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Viaggio a Tràng An, il complesso paesaggistico patrimonio Unesco

Un patrimonio mondiale dell’umanità che emoziona anche solo a immaginarselo. Situato alla sponda meridionale del delta del fiume Rosso, regione immensa del Vietnam, il complesso paesaggistico di Tràng An è uno spettacolo di picchi carsici calcarei e valli, molte delle quali parzialmente sommerse e circondate da ripide scogliere quasi verticali. Ciò che lo rende straordinario non è soltanto lo scenario che strega lo sguardo, al punto da far fatica a distinguere la realtà dalla fantasia, ma anche la storia che l’attraversa e che fa di questi luoghi un regno di scoperte uniche: basti pensare che vi sono presenti tracce di insediamenti umani risalenti ad almeno 30.000 anni fa.

L’antichissima e affascinante storia di Tràng An

Dove ci troviamo esattamente? L’area di pregio paesaggistico di Tràng An, patrimonio Unesco, è situata presso Ninh Bình, città capitale dell’omonima provincia nella regione del delta del fiume Rosso, nel Vietnam settentrionale, a poco meno di 100 chilometri a sud di Hanoi (ecco nove cose da fare quando ci andrete).

L’esplorazione di grotte a diverse altitudini ha rivelato tracce dell’attività umana per oltre 30.000 anni. Ci sono prove che dimostrano come i primi gruppi di cacciatori e agricoltori si siano adattati ai cambiamenti del paesaggio e a quelli climatici più estremi della storia recente del pianeta. Si può intuire come si siano sviluppate le abitudini delle popolazioni locali nei secoli grazie alla presenza di trenta siti archeologici disseminati nell’area, a pitture rupestri e a una incredibile varietà di strumenti in pietra primitivi.

Non sono solo le grotte e i loro tesori antichissimi a regalarci un viaggio indietro nel tempo. La storia millenaria dell’interazione tra esseri umani e natura selvaggia è racchiusa nelle pagode, nei templi e nei villaggi, ma soprattutto nei resti della città di Hoa Lu, la prima capitale del Vietnam indipendente, dopo i precedenti mille anni di dominazione cinese, stabilita strategicamente qui nel X e XI secolo d.C. A dimostrazione di come Tràng An abbia svolto un ruolo centrale nella storia politica della regione. Hoa Lu fu la capitale per 41 anni, fino al 1010, quando prese il suo posto come centro del potere politico la Cittadella imperiale di Thang Long, sede della corte reale fino al 1810. In seguito, la dinastia Trần trasformò quest’area in un centro religioso ed educativo dei membri reali e, da allora, è stata la culla della cultura e del buddismo del Vietnam fino ai giorni nostri.

Un paesaggio eccezionale che strega chiunque

Tràng An è di importanza mondiale per il suo paesaggio tropicale a dir poco eccezionale, con una varietà di coni e torri carsiche e un intricato sistema di corsi d’acqua sotterranei, alcuni dei quali navigabili. Le montagne spettacolari, le grotte segrete e i luoghi sacri di questo patrimonio paesaggistico e culturale creano uno scenario di una calma e bellezza surreali, tanto da ispirare le persone che lo hanno abitato per innumerevoli generazioni.

Tutte queste caratteristiche contribuiscono a creare un’esperienza multisensoriale per il visitatore, accentuata da colori contrastanti e sempre diversi: il verde intenso delle foreste, il grigio delle rocce calcaree e delle scogliere, il blu e smeraldo delle acque e l’azzurro brillante del cielo, cui si aggiungono quelli delle aree utilizzate dall’essere umano, tra cui le risaie dalle inconfondibili tonalità verdi e gialle. I visitatori, trasportati sui sampan – le tradizionali imbarcazioni di legno del posto – condotti da guide locali, sperimentano un’intima connessione con l’ambiente naturale e un rilassante senso di serenità e sicurezza. Semplicemente, un paradiso.

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Populonia, meraviglia toscana, è il miglior sito archeologico d’Italia

È stato eletto miglior sito archeologico d’Italia, battendo luoghi anche più famosi, in occasione della prima edizione del premio GIST ACTA, Archeological & Cultural Tourism Award assegnato a Firenze durante “TourismA”, l’annuale salone dell’archeologia e del turismo culturale che si svolge a Firenze, patrocinato dal ministero della Cultura.

A vincere il prestigioso riconoscimento è stato inaspettatamente il Parco Archeologico di Baratti e Populonia, in Toscana, l’antica città etrusca affacciata sul mare. Il sito comprende l’area dove sorgeva la città etrusca e romana di Populonia, nota fin dall’antichità per l’intensa attività metallurgica legata alla produzione del ferro. Un luogo di grande fascino, immerso in un paesaggio naturale unico, con le sepolture dei princìpi guerrieri affacciate sul golfo, la macchia mediterranea che nasconde tombe etrusche scavate nella roccia, fino a giungere sull’acropoli, con i suoi edifici sacri affacciati sulle isole dell’Arcipelago Toscano.

Populonia, il più bel sito archeologico d’Italia

Antichissima città etrusca, Populonia si erge sulla punta Nord del promontorio di Piombino, con una bellissima vista mare. Circondata dalla natura, questa località era una dei 12 centri della Dodecapoli, città-Stato che facevano parte dell’Etruria, l’unica a sorgere sulla linea di costa. Ancora oggi racchiude moltissimi tesori, anche di diverse epoche.

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Fonte: 123rf

Una tomba etrusca a Populonia

A iniziare dalla Rocca, situata in cima alla collina. Sorta sull’acropoli dell’antica “Pupluna” e poi edificata nella prima metà del XV secolo, la fortezza s’impone tra le viuzze strette e lastricate del centro storico, dove oggi si alternano antiche botteghe, bar e negozietti.

Qui il tempo sembra essersi fermato in un’epoca passata e, ancora oggi, si possono ammirare i resti della città antica, tra mura etrusche, antichi edifici d’epoca romana e medievale, tra cui la torretta che regala, una volta raggiunta, una splendida vista a 360 gradi.

Castello di Populonia

Fonte: iStock

Il Castello di Populonia

Il panorama da qui è davvero meraviglioso e riporta anche al Golfo di Baratti, che si apre all’estremità Sud-orientale del Mar Ligure. Qui c’è una spiaggia libera, preceduta dalle pinete, ma anche moltissime testimonianze etrusche che si estendono tra il Parco Archeologico di Baratti e Populonia, in cui si possono ritrovare i resti dell’antica città. Diviso tra parte alta e bassa, il parco mostra due necropoli di fase etrusca, le cave e gli antichi quartieri industriali dove si lavorava per produrre il ferro, oltre a templi, edifici, capanne e mosaici ricavati lungo le mura e risalenti alla fase romana.

Alla scoperta del Parco Archeologico di Baratti e Populonia

Non solo storia e archeologia. In questa zona si possono percorrere sentieri o fare trekking, magari seguendo le antiche mura, all’interno del parco, oppure salendo lungo il sentiero boscoso di via delle Cave fino al Belvedere, per ammirare dall’alto la baia di Baratti. Per gli amanti dell’aria aperta e dello sport non ci sarà proprio da annoiarsi: diversi sono gli itinerari per scoprire questi bellissimi luoghi, seguendo le strade rivestite di roccia, attraversando i boschi o, ancora, attraversando la macchia mediterranea.

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Fonte: 123rf

Il sito archeologico di Populonia in Toscana

Dalla città antica alle insenature, ci si può spingere anche verso i ruderi del monastero benedettino di San Quirico, complesso ecclesiastico situato alle pendici del Poggio Tondo. Per poi tornare giù, verso il mare e le spiagge rossastre, colorate così per via dei residui minerali legati all’estrazione del ferro in epoca etrusca. Godersi il panorama, seduti in riva al mare, con alle spalle la natura, sarà davvero fantastico, così come immergersi nei fondali cristallini del Golfo, certamente ancora ricchi di tesori.

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Fonte: iStock

Il Golfo di Baratti visto da Populonia
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I bunker raccontano la storia d’Italia, e si possono visitare

In occasione delle ultime Giornate FAI di primavera, il luogo più visitato in Italia è stato il tunnel del bunker antiatomico West Star di Affi, in provincia di Verona. Si tratta di una base militare sotterranea fra le più grandi d’Italia, costruita durante gli anni della Guerra Fredda. Poteva ospitare 999 militari in caso di guerra. Al bunker non è ancora possibile accedere, ma, visto il grande interesse per questo tipo di costruzioni, ce ne sono altri in Italia che si possono visitare.

Molti si trovano lungo il confine italiano, in particolare ce ne sono diversi in Val Venosta, vicino all’Austria. Uno di questi, il bunker n. 20, si trova a Curon, il Comune divenuto famoso per il Lago di Resia e il suo campanile che spunta dalle acque e per essere stato scelto come location per una serie Tv.

Lungo il confine, a partire dagli Anni ’30, venne realizzata un’estesa linea di difesa formata da ben 66 bunker, sbarramenti anticarro, strade di rifornimento e trincee di combattimento, per proteggersi da una potenziale invasione della Germania di Hitler. La linea di difesa nel paese di confine di Resia è ancora oggi ben conservata.

Il bunker n. 20

Questo sbarramento alpino, che appare come una bizzarra opera d’arte, oggi può essere riscoperto e ci si può passeggiare in mezzo. Merita assolutamente una visita il bunker della sorgente dell’Adige n. 20 a Curon e lo sbarramento di Pian dei Morti, che si trova in una zona paludosa, oggi monumento naturale, sopra l’abitato di Resia. Sia in estate sia in inverno l’ufficio del turismo organizza visite guidate.

Le fortificazioni al Passo Resia, chiamate Vallo Alpino, sono una meta perfetta per gli appassionati di storia. Le visite guidate al bunker n. 20 permettono di immergersi nel periodo dei grandi conflitti mondiali moderni.

Il bunker si trova in corrispondenza della sorgente del Fiume Adige facilmente individuabile perché c’è una targa di pietra, a 1.525 metri di quota e a solo una ventina di minuti a piedi dal centro di Resia, raggiungibile percorrendo l’Altavia Val Venosta lungo il sentiero n. 2, una bellissima escursione in alta quota da fare a piedi d’estate e con le ciaspole d’inverno. Con i suoi 415 chilometri di lunghezza, l’Adige, che attraversa Trentino-Alto Adige e Veneto per poi sfociare a Rosolina Mare sull’Adriatico, è il secondo fiume d’Italia.

Il bunker n. 20 è stato realizzato in parte in calcestruzzo e in parte scavato direttamente nella roccia. La parte interrata ha una lunghezza di circa 270 metri e la superfice calpestabile è di circa 450 metri quadrati. L’ingresso è consentito solo con la guida.

Lo sbarramento Pian dei Morti

Lo sbarramento di Pian dei Morti è un’opera difensiva che fa parte del “XIII Settore di Copertura Venosta”, all’interno del Vallo Alpino in Alto Adige. Si trova proprio a Pian dei Morti, da cui prende il nome, a duemila metri di quota, sopra al Lago di Resia, al confine con l’Austria. La sua particolarità è data dal fossato anticarro realizzato in modo particolare: a forma di “denti di drago”, un ostacolo insormontabile per l’eventuale passaggio dei carri armati.

Per raggiungere il Pian dei Morti oggi esiste un sentiero, lo stesso n. 2 che conduce al bunker n. 20 e che prosegue fin lassù. Si tratta di un percorso di trekking piuttosto impegnativo lungo circa 7 km, ma tranquillamente adatto a una famiglia e che si può fare anche in sella a una comoda e-bike. Si attraversano boschi che ancora oggi dividono l’Italia dall’Austria (ogni tanto si incontra un cavo che delinea il confine), laghetti e paesaggi incantati, spesso frequentati da cavalli Haflinger (o avelignesi, una razza originaria di Avelengo, sempre qui in Alto Adige) allo stato brado.

Lungo tutto il sentiero, che si snoda lungo una strada a tornanti che segue il crinale della montagna, e sulla cima di Pian dei Morti si trovano diversi bunker che si mimetizzano con il terreno. Le porte e le finestre di queste opere sono state realizzate con del materiale che simula la pietra.

Qui si trova uno dei punti più amati dagli escursionisti che vengono fin quassù. Si tratta del “belvedere” sul Lago di Resia, che si trova quasi alla fine dello sbarramento. Non è una vera terrazza, quanto una grossa roccia sulla quale salire e da cui ammirare la spettacolare vista dall’alto del Lago di Resia.

La rete di sotterranei

Essendo un luogo di passaggio attraverso le Alpi, l’Alta Val Venosta ha da sempre avuto una grande importanza strategico-militare. Romani, Asburgici e l’esercito napoleonico passarono di qui, e anche la Seconda guerra mondiale ha lasciato le sue tracce.

In tutta la zona, nascosta in mezzo ai frutteti e ai prati, si dirama una fitta rete di sotterranei che è possibile visitare. Le visite guidate nei sotterranei dell’Alta Val Venosta ripercorrono un gigantesco sistema di gallerie invisibili a occhio nudo costruito come rifugio in epoca fascista. La visita lunga comprende due bunker, di cui uno a Malles e l’altro a Tarces e la galleria sotterranea di collegamento.

La Val Venosta

È una valle tranquilla, che confina da un lato con l’Austria e dall’altro con la Svizzera, la Val Venosta, un piccolo paradiso delle vacanze, lontana dalle folle di turisti che, strano a dirsi, regala ancora scorci incontaminati. Qui, dove nasce l’Adige e dove svettano picchi che sfiorano le nuvole, si dipanano piccole e incantevoli vallate ideali per chi è alla ricerca di una vacanza attiva, ma anche slow. E, cosa alquanto inusuale, nasconde un lato della nostra storia che pochi conoscono e che merita di essere scoperta.

 

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Mete da visitare almeno una volta nella vita: il Glacier National Park

Esistono mete che dovrebbero davvero essere visitate almeno una volta nella vita, inconfondibili e uniche per la loro maestosa bellezza.

Una di queste è, senza alcun dubbio, il Glacier National Park del Montana, un luogo a dir poco magico dove la natura ha dato il meglio di sé, chiamato anche la “Corona del Continente” per via delle innumerevoli meraviglie naturali.

Alla scoperta di uno dei parchi più favolosi degli Stati Uniti

Al confine con il Canada, plasmato da incredibili laghi, 26 ghiacciai, vette imponenti, chilometri e chilometri di fiumi, fragorose cascate e due catene montuose, il Glacier National Park, con una superficie di 4102 chilometri quadrati, è uno dei parchi più affascinanti degli USA, Patrimonio UNESCO, un’esperienza da “una volta nella vita” per gli escursionisti, gli alpinisti e per chi ama i paesaggi di montagna.

Lo attraversa la Going-to-the-Sun Road, ottanta chilometri di strada tra i più panoramici d’America, la più gettonata per un “viaggio on the road” e per scattare fotografie uniche e ammirare vedute che rimarranno per sempre indelebili.

Percorrendola, costeggerete lo sfavillante e trasparente Lago McDonald a 916 metri di altezza, ammirerete le cascate McDonald Falls, passerete accanto all’incantevole distesa fiorita del Garden Wall e vi troverete al cospetto del “muro piangente”, il Weeping Wall, tratto di parete rocciosa su cui l’acqua, scorrendo dal bordo delle rocce, finisce direttamente sulla strada.

Ancora, vi sorprenderanno la svolta chiamata Paradise Meadow (o Big Bend) da cui il tramonto è eccezionale, il Jackson Glacier Overlook da cui si gode di una visuale privilegiata sul settimo ghiacciaio più grande del parco, e il Wild Goose Island Lookout, suggestivo panorama sull’omonima isola.

Ma il Glacier National Park, come accennato, è un paradiso per il trekking e le escursioni in montagna: sono molti i sentieri con inizio dalla Going-to-the-Sun Road, da quelli brevi e adatti a tutti come il Trail of the Cedars (1,6 chilometri immersi in una foresta di maestosi cedri, alcuni dei quali di oltre 500 anni) che può essere anche allungato per raggiungere l’Avalanche Lake, ai più impegnativi come l’Highline Trail, per escursionisti esperti, che segue il Continental Divide e regala uno scenario mozzafiato disegnato da valli glaciali, prati alpini e la famosa Garden Wall.

Altri sentieri molto frequentati sono il St. Mary and Virginia Falls Trail che porta alle cascate Virginia e Saint Mary e l’Hidden Lake trail che porta al lago celato tra splendide vette montane.

E non è tutto.

Oltre al viaggio on the road e alle escursioni in un paesaggio difficile da descrivere a parole, il parco tra i più belli degli USA offre la possibilità di gite in barca sul Lake Medicine o sul Lake McDonald, gite a cavallo, rafting e pesca.

Informazioni pratiche

Il parco è visitabile tutto l’anno 24 ore su 24 ma uno dei periodi migliori per scoprirlo va da giugno a ottobre quando la Going-to-the-Sun Road e le altre strade rimangono solitamente aperte.

Considerata la notevole estensione e le infinite attrattive da esplorare nel dettaglio, è consigliabile dedicare almeno 3 giorni al Glacier National Park con 1 giorno per zona (Going to the Sun Road, Two Medicine Valley e Many Glacier).

Per quanto riguarda il pernottamento, si tratta di uno dei pochi parchi degli USA con varie strutture ricettive al suo interno, comode e vicine ai principali punti di interesse e immerse in paesaggi da favola.

Infine, segnaliamo la presenza di un servizio navetta che consente di ammirare una buona parte del parco tra i centri visitatori di Apgar e St. Mary lungo la Going-to-the-Sun Road con corse, generalmente, ogni 15 minuti senza necessità di prenotazione.

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Questa piccola città è la capitale dell’aurora boreale

Se c’è un’esperienza che gli appassionati di viaggi e non, devono provare almeno una volta nella vita è quella di assistere all’aurora boreale. Le luci pronte a colorare i cieli notturni con i loro movimenti molto simili a una danza hanno in sé qualcosa di magico, difficile da dimenticare.

Se sei pronto a rimanere incantato da questo fenomeno, devi sapere che ci sono molti posti in cui poterlo osservare. Oltre al circolo Polare Artico, Alaska e paesi del nord Europa come Svezia, Norvegia, Finlandia, puoi scovarla anche in Canada e in particolare nella città di Yellowknife. Situata sulla sponda settentrionale del Great Slave Lake, il lago più profondo del Nord America, la cittadina può essere considerata un piccolo paese delle meraviglie in cui il tempo si è fermato perché sono tutti con il naso all’insù ad osservare l’aurora boreale.

Yellowknife, la capitale americana dell’aurora boreale

Posizionata nel Nord del Canada, quando arrivi a Yellowknife hai davanti a te un territorio estremo in cui la fauna e la natura selvatica fanno da sfondo al fenomeno dell’aurora boreale. Il momento migliore per osservarla è proprio l’inverno, stagione in cui le le temperature possono arrivare fino a -40°, un sacrificio che ne vale assolutamente la pena. In cambio avrai il privilegio di assistere al fenomeno naturale di luci e colori anche più sere di seguito.

Yellowknife e la meraviglia dell'aurora boreale

Fonte: iStock

Giochi di luci e colori durante l’aurora boreale a Yellowknife

Yellowknife, proprio per la sua posizione è il luogo ideale perché è possibile ammirare l’aurora boreale per circa 240 notti l’anno. Ma c’è un momento specifico per assistere a questo spettacolo della natura? L’orario non è sempre lo stesso, può variare: in genere le prime luci colorate appaiono la sera e terminano nelle prime ore del mattino, in questo caso sarà piacevole passare la notte in bianco.

Una città incantevole tutto l’anno

Anche se viene considerata la capitale del Nord America dell’aurora boreale, Yellowknife è un luogo affascinante tutto l’anno. In inverno oltre ad osservare questo fenomeno naturale puoi vivere l’esperienza di pescare su un lago ghiacciato, oppure organizzare delle escursioni a bordo di una motoslitta o di una slitta trainata da cani.

L’estate, invece, è il momento dell’anno in cui è possibile ammirare la natura al meglio. In questo periodo le temperature gelide cedono il passo a un clima un po’ più mite che ti permette di trascorrere le giornate svolgendo diverse attività all’aperto e assistere allo spettacolo del sole di mezzanotte. La pesca rimane una delle attività preferite della zona da fare in riva al lago, o a bordo di una barca. Se invece ami passeggiare nella natura non puoi rinunciare a una piacevole escursione sfruttando in pieno le ore di luce fino alla mezzanotte.

Yellowknife si tinge di colori con l'aurora boreale

Fonte: iStock

L’aurora boreale illumina la notte a Yellowknife

Yellowknife non è solo fauna e flora, ci sono anche numerosi luoghi da visitare durante tutto l’anno direttamente nella cittadina. Ad esempio si può scoprire il Prince of Wales Northern Heritage Centre, un archivio museale ricco di testimonianze storiche della città, ma anche il Bush Pilots Monument il monumento dedicato ai piloti che sorge nel belvedere della cittadina. C’è infine l’Assemblea legislativa dei Territori del Nordovest, la sede del governo Canadese in questo territorio. Yellowknife è una piccola città dove si può stare realmente a contatto con la natura, ma che stupisce anche per la sua storia.

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Christchurch, come scoprire la città a bordo di un tram

“Città giardino”, ma anche la “città più bella della Nuova Zelanda”: Christchurch si è meritata nel tempo questi due nomignoli che fanno capire molto bene quanto sia affascinante quella che viene considerata la località più inglese di questa nazione. È la tappa perfetta per chi è in cerca di qualcosa di nuovo da esplorare, un luogo vivace e in fermento in cui il verde domina in lungo e in largo. Il paesaggio è infatti dominato da natura selvaggia e giardini botanici, senza dimenticare la bellezza mozzafiato dell’oceano e le principali attrattive che vanno dai mercatini agli edifici più pittoreschi. Il modo ideale per ammirare e scoprire tutte queste meraviglie è viaggiare in tram.

Le bellezze da ammirare in tram

Quando si tratta di visitare una città, il tram è forse l’ultimo mezzo di trasporto che viene in mente. In realtà a Christchurch la rete tranviaria è ben sviluppata e può vantare la bellezza di 2,5 chilometri di percorsi. È un’esperienza unica che permette al visitatore di imbattersi sia nelle zone antiche della città che in quelle più moderne. Ecco perché quando si arriva in questa parte della Nuova Zelanda è davvero impossibile rinunciare a una corsa a bordo dei tram storici, magnificamente restaurati e diventati ormai tra le attrazioni più amate. Di sicuro è un viaggio che vale la pena fare almeno una volta nella vita.

Il tour a bordo del tram di Christchurch

Fonte: 123RF

Una delle tappe del tour a bordo del tram di Christchurch

Il tour col tram in giro per Christchurch comincia dalla Cathedral Junction, la stazione ferroviaria, e prosegue lungo la Cathedral Square, il vero e proprio cuore della città. È qui che svetta la splendida cattedrale anglicana, messa a dura prova dal terremoto del 2011 ma che ancora mantiene intatto tutto il suo fascino. Le tappe successive permettono di apprezzare Christchurch a tutto tondo. I giardini botanici possono essere considerati un’autentica bomboniera, ricca di piante rare e curate con grande amore.

Svago, cultura e molto altro ancora

Il tram attraversa poi altri luoghi imperdibili della città neozelandese. Non può mancare una fermata presso il Canterbury Museum, uno dei principali luoghi storici di Christchurch e impreziosito da un numero svariato di collezioni di storia naturale che aiutano a comprendere meglio il passato, il presente e il futuro della città stessa. Ma il tour in tram non è certo finito qui! I binari della lunga rete viaria si snodano fino al Margaret Mahy Playground, il parco giochi di Christchurch. Forse il termine “parco giochi” è però limitativo: è un posto magico, senza età, in cui è possibile cimentarsi con gli scivoli giganti, domare la volpe volante, azionare dei canali d’acqua e persino costruire il castello di sabbia più grande che si possa immaginare.

Giro di Christchurch a bordo del tram storico

Fonte: 123RF

Il tram storico entra al centro di Christchurch

E perché non approfittare del tram per immergersi nella cultura di Christchurch? Un’altra tappa raggiungibile tramite questi binari è Tūranga, la biblioteca principale della città e anche la terza più grande di tutta la Nuova Zelanda. Si tratta di ben 6mila metri quadrati e quattro piani da sfruttare per approfondire l’eredità letteraria del paese. I ritmi rilassati del tram sono perfetti per approfittare del relax che si respira in ogni angolo di Christchurch, un mezzo spesso bollato con troppa fretta come “antico” e che invece rende indimenticabile questo viaggio nella lontana e intrigante Oceania.

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Da questa roccia è nato un monastero: è il più bello dell’isola

Situato ad appena un chilometro dal villaggio di Tala, e a circa venti minuti di auto da Paphos, esiste un monastero che non solo è il più famoso dell’isola, ma è anche uno dei luoghi più suggestivi e affascinanti di tutta Cipro e forse del mondo intero.

Stiamo parlando del Monastero di Agios Neophytos, un luogo di isolamento incastonato tra le lussureggianti colline interne della parte occidentale dell’isola, che comprende un piccolo ambiente realizzato in una grotta naturale nel XII secolo dal monaco Neophytos dal quale è nato l’attuale Monastero.

Raggiungere questo posto, in occasione di un viaggio a Cipro, permette alle persone di scoprire un luogo sacro e di vivere un’esperienza all’insegna della pace, del relax e della bellezza. Pronti a partire?

Cipro: il Monastero di Agios Neophytos

Situata nel Mediterraneo orientale, Cipro non ha bisogno di presentazioni. Si tratta di un’isola straordinaria che preserva e conserva un patrimonio culturale, storico e naturalistico di immenso valore e che da anni è diventata meta prediletta delle vacanze dei viaggiatori provenienti da ogni parte del mondo.

Raggiunta soprattutto in primavera e in estate, per via delle spiagge dorate che brillano al sole e che sono bagnate da un mare azzurro e cristallino, Cipro non è solo la meta perfetta per una vacanza spensierata, ma è anche una destinazione culturale ricca di siti archeologici e di luoghi di culto. Ed è proprio alla scoperta di un posto sacro e straordinario che oggi vogliamo portarvi.

Partendo da Paphos, la città situata sulla costa più frequentata dai viaggiatori in estate, è possibile raggiungere il Monastero di Agios Neophytos, l’edificio religioso più sorprendente di Cipro. Le sue origini, tanto antiche quanto affascinanti, risalgono al 1159 e sono collegate al santo cipriota Neophytos.

Il monaco, costretto a rifugiarsi tra le colline di Cipro per fuggire alla persecuzione, trovò in questa zona dell’isola una piccola grotta naturale dove scelse di stabilirsi. Scavò ulteriormente l’ambiente per creare una cella, una cappella e una tomba per il futuro. Con gli anni altri monaci si unirono a Neophytos, creando così una piccola comunità monastica che ancora oggi vive in questa parte dell’isola.

Agios Neophytos oggi comprende il monastero originario nato dalla grotta scavata dal monaco che prende il nome di Egkleistra, il Monastero e la sua chiesa, che conserva icone post-bizantine del XVI secolo, e un museo ricco di manoscritti religiosi e altri manufatti che raccontano la storia del luogo e non solo.

Monastero di Agios Neophytos

Fonte: 123rf

Monastero di Agios Neophytos

Un paradiso sacro

Raggiungendo questo paradiso sacro è possibile entrare nel luogo di isolamento che il monaco scavò nella roccia, la Egkleistra. Non solo per ripercorrere un pezzo di storia della vita del santo, ma anche perché all’interno della grotta sono conservati resti di affreschi bizantini risalenti al XII e al XV secolo.

Un’esperienza, questa, resa ancora più straordinaria dalla posizione privilegiata del monastero. Agios Neophytos, che è raggiungibile in circa venti minuti in auto da Paphos, è infatti incastonato nella natura rigogliose dell’isola ed è situato a un’altezza di oltre 500 metri dal livello del mare. Dal complesso monastico è possibile godere di una vista mozzafiato sulla città di Paphos e trascorrere del tempo immersi in un luogo fatto di pace, silenzio e bellezza.

Monastero di Agios Neophytos

Fonte: 123rf

Monastero di Agios Neophytos, Cipro
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La città più progressista d’Europa (ma che in pochi conoscono)

L’incredibile città di cui vi vogliamo parlare oggi, pur essendo considerata la più antica del Paese in cui si trova, è la più progressista di tutto il nostro continente. Il motivo per cui può essere definita in questo modo e perché ogni giorno può vantare un ampio numero di iniziative legate alle sostenibilità.

Nijmegen, orgoglio dei Paesi Bassi

La località in questione è situata nella zona est dei Paesi Bassi, a soli 10 km dal confine tedesco. Si chiama Nijmegen (in italiano Nimega) e, giorno dopo giorno, compie alcuni dei passi più coraggiosi in Europa in termini di sostenibilità. Per fare degli esempi, il suo centro storico è completamente pedonale e vanta ben 60 km di “autostrade” ciclabili. Non sono da meno i mezzi pubblici: gli autobus funzionano con carburante verde e sono in atto programmi che incoraggiano il car sharing.

Nel 2016, tra le altre cose, è stata dismessa la centrale elettrica a carbone che è stata in seguito trasformata in un parco che ospita 9.000 pannelli solari e due turbine eoliche che alimentano quasi 400 case in città, tanto che nel 2018 Nijmegen è stata la Capitale Europea Green. Nonostante tutto questo, poche persone al di fuori dei Paesi Bassi ne hanno sentito parlare.

Nijmegen paesi bassi

Fonte: iStock – Ph: jacquesvandinteren

Una veduta di Nijmegen

Visitare questa città permette quindi di passeggiare davanti alle tradizionali case olandesi e, contemporaneamente, respirare aria pulita, bella fresca. Avventurandovi, per esempio, presso Lange Hezelstraat – considerata la più antica via dello shopping dei Paesi Bassi – vi accorgerete che negozi indipendenti, boutique vintage e ristoranti vegani e vegetariani sono affiancati da ulivi in ​​vaso che sbocciano in strade prive di rifiuti, mentre le persone si salutano a bordo delle loro e-bike.

Come ha fatto Nijmegen a diventare così progressista

Poco sopra vi abbiamo accennato che che Nijmegen è stata insignita del titolo di Capitale Verde Europea nel 2018, ma la verità è che le sue radici progressiste risalgono a molto prima. La città, infatti, può vantare una lunga storia di attivismo studentesco: è stata proprio lei il centro della controcultura olandese e della protesta dagli anni ’60 fino alla metà degli anni ’80.

Andando più nel dettaglio si scopre che il movimento sindacale studentesco nazionale olandese è stato fondato da uno studente di Nijmegen, Ton Regtien, nel 1963. Negli anni ’70, invece, questa città è diventata l’ambientazione di altri raduni socialisti. Non a caso anche oggi i suoi abitanti, ma soprattutto gli studenti, sono particolarmente attenti al mondo, all’ambiente e al clima.

Basta guardare la Radboud University che ha messo il tema della sostenibilità al primo posto di tutti i campi di studio pertinenti. E parliamo di un istituto che è tra i migliori del Paese, così come tra i primi 150 del mondo e tra i top 50 in Europa.

Radboud University nimega

Fonte: iStock – Ph: Ralf Liebhold

La Radboud University

Cosa vedere a Nijmegen

Nijmegen è quindi un’eccezionale città olandese che in pochi conoscono ma che sta ottenendo grandi risultati in termini di sostenibilità, un ottimo esempio per il resto del mondo. Allo stesso tempo è anche una spettacolare località da visitare.

Il migliore punto di partenza per scoprirla è Grote Markt, il cuore pulsante della città. Si tratta della piazza del mercato centrale che è circondata da splendidi palazzi, storici edifici, locali e bar. Ma ad attirare l’attenzione è senza ombra di dubbio il bellissimo Waagh, un edificio in stile rinascimentale del XVII secolo, che oggi ospita un suggestivo e raffinato ristorante.

A dominare Grote Markt, invece, è Stevenskerk, la chiesa più antica di Nijmegen. Dedicata al culto di Santo Stefano, risale al XIII secolo e custodisce oltre 750 anni di storia. Impossibile non rimanere affascinanti dalle sue eleganti cupole, il monumentale Köniorgan, gli spettacolari lampadari e i giochi di luci sulle vetrate. La Torre Stevenstoren, infine, regala spettacolare vista su tutta la città.

Essendo una località attenta allo sostenibilità, non potevano mancare luoghi verdi nel centro abitato. Uno di questi è il Kronenburgerpark, un meraviglioso giardino pubblico costruito nel XIX secolo attorno a una struttura medievale. Farci un giro, infatti, consente anche di ammirare alcune rovine e la splendida torre medievale Kruittoren.

Bellissimi sono anche i due laghetti dove dimorano diverse specie animali. Mentre per i più piccoli c’è un’area giochi con scivoli e percorsi.

Kronenburgerpark centro di Nijmegen

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Il meraviglioso Kronenburgerpark nel centro di Nijmegen

Un’altro parco di notevole interesse Valkhof, anch’esso in centro, e che oltre alla bellezza estetica conserva anche interessanti testimonianze storiche, a partire dalle antiche rovine romane del XII secolo. Vi sono, tra le altre cose, anche 3 bunker costruiti dai tedeschi nel corso della Seconda Guerra Mondiale. Da queste parti, inoltre, sorge una suggestiva Cappella dalle origini molto antiche sul cui sfondo si può ammira un famoso ponte che attraversa il Waal, il fiume che scorre in città.

Ma non è finita qui perché il parco ospita anche un museo (Het Valkhof) con una ricca collezione di reperti archeologici e arte moderna.

Nell’elenco su cosa vedere a Nimega non può certamente mancare il Waalbrug, ovvero il monumentale ponte ad arco che vi abbiamo accennato sopra. Costruito nel 1936, è lungo oltre 600 metri e nel suo punto più alto arriva a sfiorare i 65 metri di altezza.

Vale la pena fare una sosta anche al MuZIeum, un museo che permette di vivere una vera e propria esperienza sensoriale: i visitatori vengono letteralmente bendati, una situazione che fa sì che tutti mettano alla prova i propri i sensi, fatta eccezione per la vista.

Cosa vedere nei dintorni

Non meno interessanti sono i dintorni di Nijmegen che offrono tante attrazioni da visitare che accontentano tutti i gusti. A più o meno 30 km dal centro città, per esempio, sorge il Castello di Doorwerth che ha la particolarità di svettare dalle acque dell’omonimo villaggio.

Oltre a essere puramente affascinante, è stato anche legato a fenomeni di presunte apparizioni di fantasmi e, secondo la leggenda, si aggirerebbero nel castello anche le Witte Wieven, particolari figure femminili del folclore olandese e belga.

È bene sapere, infine, che Nijmegen è anche sede, tutti gli anni, della “Quattro giorni di Nimega”, la più grande marcia non competitiva al mondo che riesce ad attirare nella città decine di migliaia di partecipanti e centinaia di migliaia di spettatori.

Non resta che correre a scoprire la città più progressista (ma al tempo stesso molto antica) d’Europa.

Castello di Doorwerth paesi bassi

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Il meraviglioso Castello di Doorwerth
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Puoi bere un tè nella casa più piccola del mondo

Organizzare un viaggio ad Amsterdam, in ogni periodo dell’anno e in tutte le stagioni, è sempre un’ottima idea. La capitale dei Paesi Bassi, infatti, incanta e sorprende da sempre i viaggiatori che provengono da ogni parte del mondo per ammirare da vicino il suo immenso patrimonio culturale, per perdersi nel paesaggio urbano caratterizzato dai canali su quali si affacciano le strette case e per visitare i luoghi e i musei che custodiscono i grandi capolavori che hanno fatto la storia dell’arte.

Di cose da fare e da vedere ad Amsterdam ce ne sono tantissime, e tutte sono destinate a meravigliare. Tuttavia, è proprio all’ombra dei monumenti cittadini e dei luoghi più iconici raggiunti ogni giorno dai turisti, che si nasconde una delle esperienze più imperdibili per tutte le persone che arrivano in città.

Sì perché nella capitale dei Paesi Bassi è possibile bere un tè, e fare una pausa golosa, all’interno di quella che è la casa più piccola del mondo. Curiosi di scoprirla?

La tiny house nel cuore di Amsterdam

Chi è stato ad Amsterdam, e si è trovato a passeggiare lungo la Oude Hoogstraat, non ha dubbi che sia proprio quella situata in questa zona la casa più piccola del mondo. Ma è un primato, quello della Tiny House dei Paesi Bassi, che è conteso da tante altre abitazioni sparse per il mondo.

Se sia davvero la casa più piccola del pianeta non possiamo saperlo, quello che è certo è che questa abitazione è la più piccola della città, e anche la più singolare. Het Kleinste Huis, questo il suo nome, si trova nel cuore della città, a due passi dal centro storico.

Le sue dimensioni sono da record, gli ambienti che caratterizzano i due piani superiori, infatti, sono di appena 2,02 metri di larghezza e 5 di profondità. Questi numeri rendono Het Kleinste Huis la casa più piccola della capitale. La micro dimora è situata all’interno di una palazzina costruita nel 1728 e situata a Oude Hoogstraat 22, proprio accanto a Oost-Indisch Huis, l’ex quartier generale della camera di Amsterdam della Compagnia olandese delle Indie orientali.

La sala da tè nella casa più piccola di Amsterdam

Fonte: Jussi Puikkonen/Alamy/IPA

La sala da tè nella casa più piccola di Amsterdam

Fare merenda nella casa più piccola della città

La particolarità di questo luogo non sta solo nelle sue dimensioni, ma anche nell’esperienza che al suo interno si può vivere. L’edificio, infatti, è stato trasformato in una minuscola sala da tè che offre ogni giorno pause golose e merende deliziose.

Nils e Kristen, i proprietari del locale, sono amanti ed esperti del tè, così hanno scelto di trasformare questo edificio nel cuore di Amsterdam in un posto unico pronto a deliziare i sensi e il palato dei cittadini e di tutti i viaggiatori che giungono qui ogni giorno. Al piano terra della Het Kleinste Huis  si trova il piccolo negozio che vende tè, caffè e prelibatezze locali.

I piani superiori, quelli che misurano appena 2,02 metri di larghezza e 5 di profondità, ospitano due micro sale da tè. L’atmosfera, caratterizzata da un piccolo tavolo posto vicino alla finestra che affaccia proprio sulla Oude Hoogstraat, è intima e accogliente e permette di vivere una delle esperienze golose più incredibili e originali durante un viaggio ad Amsterdam.

La casa più piccola di Amsterdam ospita una sala da tè

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La casa più piccola di Amsterdam ospita una sala da tè
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El Nicho, le roboanti cascate cubane in cui poter fare il bagno

Cuba, l’isola più grande dei Caraibi, tra relax, musica, storia e divertimento, custodisce innumerevoli bellezze naturalistiche, dalle candide spiagge di soffice sabbia lambite dal mare cristallino, alle splendide barriere coralline fino alle lussureggianti foreste di mangrovie dell’entroterra.

Nel cuore del Parco Naturale Topes de Collantes, sorprendente riserva Patrimonio UNESCO disegnata da fiumi, grotte, valli, cascate e scogliere nella Sierra del Escambray, si cela poi uno dei luoghi più affascinanti del Paese, un paradiso in terra, uno spettacolo che lascia senza parole: si tratta delle roboanti cascate di El Nicho, oasi dove assaporare il profondo contatto con la natura caraibica e rinfrescarsi nelle limpide acque.

Un luogo di natura straordinaria

La zona boscosa dell’Escambray, catena montuosa tra le province di Sancti Spíritus, Villa Clara e Cienfuegos, in un paesaggio incontaminato custodisce El Nicho, fiabesco eden formato da svariate cascate trasparenti e magnifiche piscine naturali in cui è possibile fare il bagno.

Simbolo ecologico di Cienfuegos, la “Perla del Sud di Cuba” con la tipica architettura coloniale francese Patrimonio dell’Umanità, è una meta imperdibile dove rinfrescarsi nelle giornate più calde e scorgere la potenza e lo spettacolo della natura in ogni momento.

Una volta arrivati al suo cospetto, sembra di trovarsi in “un altro mondo”, isolato dalla frenesia della città, un luogo isolato che trasuda infinita pace e ispirazione e rapisce con il fragore delle acque che scendono rapide dalle cascate e inondano l’aria già pura con milioni di gocce.

El Nicho è un must per i turisti che amano la natura e le escursioni, per i fotografi e per tutti gli appassionati che potranno ammirare con i propri occhi la meraviglia dell’acqua che precipita nelle invitanti piscine nonché i colori del Tococoro, l’uccello nazionale cubano, dei colibrì, dei picchi, e del Todo di Cuba.

Ma non soltanto: sono ben 65 le piante endemiche che popolano il corridoio biologico di 60 chilometri del Rifugio Fauna Laguna di Guanaroca-Yaguanabo-El Nicho.

Fiore all’occhiello dell’ecoturismo cubano

Il Parco Naturale di El Nicho, fiore all’occhiello dell’ecoturismo a Cuba, deve il nome alla cascata principale che si raggiunge percorrendo il sentiero di 1500 metri chiamato “Reino de las Aguas“, dove la fauna e la flora autoctone inebrieranno i sensi in un tripudio di sensazioni indimenticabili.

Lungo il percorso, le stupende piscine naturali come, ad esempio, la Poceta de los Enamorados, donano preziosi momenti di relax mentre le numerose grotte attendono di essere esplorate: a questo proposito, segnatevi la Grotta Martín Infierno, custode della stalagmite più grande di tutta l’America Latina.

Giunti alla cascata El Nicho, potrete continuare a salire ancora fino al belvedere da cui si gode di una vista unica sulla natura tutt’intorno con il Salto de la Hanabanilla a fare da sfondo.

Per recuperare le energie, non manca un ristorante in stile ranch dove assaporare le deliziose specialità locali.

Come arrivare a El Nicho

Anche se El Nicho è raggiungibile sia da Trinidad che da Cienfuegos, il percorso migliore e consigliabile parte da quest’ultimo, a una cinquantina di chilometri di distanza.

È possibile partecipare a gite organizzate, viaggiare in auto condivisa, in taxi oppure con auto privata da lasciare all’entrata nell’apposita zona parcheggio.

L’area protetta è aperta dalle ore 8.30 alle ore 18.30