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Questo palazzo sospeso sull’acqua è un gioiello da scoprire

Venezia rappresenta il mix perfetto tra tante culture, una fusione che si riflette soprattutto nella sua intrigante varietà architettonica. È proprio questa particolarità che la rende unica nel suo genere, in quello che oggi è un continuo viavai di persone. Ma questo stesso viavai c’era anche in passato, come testimoniato perfettamente dai fondachi.

Ce n’è uno che attira subito l’attenzione: è sospeso sull’acqua, quasi una magia dei costruttori del passato, un vero e proprio gioiello da scoprire nel dettaglio. Il Fondaco dei Tedeschi può “raccontare” l’evoluzione del commercio veneziano (ma anche globale) dal ‘500 ai giorni nostri, ecco perché può essere considerato uno dei simboli principali della località lagunare.

Mezzo millennio di storia

Il Fondaco o Fontego dei Tedeschi che possiamo ammirare oggi non è in realtà l’edificio costruito originariamente. L’attuale Fondaco ha infatti visto la luce nel 1508, subito dopo l’incendio che distrusse per sempre un altro palazzo simile che era stato voluto con forza da Venezia tre anni prima.

La nuova scelta architettonica fu innovativa, ma geniale. A differenza di altri palazzi del Canal Grande, non vennero usate decorazioni in marmo, ma si puntò sull’estro di Giorgione e Tiziano per affrescare il Fondaco. In poco tempo diventò il punto d’approdo principale delle merci dei mercanti tedeschi (da qui il nome). Sempre in questo edificio, chi parlava in tedesco poteva definire accordi e scambiare altra merce.

Fondaco dei Tedeschi illuminato

Fonte: iStock/Massimo Brucci

La suggestiva facciata di Fondaco dei Tedeschi illuminata

Fu persino la residenza di una delle più importanti famiglie di banchieri teutonici, i Fugger. Oggi invece è stato riconvertito in centro commerciale di lusso con annesso polo culturale: dal 2016 il successo del Fondaco dei Tedeschi in questa nuova “veste” è stato crescente, tanto è vero che ogni anno milioni di persone si recano in questo luogo.

I 9mila metri quadri di esposizione e i 5 piani del palazzo sospeso sull’acqua rappresentano un punto di riferimento per lo shopping veneziano. Non solo moda e accessori, qui si trova praticamente di tutto, dai vini pregiati ai prodotti di bellezza, passando per profumi, orologi e cibo raffinato.

Una tappa che non ci si può lasciare sfuggire è senza dubbio la terrazza panoramica, l’ideale per ammirare lo skyline di Venezia da un punto privilegiato, una vista incredibile che domina il Ponte di Rialto e che fa innamorare perdutamente della città. Shopping, ma anche tanta cultura: il Fondaco dei Tedeschi conservava opere di valore inestimabile, tra cui capolavori del Veronese e del Tintoretto. Se n’è persa traccia, ma quello che è rimasto rende la visita al palazzo ugualmente speciale

Arte e cultura: il Fondaco dei Tedeschi oggi

La storia dell’edificio può essere apprezzata negli antichi caminetti che impreziosiscono gli interni e nelle arcate dall’eleganza innegabile, ma anche nei piccoli dettagli. Una piacevole sorpresa si può scovare sotto i davanzali delle finestre centrali in cui il doppio giglio e il pentacolo con due mazze rappresentano probabilmente gli stemmi dei banchieri Fugger.

L'edificio storico Fondaco dei Tedeschi

Fonte: iStock

Lo storico edificio Fondaco dei Tedeschi a Venezia

Il Fondaco dei Tedeschi è aperto tutti giorni, dalle 9:30 alle 19:30 da ottobre a marzo e dalle 9:30 alle 21:30 da aprile a settembre. Per salire sul tetto bisogna armarsi di pazienza, visto che non possono accedere più di 80 persone alla volta. Le mostre, infine, sono in continua evoluzione e accontentano qualsiasi esigenza: sono dedicate agli antichi aspetti della vita commerciale di Venezia, ma anche all’arte contemporanea e a quella fotografica. Una volta entrati, la visita alla città lagunare non sarà più la stessa.

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Viaggio a Betlemme, spiritualità e non solo

A pochissima distanza da Gerusalemme sorge una città dall’anima particolare ma altrettanto legata alle religioni: Betlemme. Oggi considerata la Capitale del Governatorato omonimo nella giurisdizione dell’Autorità Nazionale Palestinese, è da sempre contesa tra Israele e Palestina, e purtroppo questa condizione si avverte un po’ ovunque girando per la città.

Cosa vedere a Betlemme

Betlemme prende vita sulle pendici dei monti della Giudea ed è una città considerata Santa da due grandi religioni: per i cristiani è in una grotta che si trova da queste parti in cui è nato Gesù; per gli ebrei è il luogo in cui venne incoronato il re Davide e in cui fu seppellita Rachele, una delle figure femminili più importanti della Torah (il riferimento principale dell’ebraismo).

Una premessa che fa capire che i siti da visitare sono tanti, e quasi tutti legati a una forte simbologia religiosa. Prima di imbarcarvi nella visita di Betlemme è meglio tenere a mente un piccolo consiglio: una volta arrivati alla stazione degli autobus cittadina affidatevi a uno dei tanti tassisti locali che troverete ad attendervi. Contrattate il prezzo ma fatevi accompagnare da loro: oltre a farvi vedere tutto quello che c’è di essenziale, è anche un modo per aiutare economicamente una realtà che vive quasi esclusivamente di turismo.

La Basilica della Natività

Tra le attrazioni più celebri di Betlemme c’è senza ombra di dubbio la Basilica della Natività. Si tratta di una solenne chiesa che, stando sempre alle Sacre Scritture, è stata edificata sulla famosa Grotta di Betlemme in cui, più di 2000 anni fa, nacque Gesù. Entrando al suo interno scoprirete un luogo divino in cui si fanno notare decorazioni eccezionali, per poi arrivare alla celere cavità dove, grazie a una pietra a forma di stella, potrete scorgere il punto esatto in cui sarebbe venuto al mondo il Figlio di Dio.

Basilica della Natività betlemme

Fonte: iStock

Esterno della Basilica della Natività a Betlemme

La Basilica della Natività, tra le altre cose, è una delle chiese più antiche che esistano ed è stata inserita anche nella lista del patrimonio mondiale dell’Unesco. La struttura si affaccia sulla piazza più affollata della città in cui poter ammirare anche degli spaccati di vita quotidiana locale. Ma a stupirvi sarà un’altra cosa: nonostante sia una struttura molto grande, la porta di ingresso è davvero piccina, tanto che per varcarla è necessario abbassarsi. Il motivo? È inchinandosi che si può mostrare umiltà di fronte a Dio, entrando in quella che è la sua casa.

Di fronte alla Basilica della Natività si innalza nei cieli anche la Moschea di Omar che, in qualche maniera, sta lì a simboleggiare la comprensione e la convivenza tra diverse religioni.

La Strada della Stella

La Strada della Stella è la via più famosa di tutta Betlemme: proprio qui passarono i tre Re Magi per andare da Gesù appena nato. Erano guidati dalla celebre stalla cometa che li condusse proprio di fronte alla grotta che, attualmente, si trova all’interno della chiesa.

Oggi è un continuo susseguirsi di porte colorate che si fanno spazio in una passeggiata piena di botteghe e negozi di ogni genere in cui acquistare un po’ di souvenir.

Grotta del Latte

Altro luogo particolarmente caro alla religione cattolica di Betlemme è la Grotta del Latte, ossia la cappella in cui Cristo, Maria e Giuseppe si nascosero per sfuggire alla strage degli Innocenti, voluta all’epoca da re Erode. Al suo interno è possibile osservare mosaici bizantini del V secolo.

Stando alla tradizione, mentre la Vergine stava allattando Gesù le cadde del latte sulle pietre che, come per miracolo, diventarono subito bianche. Per questo motivo, nel corso del tempo si è trasformato anche in un luogo di pellegrinaggio per tutti coloro che desiderano avere un figlio.

grotta del latte betlemme

Fonte: iStock – Ph: svarshik

Un angolo della Grotta del Latte

Il Campo dei Pastori

A Beit-Sahur, poco più a sud-est di Betlemme, si erge il Campo dei Pastori, un santuario che, secondo i racconti biblici, corrisponde a quello in cui gli angeli avrebbero annunciato la nascita di Gesù ai pastori. In sostanza è il luogo dell’annunciazione, un posto sacro che si trova incorniciato tra verdi colline.

La Betlemme non spirituale

C’è anche un altro lato di Betlemme che si discosta non di poco dalla “vera” spiritualità: quello del muro di separazione. Se si visita questa città deve essere assolutamente osservato e, probabilmente, anche come prima tappa sull’itinerario. Il motivo è molto semplice: parla di una pagina terribile della nostra storia attuale.

Si tratta di un enorme muro di cemento armato che purtroppo, vista la sua lunghezza ed altezza, è persino visibile dai diversi belvedere che ci sono in città. Separa Israele e Palestina e, proprio per questo motivo, le sue pareti sono piene di graffiti di protesta, molti dei quali sono di alcuni street artist italiani, così come del famoso artista Banksy. C’è da dire, però, che di quest’ultimo ci sono opere sparse per tutta la città, non solo sul terribile muro di separazione.

L’albergo di Banksy

Il geniale Banksy ha deciso di fondare proprio qui, e precisamente di fronte al muro di separazione, il suo Walled Off Hotel, un albergo che al suo interno conserva un museo che ha lo scopo di raccontare le diverse fasi della costruzione di questo muro osceno e il suo impatto sulla popolazione locale, che no, non è affatto piacevole.

Aperto nel 2017, è stato da lui stesso definito: “L’hotel con la vista più brutta del mondo”, e non gli si può affatto dare torto.

Chi vuole andare a caccia delle sue opere, invece, a Betlemme può scoprire la sua Colomba con tanto di armatura che è situata all’angolo tra via Caritas e via Manger. Sui muri di Betlemme è stata anche impressa la sua Ragazza che perquisisce un soldato che si trova sulla strada per Hebron, e più precisamente in un negozio di souvenir non troppo distante dal Museo di Betlemme. Ci sono poi The Angel Sprinkling Hearts, la Cicatrice di Betlemme e forse la più nota di tutte: il Lanciatore di Fiori, un’opera dal significato enorme e creata magistralmente su un imponente muro nascosto dietro a un benzinaio.

Betlemme è tante cose, è una città che va vista sia da parte di coloro che sono credenti, sia da chi non lo è: una visita qui serve per comprendere più a fondo alcune delle brutalità e drammaticità con cui hanno a che fare dei popoli in questa nostra epoca attuale.

muro di separazione betlemme

Fonte: iStock – Ph: LUKASZ-NOWAK1

Un tratto del muro di separazione
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Parco del Retiro, un’oasi verde nel cuore della città

C’è un gioiello verde incastonato nel cuore di Madrid. Il Parco del Retiro non è solo il parco più importante della capitale della Spagna, ma anche il luogo preferito dalla gente del posto e dai turisti, perché ha tantissimo da offrire oltre alle passeggiate nella natura. Un paesaggio culturale urbano, ricco ed eterogeneo, dinamico e in continua evoluzione, riconosciuto come Paesaggio Culturale del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, insieme al Paseo del Prado. Scopriamolo.

Parco del Retiro, tra alberi secolari e attrazioni uniche

Il Parco del Retiro (o Parque del Buen Retiro) si estende per 125 ettari e ospita oltre 15.000 alberi, il che ne fa una preziosa oasi verde nel centro di Madrid. Dal 2021 è stato inserito nella lista dei patrimoni mondiali dell’umanità, insieme al Paseo del Prado. Alcuni dei suoi giardini sono di notevole interesse botanico, come il Jardín de Vivaces, i Jardines de Cecilio Rodríguez – giardini classicisti con un tocco andaluso, i Jardines del Arquitecto Herrero Palacios, la Rosaleda (il roseto) e il Parterre Francés con il Cipresso calvo, l’albero più antico della città, che si pensa abbia 400 anni.

Qui si può passeggiare per ore tra i viali alberati, fotografare eleganti architetture, prendere un caffè in una terrazza all’aperto o noleggiare una barca a remi per trascorrere momenti romantici sul lago artificiale più famoso di tutta la Spagna. In questo scenario naturale si incontrano sculture e fontane importanti. A cominciare dal monumento ad Alfonso XII, progetto dell’architetto José Grasés Riera, che questa primavera inaugura un belvedere da cui godersi una splendida vista sulla città. Ci si imbatte poi nel Reservado de Fernando VII, situato all’incrocio di Calle O’Donnell e Calle Menéndez Pelayo, che comprende la Casa del Pescador, la Montaña Artificial e la Casa del Contrabandista, che oggi ospita il Florida Park, un moderno multispazio dedicato al tempo libero e all’ospitalità che per anni ha ospitato un salone delle feste.

E ancora, si possono ammirare la statua El Ángel caído, l’unica scultura al mondo che rappresenta il diavolo, la fontana delle Galápagos, che ricorda la nascita di Isabella II, il sorprendente Eremo di San Pelayo e San Isidoro, il Bosque del Recuerdo (Bosco del Ricordo) e il Teatro de Títeres (Teatro delle marionette), unico nel suo genere in Europa, con un programma stabile ogni fine settimana.

Tra i suoi elementi architettonici e storici più importanti:

  • l’Estanque Grande (lago grande) che propone varie attività, tra cui barche a remi, barca solare e aula solare e la Scuola Comunale di Canoa, rivolta a bambini e ragazzi tra i 7 e i 17 anni
  • Palacio de Velázquez e il Palacio de Cristal, entrambi attualmente utilizzati come sale espositive. Il Palacio de Cristal è uno dei principali esempi dell’architettura del ferro in Spagna, un padiglione romantico creato per ospitare una mostra di piante esotiche all’Esposizione delle Filippine del 1887

Natura, cultura, sport e relax: ce n’è per tutti i gusti

Annoiarsi al Parco del Retiro di Madrid è praticamente impossibile, tante sono le occasioni di svago, relax e divertimento per adulti e bambini, oltre che per gli amanti dello sport. Tra le tappe da non perdere, ci sono il Centro Sportivo Municipale La Chopera, il Centro Culturale Casa de Vacas, la Biblioteca Pubblica Municipale Eugenio Trías e l’Osservatorio Meteorologico recentemente restaurato. Se siete appassionati di botanica, resterete a bocca aperta davanti al cipresso di Montezuma (o ahuehuete), probabilmente l’albero più antico di Madrid.

Nei dintorni si può noleggiare una bicicletta per godersi il parco su due ruote, mentre se volete fare una sosta, potete concedervi una pausa in uno dei suoi chioschi e terrazze. Il Parco del Retiro ospita anche alcuni degli eventi più importanti di Madrid, come la Fiera del Libro e lo spettacolo pirotecnico di San Isidro.

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In Provenza, sulle tracce di Pablo Picasso

Pittori e scrittori hanno da sempre celebrato la Provenza. Un nome su tutti: Pablo Picasso. Il grande artista di nazionalità spagnola scelse questa regione del Sud della Francia per creare le sue opere d’arte, amare e… morire. Tanto che i suoi dipinti, le sue donne e le sue amicizie hanno segnato queste terre a tal punto da identificarsi con l’artista stesso.

Disegni, pitture e ceramiche, ma anche la volta di una cappella portano il suo nome e si possono scoprire ad Arles, Aix-En-Provence, Avignone, Vallauris e Antibes.

A cinquant’anni dalla morte di Picasso, avvenuta l’8 aprile del 1973 a Mougins, ripercorriamo un itinerario che segue i suoi passi. Il più grande pittore del XX secolo ha trascorso la maggior parte della vita nella regione della Provenza-Alpi-Costa Azzurra e il tour sulle orme di Picasso nel Sud della Francia comprende alcune tappe che hanno ispirato la sua vita e la sua creatività.

Picasso ad Antibes

Negli anni di soggiorno di Picasso sulla Costa Azzurra, la città di Antibes propose all’artista di sfruttare parte dell’allora Castello Grimaldi come atelier. Al termine del soggiorno durato solo due mesi nel 1946, il pittore lasciò alla città 23 dipinti e 44 disegni. Nel ’48 Picasso arricchì la collezione donando 78 ceramiche realizzate nell’atelier Madoura di Vallauris. Nel 1966, per rendere omaggio a Pablo Picasso, il Castello Grimaldi divenne ufficialmente il Museo Picasso, il primo museo dedicato all’artista. Nel 1991, infine, il lascito di Jacqueline Picasso, la sua ultima compagna di vita, permise di arricchire ulteriormente la collezione.

Picasso a Vallauris

Picasso scoprì nel 1936 la “città dei cento vasai ” e ci andò a vivere tra il ‘48 e il ‘55 cimentandosi nel modellare la terra. Le ceramiche prodotte in questi anni sono una dimostrazione ulteriore del suo genio. Nel ‘59, dipinse “La Guerra e la Pace” nella cappella sconsacrata del castello trasformando l’antico santuario abbandonato in una sorta di Tempio della Pace. Il castello è diventato il Museo Nazionale Pablo Picasso. Ma a Vallauris l’artista lasciò anche una delle sue più celebri sculture, per ringraziare la popolazione della calorosa accoglienza: “L’uomo con la pecora” che si può ammirare nella piazza del mercato nel centro cittadino.

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Fonte: @SiVIaggia – Ilaria Santi

La cappella affrescata da Picasso nel castello di Vallauris

Picasso e Mougins

Picasso conobbe il borgo di Mougins, nell’entroterra di Cannes, grazie a un fotografo che lo immortalò in alcuni suoi scatti intimi. Decise allora di acquistare una proprietà nel 1961, il Mas Notre-Dame-de-Vie, che lui stesso definiva “la casa dei miei sogni” e dove si spense nel ’73 all’età di 91 anni. Dalla villa poteva ammirare la baia di Cannes, le colline intorno al villaggio fino al Massiccio dell’Estérel.

Il periodo trascorso in solitudine a Mougins fu particolarmente intenso dal punto di vista artistico per Picasso. La moglie Jaqueline che gli fu accanto fino alla fine e che lui chiamava affettuosamente “la spagnola” fu la sua ultima musa. La casa venne venduta nel 2017 per 170 milioni di euro. Oggi, Mougins è conosciuto come borgo degli artisti per via dei tantissimi atelier che sono stati aperti da allora.

Mougins Francia

Fonte: Ph Aurore Kervoern – iStock

Il borgo di Mougins

Picasso a Saint-Tropez

Come Henri Matisse e Paul Signac, anche Picasso frequentò regolarmente la cittadina di Saint-Tropez. In particolare, trascorse l’estate del ‘51 con Geneviève Laporte, con cui ebbe una relazione, nella casa dello scrittore Paul Eluard. Geneviève è il soggetto di numerosi ritratti e nudi eseguiti dall’artista, tra i quali il celebre disegno “L’Odalisca”.

Picasso ad Aix-en-Provence

Ad Aix sarebbe dovuto nascere nel 2021 il più grande museo al mondo dedicato a Picasso, voluto da Catherine Hutin-Blay, figlia di Jacqueline Roque, ultima moglie di Picasso. Il museo avrebbe dovuto trovare spazio all’interno dell’ex convento dei Predicatori, ma al momento il progetto è rimasto in stand-by. Si possono però ammirare alcune opere di Picasso al Museo Granet di Aix-en-Provence.

Aix-en-Provence

Fonte: iStock

Il centro storico di Aix-en-Provence

Picasso ad Arles

La passione dell’andaluso Picasso per la Spagna e per le sue tradizioni (era nato a Malaga), prima fra tutte la corrida, e l’ispirazione che la Camargue aveva dato a un altro celeberrimo artista, Vincent Van Gogh, lo portarono spesso ad Arles. Il Museo Réattu della città ospita ben 57 disegni donati dallo stesso Picasso un paio di anni prima della morte. Tra questi, il Ritratto di Maria (la madre dell’artista), risalente al 1923, e il Ritratto di Lee Miller (una delle sue ultime muse), vestita da Arlesiana, dipinto nel 1937.

Picasso a Les Baux-De-Provence

Le vecchie cave di Les Baux-De-Provence, nelle Alpilles, un gruppo di colline in Provenza, videro Picasso partecipare come attore, nel 1959, nella cornice della “Cattedrale di immagini”, alle riprese del “Testamento d’Orfeo”, un film realizzato dal suo amico Jean Cocteau. Ancora oggi lo si può vedere nello stesso luogo, le Carrières de Lumières.

Les-Baux-De-Provence

Fonte: 123rf

Le cave di Les Baux-De-Provence

Picasso ad Avignone

Picasso scelse di trascorre l’estate del 1914 ad Avignone, vicino ai suoi amici pittori Georges Braque e André Derain e qui realizzò due grandi tele, fra cui “Il ritratto di ragazza” (sintesi di diverse tecniche: papiers collés, materiali e trompe l’oeil) e delle splendide nature morte, come “Natura morta verde”. Il Museo Angladon espone, al piano terra, in una sala dedicata ai Maestri degli anni ’20, numerose sue opere, fra cui i famosissimi “Arlecchino” e “Finestra aperta sul mare”.

Picasso a Vauvenargues

Il piccolo Comune dell’entroterra provenzale a una quindicina di chilometri da Aix-en-Provence è l’ultima tappa del viaggio sulle orme di Pablo Picasso. Il castello del XIII secolo venne venduto all’artista nel 1958 ed è qui che Picasso è sepolto, davanti alla scalinata principale del castello, insieme alla sua ultima moglie. Le finestre della residenza affacciano sulla montagna Sainte-Victoire, la stessa che Paul Cézanne aveva dipinto sotto mille luci diverse, in ogni stagione dell’anno.

Quando Picasso informò il suo mercante d’arte Daniel-Henry Kahnweiler dell’acquisto pare gli abbia detto “Ho comprato la Sainte-Victoire di Cézanne” e che l’altro gli abbia chiesto quale dei tanti, ma che la risposta di Picasso sia stata “L’originale”, riferendosi alla collina vera e propria, visto che della proprietà fa parte anche una porzione della montagna.

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Fonte: 123rf

Il castello di Vauvenargues dove si trova la tomba di Pablo Picasso

Alcune delle pareti interne del castello sono decorate con affreschi realizzati dallo stesso Picasso – tra cui quelle del bagno – e per questo motivo l’edificio è diventato un monumento storico. Il castello, arredato e decorato dall’artista, da allora è appartenuto alla figlia di Jacqueline, Catherine, erede di Picasso, ma non è visitabile, se non in circostanze speciali.

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Normandia, destinazione green: tutte le attività che si possono fare

In fatto di turismo sostenibile, ora c’è una nuova meta in più tra cui scegliere: si tratta della Normandia, la storica regione francese situata nel nord del Paese, affacciata sul Canale della Manica. Inserita tra le Top 100 Stories come destinazione green, è un esempio di realtà che si impegna a tutelare l’ambiente, offrendo al tempo stesso ai visitatori delle esperienze uniche. Andiamo alla scoperta di questo luogo fantastico e delle tante attività che si possono praticare (in maniera sostenibile, ovviamente).

Normandia, destinazione green da scoprire

La Normandia vanta un incredibile patrimonio storico e paesaggistico tutto da scoprire. Meravigliosi sono i suoi castelli, alcuni dei più belli della Francia, dove sembra di fare davvero un tuffo indietro nel tempo. E ci sono tante città d’arte da visitare, come Rouen (e la sua splendida cattedrale) e il suggestivo borgo di Mont-Saint-Michel, arroccato su un isolotto collegato alla terraferma da un istmo che viene sommerso puntualmente dall’alta marea. Senza contare l’infinita magia delle sue coste d’alabastro, scogliere rocciose a picco sul mare interrotte solamente da piccole spiagge.

E poi c’è la natura, un’idilliaca composizione di boschi verdeggianti, ampie campagne e corsi d’acqua spumeggianti. Non sorprende che la Normandia abbia deciso di puntare al turismo sostenibile, ottenendo così il riconoscimento di destinazione green. Tante sono le attività da praticare sul territorio, per visitare luoghi incredibili (con un occhio di riguardo all’ambiente). Non solo trekking: se il turismo slow a piedi è ormai diventato un trend, ci sono tante altre possibilità per esplorare la regione in maniera sostenibile.

Cosa fare in Normandia

Niente auto per visitare la Normandia: molto meglio andare in bici, per godersi il panorama incantevole e fare un po’ di attività all’aria aperta. La regione offre ben 1.600 km di piste ciclabili, distribuiti in tantissimi itinerari tematici che ci conducono alla scoperta del patrimonio storico, culturale e persino gastronomico di questo territorio. Uno dei percorsi più suggestivi è quello che collega Mont-Saint-Michel alle spiagge divenute famose per lo sbarco in Normandia, uno dei momenti salienti della Seconda Guerra Mondiale. Per chi invece ama l’arte, la ciclabile perfetta è quella che costeggia la Senna, per 240 km da Giverny a Le Havre, dove il celebre pittore Monet dipinse uno dei suoi capolavori.

Proprio la Senna è poi protagonista di altre avventure outdoor, questa volta a pelo d’acqua. Il 2023 è l’anno dedicato a numerosi appuntamenti nautici, come l’Armada di Rouen: si tratta di un festival che ospita i velieri più grandi al mondo, ma anche navi militari e sottomarini, tutti pronti a sfilare lungo le rive del fiume per un evento spettacolare. Questa potrebbe essere l’occasione giusta per concedersi un giro in barca e ammirare il paesaggio da un punto di vista inedito. Tra gli sport d’acqua c’è poi il surf, e le coste ben ventilate della Normandia offrono lo spunto perfetto per questa avventura.

I più coraggiosi possono anche cimentarsi nel coasteering, un’attività che coniuga nuoto, canyoning e arrampicata sulle rocce, il tutto lungo le sponde frastagliate della Costa d’Alabastro. Si tratta di un’esperienza unica, che richiede una certa dose di allenamento e un pizzico di audacia. Meno avventurosa – ma altrettanto divertente – è invece l’escursione in fat bike ad Omaha Beach, una delle spiagge più belle della Francia. A bordo di una bici con ruote più grandi del normale, si possono affrontare percorsi di ogni tipo (persino sulla sabbia) e ammirare il mare da vicino.

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I castelli della Lunigiana, come quelli della Loira

Regione storica compresa fra Liguria e Toscana, la Lunigiana è nota per essere, oltre che terra di confine, di natura e borghi, la “Terra dei Cento Castelli”. Sulle sponde del fiume Magra fino alle vette appenniniche, e dai monti fino al mare, è un susseguirsi di castelli, torri, manieri, residenze signorili, alcuni dei quali oggi fatiscenti ma sempre di grande suggestione. Potrà sembrare strano che così tante strutture difensive siano tutte concentrare in questo splendido fazzoletto di terra. Eppure c’è una ragione: scopriamola.

Perché la Lunigiana è definita la ‘Terra dei Cento Castelli’

Se i castelli hanno finito per caratterizzare il paesaggio della Lunigiana lo si deve principalmente al dominio secolare dei Malaspina. La nobile famiglia feudale occupò quella che è da sempre considerata  la storica porta d’Europa lungo l’antica via consolare romana e la medievale Francigena, continuando a seguire il diritto longobardo che non prevedeva il maggiorasco, ossia la regola secondo cui l’intero patrimonio ereditario spettava soltanto al primogenito. Per questo motivo, tutti i figli maschi avevano diritto a un proprio feudo e a costruire la propria fortezza.

Nel 1221 iniziò una lunga serie di divisioni che portarono allo spezzettamento del territorio, indebolendo così i vari feudi, che divennero facile preda di potenze come Firenze, Genova, Milano e di altre famiglie nobili. In molti casi i manieri, che hanno principalmente origine malaspiniana, vennero trasformati in residenze signorili. Oggi, dei famosi cento castelli se ne possono visitare circa una ventina, mentre degli altri non è rimasto che qualche rudere o, in alcuni casi, più nulla.

I castelli imperdibili della Lunigiana

Tra i castelli imperdibili della Lunigiana c’è sicuramente l’imponente castello Malaspina di Fosdinovo, che spicca innanzitutto per essere in ottimo stato di conservazione, rispetto ai numerosi ruderi della zona. Con la sua mole maestosa, accoglie i visitatori nei saloni affrescati, tra cui spicca il grande salone centrale con gli affreschi di Dante con i Malaspina, ma altrettanto affascinanti sono la stanza del fantasma, e la camera di Dante, dove avrebbe dormito il Sommo Poeta. Sul castello di Fosdinovo aleggiano misteriose leggende, come quella legata a Bianca Maria Aloisia, figlia del marchese, colpevole di aver amato perdutamente uno stalliere. Nel 1620, il padre la fece murare viva insieme al suo cane e a un cinghiale, simbolo di ribellione. Da quel momento, nelle macchie impresse sul soffitto, si potrebbero riconoscere il padre, la figlia e i due animali. C’è anche chi sostiene di aver visto lo spirito della giovane aggirarsi per il castello o un cuore palpitare nel letto che fu di suo padre.

Un altro castello imperdibile è la Fortezza della Brunella, ad Aulla, in provincia di Massa Carrara, che deve il nome al colore della roccia su cui è edificata. Si erge alla confluenza del fiume Magra e del torrente Aulella, dominando entrambe le valli, ed è raggiungibile attraverso la storica scalinata alle porte della città oppure lungo la comoda strada sterrata che sale attraverso il parco che la circonda. Tipico esempio di fortificazione progettata in funzione delle armi da fuoco, costruita agli inizi del ‘500, ospita al suo interno il Museo di Storia Naturale, mentre dalla collina si può godere di una splendida vista sull’intero crinale appenninico e sulle Alpi Apuane.

Se visitate Pontremoli vi conquisterà il castello del Piagnaro, che svetta imponente sulla parte più antica del borgo toscano. Costruito agli inizi dell’XI secolo per volere della famiglia longobarda degli Adalberti, ha alle spalle una storia travagliata, che lo vide più volte distrutto e ricostruito per la sua importanza strategica, considerato che venne definito “clavis et ianua” da Federico II, ossia chiave e porta della Toscana. Dal 1975 è sede del Museo delle Statue Stele della Lunigiana, che, raccoglie tutte le statue-stele di questa terra di arte e cultura, singolari sculture antropomorfe, maschili e femminili, in pietra arenaria, realizzate dalle antiche popolazioni che hanno abitato la valle nei due millenni prima dell’arrivo dei Romani.

Tra i castelli visitabili su prenotazione, la Fortezza della Verrucola, a Fivizzano, il Castello di Castiglione del Terziere a Bagnone, e il Castello Malaspina di Tresana. Durante l’anno si può approfittare delle aperture straordinarie per visitare il Castello Malaspina di Monti, nella frazione di Licciana Nardi.

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Tuffarsi nelle acque limpide del primo parco marino al mondo

Era il 1963 quando il Parco nazionale di Port-Cros, nel Sud della Francia, veniva dichiarato primo parco marino al mondo. Sono passati sessant’anni, ma resta ancora uno degli angoli più incontaminati d’Europa.

Un paradiso unico in Europa

Questo parco è un vero paradiso ed è unico al mondo. Formato da piccole isole, promontori, insenature, cale e “praterie” sommerse di posidonia e gorgonie, è il paradiso delle vacanze. L’arcipelago di isole che ne fa parte è ricco di insenature segrete dalle acque limpidissime, di spiagge di sabbia argentata e di fitte foreste di macchia mediterranea.

Qui si ha l’opportunità di scoprire un concentrato dell’esuberante biodiversità mediterranea. Il parco, infatti, è la casa di molte specie protette, acquatiche e terrestri. Tappa preferita degli uccelli migratori, vi trovano rifugio pulcinelle di mare, fenicotteri rosa e uccellini di ogni specie, che fanno della vegetazione delle isole la loro casa temporanea tra orchidee e ulivi, mentre l’ambiente marino regala ogni giorno una sorpresa.

È facile imbattersi in delfini, barracuda e persino in qualche balena. E chi ama fare immersioni, potrà immergersi tra i coralli e circa 180 specie di pesci diversi e insinuarsi nei canyon, come il canyon di Stoechades, profondo 2500 metri, e tra i sentieri sottomarini.

Un primato di cui vantarsi

Per riuscire a mantenere il suo primato e preservare le famose isole d’Oro o isole di Hyères – Porquerolles, Port Cros e Le Levant – sono state prese alcune misure che ancora oggi vengono rispettate da chi visita il parco: un numero massimo di visitatori che possono raggiungere al massimo 6mila unità giornaliere sull’isola di Porquerolles e una zona, quella dell’isola di Port Cros, dove alle imbarcazioni è vietato gettare l’ancora in qualunque periodo dell’anno, per tutelare la posidonia e l’intero ecosistema.

Quando andare alle isole d’Oro

Il periodo migliore per andare alla scoperta del Parco nazionale e delle sue isole è nei mesi poco affollati e quindi prima o dopo i mesi di luglio e agosto. In bassa stagione, se così la si può definire, visto che nel Sud della Francia non fa mai troppo freddo neppure d’inverno, si può raggiungere l’isola di Porquerolles, una delle più belle del Mediterraneo, con il traghetto, noleggiare una bicicletta e pranzare in uno dei ristorantini spendendo pochissimo. Per chi desidera pernottare, poi, anche i prezzi degli alberghi sono molto convenienti prima che arrivi l’alta stagione.

Cosa fare nel Parco nazionale di Port-Cros

Le attività che si possono fare nel parco sono tantissime sia su terra sia nell’acqua. Si possono esplorare le isole a piedi o in bicicletta, seguendo il sentiero litorale o addentrandosi nelle fitte pinete. Si può anche scoprire la costa di Porquerolles pagaiando con un kayak ammirando i diversi paesaggi che alternano spiagge sabbiose a coste scoscese o fare snorkeling con pinne e maschera, esperienze che si possono fare anche accompagnati da una guida del posto.

Sull’isola di Port-Cros si può invece esplorare il paesaggio selvaggio passando anche per il piccolo villaggio e dal forte di Estissac per poi rilassasi su una delle due grandi baie.

 

 

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In questo luogo, in Italia, l’acqua ha creato uno spettacolo grandioso

L’Italia è un Paese meraviglioso che non smette mai di incantare. Ed è proprio quando crediamo di aver visto tutto che il nostro stivale torna a sorprenderci con nuove e inedite bellezze. Tutto merito di un patrimonio storico, culturale e naturalistico di immenso valore, lo stesso che attira migliaia di viaggiatori provenienti da ogni parte del mondo.

Ed è proprio in Italia che oggi vogliamo restare, per andare insieme a voi alla scoperta di uno dei paesaggi più sensazionali del Belpaese. Un luogo che, col tempo, è stato trasformato da Madre Natura nel palcoscenico di uno spettacolo suggestivo e magico.

Ci troviamo in Piemonte, e più precisamente nella Valle Antigorio. È qui che ogni giorno va in scena uno spettacolo d’acqua grandioso, quello che si snoda tra gli Orridi di Uriezzo, uno dei luoghi più incredibili del nostro Paese. Pronti a partire?

Lo spettacolo d’acqua tra gli Orridi di Uriezzo

Il nostro viaggio di oggi, quello che ci conduce alla scoperta di un pezzo del nostro patrimonio naturalistico, ci porta in Piemonte, e più precisamente nella Valle Antigorio in provincia del Verbano-Cusio-Ossola. È qui che Madre Natura ha creato un paesaggio straordinario caratterizzato da grotte scavate, rocce maestose e imponenti e sentieri suggestivi.

Ci troviamo al cospetto degli Orridi di Uriezzo, un complesso di gole creatosi nei secoli grazie all’attività dei torrenti che un tempo scorrevano nella vallata del Ghiacciaio del Toce. Lo scenario che si apre davanti agli occhi dei viaggiatori che si spingono fin qui è a dir poco sublime, quasi surreale. Un capolavoro monumentale che sembra un’opera d’arte, e che invece è stato creato dal tempo e dall’azione di Madre Natura.

Proprio lì, dove un tempo scorrevano i corsi d’acqua, è possibile intraprendere un trekking delle meraviglie che consente di attraversare uno dei paesaggi più suggestivi del territorio alpino, lo stesso che col tempo si è trasformato nell’habitat di numerosi esemplari floristici che qui vivono e sopravvivono.

Una passeggiata delle meraviglie nel cuore della natura

Gli Orridi di Uriezzo sono una tappa imprescindibile per tutti gli amanti della natura che vogliono riscoprire il BelPaese. Partendo dalla Valle Antigorio, infatti, è possibile raggiungere un paesaggio straordinario, fatto di sculture naturali, sentieri sensoriali e giochi di luce e ombre creati dai raggi del sole che si fanno spazio timidamente tra le alte rocce.

Una volta arrivati qui è possibile percorrere tre orridi. Quello situato nella zona meridionale del territorio è il più grande e suggestivo: si snoda per circa 200 metri e ospita una scenografia quasi surreale che si conclude con un’inaspettata cascata nel bosco. Ce ne sono poi altri due, rispettivamente a est e a ovest della zona che vi permetteranno di calcare le orme dei torrenti che un tempo passavano fin qui.

Tutto intorno, poi, si snodano una serie di canyon, crepacci e pozze naturali che brillano al sole e che trasformano questo luogo in un’oasi di bellezza e di pace. Imperdibili sono anche gli orridi che, ancora oggi, sono attraversati dalle acque del fiume Toce.

Attraversando le gole del Toce

Fonte: 123rf

Attraversando le gole del Toce
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Puoi attraversare un tunnel di lava ai piedi del Monte Fuji

Svetta verso le nuvole fino a sfiorarle, stagliandosi in maniera imponente sul panorama circostante e definendo in maniera unica tutto il paesaggio. Stiamo parlando del Monte Fuji che, con la sua altezza di quasi 4000 metri, si è guadagnato il primato di montagna più alta del Giappone, nonché una delle più suggestive e celebri dell’intero Paese.

Il Fuji, lo sappiamo, è un monte sacro al punto tale che per gli shintoisti è doveroso raggiungere le sue pendici almeno una volta nella vita. Ed è qualcosa, in realtà, che consigliamo di fare anche noi, non solo perché la montagna è uno dei simboli del Paese, ma anche perché la sua presenza ha creato un paesaggio di immensa bellezza che pullula di meraviglie tutte da scoprire. Non è un caso che, l’Unesco, abbia dichiarato questo luogo Patrimonio Mondiale e Sito Culturale.

Ed è proprio alle pendici del grande vulcano che oggi vogliamo portarvi, perché è qui che è possibile vivere una delle avventure più incredibili di una vita intera. Quella che permette ai viaggiatori di attraversare un tunnel di lava situato ai piedi del Monte Fuji. Pronti a partire?

Il grande tunnel di lava ai piedi del Monte Fuji

È un viaggio da fare almeno una volta nella vita, quello che ci conduce al cospetto del maestoso e imponente Monte Fuji, uno dei luoghi più affascinanti e suggestivi del Giappone e del mondo intero. Situata nella regione dei Cinque Laghi, la montagna sacra, offre dei paesaggi di immensa bellezza che non si possono descrivere, ma solo vivere.

La visione, poi, è resa ancora più strabiliante dallo scenario che si snoda intorno al monte e che lo incornicia. Prati fioriti e colorati, grotte e cascate, altipiani e campi sterminati che si perdono all’orizzonte trasformano questo luogo in una straordinaria cartolina di viaggio da ammirare e da attraversare, nonché in una delle attrazioni più celebri e popolari di tutto il Giappone.

E se è un viaggio qui che avete in mente di organizzare, allora non potete non inserire nel vostro itinerario di viaggio anche una visita alla Grotta del vento Fugaku. Si tratta di un tunnel di lava situato sul versante settentrionale del Monte Fuji creatosi in maniera naturale proprio a seguito di una delle sue eruzioni.

Dentro la Grotta del vento Fugaku

La grotta del vento Fugaku è una delle tappe immancabili per chiunque visiti le pendici del Monte Fuji. Questa caverna, infatti, è la più grande dei tanti tunnel di lava accessibili dalla foresta di Aokigahara, situata nella città di Fujikawaguchiko.

Le sue origini risalgono al IX secolo, a quando una grande eruzione del Monte Fuji provocò importanti colate laviche che si dipanarono in diversi territori della Regione dei Cinque Laghi, raggiungendo anche la foresta di Aokigahara che oggi ospita diverse grotte laviche, dichiarate Monumenti naturali del Giappone.

La Grotta del vento Fugaku, come abbiamo anticipato, è la più grande tra quelle presenti sul territorio. Lunga poco più di 200 metri, la caverna è oggi accessibile al pubblico. Al suo interno è possibile ammirare un arredamento naturale caratterizzato da sculture laviche suggestive e forme evocative.

All’interno del tunnel di lava, inoltre, sono presenti tutto l’anno dei blocchi di ghiaccio, al punto tale che il secolo scorso la grotta veniva utilizzata come un frigorifero naturale per la conservazione di beni alimentari e di uova dei bachi da seta.

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Pärnu, il gioiello estivo (e non solo) dell’Estonia

Iniziamo questo pezzo dicendo una cosa sacrosanta: è sempre il momento giusto per pensare all’estate. E lo è perché durante questa speciale stagione siamo tutti più allegri, belli e spensierati. Ma quando le roventi temperature cominciano a fare capolino, ecco che veniamo tutti assaliti da un dubbio: dove me ne vado quest’anno in vacanza? La risposta a questa domanda, secondo il nostro punto di vista, si trova in Estonia e si chiama Pärnu. Ovvero una città che, oltre a essere la meta prediletta per i locali che vogliono farsi un bagno e abbronzarsi il più possibile, è anche un gioiello da visitare in qualsiasi stagione dell’anno.

Pärnu: cosa sapere

Affacciata sul bellissimo Golfo di Riga, Pärnu è la maggiore località estiva e di villeggiatura dell’intera Estonia, ma anche il luogo perfetto in cui dedicarsi a cure termali e dove scoprire un piccolo ma grazioso centro storico.

Pärnu ha mille volti, ognuno dei quali ha molto da regalare ai suoi visitatori. Fa strano pensare che in Paese dalle temperature gelide come questo ci sia un posto in cui andare al mare, ma la verità è che il piacevole clima mite che caratterizza questa città, data la sua posizione geografica, ha fatto sì che qui si sviluppassero hotel e ristoranti affacciati sui un’ampia spiaggia soleggiata e bagnata dalla acque del Mar Baltico.

Pärnu centro storico

Fonte: iStock – Ph: Helin Loik-Tomson

Veduta di Pärnu

Ma non solo. Pärnu è anche meta molto amata da chi vuole rilassarsi in centri di cure termali e dedicarsi a fanghi terapeutici. La sua storia in questo ambito affonda radici in epoche lontanissime, tanto che oggi si rivela il luogo ideale per il benessere pur essendo costantemente accompagnati dall’atmosfera frizzante che fa inevitabilmente parte del clima vacanziero.

Il mare di Pärnu

Pärnu è destinazione da prendere in considerazione anche per le famiglie con i bambini: vanta una lunga striscia di sabbia soffice e dorata lambita da un mare poco profondo in cui si può persino camminare per decine di metri. E da lì, passo dopo passo, si può arrivare a delle minute isolette di sabbia che si formano a pochissimi metri dalla riva, piccole creazioni della natura adorate dai più piccoli.

Certo, bisogna essere di mentalità un po’ aperta perché può capitare di incontrare anche gruppi di nudisti, ma nel complesso si presenta piacevole, estesa, bella e quasi completamente priva di pericoli anche per i propri figli.

A far da cornice c’è tanta natura che rende ancor più piacevole il paesaggio di questa località, vegetazione che si va a fondere in maniera armoniosa con un mare dalle sfumature azzurre e dai riflessi chiari. E per chi cerca divertimento e movida ci sono persino numerosi localini che vanno a impreziosite l’affascinante lungomare.

Chiamato Pärnu Beach, è uno dei litorali più famosi dell’intera regione del Baltico, e vi è tra l’altro possibile praticare diversi sport acquatici durante una vacanza all’insegna della più pura adrenalina. D’inverno, invece, non è raro vederla trasformarsi in una bianca distesa di neve.

Pärnu Beach inverno

Fonte: iStock

Pärnu Beach in inverno

Le terme di Pärnu

Pärnu è anche una rinomata località termale, e non a caso sono davvero numerosi i visitatori che da tutto il mondo la scelgono come meta di benessere e relax per le loro vacanze. La sua tradizione in fatto di fonti termali è davvero molto antica, tanto che sono svariate le strutture deputate a tali funzioni.

Da queste parti il turismo salutistico è in costante crescita, ma ovviamente senza dimenticare le tante tradizioni che si fondano sull’utilizzo di prodigiosi fanghi marini naturali. La maggior parte delle strutture si trova all’interno della città e più precisamente presso il Pärnu Rannapark, un parco che fa da spartiacque tra il centro storico la lunga spiaggia bianca della città.

Il centro storico della città

Spiaggia, mare, locali per il divertimento, terme in cui riprendersi dai ritmi frenetici della vita quotidiana e anche un grazioso centro storico dal fascino nordico.

Seppur di piccole dimensioni, conquista il cuore dei turisti perché è molto piacevole passeggiarvi, ma anche perché ha profili eleganti per via della presenza di spettacolari edifici colorati realizzati in stile Art Nouveau e barocco.

Proprio a Pärnu, infatti, svetta fiera la Villa Ammende che è da molti considerata un capolavoro dell’architettura liberty della zona. Oggi è un hotel di lusso, ma ciò non toglie che sia impressionante e certamente meritevole di essere osservata.

Pärnu estonia

Fonte: iStock – Ph: Eloi_Omella

Passeggiando per il centro di Pärnu

Tra le altre strutture che vale la pena visitare in questo raffinato centro ci sono la Chiesa luterana di Santa Elisabetta, in stile barocco e con al suo interno uno dei più maestosi organi di tutto il Paese, e la Chiesa ortodossa di Santa Caterina che nel corso dei secoli ha svolto persino il ruolo di musa: ha ispirato l’architettura della chiesa ortodossa in tutti gli Stati baltici.

Molto interessante è anche la Casa Seegi che, oltre a essere l’edificio più antico Pärnu, è stato recentemente ristrutturato seguendo l’idea dell’aspetto che doveva possedere nel XVII scolo. Tra le altre cose è anche possibile soggiornarvi in quanto, attualmente, è sede di un rinomato hotel.

Poi ancora il Museo della Nuova Arte di Pärnu che, manco a dirlo, è uno dei più importanti e innovativi di tutta l’Estonia. Al suoi interno i visitatori possono approfittare di diversi percorsi espositivi e mostre temporanee. Ogni anno, inoltre, è sede del Festival Cinematografico cittadino durante il mese di luglio.

Il posto perfetto per fare un vero tuffo (ma questa volta asciutto) nella storia locale grazie alla presenza di reperti archeologici e oggetti di antiquariato.

A caccia di natura

Se tutto quello che vi abbiamo raccontato non vi sembra abbastanza, sappiate che a poca distanza da Pärnu è persino possibile fare un vero e proprio bagno di natura presso il magnifico Parco Nazionale di Soomaa. Si tratta del  secondo più grande Parco Nazionale dell’Estonia in quanto comprende un’area pianeggiante di circa 370 chilometri quadrati.

È un luogo dalla bellezza sconvolgente e in cui perdersi tra immense foreste, vigorosi fiumi e placidi laghi. Tante le escursioni a disposizione, così come le avventure che si possono vivere a bordo di una canoa. Tra le altre cose, qui si ergono fiere le dune della Ruunaraipe che sono le più alte di tutta la zona. Inoltre, il Parco Nazionale di Soomaa è il più grande sistema di torbiere intatte di tutto il nostro continente.

Pärnu, certamente famosa in Estonia, è per noi italiani una meta ancora tutta da scoprire e in grado di regalare emozioni uniche.

Parco Nazionale di Soomaa estonia

Fonte: iStock

Il Parco Nazionale di Soomaa