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Tra mare e rocce, un paradiso italiano: la Grotta di Nettuno

È una meraviglia del creato, un paradiso terrestre fiore all’occhiello della città di Alghero e di tutto il Mediterraneo: la Grotta di Nettuno, “ricamata” dalla natura, rifugio da sempre del dio del mare, è un luogo da ammirare con i propri occhi almeno una volta nella vita.

Tra le falesie a strapiombo sul blu del promontorio di Capo Caccia, a 24 chilometri dalla città, la Grotta risale a ben 2 milioni di anni fa e si presenta come una delle cavità marine più grandi d’Italia, disegnata da incredibili formazioni carsiche, una candida spiaggia e un maestoso lago sotterraneo, con uno sviluppo orizzontale di quattro chilometri allo stesso livello del mare.

Scoperta probabilmente da un pescatore algherese alla fine del Settecento, è oggi un gioiello che attrae, ogni anno, più di 150.000 visitatori provenienti da tutto il mondo (e non è difficile immaginare il perché).

Tutto il fascino dello splendido itinerario turistico

L’entusiasmante itinerario turistico al cospetto della magnifica Grotta di Nettuno è di circa un chilometro percorrendo il sentiero appositamente ricavato lungo il costone laterale.

Dall’ingresso, drappeggiato da stalattiti e stalagmiti, la prima tappa mozzafiato è il Lago La Marmora, trasparente lago salato annoverato tra i più grandi d’Europa, con la bellissima spiaggia sabbiosa, un tempo ricoperta da piccoli ciottoli e, per questo, chiamata “Spiaggia dei Ciottolini”.

Al centro, svetta l’Acquasantiera, monumentale stalagmite di due metri nata dallo stillicidio eterno come la Grotta: sulla sua sommità, ecco alcune piccole vaschette dove si raccoglie l’acqua dolce, preziosa fonte per gli uccelli che nidificano nell’area marina protetta di Capo Caccia – Isola Piana nel cuore del Parco di Porto Conte.

Percorrendo una leggera discesa, si raggiunge la “Sala delle Rovine“, ornata da imponenti stalattiti, e subito dopo la “Sala della Reggia” dove è impossibile non rimanere estasiati: uno spettacolo magico, reso ancora più emozionante dalle cristalline acque del lago che fanno da specchio a colossali colonne che si ergono fino al soffitto per nove metri, quasi lo sorreggessero.

Tra intarsi, lavori a traforo, mosaici e un lusso armonico e simmetrico, si erge un’immensa colonna di 18 metri mentre, sul fondo del lago, tra festoni calcitici e grandi colate, spicca la forma stalagmitica “Albero di Natale”.

Proseguendo, si incontra la Sala Smith con la colonna più imponente della Grotta, il Grande Organo, le cui colate assomigliano, appunto, alle canne di un organo, e poi la Cupola, formazione dalle pareti lisce unite al soffitto con una colonna che ricorda la cupola di una Cattedrale.

Dopo averne ammirato la maestosità, è il momento della Sala delle Trine e dei Merletti, adornata da frange, merletti, delicati intarsi e, infine, della Tribuna della Musica, balcone dalla vista panoramica unica dall’alto sulla Grotta di Nettuno.

Come raggiungere la Grotta di Nettuno

Tappa imperdibile durante un soggiorno ad Alghero, la Grotta di Nettuno è raggiungibile con due itinerari, uno via terra e uno via mare.

Via terra, sono circa trenta minuti di auto da Alghero seguendo la SS127bis e poi la Strada Provinciale 55 per arrivare al punto più estremo del promontorio di Capo Caccia dove si trova l’ingresso alla Escala del Cabirol (Scala del Capriolo) con i suoi 654 scalini ricavati nella roccia.

È possibile anche servirsi dei mezzi pubblici con un autobus extraurbano giornaliero che parte dal terminal principale di via Catalogna ad Alghero (durata del viaggio 50 minuti).

Via mare, le imbarcazioni partono ogni giorno dal molo di Cala Dragunara a Porto Conte o dal porto turistico di Alghero con un viaggio di 40 minuti che consente di ammirare la costa, i promontori rocciosi di Punta Giglio e Capo Galera, e la magnifica Riviera del Corallo tra la natura selvaggia e incontaminata.

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Tuvalu, il paradiso terrestre che rischia di scomparire

Uno dei Paesi più affascinanti del mondo è anche uno dei meno visitati e la maggior parte di noi potrebbe non riuscire mai ad ammirarlo prima che scompaia.

Si tratta di Tuvalu, Stato insulare dell’Oceano Pacifico centro-occidentale, a metà strada tra l’Australia e le Hawaii, al di sopra di una barriera corallina a forma di anello che abbraccia una laguna, con isolette lungo il bordo: un’oasi straordinaria che, tuttavia, sta rischiando di svanire dalla faccia della Terra a causa dell’innalzamento del livello dei mari.

Tuvalu, il paradiso terrestre che non ci sarà

È sicuramente un viaggio da “una volta”, prima che sia troppo tardi, quello che porta all’arcipelago delle Tuvalu (in passato Isole Ellice), le nove isole che comprendono sei piccoli atolli poco abitati e tre isole coralline con spiagge ornate da palme: con una superficie di appena 26 chilometri quadrati, è la quarta nazione più piccola al mondo.

Ma non soltanto: per via dell’erosione del territorio provocata dal cambiamento climatico, è anche il secondo Paese meno popolato poiché molti abitanti hanno dovuto trasferirsi altrove.

Un autentico paradiso terrestre che, quindi, sembra destinato a scomparire. La sua conformazione di atollo corallino con un’altezza massima di appena 4 metri sul livello del mare lo sta mettendo in serio pericolo: l’aumento del livello del mare, infatti, è oggi stimato di 1-2 millimetri l’anno.

Se tale ritmo venisse confermato, Tuvalu potrebbe essere sommerso entro 50-100 anni: il governo, per provare a strappare la terra al mare, ha varato un progetto di sviluppo sostenibile per ridurre la dipendenza dal petrolio e lanciato appelli alle nazioni industrializzate affinché diminuiscano le emissioni di gas serra.

Tuttavia, se il peggio dovesse accadere, è pronto un piano di evacuazione per trasferire i residenti in Nuova Zelanda e nelle isole vicine, previ accordi con i rispettivi governi.

Una distesa di colori e di bellezza

Gli atolli di Funafuti, Nui, Nanumea, Nukulaelae, Nukufetau e le isole di Nanumanga, Niutao, Vaitupu e Niulakita appaiono come una distesa mozzafiato di colori che spaziano dal verde intenso al turchese, abbracciate dalla barriera corallina e da una moltitudine di piccole isolette che sembrano navigare nell’oceano.

L’isola principale dell’atollo di Funafuti è Fongafele, capitale dell’arcipelago, su cui si trova l’aeroporto internazionale dove atterrano i voli provenienti dalle Isole Fiji, unico modo per arrivare a Tuvalu.

Nelle vicinanze, cattura lo sguardo uno splendido e caratteristico “maneapa“, il luogo di ritrovo degli abitanti spesso utilizzato per riunioni della comunità, giochi, spettacoli di danza e canto.

Di sicuro interesse anche il Library and National Archive che ospita una raccolta di volumi su Tuvalu nonché una notevole collezione di giornali, riviste e libri dedicati al Pacifico, e il Philatelic con gli ambiti e rari francobolli dell’arcipelago, apprezzati in tutto il mondo per i loro colori e grafiche.

La bellezza dell’isola maggiore si regala anche alla Laguna di Funafuti, dai colori accesi e acque limpidissime.

E non è tutto: la fragile meraviglia di Tuvalu si concentra nella Funafuti Conservation Area, riserva naturale protetta di appena 33 metri quadri raggiungibile solamente in barca rivolgendosi al Funafuti Town Council.

L’incantevole territorio è distribuito lungo cinque isolette disabitate dove è vietato praticare la caccia, la pesca e raccogliere piante o fiori.

Plasmate da boschi di palme, sabbia d’argento e mare turchese, sono l’habitat privilegiato per numerose specie di uccelli, paradiso per il birdwatching, mentre la barriera corallina è punteggiata da una miriade di pesci coloratissimi, ideale per lo snorkeling.

Ancora, da non perdere un’escursione sull’isoletta di Funafala, perfetta per immergersi nella vita gioviale dei tulaviani e assaporare la loro ospitalità, e all’isola di Tepuka dalle spiagge abbaglianti su cui rilassarsi al sole.

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Tüchersfeld, il villaggio tra le rocce che sembra uscire da una fiaba

Nella cosiddetta Svizzera Francone, il territorio compreso tra le città di Bamberga, Bayreuth e Norimberga, nel corso dei millenni si sono venute a creare delle singolarissime formazioni rocciose, come quelle che si possono notare nella vallata di Püttlach. Proprio qui sorge il caratteristico villaggio di Tüchersfeld, incastonato tra impressionanti giganti pietrificati.

Il villaggio di Tüchersfeld, tra fiaba e realtà

Situato a circa un’ora di auto da Bamberga e Norimberga (meta ideale per un weekend alternativo), Tüchersfeld è dominato da rocce vertiginose che gli conferiscono una connotazione fiabesca, con le case a graticcio e le fattorie addossate a questi silenziosi giganti, resti di una scogliera formatasi dal mare primordiale del periodo Giurassico. Oggi questi capolavori della natura si innalzano liberamente nel paesaggio, fondendosi in modo pittoresco con lo scenario che circonda questo grazioso villaggio della Svizzera Francone. Le bizzarre formazioni rocciose, insieme alle grotte e alle valli della regione, sono un’attrazione unica e costituiscono un vero e proprio parco giochi per gli amanti delle escursioni e delle arrampicate.

Per la sua particolarità, Tüchersfeld è diventato un simbolo della Svizzera Francone, tanto da essere immortalato sui francobolli della Deutsche Post. Fino alla guerra dei trent’anni qui c’erano due castelli: il Castello Superiore e il Castello Inferiore. Quest’ultimo è stato registrato nel 1269 come una fortezza che esisteva già da molto tempo prima. Il 1° gennaio 1972 il comune di Tüchersfeld è stato sciolto e il suo territorio è stato incorporato nei comuni di Pottenstein e Gößweinstein (le frazioni di Hühnerloh e Kohlenstein).

Il maggior luogo di interesse del villaggio è il Franconian Switzerland Museum, situato nel cosiddetto Judenhof (“corte degli ebrei”), un gruppo di edifici del XVII e XVIII secolo costruiti sul terreno del Castello Inferiore e abitati fino al 1860 da 18 famiglie ebree, per poi essere restaurati tra il 1978 e il 1982. Di particolare rilievo è la sinagoga della seconda metà del XVIII secolo, con i suoi stucchi tardo-barocchi sul soffitto. I vari edifici fanno da cornice al cortile del museo, che viene utilizzato anche per gli eventi organizzati durante l’anno. Grazie alla sua particolare posizione, sotto due imponenti torri rocciose, il museo è considerato un punto di riferimento della Svizzera Francone ben oltre i suoi confini.

Tra grotte incredibili ed escursioni

La Svizzera Francone, tra le zone più suggestive della Franconia, regione storica storica della Germania centro-meridionale, è una sorta di Eldorado per gli amanti della natura, con i romantici paesaggi di bassa montagna caratterizzati da rocce calcaree, valli profondamente scolpite, castelli e grotte suggestive. Tra queste spicca il monumento naturale Teufelshöhle (Grotta del Diavolo). Con i suoi 1.500 metri di lunghezza è la grotta più lunga della Germania e la più grande della Svizzera Francone. Situata nel distretto di Bayreuth, piccola città dell’Alta Franconia da vedere, fa parte del Jura Cave Adventure World ed è decorata da stalattiti e stalagmiti sbalorditive. L’enorme portale della grotta – la “porta del mondo sotterraneo” – si trova a circa 400 metri sul livello del mare, a circa due chilometri a sud di Pottenstein, nella stretta valle del torrente Weihersbach.

La primavera è la stagione ideale per visitare questi luoghi, poiché tutta la regione si accende dei colori dei fiori di ciliegio. Qui, infatti, si trova una delle più grandi aree di coltivazione di ciliegie della Germania, Paese che offre almeno 10 motivi per una visita. Questa regione è anche il regno degli escursionisti, attratti dalle bizzarre formazioni rocciose e da una natura che sembra aver preso in mano gli strumenti da scultore per creare opere che lasciano davvero a bocca aperta.

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Firenze Idee di Viaggio Toscana Viaggi

Firenze è in fiore: è più bella che mai

Organizzare un viaggio a Firenze è sempre un’ottima idea. Il capoluogo della Toscana, conosciuto anche come la Culla del Rinascimento, ospita alcuni dei più grandi e importanti capolavori artistici e architettonici che ogni giorno attirano migliaia di visitatori provenienti da ogni parte del mondo.

Le cose da fare e da vedere in città sono tantissime, e tutte sono destinate a incantare. Tra i luoghi imperdibili troviamo il il celebre Duomo, con la cupola progettata da Brunelleschi, la Galleria dell’Accademia che ospita la scultura del David di Michelangelo e l’iconica Galleria degli Uffizi, uno dei più importanti musei d’Italia e del mondo.

Raggiungere il capoluogo toscano, dicevamo, è sempre un’ottima idea. Ma farlo in primavera vuol dire conoscere il suo volto più bello, quello dipinto, plasmato e ricoperto dai suggestivi colori della natura e dai suoi inebrianti profumi. I giardini storici e gli scorci panoramici di Firenze sono adesso in fiore, e la città è bella come non lo è stata mai. Pronti a partire? Lo show è già iniziato.

Perché visitare Firenze in primavera è un’ottima idea

Tra i mesi di marzo e giugno Firenze sfoggia il suo abito più bello, quello cucito da Madre Natura. La città, infatti, si trasforma in un tripudio di colori e profumi che incantano la vista e inebriano i sensi. Basta una semplice passeggiata tra le iconiche strade del territorio per ammirare le bellezze del centro storico incorniciate tra fioriture cangianti e suggestive.

Durante la primavera, infatti, fioriscono le strade e le vie del, i parchi e anche gli splendidi e pittoreschi giardini che si nascondono tra i palazzi nobiliari alla stregua di tesori preziosi.

Se avete in mente di organizzare un viaggio a Firenze in primavera, dunque, non dimenticate di ritagliarvi del tempo anche per ammirare le fioriture cittadine: vi lasceranno senza fiato. Scopriamo insieme quelle più iconiche e imperdibili.

Dove ammirare le fioriture di Firenze

Il nostro itinerario alla scoperta della città fiorita comincia dal Giardino dei Semplici, l’Orto Botanico della città che si annovera tra i più antichi del mondo. Inaugurato nella metà del XVI secolo, oggi questo suggestivo giardino ospita oltre 9000 esemplari di piante, alcuni dei quali stanno dando spettacolo proprio adesso.

Altro punto d’interesse imperdibile, per chi visita la città in primavera, è il Giardino di Palazzo Corsini al Prato, un giardino rinascimentale che ospita anche un labirinto di siepi e una limonaia.

Se è un’esperienza romantica e suggestiva che volete vivere, allora il consiglio è quello di raggiungere Villa Bardini, conosciuta anche con il nome di Villa Belvedere. Situata in una posizione strategica, la dimora consente di ammirare uno dei panorami più incredibili della città. Proprio qui, tra diversi esemplari floristici che compongono la collezione avviata da Stefano Bardini, esiste un pergolato completamente ricoperto di glicini che consente alle persone attraversare un viale fiorito e caratterizzato da infinite sfumature di viola.

Al al piazzale Michelangelo, invece, è possibile passeggiare nel Giardino dell’Iris, un paradiso naturalistico che, come il nome stesso suggerisce, è completamente e interamente dedicato al fiore in questione. Tra aprile e maggio è possibile ammirare oltre 1500 esemplari di iris che provengono da ogni parte del mondo.

Ultimo, ma non per importanza s’intende, è il Giardino di Boboli, uno dei simboli di Firenze e dell’Italia intera. Questo parco, uno dei più celebri d’Italia, è uno scrigno di infinite meraviglie che si snodano su  un terreno di 45 ettari e che sono incorniciate da numerosi esemplari floristici. Il periodo migliore per visitarlo è tra aprile e maggio, quando fioriscono i glicini e tingono l’interno giardino mille sfumature di viola e di rosa.

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Danimarca Europa Idee di Viaggio luoghi misteriosi Vacanze Con Bambini Viaggi

In Danimarca c’è una città fatta apposta per i bambini

C’era una volta un giovane che viveva in un paesino sull’isola di Fiona, in Danimarca. Quel ragazzo si dilettava scrivendo fiabe e ritagliando figurine di carta. Una volta grande, divenne famoso in tutto il mondo per le sue favole. Il paese era Odense e lui si chiamava Hans Christian Andersen.

Oggi, Odense non è più un paesino, ma una città fatta di quartieri molto moderni; tuttavia, conserva ancora un centro storico antico non molto diverso da come appariva agli occhi di Andersen.

Odense è la città delle fiabe ed è la meta perfetta per una vacanza con i bambini. Oltre ai luoghi legati al celebre autore di alcune delle fiabe più raccontate al mondo, è una città a misura di bimbi.
Molti sono i luoghi e gli itinerari legati ad Andersen che si possono fare a Odense. Alcuni sono luoghi al chiuso, come la sua casa natale, quella dove trascorse l’infanzia, l’Acciarino – una casa della cultura per bambini – e il nuovissimo museo H.C. Andersen Hus, mentre altri sono itinerari all’aperto tra gli antichi quartieri, seguendo le orme – nel vero senso della parola, visto che basta seguire le impronte rosse delle sue scarpe misura 47 in giro per la città – dello scrittore o cercando le sculture dedicate alle sue fiabe più famose: La sirenetta, Il brutto anatroccolo, La regina delle nevi, Il soldatino di stagno, La principessa sul pisello, La piccola fiammiferaia e tante altre ancora (ne scrisse 156) sono sparse per tutta la città.

Il tour sulle orme di Hans Christian Andersen comprende nove tappe tra luoghi della sua infanzia, piazze, statue, persino murales, e altri edifici a lui legati. La app gratuita Useeum consente di visitare tutti questi luoghi in completa autonomia.

I luoghi di H.C. Andersen: le tappe

La casa natale

La pittoresca casa d’angolo gialla dove nacque Andersen, all’inizio dell’Ottocento sorgeva nella zona più povera di Odense, e la gran parte degli abitanti del quartiere apparteneva alle classi meno abbienti della società. Nella sua casa natale abitavano a quei tempi fino a cinque famiglie. Vi si accede dal nuovo H.C. Andersen Hus.

La piazza

A Sortebrødre Torv sorgeva l’unico teatro permanente fuori da Copenhagen. Il mondo di fantasia e narrazione del teatro incantava H.C. Andersen. Essendo povero, non aveva la possibilità di assistere a molte rappresentazioni, ma raccoglieva le locandine e i programmi del teatro, sui quali fantasticava. Riuscì a entrare nel teatro come comparsa in una sola rappresentazione. La sua unica battuta alimentò il sogno di notorietà e di una vita sul palcoscenico, e poco tempo dopo, a 14 anni, se ne andò per il mondo in cerca di avventura, e di fortuna.

L’Ospizio dei poveri

Al primo piano dell’Ospizio dei poveri c’era la scuola che Andersen frequentò gratuitamente durante gli ultimi anni a Odense. L’insegnamento era carente e i libri erano pochi, il giovane Andersen passava la maggior parte del tempo a inventare nuove storie sulla base degli affreschi biblici che ornavano l’aula della scuola dei poveri. Andando a scuola, Andersen passava davanti alla tomba di suo padre, accanto alla cattedrale e al ginnasio, che sognava di poter frequentare.

Il lavatoio

Il lavatoio dove lavorava la madre di Andersen come lavandaia non esiste più, ma se ne può vedere uno tale nel centro di Odense. La madre morì nel 1833.

La statua

La grande statua di bronzo di H.C. Andersen si può ammirare nei giardini del castello di Rosenborg, Kongens Have, nei pressi del fiume di Odense. Ancora oggi Andersen scruta il punto più profondo del fiume, dove ai suoi tempi si credeva abitasse lo spirito del fiume. Quando qualcuno annegava in queste acque, si diceva che lo spirito pretendesse delle vittime affinché l’acqua non rompesse gli argini provocando gravi danni alla città. Quel luogo ispirò H.C. Andersen per la fiaba “Il gorgo della campana”.

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Fonte: 123rf

La statua di bronzo di H.C. Andersen nei giardini del castello di Rosenborg

La prigione

Quando la nonna di Andersen si sposò per la prima volta nel 1783, fu con un uomo che era stato nella prigione di Odense per aver sparato al cacciatore di un proprietario terriero. Anche Andersen vi entrò, ma solo come visitatore. I suoi genitori conoscevano il portiere e, in occasione di una ricorrenza di famiglia, la prigione di Odense rappresentò la cornice per i festeggiamenti. Ma il giovane Andersen aveva paura dei detenuti che facevano da camerieri alla festa e descrisse questo atroce istituto nel romanzo “O.T.”.

La casa dell’infanzia

Dall’età di due anni e fino ai 14 H.C. Andersen abitò nella casa di Munkemøllestræde. Oggi, insieme agli appartamenti adiacenti, è stata trasformata in un piccolo museo. Era una casa angusta e povera, ma Andersen le era molto affezionata.

La cattedrale

La cattedrale di Odense, la chiesa di S. Knud, rappresenta la cornice di tre avvenimenti nella vita di H.C. Andersen. Qui si sposarono i suoi genitori, solo tre mesi prima della sua nascita nel 1805. Lo spazio che oggi circonda la chiesa rappresentava allora il cimitero, e fu qui che il padre di Andersen fu sepolto a 33 anni, nel 1816. Tre anni dopo fu ancora qui che Andersen fu cresimato. Per il grande avvenimento aveva avuto in dono un paio di stivali di cuoio. L’emozione di questo dono venne raccontato nella fiaba “Le scarpe rosse”.

Il municipio

Nei sotterranei del municipio, la nonna di Andersen era stata rinchiusa a pane e acqua per aver avuto tre figli fuori dal matrimonio. Dalla finestra del primo piano di questo edificio Andersen il 6 dicembre 1867 ricevette l’omaggio della popolazione e la cittadinanza onoraria.

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Fonte: 123rf

Il centro storico di odense

Seguire le orme di Andersen

Non è soltanto un modo di dire. Davvero a Odense si possono seguire le orme di H.C. Andersen, basta guardare per terra e cercare le impronte rosse della misura 47 che segnano un itinerario lungo poco più di 3 km tra i luoghi legati allo scrittore di fiabe più famoso del mondo.

I luoghi sono 13 e naturalmente molti coincidono con il tour già citato. Ma ce ne sono anche altri: come Sortebrødre Torv (piazza dei Frati Neri) dove dal XII secolo a oggi si tiene il mercato due volte alla settimana, c’è la scultura di Andersen seduto su una panchina – con il quale scattarsi un selfie – nella piazza Claus Bergsgade, quella del soldatino di stagno all’incrocio di Overgade, la barchetta di carta del Soldatino di stagno nel parco, quella di I vestiti nuovi dell’imperatore a Vestegade e della Pastorella e lo spazzacamino a Kongensgade.

Il museo H.C. Andersen Hus

Inaugurato nel 2021, il nuovo museo dedicato ad Andersen è una delle tappe imperdibili per seguire le orme dello scrittore. L’edificio dal design moderno e realizzato con i maggiori criteri di sostenibilità dallo studio di architettura giapponese Kengo Kuma, ha pareti di vetro e legno e in parte si sviluppa sottoterra. tutt’intorno è circondato da un delizioso giardino aperto a tutti.

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Fonte: @R. Hjortshoj

Il nuovo museo dedicato ad Andersen a Odense

Si tratta di un museo adatto a grandi e a piccini e nei suoi 5.600 metri quadrati di spazi ospita installazioni interattive, effetti sonori e luminosi, ma anche scritti originali e figurine di carta intagliate dallo stesso Andersen per raccontare ai visitatori la sua vita e le sue opere ed entrare nel mondo fiabesco di H.C. Andersen.

Per i bambini, la fiaba non finisce qui. Un’ampia zona del museo ospita il magico mondo dei bambini, Ville Vau, dove tutto prende ispirazione dalle fiabe di Andersen. Ci sono costumi (di tutte le taglie) da indossare, per entrare davvero nei panni dei protagonisti delle favole, casette e negozi di legno a misura di bimbi dove ogni oggetto è fatto a mano all’uncinetto, ci sono strumenti per dipingere e un palcoscenico dove esibirsi o assistere a spettacoli e storytelling improvvisati.

Una città a misura di bimbi

Per chi viene con i bambini, Odense è una città perfetta, anche solo per trascorrervi un ponte o un long weekend. Sono moltissime le iniziative dedicate proprio ai più piccoli. Il museo di Andersen, per esempio, ha un grande spazio dedicato ai bimbi dove ciascuno può indossare i panni del personaggio preferito e giocare con oggetti di stoffa che replicano cibo e utensili di uso quotidiano o improvvisarsi attore protagonista di una fiaba salendo su un palco.

Ma ogni luogo qui tiene conto dei bambini. Anche i locali e i ristoranti. Poco lontano dal centro, per esempio, lo Storms Pakhus è un luogo d’incontro per adulti dove gustare dell’ottimo street food e bere una birra dopo aver lasciato i figli nell’area a loro dedicata dove alcuni animatori se ne prendono cura. E poi, con la bella stagione, Odense offre più di 120 parchi e 250 aree gioco oltre al famoso zoo, aperto nel lontano 1930 e considerato uno dei più belli d’Europa.

Gli eventi imperdibili a Odense

La maggior parte degli eventi e dei festival si svolgono durante la calda estate, ma imperdibili sono le festività natalizie a Odense quando tutta la città diventa una fiaba a cielo aperto.

Ogni anno, dal 2013, ad agosto si tiene l’Hans Christian Andersen Festival (nel 2023 si svolge dal 17 al 27), uno dei festival culturali più grandi della Danimarca, con circa 500 eventi in tutta la città, la maggior parte dei quali gratuiti. Si tengono spettacoli, concerti, illuminazioni, mostre d’arte, storytelling per le strade, nei parchi e negli edifici. Il claim di questo evento è “Tutto può succedere”.

Da più di trent’anni, ogni estate si tiene anche la Hans Christian Andersen Parade durante la quale 24 attori in costume raccontano 24 fiabe di Andersen in 24 minuti. Alcuni spettacoli sono in lingua inglese.

Da metà luglio a inizio agosto, invece, si svolge H.C. Andersen Plays con rappresentazioni teatrali delle fiabe di Andersen.

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Fonte: @24Copenhagen

Il centro storico di Odense
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Alla scoperta del “balcone d’Italia”, panorama magico

Quanto è piacevole affacciarsi da un belvedere e ammirare un panorama che sembra uscito direttamente da un quadro? Il nostro Paese – per fortuna – è pieno di luoghi meravigliosi che permettono di scorgere paesaggi che sembrano dipinti dalle sapienti mani di un famigerato artista. Ma ne esiste uno che, dato lo spettacolo visivo che regala, è persino chiamato il “balcone d’Italia”.

Sighignola, il panorama più bello che c’è

Il posto in questione si chiama Sighignola ed è una montagna delle Prealpi Luganesi che svetta nel cieli limpidi con i suoi ben 1.320 metri di altezza. Sorge sul confine italo-svizzero, tra il comune italiano di Alta Valle Intelvi e quelli svizzeri di Arogno e Lugano. Un balcone diviso a metà, direte voi, ma la verità è che il belvedere prende vita nel nostro territorio, anche se è ovviamente possibile raggiungerlo dai versanti di entrambi i Paesi.

La meravigliosa Sighignola, infatti, rappresenta il culmine dell’altrettanto affascinante Valle Intelvi, una zona vallivola montuosa della provincia di Como che ha molto da regalare ai suoi visitatori.

Valle Intelvi cosa vedere

Fonte: iStock

Un angolo della Valle Intelvi

Come raggiungere il “balcone d’Italia”

Per raggiungere il “balcone d’Italia” e ammirare un panorama che inevitabilmente conquista il cuore di tutti i suoi ospiti, bisogna partire da Lanzo d’Intelvi, località in cui sorge persino l’unico impianto sciistico della provincia di Como.

Da qui, se si vogliono utilizzare auto o bici, bisogna intraprendere una strada di 5,5 km che è stata costruita nel 1913 da Vittorio Bertarelli, uno dei padri fondatori del Touring Club Italiano. Ma la buona notizia è che, soprattutto durante la bella stagione, è possibile attraversare un percorso a piedi gestibile persino con i bambini.

Il tragitto è segnalato da un grande cartello e percorrendolo si arriva dritti al magnifico “balcone d’Italia” in circa 20 minuti. Una volta giunti sulla cima della Sighignola, si potrà visualizzare un piazzale detto, per l’appunto, “balcone d’Italia” dove è posto anche un cartellone che racconta la storia della funivia che da Campione d’Italia doveva portate alla Sighignola. Un progetto che, purtroppo, è rimasto incompiuto.

Se invece vi trovate sul versante svizzero ma volete comunque raggiungere questo spettacolare belvedere, sappiate che per arrivarvi dovrete approfittare di un percorso dai profili completamente differenti rispetto a quelli che si trovano nel nostro lato.

Ma a prescindere dal versante che sceglierete, una volta arrivati sul “balcone d’Italia” al vostro cospetto avrete un paesaggio dalla bellezza così autentica che vi risulterà persino difficile descriverlo. Sotto ai vostri piedi ci sarà la placidità del Lago Ceresio, poi ancora quello di Lugano e, nelle giornate limpide, persino le infinità del Lago Maggiore.

Sighignola panorama

Fonte: iStock

Parte del panorama che si può scorgere dalla Sighignola, il “balcone d’Italia”

Ma non solo: si potrà ammirare anche l’elegante città svizzera di Lugano, poi ancora le linee sinuose del Monte Rosa e quelle magnetiche del Cervino. Insomma, è un vero e proprio balcone che permette di avere una visuale davvero eccezionale e unica nel suo genere, qualcosa che difficilmente si può trovare altrove.

Sulla cima della Sighignola, tra le altre cose, svetta fiera una piccola cappella che è stata edificata in memoria degli alpini caduti durante la Prima Guerra Mondiale. E se con voi avrete dei bambini, niente paura: in prossimità della balconata è stata ricavata una zona di svago proprio per loro con alcuni giochi con cui divertirsi e un’area picnic in cui concedersi un pasto mentre si ammira un panorama di sconfinata bellezza.

Inutile sottolineare che ogni stagione è in grado di regalare panorami diversi impreziositi dai colori tipici e gli eventi atmosferici classici del periodo.

Cosa vedere presso la Valle Intelvi

Se si decide di visitare il fantastico “balcone d’Italia” non si può non approfittare di questa occasione per conoscere più a fondo le tante meraviglie che racchiude la poetica Valle Intelvi.

Tra le attrazioni più peculiari ci sono, senza ombra di dubbio, i tanti piccoli borghi. Lo stesso Lanzo d’Intelvi è una vera bomboniera che, oltre a ospitare un piccolo comprensorio d’impianti di risalita per lo sci e lo snowboard e una pista per lo sci di fondo, è puntellato anche di edifici da non perdere.

Uno di questi è il Santuario della Madonna di Loreto che al suo interno conserva un seicentesco paliotto in scagliola che raffigura la Madonna di Loreto, oggetto sacro che è rappresentato anche da una statua situata alle spalle della mensa eucaristica che, a sua volta, protegge un’ulteriore opera a cui la popolazione locale è devota.

Non da meno è Villa Turconi che sfoggia particolari decorativi di notevole interesse e una serie di simboli davvero peculiari. Tra questi non si possono non nominare il serpente e la mela di Adamo ed Eva, il melograno, il cardo e la lumaca.

Un altro borgo che vale la pena visitare presso la Valle Intelvi è Pigra, luogo in cui vivono poco più di 200 anime. Si tratta di un paesino aggrappato a una montagna dove, oltre ad ammirare un panorama da sogno, si può visitare la Chiesa Parrocchiale di Santa Margherita che custodisce alcune interessanti opere d’arte, decorazioni in stucco, tele seicentesche e settecentesche e un paliotto in scagliola risalente al XVIII secolo.

Degna di nota è anche la sua piazzetta di San Rocco dove si specchiano alcune dimore con eleganti decorazioni risalenti al Settecento.

Un altro borgo che vale la pena visitare è Claino che, come purtroppo tante altre realtà del nostro Paese, è un luogo afflitto dal fenomeno dello spopolamento. Per contrastare questa problematica, due cittadine nel 2015 hanno proposto dell’amministrazione Comunale di creare un “borgo dipinto”, tanto che oggi il visitatore ha la possibilità di ammirare una sorta di museo a cielo aperto.

Le opere sono oltre 60 e si trovano in quasi la completa lunghezza del paesino. Da visitare, inoltre, è la Chiesa parrocchiale di San Vincenzo che conserva una Pietà del 1492, i dipinti delle volte di Vincenzo de Bernardi e molto altro ancora.

Infine, salutate la Valle Intelvi e le sue meraviglie da un posto davvero speciale: la panchina gigante. Sorge in località Bolla e, grazie alla sua posizione altamente suggestiva, permette di ammirare un panorama che lascia intravedere anche i profili del Lago di Como.

La Valle Intelvi con il suo “balcone d’Italia” e le altrettante attrazioni che offre – naturali e non – è un vero angolo-capolavoro del nostro Paese.

Sighignola percorso balcone italia

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Il “balcone d’Italia” in autunno
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Questo paradiso terrestre ti farà vivere un’esperienza gastronomica unica

Organizzare un viaggio in Grecia, in ogni periodo dell’anno e in tutte le stagioni, è sempre un’ottima idea. Lo è perché il Paese è caratterizzato da un patrimonio culturale, storico e naturalistico senza eguali che si snoda tra le città, i villaggi e le numerose isole sparse tra il Mar Egeo e lo Ionio.

Non è un caso che migliaia di visitatori, ogni anno, giungano da ogni parte del mondo per esplorare il territorio. Lo fanno per andare alla scoperta della culla della civiltà occidentale, per visitare la capitale, Atene, e tutte le testimonianze straordinarie di un passato grandioso, ma anche per trascorrere del tempo tra le meravigliose spiagge delle isole bagnate da un mare turchese e cristallino.

Le isole della Grecia, infatti, sono tra le mete più popolari dei vacanzieri, e i motivi sono pressoché intuibili. Le cose da fare e da vedere sono tantissime, tra queste anche quella di concedersi qualche peccato di gola. La cucina greca, infatti, è una delle più apprezzate di tutto il mondo, e in questo paradiso terrestre è possibile vivere una delle esperienze gastronomiche più incredibili di sempre. Benvenuti a Límnos.

Límnos, il paradiso selvaggio che in pochi conoscono

Come abbiamo anticipato, sono molte le persone che scelgono la Grecia, e le sue isole, per trascorrere vacanze all’insegna della grande bellezza. Santorini, Mykonos, Creta, Rodi e Corfù sono solo alcune delle destinazioni più gettonate dai turisti. Ma è proprio all’ombra di queste che si nasconde il volto più autentico del Paese, quello conservato dalla piccola isola di Límnos.

Conosciuta anche con il nome di Lemno, quest’isola è situata nell’arcipelago dell’Egeo Nord-Orientale, dove sorgono spiagge straordinarie, rocce vulcaniche, villaggi tradizionali e golfi protetti e circondati da un mare bellissimo.

Fuori dai radar del turismo di massa, Límnos è un lembo di terra affascinante e suggestivo, caratterizzato da un paesaggio frastagliato e incontaminato che permette ai viaggiatori di scoprire il volto più autentico del Paese lontano dalla folla.

Le cose da fare e da vedere qui sono tantissime, e tutte sono destinate a incantare. L’isola, infatti, è un luogo pregno di storia, di cultura e di bellezze naturali tutte da scoprire a ritmo slow. Ma c’è qualcos’altro che i viaggiatori possono fare una volta giunti su questo lembo di terra poco conosciuto: un’esperienza gastronomica unica e autentica. Indimenticabile.

Formaggio bianco Kalathaki

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Formaggio Kalathaki

L’esperienza gastronomica più straordinaria di sempre

Non è solo un’isola da ammirare in tutto il suo splendore, Límnos infatti è una terra fertile che ha permesso alla gente locale di produrre alcuni prodotti genuini che vengono utilizzati per ricreare le ricette della tradizione culinaria del Paese.

Dalle coltivazioni locali, infatti, nascono prodotti come formaggio, olive, miele e vino, ingredienti preziosi che soddisfano le esigenze di tutti i buongustai che non vogliono rinunciare a deliziare il palato quando sono in viaggio.

Impossibile resistere all’ampia selezione di formaggi locali. Tra quelli da provare ci sono il melichloro e il kalathaki che accompagnano la più celebre e conosciuta feta.

Il pesce è grande protagonista delle tavole di tutta la Grecia, e l’isola di Límnos non fa eccezione. Al polpo, ai calamari e ai gamberoni si affiancano anche i più caratteristici piatti di carne come il souvlaki di maiale, meglio ancora se accompagnato dall’iconica salsa tzatziki.

Prendetevi tutto il tempo per gustare lentamente tutte le portate: l’esperienza culinaria, qui, è davvero sorprendente. Il vostro palato vi ringrazierà.

Ristoranti con vista mare a Myrina, Límnos

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Ristoranti con vista mare a Myrina, Límnos
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Fosse Dionne, il mistero del “pozzo senza fondo” in Francia

Ci sono luoghi al mondo che hanno assunto un’atmosfera quasi magica, circondati da un alone di mistero e da tantissime leggende (spesso inquietanti e drammatiche): uno di questi è Fosse Dionne, una sorgente sotterranea naturale che ha dato vita ad un vero e proprio “pozzo senza fondo”. In Francia è diventata un’attrazione molto popolare tra i turisti, cosa che ha senza dubbio giovato al piccolo villaggio presso cui si trova questa polla d’acqua. Ma le sue origini sono ancora avvolte nelle nebbie, aumentando così il suo fascino.

Fosse Dionne, il “pozzo senza fondo”

Siamo a Tonnerre, un piccolo borgo francese situato tra le campagne della Borgogna: qui i turisti possono ammirare Fosse Dionne, una sorgente carsica alimentata dalle acque piovane che scendono dalle colline circostanti, le quali si infiltrano tra gli strati calcarei dell’altopiano carsico su cui si trova il villaggio, per poi riemergere all’interno del pozzo. C’è inoltre almeno un fiume sotterraneo ad aggiungere la sua acqua alla sorgente risorgiva, sebbene su questo non si sia ancora fatta chiarezza. In effetti, le origini di Fosse Dionne sono tutt’oggi un mistero inesplorato.

Sappiamo che un tempo il pozzo veniva considerato sacro: il suo stesso nome è l’evoluzione di “Divona”, che significa divino. In epoca romana, la sorgente veniva utilizzata per rifornire d’acqua l’Oppidum di Tornodurum, e solo in seguito attorno ad essa si è sviluppato l’insediamento che sarebbe poi stato chiamato Tonnerre. Secondo alcune testimonianze, uno dei primi riferimenti a Fosse Dionne risale attorno al 600 d.C., quando San Jean de Rèome giunse in loco per ripulire quella che all’epoca era solamente una palude inutilizzabile, per rendere la sua acqua potabile.

Nei periodi successivi, il pozzo venne trasformato in un lavatoio: nel 1758, Louis d’Éon vi costruì attorno un lavabo circolare dal diametro di 14 metri, ma anche una galleria rivestita di piastrelle e sostenuta da piccole colonne scure, affinché le lavandaie fossero protette dalle intemperie durante il loro lavoro. Vennero poi aggiunti anche dei piccoli camini, per fornire la cenere necessaria alle lavandaie (ai tempi, così si faceva il bucato). Nel 1920, Fosse Dionne venne dichiarato monumento storico e ancora oggi attira tantissimi visitatori in Francia.

Le misteriose leggende di Fosse Dionne

Il mistero attorno alle origini di questa sorgente ha portato inevitabilmente alla nascita di numerose leggende. C’è chi, in passato, riteneva che fosse una sorta di passaggio verso un altro mondo, e si narra persino che San Jean de Rèome vi condusse una lotta epica contro il basilisco che ne abitava le profondità, riuscendo infine a sconfiggerlo e a bonificare il pozzo. Al di là della presenza di serpenti giganti che si nasconderebbero tra le sue acque, Fosse Dionne rimane comunque un’incognita. Nessuno sa quanto la sorgente sia profonda, né dove conduca realmente.

La fossa si apre in una camera sommersa, il cui ingresso è visibile dalla superficie. La grotta è stata esplorata in diverse occasioni, sebbene si tratti di un’impresa difficilissima: stretti passaggi e sifoni profondi, che richiedono abilità nelle immersioni e svariate soste di decompressione, hanno messo alla prova anche i più esperti. La prima spedizione di cui abbiamo testimonianza è stata effettuata nel 1955, e in seguito numerosi altri esploratori ci hanno riprovato, alcuni non facendo più ritorno. Dopo questi incidenti mortali, le immersioni sono state rigorosamente regolamentate.

L’ultimo ad aver tentato la missione è stato il sommozzatore francese Pierre-Éric Deseigne, che si è tuffato nelle acque di Fosse Dionne nel 2019: in quell’occasione è riuscito a raggiungere una profondità di quasi 80 metri, senza però avvistare alcuna traccia di un fondale. Nonostante abbia così superato il precedente record di immersione, detenuto dal collega Patrick Jolivet, non si è minimamente avvicinato a svelare il mistero di questo pozzo senza fondo.

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Dieci perle sul Lago di Como per una gita fuori porta

Vengono da tutto il mondo per vedere il Lago di Como, i suoi borghi, le sue ville d’epoca, i suoi giardini e i suoi scorci panoramici unici al mondo. Ecco perché dovremmo essre i primi a viistare questo angolo di paradiso che il nostro Paese ci regala.

Sono tantissimi i luoghi che si possono visitare, a seconda dei propri interessi e del tempo che si ha a disposizione. Ne abbiamo selezioati dieci (ce ne sarebbero molti di più, però) che vi consigliamo assolutamente di non perdere.

1. Varenna, il borgo degli innamorati

Questo delizioso borgo nella provincia di Lecco un tempo era un villaggio di pescatori. Oggi il suo centro storico ha uno splendido patrimonio artistico. Il cuore pulsante del borgo è la sua piazza centrale, sulla quale si affaccia la Chiesa di San Giorgio. L’edificio, risalente al XIII secolo, venne costruito sulle fondamenta di un antico tempio romano. Percorrendo le viuzze che si diramano dal centro storico di Varenna, arriviamo a ridosso del lago e rimaniamo affascinati da Villa Monastero (punto 10): suggestivo complesso architettonico del ‘500, un tempo fu convento di monache cistercensi. Ma il luogo più romantico di Varenna è senza dubbio la Passeggiata degli Innamorati: una breve passerella di metallo ad arco, ricoperta di piante rampicanti che, nei periodi caldi, si trasforma in un tripudio di colori e di profumi.

2. Villa del Balbianello

Si trova a Lenno, sulla sponda occidentale del lago, dove inizia la zona costiera denominata Costa della Tremezzina. Villa del Balbianello, che sembra uscita da un film di Hollywood, è un Bene del FAI ed è il più visitato d’Italia in quanto è una delle più spettacolari e scenografiche dimore sul Lago di Como. Decisamente il punto forte della villa è il suo enorme giardino. Le potature ardite, come quella a ombrello del grande leccio, sono un vero spettacolo. E poi la Loggia Durini, la monumentale struttura ad arco decorata da una rosa dei venti intarsiata e abbracciata da un Ficus Repens (dove è stata girata una celebre scena di “Star Wars“), e la Darsena, il porticciolo ricavato nelle rocce (chi ha la fortuna di giungere a Villa del Balbianello a bordo di un’imbarcazione potrà provare un’esperienza davvero esclusiva). All’interno della villa si trova Museo delle Spedizioni.

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Villa del Balbianello sul Lago di Como

3. Bellagio, il borgo tra i due rami del Lago di Como

Incantevole meta turistica e culturale, Bellagio è celebre per la sua posizione geografica davvero esclusiva: il borgo si trova sull’estremità settentrionale del Triangolo Lariano, proprio nel punto in cui si dipartono i due rami del Lago di Como. L’antico borgo, dove si susseguono suggestive abitazioni d’epoca, è percorso da vicoli e da caratteristiche scalinate acciottolate sulle quali si affacciano variopinti negozi di artigianato e tanti localini tipici. Sul lungolago si affacciano ristoranti e piccoli bar dove fermarsi nelle belle giornate ad ammirare il panorama a gustare le specialità locali. Una delle attività imperdibili a Bellagio è il giro in battello. Il tour del promontorio dura 20 minuti. Chi desidera. può raggiungere la sponda opposta nell’altrettanto delizioso borghetto di Varenna.

4. Villa Carlotta

Villa Carlotta, una delle più belle dimore storiche che si possono visitare in Italia, si trova a Tremezzo, in provincia di Como, e s’affaccia direttamente sul lago, con vista sul pittoresco borgo di Bellagio, da cui è raggiungibile in motonave. La vista dalla villa e dai giardini è meravigliosa e i colori della fioritura lasciano senza fiato. Non a caso, viene spesso scelta come location per matrimoni, anche per la terrazza panoramica che si affaccia sul lago. Villa Carlotta accoglie i visitatori con il suo magnifico parco botanico e le sue sale ricche di capolavori d’arte: è un luogo di rara bellezza, qui capolavori della natura e dell’ingegno umano convivono armoniosamente in 70.000 mq tra giardini e strutture museali. Il parco di Villa Carlotta (circa 8 ettari visitabili) è luogo di grande fascino, non solo per la posizione panoramica particolarmente felice, ma anche per l’armonica convivenza di stili, la ricchezza di essenze, le suggestioni letterarie che ne fanno una meta imperdibile per chi giunge sul Lago di Como. All’interno ci sono opere di Antonio Canova e dipinti di Hayez.

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Il parco di Villa Carlotta vista Lago di Como

5. Nesso, il borgo con la cascata

In questo borgo la natura è un tutt’uno con le abitazioni. Nesso è conosciuto per il suo celebre e incredibile orrido, una gola naturale e profonda scavata nella roccia che caratterizza l’intero territorio. Sorge esattamente sul punto di unione tra i due torrenti Tud e Nosé che, da questa fusione, creano l’omonima cascata che rende questo luogo unico. Questa spettacolare gola naturale, nata dalla profonda frattura nella roccia, esplode in una cascata con un salto di oltre 200 metri che divide il piccolo borgo in due parti, che Leonardo da Vinci, nel “Codice Atlantico”, descrisse come “incredibile”. Ma il borgo di Nesso, conserva tra le sue strade pittoresche, anche un incantevole patrimonio architettonico da scoprire. Da una lunga e ripida scalinata di pietra che costeggia le case colorate che caratterizzano il borgo di Nesso, si arriva all’antico Ponte della Civera, dal quale si può ammirare la cascata.

6. Villa Olmo

Meraviglioso esempio di stile neoclassico, è uno degli edifici più belli e affascinanti di Como. Ad arricchire il piacere della vista lo stupendo panorama che si apre sul Lago di Como. La villa prende il nome da un meraviglioso olmo centenario che svettava nel giardino, che purtroppo però oggi non esiste più. Negli anni ha ospitato numerosi eventi, tra cui l’Esposizione Internazionale per il centenario della morte di Alessandro Volta, numerosi congressi, spettacoli ed esposizioni artistiche. Oggi Villa Olmo è costituita da un corpo centrale – dove si possono visitare spesso esposizioni temporanee – l’ala laterale settentrionale, il casino meridionale e quello settentrionale, le serre, il complesso del Tennis, l’ostello internazionale e il Lido, nonché dal giardino.

7. Cadenabbia, una perla rara

Il nome di Cadenabbia pare derivi da “Ca’ dei Nauli” ovvero “Casa dei Barcaioli”. Anticamente, infatti, in questa località sorgeva una locanda dove erano soliti sostare i barcaioli (“nauli”) che, con i loro “comballi” (battelli mercantili a fondo piatto), trasportavano merci e derrate provenienti da Lecco e da Como ai paesi rivieraschi. Sta di fatto che, da quell’antica locanda, agli inizi del 1800, nacque il primo albergo per turisti, la Locanda Cadenabbia, oggi Grand Hotel Cadenabbia, ma divenuto allora Grand Hotel Bellevue, ospitando Imperatori, Re e Regine. Per lungo tempo Cadenabbia fu uno dei luoghi preferiti dagli inglesi che, qui, si stabilirono e che fondarono una comunità tanto importante da indurre a edificare una chiesa anglicana, la prima in Italia, consacrata nel 1891. Qui ha sede una delle dimore storiche più famose, Villa Carlotta (punto 4).

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Il borgo di Cadenabbia sul Lago di Como

8. Villa Melzi d’Eril

Si tratta di uno dei palazzi storci più belli del lago in uno dei borghi più affascinanti: Bellagio (punto 3). Situata sul litorale occidentale del Lago di Como, la villa è ancora abitata e, quindi, visitabile solo in alcune sue parti. Nei pressi di questo incantevole edificio è possibile visitare un piccolo museo che ospita numerosi reperti archeologici, dipinti e vasellami antichi. C’è comunque la possibilità di visitare l’incantevole giardino. L’immensa area verde di Villa Melzi ospita reperti di grande valore artistico e storico, tra cui statue egizie e urne di origine etrusca. Il giardino ospita persino una gondola veneziana, giunta qui a Bellagio per volontà di Napoleone. Tutto il parco è costellato di statue, busti e opere di epoche diverse, che si fondono con i giardini e le piante in un’atmosfera di puro incanto.

9. Corenno Plinio, il borgo medievale

Sono pochissimi gli abitanti di Corenno Plinio: giusto 16 persone, con un solo ristorante e pochissime attività. Sarà anche questa sensazione di abbandonarsi alla storia e al passato – oltre alla tranquillità e all’assoluta bellezza del posto – che affascina tanto i turisti stranieri che ogni settimana arrivano qui per godersi la vista del lago e perdersi tra le stradine del borgo. da un paio d’anni ai visitatori è chiesto di pagare un ticket d’ingresso. Costruito su un insediamento romano e a picco sul lago, la particolarità di questo paesino (che deve il nome al console romano Caio Plinio che a Como era nato e dove amava soggiornare) sono i gradini intagliati nella roccia, tant’è che oggi Corenno è anche soprannominato il Borgo dei mille gradini. Sarà proprio salendoli che respirerete la vera essenza di Corenno e, quando arriverete in cima al castello medievale, con la cinta e le due torri merlate, vi sembrerà di fare un tuffo nel passato. In questo incanto di borgo si trova anche il vecchio molo, in fondo alle scalinate. Qui sono ancora attraccate le barche dei pescatori, ma anche dei pochissimi abitanti.

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Corenno Plinio

10. Villa Monastero

A Varenna (punto 1) si trova uno degli esempi più interessanti di dimora in stile eclettico di fine Ottocento. Un tempo fu un convento di monache cistercensi. Si affaccia direttamente sul Lago di Como ed è circondata da un giardino botanico di grande impatto scenografico e valore simbolico. Si distingue, oltre che per la sua bellezza, per essere uno dei siti storico-paesaggistico-ambientali principali del territorio. Di proprietà della Provincia di Lecco, si estende lungo una stretta lingua di terra per circa due chilometri. Vi si possono ammirare numerose e rare specie arboree autoctone ed esotiche che oggi superano i 900 esemplari.

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Kyushu, l’isola dove scoprire la cultura onsen giapponese

Nel settore del wellness, grande importanza rivestono le mete turistiche caratterizzate da stabilimenti termali e sorgenti d’acqua curativa: anche in Giappone ci sono molte destinazioni dove immergersi nella cultura “onsen”, termine con il quale viene designata proprio la stazione termale, che sia essa all’aperto o al coperto, pubblica o gestita privatamente. In questi luoghi ci si può rilassare completamente, sfruttando i benefici delle acque calde e della stessa atmosfera intima. Per vivere questa esperienza, l’ideale è dirigersi verso l’isola di Kyushu. Andiamo alla scoperta di questo posto meraviglioso.

L’isola di Kyushu, tra terme e paesaggi lussureggianti

Caratterizzata da un clima subtropicale, l’isola di Kyushu vanta panorami davvero incantevoli: è la terza per grandezza tra quelle che formano l’arcipelago giapponese, situata a sud-ovest rispetto all’isola principale di Honsu. Il suo paesaggio è prevalentemente montuoso, ed è qui che sorge il vulcano attivo più alto del Paese. Si tratta del Monte Aso, responsabile dei movimenti tettonici che danno vita alle numerose sorgenti termali di cui Kyushu è così ricca. Ma non solo: le eruzioni e le colate laviche hanno anche modellato le sue coste frastagliate, lungo le quali spuntano tantissimi isolotti rocciosi, e creato un microclima dove gli agrumeti hanno trovato il loro habitat.

Ma torniamo alle terme e alla cultura onsen. Uno dei centri principali del Paese è la città di Yufuin, situata nella prefettura di Oita. Qui si trovano le sorgenti più calde del Giappone intero, cosa che ha reso la meta un’attrazione molto popolare per i turisti alla ricerca di un’esperienza wellness. Il centro abitato si trova lungo il bacino di un fiume, circondato dalle montagne e da vaste campagne, dove a prevalere sono le risaie. Ecco perché le mattine invernali sono caratterizzate da una leggera nebbiolina che sembra sgorgare dalla terra, offrendo un panorama quasi magico.

Diversi ryokan tradizionali, ovvero locande tipiche del periodo Edo (tra il ‘600 e l’800) che sono rimaste ancora immutate nel tempo, si alternano ad hotel ben più moderni e lussuosi, per soddisfare davvero ogni esigenza. Ma le vere protagoniste sono le acque termali, che sembrano avere importanti proprietà curative. Sono da sempre impiegate per combattere nevralgie, artriti e dolori muscolari, ma anche problemi gastrointestinali e disturbi della pelle. Alcune sorgenti offrono anche acqua da bere, per trattare patologie come il diabete, l’obesità e il rallentamento del transito intestinale.

Cosa vedere sull’isola di Kyushu

Oltre a Yufuin, c’è un’altra località turistica molto conosciuta per i suoi bagni termali. Si tratta di Beppu, il cui territorio è costellato di sorgenti d’acqua calda che, in alcuni casi, vengono persino ritenute sacre. In totale, si stima che qui scorrano più di 70mila metri cubi d’acqua al giorno: non sorprende che i turisti vi si rechino per trarne beneficio. Ma lasciamo da parte gli onsen e immergiamoci nelle altre bellezze di questa regione. Per chi ama la natura incontaminata, uno dei luoghi più suggestivi è la Gola di Takachiho: uno stretto passaggio tra rocce vertiginose e ricoperte di muschi, scavato dal fiume e da splendide cascate.

È invece nella città di Usuki che si può ammirare una bellissima collezione di Buddha in pietra vulcanica, probabilmente scolpiti nel XII secolo (per ragioni che rappresentano ancora un mistero). Alcuni di essi sono considerati tesoro nazionale del Giappone. Sempre ad Usuki, ci si può tuffare nell’atmosfera dei samurai lungo la Nioza Historical Road, dove si trovano numerosi templi antichi e due residenze nobiliari da visitare. Infine, un’ultima tappa non può che essere Nagasaki, che fu teatro del secondo bombardamento atomico, un evento che ha lasciato segni drammatici sul territorio.