Meglio ancora se si ha la possibilità di soggiornare un fine settimana facendosi coccolare, magari quando fuori fa freddo. I Bagni di Pisa, però, offrono anche programmi speciali che durano fino a una settimana e che comprendono trattamenti, bagni nelle piscine termali e un regime alimentare personalizzato e molto istruttivo: basti pensare che la nutrizionista siede a tavola con l’ospite.

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La vera storia della misteriosa casa di Winchester, in California

Per chi ama i misteri e la stravaganza potrebbe essere uno di quei viaggi da organizzare subito e un luogo in cui recarsi almeno una volta nella vita, assaporandone ogni minima sfaccettatura e lasciandosi conquistare dalla sua storia a dir poco suggestiva. Dopo tutto la Winchester Mystery House racchiude in sé tutte queste caratteristiche e le esprime al loro massimo in ogni singola parte e dettagli, in un mix di elementi di sicuro effetto.

Un’attrazione eccezionale, unica nel suo genere e una delle costruzioni più bizzarre e allo stesso tempo longeve della Silicon Valley, la parte meridionale della San Francisco Bay Area, in California. Ma di cosa si tratta esattamente? Non di una semplice casa ovviamente, ma di una villa vittoriana costruita tra il 1884 e il 1922, commissionata e ideata da Sarah Winchester, ricca ereditiera dell’omonima famiglia americana. Un edificio che, complessivamente, costò circa 5,5 milioni di dollari. Una spesa enorme, esagerata, sia in termini economici che di energie, ma voluta fortemente e a ogni costo da Sarah, poiché legata a una maledizione.

La storia della villa

Si racconta, infatti, che la giovane ereditiera si fosse fatta convincere da un medium che gli spiriti uccisi dalle armi prodotte dalla famiglia Winchester avessero maledetto la famiglia e tutti i suoi membri e che solo la costruzione di una dimora fedele alle loro indicazioni date durante le sedute spiritiche li avrebbe salvati dall’essere perseguitati per tutta la vita, di generazione in generazione.

Una funesta prospettiva che portò Sarah Winchester a prendere alla lettera le parole riferitele dal medium, progettando una casa a dir poco originale, bizzarra, carica di elementi stravaganti e fedele alla volontà degli spiriti.

Oltre a essere una villa avvolta nel mistero e carica di fascino proprio per la dinamica che portò alla sua realizzazione, la Winchester Mystery House è anche un concentrato di creatività. Un mix di elementi che, spesso, possono sembrare senza senso ma che, nel loro complesso, vanno a formare un’abitazione assolutamente unica, dal carattere eccezionale e ricca di bellezze da scoprire.

I dettagli del mistero

Come per esempio la presenza di porte che si aprono contro pareti chiuse, o la scala che finisce direttamente sul soffitto, senza portare da nessuna parte. Ma anche la presenza di ben 52 lucernari, 40 camere da letto e 47 camini, ben sei cucine, tre ascensori e due piani seminterrati. Oltre all’enorme quantità di bagni, se ne contano 13, ma con una sola doccia per l’intera e maestosa abitazione.

Un insieme unico e un’architettura assolutamente da non perdere e che è possibile visitare grazie a dei tour guidati, per comprendere meglio la villa anche grazie alla possibilità di visionare i progetti redatti dell’ereditiera, in tutto il loro fascino e infinite contraddizioni. Insomma, la Winchester Mystery House è davvero la meta perfetta per unire la voglia di mistero e di stravaganza alla possibilità di viaggiare verso uno dei luoghi più caratteristici d’America. Un’occasione per scoprirne le infinte bellezze e anche i lati meno conosciuti di questo luogo famoso nel mondo, ma che vi sapranno conquistare in ogni loro singolo dettaglio, visibile e non.

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Winter glamping: dormire in un campeggio di lusso immerso nella neve

Quando si pensa a una vacanza in inverno in montagna, immancabilmente, la prima cosa che viene in mente è uno chalet in cui rifugiarsi dopo una giornata sugli sci per rilassarsi davanti al camino. Chi l’ha detto però che il periodo più freddo dell’anno non possa essere l’occasione per andare in campeggio? Proprio così, le vacanze invernali sono sempre più all’insegna del winter glamping, il campeggio di lusso legato a questo periodo dell’anno.

Winter glamping, un’esperienza indimenticabile

Il campeggio è un modo di andare in vacanza si è evoluto continuamente, fino a essere caratterizzato da ogni tipo di comfort. Il winter glamping non è altro che la versione invernale del glamping. La parola è nata dall’unione tra “glamour” e “camping”, una sorta di resort che permette di visitare ogni luogo in giro per il mondo senza rinunciare al lusso. Il winter glamping è il modo ideale per vivere appieno la natura, i suoi profumi, i suoi colori e le sue meraviglie.

I campeggi di questo tipo sono un autentico sogno a occhi aperti per gli appassionati di sci che possono esplorare percorsi mozzafiato, scoprire il paesaggio innevato e fare il pieno di energia. Il winter glamping trova la sua massima espressione negli chalet, nelle caratteristiche case sull’albero ma anche nelle tende, circondate proprio dalla natura e, dettaglio non certo trascurabile, completamente ecosostenibili. È un’esperienza di lusso a tutto tondo in cui le spa e i ristoranti raffinati, poi, non possono certo mancare. Tra i posti in cui questo tipo di campeggio sta riscuotendo grande successo c’è la Carinzia, una delle regioni più interessanti dell’Austria ed è proprio qui che sorge una delle strutture in grado di soddisfare qualsiasi esigenza.

Fonte: Tarik Saidi_Lakeside Petzen Glamping

Le strutture del Lakeside Petzen Glamping

Il lusso del Lakeside Petzen Glamping

Il winter glamping con la W maiuscola può essere sperimentato in prima persona presso il Lakeside Petzen Glamping. Il campeggio di lusso si trova nella parte meridionale della Carinzia, più precisamente nei pressi del lago Pirkdorfer See. È un resort che ha debuttato per la prima volta pochissimo tempo fa (è nato infatti nel 2020) e viene considerato il primo resort destinato al glamping che sia mai stato istituito in territorio austriaco. Gli appassionati di questa vacanza a contatto con la natura vengono ospitati all’interno di 8 tende eleganti e confortevoli, ma sono a disposizione anche 7 chalet e 3 case sull’albero.

Il laghetto domina il paesaggio circostante, senza dimenticare che ci si può rilassare completamente nelle saune costruite direttamente sugli alberi e concedersi qualche peccato di gola nel ristorante con terrazza panoramica. Non manca nemmeno un’area giochi per far divertire i bambini e far vivere in pieno anche a loro l’esperienza del winter glamping. Il Lakeside Petzen Glamping è anche il luogo perfetto per chi vuole dedicarsi ad altre attività, come ad esempio lo sci e il ciclismo che si possono praticare grazie alle strutture messe a disposizione dal campeggio. A circa 40 chilometri, infine, sorge la graziosa Klagenfurt, il capoluogo della Carinzia e la tappa perfetta per chi vuole rendere davvero indimenticabile un viaggio all’insegna del relax e lontano dallo stress della vita quotidiana.

Campeggio invernale

Fonte: Tomaz Druml_HOCHoben

Una delle attività da fare in campeggio
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L’incredibile sito storico di cui nessuno ha mai sentito parlare

Oggi abbiamo deciso di portarvi in un luogo che 4.500 anni fa era una delle prime città del mondo e anche una fiorente metropoli dotata di infrastrutture particolarmente avanzate per l’epoca. Vi basti pensare che si ritiene che fosse abitata da almeno 40.000 persone.

Mohenjo-daro, un preziosissimo sito archeologico

Il posto in questione si chiama Mohenjo-daro e fu una città che prosperò dal 2500 al 1700 a.C.. Si trova in Pakistan e, nel 1700 a.C., fu abbandonata ma, ancora oggi, nessuno sa esattamente perché e nemmeno dove andarono tutte le anime che la abitarono.

Mohenjo-daro fu scoperta solo nel 1911 da degli archeologi che sentirono parlare di alcuni lavori in muratura nella zona. Nonostante questo, l’Archaeological Survey of India (ASI) ritenne che tali resti fossero privi di qualsiasi tipo di storia e, per questo motivo, il sito finì nuovamente nel dimenticatoio.

Ma fino al 1922, anno in cui RD Banerji, un ufficiale dell’ASI, pensò di aver visto uno stupa sepolto, una struttura dove i buddisti vanno tipicamente a meditare. Fu così che presero vita degli scavi su larga scala che nel corso del tempo portarono Mohenjo-daro a diventare un sito del patrimonio mondiale dell’UNESCO, nell’ormai lontano 1980.

Ma non c’è da sorprendersi: tutto ciò che è emerso dagli scavi ha rivelato un livello di urbanizzazione mai visto prima nella storia. Non a caso l’UNESCO elogia ancora oggi Mohenjo-daro come la rovina “meglio conservata” della Valle dell’Indo.

Dagli inizi dei lavori ai nostri tempi, sono stati recuperati ben oltre 700 pozzi e un sistema di bagni privati, tra cui un “Grande Bagno” di 12m x 7m ad uso comune. Ma a sorprendere maggiormente è che i servizi igienici sono stati rinvenuti in molte residenze private e che i rifiuti venivano smaltiti segretamente attraverso un sofisticato sistema fognario cittadino.

Grazie agli scavi, inoltre, quel che si è compreso sui suoi abitanti è che avevano capito perfettamente dove era situata la città: trovandosi appena ad ovest del fiume Indo, costruirono imponenti piattaforme di difesa dalle inondazioni e diversi sistemi di drenaggio. Per secoli, tra le altre cose, queste persone furono creatrici di ceramiche, gioielli, statuette e altri oggetti finemente intagliati che sono finiti ovunque, dalla Mesopotamia all’attuale Oman. Ma che fine hanno fatto questi abitanti? E perché Mohenjo-daro è stata abbandonata?

Mohenjo-daro cosa vedere

Fonte: 123rf

Angoli di Mohenjo-daro

I misteri di Mohenjo-daro

La scoperta delle rovine della antichissima città di Mohenjo-daro ha portato alla ribalta un mistero che fa ancora discutere esperti ed appassionati. Stando a quello che si è appreso fino a ora – ma in alcuni casi sono teorie fuori dal comune – da queste parti sembrerebbe essersi verificata una specie di esplosione nucleare. Ma come è possibile che un evento simile sia avvenuto alcuni millenni prima di Cristo?

Fino a prima di questo importante ritrovamento, si pensava che la civiltà indiana fosse nata intorno al 1250 a.C. nella Valle del Gange. Tuttavia, quando le antiche rovine riemersero gli archeologi dovettero retrodatare la civiltà indiana di ben 1.500 anni, fino al 3mila a.C.

A scatenare ancor più misteri è il nome stesso, ossia Mohenjo-daro: tradotto è “monte dei morti”. Ma non solo. Essa, infatti, raggiungeva un così alto livello organizzativo e tecnologico che superava persino quello degli antichi egizi.

Inoltre, a differenza di siti simili in Egitto e in Mesopotamia, qui non sono state trovate grandi strutture di autorità governative. Gli edifici più significativi, infatti, sembrerebbero sale riunioni, bagni pubblici, mercati e condomini.

Senza ombra di dubbio, il suo segreto più grande riguarda la fine della città e della sua cultura. Per certi versi la sua scomparsa rappresenta un mistero, alimentato dal fatto che nella città sono state trovate tracce molto marcate di radioattività. Inoltre, sono emersi anche 44 scheletri che testimonierebbero una morte violenta e improvvisa, oltre a conservare, anch’essi, alti tassi di radioattività.

Gli esperti, tra le altre cose, hanno rilevato degli oggetti che risultavano vetrificati, così come rocce che parevano essersi dissolte a temperature di circa 1500 gradi. A Mohenjo-daro, inoltre, non sono riportati alla luce corpi martoriati, ma anzi scheletri di uomini, donne e bambini distesi al suolo, in una posizione che fa presumere una morte improvvisa. Per intenderci, un po’ come accade nella nostra Pompei.

Mohenjo-daro sito archeologico

Fonte: 123rf

Le mura di Mohenjo-daro

Ma non è finita qui, perché recenti analisi avrebbero dimostrato che la maggior parte di questi resti umani presentavano tracce di carbonizzazione e calcinazione, la stessa cosa che succede a qualsiasi corpo che viene esposto a un’intensa fonte di calore. Poi ancora diversi oggetti che mostravano i tipici fenomeni di vetrificazione, gli stessi che capitano a seguito di un evento come può essere quello nucleare.

Secondo alcuni, tutto questo è dovuto al prosciugamento del Sarawati, un fiume, e ad alcuni drastici cambiamenti climatici dell’epoca. Anche perché diversi edifici in mattoni di fango sono rimasti intatti, e per questo non si può pensare a un’esplosione nucleare o qualcosa di simile.

L’opinione di altri ricercatori, invece, è che la vicenda di questa città potrebbe fare riferimento ai racconti del Mahābhārata e del Rāmāyaṇa – testi sacri dell’Induismo – che narrano di intere zone distrutte a causa di armi da cui scaturivano potentissime energie, e di macchine volanti (i Vimana) guidate da esseri indefiniti.

Quel che è certo, è che non c’è ancora chiarezza sulla storia e sulla fine di Mohenjo-daro e che, allo stesso tempo, negli antichi testi indiani esistono riferimenti a guerre effettuate con l’utilizzo di armi divine così tanto potenti da essere in grado di radere al suolo intere città.

Insomma, teorie particolari a parte, Mohenjo-daro deve ancora essere profondamente studiata.

Mohenjo-daro oggi

Oggigiorno Mohenjo-daro è stata trasformata in un vero e proprio parco archeologico completo di tavoli da picnic e giardini ombrosi e lussureggianti. Nonostante questo, però, i turisti in visita in Pakistan raramente si addentrano in questa località remota. Eppure, le capacità di coloro che l’abitavano di padroneggiare l’arte dell’igiene e dello smaltimento delle acque reflue erano davvero uniche nel loro genere, senza considerare il fatto che furono utilizzati materiali da costruzione standardizzati, nonostante la carenza di macchine.

Quello che potrete visitare è la sua città alta circondata da mura che ospitava i templi, le piscine sacre per i riti di purificazione, il palazzo del re, le case dei nobili e i granai; così come la città bassa, quella che era abitata dal popolo.

Vi è, inoltre, il Mohenjo-daro Museum, un piccolo edificio situato in un’area erbosa dove poter ammirare centinaia di sigilli decorativi, statuette, gioielli, strumenti, giocattoli e pezzi di ceramica straordinariamente ben conservati.

Sfortunatamente, però, come tanti anni fa fu quasi sicuramente evacuata a causa di fenomeni atmosferici, anche oggi la città è di nuovo in pericolo per colpa delle devastanti inondazioni che hanno colpito il Pakistan nell’agosto 2022.

È diventato particolarmente necessario, quindi, intervenire al fine di proteggere questo importantissimo patrimonio storico, un sito che deve ancora lasciarsi del tutto scoprire.

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Uno scorcio di Mohenjo-daro
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La Cascata del Serpente, oasi paradisiaca in Liguria

La Liguria, con le sue splendide spiagge bagnate da un mare cristallino e i piccoli borghi colorati arrampicati tra le rocce, è una regione meravigliosa. Sono moltissimi i turisti che la scelgono per le loro vacanze estive o anche semplicemente per una gita fuori porta. Ma il suo entroterra nasconde alcune piccole perle che in pochi conoscono: come la Cascata del Serpente, un incantevole angolo di paradiso immerso nella natura incontaminata, assolutamente da scoprire.

La bellezza della Cascata del Serpente

Le impetuose acque turchesi del rio Masone, che si scava il suo intricato percorso attraverso una valle ripida e incassata, si tuffano tra le rocce dando vita ad uno spettacolo della natura: questa è la Cascata del Serpente, un gioiello da ammirare nella sua selvaggia bellezza. In realtà, qui si trovano ben 5 piccole cascate, una più suggestiva dell’altra, ed ognuna di esse si getta in un piccolo laghetto. Ma è la più alta, con i suoi 12 metri di tuffo, a regalarci il paesaggio più affascinante di tutti, una vera cartolina.

La Cascata del Serpente, immersa nel cuore lussureggiante del Parco Naturale Regionale del Beigua, è la meta ideale per una bella camminata nella natura ancora incontaminata, praticamente in ogni stagione dell’anno. La primavera, ricca di colori e profumi incredibili, accoglie i primi visitatori conducendoli alla scoperta di questa oasi meravigliosa, mentre l’estate è il momento giusto per chi vuole farsi un tuffo rinfrescante nelle acque trasparenti del piccolo specchio che i locali, ormai da tanti anni, chiamano il Laghetto del Serpente.

Ma le sorprese non finiscono certo qui: il breve percorso che porta verso le cascate è esso stesso una vera bellezza, lungo il quale si possono ammirare alcune vecchie strutture che testimoniano l’importanza del rio Masone e delle sue acque, tra cui un grosso mulino e i ruderi di un’antica cartiera. E per i più avventurosi, il corso d’acqua e le sue cascate offrono l’occasione per praticare escursioni e torrentismo lungo la via ferrata attrezzata.

La Cascata del Serpente, dove si trova

Arrivare alla Cascata del Serpente non è affatto difficile: il punto di partenza ideale è il centro abitato di Masone, piccolo borgo ricco di storia e natura. Dopo aver attraversato il grazioso ponte che conduce alla piazza principale del paese, non resta che seguire le indicazioni. Il percorso, completamente immerso nella vegetazione, dura appena un chilometro ed è adatto a tutti, anche ai più piccini. Una volta arrivati, il panorama si apre davanti agli occhi dei turisti ed è semplicemente meraviglioso. Sembra davvero un’oasi di pace, dove rilassarsi per qualche ora.

Per chi ama la natura, d’altra parte, questo è un paradiso: siamo nel Parco del Beigua, una delle aree verdi più lussureggianti dell’intera regione, dove potersi concedere lunghe escursioni all’aria aperta. Qui vi sono infatti tantissimi sentieri perfetti per una semplice camminata o per un trekking più impegnativo, arrampicandosi sulle vette più alte dell’Appennino Ligure. Oltre alla Cascata del Serpente, vi sono altre bellezze naturalistiche da esplorare: una è il Lago dell’Antenna, bacino artificiale realizzato per sopperire all’esigenza di una centrale idroelettrica e oggi meta di tantissimi amanti della pesca.

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Relax e benessere al mare d’inverno: la magia del Falkensteiner hotel & spa Jesolo

La famosa canzone di Loredana Berté diceva: “Il mare d‘inverno è un concetto che il pensiero non considera, è poco moderno, è qualcosa che nessuno mai desidera, alberghi chiusi…”. Brano meraviglioso e testo fantastico, perfetto per il 1983. Quaranta anni dopo, però, le cose sono cambiate ed il mare d’inverno è diventato un’opzione gettonata, anche grazie a strutture che si sono adeguate ai tempi e alle necessità dei viaggiatori più esigenti.

Una di queste è il Falkensteiner Hotel & Spa Jesolo che si trova al Lido della città lagunare e si configura come un esempio di contemporaneità perfettamente riuscito. A rendere favolosa la struttura sono tanti elementi d’eccellenza: le architetture di Richard Meier, il design d’interni di Matteo Thun e un meraviglioso centro benessere che, oltre a tutti i servizi classici di una grande spa di un albergo di lusso, propone una sauna vista mare e un concept wellness hawaiano.

Rigenerarsi in una SPA d’inverno

Luogo di energia riservato e luminoso, che ispira tutti i sensi in ogni stagione e aiuta a rilassarsi, Acquapura Blue.Horizon SPA è aperta anche agli ospiti esterni con una proposta Day Spa che include welcome drink, ingresso a piscina interna ed esterna, area fitness, zone relax, sauna finlandese interna ed esterna vista mare, bio-sauna, hammam & rasul e terrazza panoramica.

Non solo: fra i servizi a disposizione troviamo anche il parcheggio gratuito e una borsa Spa in regalo, a coppia. L’utilizzo dello spogliatoio e il 10% di sconto su tutti i trattamenti estetici e i massaggi prenotati in anticipo. Per i più golosi è possibile anche fermarsi a colazione, mentre chi vuole usufruire appieno della giornata di relax può scegliere di prenotare la camera in Day Use.

Relax e bellezza, i trattamenti da non perdere

I trattamenti sono un concentrato di bellezza e benessere, tutti realizzati con prodotti di altissima qualità ed eseguiti da uno staff qualificato. Da non perdere l’Aloha Spirit Happy Vibes, un trattamento viso abbinato ad un massaggio corpo che sfrutta i potenti benefici dell’aloe vera, per un effetto rivitalizzante ed energizzante per corpo e per mente.

Gli amanti della sauna apprezzeranno il rituale dell’Aufguss, un’esperienza esclusiva eseguita tutti i giorni nella sauna panoramica con vista sul mare di Acquapura Blue.Horizon SPA. Con la certezza di affidarsi a terapisti qualificati e ai migliori Aufgussmeister certificati AISA.

Tra un trattamento Lomi Lomi Nui e un percorso benessere nel nuovissimo hammam, il tempo sembra dilatarsi, regalando un relax senza limiti. Un’esperienza resa ancora più emozionante dalla possibilità di concedersi una passeggiata sulla spiaggia di sabbia dorata più lunga d’Europa e di gustare la cucina italiana nel ristorante dell’hotel, Artigiani Restaurant & Market. Una scelta azzeccatissima per staccare la spina nel periodo autunnale ed invernale, ritrovando l’equilibrio perduto e iniziando il nuovo anno con sprint.

L’hotel infatti propone anche un divertente Capodanno in riva al mare tutto da scoprire sul sito di Falkensteiner Hotel & Spa Jesolo.

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Benvenuti ad Assos, il villaggio più fiabesco della Grecia

A circa 36 km a nord di Argostoli, capoluogo di Cefalonia, poco distante dalla spiaggia di Myrtos, si trova il minuscolo ma incantevole villaggio di Assos, un luogo nascosto di grande bellezza che vale senz’altro la pena visitare. Un piccolo gioiello simbolo del Mediterraneo, da non perdere per la sua armoniosa miscela di elementi pittoreschi, che regala esperienze di totale relax nella natura.

L’incantevole villaggio di Assos in Grecia

Assos si sviluppa su una penisola a forma di ferro di cavallo, nella parte nord-occidentale di Cefalonia, tra le migliori destinazioni europee, e ospita un centinaio di abitanti. È un villaggio affascinante e colorato, arroccato sulle acque turchesi di questa splendida isola greca, ricca di città e borghi pittoreschi, ma senza dubbio questo è uno dei più graziosi.

Per raggiungerlo, bisogna immergersi in un paesaggio naturale che emoziona a ogni scorcio. Dalla strada costiera, i ripidi tornanti che conducono giù al paese si circondano di boschi cipressi che poco alla volta rivelano tetti rossi e facciate dalle tonalità pastello. Sulla piazzetta si affaccia qualche casa e qualche ristorante, e il molo dove attraccano i pescherecci o i pochi yacht che vi approdano. Si cammina tra vicoli stretti fiancheggiati da bouganville e antiche chiese. Ma l’attrazione più ammaliante è il Castello di Assos.

Il Castello di Assos, attrazione veneziana sull’isola di Cefalonia

Splendido esempio dell’architettura militare di una delle più belle e famose isole della Grecia (qui, invece, vi abbiamo parlato delle meno note), il Castello venne realizzata dai veneziani nel XVI secolo, su richiesta degli abitanti del posto che desideravano la fondazione di una seconda fortezza dopo quella di Aghios Gheorgios, per proteggere più efficacemente Cefalonia dalle incursioni dei pirati. L’edificio venne costruito sulla sommità della collina rocciosa, alta 170 metri, che occupa l’intera penisola penetrando nelle acque blu del Mar Ionio, e ha come unico accesso una strettissima lingua di terra che lo collega alla costa.

Oggi si possono ammirare le rovine delle possenti mura, dei bastioni, delle due porte, della casa dell’Alto Commissario veneziano e della chiesetta di San Marco. L’accesso al castello avviene tramite un sentiero in pietra ristrutturato, e nelle vicinanze si trova la chiesetta abbandonata del profeta Elia, costruita nel 1888 sulle rovine di un’altra chiesetta risalente al 1500.

Le spiagge, piccoli paradisi

Di Assos si amano soprattutto le due spiagge, entrambe con una splendida vista sulla baia e con fondali ideali per gli amanti dello snorkeling. Lo scenario in cui sono immerse, con il verde intenso dei boschi circostanti che fa da cornice ad acque cristalline, è una vera festa per gli occhi. Una è proprio in paese, in alta stagione vi si possono affittare sdraio e lettini con ombrelloni, mentre una parte resta sempre libera. Alle spalle ha due ristoranti, e nelle vicinanze vi si trovano localini, bar e negozi.

La seconda spiaggia, più piccolina, è sulla stradina che porta al Castello di Assos. È completamente libera ma meno affollata rispetto all’altra, il che la rende perfetta per vivere un’esperienza privata idilliaca e anche molto romantica, se rimanete fino al tramonto. A 11,5 km da Assos, inoltre, si trova la splendida spiaggia di Myrtos, vanto di Cefalonia, considerata la più bella della Grecia.