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Seventeen Seventy, un paradiso dalla storia affascinante

Nel mondo esistono posti dai nomi assai curiosi e dalla storia affascinate. È il caso di Seventeen Seventy, un villaggio conosciuto anche con il nome di 1770 o Town of 1770, che oltre ad essere bello e interessante è anche stato costruito sul luogo del secondo sbarco di James Cook e dell’equipaggio dell’Endeavour, avvenuto nel maggio del 1770.

Perché si chiama così?

Probabilmente vi starete chiedendo se il suo nome, ovvero Seventeen Seventy, sia dovuto all’anno dello sbarco di James Cook. La risposta è sì: originariamente si chiamava Round Hill, ovvero lo stesso nome del torrente su cui si trova.

Questa è stata la sua denominazione fino al 24 giugno 1936, momento in cui vennero fatte diverse analisi e ricerche nel territorio che confermarono e riconobbero l’importanza storica della città.

Cosa aspettarsi

Oggi Seventeen Seventy è un paradiso che fa parte della regione di Gladstone, nel Queensland australiano, dove secondo il censimento del 2021 vivevano solo 125 persone.

Un pittoresco villaggio costiero, quindi, che ha la fortuna di essere circondato dal Mar dei Coralli e in cui vivere, a ritmi lenti, tutte le meraviglie della natura.

I visitatori, infatti, possono divertirsi con moltissime attività, come lo stand up paddle, la pesca, il nuoto, picnic, surf e molto altro ancora.

Cosa visitare

A Seventeen Seventy ci si rilassa, ma può (e deve) essere anche un ottimo punto di partenza per visitare le tante meraviglie della zona. Tra le cose da ammirare non possiamo non segnalarvi il Promontorio di Round Hill, dove ancora oggi si trova l’ancora della “MV Countess Russell” che, nel 1873, naufragò a sud, su quella che è diventata nota come Wreck Rock.

Un altra delle attività da fare è osservare il sole sorgere sull’oceano e il suo tramonto sulla magnifica Bustard Bay, uno dei pochi posti nel Queensland dove il crepuscolo si specchia sull’acqua.

Vale la pena fare una sosta anche al monumento dedicato a Captain Cook che si trova sulla Captain Cook Drive, ovvero la strada che porta al Round Hill Headland.

Su questo tratto di costa, tra le altre cose, tra novembre e gennaio è possibile avvistare dolcissime tartarughe che scendono a riva per deporre le uova.

Lady Musgrave Island è invece un isolotto corallino popolato da tantissimi pesci tropicali dai colori brillanti. Un posto che si fa amare anche per la presenza di una fitta foresta di casuarina e pisonia, di spiagge di sabbia bianca e di tartarughe e uccelli marini nidificanti.

Da non perdere sono anche il Parco Nazionale Deepwater e il Parco Nazionale Eurimbula, caratterizzati da foreste pluviali, arbusti autoctoni, brughiere aperte, paludi, vegetazione costiera, pozze d’acqua, numerosi animali autoctoni e avifauna, tra cui gli emù. Non mancano delle belle spiagge appartate per nuotare e pescare.

Attenzione però: in quanto vero e proprio paradiso della natura, molte delle attività disponibili da fare a Seventeen Seventy possono essere effettuate solamente con escursioni organizzate, come le crociere sulla barriera corallina e i tour giornalieri comprensivi di trasferimenti in campeggio nella natura selvaggia della Lady Musgrave Island.

Per il resto, una vacanza da queste parti permette davvero di entrare in contatto con un meraviglioso spaccato della natura selvaggia australiana.

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Il Carnevale più suggestivo d’Europa inizia con un blackout

A notte fonda, quando a illuminare la città sono solo i lampioni e le stelle, tutte le luci si spengono e i quartieri e le piazze sprofondano nel buio più nero. Si tratta di un blackout che si ripete anno dopo anno e che dà inizio al Carnevale più famoso della Svizzera, nonché uno tra i più suggestivi del mondo.

Ci troviamo a Basilea, nella città che si adagia sul fiume Reno e che confina con la Francia e la Germania. Il suo delizioso centro storico, che si avviluppa intorno alla Marktplatz, è una preziosa testimonianza del passato medievale del territorio ed è dominato dall’imponente municipio del XVI secolo caratterizzato da mattoni rossi.

Le cose da fare e da vedere in città sono tante e diverse: la cattedrale gotica del XII secolo, per esempio, o la celebre Università che conserva le opere dell’umanista e filosofo Erasmo. E poi c’è il Carnevale, un appuntamento imprescindibile per cittadini e viaggiatori che non solo porta in scena il folklore, le tradizioni e le usanze della comunità, ma è rappresentativo dell’identità stessa della città. Ed è bellissimo.

Frau Fasnacht: il Carnevale di Basilea

Tre giorni di festa, di meraviglia e di stranezze. Tre giorni in cui l’ordine delle cose viene sovvertito: questo è il Carnevale di Basilea, quello che i cittadini chiamano Frau Fasnacht e che per la sua unicità è stato inserito all’interno della lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’UNESCO nel 2017.

Cos’ha di speciale questa celebrazione, che si è guadagnata un posto d’onore tra le cinquanta feste più famose d’Europa, è presto detto. Frau Fasnacht porta in scena tra le strade, le piazze e i quartieri della città uno spettacolo unico e affascinante, fatto di creatività, arte e folklore, ma anche di ironia dissacrante e sovversiva. Del resto a Carnevale ogni scherzo vale, e gli abitanti di Basilea hanno scelto di prendere sul serio il famoso detto.

Carnevale di Basilea

Fonte: iStock/schulzhattingen

Carnevale di Basilea

Il Carnevale più suggestivo d’Europa: date e appuntamenti

Tutto ha inizio alle 4.00 in punto il lunedì che segue il mercoledì delle Ceneri. La città sprofonda in un totale blackout, ma non c’è nulla da temere: è solo il principio di Frau Fasnacht.

I cittadini scendono in strada sfilando tra i quartieri con migliaia di lanterne dipinte a mano: Basilea si illumina di meraviglia mentre si diffonde la musica fragorosa dei pifferai e dei suonatori di tamburo. Il Morgenstreich, questo il nome della sfilata notturna che apre il Carnevale di Basilea, attraversa i punti iconici della città: Barfüsserplatz, Marktplatz, Rümelinsplatz, Falknerstrasse e Freie Strasse. Tutti sono invitati a scendere in strada e a prendere parte alla festa.

Il Frau Fasnacht continua durante il giorno. Oltre 10.000 figuranti indossano le maschere della tradizione attraversando l’intera città. La sera, invece, vengono esposte tutte le lanterne dipinte nella Münsterplatz.

Il martedì è il giorno in cui i bambini possono dare sfogo alla creatività e all’immaginazione. Il Carnevale si dirama in ogni angolo della città e invita tutti, indistintamente dall’età, a scendere in strada con costumi fantasiosi e divertirsi tra carri, caramelle e coriandoli.

“I tre giorni più belli dell’anno”, così vengono definiti dai cittadini di Basilea, si concludono il mercoledì sera. La città si anima a suon di musica e allegorie satiriche dove tutti sono invitati a partecipare. Poi, nella notte tra mercoledì e giovedì alle 4.00 in punto, esattamente come è iniziato, il Frau Fasnacht si conclude con un’ultima marcia. A quel punto non resta che salutarsi e attendere il prossimo Carnevale.

Carnevale di Basilea, sfilata del 2023

Fonte: iStock/Helior

Carnevale di Basilea, sfilata del 2023
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Tesero, un borgo tutto da scoprire

L’Italia, da Nord a Sud, si rivela come un magnifico mosaico di borghi antichi, ciascuno con la propria identità inconfondibile e un patrimonio inestimabile. Questi centri storici, incastonati nelle regioni più variegate, rappresentano piccoli capolavori architettonici che resistono al trascorrere del tempo. È un viaggio attraverso secoli di storia, un percorso che permette di apprezzare l’arte, la cultura e le tradizioni che hanno plasmato l’identità del nostro Paese.

Oggi ti condurremo in un luogo straordinario, dove la bellezza naturale si unisce alla ricchezza culturale locale. Benvenuto a Tesero, un incantevole paesino nel cuore delle Dolomiti, situato nella provincia di Trento, in Trentino-Alto Adige. Una vera gioia per gli occhi e lo spirito, un tesoro nascosto da esplorare e ammirare.

Tesero: la perla della Val di Fiemme

Tesero

Fonte: iStock

Tesero, Trentino-Alto Adige

Immerso nel cuore della suggestiva Val di Fiemme, sorge Tesero, un incantevole angolo d’Italia che regala un mix unico di storia, cultura e bellezze naturali. Questa località turistica confina con la Val di Fassa e vanta origini storiche che risalgono all’epoca romana, quando era noto come “Castrum Teza”, un antico insediamento che ha lasciato un’impronta indelebile sul paesaggio montano, contribuendo a plasmare la città nel corso dei secoli.

Oggi, è riconosciuto come un importante centro dell’artigianato. Infatti, la produzione di mobili intagliati a mano è tuttora una delle principali attività economiche locali, testimonianza dell’abilità e della creatività degli artigiani tirolesi.

Il cuore pulsante del borgo è la Chiesa Parrocchiale dedicata a Sant’Eliseo. Questa struttura sacra si distingue per il suo inusuale campanile, un elemento distintivo che aggiunge un tocco di originalità al profilo architettonico della zona.  Vale la pena visitare anche altri luoghi di culto, come la Cappella di San Rocco, edificata nel XVI secolo, e la chiesa gotica dedicata ai Santi Leonardo e Gottardo, che contribuiscono a creare un ambiente ricco di spiritualità e storia.

Tra gli edifici storici che adornano Tesero, il Palazzo del Municipio si distingue per la sua magnificenza barocca. Con la sua facciata imponente, riflette l’importanza che il villaggio ha avuto nel corso dei secoli, un simbolo tangibile del suo passato illustre. E infine, ti suggeriamo di visitare Casa Jellici, un antico palazzo ristrutturato con cura e grande attenzione ai dettagli. Questa struttura ospita regolarmente mostre e concerti, diventando un punto di riferimento ineludibile per gli appassionati di arte e musica.

Tesero: un’incantevole oasi alpina tra natura e sport

Tesero è un autentico paradiso alpino per chi ama la natura e gli sport all’aria aperta, offrendo un’ampia varietà di attività per tutte le stagioni. Durante i freddi mesi invernali, questa città diventa un rifugio ideale per gli appassionati dello sci e dello snowboard. Essendo parte dell’affermato comprensorio sciistico Fiemme-Obereggen, vanta oltre 100 km di piste perfettamente preparate, adatte sia ai principianti, sia agli sciatori più esperti.

Inoltre, è un punto di riferimento imprescindibile per gli appassionati dello sci di fondo. In particolare, la celebre pista Marcialonga è un tracciato che incanta gli amanti dello sci nordico. Si estende su una distanza di 70 km, snodandosi attraverso scenari mozzafiato che combinano la bellezza naturale delle Dolomiti con il fascino dei piccoli borghi di montagna, regalando ogni anno un’esperienza indimenticabile in un paesaggio invernale fiabesco.

Durante i mesi estivi, invece, Tesero si trasforma nella meta ideale per gli escursionisti. I suoi sentieri, accuratamente segnalati, si snodano attraverso le maestose vette circostanti, offrendo panorami che tolgono il fiato e un’opportunità rara di respirare l’aria fresca e rigenerante della montagna. Gli amanti del trekking possono immergersi completamente nella bellezza incontaminata della regione, esplorando gli angoli nascosti di un vero e proprio paradiso naturale.

E infine, è possibile percorrere numerose di piste ciclabili appositamente create per accogliere ciclisti di tutte i livelli di abilità. Se stai cercando un tranquillo e panoramico giro tra i boschi, immerso nella serenità della natura, oppure se preferisci provare l’adrenalina di una discesa lungo le pendici ripide delle montagne, Tesero non ti deluderà.

Tesero

Fonte: iStock

Tesero, Trentino-Alto Adige
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Maldive, non solo mare: dove e quali sono le sue foreste

Siamo soliti pensare alle Maldive come a splendidi atolli microscopici che affiorano appena dall’acqua, circondati interamente da mare, dove è proprio questo l’elemento predominante, con i suoi fondali corallini e la sua incredibile vita marina.

La vegetazione delle isole, benché rigogliosa e tropicale – detto che, forse non lo sapevate, ma le palme non sono piante autoctone bensì importate – non la si può definire propriamente fitta. O almeno, questo è ciò che abbiamo sempre pensato.

Le foreste delle Maldive

Non tutti sanno, invece, che alle Maldive ci sono anche delle foreste che, nella lingua maldiviana, il Dhivehi, si chiamano “valuthere” ovvero “nelle terre selvagge”. Queste terre, oltre a ospitare tantissime specie animali (66 specie conosciute di anfibi, uccelli, mammiferi e rettili, lo 0,6% delle quali endemiche e che quindi non si trovano al di fuori delle Maldive) sono l’habitat di ben 583 specie di piante.

Le isole delle Maldive sono incredibilmente piccole. Eppure, quando si è circondati da alte palme e intricate mangrovie, immersi nel profumo legnoso del sandalo rosso e di meravigliosi fiori colorati, sembrano tutt’altro che piccole. Da non sottovalutare anche la bellezza del contrasto tra le acque cristalline e il verde della foresta che ne fanno un vero e proprio Eden.

Alle foreste maldiviane da sempre, poi, sono legate delle leggende che, durante un viaggio in questo paradiso sarebbe bello scoprire.

Premesso che ogni isola ha sempre un bel po’ di vegetazione e sentieri sterrati che la attraversano e dove passeggiare, per trovare le “valuthere” più autentiche il consiglio è di andare su una delle tante isole disabitate delle Maldive. Delle 1.192 isole coralline che formano l’arcipelago, solo 200 sono abitate, quindi c’è davvero molta scelta.

Per raggiungerle, basta chiedere alla reception del resort o della guesthouse dove si soggiorna di farsi accompagnare su una di quelle più vicine e, volendo, si può chiedere di venire a riprendervi il giorno successivo. Le isole disabitate delle Maldive sono quanto di meglio ci sia per sperimentare la completa solitudine e per godere della loro natura incontaminata.

Un parco naturale inaspettato

Nell’atollo Addu, il più a Sud della catena di atolli delle Maldive, si estende un vero e proprio parco naturale. In tutto, l’atollo comprende cinque isole abitate che hanno caratteristiche distinte molto diverse dal resto del Paese. L’atollo Addu ospita la seconda zona umida più estesa delle Maldive.

L’Addu Nature Park comprende la bellissima zona umida di Eydhigali Kilhi e l’area protetta di Koattey, sull’isola di Hithadhoo. Il parco di mangrovie ha pontili che si tuffano nei laghi e diversi itinerari ciclabili che attraversano la lussureggiante vegetazione.

È possibile fare un tour naturalistico guidato nel parco e osservare la fauna e la flora uniche di questo ricco habitat ed esplorare in canoa l’area della baia nota come Bedhi, famosa per le sue bellissime mangrovie rosse, i cuccioli di razza e di squalo. Una delle esperienze più inaspettate che si possano fare alle Maldive.

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Al mare in Cambogia: tutto il meglio di questo Paese

Tutti conoscono il mare e le spiagge della Thailandia, ma in pochi sono attratti dalle coste della Cambogia, ed è un vero peccato: questo Paese dalla forma di una patata nasconde dei litorali e delle isole che sono eccezionali. Certo, non tutto è allo stesso livello perché l’urbanizzazione è arrivata prepotentemente anche qui, ma ciò non toglie che da queste parti ci siano degli angoli immacolati che da soli valgono il viaggio.

Cambogia, informazioni utili

La Cambogia è un Paese particolarmente ammirato per i suoi immensi templi e per la sua ricca storia, ma la verità è che ci sono anche tantissimi arenili di sabbia morbida lambiti da un mare limpidissimo.

Con ben 443 km di costa e molte isole, chi cerca mare e sole da queste parti ha l’imbarazzo della scelta: ci sono le mete di lusso, quelle adatte a qualsiasi tasca e i luoghi isolati e remoti che sono ancora paradisi intatti.

Grazie al suo clima, può essere visitata in qualsiasi periodo dell’anno, ma se si vuole evitare di incontrare possibili piogge meglio andare a novembre, dicembre, gennaio e febbraio.

Vanno bene anche marzo e aprile, ma in questa fase il caldo vero comincia a farsi sentire, mentre tra fine maggio e inizio giugno arriva il monsone di sud-ovest che porta pioggia e un elevato tasso di umidità.

A livello generale, quindi, il periodo più indicato per visitare la Cambogia, se si desidera andare al mare, va da novembre ad aprile. Se invece volete andare ad agosto, niente paura: nonostante sia la stagione delle piogge, l’acqua dal cielo scende soprattutto nel tardo pomeriggio e di notte.

Le città costiere

Iniziamo questo viaggio che ci porta a conoscere il bellissimo mare della Cambogia da alcune delle sue più rinomate città costiere. Da queste parti la principale destinazione turistica è Sihanoukville, una cittadina che si affacciata sul Golfo della Thailandia.

Sihanoukville, Cambogia

Fonte: iStock

Veduta di Sihanoukville

Questo è uno di quegli esempi del Paese dove la mano dell’uomo ha creato troppi danni: le spiagge che possiede sono bellissime, ma la cementificazione selvaggia ha portato a trasformala in una caotica località balneare, con centinaia di hotel e decine di Casinò.

Tuttavia, il mare è spesso ancora bellissimo e alcuni paesaggi sono in grado di entrare nel cuore. Per non parlare del fatto che al largo delle coste di Sihanoukville sopravvivono una decina di isole ancora intatte e perfette per lo snorkeling.

A pochi chilometri di distanza dalla città, inoltre, prede vita il Parco Nazionale Ream che, oltre a essere spesso quasi deserto, è anche la culla di alcune spiagge da sogno del Paese.

Un’altra città costiera della Cambogia è Kep, che un tempo era un rifugio sul mare per ricchi colonialisti francesi di cui oggi si vendono ancora le tracce, grazie ad alcune ville da loro costruite. Qui prendono vita diverse spiagge della Cambogia che possono rientrare nella categoria delle più belle, ma anche dei tramonti mozzafiato e un’abbondanza di prodotti tipici che riescono ad allietare il soggiorno.

Le isole della Cambogia

Il vero fiore all’occhiello del Paese, in fatto di mare, sono le sue tantissime isole che sono una più bella dell’altra. Non ve le possiamo menzionare tutte, ma sicuramente vale la pena scoprirne alcune.

La prima che vi suggeriamo è Koh Rong che si distingue per essere tra le più grandi della Cambogia. Qui il mare è da sogno ed è possibile soggiornare in piccole guesthouse sulla spiaggia.

Koh Rong. Cambogia

Fonte: iStock

Un magnifico angolo dell’isola di Koh Rong

Ancora poco turistica, è un posto in cui l’essere umano può entrare solo in punta di piedi. Inoltre, è stata persino decretata come le “Hawaii dell’Asia”. Un paradiso selvaggio e tranquillo dove è possibile fare anche trekking in montagna ed esplorazione della foresta pluviale tropicale.

In poco parole, pur essendo l’isola più famosa e meglio sviluppata, è ancora la culla di svariati paesaggi di natura incontaminata dove sopravvivono villaggi caratteristici ricchi di storia e tradizioni.

Un’altra isola molto bella è Koh Tonsay, da molti conosciuta come l’Isola dei Conigli. Qui non ci sono strade strade ed è il posto ideale per distaccarsi completamente dalla quotidianità. Tra le attività più interessanti da fare ci sono la pesca, lo snorkeling e il kayak.

Voliamo ora a Koh Thmei, non ancora del tutto raggiunta dal turismo di massa. Arrivare qui vuol dire ritrovarsi al cospetto di lunghi chilometri di costa bianca o rocciosa accarezzata da acque cristalline. In questa zona si possono fare snorkeling e immersioni, ma ci sono anche delle spiagge dedicate al surf e al kayak.

Straordinaria è anche Koh Rong Samloem che è caratterizzata da fondali eccezionali dove ammirare specie oceaniche uniche nel loro genere. Anche da queste parti si possono praticare kayak o paddle surf, ma c’è anche la possibilità di fare diverse escursioni via terra alla scoperta di luoghi dove il tempo sembra essersi fermato.

Le spiagge da non perdere

Infine, scopriamo insieme alcune delle spiagge più belle della Cambogia a partire da Otres Beach, dove è da tempo stanziato un gruppo di hippy che l’ha scelta come loro casa. Situata a sud di Sihanoukville, si tratta di un posto molto affascinante e incastonato in una cornice naturale che regala grandi emozioni, soprattutto al tramonto.

Poi ancora Sok San Beach – denominata Long Beach – che si distingue per essere una splendida spiaggia di sabbia bianca lunga 5 chilometri che sorge presso Koh Rong.

Non è di certo da meno Plankton Beach che è una spiaggia che si fa spazio presso la costa sud-occidentale di Koh Ta Kiev, un’altra bellissima isola della Cambogia.

Pagoda Beach è una magnifica spiaggia bianca, lunga 5-600 metri, che prende vita lungo la costa orientale di Koh Rong, il classico posto che possiamo definire come “un sogno che si avvera”.

Nella costa settentrionale di Koh Rong vale la pena scoprire Lonely Beach, ovvero circa 400 metri di sabbia bianca come il borotalco e bagnata da un mare turchese in cui si specchiano palme da cocco.

Insomma, pur essendo meno nota della sua vicina Thailandia, la Cambogia ha veramente molto da offrire a chi cerca paradisi in terra cristallini.

Sok San Beach, Cambogia

Fonte: iStock

La bellissima spiaggia di Sok San Beach
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La gara più bizzarra del mondo si svolge in Germania: sta per cominciare

Lasciamo stare per un momento le montagne innevate dalle quali scendere con gli sci ai piedi, le piste per il pattinaggio, o le foreste da esplorare con le ciaspole. Perché c’è un luogo in cui vanno in scena altri sport, molto più particolari, adatti a chi vuole sperimentare le proprie abilità o tentare – più semplicemente – di cambiare location per una vacanza invernale.

Stiano parlando delle località balneari dell’isola tedesca e polacca di Usedom che si trova sul Mar Baltico, al confine tra Germania e Polonia.

Qui anche i mesi invernali regalano appuntamenti imperdibili: a partire dal Cimento di Capodanno, che prevede un bagno nel freddissimo mare, oppure corse sulle slitte trainate dai cani e, infine, sci di fondo sulla neve, ma in spiaggia.

Ora sta per iniziare una gara davvero bizzarra, si tratta del Campionato Mondiale di Corsa con le sedie da spiaggia: l’appuntamento è previsto ad Ahlbeck il 26-27 gennaio 2024.

Campionato Mondiale di corsa con le sedie da spiaggia, succede sull’isola di Usedom

Una gara molto particolare, ma non per questo facile o non faticosa. Sull’isola tedesca e polacca di Usedom, affacciata sul Mar Baltico, l’inverno attrae tantissimi turisti, perché le proposte destagionalizzate sono molto particolari. Come quella che sta per andare in scena nella località balneare di Ahlbeck quando, il 26 e il 27 gennaio 2024, si terrà il Campionato Mondiale di corsa con le sedie da spiaggia.

Un evento sportivo molto originale che prevede che i partecipanti si mettano alla prova cercando di essere veloci, mentre devono portare con sé strutture piuttosto ingombranti. Le squadre sono composte da due atleti che hanno il compito di trascinare una seduta per la spiaggia (il peso si aggira sui 60 chilogrammi) lungo un percorso di 20 metri. L’obiettivo è non solo quello di vincere arrivando primi, ma anche di tentare di superare il record di 4,91 secondi, un tempo che è rimasto imbattuto sin dalla prima edizione del Campionato, datata 2007.

Due le gare: una dedicata agli adulti e una ai più piccoli che, in questo caso, dovranno portare lungo il percorso dei cestini da spiaggia.

L’originale appuntamento è unico al mondo si inserisce all’interno di un festival che prevede due giorni in cui si terranno tantissime iniziative diverse: dall’asta di sedie a sdraio, allo spettacolo pirotecnico, senza dimenticare la festa in spiaggia.

Il molo di Ahlbeck, una delle attrazioni della zona

Fonte: Foto: TMV Grundner

Il suggestivo molo di Ahlbeck, una delle attrazioni della zona

Isola di Usedom, cosa vedere

Spiagge di sabbia, località turistiche, bellezze paesaggistiche, ma anche nate dalle mani dell’uomo: l’isola di Usedom nel Mar Baltico è una location eccezionale se si programma una vacanza, che può essere interessante in ogni periodo dell’anno.

Magari proprio per assistere alla gara più particolare e originale del mondo. L’sola è in parte tedesca e in parte polacca, si estende su una superficie di circa 445 chilometri quadrati, di questi solo una piccola parte è della Polonia, anche se ha una maggiore densità di popolazione. Ahlbeck, dove si tiene il festival, è una località balneare caratterizzata da bellissime spiagge in sabbia chiara, si trova nella zona tedesca dell’isola. Vi sono una lunga passeggiata, un suggestivo molo, bellissimi palazzi e si trova a soli due chilometri dal confine polacco.

Un luogo da raggiungere per apprezzare la magia del mare d’inverno.

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In Egitto c’è un tempio, spesso sottovalutato, da vedere

La piana di Giza, in Egitto, è il luogo più visitato del Paese. Qui ci sono le tre piramidi più famose del mondo: Cheope, Chefren e Micerino. Ma c’è anche la famosa Sfinge, il leone dalla testa umana. I turisti sono attratti da questi antichissimi monumenti e arrivano da ogni parte del Pianeta pur di visitarli.

C’è un altro edificio che viene spesso tralasciato e che, al contrario, merita assolutamente di essere visitato. Si tratta del Tempio della Valle di Chefren che si trova a qualche centinaio di metri di distanza dalla piramide.

Il Tempio della Valle di Chefren

Questo faraone, figlio di Cheope e padre di Micerino, appartenuto alla IV dinastia egizia e vissuto, quindi, 2500 anni prima di Cristo, volle superare la grandezza del padre e non si accontentò di farsi erigere una piramide (oggi riconoscibile per la punta più chiara), volle anche la costruzione della Sfinge a sua immagine e somiglianza a guardia della sua piramide e un tempio funerario a valle.

Il Tempio della Valle era rimasto sepolto sotto la sabbia del deserto per centinaia di anni e fu riportato alla luce grazie a una spedizione archeologica organizzata da studiosi egiziani, francesi e tedeschi. I lavori si protrassero a lungo agli inizi del Novecento.

Si è scoperto che c’erano due ingressi sul lato orientale, uno a destra in direzione Nord e l’altro a sinistra in direzione Sud. Quando il faraone fu mummificato e preparato per la sepoltura, tutte le cerimonie rituali si svolsero due volte, la prima a simboleggiare il suo dominio sul Basso Egitto e la seconda a ricordo del suo dominio sull’Alto Egitto.

A cosa serviva il tempio

Il tempio era stato costruito, infatti, proprio per la cerimonia di imbalsamazione. Nel laboratorio sacro che era stato ricavato all’interno del tempio veniva praticata la cerimonia di apertura della bocca al termine del lungo processo di imbalsamazione del faraone.

Durante questo rituale, i sacerdoti aprivano gli occhi e la bocca del re utilizzando strumenti d’oro, per permettere al ka (lo spirito) del faraone di uscire dalla salma e per garantirgli vita eterna.

Originariamente, era collegato al tempio funerario di Chefren tramite una rampa lunga 494 metri e misurava 45 metri per lato e 13 d’altezza interamente realizzato con blocchi di granito rosso di Assuan, privi di decorazioni a eccezione di alcune iscrizioni in caratteri geroglifici incise intorno ai varchi di accesso.

All’interno, c’era una grande sala a forma di “T” rovesciata, con 16 pilastri di granito rosso alti circa 4 metri che sorreggono le imponenti architravi. Dovevano creare uno spettacolare contrasto cromatico con le pareti di calcare rivestite con lastre di granito nero, oggi parzialmente scomparse, e con la pavimentazione fatta di alabastro. Nella sala, si trovavano in origine 23 statue del sovrano seduto, tutte in diorite verde del deserto nubiano, alabastro e grovacca.

Dal centro del tempio, dove avvenivano i rituali funebri, si accedeva ad altre camere, corridoi angusti, vestiboli, atrii e a ulteriori ambienti per contenere le barche solari che, per gli Egizi, erano imbarcazioni concepite per trasportare i faraoni defunti nell’Aldilà.

La scoperta che ha riscritto la storia

Si tratta dell’unico tempio a valle che si sia conservato e che è pervenuto fino ai giorni nostri in buono stato di conservazione, nonostante, come la maggior parte dei siti archeologici, fosse stato violato fin dall’antichità. I primi blocchi di pietra furono asportati già nell’antico Egitto e così fu nei secoli successivi, tanto che non soltanto il tempio ma la stessa piramide di Chefren non era neppure più riconoscibile.

Era l’inizio del 1800, quando l’esploratore padovano Giovanni Battista Belzoni notò un enorme ammasso di pietre. Dopo averle rimosse, trovò prima un cunicolo inaccessibile, scavato molto probabilmente dai tombaroli, e poi tre grandi blocchi che costituivano l’ingresso principale della piramide. All’interno, a futura memoria, Belzoni lasciò scritto a caratteri cubitali: “Scoperta da G. Belzoni. 2 marzo 1818”. Fu però l’egittologo britannico John Shae Perring a entrare nella piramide di Cheope nel 1837 e, quasi un secolo dopo, il team internazionale riuscì ad accedere anche al tempio.

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In Perù esiste la città misteriosa degli Inca e non è Machu Picchu

Immagina un Paese dove la storia antica si fonde con la bellezza selvaggia della natura, creando un mosaico di panorami mozzafiato e misteri affascinanti. Questo è il Perù, un tesoro nascosto disseminato di siti archeologici che narrano storie di una cultura millenaria, ricca di leggende e misteri.

Con la sua maestosità incastonata tra le vette delle Ande, l’attrazione che affascina la maggior parte dei visitatori è senza dubbio Machu Picchu. Ma il Perù nasconde molte altre meraviglie che vale la pena esplorare. Oggi ti porteremo alla scoperta di un luogo straordinario e poco conosciuto: Waqra Pukará, un enorme sito Inca a forma di corno che si erge sopra il Canyon Apurimac, offrendo uno spettacolo che toglie il fiato.

Preparati a lasciarti avvolgere dall’emozione di scoprire questo luogo magico, dove potrai toccare con mano la grandezza di una civiltà perduta nel tempo.

Waqra Pukará: il tesoro nascosto dell’antica civiltà Inca

Rio Apurimac

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Rio Apurimac, Perù

Nel cuore del Perù, dove le maestose montagne toccano il cielo e la storia si fonde con la leggenda, sorge Waqra Pukará, un luogo avvolto da un’atmosfera unica e affascinante. Questa antica fortezza Inca, avvolta da un velo di mistero, si trova nascosta nella provincia di Acomayo, emergendo lentamente dalle ombre dell’oblio per svelare al mondo la sua maestosa bellezza.

Il suo nome, che risuona con l’eco delle antiche lingue Quechua, significa “fortezza cornuta“, un omaggio alla sua struttura unica che si erge come un paio di corna sopra il fiume Apurímac.

Raggiungere Waqra Pukará è un’avventura davvero straordinaria, che si rivela solo a coloro che hanno il coraggio di sfidarla. Da Cusco, esistono tour specializzati che offrono emozionanti escursioni: trekking avventurosi lungo sentieri inesplorati, emozionanti cavalcate attraverso terreni selvaggi e incredibili discese sulle rapide bianche del fiume. Ogni passo avvicina i viaggiatori a un mondo magico e affascinante, sospeso nel tempo e nello spazio.

Durante l’epoca Inca, questo sito era un luogo di grande importanza nel contesto della visione del mondo andino. Le sue strutture, ancora intatte, narrano un passato ricco di mistero e spiritualità. Ogni pietra, ogni sentiero, ogni parete della fortezza ci raccontano storie affascinanti di una civiltà che ha lasciato un’impronta indelebile nella storia dell’umanità, un percorso che risveglia il senso di meraviglia per le innumerevoli bellezze del nostro pianeta.

Waqra Pukará: il sacro santuario degli Inca

Seguendo il sentiero verso Waqra Pukara, ti troverai immerso nella meraviglia della flora e fauna del Perù. I maestosi condor, sovrani dei cieli andini, sorvoleranno sopra di te, con i loro voli eleganti che catturano l’essenza del selvaggio e dell’inesplorato.

Sarai affascinato dalla vastità dei cactus, un mare di verde intenso che si estende all’orizzonte, interrotto solo dalle formazioni rocciose che emergono dal paesaggio, come sculture create dalle mani di Madre Natura.

Quest’antica fortezza, considerata sacra, continua a risuonare con la spiritualità dei popoli Inca. Le maestose porte trapezoidali con tripli stipiti testimoniano l’enorme importanza di questo luogo: dettagli riservati ai luoghi più venerati, dove cerimonie e pellegrinaggi erano molto frequenti.

Ma Waqra Pukará non era solo un luogo di culto. Era anche una tappa fondamentale del Qhapaq Ñan, o Cammino Inca, un sistema di strade che collegava l’intero impero. Questa vasta rete si estendeva dalle terre del nord della Colombia fino alle estreme punte del sud dell’Argentina, attraversando culture e paesaggi differenti. Un punto di incontro cruciale, un luogo dove i viaggiatori potevano trovare rifugio, meditare e connettersi con il divino prima di intraprendere il lungo viaggio attraverso il continente.

donne peruviane

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Rio Apurimac, Perù
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Salalah, un vero e proprio paradiso dell’Oman

È un fascino irresistibile quello che porta i visitatori alla scoperta dell’Oman, una realtà da “Mille e una notte” ricca di panorami, colori, profumi e suoni unici dove le tradizioni si fondono in armonia con la modernità.

Una delle mete che, da tempo, conquista i cuori è Salalah, la seconda città del Paese, capitale del Governatorato del Dhofar e porto principale: dalla storia millenaria, sorge dinanzi all’Oceano Indiano, in una zona pianeggiante nell’abbraccio delle montagne dipinte di verde e punteggiate da fragorose cascate.

Le cangianti dune del deserto, la favolosa costa, le spiagge bianchissime e le acque trasparenti la rendono un vero e proprio paradiso di cui godere almeno una volta nella vita.

Tutta la magia del deserto

Una delle esperienze più coinvolgenti di una vacanza in Oman e, in particolare, a Salalah è quella di vivere il suggestivo deserto del Rub al Khali, chiamato anche “Quarto Vuoto”: qui, il paesaggio è incredibile, plasmato da dorate dune che si rincorrono a perdita d’occhio e danno vita a un’atmosfera che non sembra di questo pianeta.

Con un po’ di fortuna, è anche possibile avvistare i cammelli selvatici in lontananza. E, per dare un “tocco di magia” in più, scegliete di trascorrere la notte in un campo tendato in posizione panoramica: oltre ad ammirare l’alba e il tramonto che lasciano senza fiato, tra la limpidezza e il silenzio del deserto, ecco il cielo notturno nella sua essenza più pura, al riparo dall’inquinamento luminoso, foriero dell’immensa bellezza surreale dell’universo.

Cosa vedere a Salalah, incanto dell’Oman

Salalah è una “splendida anteprima” di quanto offre l’Oman e racchiude in sé notevoli punti di interesse a partire da una delle moschee più famose del Paese, la Moschea Sultan Qaboos, un tesoro architettonico comodamente raggiungibile dal centro e immerso in un giardino che trasmette serenità: all’esterno, si fa apprezzare con i candidi minareti impreziositi da forme dorate e le due cupole, mentre l’interno è adornato da lanterne e da pareti con motivi eleganti.

Di sicuro impatto sono poi il Palazzo reale del Sultano dell’Oman, visitabile dall’esterno, edificato nel Settecento come torre di avvistamento in pietra marina e corallo, e il Castello di Taqah, uno dei più affascinanti, oggi sede di vari musei con strumenti e armi per conoscere l’antico stile di vita del territorio.

Ma siamo appena all’inizio.

Gli appassionati di storia e archeologia rimarranno estasiati dal sito Patrimonio UNESCO Al Balid, con scavi che ripercorrono all’incirca 800 anni (fino al dominio portoghese nel Cinquecento) con resti di moschee, abitazioni e magazzini, e dalle rovine di Khor Rori, o Sumhuram, città fortificata risalente all’impero Hadramawt nel I secolo d.C., da cui lo sguardo volge alle limpide acque del Mare dell’Oman.

Ancora, il luogo ideale per chi ama la natura è la Grotta Al Marneef che incanta per gli improvvisi geyser naturali: nei pressi si trovano alcune panchine dove fare una piacevole sosta per ascoltare il suono del mare e scorgere le maestose rocce erose dagli agenti atmosferici in un tripudio di colori e contrasti.

Infine, merita una visita il Museo dell’Incenso, ideale per farsi un’idea della storia del Governatorato grazie a moltissimi reperti, manufatti, resti archeologici di 3000 anni fa, ceramiche, modelli di barche, di tombe e di moschee.

Sentirsi ai Caraibi a Salalah

Non si può parlare di Salalah senza nominare le spiagge da sogno e il mare che regalano la sensazione di essere ai Caraibi.

Tra le spiagge più sorprendenti troviamo Fazayah che ammalia con la natura incontaminata e la sabbia bianchissima, Al Mughsail dove i “blow holes” (geyser circondati da scogliere e acque trasparenti) fanno bella mostra di sé, e Dhareez, l’unica spiaggia libera, dalla sabbia soffice e morbida.

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Isola di Cat Ba, come un sogno che si avvera

Una delle destinazioni più affascinanti del Vietnam è la famosa Baia di Halong, Patrimonio UNESCO nonché una delle “Sette meraviglie naturali del mondo”: un luogo magico, da sogno, punteggiato da quasi duemila isole tra cui spicca l’Isola di Cat Ba, la più grande dell’arcipelago, a circa 30 chilometri da Haiphong.

Si tratta di una meta turistica oggi molto apprezzata, plasmata da una lussureggiante foresta tropicale, promontori, piccole baie, grotte visitabili, brevi tratti di costa sabbiosa che si alternano a un profilo in gran parte roccioso: qui, oltre a lasciarsi incantare da un panorama ineguagliabile, è possibile dedicarsi a svariate attività all’aria aperta come escursioni in kayak, rock climbing, trekking e itinerari in mountain bike.

Inoltre, Cat Ba è il punto di partenza privilegiato per andare alla scoperta della Baia di Lan Ha, meno nota rispetto alla Baia di Halong ma più tranquilla e altrettanto straordinaria: i tour in barca offrono l’occasione di conoscere da vicino gli antichi e tradizionali villaggi di pescatori con le “case galleggianti” direttamente sul mare.

Le principali attrazioni dell’Isola di Cat Ba

A torto, moltissimi visitatori si fermano a Cat Ba soltanto per il tempo necessario a imbarcarsi alla volta della Baia di Lan Ha: eppure, l’isola offre innumerevoli attrazioni che richiedono almeno un paio di giorni di permanenza.

In cima alla lista va menzionato senz’altro il Parco Nazionale, istituito nel 1986 e riconosciuto dall’UNESCO come “Riserva della biosfera” nel 2004: le strutture principali e il Centro Visite sono ubicati lungo la strada che collega il centro abitato di Cat Ba con il porto di Gia Luan.

Le opzioni per entusiasmanti escursioni sono molteplici a partire dal sentiero di 1,5 chilometri nel cuore della foresta di Kim Giao che conduce sulla cima di una montagnola da cui godere di un panorama davvero mozzafiato. I più fortunati potranno imbattersi in uno dei rari esemplari di Cat Ba Langur, una piccola scimmia a serio rischio di estinzione poiché rimangono soltanto una sessantina di individui.

E poi il fascino delle grotte: l’Hospital Cave (Grotta dell’Ospedale), priva di luce naturale, trasformata in ospedale durante la Guerra del Vietnam, la Grotta di Trung Trang, a una quindicina di chilometri dalla cittadina di Cat Ba, un vero tesoro di migliaia di stalattiti e stalagmiti, la Grotta di Thien Long formata da tre caverne e la Grotta di Ho Coung.

Ancora, per immergersi appieno nella cultura locale, da vedere è l’appartato villaggio di pescatori e agricoltori di Viet Hai che mantiene intatta la sua identità mentre un’altra tappa da favola è la Valle delle Farfalle, dove rilassarsi e avvistare colorate farfalle che volteggiano in un paesaggio disegnato da ripide rocce calcaree a strapiombo.

Infine, l’Isola di Cat Ba, seppur la quasi totalità della costa sia rocciosa, vanta anche alcune spiagge lungo il promontorio a sud dell’omonimo centro abitato, denominate Cat Co 1, Cat Co 2 e Cat Co 3, e la spiaggia Tung Thu, alla periferia occidentale.

Come arrivare e quando andare

Cat Ba si trova a circa 150 chilometri dalla capitale Hanoi e il modo migliore per raggiungerla è il viaggio in autobus di circa 3 ore e mezza con un breve tratto in traghetto (incluso nel prezzo) di un paio di chilometri e una decina di minuti.

Partendo, invece, da Haiphong (molo di Ben Binh) si arriva a Cat Bat con un’ora di catamarano mentre, nella parte nord dell’isola, il porto di Gia Luan serve la linea di catamarani e traghetti che provengono dal molo di Tuan Chau della città di Ha Long.

Per quanto riguarda i mesi migliori per visitare Cat Ba, sono marzo e aprile in primavera e ottobre e novembre in autunno, quando le piogge sono scarse e le temperature gradevoli.