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Marina di Miramare, un castello nell’area protetta

Miramare è un elegante quartiere del comune di Trieste che prende il nome da un sontuoso Castello che proprio qui è localizzato. Attorno ad esso si estende l’omonima riserva naturale marina che è davvero particolare e la cui bellezza, da qualsiasi angolo venga ammirata, non può che far innamorare chiunque.

La riserva marina di Miramare a Trieste

La meravigliosa riserva marina di Miramare a Trieste, oggi Area Marina Protetta, è stato il primo parco marino istituito in Italia nell’orami lontano 1986. Si tratta di una zona di protezione integrale che è formata da roccia calcarea tipica del Carso, territorio di cui il promontorio di Miramare rappresenta una piccola estensione del litorale.

Gestita da WWF Italia su delega del Ministero dell’Ambiente, vanta microambienti specifici che si possono suddividere in quattro zone differenti:

  • ambiente di marea;
  • ambiente detritico e di scogliera;
  • fondali sabbiosi e fangosi;
  • dominio pelagico.

È perciò un angolo del nostro Paese che rappresenta a tutti gli effetti un affascinante concentrato di biodiversità di habitat e di specie particolari.

riserva marina di Miramare

Fonte: iStock

Un angolo della riserva marina di Miramare

Per capire di cosa stiamo parlando, a disposizione del viaggiatore c’è il Museo Immersivo dell’Area Marina Protetta di Miramare (BioMa) che con i suoi due piani unisce uno spazio espositivo con un ampio laboratorio didattico pensato per i visitatori più piccoli.

Un luogo che riesce a far vivere un’esperienza immersiva negli ambienti che caratterizzano la costa, grazie a realistiche rappresentazioni e riproduzioni di numerose specie marine a grandezza naturale.

Ma senza ombra di dubbio il modo più indicato per conoscere a fondo la riserva marina di Miramare di Trieste è il seawatching: ogni anno, durante i mesi estivi, è possibile organizzare con lo staff del WWF delle immersioni nell’Area Marina Protetta in modo da osservare al meglio le centinaia di specie animali e vegetali che popolano queste limpide acque italiane.

Il Castello di Miramare

All’interno di questa spettacolare riserva svetta, in tutto il suo inquantificabile splendore, il Castello di Miramare. Affacciato sulle placide e cristalline acque del Mar Adriatico, si erge maestoso e circondato da un rigoglioso parco. La sua edificazione risale alla metà dell’Ottocento e per molti è in assoluto uno dei manieri più belli di tutto il nostro Paese.

Dal colore bianco-avorio, era la dimora dell’arciduca Massimiliano d’Asburgo, fratello dell’imperatore Francesco Giuseppe, e della sua sposa, Carlotta di Sassonia Coburgo-Gotha, principessa del Belgio, mentre oggigiorno è una sintesi perfetta tra natura e arte, grazie anche alla presenza del mare.

Al suo interno prede vita un museo che conta più di ventidue sale tra cui le stanze di Massimiliano d’Asbugo e consorte, le camere per gli ospiti con gli arredi originali risalenti alla metà del XIX secolo e la sala del trono recentemente restaurata.

Castello di Miramare trieste

Fonte: iStock – Ph: 8020

Il bellissimo Castello di Miramare

Ma a livello generale quello che possiamo dire è che il piano terra presenta un carattere intimo e familiare, mentre il primo si contraddistingue per la sua tappezzeria di colore rosso con i simboli imperiali. All’esterno, invece, è possibile passeggiare su un balcone panoramico che permette di godere di una spettacolare vista su tutto il Golfo di Trieste.

La leggende del Castello

Anche questo Castello dai profili altamente romantici vanta alcune leggende che lo rendono ancora più interessante. Una di queste narra che lo spirito di Massimiliano d’Asburgo non abbia in realtà mai lasciato Trieste e che per questo il suo fantasma si aggiri ogni notte nel grande parco che abbraccia il maniero. Una storia che trova giustificazione nel fatto che l’arciduca non ne ha potuto godere in vita, ed ecco perché ancora oggi sentirebbe il bisogno di stare a contatto con le infinite specie di piante che si trovano qui e che sono state importate da ogni parte del mondo.

Una situazione che sembrerebbe abbastanza chiara per alcuni abitanti della città: ancora adesso cercano di evitare di aggirarsi di notte nei pressi di questa costruzione e, soprattutto, nessuno osa dormire una notte al suo interno per via di un’altra leggenda ben più nota.

La seconda leggenda è legata a una presunta maledizione lanciata da Carlotta di Sassonia Coburgo-Gotha. Stando alla tradizione, la principessa del Belgio voleva rivolgerla a tutte le teste coronate e ai capi militari sposati che in futuro vi avessero dimorato. E quanto pare i fatti accaduti nel corso del tempo danno credito a questo racconto: quasi tutti i personaggi illustri che hanno vissuto o soggiornato nel castello sembrano esser stati perseguitati da un terribile destino morendo prematuramente in tragiche circostanze e lontano dagli affetti familiari.

Per fare degli esempi, l’Arciduca d’Austria e Principe ereditario d’Austria, Ungheria e Boemia Rodolfo d’Asburgo-Lorena fu trovato morto suicida assieme alla giovane amante, la Baronessa Maria Vetsera. Stessa tragica fine per Giovanni Orth, cugino del Principe Rodolfo, che nel marzo del 1890 mentre era diretto in Cile, scomparve con la sua barca nei pressi di Capo Horn. Di lui, della moglie e di tutto l’equipaggio non si seppe più nulla e l’imbarcazione non fu mai ritrovata.

Il legame con la principessa Sissi

Certamente più nota a tutti è la principessa Sissi, il cui vero nome era Elisabetta Eugenia Amalia di Wittelsbach. La reale amava il Castello di Miramare così tanto che era solita alloggiarvi, ospitata dal cognato Massimiliano. Non a caso fu proprio la raffinata città di Trieste il luogo in cui Sissi vide per la prima volta le infinite bellezze del mare.

trieste mare

Fonte: iStock

Veduta aerea di Trieste

Tuttavia, anche la sua tragica sorte può essere ricondotta alla maledizione di Carlotta: l’Imperatrice d’Austria venne brutalmente assassinata sul Lago di Ginevra per mano di un anarchico. Una donna che era in cerca di pace e serenità, ma che purtroppo non ha mai trovato.

Il parco del Castello di Miramare

Oltre alle leggende, il Castello di Miramare è impreziosito da un parco che da solo vale il viaggio. Di circa 22 ettari, si caratterizza per la presenza di una vasta varietà di piante scelte dallo stesso arciduca durante i suoi viaggi attorno al mondo.

È opera di Carl Junker e del giardiniere boemo Anton Jelinek, e ancora oggi permette di respirare un’atmosfera unica, intrisa di significati strettamente legati al rapporto fra uomo e natura. Tra la vegetazione vi sono anche alcuni edifici destinati ad assolvere diverse funzioni: piccole strutture che ospitavano il personale in servizio; il Castelletto, residenza saltuaria di Massimiliano e Carlotta durante l’edificazione del Castello di Miramare; le Serre per attività di sperimentazione in campo botanico; l’edificio adibito a Kaffeehaus e le Scuderie, oggi sede per esposizioni temporanee.

La riserva marina di Miramare, con il possente Castello che si affaccia sulle acque dell’Adriatico e il suo rigoglioso parco, è un profondo e immenso capolavoro del nostro Paese.

Parco del Castello di Miramare trieste

Fonte: iStock – Ph: Baloncici

Il parco del Castello di Miramare
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Tafraoute: il villaggio magico che svela il volto inedito del Marocco

Il mondo che abitiamo non smette mai di sorprenderci, perché infinite sono le bellezze che gli appartengono. Lo sanno bene tutte quelle persone che hanno scelto di trasformare il viaggio in una vera e propria missione di vita per esplorare il globo, per indagare i patrimoni artistici, storici e naturalistici e per toccare con mano le usanze e le culture di popoli lontani.

E oggi è proprio in una destinazione lontana che vogliamo recarci insieme a voi, per conoscere un luogo ancora distante dai radar del turismo di massa, ma non per questo meno sorprendente. Per scoprirlo dobbiamo recarci in Marocco, tra le montagne dell’Anti Atlante nel sud del Paese.

È qui che, incastonato nella splendida valle di Ameln, esiste un villaggio magico che appare agli occhi dei visitatori come un miraggio e che svela il volto inedito e autentico del Marocco. Pronti a partire?

Benvenuti a Tafraoute, tra le montagne dell’Anti Atlante

È un viaggio diverso dai soliti, quello che facciamo oggi, e che ci porta alla scoperta di una piccola e sorprendente oasi nel Marocco che si apre davanti allo sguardo di tutti gli avventurieri che osano spingersi fin qua giù.

Ci troviamo nella valle di Ameln, in quel territorio costellato da tanti piccoli villaggi berberi che si snodano tra le montagne dell’Anti Atlante che infiammano il paesaggio. Percorrendo chilometri di strade tortuose è possibile scorgere un agglomerato di case che si snodano sotto una roccia dalla forma insolita. Si tratta di un piccolo e inaspettato villaggio ancora sconosciuto alla maggior parte dei turisti.

Il suo nome è Tafraoute, ed è un luogo magico incastonato tra le maestose montagne di granito rosso che al tramonto si tingono di rosa e che regalano spettacoli unici e mozzafiato. Un luogo idilliaco dove la vita scorre lenta e dove, a ogni ora del giorno e della notte, è possibile ammirare scorci mozzafiato su tutto il territorio circostante.

Tafraoute è situato a 1200 metri di altezza e il paesaggio in cui è immerso lo fa somigliare a un’oasi nel deserto. Lo scenario aspro e selvaggio, infatti, ospita filari di palme che si estendono all’orizzonte e mandorli che nella stagione primaverile esplodono in tutta la loro bellezza tingendo l’intero territorio. Tutto intorno, invece, montagne di granito rosso e rocce dipinte incorniciano il paesaggio rendendolo straordinario.

Il villaggio è il perfetto punto di partenza per andare a visitare le Paint Rocks che si sono trasformate nelle protagoniste assolute delle istantanee di viaggio di chi giunge fin qui. Si tratta di rocce dipinte negli anni ’90, di blu, di rosso e di verde, che fanno da contrasto ai colori della terra creando scenari davvero mozzafiato.

Il villaggio di Tafraoute

Fonte: iStock

Il villaggio di Tafraoute

Un villaggio-oasi nel sud del Marocco

È possibile raggiungere Tafraoute da Agadir, percorrendo circa 160 chilometri in auto. Le strade sono tortuose e polverose e circondate da paesaggi aridi e incontaminati. Ma è alla fine del percorso che, come per magia, appare davanti agli occhi dei viaggiatori questo villaggio-oasi incastonato tra le montagne dell’Anti Atlante.

Da qui è possibile scoprire i dintorni in bicicletta, per ammirare le bellezze della valle e per raggiungere i vicini villaggi berberi. Imperdibili sono le rocce dipinte che si snodano appena fuori dal villaggio e che creano uno scenario unico e sorprendente. Fermatevi ad ammirare il territorio: la vista da qui è meravigliosa.

Le rocce dipinte nei pressi del villaggio di Tafraoute

Fonte: iStock

Le rocce dipinte nei pressi del villaggio di Tafraoute
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Il trenino che attraversa la fioritura dal colore del sole

Marzo è il mese dei grandi viaggi, quelli che affrontiamo per andare alla scoperta di tutti gli incantevoli paesaggi che portano la firma di Madre Natura. È proprio lei, con il suo risveglio, a trasformare il mondo che abitiamo regalandoci visioni mozzafiato che incantano la vista e stordiscono i sensi.

Stiamo parlando delle fioriture, quelle che esplodono tra i campi e i giardini, quelle che tingono di meraviglia le montagne, le colline e le città e si trasformano in vere e proprie attrazioni turistiche che attirano migliaia di viaggiatori provenienti da ogni parte del mondo.

I ciliegi in fiore, che ci invitano a praticare l’hanami, e i tulipani che colorano gli sterminati campi dell’Olanda, sono tra gli spettacoli primaverili più celebri e raggiunti dagli avventurieri. Ma non sono gli unici. In Cina, infatti, esiste un’altra fioritura incredibile che ha rubato il colore del sole, e che può essere ammirata a bordo di un trenino che l’attraversa.

La fioritura che ha rubato il colore al sole

Organizzare un viaggio in primavera è sempre un’ottima idea. Tra marzo e aprile, infatti, il mondo che conosciamo indossa il suo abito migliore, quello fatto di colori cangianti e profumi inebrianti che ci permettono di vivere esperienze uniche e mozzafiato. Tutto merito delle fioriture che tingono di meraviglia i giardini, i parchi, le colline, le montagne e persino i deserti più aridi. Un vero miracolo che possiamo toccare con mano in ogni parte del mondo.

Alcune fioriture, lo sappiamo, sono così celebri da essersi trasformate in vere e proprie attrazioni turistiche da raggiungere e visitare almeno una volta nella vita. Quello che non tutti sanno, però, è che anche i fiori di colza stanno dando spettacolo adesso, e lo show è bellissimo.

La colza, dai quali semi si ricava il celebre olio, è la protagonista di quei sterminati campi gialli che sembrano aver rubato il colore al sole. Il fiore della pianta, infatti, è caratterizzato da un colore giallo brillante che illumina le distese infinite sulle quali fiorisce.

Una fioritura, questa, che si è trasformata in una vera e propria attrazione per tutti i viaggiatori che raggiungono la Cina durante la primavera. Per ammirare questo spettacolo dobbiamo raggiungere Shangrao, città-prefettura in provincia di Jiangxi, dove è addirittura possibile salire a bordo di un trenino turistico per ammirare la bellezza della colza in fiore che ha illuminato con i suoi colori i prati e i campi del territorio.

I campi di colza in fiore a Shangrao, Cina

Fonte: Getty Images

I campi di colza in fiore a Shangrao, Cina

Fioriscono i campi di colza in Cina: ecco dove ammirarli

Le cose da fare e da vedere in occasione di un viaggio in Cina sono tantissime. Tuttavia, se avete intenzione di raggiungere il Paese dell’Asia orientale in primavera non potete davvero perdervi gli spettacolari paesaggi dei campi in fiore.

Nella città di Shangrao e nelle campagne circostanti, infatti, la fioritura di colza ha creato un mare giallo che si perde all’orizzonte, che riempie le valli e che illumina l’intero territorio. Numerosi cittadini del Paese, insieme a visitatori provenienti da ogni dove e a fotografi curiosi, sono già giunti fin qui per ammirare il grande spettacolo. E voi siete pronti a partire?

Il treno turistico che attraversa i campi gialli a I campi di colza in fiore a Shangrao, Cina

Fonte: Getty Images

Il treno turistico che attraversa i campi gialli a Shangrao, Cina
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Giardino La Mortella, capolavoro del Sud Italia

La straordinaria bellezza di Ischia, una delle isole più pittoresche del Golfo di Napoli, è impreziosita da uno dei giardini più splendidi d’Europa, La Mortella, un sogno a occhi aperti tra il verde di piante ancora sconosciute e il profumo di fiori davvero originali.

La storia dei Giardini La Mortella, una romantica storia d’amore

Nella magnifica cornice del promontorio di Zaro nel comune di Forio d’Ischia, sorgono i Giardini che rappresentano una delle attrazioni più apprezzate dell’isola, realizzati a partire dal 1958 da Susana Walton, moglie argentina del compositore inglese William Walton.

La coppia, sposatasi nel dicembre 1948 dopo tre mesi di conoscenza a Buenos Aires, arrivò a Ischia nel 1949, in un primo momento in una casa in affitto ma poi decise di acquistare un terreno in località “La Mortelle“, il cui nome si deve ai cespugli di mirto che nascevano tra le rocce.

E mentre il marito componeva, Lady Walton, con amore, determinazione e spiccato senso artistico, iniziò a creare un autentico capolavoro davvero unico, plasmato da fiori e piante: dapprima con i consigli e l’aiuto del paesaggista Russell Page e, poi, seguendo soltanto il proprio sentire e ispirazione.

Su un terreno impervio e difficile, si dedicò instancabilmente a dare forma e struttura a un sogno, piantando, irrigando e lavorando per 50 anni: Susana trovò alla Mortella la sua ragione di vita, l’obiettivo di realizzare un monumento alle opere del marito e un ricordo tangibile del grande amore che vissero insieme.

Così, quello che nei primi anni Cinquanta si presentava come un terreno brullo, poco promettente, punteggiato da pietre vulcaniche, è oggi un favoloso giardino su più livelli che ospita specie vegetali tra le più originali al mondo e spazia dall’ambiente sub-tropicale della valle, con microclima ombroso e umido, a quello sulla cima della collina con numerose zone soleggiate.

Lady Walton, rimasta vedova nel 1983, decise di aprire le porte del giardino al pubblico nel 1991 e, nel 2003, affidò la gestione e la proprietà della Mortella alla Fondazione William Walton in Italia, da lei istituita.

Oggi, la “Fondazione William Walton e la Mortella” cura, amministra e apre al pubblico i Giardini seguendo le indicazioni lasciate da Susana, portandone avanti la visione artistica e lo spirito illuminato.

Gli imperdibili luoghi dei Giardini più belli d’Ischia

La Mortella Ischia

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Panorama panoramico che si affaccia su Forio al Giardino La Mortella

I Giardini della Mortella sono suddivisi in due zone: il giardino a valle, dalla forma di L, fu progettato nel 1956 da Russel Page: il lato più lungo è delimitato da un piccolo torrente mentre quello più corto è di fronte a Casa Walton.
Gli snodi principali sono disegnati da quattro fontane e qui svetta lo straordinario Ginko Biloba che suscitò anche l’interesse di Goethe.

Il giardino in collina, invece, si deve a Susana Walton e risale al 1983: ricoperto da vegetazione mediterranea, gode di una vista spettacolare sull’azzurro del mare.
Sulla cima, in posizione dominante, si trova la “Roccia di William“, custode delle ceneri del musicista.

Poco lontano, ecco il “Tempio del Sole“, che ospitava in precedenza una cisterna per l’acqua piovana, con decorazioni raffiguranti Apollo, dio della musica e della poesia, a opera di Simon Verity.

Sempre in zona, lo sguardo si posa sul Ninfeo, memoriale di Susana, con al centro la fontana in acciaio, definita “Specchio dell’anima”, e la piccola Grotta di Afrodite.

Inoltre, sfruttando il pendio della collina, è stato realizzato anche un teatro greco che, durante la stagione estiva, fa da palcoscenico per concerti di musica all’aperto.

Tra fontane, piscine e laghetti, un tripudio di piante esotiche e di rara bellezza.

Il Giardino è aperto da aprile a ottobre dalle ore 9.00 alle 19.00 nei giorni di martedì, giovedì, sabato e domenica con aperture straordinarie in occasione di festività e possibilità di visite guidate (per informazioni sempre aggiornate, consultate il sito ufficiale).

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Ruanda: un viaggio da fare almeno una volta nella vita

L’Africa è un luogo dalle infinite meraviglie, dove la natura è ancora selvaggia e le città ricche di bellissime sorprese: ormai da anni molti turisti la scelgono per un viaggio avventuroso alla scoperta di panorami unici al mondo. Una delle mete emergenti è il Ruanda, chiamato anche la “terra delle mille colline” per i suoi paesaggi incantevoli. Sono ormai lontani i tempi in cui da questo posto così incredibile giungevano solo terribili notizie, mentre il Paese stava affrontando una delle più gravi emergenze umanitarie di sempre. Oggi tutto è cambiato, andiamo a scoprire quali sono le tappe imperdibili per conoscere meglio questi luoghi magici.

Ruanda, una terra ricca di emozioni

Solo una manciata di anni fa, pensare di esplorare una terra ricca di fascino come il Ruanda sembrava impossibile. Era il 1994 quando il Paese, reduce da una lunga guerra civile che aveva messo a dura prova la popolazione, venne scosso da un genocidio di portata enorme, che causò probabilmente oltre un milione di vittime. Eppure, una lenta ma inesorabile ripresa ha condotto la Nazione ad una rinascita che oggi merita di essere celebrata: la sua radicale trasformazione è visibile nei suoi paesaggi naturali e nei suoi pittoreschi villaggi, nelle tradizioni e nella cultura, negli occhi degli abitanti che ci accolgono con calore.

Cosa vedere, dunque, in un viaggio in Ruanda? La prima tappa non può che essere Kigali, la sua capitale: è una città piccola, ma dal fascino sorprendente. Cuore economico e culturale del Paese, si è sviluppato attorno al distretto finanziario e ha pian piano invaso le colline circostanti, in un dedalo di casette e imponenti palazzi che si stagliano contro il cielo. Qui si può visitare il Memoriale del Genocidio, un monumento storico che ospita i resti di oltre 250mila vittime, inaugurato nel 2004. E per immergersi completamente nell’atmosfera più autentica del Paese, non resta poi che sbirciare tra le tante bancarelle del mercato locale, un vero tripudio di colori e di profumi.

Cosa vedere in Ruanda

Un luogo davvero speciale è Nyanza, un tempo villaggio di grande importanza: qui venne stabilita la capitale del regno di Ruanda, e la più bella testimonianza di quel periodo è il King’s Palace Museum, ospitato all’interno dell’antico Palazzo Reale. A non molta distanza, si può anche visitare il Museo Etnografico di Huye, il quale accoglie un’ampia collezione di manufatti artistici e archeologici per comprendere meglio la cultura e le tradizioni ruandesi. Ma il vero spettacolo di questo Paese è la sua natura incontaminata.

Il Parco Nazionale dell’Akagera, situato nella parte nord-orientale del Ruanda, al confine con la Tanzania, è una vasta area protetta caratterizzata da paesaggi d’acqua meravigliosi (qui si trovano alcuni splendidi laghi, tra cui il Shakani) e da habitat molto diversi tra loro, come l’ampia pianura alluvionale e le numerose zone montuose. Questo è il luogo ideale per un safari alla scoperta dei Big 5, i cinque grandi animali della savana africana. È invece all’interno del Parco Nazionale di Nyungwe che è racchiusa una meravigliosa foresta pluviale, dove poter osservare elefanti, scimpanzé e una sconfinata varierà di uccelli. Tantissimi sentieri adatti ad un trekking avventuroso ci condurranno alla scoperta di un ambiente unico al mondo.

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Cos’è e cosa include il Jordan Pass

Se state pensando di visitare la Giordania, un Paese che riesce a fare innamorare chiunque vi ci metta piede, il nostro consiglio è di prendere in considerazione il Jordan Pass. Si tratta di uno strumento turistico proposto dal Ministero del Turismo giordano – quindi assolutamente affidabile – che mette a disposizione diverse agevolazioni. Un pacchetto tutto compreso (sì, acquistandolo avrete anche il visto turistico), e che permette di usufruire di tariffe ridotte per entrare in oltre 40 attrazioni: dalla suggestiva Petra ai castelli del deserto, dai musei alle rovine più celebri del Paese (e molto altro ancora).

Cos’è il Jordan Pass

Il Jordan Pass è una sorta di pacchetto turistico creato appositamente per le persone che vogliono visitare la Giordania. Si tratta di un prodotto ufficiale, messo a disposizione dalle Autorità locali, con il quale le procedure burocratiche e quelle legate al viaggio sono notevolmente semplificate. Lo scopo è incentivare il turismo nel Paese, per questo motivo può essere acquistato soltanto se la vacanza dura almeno 4 giorni (minimo 3 notti).

Come funziona il Jordan Pass

Il funzionamento del Jordan Pass è piuttosto semplice. La prima cosa da sapere è che lo potete acquistare online tramite il sito web ufficiale. In sostanza lo potete fare direttamente dal vostro divano. Ha una validità di 12 mesi complessivi, che scattano a partire dalla data di acquisto, mentre il periodo massimo per utilizzarlo è di 14 giorni. La prima volta che si usa, infatti, viene avviato un conteggio di due settimane al termine del quale scade automaticamente. Per usarlo quando sarete sul posto, è sufficiente mostrarlo prima di entrare nell’attrazione che desiderata visitare: otterrete così lo sconto e anche maggiore facilità d’ingresso nei luoghi turistici.

Cosa include il Jordan Pass

Il Jordan Pass include tutte le principali attrazioni da visitare in Giordania, con oltre 40 luoghi compresi all’interno del pacchetto. Tra i posti più importanti ci sono ben 4 siti UNESCO, tra cui la bellissima area archeologica di Petra, situata nelle vicinanze di Gerusalemme. Qui è possibile ammirare le magnifiche costruzioni scavate nella roccia rossa, tra cui il Siq, il Teatro Romano, il Monastero di Ad-Dair e l’emozionate Palazzo del Sacrificio.

Tra i siti Patrimonio dell’Umanità UNESCO inclusi del Jordan Pass c’è anche Wadi Rum, uno spettacolare deserto monumentale che è stato anche l’ambientazione del celebre Lawrence d’Arabia, una riserva naturale dove incontrare i famosi Sette Pilastri della Saggezza, colonne naturali di pietra, il canyon di Al Khazali e gli antichi tempi dei Nabatei, una popolazione che abitò queste terre circa 2000 anni fa. Da non perdere sono anche Quseir Amra, uno dei castelli più belli della Giordania e le rovine di Umm Ar-Rasas, entrambi protetti dall’UNESCO.

Tra le attrazioni comprese nel Jordan Pass ci sono anche il castello di Ajloun, il sito archeologico di Umm Qays e la cittadella antica di Amman, affascinate Capitale chiamata anche 2città bianca”. Non mancano i monumenti di Jerash, una delle aree archeologiche più visitate e apprezzate della Giordania, considerata da molti come la Pompei del Medio Oriente, un posto ricco di storia e di fascino, localizzato a soli 40 chilometri da Amman e a circa un centinaio da Gerusalemme.

La lista dei posti proposti dal pass per visitare la Giordania sono diversi, con attrazioni come il Castello di Karak, i musei di Lowest Place on Earth, l’As-Salt Historical, il Karak Museum, l’As-Salt, il Museo delle Tradizioni Popolari di Amman e il Jordan Archaeological Museum, situato nella zona di Ras al-Ayn. L’elenco prevede anche le rovine di Quseir Amra, Al-Hamimah e Qasr Al-Mushatta, il Teatro Romano di Amman, il parco archeologico di Madaba e l’edificio storico del Burnt Palace, ubicato sempre nella suggestiva a Madaba.

Gli itinerari proposti dal Jordan Pass

Il Ministero del Turismo giordano, attraverso il Jordan Pass, propone anche una serie di itinerari studiati appositamente per i possessori del pacchetto. Il primo è il percorso biblico, un tour di 5 giorni che permette di scoprire i luoghi simbolo della tradizione cristiana del luogo, partendo dalla cittadina di Amman e da Jerash, per spostarsi a Pella, Rihab, Madaba, Betania con la grotta di Lot e infine concludere il giro a Petra, dove vedere la monumentale Chiesa di Aqaba.

Il secondo invece è l’itinerario dei siti UNESCO della Giordania, per trascorrere 4 giorni tra i siti archeologici di Umm ar-Rasas, Wadi Rum e Petra, con soste al Castello di Amra e una visita speciale alla spettacolare Petra by Night. Il terzo percorso è dedicato agli appassionati dei musei: include il Museo Archeologico della Giordania, il Royal Automobile Museum, il centro storico di Salt, il Museo del Mar Morto, Petra e il Castello di Aqaba, per una durata complessiva di circa 6/7 giorni.

L’ultima opzione fornita dal Jordan Pass è l’itinerario delle rovine antiche, sicuramente il più impegnativo, ma allo stesso tempo in grado di regalare le emozioni più intense. All’interno del tour si possono trovare luoghi unici come i castelli nel deserto di Qasr Al-Halabat, Qasr Al-Azraq e Quseir Amra, il Palazzo di Iraq al Amir, Amman, Jerash, il Mukawir e le attrazioni localizzate intorno alla zona del Mar Morto. Naturalmente si tratta soltanto di indicazioni, tuttavia si possono trovare ottimi spunti per organizzare un viaggio in Giordania.

Dove acquistare il Jordan Pass e quanto costa

Chi desidera comprare il Jordan Pass deve andare sul sito web ufficiale Jordanpass.jo, disponibile in diverse lingue tra cui anche l’italiano, dopodiché bisogna cliccare sulla voce Acquista ora e scegliere uno dei pacchetti proposti. Si possono trovare in tutto 3 pass, le cui caratteristiche principali non cambiano, tuttavia ognuno include una durata differente per visitare Petra, perciò se volete rimanere più tempo in questa località è necessario selezionare l’opzione giusta.

Le tre opzioni disponibili sono le seguenti:

  1. Jordan Wanderer: costa 70 JOD (circa 90 euro) e prevede un solo giorno da passare a Petra, il libero ingresso a oltre 40 attrazioni in Giordania, la possibilità di scaricare gratuitamente le brochure in formato digitale e l’annullamento del visto d’ingresso se acquistato il Jordan Pass prima dell’arrivo in Giordania con almeno tre pernottamenti consecutivi (4 giorni)
  2. Jordan Explorer: con un prezzo di 75 JOD (meno di 100 euro) è prevista la possibilità di trascorrere due giornata a Petra e tutto ciò che è compreso anche nel Wanderer;
  3. Jordan Expert: con 80 JOD (circa 105 euro) si può rimanere fino a 3 giorni consecutivi nella magnifica Petra e usufruire di tutto ciò che prevedono anche le due altre opzioni.

Una volta indicato il tipo di pass è necessario inserire alcune informazioni, tra cui il proprio nome e cognome, l’indirizzo email, un numero di telefono e specificare la quantità di pacchetti che si vogliono acquistare, ricordando che si tratta di pass personali. Infine basta concludere il pagamento, saldando con una carta di debito o di credito Visa o MasterCard, quindi si riceverà il pass direttamente via email.

Dopo averlo ricevuto bisogna stamparlo prima di partire per la Giordania, assicurandosi che il codice e le informazioni riportate siano ben leggibili, portandolo sempre con sé durante il viaggio. Per entrare nelle attrazioni bisogna soltanto mostrarlo all’entrata, fornendo se richiesto anche il proprio passaporto per comprovare l’identità. Nonostante sia possibile mantenerlo in formato digitale, fornendo il Jordan Pass sul proprio smartphone, è consigliabile stamparlo per evitare qualsiasi contrattempo.

Opinioni sul Jordan Pass: conviene davvero?

Il Jordan Pass non è obbligatorio per viaggiare in Giordania, tuttavia è necessario fare alcune riflessioni. Innanzitutto per visitare il paese bisogna ottenere un visto turistico, il cui costo è di 40 JOD, circa 55 euro. Inoltre, in alcune località il prezzo d’ingresso è abbastanza caro, soprattutto per chi vuole visitare Petra, dove è previsto un costo d’accesso di 50 JOD, circa 66 euro e per un solo accesso. Le altre attrazioni invece hanno dei prezzi più economici, dai 2 ai 12 euro, allo stesso tempo il conto finale potrebbe diventare piuttosto elevato, soprattutto per una famiglia con dei ragazzi.

I bambini sotto i 12 anni, invece, possono entrare gratuitamente in tutti i musei, i monumenti e i siti archeologici, quindi il pass diventa ancora più conveniente in questo caso, perché basta prenderne due per tutta la famiglia. Acquistando il Jordan Pass non solo non bisogna richiedere il visto, ottenendo già un risparmio iniziale, ma si è esenti da altri costi per gli ingressi, pagando soltanto un prezzo ridotto per accedere ai luoghi da visitare.

Nel complesso conviene senza dubbio comprare il Jordan Pass, poiché richiede una procedura veloce e semplice da effettuare online, ha un costo contenuto e mette a disposizione tante agevolazioni per chi vuole organizzare un viaggio indimenticabile in Giordania. Anche il materiale informatico è di qualità, perciò è possibile prendere spunto dalle brochure per pianificare al meglio l’itinerario e i posti da vedere, specialmente se si viaggia da soli e non ci si avvale del supporto di una guida turistica.

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Viaggio in uno dei luoghi più sorprendenti ma pericolosi al mondo

Un Paese splendido, in grado di far innamorare chiunque vi ci metta piede, un luogo che riesce a far battere davvero il cuore e che sa conquistare l’anima con la sua bellezza e cultura: il Nepal. Una destinazione che, però, nasconde anche un lato oscuro che, se si decide di organizzare un viaggio, si deve necessariamente sapere: per alcuni aspetti è una delle mete più pericolose del mondo.

Si tratta di un piccolo Stato arroccato sulle montagne dell’Himalaya dove c’è tanta natura, ma anche storia, cultura, persone accoglienti, tradizioni molto folkloristiche e alcune cose a cui è necessario prestare attenzione.

Perché il Nepal è considerato un Paese pericoloso

Solo qualche mese fa in Nepal si è schiantato un volo con a bordo 72 persone e, purtroppo, non è una novità. Secondo i media indiani, da queste parti si sono registrati 67 incidenti aerei negli ultimi 60 anni: in proporzione ai movimenti aerei mostra un tasso di incidenti ben più alto della media mondiale

Se da un lato questo Paese vanta uno degli aeroporti più suggestivi del mondo, il Tenzing-Hillary di Lukla, che si trova a 2.845 metri sul livello del mare, dall’altra è anche uno dei più pericolosi di tutto il nostro pianeta: ha una sola pista d’asfalto dove atterrare e decollare lunga appena 527 metri, delimitata da una parete rocciosa da una parte e una sorta di strapiombo dall’altra.

Tenzing-Hillary di Lukla nepal

Fonte: iStock – Ph: Olga_Gavrilova

La pista del Tenzing-Hillary di Lukla

Ma la pericolosità dei voli in Nepal non riguarda solo il suo aeroporto. Il Paese ha una topografia ostile con montagne maestose e un clima capriccioso, condizioni che rendono un volo impegnativo. Secondo il rapporto delle autorità locali, dal 2009 al 2018 due terzi degli incidenti si sono verificati durante la fase di crociera o in atterraggio.

E a sorprendere particolarmente è che quasi metà delle vittime c’è stata durante la crociera, a conferma del fatto che quella che è nel mondo la fase con meno problemi in Nepal è la più mortale. Una volta arrivati all’aeroporto di Kathmandu con collegamenti internazionali le persone s’imbarcano su velivoli più piccoli di compagnie locali per raggiungere le varie zone tra le vette più alte del mondo. E lì, purtroppo, le norme di sicurezza non sono le stesse dei Paesi occidentali.

Infine, è importante sapere che la Commissione europea ha inserito circa 20 compagnie aeree nepalesi nella liste dei vettori che, per ragioni di sicurezza, non possono solcare i cieli comunitari. L’elenco completo lo trovate in questo pezzo.

Ma quindi è sicuro viaggiare in Nepal?

A livello generale viaggiare in Nepal, in quanto si arriva con voli internazionali, è sicuro: basta avere un atteggiamento di massima cautela ed evitare luoghi di manifestazioni e assembramenti. Anzi, i suoi tassi di criminalità non sono molto alti ed è pieno di persone amichevoli.

Tuttavia, durante la fase di organizzazione c’è da tenere a mente alcune cose. Come vi abbiamo accennato, il trasporto locale nel Paese è altamente rischioso. Ciò vuol dire che sarebbe opportuno, almeno al giorno d’oggi, evitare di raggiungere le colline o le montagne del Nepal in autobus o in aereo poiché è centinaia di volte più insidioso che viaggiare altrove.

Un problema molto comune è anche il borseggio e il furto di borse. Per questo motivo è necessario avere una soglia di attenzione più alta per quanto riguarda i propri oggetti e documenti. Da non sottovalutare, inoltre, è il rischio di catastrofi naturali in quanto purtroppo il Nepal è soggetto a molti di essi come inondazioni, smottamenti, incendi, epidemie, terremoti, valanghe, tempeste di vento e siccità. Infine, come in tutti i luoghi del mondo, anche in Nepal c’è il rischio di essere truffati.

In sostanza, quindi, il Nepal è sicuro da visitare ed è noto per i suoi abitanti estremamente amichevoli e ospitali, ma bisogna fare moltissima attenzione, soprattutto per quanto riguarda gli spostamenti interni.

Cosa vedere in Nepal

Il Nepal è un Paese dalla cultura antichissima, un posto fantastico in cui immergersi completamente e vivere esperienze indimenticabili ed uniche. Imperdibile, per esempio, è la sua vibrante e colorata Capitale: Kathmandu. Una città moderna ma anche custode di antiche tradizioni delle culture buddista e induista.

Un luogo che offre una vastissima scelta di meraviglie da scoprire, oltre che un’atmosfera capace di rapire per la sua forte spiritualità. Tappa obbligata è l’affascinante tempio di Swayambhu con i suoi oltre 300 scalini in pietra che permettono di godere di uno dei panorami più suggestivi della Capitale.

Kathmandu nepal

Fonte: iStock – Ph: miroslav_1

Veduta di Kathmandu

Il sogno di molti è quello di scalare il monte più alto del globo che si trova proprio qui: l’Everest. Si può fare esclusivamente con una buonissima dose di preparazione e con guide del posto, ma la buona notizia è che chi non ha esperienza di scalata può comunque fare un trekking nelle zone più accessibili, un’avventura che può essere vissuta solo in Nepal.

Vale la pena fare un salto anche a Bhaktapur che consente di fare un viaggio indietro nel tempo, una vera e propria oasi di pace dove gli abitanti vivono secondo regole che si perdono in epoche passate. Definita la “città del riso”, sembra il set di un magnifico film.

Gli amanti della natura non possono perdere il Parco Nazionale Chitwan, il più antico del Nepal, dove vivono molte specie in via di estinzione come la tigre del Bengala o il rinoceronte asiatico. Da queste parti potrete fare un safari e visitare i vari villaggi tipici per immergervi completamente nella cultura locale.

Molto bella anche Pokhara, chiamata anche la “città del laghi”, da dove partono molti percorsi di trekking oltre che tour in barca per navigare i laghi che circondano la zona. Particolarmente sorprendente è l’alba sul massiccio dell’Annapurna, un evento che attira ogni giorno decine di turisti.

Infine – ma le meraviglie del Nepal non sono certo finite qui – vi consigliamo di fare un salto presso il Giardino Lumbini, il luogo che ha dato i natali a Siddhartha Gautama, Buddha. Ciò vuol dire che questo è il punto in cui la storia del buddismo ha avuto inizio. Un villaggio che nasconde molti tesori archeologici inerenti alla storica nascita del Buddha e che richiama pellegrini e visitatori da ogni angolo del nostro pianeta. Non a caso l’aria che si respira ha un qualcosa di mistico ed è profondamente spirituale.

everest nepal

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Il monte Everest
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Shibazakura: l’incantesimo che tinge di rosa il Monte Fuji

C’è qualcosa di magico che succede intorno a noi quando il calendario segna l’arrivo di marzo. Quando la natura, più bella e straordinaria che mai, programma il suo risveglio e la terra si trasforma nel palcoscenico di spettacoli maestosi che lasciano senza fiato.

Con l’arrivo della primavera questi show si moltiplicano nel mondo regalandoci un calendario fittissimo di eventi e imperdibili. Visioni che colorano le città, i villaggi e i borghi che conosciamo. Che incantano la vista e inebriano i nostri sensi.

Ed è proprio di uno di questi spettacoli che vogliamo parlarvi oggi. Di una visione magica e strabiliante che ogni anno attira migliaia di viaggiatori provenienti da ogni parte del mondo. Il suo nome è Shibazakura, ed è molto più di una fioritura. Si tratta dell’incantesimo di Madre Natura che tinge di rosa le pendici del Monte Fuji!

La fioritura più bella del mondo

Le persone che hanno fatto del viaggio uno scopo nella vita, sanno bene che c’è sempre un buon motivo per organizzare una partenza. E quale occasione migliore, se non quella della primavera, per pianificarne un’altra?

In questo periodo il mondo che conosciamo si trasforma, indossando il suo vestito più bello. Tutto merito delle fioriture, quelle cangianti, strabilianti e profumatissime che tingono di meraviglia il pianeta che abitiamo. Fioriscono i prati, i parchi e i boschi, i viali alberati e i quartieri e le strade delle città. Sono tantissimi i luoghi da raggiungere e da visitare in questo periodo, gli stessi che con la primavera, diventano ancora più belli.

Ma se è un accesso privilegiato a quello che è lo spettacolo più bello del mondo, che volete ottenere questa primavera, allora dobbiamo dirvi che vi toccherà preparare i bagagli e raggiungere l’altra parte del globo. Destinazione: Giappone.

È qui che un tappeto di fiori rosa, incorniciato da un paesaggio mozzafiato nel quale si staglia grandioso il Monte Fuji, si allunga come per magia verso l’infinito creando un paesaggio idilliaco e surreale. Che è forse il più bello del mondo.

La fioritura del muschio rosa in Giappone

Fonte: 123rf

La fioritura del muschio rosa in Giappone

L’incantesimo di Madre natura che tinge di rosa il Monte Fuji

Il suo nome è Shibazakura, ed è il festival che celebra la grande bellezza della natura. Si tratta di uno degli eventi più attesi in Giappone, nonché uno dei più frequentati da tutti i cittadini del mondo. Per alcune settimane, da aprile a maggio, i campi sterminati che si snodano intorno al Monte Fuji si tingono di meraviglia, dando vita a uno spettacolo che non conosce eguali.

Un tappeto di fiori rosa, e dalle mille sfumature di bianco e di viola, domina il paesaggio fino a raggiungere i piedi della grande montagna innevata. La visione è sorprendente. Sono più di 50000, infatti, i fiori che sbocciano in primavera e appartengono a otto diversi esemplari floristici.

Lo spettacolo, come abbiamo anticipato, va in scena tra aprile e maggio nella zona dei Cinque laghi del Fuji, vicino al lago Motosuko. Gli shibazakura, il cui nome sta a indicare un prato di ciliegi, sono conosciuti come muschio rosa e non hanno nulla a che vedere con gli alberi di ciliegio, anche se da loro hanno ereditato il colore e tutta la bellezza che gli appartiene.

Organizzare un viaggio qui in primavera vuol dire vivere un’esperienza visiva e sensoriale senza eguali. Nelle giornate limpide, infatti, il cielo azzurro si fonde armoniosamente con i colori delle fioriture creando uno scenario mozzafiato. Un tripudio di colori che celebra il grande incantesimo di Madre Natura.

Shibazakura

Fonte: 123rf

Shibazakura, l’incantesimo di Madre Natura ai piedi del Monte Fuji
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Gole del Forello, luogo impervio e incredibile

In Umbria, a pochi passi da Civitella del Lago, nel territorio di Baschi, ci si imbatte nelle affascinanti Gole del Forello (o Gola del Forello), situate tra tra Todi e Orvieto. Un luogo incontaminato e altamente suggestivo, cuore del Parco Fluviale del Tevere, che regala esperienze speciali.

Alla scoperta delle Gole del Forello

Valle formata dal fiume Tevere, le Gole del Forello sono un luogo alquanto impervio e poco antropizzato, che attraversa la dorsale Monte Peglia-Monti Amerini, stretto tra pareti rocciose alte più di 200 metri ammantate da una fitta vegetazione mediterranea. I rilievi calcarei che circondavano il lago Tiberino nel Terziario e Quaternario mostrano voragini circolari e profonde, simili a inghiottitoi.

Ad attirare qui gli appassionati di speleologia sono le insenature carsiche e gli straordinari complessi di grotte scavate dal Tevere nelle rocce calcaree delle pareti. Tra queste spiccano:

  • la Grotta della Piana, che si estende per 2500 metri in un banco di travertino, alla quale si può accedere una volta giunti a Titignano, dove sono stati rinvenuti reperti risalenti al neolitico e all’età del bronzo
  • la Grotta del Vorgozzino, nella formazione della scaglia rossa, che raggiunge una profondità di 123 metri

Quest’area sorprende anche gli amanti di arrampicata per la presenza di una piccola falesia, particolarmente suggestiva per l’ambiente ancora intatto e selvaggio in cui si trova, con circa 20 vie, ideali da esplorare nelle mezze stagioni o nelle mattine d’estate.

Il lago di Corbara, tra passeggiate nella natura e grotte

La splendida valle che si apre a partire dalle gole è occupata dal lago di Corbara, un bacino artificiale realizzato con lo sbarramento del fiume Tevere nei pressi dell’omonimo abitato, frazione di Orvieto. Uliveti e vigneti lo circondano nella zona meridionale, mentre boschi ad alto fusto riempiono di verde la zona più a monte.

Gli amanti della natura possono regalarsi emozionanti passeggiate lungo le sue sponde, visitare le Gole del Forello, le insenature carsiche scavate dal Tevere e le affascinanti grotte che si aprono sui fianchi del lago, tra cui la Grotta Bella e la Grotta della Piana. Oltre a essere di grande interesse paesaggistico, il lago di Corbara è tra i più apprezzati del Centro Italia dai pescatori sportivi, in particolare per la pesca alla carpa.

Area archeologica di Scoppieto

Nei dintorni ci si imbatte nell’area archeologica di Scoppieto, che occupa un pianoro dominante la valle del Tevere, in una zona ricca di giacimenti di argilla, acqua e terre fertili. La visita al sito rappresenta il punto di partenza o di arrivo di un itinerario naturalistico – archeologico offerto dal Parco Fluviale del Tevere, che racchiude i resti di un antico insediamento produttivo sorto in funzione del fiume, mezzo di comunicazione e trasporto.

Lo scavo è stato promosso dal Dipartimento di Scienze Storiche dell’Antichità dell’Università di Perugia nel 1995, e ha rivelato la lontana esistenza di una manifattura romana di ceramica risalente alla fine del I secolo a.C. Cessata l’attività, l’area si trasformò in un quartiere residenziale fino al IV secolo d.C. Ciò che è venuto alla luce è un intero villaggio di artigiani, con postazioni di lavoro allineate dei vasai, che sedevano vicino ad una vasca per l’argilla, al tornio e a un braciere: si tratta della prima struttura del genere, di tipo industriale.

Eremo della Pasquarella, fascino e mistero

Incastonato in mezzo alle rocce e alla fitta vegetazione delle Gole del Forello, sorge l’Eremo della Pasquarella, segnalato come “Centro escursionistico della Pasquarella”, in cui ci si imbatte andando verso Todi. La sua costruzione risale all’XI secolo ed è stata attribuita a San Romualdo, fondatore di numerosi eremi nati intorno all’anno Mille.

È situato in un’area sacrale sotto il pianoro di Scoppieto, dove sono stati scoperti i resti di un tempio italico risalente ai sec. IV-III a.C. Estremamente affascinante la sua storia, ricca di leggende e credenze popolari. Tre le feste che vi si celebrano durante l’anno: per l’Epifania, la domenica in Albis e l’ultima domenica di maggio.

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Piscina naturale di Cane Malu, un angolo di paradiso

A pochi chilometri dal pittoresco borgo medievale di Bosa sorge un gioiello naturalistico unico nel suo genere, incastonato in uno spettacolare scenario lunare. Si tratta della piscina naturale di Cane Malu, un’attrazione imperdibile nella costa occidentale della Sardegna. Una volta qui, lo sguardo viene rapito da un paesaggio quasi surreale, caratterizzato da scogliere di trachite bianca che fa brillare ancora di più il turchese intenso del mare. Un luogo dalla bellezza onirica che vale la pena esplorare.

Un ‘bagno sulla luna’ nella piscina di Cane Malu

Cane Malu, in sardo, significa ‘cane cattivo’. Ma perché è stato dato questo nome a un paradiso del genere? Il motivo è nella conformazione di questa grande vasca naturale, plasmata dall’impeto del vento che fa infuriare le acque, che per millenni hanno scavato e modellato la trachite, una roccia magmatica tipica della Sardegna. Quando il mare è agitato, il lembo bianco che delimita la piscina a una estremità ricorda la coda di un cane: da qui deriverebbe il nome ‘Cane Malu’.

Chi conosce bene questo luogo suggerisce di scegliere una giornata con il mare calmo e senza vento per evitare la corrente di risacca e godere appieno di tutta la bellezza da cui si è circondati. Nell’ora del tramonto, i giochi di luce che i raggi caldi del sole creano tra il candore della scogliera e i riflessi blu del mare rendono l’esperienza ancora più suggestiva.

Come raggiungere Cane Malu

Cane Malu sorge sulla Punta di Cabu d’Aspu, situata a pochi passi dalla grande spiaggia di Bosa Marina. Qui inizia il tratto settentrionale del litorale, in direzione Capo Marargiu, affascinante promontorio situato nella cosiddetta Costa dei Grifoni, per via dei rarissimi esemplari di questa specie di avvoltoio che vi nidificano. Si può raggiungere l’affascinante piscina naturale dopo una breve camminata di circa dieci minuti attraverso un sentiero che parte dal porto fluviale a ridosso della foce del Temo, costeggiando il mare e passando sulle candide scogliere di trachite che accentuano la trasparenza delle acque, perfette per gli amanti dello snorkeling.

Fare un bagno in questo piccolo capolavoro della natura è sicuramente un’esperienza magica. Tuttavia, bisogna prestare attenzione al fondale scivoloso, che si presenta pieno di ricci di mare. Cane Malu è anche il luogo ideale per godersi il sole e il relax, in una cornice paesaggistica che catapulta i bagnanti sulla luna.

Le altre spiagge nei dintorni di Bosa

Altrettanto incantevoli sono spiagge e calette nei dintorni. Quella di Turas, ad esempio, a sud di Bosa Marina, caratterizzata da sabbia dorata mista a ghiaia e frequentata soprattutto dagli amanti del windsurf. Pochi chilometri a nord del borgo in provincia di Oristano si incontra, invece, la spiaggia di S’Abba Druche, che in sardo significa “Acqua Dolce”. Incorniciata da un suggestivo paesaggio, di scenografiche rocce di tufo e vegetazione delle montagne costiere, è molto apprezzata dai turisti, e per le sue modeste dimensioni è sempre abbastanza affollata nei mesi estivi. A poche centinaia di metri dalla costa ci si imbatte anche in un’area archeologica, con vasche risalenti al periodo nuragico.

Dirigendosi ancora più a nord, lungo la strada che porta ad Alghero, ci si imbatte nello scenario incontaminato della spiaggia di Cumpoltitu (chiamata anche ‘Compultitu’ o ‘Cumpoltittu’), protetta ai lati da promontori ricoperti di macchia mediterranea che scendono fino al mare, dalle tonalità turchesi e azzurre. Un fondale roccioso e profondo caratterizza, invece, la piccola cala Sa Codulera, perfetta per lo snorkeling, poco distante da Torre Argentina, una delle spiagge più frequentate del bellissimo borgo di Bosa, caratterizzata da calette incorniciate da scogliere e falesie, grandi rocce trachitiche e scogli dall’aspetto lunare che affiorano dalle acque basse e trasparenti. Per il suo fondale basso è adatta anche alle famiglie con bambini.