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Ninh Binh, una delle zone carsiche più impressionanti del mondo

Ninh Binh è una straordinaria provincia del Vietnam dove bellezze storiche e culturali si mescolano con un territorio naturale emozionate: è una delle zone carsiche più affascinanti del mondo.

Avete presente la meravigliosa Ha Long? Parliamo della baia del Vietnam che è ormai simbolo di questo Paese, caratterizzata da acque smeraldine e migliaia di isole calcaree ricoperte di foresta pluviale. Ecco, Ninh Binh la ricorda, e per questo è conosciuta anche con il soprannome di “Ha Long terrestre”: montagne calcaree dove svettano giungle fiorite si alternato a valli ricche di risaie, lambite da fiumi dall’acqua limpida che permettono di fare dei tour in barca davvero indimenticabili.

Ninh Binh, informazioni utili

Ninh Binh è una città del Vietnam e capoluogo dell’omonima provincia che sorge nella parte centro-settentrionale del Paese, nella straordinaria regione del Delta del Fiume Rosso. Lontana più o meno 100 chilometri dalla Capitale Hanoi, è una destinazione meno battuta rispetto ad altre, ma altamente sorprendente e in grado di entrare nel cuore dei suoi visitatori (e senza uscirne più).

La natura, in zona, regna certamente sovrana mostrando alcuni dei suoi lati più belli, ma non mancano la storia, la spiritualità, le architetture tipiche di questo lato di mondo e la cultura, ben distante da quella a cui noi siamo abituati ma totalmente travolgente.

Ninh Binh città, cosa vedere

Che sceglie Ninh Binh come sua tappa durante in viaggio in Vietnam deve essere consapevole di una cosa su tutte: da queste parti annoiarsi è praticamente impossibile. Non solo perché la città offre un caloroso benvenuto, ma anche perché i suoi dintorni sono un concentrato puro di meraviglie, da osservare facendo gite in barca, ciclismo e trekking.

La città, ad essere del tutto onesti, non ha molti tesori da ammirare, ma si rivela un punto di partenza ideale per visitare questa magica provincia che è forse una delle più suggestive di tutto il Paese. Alcune attrazioni sono a diversi chilometri di distanza dal centro cittadino, mentre altre sono davvero vicinissime. Tuttavia, i tour organizzati per scoprire le numerose meraviglie non mancano di certo, e molti di questi sono in partenza dalla stessa Ninh Binh.

Provincia di Ninh Binh, tra pagode e templi

Sono necessari alcuni giorni di viaggio per comprendere al massimo quanto sia affascinante questo territorio del Vietnam. Paesaggi naturali a dir poco emozionanti, infatti, nascondono una serie di templi e pagode antiche che, incastonati tra le montagne, rivelano in maniera ancor più intima e pura tutta la loro spiritualità.

Pagoda di Bai Dinh

Tra le maggiori (anche per dimensioni) attrazioni della provincia c’è certamente la Pagoda di Bai Dinh. Si tratta del complesso di templi buddhisti più grande di tutto il Vietnam e si trova a circa 20 chilometri di distanza dalla città. Composto da due differenti sezioni, una antica e l’altra più recente, si sviluppa in un’area di ben 80 ettari a ridosso e sulle cime di alcune straordinarie colline calcaree.

Pagoda di Bai Dinh

Fonte: iStock

L’affascinante Pagoda di Bai Dinh

Il sito, infatti, si compone di diversi templi e oltre 500 statue del Buddha, da scoprire attraverso un tour di almeno 3 ore.

Tra le soste da fare assolutamente segnaliamo Arhat Corridor, un corridoio di circa 13 km impreziosito da ben 500 statue in pietra di Arhat; la Bell Tower, un campanile di 22 metri di altezza che dalla sua vetta regala una vista impressionante; Kuan Yin Hall, un interessante edificio in legno che conserva una statua del Bodhisattva piena di occhi e braccia; il Buddha Shakyamuni Hall, un enorme tempio che è anche la dimora di una statua del Buddha in bronzo e alta 10 metri; The Three Periods Hall, che sorge nella più elevata del complesso ed è la sede 3 statue identiche del Buddha che rappresentano il passato, il presente e il futuro.

Infine – ma di certo non è tutto – Bao Thien Stupa, che è invece il simbolo del corpo, della parola e della mente di Buddha.

Cittadella di Hoa Lu

Hoa Lu era l’antica Capitale del Vietnam, che vanta una storia di oltre 1000 anni, oggi riconosciuta dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità. Sorge nella periferia di Ninh Binh e accoglie i visitatori con un imponente cancello che nasconde una magnificenza che, seppur non arrivata del tutto intatta, è assolutamente possibile percepire passo dopo passo. Il sito è davvero enorme, tanto che per visitarlo interamente occorre avere un bel po’ di tempo a disposizione.

Hoa Lu

Fonte: iStock – Ph: Nils Versemann

Ingresso principale di Hoa Lu

Ciò non toglie che ci siano dei punti di interesse imperdibili, come il Tempio di Dinh Tien Hoang e il Tempio Lê Dai Hanh, entrambi circondati da armoniosi giardini fioriti, laghetti e che conservano degli interni quasi del tutto originali; la Pagoda di Nhat Tru, ancora adesso avvolta da un alone di mistero.

Cattedrale di pietra di Phat Diem

Un’altra meraviglia storico-architettonica della zona è la Cattedrale di pietra di Phat Diem, che sorge a circa 30 chilometri di distanza dalla città di Ninh Binh. Costruita con pietre e legno, mescola elementi classici con elementi tipici del Vietnam, ed è abbracciata da un pittoresco lago e tre graziose grotte artificiali.

Pagoda di Bich Dong

La Pagoda di Bich Dong è probabilmente il simbolo per eccellenza di questa maestosa zona del Vietnam: sembra appoggiata sulle montagne calcaree, che a loro volta ospitano impressionanti alberi secolari. Composta da 3 pagode principali distribuite su tre livelli, ne conserva una, la Thuong, che per essere raggiunta costringe ad attraversare quella che è considerata “la seconda grotta più bella al Nord del Vietnam”.

Bisogna poi salire circa 100 gradini, ma la fatica viene ampiamente ripagata da una delle più belle viste panoramiche di questa magnifica ed emozionante provincia.

Pagoda di Bich Dong

Fonte: iStock

La magnifica porta della Pagoda di Bich Dong,

Le meraviglie naturali di Ninh Binh

Come anticipato, dal punto di vista naturale la provincia di Ninh Binh è irresistibile. Montagne calcaree, fiumi e campi di riso rendono il tutto assolutamente affascinate, tanto che si vorrebbe avere il tempo necessario per visitare più cose possibili. Ne abbiamo selezionate alcune, e vi possiamo assicurare che sono davvero una più bella dell’altra.

Trang An

Trang An è un’area di pregio paesaggistico al punto da essere patrimonio Unesco. Si fa spazio sulla sponda meridionale del delta del fiume Rosso ed è caratterizzata da formazioni carsiche e vallate con pendii scoscesi. Sono presenti tracce di insediamenti umani risalenti fino a quasi 30.000 anni fa, ma quel che è certo è che questa è una delle zone più selvagge del Paese, e anche una delle maggiori attrazioni turistiche della provincia.

Trang An

Fonte: iStock

Trang An, patrimonio Unesco

La si può visitare facendo un’indimenticabile gita in barca, che permette di attraversare montagne e grotte sotterranee per poi arrivare al cospetto di templi e pagode che si specchiano sul fiume.

Riserva naturale di Van Long

La parola principale che viene in mente quando si visita la Riserva naturale di Van Long è sempre e solo una: autenticità. Tranquilla e selvaggia, il paesaggio qui è quasi completamente privo del tocco dell’uomo, e si presenta come un angolo di Vietnam lambito da acqua calma in cui si riflettono montagne e cielo.

Van Long è anche il “Luogo con il maggior numero di presbite dalla testa bianca del Vetnam” e il “Luogo con la più grande immagine naturale”. Una piccola curiosità: il suo nome si traduce in “Draghi che volano tra le nuvole”, che evoca la perfetta immagine della bellezza mistica e paesaggistica di questa magnifica zona.

Grotta Mua

Ripide scogliere danno il benvenuto ai visitatori che scelgono di scoprire la Grotta Mua, che è anche il più suggestivo belvedere di tutta la provincia.

Per raggiungerla occorre salire circa 500 (ripidissimi) scalini, ma una volta in cima si gode di un paesaggio che spazia sul fiume Ngo Dong, vasti campi di riso, montagne imponenti e il placido lago di loto.

Grotta Mua,

Fonte: iStock

Lo straordinario paesaggio (con i 500 scalini) della Grotta Mua

Parco nazionale di Cuc Phuong

Se si desidera visitare una foresta tropicale primitiva si deve certamente raggiungere il Parco nazionale di Cuc Phuong: è un turbinio di alberi antichi, animali rari e grotte misteriose, come la Parashorea, una caverna millenaria che lascia davvero senza fiato.

Tam Coc

L’area paesaggistica più famosa di questa provincia vietnamita prende il nome di Tam Coc. Anche qui è possibile fare un indimenticabile tour in barca, della durata di circa 2 ore, attraverso grotte e montagne calcaree ai cui piedi si trovano delle risaie particolarmente affascinanti.

Tam Coc

Fonte: iStock

In barca alla scoperta del Tam Coc

Giardino degli Uccelli di Thung Nham

Infine, il Giardino degli Uccelli di Thung Nham, una sorta di santuario per tantissimi volatili che qui trovano cibo e rifugio. A colpire è anche il paesaggio, pregno di montagne carsiche, grotte e piccoli laghi.

Insomma, la provincia di Ninh Binh è un vero e proprio capolavoro del Vietnam, una di quelle zone da inserire assolutamente nell’itinerario da fare in questo maestoso Paese.

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Lewis e Harris, cosa fare e vedere nell’isola più estesa della Scozia

Due nomi per una sola isola, un luogo in cui vento, scogliere ed oceano plasmano uno dei segreti meglio custoditi d’Europa. Parliamo di Lewis e Harris, un magnifico (e selvaggio) pezzettino di mondo che si sviluppa al largo della costa occidentale della Scozia e che rappresenta l’isola principale delle Ebridi Esterne.

Lewis e Harris: informazioni utili

L’isola di Lewis e Harris accoglie i visitatori con montagne selvagge, infinite spiagge inondate di natura, coste frastagliate e veri e propri paesaggi lunari. È quasi un mondo a parte rispetto alle mete che ci sono più familiari, perché qui non esistono il caos e la frenesia che sono tipiche di tantissime località del nostro continente.

Oltre a essere uno degli ultimi tesori nascosti d’Europa, Lewis e Harris è anche la più grande isola britannica per estensione dopo la Gran Bretagna e l’Irlanda. Un pezzettino di terra incantato, diviso in due da uno stretto istmo che fa sì che la parte settentrionale dell’isola sia ‘Lewis’, mentre la parte meridionale ‘Harris’, anche se spesso sono erroneamente nominate come se fossero isole distinte.

Lewis: cosa vedere in questa zona dell’isola

La parte settentrionale, chiamata Lewis, si distingue per essere relativamente pianeggiante, eccetto nella parte Sud-Orientale dove svetta nei cieli il Ben More, che raggiunge i 571 metri di altezza, e nel Sud-Ovest, dove invece c’è il Mealasbhal che rappresenta il punto più alto con i suoi 575 metri.

È proprio qui che prende vita il capoluogo amministrativo delle Ebridi Esterne, Stornoway, che è anche la sede dell’aeroporto dell’isola e un trafficato porto marittimo. Il viaggiatore arriva in questa cittadina e se ne innamora subito, grazie al caloroso benvenuto che offre e anche per via delle tante attrazioni turistiche da scoprire.

Castello di Lews

Senza ombra di dubbio, una dei punti di interesse da non perdere in città è il Castello di Lews. Di epoca vittoriana, è stato edificato tra il 1844 e il 1851 come “residenza di campagna” per Sir James Matheson, per poi cambiare più volte proprietà e funzione, fino a diventare un’affascinante location per matrimoni, ma anche un luogo da poter visitare grazie ad alcune stanze aperte al pubblico: è possibile ammirare il piano terra con la sua sontuosa sala da ballo e un caffè, e anche alcuni appartamenti che non sono di certo da meno.

Castello di Lews

Fonte: iStock – Ph: lucentius

Il magnifico Castello di Lews

Adiacente al maniero sorge invece il Museum nan Eilean, dove fare una completa immersione nella storia e nella cultura delle Ebridi Esterne: qui sono gelosamente conservati i 6 pezzi della scacchiera di Lewis, la più famosa del mondo.

Butt of Lewis

Il Butt of Lewis è un luogo da record: è persino menzionato nel Guinness dei Primati come il posto più ventoso del Regno Unito. Ma non è tutto, perché è anche il punto più a Nord che è possibile raggiungere alle Ebridi Esterne.

Quando vi si arriva, quindi, non sembra nemmeno più di stare sulla Terra, ma in uno di quei territori che spesso pensiamo che esistano solo nel film. Il Butt of Lewis, invece, è reale ed è una vera e propria opera di pregio della natura che qui ha creato alcune delle scogliere più antiche d’Europa, dove nidificano uccelli marini e crescono graziosi fiori selvatici. Molto suggestivo è anche il faro che gli fa da guardiano, costruito in mattoni rossi.

Arnol Blackhouse

Un altro dei luoghi da non perdere a Lewis è The Blackhouse, Arnol, un’antica e tradizionale casa dal tetto in paglia che è ancora completamente arredata e con annessi fienile, stalla e cortile. Datata più o meno 1880, è il posto perfetto per tutti coloro che desiderano fare un incredibile viaggio indietro nel tempo.

Mangersta Beach

Mangersta Beach sembra caduta su questa isola scozzese direttamente dal paradiso: è una distesa di sabbia bianca dove l’oceano si scaglia con una potenza spettacolare. A impreziosire il tutto ci sono anche pazzesche scogliere e un piccolo promontorio da cui ammirare il paesaggio circostante.

Mangersta Beach

Fonte: iStock

Il magnifico panorama di Mangersta Beach

Enormi massi che sbucano dal mare e archi marini fanno da casa a degli animali affascinanti, poiché proprio qui è possibile avvistare la maggiore concentrazione di aquile di tutto il nostro continente. A poca distanza, ecco emergere dalle fresche acque Mangersta Sea Stacks, dei bellissimi faraglioni costantemente battuti dal vento e dalle onde.

Ardroil Beach

Ardroil Beach è il posto in cui, nell’ormai lontanissimo 1831, vennero ritrovati i pezzi degli scacchi di Lewis. Realizzati in avorio di tricheco, erano nascosti in questa vastissima e incontaminata spiaggia di sabbia bianca che lascia senza fiato, soprattutto con la bassa marea, quando il mare si ritira per chilometri come se fosse vittima di una magia.

Callanish Standing Stones

Di straordinario interesse sono Callanish Standing Stones, grosse pietre che risalgono a circa 5000 anni fa, che raggiungono persino i 5 metri di altezza. Tredici di questi massi formano un cerchio, mentre altre sono poste in più direzioni.

Sulla loro antica funzione esistono diverse ipotesi, ma quel che è certo è che un buon numero di questi sassi risulta allineato con la posizione del sole e delle stelle. Una piccola curiosità: per alcuni studiosi, questo sito è persino più antico della ben più nota Stonehenge.

Callanish Standing Stones

Fonte: iStock

Le incredibili Callanish Standing Stones

Blackhouse Village

Blackhouse Village è un antico villaggio agricolo dove ancora sopravvivono nove case di paglia tradizionali che oggi sono state completamente restaurate. In sostanza pare che il tempo, qui, non sia passato mai.

Dun Carloway Broch

Infine – ma ad esser del tutto onesti c’è molto di più da vedere nella zona di Lewis – il Dun Carloway Broch, un altro dei siti archeologici dell’isola che colpisce per le sua mura a secco e circolari.

Costruito probabilmente 2000 anni fa, anche in questo caso la sua funzione non è chiara.

Harris: cosa vedere in questa zona dell’isola

Pur essendo sulla stessa isola, nella zona di Harris pare di stare ai Caraibi. Certo, il meteo è ben lontano da essere lo stesso, ma la bellezza delle spiagge e i colori del mare non hanno nulla da invidiare ai paradisi tropicali.

Tuttavia, Harris è anche in parte collinare o montagnosa, con più di trenta colli sopra i 300 metri, un concentrato di natura allo stato puro e storia antica.

Tarbet

Tarbet è una graziosa cittadina che sorge in una suggestiva baia protetta dalle montagne e dove ci sono tanti piccoli punti di interesse. Ne è un esempio la Harris Distillery, una distilleria in cui poter gustare l’Harris Gin che anche oggi è considerato uno dei più buoni del mondo.

Tarbet

Fonte: iStock

Veduta della graziosa città di Tarbet

Le spiagge più belle

Una delle spiagge più affascinanti dell’intera isola è senza ombra di dubbio Luskentyre Beach, che si distingue per essere incontaminata e gigantesca. Dalla sabbia bianchissima, offre un panorama che spazia dalle montagne alle acque cristalline.

Decisamente suggestiva è anche Seilebost Beach, anch’essa molto ampia e dai colori a dir poco sorprendenti. Horgabost è un’altra delle meravigliose spiagge di sabbia bianca di Harris, che si fa amare perché si affaccia direttamente sul Sound of Taransay, uno stretto in cui è possibile persino intravedere gli squali elefante.

C’è poi Borve Beach, dalla sabbia candida e una magnifica vista sull’Oceano Atlantico che, a sua volta, è incorniciato da una costa rocciosa dai peculiari toni rossastri. Infine Scarista, luogo particolarmente frequentato dai surfisti e dai golfisti.

Golden Road

La Golden Road è una magnifica strada che permette di fare un viaggio scenografico tra i paesaggi lunari della costa orientale di Harris.

Ad un’unica corsia, si guida tra tornanti ed angoli ciechi, scoprendo un territorio che pare rubato a un altro pianeta, tanto che qui Stanley Kubrick decise di registrare alcune scene del suo “2001: Odissea nello Spazio“. Ma non c’è da sorprendersi più di tanto: secondo i geologi, questa è la culla di alcune delle rocce più rare e antiche del mondo. Tra le soste imperdibili da fare c’è Flodabay, una bellissima baia dove poter avvistare la più grande colonia di foche della zona.

Un’altra tappa da fare assolutamente è presso la St. Clement Church, spesso considerata il più grande edificio medievale delle Ebridi Esterne. Dalla forma di una croce, è uno scrigno di interessanti elementi decorativi e rilievi scultorei di pregio.

Insomma, dietro questo doppio nome per un’unica isola si nasconde anche una doppia e affascinante anima, che però conserva un denominatore comune: una natura autentica che fa da sfondo a una storia antica e perfettamente conservata.

St. Clement Church

Fonte: iStock – Ph: K Neville

St. Clement Church, incanto di Harris
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Tutte le meraviglie del Parco Archeologico Neapolis di Siracusa

Uno dei siti senza dubbio più sorprendenti della Sicilia è il Parco Archeologico Neapolis di Siracusa, che si sviluppa sul colle Temenite e che custodisce le testimonianze più significative della Siracusa greca e romana.

Simbolo dell’espansione della città all’epoca del tiranno Gelone, oggi Neapolis, oasi protetta, dona l’emozione di passeggiare in un contesto naturale straordinario, proprio laddove Eschilo, 2500 anni fa, portava in scena le sue opere immortali.

Cosa vedere al Parco Archeologico Neapolis di Siracusa

Il Parco Archeologico Neapolis consente di conoscere da vicino la storia millenaria di Siracusa e, autentico museo a cielo aperto, di ammirare tesori unici al mondo.

Scopriamo allora nel dettaglio le sue meraviglie.

L’Anfiteatro Romano

Il primo monumento che si incontra all’ingresso del Parco è l’Anfiteatro Romano, di probabile età augustea, il più grande dell’isola.

Tipicamente romano in una realtà d’impronta greca, presenta ben conservata la parte dell’arena dove si svolgevano le lotte dei gladiatori e una cavea ellittica su tre livelli con portico sovrastante. Al di sotto di essa, è ancora visibile il tunnel di servizio per gli accessi.

Al centro dell’arena, ecco una “misteriosa” vasca quadrangolare che, forse, serviva da supporto agli spettacoli.

L’Ara di Ierone II

Si tratta del più maestoso altare del mondo greco, realizzato dall’ultimo dei tiranni di Siracusa, Ierone II, e dedicato a Zeus Eleutherios, “liberatore”.

Vantava una lunghezza di quasi 200 metri e una larghezza di oltre 20: oggi, rimane la parte scavata nella roccia.

Sulla base della tradizione, le feste celebrative per ricordare la messa in fuga del tiranno Trasibulo esigevano il sacrificio di ben 450 animali.

I sacrifici avvenivano sul piano della mensa, cui si giungeva attraversando due rampe colorate.

Il Teatro Greco e un paesaggio che lascia senza fiato

Costruito su volere di Gelone dall’architetto Damokopos, chiamato Myrilla, è uno dei monumenti più famosi del Parco di Neapolis nonché uno dei teatri più ampi e importanti del Mondo Antico per cui Eschilo scrisse e mise in scena nel 476 a.C. l’opera “Le Etnee”.

Ricavato nella roccia del Temenite, il Teatro Greco (che poteva ospitare circa 12.000-14.000 spettatori) presenta una grande cavea con 67 ordini di gradini e lungo il corridoio conserva iscrizioni in greco che riportano il nome di Zeus Olimpio.

Sedersi sui gradini in pietra è pura emozione e riporta con la mente a quando Siracusa era centro della cultura teatrale, dalle commedie doriche al mimo.

Risalendo la collina, è poi il panorama a diventare protagonista e a incantare donando la vista, in un colpo solo, di tutta la baia di Siracusa. Alle spalle, invece, ecco il ninfeo, e svariate nicchie e grotte scavate nella roccia, utilizzate in epoca cristiana come tombe.

E, tra le antichità, si ha anche l’occasione di vedere un “moderno” mulino settecentesco.

La Latomìa del Paradiso e le sue bellezze

Dopo aver sceso una scalinata, ci si ritrova nella Latomìa del Paradiso, un favoloso “giardino lussureggiante” plasmato da cipressi, pini, ulivi, ficus, agrumi, palme da dattero e melograni, una dimensione idilliaca dove la natura incontra i resti archeologici in perfetta armonia.

I fianchi della vallata presentano grotte artificiali tra cui spicca la Grotta dei Cordari, dove venivano realizzate in maniera artigianale corde di ogni tipologia, e, soprattutto, l’Orecchio di Dioniso, grotta artificiale alta 23 metri dalla caratteristica forma “a esse”. L’eco al suo interno è a dir poco eccezionale tant’è che il tiranno Dioniso poteva così ascoltare dall’esterno le parole dei prigionieri lì detenuti.

Parco di Neapolis, informazioni pratiche

Il Parco di Neapolis è aperto tutti i giorni, dalle 8:30 alle 15:30, con orari che si prolungano fino alle 16.45 durante i giorni festivi. Per ogni eventuale modifica/variazione, è consigliabile consultare la sezione avvisi del sito.

Il biglietto d’ingresso ha un costo di 16,50 per gli adulti, 9,75 per i ragazzi dai 18 ai 25 anni mentre è gratuito per i minorenni.

Il Parco, in Via Paradiso 14 a Siracusa, mette a disposizione una vasta gamma di servizi tra cui:

  • audioguide;
  • visite guidate della durata di due ore circa da prenotare in anticipo;
  • bookshop;
  • ristoranti e caffetterie;
  • punto informazioni.
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Pista ciclabile del Tevere: percorso e informazioni

Roma, la città eterna costruita su sette colli, come tutte le più grandi metropoli è spesso inondata di caos. Ma lei, la nostra Capitale, ha diverse anime, molte delle quali la rendono unica nel contesto mondiale. No, non stiamo necessariamente parlando dei suoi sontuosi monumenti che sì, sono tra i più eccezionali del pianeta intero, ma della sua anima rurale, silenziosa, fatta di una natura sorprendente e scorci che lasciano senza fiato.

Per percepire più a fondo tutte queste sue speciali sfaccettature, basta salire in sella ad una bici e percorrere la preziosa pista ciclabile che costeggia il Tevere.

La pista ciclabile del Tevere

Il vero nome della pista ciclabile che costeggia il fiume Tevere è Pista ciclabile della Tiberina. Tuttavia, viene spesso chiamata con il nome del fiume perché lo attraversa, su entrambi i lati, in un interessante tratto. Parliamo perciò di un percorso di circa 35 chilometri, che può vantare il titolo di essere la pista ciclabile più lunga di Roma (o almeno lo è per il momento).

Un itinerario bellissimo e che collega la Capitale dal versante Nord a quello Sud, costeggiando gli argini di questo fiume che ha fatto la storia della città. È un percorso adatto a tutti, grazie alla presenza di ampie zone dalle tratte regolari e con un dislivello minimo. Tuttavia, è bene tenere a mente che si può fare solo in alcuni periodi dell’anno: il tragitto lungo la banchina del fiume viene completamente sommerso dall’acqua durante i periodi di piena.

Tevere, pista ciclabile

Fonte: iStock – Ph: Photo Beto

Godersi Roma dalla pista ciclabile del Tevere

Il percorso della pista del Tevere

La pista ciclabile del Tevere parte nella zona di Labaro, area situata nell’estremo nord di Roma, e si conclude nel quartiere di Tor di Valle, a Sud-Ovest di questa splendida Capitale.

Iniziando il viaggio in sella a una bici dal centro abitato di Labaro, si segue l’argine del fiume, fino ad attraversare il depuratore di Roma Nord, il parco di Tor di Quinto e il ponte della via Olimpica.

Pedalando per circa circa 10 chilometri si raggiunge Ponte Milvio, da dove si devono seguire le indicazioni in direzione Piazza del Fante, Ponte Matteotti fino a raggiungere Castel Sant’Angelo e la graziosa Isola Tiberina (d’estate, poi, è più bella che mai grazie a una serie di eventi davvero imperdibili).

Superata l’Isola Tiberina, questa affascinante pista ciclabile continua andando verso il vecchio e sontuoso Gazometro, per poi procedere in direzione della Magliana, fino a concludersi nella località di Tor di Valle.

È bene sapere che tale tragitto può essere effettuato in entrambe le direzioni, e che è chiaramente accessibile da più punti di questa magica città

Castel Sant'Angelo, Roma

Fonte: iStock – Ph: Andrea Izzotti

Castel Sant’Angelo visto dalla riva sinistra del Fiume Tevere

Punti di interesse della ciclabile del Tevere

Tra i vari punti di interesse che si possono scoprire pedalando su questa pista, c’è senza ombra di dubbio il Parco di Tor di Quinto. Si tratta di un’oasi verde nel bel mezzo della città, che si estende per circa 9 ettari e in cui sono impiantati 250 alberi tipici delle zone umide, come pioppi, frassini, carpini e querce comuni.

È presente anche un grazioso laghetto attorno al quale di snodano diversi percorsi, che permettono di raggiunge i canneti che si sviluppano lungo l’ansa del fiume Tevere.

Il ponte della via Olimpica, il cui vero nome è Ponte Tor di Quinto, ha una storia del tutto olimpionica: fu realizzato nel 1960 in occasione delle Olimpiadi di Roma, proprio per facilitare il collegamento tra la via Olimpica e gli impianti sportivi dell’Acqua Acetosa. Dotato di 7 arcate in cemento armato, è lungo 72 metri e largo 27.

Ponte Milvio è ormai uno dei ponti più famosi della città: è qui che vengono appesi i lucchetti dell’amore. Ma nei fatti questo è uno dei ponti più antichi di tutta Roma, che oggi rappresenta anche un luogo di ritrovo di giovani romani e turisti.

Ponte Milvio, Roma

Fonte: iStock

L’antico Ponte Milvio visto dal Tevere

Costruito nel 109 a.C., fu la sede della famosa battaglia tra l’imperatore Costantino e Massenzio ed è sormontato da una famosa torre in stile neoclassico, oggi conosciuta con il nome di Torretta Valadier.

Decisamente affascinante è anche il Ponte Giacomo Matteotti, con le sue tre imponenti arcate in muratura che si estendono per una lunghezza di circa 138 metri. Poi ancora Castel Sant’Angelo, che nel corso dei secoli ha ricoperto diverse funzioni: da sontuoso sepolcro dell’imperatore Adriano e della sua famiglia ad avamposto fortificato, poi ancora da carcere spaventoso a splendida dimora rinascimentale, fino a diventare prigione risorgimentale e infine museo.

L’Isola Tiberina è l’incredibile (e unica) isola urbana del Tevere, che vanta la caratteristica di essere collegata alle sponde del fiume da due ponti. Stando alla leggenda, nacque nel 509 a.C., quando i romani, insegno di odio verso Lucio Tarquinio Superbo, l’ultimo re di Roma, gettarono nel Tevere un enorme deposito di grano che apparteneva al re, il quale andò a formare questa isoletta. Ovviamente non è andata esattamente così, ma questo angolo delle Capitale sembra quasi un borgo a parte nel cuore della Città Eterna.

Infine il vecchio e imponente Gazometro, un vero e proprio gigante di ferro che, per la sua monumentalità, è affettuosamente chiamato il “Colosseo industriale” o “Colosseo moderno”. Oggi è uno degli emblemi più suggestivi dell’archeologia industriale della Capitale, tanto da essere un elemento vero e proprio dello skyline romano.

Insomma, la pista ciclabile che costeggia il Tevere è una angolo di pace nel cuore di Roma, che permette di scoprire la Città Eterna da un punto un punto di vista privilegiato e rispettando anche l’ambiente.

Gazometro, Roma
Vista dell’imponente Gazometro e del fiume Tevere ai suoi piedi
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Cargese, il villaggio francese che si affaccia su acque cristalline

Oggi vi stiamo per parlare di un villaggio dalla storia davvero particolare: sorge in una magnifica isola francese, ma è stato fondato per ospitare una comunità di 730 famiglie greche provenienti del Sud del Peloponneso, e allo stesso tempo è di origine genovese. Un borgo dall’atmosfera assai suggestiva e affacciato su una baia dal mare turchese: benvenuti nell’incantevole Cargese. Scopriamo insieme cosa fare e vedere in questo luogo unico nel suo genere.

Cargese: dove si trova

A Cargese vivono circa 1000 abitanti, molti dei quali hanno origine greche. Si trova in Corsica del Sud, sul litorale occidentale a Nord di Ajaccio.

Un territorio magico, quello in cui si sviluppa, perché è caratterizzato da montagne di media altitudine, alcune delle quali sono ricoperte di misteriosi boschi, e una parte di litorale frastagliato che regala degli scorci di una bellezza che lascia davvero senza parole.

Al giorno d’oggi Cargese è composto da diverse frazioni e vecchi villaggi, come Frimicaghiola, U Cabanicciu, Marchese, Menasina, Lozzi e Chiuni.

Cosa vedere a Cargese

Cargese non è essenzialmente un concentrato di storia, arte e architettura inarrivabili. Anzi, le cose da vedere non sono tantissime, ma ciò non toglie che vi consigliamo davvero visitarlo, perché le attrazioni presenti e la natura raggiante da sole valgono il viaggio, sia per bellezza che per posizione.

Innanzitutto, passeggiando per le vie del villaggio pare quasi di stare in Grecia, pur trovandosi su una favolosa isola francese: l’essenza ellenica è particolarmente percepibile nello stile delle abitazioni, dalle caratteristiche mura bianche e dalle persiane blu.

Non manca di certo l’inconfondibile atmosfera mediterranea, che è ben visibile anche nelle sue due interessanti chiese affacciate sul mare, e una di fronte all’altra.

La Chiesa greca di Saint Spyridon è un vero e proprio simbolo vivente della tradizione di questa località, mentre la Chiesa latina dell’Assunta, che si contrappone all’altra dallo stile ortodosso, è l’esempio definitivo di come due comunità diverse possano coesistere in armonia.

Chiesa latina dell’Assunta di Cargese

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La Chiesa latina dell’Assunta che sorge a Cargese

Al loro interno sono conservate numerose testimonianze della storia locale, che incarnano la diversità culturale e religiosa di questo magico luogo.

Altri edifici religiosi che impreziosiscono il villaggio sono il Convento della Natività della Madonna, risalente al 1876, e la Chiesa Saint Jean-Baptiste del 1846.

Ma il vero e proprio patrimonio di questo curioso borgo affacciato sul mare è rappresentato dalle sue tre torri genovesi, Punta d’Orchinu, Punta d’Omigna e Punta di Carghjese, che si innalzano sul mare dalla cima di tre bellissime punte rocciose, e dai resti della Cappella di Santa Barbara e Sant’Elia nella località di Paomia , dov’è conservato un antico Menhir.

Le spiagge di Cargese

Nella zona di Cargese ci sono alcune delle spiagge più suggestive della Corsica, che sono forse l’attrazione turistica per eccellenza del territorio.

Ne è un esempio la Spiaggia di Chiuni che si fa spazio tra le due punte di Orchinu e d’Omigna, in un golfo ben riparato e poco profondo (una rarità in questa regione). Si tratta di una distesa di sabbia lunga circa 800 metri ed è di una bellezza davvero appagante: è di sabbia fine e sorvegliata da una bella torre genovese del XV secolo e delimitata dalla macchia mediteranea.

C’è poi la Spiaggia di Peru che è invece racchiusa fra la Punta di Cargèse e la Punta d’Omigna, entrambe sormontate da una torre genovese. Larga circa 900 metri, è una delle più suggestive della zona e perfetta per chi ama i fondali molto profondi.

Un pezzo di paradiso caduto in terra sembra la Spiaggia sabbiosa di Stagnoli, dove la sabbia fine si alterna a suggestivi scogli. Molto frequentata dalle famiglie con bambini per via delle acque poco profonde, offre un fascino naturale senza eguali grazie alla presenza di piante, fiori e grandi onde che la rendono anche un luogo popolare per il surf.

La Spiaggia di Menasina è una piccola caletta e un prezioso segreto di sabbia fine di Cargese. Lunga circa 200 metri, regala un bel panorama, che si può ammirare dopo aver camminato per circa 10 minuti per raggiungerla. Dall’acqua incredibilmente cristallina e pura, è l’ideale per chi cerca un ambiente selvaggio quasi privo di persone.

Molto bella è anche la Spiaggia di Capizzolu, una delle meglio preservate della regione perché poco conosciuta. È dotata di sabbia fine e bianca e si estende su 300 metri in mezzo alla macchia mediterranea: grazie alla sua natura selvaggia, pare di essere tornarti indietro nel tempo, in un luogo in cui la mano dell’uomo non è ancora arrivata.

La Spiaggia di Peru, Cargese

Fonte: iStock

Il sentiero e la Spiaggia di Peru

Come arrivare a Cargese

Cargese è un villaggio atipico, un esempio più unico che raro di come le differenze culturali possano diventare una ricchezza. In passato, infatti, la colonia greca non fu mai ben accolta, tanto che la popolazione corsa gli fu ostile per anni, attaccando più volte questo prezioso insediamento.

Oggi, invece, Cargese incanta per la sua atmosfera particolare, fatta di vicoli silenziosi, di case affacciare su di un mare cristallino e di due popoli differenti che, in alcuni casi, si sposano persino tra loro: la comunità greca e quella corsa sono attualmente completamente assimilate.

Per raggiungere questo posto decisamente unico nel suo genere bisogna intraprendere la strada che collega la zona industriale di Ajaccio (Mezzavia) a Calvi, perché la cittadina non dispone né di un aeroporto né di un porto commerciale. In alternativa, si può guidare sulla strada di Vico. L’aeroporto e il porto più vicino sono quelli di Ajaccio, a circa 30 e 45 minuti di distanza.

Non resta che progettare il proprio viaggio in Corsica e inserire nell’ itinerario il bellissimo villaggio di Cargese.

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Osaka, vivace e cosmopolita: la perla nascosta del Giappone

Città vivace e dallo spirito cosmopolita, Osaka è diventata – col tempo – una delle mete preferite da chi ama trascorrere la serata fuori tra piccoli vicoli affascinanti, che brulicano di ristoranti caratteristici e di izakaya, tipici locali giapponesi. Per lungo tempo messa in ombra dalla Capitale Tokyo e dalla più blasonata Kyoto, oggi è famosa per la cucina, in quanto è considerata la capitale gastronomica del Giappone, e per quella notturna, oltre che per i templi, i santuari e i musei che punteggiano la città e che la rendono ideale per una vacanza in famiglia.

Vent’anni dopo Aichi Expo 2005 e tre anni dopo le Olimpiadi di Tokyo, il Giappone torna protagonista della scena internazionale con Expo Osaka 2025. Dal 13 aprile al 13 ottobre 2025, Osaka si trasforma in una vetrina internazionale dove i Paesi e le Regioni partecipanti – attualmente 153 – e 8 organizzazioni internazionali presentano al mondo il meglio delle loro idee e dei progetti. Per quest’evento, sono attesi 28,2 milioni di visitatori tra cui 3,5 milioni dall’estero.

Osaka si trova nella parte occidentale del Giappone ed è il punto di partenza per esplorare la grande regione del Kansai. È, inoltre, la seconda città più grande del Paese del Sol Levante, considerata come un importante centro economico, ed è amata per l’accoglienza calorosa dei suoi abitanti amichevoli che introducono alla sua ricchezza gastronomica. Da non perdere, il castello e una passeggiata al chiaro di luna sotto le colorate insegne al neon.

Fonte: JNTO

Vista di Osaka

Dotonbori, la Times Square di Osaka

Le origini di quest’area risalgono agli inizi del 1600, quando un imprenditore locale decise di allargare le rive del fiume Yodo per aumentare i suoi introiti commerciali. In 50 anni, il quartiere è diventato sempre più popolare, arrivando a contare sei teatri kabuki e cinque teatri bunkaru (dedicati ai burattini). A distanza di 400 anni, questa zona è ancora un polo d’intrattenimento che attrae residenti e moltissimi viaggiatori.

A renderlo caratteristico sono le insegne luminose che giganteggiano sugli edifici, simbolo indiscusso del grande ottimismo che animava il Giappone in un periodo in cui le luci al neon rappresentavano il progresso come tecnologia nuova e promettente. L’atmosfera retrò-futurista avvolge tutta l’area ed è perfetta per i turisti che vanno alla ricerca del tipico ambiente metropolitano giapponese.

La mascotte ufficiale di Dotonbori è Glico Man, un’enorme insegna luminosa che si trova direttamente sopra il ponte e che mostra un uomo che corre su una pista blu. La sua installazione risale al 1935 come tabellone pubblicitario della Glico, azienda alimentare produttrice di Pocky e Pretz, oggi considerata come il luogo perfetto per le foto.

La zona è inoltre ricca di locali dove fare una sosta per mangiare e bere qualcosa di tradizionale. Una lunga passeggiata sulle sponde del fiume permette di arrivare al ristorante Kani Doraku, che si riconosce dal granchio gigante posizionato sulla porta d’ingresso. Non mancano i punti di street food con le bancarelle che cucinano il ramen. Verso Shinsaibashi si trovano, invece, bar e locali che animano la vita notturna.

Il momento migliore per una visita a Dotombori è la sera, quando si accendono le luci e si respira un’aria vivace. Da non perdere il famoso okonomiyaki di Osaka, una sorta di pancake salato accompagnato da una moltitudine di topping e condimenti, e il takoyaki, una pasta cotta e ripiena di polpo. Per festeggiare tutta la notte è d’obbligo una tappa nei club della zona oppure, per mangiare e bere comodamente, è possibile scegliere un izakaya.

Fonte: JNTO

Il quartiere di Dotonbori

La principale attrazione della città

La costruzione del Castello di Osaka risale al 1583, a opera di Hideyoshi Toyotomi, detto anche il Napoleone del Giappone. È stato teatro di diversi conflitti e bruciato e ricostruito più volte. L’attuale dungeon è stato completamente rifatto nel 1931 e, al suo interno, si trova un museo che raccoglie le informazioni sulla storia del castello. Il castello è circondato da 106 ettari di parco, un’oasi di quiete in una delle aree maggiormente urbanizzate della città. Il parco è uno spettacolo a cielo aperto, grazie alle fioriture degli alberi da frutto come i celebri ciliegi, gli albicocchi e i susini.

Castello di Osaka

Fonte: JNTO

Il Castello di Osaka

Festival di Tenjin Matsuri, rituali sacri e suoni di tamburo

Il Tenjin Matsuri è l’evento più importante della città. Inizia il 24 luglio e parte con i rituali presso il santuario e il fiume, la danza del leone shishimai e le preghiere per la pace e la prosperità di Osaka. Quando i preparativi sono completati, gli uomini indossano cappelli rossi e iniziano a suonare i tamburi per segnalare l’inizio dei festeggiamenti.

Le celebrazioni sono dedicate a Tenjin divinità dello studio celebrata nel Santuario di Tenmangu. Il simulacro della divinità viene trasportato per strada su un santuario mobile e portato in giro per Osaka per assicurare prosperità a tutta la città. Dalle 15.30 del secondo giorno, le vie circostanti si animano di carri tradizionali e santuari portatili, oltre che di persone in costume, spettacoli di danza del leone e degli ombrelli. I festeggiamenti culminano con un magnifico spettacolo di fuochi d’artificio.

Un giro a Namba

Si torna indietro nel tempo, agli inizi del periodo del primo Edo, quando Namba era il centro della città per il teatro e le arti. La zona ricorda Osaka prima della modernizzazione, grazie al Tempio di Hozenji e al vicolo adiacente Hozenji Yokocho, mentre il cibo rimane la sua principale attrattiva. Essendo la cucina del Giappone, la tradizione dei piatti più noti è ben applicata nei piccoli izakaya che si susseguono nel labirinto di vicoli dietro i centri commerciali della strada principale.

Il pesce è esposto lungo Kuromon Ichiba, un mercato tradizionale che conta circa 200 anni di storia. Caratteristico è anche lo stile di vendita dei pescivendoli giapponesi, fatto di vanterie e argomenti persuasivi. Tale comportamento è decisamente amplificato a Osaka, città nota per la sua autentica esuberanza.

Alla scoperta di Shinsekai

L’area di Shinsekai, nota come Nuovo mondo, è diventata famosa dopo l’apertura, nel 1912, della torre di Tsutenkaku originaria del Luna Park. La zona è attraversata dalla Janjan Yokocho Alley, la via dello shopping completamente illuminata da insegne al neon anche un po’ retrò.

Shinsekai

Fonte: JNTO

Shopping a Shinsekai

Non mancano le delizie culinarie, come il Kushikatsu, bocconcini di carne o verdure fritti, e il Dote-yaki, carne di manzo cotta a fuoco lento, stufata con miso e altri condimenti. Da visitare anche la sala giochi Kasuga Gorakujo, in attività sin dal 1959.

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Alla scoperta del più bel borgo della Svizzera

Un nuovo affascinante borgo è entrato a far parte della rete dei Borghi più belli della Svizzera, associazione nata nel 2015 con l’obiettivo di promuovere a livello nazionale e internazionale i borghi gioiello del Paese e del Principato del Liechtenstein.

Si tratta di Arlesheim, il primo comune del Cantone di Basilea Campagna a fregiarsi di tale riconoscimento, a una ventina di minuti di tram dal centro di Basilea.

Alla scoperta del nuovo borgo più bello della Svizzera

“Questo marchio sottolinea giustamente che Arlesheim è un comune attraente sia per la popolazione residente che una destinazione interessante per i visitatori provenienti da vicino e da lontano“, ha afferma il Sindaco Markus Eigenmann.

Infatti, nonostante la vicinanza con Basilea, considerata la “capitale” della Svizzera nordoccidentale, il nuovo borgo più bello ha saputo mantenere intatti la sua atmosfera e il suo aspetto paesano e vanta un nucleo storico ricco di bellezze architettoniche e paesaggistiche a partire dall’Ermitage, il più vasto giardino all’inglese della nazione, allestito alla fine del XVIII secolo sulla cima del monte laddove svettata il Castello di Birseck, e apprezzato già dopo poco tempo l’apertura dai visitatori provenienti dall’Europa e dalla Russia.
Varcarne la soglia oggi significa sentirsi trasportare in un’altra realtà, plasmata da piccole grotte naturali dai nomi evocativi (Grotta di Proserpina, Grotta di Diana, Grotta di Apollo, Grotta degli Eremiti) e da un’aura di misticismo, silenzio, calma e riflessione: non a caso, si caratterizza anche per un potente centro energetico poco sotto i resti del Castello, presso il Temple rustique.

Altro simbolo indiscusso di Arlesheim è il Duomo (l’unico in Svizzera), capolavoro barocco iniziato nel 1860 e consacrato già nell’ottobre 1861, custode al suo interno (impreziosito da pregevoli dipinti sul soffitto e sulle pareti) del celebre organo Silbermann.

Ma non è tutto.

Il comune ospita i siti di insediamento più antichi del Cantone, risalenti al paleolitico, all’età della pietra e al neolitico: la grotta dell’Ermitage, la Hohle Felsen e le Grotte di Hollenberg.

E poi, la storia: nel 1239, la badessa Willebirgis von Hohenburg vendette la tenuta di Arlesheim al Vescovo di Basilea. Il borgo divenne molto importante quando il capitolo del Duomo, che era fuggito da Basilea a Friburgo in Brisgovia, vi si stabilì nel 1679.
Con la rivoluzione francese, il capitolo del Duomo fu perso e la parte episcopale della valle della Birs passò sotto il dominio francese. Infine, al congresso di Vienna del 1815, la località divenne parte del Cantone di Basilea.

Una meta ben servita dai molti fiori all’occhiello

Arlesheim Duomo © Christian Guerra - Swissvillages

Fonte: Ph Christian Guerra – Swissvillages

Arlesheim Duomo © Christian Guerra – Swissvillages

Il grazioso borgo di Arlesheim è molto ben servito dai trasporti pubblici (treno e tram) e dalle piste ciclabili ed escursionistiche oltre a poter sfoggiare il Label “Comune amico dei bambini” di Unicef.

Inoltre, svariate grosse aziende offrono oltre 5000 posti di lavoro e, tra queste, spicca la famosa multinazionale di prodotti cosmetici naturali Weleda, fondata nel 1920 da Rudolf Steiner, che qui ha la sua sede.

Steiner è stato uno scrittore, teosofo e pedagogo riformatore austriaco, nonché il fondatore dell’antroposofia, una visione del mondo spirituale il cui contenuto essenziale si basa su intuizioni chiaroveggenti in quello che lui considerava un vero mondo spirituale: la storica Clinica Arlesheim lavora ancora oggi sulla base della medicina antroposofica.

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Quest’isola della Scozia offre esperienze memorabili

Meno frequentata rispetto all’isola di Skye, all’arcipelago delle Ebridi Esterne o delle Orcadi, l’isola di Arran, la più grande del Firth of Clyde, il fiordo del fiume Clyde, è tutto ciò che si può desiderare da un’isola scozzese, tanto da fregiarsi dell’appellativo di “Scozia in miniatura“.

Infatti, il suo paesaggio è ricco di contrasti, attraversato dalla faglia di confine delle Highlands, la Highland Boundary Fault: a nord, valli profonde, montagne scoscese e brughiere nonché il monte più alto, il Goat Fell con i suoi 874 metri; a sud, invece, dolci rilievi e morbidi panorami, con alcune “isolette satellite” tra cui Pladda e Holy Isle.

Una vacanza da queste parti è l’ideale per staccare davvero dalla frenetica vita di città e immergersi in una realtà sublime che ha innumerevoli attività da offrire.

Cosa vedere e fare sull’isola di Arran

432 chilometri quadrati, brevi distanze che si coprono con una trentina di minuti d’auto ma una vasta gamma di opportunità e tappe salienti da non perdere: questa è Arran,  che racchiude in sé il meglio della Scozia.

Iniziamo il viaggio alla sua scoperta dai principali punti di interesse. In cima alla lista non può non esserci il Castello di Brodick, il centro più importante, in passato dimora dei conti di Hamilton e oggi gestito dal National Trust for Scotland: con lo sfondo della Goat Fell Mountain, dona viste che lasciano senza fiato sulla Brodick Bay fino al Firth of Clyde.
Oltre agli interni dove sorprende una “sala giochi vittoriana” per cimentarsi in tradizionali giochi scozzesi tra interpreti in costume, luci e suoni, suoi fiori all’occhiello sono il parco giochi avventura Isle Be Wild e il Silver Garden, l’unico parco nazionale su un’isola in Gran Bretagna: circa 16 chilometri di sentieri segnalati, la fauna selvatica, i giardini formali, le cascate, i boschi e i rododendri lo rendono un sogno a occhi aperti.

Sempre a Brodick, merita una visita l’Heritage Museum, che racconta l’affascinante storia dell’isola grazie a numerosi reperti di epoche differenti: si va da una tomba dell’Età del Bronzo (oltre 3000 anni fa), alla testa di 5000 anni dell’Uomo di Clachaig, ricreata grazie alla tecnologia a partire dal teschio rinvenuto in un tumulo e scolpita dall’artista Marvin Elliot, fino alla stalla e alla rimessa per le carrozze e alle tradizioni marinare con navi vichinghe, battelli e buffer a vapore, navi da guerra e traghetto per auto.

Ma non è certo tutto.

Arran fu abitata già nel Neolitico e molti siti archeologici sono visitabili. Tra questi, si distingue Machrie Moor, nella parte occidentale, tra montagne e brughiere: cerchi di pietre, pietre erette, tumuli funerari e ciste, nonché circoli di capanne e un vasto sistema di campi, tutti risalenti al periodo compreso tra il 3500 e il 1500 a.C.

Altrettanto spettacolare è la King’s Cave, la “Grotta del Re”, che leggenda vuole abbia ospitato il re scozzese Robert The Bruce durante gli anni di latitanza prima della battaglia di Bannockburn nella prima guerra d’indipendenza: le iscrizioni sulle pareti e la splendida posizione su una spiaggia di ciottoli rialzata la rendono imperdibile.
Inoltre, il sentiero circolare inizia e termina al cospetto di una piacevole foresta con viste panoramiche sulla brughiera di Machrie, sulle scogliere di Drumadoon e, a ovest, verso l’Irlanda.

Ancora, l’isola sa far innamorare gli appassionati delle vacanze attive all’aria aperta, offrendo percorsi in mountain bike, alpinismo, occasioni di arrampicate sulle gole, tiro con l’arco, kayak, vela, parapendio e giri in motoscafo per vedere da vicino delfini, balene, squali e foche.
In particolare, gli escursionisti si cimentano con l’impegnativa salita che conduce alla cima del Goat Fell, il punto più elevato: ogni fatica è subito ripagata grazie all’invidiabile skyline, un paesaggio aperto, montuoso e aspro che non è possibile descrivere a parole.

Infine, una menzione a parte per la distilleria Lochranza, la prima di Arran da più di 150 anni, aperta tutto l’anno per visite guidate con esperti e degustazioni di whisky: il centro visitatori propone anche il negozio di articoli regalo “Arran Malt” e il CASK Cafe che serve un gustoso menu a base dei migliori prodotti locali.

Tour, sentieri e itinerari

Come accennato, con le spettacolari creste montuose che sovrastano la brughiera della zona settentrionale e un paesaggio più lussureggiante e morbido a sud, lo scenario superbo della costa e panorami meravigliosi, Arran è il paradiso delle escursioni e della vita a contatto con la natura.

A questo proposito, l’Arran Coastal Way offre agli escursionisti un percorso circolare di 105 chilometri, impegnativo ma gratificante, attorno alla bellissima isola: ricco di fauna selvatica e paesaggi favolosi, è perfetto per una vacanza a piedi di una settimana e può essere suddiviso anche in sezioni più piccole. A giugno 2017 è stato riconosciuto come uno dei “grandi sentieri scozzesi” ed è la 29esma strada a lunga distanza (LDR) a raggiungere tale status.

I paesaggi e i colori di Arran sono fonte di ispirazione per molti artisti che lavorano e vendono le opere presso le loro abitazioni: l’Arran Art Trail è il modo migliore per visitare gli studi e i laboratori sparsi in tutta l’isola, saperne di più sulle espressioni individuali e comprendere cosa rende Arran così speciale per gli artigiani e la creatività.

E non finisce qui.

Arran è stata fonte di ispirazione per molti artisti del calibro di Joan Eardley, Hugh Purdie, Mary Armount, William McTaggart e George Edwards Hering: sono stati identificati venti luoghi chiave per istituire un’Arran Arts Heritage Trail che mira a celebrare e documentare il ricco patrimonio artistico e culturale per le generazioni attuali e future.

Venti pietre scolpite a mano, realizzate in arenaria rossa, segnano il percorso e sono dislocate in tutta l’isola. Ogni pietra è contraddistinta da un numero relativo a uno o più artisti: per ogni informazione è possibile cliccare sui percorsi della mappa dei sentieri sul sito dedicato, che illustra biografie ed esempi delle opere.

Il percorso può essere completato in un giorno oppure si può scegliere di visitare ciascuna pietra a un ritmo più tranquillo in qualsiasi ordine.

Come arrivare

Settima isola più grande della Scozia, Arran è comodamente raggiungibile.

A Newcastle, dal porto traghetti conviene seguire la A69 fino a Carlisle, poi la M6 in direzione nord e continuare sulla A74(M).

All’uscita J12, imboccare la A70 e proseguire lungo la A76, A71 e infine la A78 fino ad arrivare al porto di Ardrossan, da cui partono i traghetti, gestiti da Caledonian MacBrayne, per Arran.

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L’aurora boreale infiamma i cieli del Regno Unito: ecco dove e quando vederla

Uno spettacolo unico, di quelli che restano impressi per sempre nella memoria dei fortunati che hanno il privilegio di poterlo osservare. Stiamo parlando dell’aurora boreale, che con le sue luci infiamma i cieli e li rende dei veri e propri quadri che regalano stupore e meraviglia.

Di recente il fenomeno ha entusiasmato il Regno Unito, dove è stato visibile dalla Cornovaglia alla Scozia. E, nonostante le mete predilette da raggiungere per ammirare queste luci siano sempre state quelle più vicine al Circolo Polare Artico, è bene sapere che anche la Scozia può regalare questa visione spettacolare: ci sono alcune zone particolarmente privilegiate e il 2024 è l’anno giusto per farlo.

Regno Unito, l’aurora boreale emoziona

È stata una visione emozionate, una di quelle che è impossibile dimenticare e che – chi la vive – potrà sempre conservare tra i ricordi più preziosi. Perché ci sono pochi spettacoli della natura affascinanti come l’aurora boreale, con le sue luci che infiammano il cielo e lo vestono di tante sfumature diverse.

Una visione che è stata ammirata di recente nel Regno Unito, dove è stata osservata dalla Cornovaglia alla Scozia, spiega il Daily Mail. Non stupisce che il fenomeno sia stato visibile a queste latitudini, del resto è accaduto anche in Italia regalando ai fortunati un cielo indimenticabile.

Anche il Regno Unito, quindi, e in particolare la Scozia, è la meta da raggiungere per lasciarsi stupire da tanta bellezza. Da aggiungere a tutte quelle altre località, senza dubbio mete più tradizionali per chi si mette in viaggio per assistere a questa magia, dove l’aurora boreale è un fenomeno quasi “di casa”.

Scozia, dove ammirare l’aurora boreale: tutto quello che c’è da sapere

La Scozia è una terra affascinante, ricca di luoghi da visitare, di storia e di natura che toglie il fiato. E di cieli indimenticabili, in cui lasciare che lo sguardo si perda per colmarsi di stupore e meraviglia.

Perché anche qui si può ammirare l’aurora boreale. Come sottolinea il sito Visit Scotland la parte più settentrionale si trova alla medesima latitudine di Stavanger in Norvegia e dell’isola di Nunivak in Alaska. Ma, se questo non bastasse, sono stati gli esperti di Expedia – spiega il sito – ad affermare che nel corso del 2024 il Regno Unito è la destinazione da raggiungere e, in particolare, l’isola di Skye nel periodo che va da ottobre a marzo.

Vengono segnalate alcune delle località migliori per poter godere di questa vista incredibile. Nelle Ebridi, ad esempio, si ricorda che l’aurora boreale si può ammirare da Lewis, Harris e sulla punta più settentrionale di Skye. Tra gli altri luoghi da segnare come possibili tappe di un viaggio vi sono Shetland, nelle Orcadi e a Caithness.  Da valutare tra le tappe Applecross, Lochinver e la zona a nord di Ullapool, location sulla costa occidentale. Anche in altre parti della Scozia è stata vista l’aurora boreale, compresa Edimburgo quando è particolarmente potente.

Il periodo migliore? Senza dubbio due stagioni: l’autunno e l’inverno, da tenere in considerazione se si vuole programmare una vacanza nel Regno Unito e, in particolare, in Scozia.