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Le isole che vogliono diventare un paradiso sostenibile: proteggono la natura e dicono no al turismo di massa

“Sostenibilità” è una parola che va usata con cautela, soprattutto quando parliamo di destinazioni turistiche. Molto spesso è meglio evitare diciture come “meta sostenibile” e optare per raccontare un impegno alla sostenibilità, una causa che negli ultimi decenni è stata abbracciata da numerose isole nel mondo che, come si sente in molte dichiarazioni, non vogliono diventare come le Hawaii. Ma in che senso?

Le Hawaii rappresentano l’esempio perfetto di un luogo che è passato dall’essere non affollato, rilassato e piacevolmente autentico a una meta che, venduta come destinazione sostenibile, in realtà è tutt’altro. I problemi sono diversi, dall’espansione incontrollata dei mega resort alla gestione della spazzatura.

Osservando lo sviluppo turistico delle Hawaii, molte isole hanno voluto rimboccarsi le maniche e provare un percorso differente. Chi sono e cosa stanno facendo per diventare una possibile meta sostenibile? Ve le raccontiamo qui.

Isole Cook, Sud Pacifico

Le Isole Cook, un arcipelago di 15 isole situato tra la Nuova Zelanda e le Hawaii, vogliono dimostrare che il turismo sostenibile non è solo possibile, ma essenziale. Da molti vengono descritte come un paradiso della sostenibilità, dove gli abitanti hanno trovato il modo di convivere con la natura rispettandola e prendendosene cura. In effetti, arrivando sull’isola di Rarotonga, la più grande delle Isole Cook, l’impressione è proprio quella: non ci sono grandi resort che oscurano la vista, catene di fast food o negozi di souvenir allineati uno di fianco all’altro.

Qui nessun edificio può essere più alto di un albero di cocco grazie a una legge stabilita nel 1965 per prevenire un’eccessiva urbanizzazione. Inoltre, solo gli abitanti delle Isole Cook possono possedere la terra, garantendo che le grandi aziende non dominino il paesaggio. Seppur il turismo sia un’industria importante, gli abitanti dell’isola si impegnano affinché la sostenibilità rimanga al centro dell’interesse nazionale. Come?

Tra i comportamenti che rendono le Isole Cook un possibile paradiso sostenibile c’è la stagionalità nell’uso delle risorse (l’accesso a determinate aree, come anche la raccolta di cibo, è permesso solo in determinati periodi), l’uso degli ingredienti locali nei ristoranti e quello minimo della plastica e la creazione di aree marine protette.

Isole Eolie, Sicilia

Anche in Italia abbiamo un esempio di isole che, da qualche anno, si sta impegnando per intraprendere un percorso di sostenibilità orientato sia all’ambiente e ai suoi abitanti che al visitatore. Le Isole Eolie, infatti, hanno deciso di investire in un modello turistico che punta all’esperienza: tra i nuovi progetti c’è quello di proporre ai turisti un’offerta slow sia nelle aree costiere che nell’entroterra, così da evitare anche il sovraffollamento delle zone balneari durante l’alta stagione.

Oltre ai piani turistici, gli investimenti delle Isole Eolie sono orientati anche agli interventi di efficienza energetica. In questo caso, l’obiettivo è diventare delle isole smart che sfruttano l’energia elettrica per il funzionamento dei servizi, soprattutto sulle Isole Lipari. Tra questi citiamo l’installazione di diverse colonnine per i pulmini elettrici impiegati per trasportare residenti e turisti tra le stradine, l’utilizzo di pannelli solari, l’eliminazione della plastica usa e getta e il montaggio di centraline per ricaricare le biciclette elettriche.

Isole Eolie

Fonte: iStock

Le Isole Eolie

Palau, Micronesia

Particolare è l’iniziativa adottata qualche anno fa (esattamente nel 2022) dalla Repubblica di Palau, in Micronesia. Unendo tecnologia e sostenibilità, è stata creata un’app per invitare i turisti ad accedere alle sue meraviglie naturali e culturali più preziose non in base a quanto spendono, ma in base a quanto “gentilmente e rispettosamente trattano la bellissima, ma fragile isola, che chiamano casa”.

Come funziona l’app? Dopo esservi registrati, potete ottenere dei punti ogni volta che fate una scelta sostenibile e responsabile nei confronti del territorio: dall’uso di creme solari che non danneggiano l’ambiente e le barriere coralline al mangiare prodotti coltivati o pescati localmente. Per ottenere i punti, dovrete semplicemente inquadrare il simbolo dell’app che si può trovare nei negozi e nei musei che aderiscono all’iniziativa. I premi che potete vincere sono esperienze come escursioni o attività a contatto con la comunità locale.

Isola di Socotra, Yemen

L’isola di Socotra, la più grande della penisola arabica, simboleggia il patrimonio naturale della regione. Protetto dalla legge yemenita attraverso il Piano di Zonizzazione della Conservazione di Socotra, l’arcipelago ha ottenuto un riconoscimento internazionale per il suo eccezionale valore naturale. Tuttavia, si ritrova oggi a dover affrontare sfide significative, come il degrado ambientale, l’instabilità socio-politica e gli impatti del cambiamento climatico.

In questo contesto, le organizzazioni della società civile locali svolgono un ruolo cruciale negli sforzi di conservazione, nonostante le risorse e le capacità limitate. Da una decina d’anni, infatti, Socotra è considerata un esempio di meta che ha abbracciato l’eco-turismo: non sono presenti grandi hotel, ma sistemazioni che variano da piccoli hotel a campeggi sulla spiaggia e vengono promosse iniziative per pulire il territorio dalla plastica. Arrivare sull’isola non è semplice e, chi vuole visitarla, deve affidarsi a tour operator esperti.

Socotra

Fonte: iStock

La laguna di Detwah a Socotra

Isola Alfonso, Seychelles

L’Isola Alfonso vuole essere la meta ideale per un viaggiatore eco-consapevole. L’isola, tra le più remote delle Seychelles, cura ogni aspetto dell’offerta turistica impegnandosi su diversi fronti.

Come prima cosa, è alimentata quasi interamente da energia solare in quanto ospita il più grande parco solare delle Seychelles, composto da oltre 2.000 pannelli, e vanta un clima soleggiato che consente di risparmiare centinaia di tonnellate di emissioni all’anno. Il secondo aspetto riguarda l’uso della plastica: si consiglia ai visitatori di non portare con sé articoli di plastica monouso durante i loro viaggi, poiché l’isola offre molte alternative utili come le stazioni di rifornimento d’acqua.

Nel caso in cui sia necessaria la pellicola per gli alimenti, le attività commerciali dell’isola utilizzano materiali biodegradabili che si decompongono nell’arco di 12 mesi. I resort, inoltre, scelgono di offrire agli ospiti articoli da toeletta e prodotti di bellezza biologici e fatti a mano da un marchio delle Seychelles.

Infine, l’Isola di Alfonso dipende da un orto che produce 2,5 tonnellate di prodotti freschi ogni mese. Un modo pratico e gustoso per combattere la guerra contro lo spreco alimentare. Il successo dell’orto si traduce anche nel minor rilascio di CO2 nell’atmosfera perché si evitano le miglia aeree di importazione.

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Jurassic World, le location mozzafiato del colossal di Colin Trevorrow

Come per il primo Jurassic Park del 1993 anche in Jurassic World le Hawaii sostituiscono la fittizia Isla Nublar dove si è sviluppato il progetto di John Hammond, al largo di Costarica. Nell’avventura sequel con Chris Pratt e Bryce Dallas Howard sono passati 22 anni dagli eventi del primo film di Spielberg e il parco a tema dinosauri è operativo e attira molti visitatori, ma la gestione non si accontenta e vuole dar vita a una nuova specie di dinosauro mai esistita prima, l’Indominus Rex. Qualcosa ovviamente non va secondo i piani e una minaccia mette in pericolo tutte le persone presenti sull’isola.

Il film di Colin Trevorrow del 2015 ha riacceso il fascino per i dinosauri rinnovando il franchise, ma ha anche regalato al pubblico dei paesaggi mozzafiato sul grande schermo con la bellezza lussureggiante e selvaggia delle Hawaii che sono la location principale. Conosciute per i loro paesaggi spettacolari, dalle giungle verdeggianti alle spiagge incontaminate, le Hawaii sono da tempo uno sfondo preferito dai registi che cercano di catturare l’essenza dell’avventura e della meraviglia.

Dove è stato girato

Le meraviglie naturali delle Hawaii hanno svolto un ruolo fondamentale nel dare vita al mondo di Jurassic World, consolidando ulteriormente la reputazione dell’isola come paradiso cinematografico. Il fascino delle Hawaii per i registi è profondamente radicato nei suoi paesaggi e climi sorprendentemente diversi, offrendo un arazzo scenico che spazia da giungle lussureggianti e cascate imponenti a scogliere spettacolari e spiagge rilassanti. Questa diversità naturale consente alle Hawaii di fungere da sfondo camaleontico per una miriade di generi cinematografici, passando senza soluzione di continuità dal mondo preistorico dei dinosauri in Jurassic World alle pittoresche ambientazioni delle commedie romantiche. la luce vibrante, le ambientazioni lussureggianti e la comunità locale solidale hanno trasformato queste sfide in opportunità, consentendo la creazione di un’esperienza cinematografica visivamente sbalorditiva e immersiva che ha affascinato il pubblico di tutto il mondo.

Chris Pratt Jurassic World

Fonte: Ansa

Chris Pratt in Jurassic World

Il fascino delle Hawaii

Tra le location usate per girare Jurassic World c’è il Kualoa Ranch a Oahu, un luogo che non solo ha fornito lo sfondo per numerose scene chiave, ma è anche diventato sinonimo dell’eredità del franchise. Nel ranch sono stati costruiti l’eliporto in montagna del proprietario Masrani (Irrfan Khan), il bungalow fatiscente dell’addestratore di rapaci Owen Grady e il recinto ottagonale sicuro in cui è ospitato il super, nuovo, geneticamente modificato Indominus Rex. Le sue vaste valli e la fitta vegetazione tropicale hanno sostituito la selvaggia e maestosa Isla Nublar, dove i dinosauri hanno nuovamente vagato liberamente nell’immaginazione del pubblico di tutto il mondo. Un parco giochi avventuroso che si estende dai monti Koolau al mare tropicale per 1619 ettari ed è diviso in due aree: la valle settentrionale di Kaaawa con molte location cinematografiche e la valle di Hakippu fronteggiata dal lago hawaiano che si è formato 800 anni fa e la Secret Island Beach.

Oltre al Kualoa Ranch, Jurassic World ha utilizzato altre location degne di nota in tutta Oahu e nelle isole vicine per dare corpo al suo mondo vivido. Tra queste le giungle verdeggianti della Manoa Valley di Honolulu, che rispecchiavano gli habitat preistorici delle star del film, e le coste frastagliate che hanno incorniciato gli incontri epici tra umani e dinosauri. Oahu è la terza più grande isola delle Hawaii e gli appassionati di storia possono visitare Pearl Harbour e la USS Arizona. Ogni location alle Hawaii è stata attentamente selezionata per contribuire alla narrazione del film di bellezza impressionante e pericoli indicibili, mostrando la diversità naturale delle isole e riaffermando il loro status di destinazione di prim’ordine per i registi che cercano di catturare l’essenza di un mondo perduto.

Honolulu

Fonte: iStock

Panorama di Honolulu

L’enorme set della Main Street del parco nel film è stato costruito nel parco a tema chiuso e abbandonato Six Flags New Orleans, gravemente danneggiato dall’uragano Katrina nel 2005 e mai riaperto. Six Flags è stato anche un set per le riprese di Killer Joe e L’Alba del pianeta delle scimmie ma, anziché rinnovare le giostre abbandonate e dall’atmosfera suggestiva, è stato costruito da zero nell’ampia area di parcheggio del parco. La barca piena di visitatori entusiasti arriva al molo di Makai, Waimanalo, sulla Kalanianaole Highway, appena a nord del Sea Life Park Hawaii, a sud-est di Oahu. Un lungo molo di cemento costruito dallo Stato delle Hawaii per facilitare la ricerca marina nelle isole hawaiane, ospita diverse aziende di ingegneria marina commerciale e HURL (Hawaii Underwater Research Laboratory), anche se, in certi periodi, alcune aree sono aperte al pubblico per la pesca.

Kualoa Ranch Oahu

Fonte: iStock

Kualoa Ranch a Oahu

Non lontano da Honolulu, il centro di accoglienza e l’hotel di Isla Nublar sono l’Hawaii Convention Center, 1801 Kalakaua Avenue, a Kapiolani Boulevard nel cuore della città e alle porte di Waikiki. Lo zoo di Honolulu, 151 Kapahulu Avenue, è diventato lo “zoo di animali domestici” di Jurassic World, dove i bambini possono avvicinarsi ai dinosauri più piccoli, teneri e vegetariani.

Fuggendo per salvarsi la vita, Jake e Gray saltano giù dalle Manoa Falls di Oahu, in una foresta pluviale tropicale tra le montagne Ko’olau. Alte circa 45 metri si possono raggiungere a piedi attraverso il Manoa Falls Trail, un sentiero di circa 2 km e mezzo immerso nella natura del luogo. Lungo il sentiero, si passa per l’abbandonato Paradise Park, 3737 Manoa Road, un tempo un santuario per uccelli, che è in rovina dal 1994. Questo è stato utilizzato come i resti del vecchio parco del 1993, dove i ragazzi ottengono una delle vecchie jeep in ordine di lavoro. Lo spettacolare skyline dell’isola visto dal mare è la magnifica costa di Na Pali sulla costa settentrionale di Kauai. Più piccola e meno sviluppata commercialmente di Oahu, la “Garden Isle” di Kauai, tutta cime frastagliate e valli scoscese, ha fornito i paesaggi più aspri di Isla Nublar, con riprese a Lawai a sud dell’isola, oltre a scorci di siti utilizzati nel primo film tra cui Olokele Valley, a pochi km a nord-ovest di Waimea, Blue Hole (l’area del recinto dei tirannosauri) e Manawaiopuna Falls nella valle di Hanapepe (dove l’elicottero di Hammond è atterrato per la prima volta tanti anni fa).

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L’effetto delle serie tv sul turismo: l’esempio di White Lotus

Che i film e le serie tv abbiano un impatto sul nostro modo di viaggiare e, soprattutto, sulla destinazione da scegliere è ormai evidente a tutti. Una serie in particolare, però, sta facendo parlare molto di sé per il suo potenziale turistico, tanto da essere stato coniato un termine ben preciso per raccontare questo fenomeno: “l’effetto White Lotus”. I turisti attratti da questo trend rappresentano una categoria ben precisa, ossia persone facoltose che possiedono una visione sfarzosa delle vacanze, tra hotel lussuosi e ambientazioni glamour.

Che la serie tv sia un prodotto di successo è un dato di fatto considerando il numero di ascolti: si tratta di un prodotto incalzante che attira, dove i protagonisti sono turisti ricchi e belli e l’azione è avvincente. Nonostante l’apparenza di paradiso veicolata dall’hotel lussuoso e dai paesaggi, lo spettatore sa che qualcosa di terribile sta per accadere. Il tutto è impreziosito dalle location spettacolari: nella prima stagione le Hawaii, nella seconda Taormina e nella terza la Thailandia.

Location che, dopo l’uscita degli episodi, hanno assistito a un boom esorbitante di prenotazioni. Questo è l’effetto White Lotus, un fenomeno che, se da una parte porta benefici e fa girare l’economia del Paese protagonista, dall’altro potrebbe trasformarlo nella classica vittima del proprio successo.

L’effetto di White Lotus a Taormina

Tutti vogliono soggiornare al White Lotus, un’ambizione evidente fin dalla prima stagione filmata alle Hawaii e, soprattutto, dalla seconda girata in Italia. Protagonista è stata Taormina, in Sicilia, dove si trova il lussuoso San Domenico Palace appartenente alla catena canadese Four Seasons.

Il resort ha beneficiato dell’effetto White Lotus generando grandi numeri: nel dicembre del 2022, un paio di settimane dopo l’uscita dell’ultimo episodio della serie, la direttrice delle strutture italiane del Four Seasons ha dichiarato che l’hotel aveva avuto un picco di visite web dagli Stati Uniti, dal Regno Unito e dall’Australia dovuto all’interesse generato dalla serie.

A confermare l’interesse su Taormina grazie alla serie sono le stesse agenzie di viaggio e i tour operator, che hanno dichiarato un aumento delle vendite di viaggi in Sicilia in concomitanza con l’uscita della serie. Inoltre, per soddisfare i turisti, sono stati creati anche dei pacchetti tematici dedicati ai luoghi mostrati nella serie. La stessa cosa che è presente, per esempio, a Dubrovnik o Malta, dove sono state girate molte scene della serie Il Trono di Spade.

Gli effetti della serie tv sulla Thailandia

La terza stagione, uscita a febbraio 2025, è ambientata in Thailandia. Considerato l’effetto avuto sulle Hawaii e su Taormina non stupisce che, dopo l’annuncio della location nel 2024, l’interesse globale per i viaggi nel Paese asiatico sia schizzato alle stelle, con le piattaforme di prenotazione che hanno segnalato aumenti immediati nelle ricerche, con impennate del 40% nell’interesse per le prenotazioni del Four Seasons Resort Koh Samui.

Koh Samui è stata inserita più volte nelle classiche liste di mete da evitare quest’anno proprio perché, come altre destinazioni quali Bali, è diventata sovraffollata da una classica popolazione turistica di passaggio, a discapito della vita locale e delle infrastrutture. Non è la prima volta che la Thailandia si ritroverebbe a fronteggiare il problema dell’overtourism in uno dei suoi luoghi più belli. Basti pensare a Maya Bay, la spiaggia di Koh Phi Phi Leh resa famosa dal film The Beach con Leonardo Di Caprio e chiusa per anni perché gravemente danneggiata proprio a causa dei flussi turistici esagerati.

A Koh Samui, l’effetto White Lotus potrebbe portare benefici sia positivi che negativi, soprattutto considerando che si tratta di una piccola isola già alle prese con problemi infrastrutturali, come la scarsità d’acqua e le difficoltà nella gestione dei rifiuti, e che rischia di essere completamente sopraffatta dall’aumento improvviso di turisti. Per darvi un’idea più chiara: se un residente locale medio consuma 150 litri d’acqua al giorno, un ospite di un resort di lusso ne consuma quasi 1.500, una disparità che diventa cruciale se moltiplicata per migliaia di nuovi turisti.

Tour alla scoperta delle ambientazioni di White Lotus

Probabilmente, molti di noi vorrebbero alloggiare in questi hotel lussuosi, ma la maggior parte non se lo può permettere. Sapete chi può permetterselo? Le persone che si stanno iscrivendo al viaggio “World of Wellness” a tema “The White Lotus” promosso dal Four Seasons, che porterà i turisti in tutti gli hotel della serie fino ad oggi e non solo. Il viaggio, della durata di 20 giorni, avverrà sul jet privato del Four Seasons. Il costo? 188.000 dollari a persona.

Gli ospiti soggiorneranno negli hotel mostrati nella serie a Maui, Taormina e Koh Samui, e avranno anche la possibilità di trascorrere del tempo a Singapore, Marrakech, Nevis, Città del Messico e alle Maldive, il tutto con un itinerario benessere personalizzato. Si tratta di un viaggio che partirà da Singapore il 7 maggio 2026 e si concluderà a Maui il 26 maggio.

Le attività proposte sono diverse, dai safari delle tartarughe alle Maldive agli allenamenti di Muay Thai in Thailandia, dal giro in bicicletta tra le cantine di Taormina alla cerimonia del temazcal a Città del Messico.

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La spiaggia nera di origine vulcanica dal fascino surreale

Nel mondo esistono spiagge di ogni colore, dalle sabbie bianche incontaminate alle sponde rosa. Ma c’è un colore in particolare che attrae e conquista più di tutti gli altri: la sabbia nera. Tipicamente formate da minerali vulcanici e frammenti di lava, una delle più famose è sicuramente quella di Reynisfjara in Islanda, misteriosa e bellissima. Eppure, più lontano da noi, in un luogo famoso per le sue spiagge bianche e per il mare dalle tonalità sognanti, si trova un’altra spiaggia nera dal fascino surreale.

La spiaggia nera di Punaluʻu è situata sulla costa sud-orientale del distretto di Kau, nell’isola Big Island alle Hawaii. Rappresenta l’anima selvaggia dell’isola perché composta di basalto polverizzato proveniente dalle eruzioni del vulcano Mauna Loa. A completare questo scenario tra sogno e realtà c’è una fila di palme, a ricordarci che si, il paradiso non è necessariamente di sabbia bianca.

Perché visitare la spiaggia nera di Punaluʻu

Punalu’u è considerata una delle spiagge più popolari dove prendere il sole alle Hawaii e capiamo perfettamente il perché: situata proprio fuori dalla Māmalahoa Highway (conosciuta anche come Hawaii Belt Road), è non solo facilmente accessibile, ma soprattutto bellissima con le sue lussureggianti palme di cocco, l’acqua splendida e la sabbia nera come la pece. Oltre a offrire lo scenario perfetto in cui rilassarsi, rappresenta anche uno dei luoghi migliori dove fare snorkeling e ammirare le enormi tartarughe marine hawaiane e le Hawksbill.

Essendo specie in via di estinzione, protette con cura e impegno dalle persone del luogo, è fondamentale non avvicinarsi non solo perché illegale, ma anche per salvaguardarne l’esistenza in quanto il loro sistema immunitario non è in grado di proteggerle dai batteri umani. Secondo le regole imposte ai visitatori, potrete ammirarle da una distanza di 4 metri. Un’altra regola da rispettare, che ormai conosciamo bene perché applicata anche a molte spiagge italiane, come quelle della Sardegna, è di non raccogliere e portare via la sabbia nera.

Seppur le acque agitate e fredde, insieme alle correnti sottomarine, la rendano spesso indesiderabile anche ai nuotatori più esperti, durante le giornate più calme i bagnini, l’area picnic e le piscine naturali di acqua dolce situate all’estremità meridionale della spiaggia fanno di Punalu’u una meta adatta anche alle famiglie.

Tartaruga Hawaii

Fonte: iStock

Tartaruga sulla spiaggia nera di Punaluʻu

La leggenda della spiaggia nera

Le acque della spiaggia nera di Punaluʻu racchiudono un segreto che può essere raccontato attraverso una leggenda. Il nome Punaluʻu significa “primavera immersa” e la storia racconta che, durante i periodi di siccità, gli hawaiani raccogliessero l’acqua dolce che gorgogliava sotto la baia immergendosi nelle onde con brocche vuote rivolte verso l’alto. Le sorgenti d’acqua si trovano al largo, dove l’acqua dolce si mescola a quella salata salendo in superficie, motivo per cui nuotando si possono incontrare correnti con temperature differenti, una più tiepida e una fredda.

Quella di Punaluʻu non è l’unica spiaggia nera. Alle Hawaii, sull’isola di Pahoa, si può vistare l’incredibile Isaac Kepo’okalani Hale Beach Park, un vero e proprio capolavoro della natura, nata dall’esplosione del vulcano Kilauea. Oggi possiamo ammirarne la bellezza, seppur racchiuda il ricordo amaro di una tragedia che ha causato tantissimi danni sia all’economia dell’isola che alle persone. Sotto la cenere e i detriti, il tempo ha fatto emergere questo gioiello, frutto della furia eruttiva del vulcano.

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Alle Hawaii la scala più proibita e pericolosa del mondo

È la scala più proibita e pericolosa al mondo e si trova alle Hawaii, sull’isola di Oahu: forse, però, di lei bisognerebbe parlare al passato perché i giornali statunitensi hanno dato per certo l’avvio della sua demolizione. Il nome ufficiale è Ha’iku Stairs, ma quello con cui è maggiormente nota è Stairway to Heaven, ovvero scalinata per il paradiso ed è un piccolo ma importante pezzo di storia degli Stati Uniti, essendo stata realizzata dalla Marina americana negli anni Quaranta.

La storia, perché è pericolosa e le ragioni per cui è in via di demolizione la scala della Hawaii, la Stairway to Heaven.

La scala alle Hawaii: pericolosa e affascinante

Composta da circa 3.922 gradini in acciaio che portano verso il cielo, arrampicandosi lungo le montagne Koolau: è la Ha’iku Stairs un’incredibile scala che si trova alle Hawaii, sull’isola di Oahu, e la cui storia va ricercata nel passato e, più precisamente nel corso degli anni Quaranta quando questa vertiginosa struttura è stata realizzata dalla Marina Militare americana per poter raggiungere una stazione radio. Una costruzione segreta e fondamentale per la Seconda Guerra Mondiale, che necessitava di una certa altezza per poter raggiungere le navi della Marina Militare che erano impegnate nel Pacifico

Poi è stata chiusa nel 1987, ma questo – a quanto pare – non avrebbe fermato i temerari che hanno deciso di avventurarsi ugualmente, correndo dei rischi. Non solo per la propria incolumità, ma anche di dover pagare una multa salata che ammonta a circa 1000 dollari. Negli anni anche i residenti della zona si sono lamentati per i turisti che, nonostante il divieto, saltavano le recinzioni e si avventuravano per il percorso magari facendolo in orari meno tradizionali per non essere scovati e anche perché il fascino dell’alba su questa scala potrebbe essere stata per loro un’attrattiva irresistibile.

La pericolosa scala alle Hawaii, la Stairway to Heaven

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Vista dalla pericolosa scala alle Hawaii, la Stairway to Heaven

La demolizione della scala alle Hawaii

In fondo è immaginabile perché la scala sia pericolasa e siano stati presi provvedimenti: ci si arrampica su ripide scogliere e questo, insieme al fatto che le condizioni meteo possono non essere prevedibili, aumenta il rischio che si possa incorrere in pericoli inaspettati.

Secondo Usa Today Travel tra agosto 2017 e marzo 2020 sono state oltre 11mila le persone che sono state mandate via mentre tentavano di salire le scale, mentre lo stesso giornale sottolinea che tra il 2010 e il 2022 sono state tratte in salvo più di 188 persone.

Tanto che, in seguito alla decisione del 2021, da aprile 2024 ha preso il via la demolizione della struttura. Gli obiettivi? Spiega Usa Today Travel che è stata una decisione presa per aumentare la qualità della vita di chi vi abita vicino, migliorare la sicurezza pubblica e tutelare la bellezza di questi luoghi. Infatti, oltre a eliminare le scale, pare che verranno introdotte nuovamente le piante autoctone. E che non tutta la struttura verrà demolita: una parte della struttura resterà per ricordare il suo utilizzo importante durante la Seconda Guerra Mondiale.

La scala delle Hawaii, la Stairway to Heaven era un percorso vertiginoso, pericoloso e proibito che si arrampicava sul crinale delle montagne e regalava una vista unica a chi, in barba alle regole, provava a percorrerlo. Oggi si assiste alla sua demolizione, ma senza voler perdere un pezzo della storia di questi luoghi.

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Come visitare il più grande vulcano attivo sulla terra

Le sue rocce più antiche hanno oltre 200.000 anni, si pensa che sia emerso dal mare 400.000 anni fa ed è il più grande vulcano attivo sulla Terra: stiamo parlando del Mauna Loa, le cui pendici costituiscono metà del territorio di Big Island, la più grande isola dell’arcipelago delle Hawaii. La cosa più importante da sapere? È visitabile e scoprirlo è un’esperienza unica, assolutamente da fare.

Come raggiungere il Mauna Loa

Andiamo subito alle indicazioni pratiche: il Mauna Loa si trova all’interno del Parco Nazionale dei Vulcani alle Hawaii, che può essere raggiunto dalla città di Hilo (Big Island) guidando lungo Saddle Road. Questa strada permette di raggiungere sia il Mauna Loa che il Mauna Kea, dunque per visitare il primo dovrete a un certo punto svoltare su Mauna Loa Observatory Road e continuare pioi a seguirla fino all’Osservatorio atmosferico NOAA di Mauna Loa, che si trova appena sotto la vetta.

Mauna Loa, vulcano alle Hawaii

In alternativa, venendo dalla città di Kailua, si può guidare lungo la Central Saddle Road e attraversare le colline in roccia lavica fino a quando non ci si ritroverà sempre di fronte a Mauna Loa Observatory Road. Gli esperti di escursioni di tutto il mondo, su forum specializzati, suggeriscono di pianificare la visita in primavera o in autunno, quando l’afflusso di turisti è minore e quando le condizioni climatiche consentono anche di ammirare un meraviglioso cielo stellato.

Consigli pratici per l’escursione

La vetta del vulcano può essere raggiunta solo a piedi. Una volta arrivati all’Osservatorio sarete indirizzati verso due percorsi, ma preparatevi perché entrambi sono considerati faticosi a causa del terreno accidentato e dell’alta quota. Il lato positivo è che entrambi i percorsi conducono a cabine posizionate ad hoc dov’è possibile ristorarsi e non solo: se lo si desidera è possibile pianificare escursioni che durano un paio di giorni ed è proprio all’interno di cabine debitamente attrezzate che si può soggiornare.

Mauna Loa, vulcano alle Hawaii

Le escursioni di più giorni richiedono appositi permessi che vanno ottenuti contattando il Parco Nazionale. Riguardo all’attrezzatura, gli esperti consigliano scarpe da trekking particolarmente robuste e un abbigliamento che tenga conto del fatto che sul vulcano può fare freddo e può tirare vento. Alcune aree sono anche dotate di passaggi pedonali accessibili con sedia a rotelle e passeggini, oltre che di servizi igienici.

Le osservazioni vulcaniche (e la loro importanza)

Naturalmente, tutte le visite al Mauna Loa vanno programmate dopo aver consultato i pareri, i dati e i risultati dell’International Association of Volcanology and Chemistry of the Earth’s Interior e del The United States Geological Survey. Gli esperti di questi enti si occupano infatti dell’osservazione e del monitoraggio dei vulcani delle Hawaii e hanno un occhio di riguardo per il Mauna Loa, che al netto della sua attuale inoffensività è considerato come uno dei vulcani in grado di causare grandi eruzioni distruttive.

Vulcani delle Hawaii

Diverse sezioni del vulcano sono considerate protette dall’attività eruttiva, ma gli esperti hanno più volte suggerito che uno dei maggiori rischi delle visite al vulcano è l’eventuale improvviso e massiccio collasso dei fianchi, che può però verificarsi solo nel caso in cui l’attività aumenti esponenzialmente. Dunque prima di programmare il vostro viaggio ricordatevi sempre di consultare i siti autorizzati e di raccogliere tutte le informazioni, o quando arriverete nei paraggi non vi sarà neanche concesso pensare di avvicinarvi.

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È una delle spiagge più belle del mondo. E no, non si trova alle Hawaii

Il Giappone è un Paese di contrasti sorprendenti, ogni angolo è ricco di bellezze naturali: dalle cime innevate del Monte Fuji alle spiagge tropicali di Okinawa, dai boschi di bambù di Arashiyama ai giardini zen di Kyoto. Un’avventura che fa assaporare l’antica saggezza orientale e l’innovazione futuristica, un luogo dove le tradizioni secolari convivono con la tecnologia all’avanguardia.

Ma forse non tutti sanno che questa misteriosa terra ospita anche alcune delle coste più affascinanti e incontaminate esistenti al mondo. Tra le numerose meraviglie, una delle più affascinanti è la spiaggia di Yurigahama.

Un luogo di rara bellezza, ancora poco noto del Paese del Sol Levante. Per chi è in cerca di un’oasi tranquilla e appartata, lontana dal turismo di massa, questo è sicuramente il posto ideale, un autentico paradiso tutto da scoprire.

Yurigahama, la “spiaggia fantasma” del Giappone

Yurigahama si trova a soli 1,5 km di distanza dalla spiaggia di Okaneku. Un lembo di sabbia bianca avvolta da un mare dal colore azzurro intenso. Ma ciò che la rende davvero unica è il suo carattere effimero. La spiaggia, infatti, non è visibile in ogni momento: compare solo durante la bassa marea e la sua posizione cambia in base alle correnti marine.

Numerosi sono le leggende e i miti che avvolgono questa località, contribuendo ad aumentarne il fascino e l’attrattiva. Una delle più famose riguarda proprio la sua sabbia. Si narra che i granelli di Yurigahama siano a forma di piccole stelle e che raccoglierne un numero pari alla propria età permetta di raggiungere la vera felicità. Tale credenza è diventata un vero e proprio rituale per molti visitatori che si dedicano alla ricerca di questi tesori durante le loro visite, immergendosi così nell’atmosfera magica di questa spiaggia misteriosa.

Ogni volta che la “spiaggia fantasma” riappare, viene allestito un piccolo chiosco di bevande per i turisti che hanno il privilegio di poterla ammirare. Inoltre, assolutamente imperdibile è l’opportunità di tuffarsi in un ambiente marino straordinario, un’esperienza indimenticabile che permette di ammirare l’incantevole fondale tra le acque azzurre e limpide. Infatti, quello che rende Yurigahama davvero speciale sono le sue barriere coralline ancora intatte, ecosistemi che offrono uno spettacolo caleidoscopico di colori e forme, un panorama da cartolina che rimarrà impresso nei ricordi più belli.

Inoltre, i più fortunati avranno la possibilità di vivere un’esperienza unica: l’avvistamento delle tartarughe. Questi simpatici animali marini, infatti, scelgono spesso le tranquille acque di questa località, un fenomeno che sottolinea la ricchezza della biodiversità e l’importanza della conservazione degli habitat naturali.

Quando visitare la spiaggia di Yurigahama?

Il momento perfetto per visitare questa particolare spiaggia va da aprile a settembre. Durante questi mesi il clima consente di apprezzare al massimo la bellezza naturale del luogo. L’acqua è calda e le temperature miti permettono di vivere un soggiorno ancora più piacevole, soprattutto nel mese di luglio.

Tuttavia, è fondamentale tenere a mente che Yurigahama compare soltanto durante la primavera e l’autunno, a seconda delle maree. Pertanto, non è accessibile tutti i giorni. Il modo più sicuro per raggiungerla è prenotare un’escursione guidata in barca per poter ammirare il meraviglioso paesaggio e avere l’opportunità di esplorare la sua incomparabile bellezza.

Yoron Island, Giappone

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Isola di Yoron, Giappone
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Quest’isola giardino è un eden terrestre: ti farà innamorare

Le Hawaii, un arcipelago di isole vulcaniche incastonate nel mezzo dell’Oceano Pacifico, sono una meta che tutti sognano almeno una volta nella vita.

Basta chiudere gli occhi per immaginare spiagge di sabbia bianca e acque cristalline, e non c’è da meravigliarsi che rappresentino una delle mete turistiche più ambite al mondo.

Situata più a nord di tutte le altre, c’è un’isola che si è guadagnata il titolo di “Isola Giardino” per la sua rigogliosa foresta tropicale che abbraccia gran parte del territorio, creando un’atmosfera di piacevole tranquillità. Stiamo parlando di Kauai, l’area più antica dell’arcipelago.

Le verdi vallate e le avvolgenti montagne regalano viste panoramiche spettacolari. I fiumi che attraversano il territorio creano bellissimi scenari fluviali e conducono alle maestose cascate che si tuffano nelle acque turchesi.

Kauai è una meta da favola, pronta a stregare chiunque si avventuri alla sua scoperta.

Kauai: l’isola delle meraviglie nell’arcipelago delle Hawaii

Costa di Na Pali a Kauai

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Costa di Na Pali, Kauai, Hawaii

Con solo 1450 km quadrati di superficie, Kauai custodisce una straordinaria varietà di ecosistemi, che vanno dalle maestose scogliere della costa di Na Pali alle immense foreste pluviali del Waimea Canyon State Park.

Nonostante sia meno turistica rispetto ad altre isole, offre un’ampia varietà di attrazioni e attività da scoprire, come gli antichi templi, i profondi canyon e i giardini botanici che vale la pena esplorare.

La caratteristica più affascinante di questa destinazione è la sua innata purezza. Molte delle sue zone restano ancora inesplorate e difficilmente accessibili. Alcuni luoghi dell’isola sono così remoti che possono essere raggiunti solo in aereo o elicottero. Non sorprende, infatti, che Kauai sia stata scelta come location per girare alcune scene del famoso film “Jurassic Park“. Gli incredibili paesaggi e la natura selvaggia dell’isola hanno fornito lo sfondo perfetto per creare un ambiente preistorico.

Qui la vita si svolge a un ritmo più lento e le città sono più simili a villaggi che a metropoli affollate.

Kauai è famosa, inoltre, per il suo fiume navigabile Wailua, che offre un’opportunità unica per praticare il river kayaking. I più coraggiosi possono godersi una divertente avventura navigando le acque del fiume ed esplorando il panorama circostante.

Infine, si possono prenotare diversi tour in barca per ammirare la costa, le grotte marine e le spiagge che caratterizzano la regione. Avrai l’opportunità di fare snorkeling nelle limpide acque dell’oceano e di incontrare simpatici delfini, tartarughe marine e maestose balene durante i mesi invernali.

Le splendide spiagge di Kauai

Le Hawaii sono famose in tutto il mondo per le loro spiagge paradisiache di sabbia bianca e soffice, le palme che ondeggiano e le acque che sfoggiano splendide tonalità turchesi.

Le acque che circondano queste incredibili isole sono un vero tesoro di biodiversità marina, pronto per essere esplorato. Le coste di Kauai si annoverano tra le più spettacolari del mondo, e non è difficile capirne il motivo.

Se stai cercando una spiaggia da sogno, te ne suggeriamo alcune imperdibili, come Anini Beach, con acque tranquille e poco profonde, perfetta per nuotare e fare snorkeling.

Un altro luogo di straordinaria bellezza è Tunnels Beach, dove la barriera corallina ti aspetta per regalarti un’esperienza subacquea indimenticabile.

Infine, lasciati catturare da Hanalei Bay. Questa celebre baia, con la sua forma a mezzaluna, è incorniciata dalle maestose montagne circostanti, creando un eden terrestre destinato a restare per sempre nel tuo cuore.

Il suo fascino è così irresistibile che non potrai fare a meno di scattare una foto e condividerla con il resto del mondo.

Tunnel Beach a Kauai

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Tunnels Beach, Kauai, Hawaii
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Su quest’isola esistono cascate che hanno rubato i colori all’arcobaleno

Esiste un luogo, dall’altra parte del pianeta, in cui Madre Natura ha scelto di conservare i suoi capolavori più grandi e straordinari. Un posto che lei stessa ha trasformato nel palcoscenico di uno spettacolo immenso che è destinato a incantare la vista e a stordire i sensi. Questo luogo si chiama isola di Hawaii, conosciuta anche come Big Island.

Si tratta della più grande isola dell’arcipelago delle Hawaii, quella che ospita alcuni dei paesaggi più surreali del mondo intero. Le spiagge dai mille colori che brillano al sole, come quella verde di Papakolea, si alternano alle lussureggianti foreste pluviali mentre, tutto intorno, si snodano vulcani ancora attivi, parchi e riserve straordinarie che ospitano numerosi esemplari di flora e di fauna.

Ed è proprio a Big Island che oggi vogliamo restare, per portarvi alla scoperta di uno dei paesaggi più surreali e magici del mondo intero, quello delle Raimbow Falls, le cascate che hanno rubato i colori dell’arcobaleno.

La cascata prismatica che ha rubato i colori all’arcobaleno

Per ammirare quello che è uno degli spettacoli più incredibili mai creati da Madre Natura dobbiamo recarci a Hilo, la più vivace e popolata città dell’isola di Hawaii. Partendo dal nucleo urbano, infatti, è possibile raggiungere Raimbow Falls, un complesso di cascate straordinarie che creano un paesaggio sublime e mozzafiato.

Veri e propri muri d’acqua che occupano una superficie verticale di 24 metri e che scorrono velocemente dall’alto verso il basso fino a fondersi con la piscina naturale sottostante. Le cascate, che fanno parte degli Hawai’i State Parks, sono accessibili liberamente e gratuitamente, e sono generate dal fiume Wailuku.

È proprio questo corso d’acqua, che si è guadagnato il primato per lunghezza in tutto l’arcipelago, a regalarci uno spettacolo così suggestivo e incantato. Una volta terminato il suo percorso, infatti, il fiume si getta a capofitto nella grande piscina situata proprio ai piedi di una grotta lavica.

Ma non solo le sue dimensioni a meravigliare, né tanto meno tutta la potenza della natura a suggestionare, ma sono quelle caratteristiche sfumature colorate, che assomigliano a un arcobaleno, a incantare. Le stesse che è possibile notare in determinati momenti della giornata e che hanno dato alle cascate il nome di Rainbow Falls.

La magia della natura dà spettacolo a Big Island

Le Rainbow Fall, chiamate anche Waianuenue (che in lingua locale significa “acqua arcobaleno“) sono un vero e proprio spettacolo per la vista, un luogo da raggiungere e da contemplare almeno una volta nella vita. Grazie a dei ponti artificiali costruiti all’interno del parco statale, è possibile raggiungere diversi punti panoramici che permettono di assistere allo show.

Da una parte, infatti, c’è il fiume Wailuku che conclude fiero e indomito il suo percorso, tutto intorno, invece, si snoda la rigogliosa foresta pluviale che si specchia nella piscina naturale caratterizzata da mille sfumature di azzurro.

La bellezza delle cascate, e la suggestione che queste restituiscono, a fatto nascere e diffondere diverse credenze. Gli abitanti del posto, infatti, sono fermamente convinti che la parete rocciosa sulla quale l’acqua cade nasconda in realtà la casa di Hina, la divinità della Luna.

A rendere tutto ancora più affascinante, poi, è quell’incantesimo lanciato da Madre Natura che tinge tutto di meraviglia. Quando il sole splende alto nel cielo, soprattutto durante il mattino, un gioco di luce e riflessi rivela il volto più bello di questo luogo e le cascate si trasformano in un arcobaleno in movimento.

Non si tratta di stregoneria, ma semplicemente di quel fenomeno ottico atmosferico che si crea quando la luce del Sole attraversa le gocce d’acqua. Questo, però, non rende meno straordinaria la visione che resta comunque mozzafiato.