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Lombardia tra fiori e piante: i 5 migliori giardini botanici da non perdere

Per riconnetterci con la natura non è sempre necessario andare lontano, a volte basta semplicemente salire in macchina, sul bus o in sella alla propria bicicletta e raggiungere il giardino botanico più vicino. In Lombardia ne esistono diversi che, soprattutto con l’arrivo della primavera, sbocciano trasformandosi in vivaci tappeti multicolore.

Se state cercando un rifugio lontano dalla folla, un angolo di tranquillità dove godervi le bellezze dei fiori e delle piante, ecco la nostra lista dei migliori giardini botanici della Lombardia, da Milano a Brescia, fino a Bergamo e oltre.

Orto botanico di Brera, Milano

Uno dei giardini più belli della Lombardia si trova proprio nel cuore di Milano, nello storico quartiere di Brera. In origine centro di meditazione e coltivazione dei Gesuiti, diventa nel Settecento un orto botanico dedicato alla formazione scientifica, dove poter studiare le specie medicinali coltivate al suo interno.

Oggi è un museo universitario in cui si tutela la biodiversità, suddiviso in tre settori: le collezioni di specie medicinali, alimentari, tintorie e di altri usi si trovano nei primi due settori, mentre il terzo ospita l’arboreto, le cui star sono i due esemplari di Ginkgo Biloba con due secoli e mezzo di vita.

L’orto botanico si trova in Via Brera ed è consigliato raggiungerlo con i mezzi pubblici: MM3 (Montenapoleone), MM2 (Lanza), MM1 (Cairoli) tram e bus 1, 2, 4, 12, 14, 61, 94. Dall’1 aprile al 31 ottobre è aperto dalle 10:00 alle 18:00, mentre dal 1 novembre al 31 marzo è aperto dalle 9:30 alle 16:30. L’ingresso è libero e gratuito.

Orto botanico Brera Milano

Fonte: iStock

Scorcio dell’orto botanico di Brera

Orto botanico Lorenzo Rota, Bergamo

È un piccolo eden cittadino l’orto botanico Lorenzo Rota a Bergamo, nato nel 1972. Seppur di dimensioni ridotte (2400 metri quadri), custodisce al suo interno un’incredibile varietà di specie vegetali, offrendo allo stesso tempo un meraviglioso panorama sulla città e sulle Prealpi Orobie.

Al suo interno ci sono due sezioni: Città Alta, dov’è possibile osservare soprattutto la flora autoctona e alcune piante derivanti da altre parti del mondo, tra cui succulente e carnivore, e Astino dov’è possibile fare un viaggio nel mondo delle piante alimentari e comprendere come possiamo vivere in modo sostenibile.

L’ingresso all’orto è gratuito, ma la sezione Città Alta è aperta solo dal 1 marzo al 30 novembre; gli orari di apertura variano ogni mese e consigliamo di consultarli sul sito ufficiale. La sezione Astino, invece, è aperta dal 1 aprile al 31 ottobre.

Giardino Botanico Alpino Rezia, Campello

Nato nel 1979 in seguito a un intervento di riqualificazione, il Giardino Botanico Alpino Rezia si trova Campello, a nord di Bormio, a un’altitudine di 1500 metri sul livello del mare. Gestito dal Parco dello Stelvio, è organizzato su una superficie di quasi 15.000 metri quadrati e ospita più di 2500 specie vegetali, suddivise in quattro macro aree di appartenenza: la flora del Parco Naturale dello Stelvio, gli esemplari alpini delle zone europee ed extraeuropee, le specie artiche e antartiche.

L’obiettivo principale del giardino è quello di conservare e preservare le specie vegetali dei territori alpini, spesso minacciate a causa delle azioni distruttive dell’uomo. L’accesso è gratuito, ma lo spazio è aperto solo a maggio, dalle 9:00 alle 17:00 tutti i giorni, a giugno, luglio e agosto dalle 9:00 alle 18:00 tutti i giorni, settembre e ottobre dalle 9:00 alle 17:00 dal lunedì al venerdì e fino alle 18:00 nei weekend.

Giardino Botanico Fondazione Heller, Gardone Riviera

A Gardone Riviera, in provincia di Brescia, c’è un giardino botanico speciale che unisce natura e arte. Stiamo parlando del progetto della Fondazione André Heller, creato nel 1903 dal dentista naturalista A. Hruska (dentista dell’ultimo Zar e di illustri personaggi come Sigmund Freud o i Papi Pio XII e Giovanni XXIII), successivamente acquistato nel 1989 dall’artista viennese Andrè Heller.

L’obiettivo di questo giardino è quello di coniugare la natura con l’arte: all’interno dei suoi 10.000 metri quadrati, infatti, le specie botaniche provenienti da ogni parte del mondo convivono con opere d’arte firmate da Keith Haring, Auguste Rodin, Joan Mirò e dello stesso Heller. Le 3.000 specie botaniche provenienti dalle Alpi all’Himalaya al Mato Grosso alla Nuova Zelanda, dal Giappone all’Australia, dal Canada all’Africa

Il biglietto d’ingresso costa 12 euro e il giardino è aperto da marzo a ottobre, tutti i giorni dalle 9:00 alle 19:00.

Orto botanico di Pavia

Infine, vi consigliamo l’orto botanico più antico della Lombardia. Quello di Pavia, infatti, venne fondato nel 1773 per volere di Maria Teresa d’Austria e nacque come istituzione all’avanguardia dedicata allo studio dei molteplici aspetti del mondo vegetale.

Qui potrete ammirare diverse serre, da quelle che custodiscono le piante tropicali alle serre scopoloniane, le quali racchiudono una collezione di cactacee, piante succulente e cicadaceae. All’interno dell’orto botanico è presente anche una collezione di piante officinali e tossiche come lo stramonio (Datura stramonium) o l’edera velenosa (Toxicodendron radicans).

Grande protagonista dell’orto è il famoso platano che Scopoli piantò in onore della morte di Linneo nel 1778, oltre che il Roseto che, con le sue 300 fra rose botaniche, antiche e moderne, colora in primavera la facciata meridionale.

Orto botanico Pavia

Fonte: IPA Agency

L’orto botanico di Pavia
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L’oasi urbana di Osaka: la straordinaria magia del Nagai Botanical Garden

I viaggi ci portano alla scoperta del mondo, ci invitano a esplorare e a conoscere i luoghi cercando di carpire un po’ della loro anima. Ci sono alcuni posti, però, che più di altri sono affascinanti poiché tanto diversi per cultura, tradizioni e aspetto da quelli in cui viviamo noi.

Come il Giappone, che è una meta amatissima, che invita a essere vissuto e conosciuto in tutte le sue sfaccettature. Tra le location da raggiungere se si programma un viaggio ad Osaka, ad esempio c’è un giardino bellissimo, in cui passeggiare nel mezzo della natura e in una vera e propria esplosione di colori.

Si tratta del Nagai Botanical Garden, un grande spazio verde che è come una gemma preziosa incastonata nella parte meridionale del Parco Nagai, ovvero un’area in cui trovano casa alcune strutture sportive, un tratto di foresta locale e questo meraviglioso giardino, che è ricco di piante e che vale la pena raggiungere in ogni momento dell’anno. Tutto quello che devi sapere per visitarlo e conoscerlo.

Dove si trova il Nagai Botanical Garden

È una vera e propria oasi urbana, stiamo parlando del Nagai Botanical Garden che si trova in Giappone, nel quartiere Higashisumiyoshi a Osaka. Una città davvero grande, basti pensare che è la seconda in ordine di dimensioni del Paese, terza se si include Tokyo che però viene considerata una metropoli.

Un luogo importantissimo dal punto di vista economico e commerciale, ma anche per la buona cucina. Quindi perfetto per tutti coloro che ricercano un’esperienza gastronomica autentica.

In città vi sono alcune aree verdi, come il parco del Castello, oppure quello commemorativo dell’Expo e, ancora, nella zona sud della città, il Parco Nagai, perfetto per chi è alla ricerca di uno spazio in cui dedicarsi ad attività sportive senza dimenticare il relax. Ci sono campi e stadi, un anello dove correre o camminare intorno all’area e il Nagai Botanical Garden, con il suo suggestivo e placido laghetto.

Il giardino botanico si trova nella parte sud-orientale del parco e vi si possono ammirare alberi e fiori. E la buona notizia è che la visita si può pianificare in ogni stagione.

Cosa vedere nell’oasi urbana di Osaka: il Nagai Botanical Garden

Piante, fiori, la natura che esplode in tutta la sua meraviglia e che ci accompagna durante le quattro stagioni. Ma non solo: ci sono tantissime cose da vedere nel Nagai Botanical Garden nella bella e interessante città di Osaka, nella stessa area ad esempio merita una visita il Museo di Storia Naturale, luogo ideale per tutti coloro che vogliono approfondire e conoscere. Da marzo a ottobre è aperto dalle 9,30 alle 17, l’ingresso chiude alle 16,30, mentre da novembre a febbraio l’accesso è possibile dalle 9,30 alle 16,30, chiusura dell’entrata alle 16.

Poi vale la pena visitare il laghetto, con gli alberi che lo circondano e lo rendono una location di grande bellezza. Da non perdere, infine l’installazione del collettivo TeamLab: opere d’arte che si possono ammirare nel giardino, che lo impreziosiscono di luci e lo rendono ancora più magico.

Per visitare lo spazio verde sono suggeriti diversi percorsi in base alla stagione di riferimento, per poter assorbire pienamente lo straordinario potere della natura di creare scenari mozzafiato.

Cosa vedere al Nagai Botanical Garden a Osaka

Fonte: iStock

Cosa vedere al Nagai Botanical Garden a Osaka: le sue meraviglie

Quando andare nel giardino botanico

Come accennato, ogni stagione è quella perfetta per visitare il Nagai Botanical Garden, poiché questo luogo regala suggestioni e meraviglie in ogni momento dell’anno.

La struggente poesia dell’inverno, ad esempio, accoglie i visitatori sin dall’ingresso principale con i cipressi calvi e con le loro radici: intorno allo stagno nella Foresta Storica regalano uno scenario meraviglioso. Così come fanno gli altri alberi senza foglie. Non manca la fioritura di alcuni fiori, anche in questa stagione dell’anno.

Con la primavera (ma già da febbraio) il mondo torna a colorarsi delle tante varietà di fiori che si trovano nel parco, da visitare – ad esempio – il Giardino delle Camelie, il Giardino della Vita, oppure ammirare il verde che esplode nell’area del piccolo laghetto.

Da non perdere in estate i girasoli, ma non solo: anche gli alberi delle mele e tanto altro. In autunno, infine, il fascino dei colori ha la meglio e allora gli occhi non possono non rimanere estasiati da tanta meraviglia.

Sul sito ufficiale vengono segnalati gli itinerari consigliati per le diverse stagioni e mesi dell’anno, quindi vale la pena sperimentare un giro seguendo queti percorsi scanditi al ritmo della stagione in cui si visita questo affascinante Paese dell’Asia.

Osaka, quando andare al Nagai Botanical Garden

Fonte: iStock

Osaka, quando puoi visitare il Nagai Botanical Garden

Le info utili da sapere sul Nagai Botanical Garden

Se il Parco Nagai ha aperto i battenti nel 1944, il giardino botanico è arrivato 30 anni dopo in contemporanea al Museo civico di storia naturale: era il 1974 e da quel momento lo sviluppo di questo luogo ha caratterizzato gli anni a venire, fino a raggiungere nel 2024 i 50 anni dall’inaugurazione delle due realtà. Questo spazio verde si sviluppa lungo un’area di circa 24,2 ettari e ospita un numero impressionante di piante, circa 1200, oltre a numerosi giardini dedicati a specie ben precise.

È aperto da marzo a ottobre dalle 9,30 alle 17 (si può entrare, però, sino alle 16,30) e da novembre a febbraio dalle 9,30 fino alle 16,30 (ultimo ingresso alle 16). Le chiusure sono previste il lunedì, o il giorno successivo in caso di festività, e a Capodanno, dal 28 dicembre al 4 gennaio.

Tra le informazioni utili da conoscere per organizzare una visita vi è il fatto che si paga un biglietto di ingresso, ma per alcune fasce d’età l’accesso è gratuito. Il giardino botanico è facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici, poi – in base alla fermata prescelta – si dovrà percorrere un tratto a piedi che varia dagli 800 metri al chilometro.

Raggiunto questo luogo, si potrà fare il pieno di bellezza e assaporare le tante sfumature e opere che la natura ci sa donare in ogni momento dell’anno.

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Kew Gardens a Londra: perché visitare questi giardini

A pochi chilometri da Londra si trovano gli spettacolari Kew Gardens, uno dei giardini botanici più rinomati e affascinanti del mondo. Una storia che abbraccia secoli e, soprattutto, un patrimonio di oltre 40.000 specie vegetali. È una meta imperdibile per viaggiatori, appassionati di botanica e amanti della natura. Come ogni anno, i bellissimi giardini Kew Gardens ospitano il Festival delle Orchidee, un evento che nel 2025 celebra la ricca varietà della flora peruviana, offrendo un percorso sensoriale e immersivo unico nel suo genere.

Storia ed origini dei Kew Gardens

Questi meravigliosi giardini affondano le loro origini nel lontano Diciottesimo secolo, quando Lord Capel di Tewkesbury creò un giardino esotico attorno alla Kew House, da cui prenderanno il nome. In seguito, grazie alla Principessa Augusta, nel 1759 il giardino è soggetto ad una grande espansione, con lo scopo di accogliere un’importante collezione di piante provenienti da tutto il mondo.

Grazie a numerosi esperti botanici, la Principessa trasformò i Giardini di Kew in un centro di ricerca scientifica famoso a livello internazionale, riconosciuto ufficialmente come Orto Botanico Reale nel 1840, diventando un punto di riferimento per la raccolta, lo studio e la conservazione di migliaia di specie vegetali. Da allora, al suo interno, si posso trovare rare e preziose specie di piante, ma anche memorie storiche e culturali. Sono presenti serre, musei, pagode e spazi dedicati all’Herbarium, che rendono l’intera struttura un laboratorio vivente, dove arte e natura creano un connubio unico.

Chi decide di visitare i Kew Gardens sa già che affronterà un’esperienza unica nel suo genere, che va ben oltre la semplice ammirazione della ricca fauna all’interno di questi giardini, dove cura e passione per la botanica si intrecciano con una bellezza paesaggistica unica. Si tratta di un contesto unico, con locali che si prestano perfettamente ad ospitare eventi culturali unici ed artistici, proprio come il Festival delle Orchidee 2025, che si tiene dal 1 Febbraio al 2 Marzo 2025.

Vista aerea dei Kew Gardens e delle sue strutture: giardini a pochi chilometri da Londra

Fonte: iStock

I giardini di Kew Gardens, Londra

Il Festival delle Orchidee 2025: tematica peruviana

Questo bellissimo festival si distingue dalle precedenti edizioni per la sua tematica dedicata al Perù, un Paese molto noto per la sua ricca biodiversità e per la ricchezza culturale delle sue antiche tradizioni. Viene ospitato all’interno del Princess of Wales Conservatory, che si trasforma in un bellissimo palcoscenico naturale, con oltre 3000 specie di orchidee autoctone del Perù, che vengono celebrate in installazioni artistiche e scenografie che richiamano i paesaggi peruviani. Un vero e proprio viaggio sensoriale nelle Ande: un evento durante il quale tutti i visitatori faranno un viaggio nelle atmosfere tipiche del Sud America.

Un calendario ricco di eventi e attività

Il Festival delle Orchidee vanta un programma ricco di eventi, in grado di coinvolgere e sorprendere i visitatori con una serie di iniziative dedicate a diverse fasce di pubblico.

È aperto tutti i giorni, dalle 10.00 alle 17.00 (ultimo ingresso alle 16.00), ed il biglietto di ingresso è incluso nel biglietto standard per l’ingresso ai Kew Gardens. Allo stesso tempo, per chi desidera vivere il festival in un’atmosfera più dinamica è possibile partecipare alle serate organizzate Orchids After Hours, tutti i venerdì e sabato sera, con musica dal vivo, performance di danza ispirate alla tradizione peruviana e degustazioni di cocktail creativi, pensati per richiamare i sapori e le essenze del territorio andino.

Invece, per chi preferisce un approccio più intimo, il Festival delle Orchidee prevede quelle che vengono identificate come Sessioni Tranquille. Si tratta di sessioni ideate per tutti, dalle 11.00 alle 12.00, e che sono state create per un numero ristretto di visitatori che vogliono godere della visita al giardino delle orchidee in un ambiente più rilassato, accompagnato da spiegazioni e approfondimenti da parte degli esperti botanici dei Kew Gardens.

Un’esperienza educativa e interattiva

Il festival al Kew Gardens offre una serie di workshop, conferenze e dimostrazioni, che approfondiscono il legame tra la conservazione della biodiversità e le tradizioni culturali. Gli esperti presenti, insieme a collaboratori internazionali, illustrano le tecniche di coltivazione e conservazione delle orchidee, spiegando come questo genere di fiori rappresentino un simbolo di resilienza e bellezza in un mondo in continua evoluzione.

Durante queste sessioni i visitatori hanno l’opportunità di imparare a riconoscere le diverse specie di orchidee, con un focus sulle caratteristiche delle orchidee peruviane. Si tratta di esperienze educative, in grado di arricchire la conoscenza di partecipanti ed appassionati, che mettono in evidenza quanto sia importante la tutela della biodiversità a livello globale.

Piante tropicali presenti nelle serre dei Kew Gardens, giardini botanici poco distanti da Londra

Fonte: iStock

Piante tropicali all’interno dei Kew Gardens, Londra

Informazioni sui biglietti e prenotazioni

I biglietti per il Kew Gardens possono essere acquistati online tramite il sito ufficiale. Data la popolarità dell’evento, è molto importante prenotare con anticipo durante il periodo del Festival delle Orchidee 2025, così da evitare lunghe attese. I prezzi dei biglietti sono strutturati in modo tale da includere l’accesso a tutte le aree del parco, con tariffe che consentono di accedere sia alle sessioni quotidiane, sia agli eventi serali come le Orchids After Hours.

Il prezzo del biglietto per adulti dall’1 Febbraio al 31 Ottobre è di 26,50€ online e di 30€ se si vuole acquistare il ticket in loco, con la possibilità di acquistare sempre nello stesso periodo il biglietto serale al prezzo di 13€, e dall’1 Novembre al 31 Gennaio, periodo di bassa stagione, 17€ online e 19€ all’ingresso dei Kew Gardens.

Per i bambini dai 4 ai 15 anni il biglietto costa, nel periodo di alta stagione, 7€ online e 9€ all’ingresso, mentre in bassa stagione, rispettivamente, 6€ e 7€. Prezzi poco più alti per tutti coloro che hanno un’età compresa tra i 16 ed i 29 anni: 12€ online e 14,50€ in loco durante l’alta stagione e 8,50€ e circa 11€ durante

Come raggiungere i Kew Gardens?

Da Londra è possibile utilizzare la linea di trasporti pubblica, che rende facilmente raggiungibile questi fantastici giardini. La stazione della metropolitana più vicina è Kew Gardensche è possibile raggiungere utilizzando la linea District, oppure la stazione Kew Bridge, che invece è raggiungibile in treno.

Data la sua posizione, è possibile visitare i Kew Gardens in giornata, così da visitare il parco e le sue numerose piante ed attrazioni.

Visitare Kew Gardens vuol dire entrare fare un salto nel tempo, osservando tutto il lavoro svolto da ricercatori e scienziati che, dal lontano Diciottesimo secolo, portano avanti un lavoro estremamente importante. Tutti gli appassionati di orchidee, inoltre, non possono perdere il fantastico Festival delle Orchidee, per immergersi in un mondo colorato e dai profumi intensi.

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Riviera di Ponente, i borghi più belli da visitare

Fin dall’Ottocento, il Ponente ligure è stato la meta privilegiata di inglesi e americani, innamorati tanto della Riviera dei Fiori quanto dell’entroterra ligure. Una zona che ancora oggi riesce a regalare fascino d’altri tempi, grazie agli storici alberghi in stile Liberty, alle passeggiate lungomare dove sostare all’ombra delle palme, agli scorci senza tempo, destinato a non tramontare mai, che parte da Ventimiglia e arriva fino a Genova offrendo tutta la bellezza dei borghi della Riviera di Ponente che compaiono uno dopo l’altro nel loro intatto fascino medievale.

Se sulla costa Ventimiglia e Bordighera conquistano con i giardini botanici di Villa Hanbury, con le caverne rosse dei Balzi Rossi, con la chiesetta di Sant’Ampelio abbarbicata sugli scogli dove le onde s’infrangono, anche l’entroterra ligure non è da meno. Dolceacqua, Seborga e Triora dominano i profili delle montagne che incorniciano la valle e la Riviera del Ponente Ligure. Mentre Verezzi e Finalborgo sono, quel che si dice, la ciliegina sulla torta.

Cosa vedere sulla Riviera ligure di Ponente

Se avete in programma una vacanza o un weekend sulla riviera ligure di Ponente e nel suo entroterra, ci sono alcuni posti che non potete perdere:

Dolceacqua, il borgo dipinto da Monet

Dolceacqua è uno dei più affascinanti borghi della Liguria di Ponente. Il borgo medievale è attraversato da un fiume solcato dal Ponte Vecchio, un ponte romanico che vale da solo una gita. Ne era convinto anche il pittore Claude Monet, che fece di questo ponte e del Castello dei Doria – che domina la parte più antica dell’abitato e conteso nei secolo dai Grimaldi e i Savoia – i soggetti di alcuni suoi quadri. L’atmosfera che si respira tra i carruggi del borgo antico sembra sospesa nel tempo e la vista spazia oltre all’abitato di pietra e ai sontuosi portali, fino a perdersi tra ulivi e vigneti. Queste sono le colline dell’olio buono e del vino schietto e profumato, il Rossese.

Verezzi e Finale Ligure, i borghi sul mare di Ponente

Superata Imperia, restano due borghi della Riviera Ponente di grande fascino. A dominare le ampie spiagge di Pietra Ligure ci pensa la sofisticata Verezzi, location di un prestigioso Festival Teatrale. Il borgo saraceno formato da dimore di pietra rosa collegate da vecchie mulattiere, sembra incastonato nella montagna con porte e finestre che si aprono nella roccia. Impossibile non rimanere incantati davanti al panorama sul golfo che si gode dalla piazza della Chiesa.

Poco più avanti, appare la luminosa Finale Ligure. Un gioiellino che offre uno dei più incantevoli borghi della Riviera Ponente: Finalborgo, un museo a cielo aperto dove fortezze imponenti si alternano a cripte paleocristiane, eleganti palazzi rinascimentali a chiese barocche. Non a caso, tra i suoi vicoli va in scena ogni estate una delle più importanti rievocazioni storiche medievali.

Badalucco e Bussana Vecchia, i borghi degli artisti

Il piccolo borgo di Badalucco è un delizioso abitato con le tipiche casette in pietra che si affacciano su stretti vicoli e caratteristici carruggi. La sua particolarità sta nelle case con le facciate dipinte. Fin dal 1993, infatti, sono state create delle opere d’arte che animano i muri degli edifici e che colorano i vicoli dell’intero paese. I due splendidi ponti medievali che uniscono le due sponde del torrente Argentina, che fluisce placido nel centro storico del paese, incorniciano il borgo come una cartolina.

Non lontano dal mare della Riviera dei Fiori, l’affascinante borgo medievale di Bussana Vecchia venne abbandonato nel 1870 a seguito del violento terremoto. Negli Anni ’60, però, è tornato in vita grazie a una comunità di artisti, soprattutto stranieri, che, ancora oggi, lo rendono un atelier a cielo aperto. Per moltissimi anni rimase un vero e proprio borgo fantasma, abbandonato sulle colline di Sanremo. Oggi, invece, passeggiare per Bussana Vecchia è una bellissma esperienza, specie per chi ha l’animo artistico e chi cerca mete sempre nuove, affascinanti, ma poco conosciute. La vista da quassù è spettacolare e, quando il tempo lo permette, è possibile scorgere anche il mare in lontananza.

Chiesa Sant'Egidio, Bussana Vecchia

Fonte: iStock

La chiesa di Bussana Vecchia

Pigna e Apricale, i borghi Bandiera arancione

Nell’entroterra di Bordighera, sorge il piccolo borgo di Apricale, un paesino interamente costruito in pietra, suggestivo ricordo del periodo medievale. Ma Apricale è particolarmente affascinante anche per un altro motivo. Apricus significa infatti “soleggiato”, e la sua posizione arroccata su una collina circondata dal verde degli ulivi rende onore al nome che questo borgo porta. L’intera cittadina si snoda tra infinite viuzze di pietra, un perfetto esempio dei carruggi liguri che sono un vanto per il nostro Paese. Quasi tutte le strade portano alla piazza principale chiamata Torracca, centro pulsante della vita di Apricale, dove sorgono alcune delle strutture più pittoresche del piccolo borgo. A pochi passi dalla Chiesa parrocchiale di Apricale, sulla piazza principale, sorge il castello della Lucertola, un edificio di notevole importanza storica e culturale. L’unica torre rimasta in piedi è diventata il campanile della Chiesa, quello su cui oggi campeggia una splendida opera d’arte contemporanea: una bicicletta.

Abbarbicato tra le montagne dell’Alta Val Nervia c’è poi il borgo di Pigna. Oltre al suo centro storico di indubbia bellezza, il paese richiama moltissimi turisti per via della sua stazione termale piuttosto rinomata. Le sorgenti sulfuree di acqua calda sono molto antiche, e vengono sfruttate per offrire soggiorni wellness a chi ha solamente voglia di una vacanza in pieno relax.

Triora e Seborga, nell’entroterra di Ponente

Triora e Seborga sono le tappe più interessanti e un po’ più fuori rotta per una gita che spezza la routine delle vacanze al mare sulla Riviera Ligure di Ponente:

Seborga è il “Principato italiano che non c’è”. Questo borgo dell’entroterra ligure si è auto-proclamato indipendente e ha un re, delle leggi e anche una moneta propria. Passeggiando per i carruggi del centro storico, una volta superate le porte d’accesso al paese e la casa di guardia, si ammirano i monumenti del borgo, dal Palazzo del Governo a quello che ospita la Zecca. Qui i souvenir sono senza dubbio originali: i francobolli del Principato o le monete ufficiali.

Per arrivare a Triora, invece, bisogna risalire la valle alle spalle di Sanremo. Dopo Taggia, splendido paesino sul pendio della collina, che merita una sosta per ammirare le mura del Cinquecento, i palazzi, i portali e i portici, e e dopo Apricale, la valle si restringe e la strada porta a Triora, il paese delle streghe. Nel Cinquecento questo borgo del Ponente ligure fu teatro di un lungo e drammatico processo alle streghe. Ancora oggi si possono evocare quelle atmosfere tra vicoli tortuosi, cortili nascosti, portali scolpiti in ardesia e nel museo etnografico con la sezione sulla stregoneria.

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L’artista David McCracken ha costruito la scala infinita per il paradiso

Ci mettiamo in viaggio per tantissimi motivi, lo facciamo per andare alla scoperta di città e capitali d’arte, di luoghi iconici che sono diventati simboli di Paesi interi, per scoprire culture, tradizioni e costumi lontani dai nostri. Lo facciamo anche per osservare le straordinarie creazioni di Madre Natura e quelle dell’uomo che, spesso, si fondono e si confondono dano vita a capolavori di immensa bellezza.

E un capolavoro, unico nel suo genere, è sicuramente la scala infinita che di David McCracken, artista neozelandese che ha voluto sfidare ogni legge tangibile per creare un’opera d’arte suggestiva ed emozionante che oggi caratterizza in maniera univoca il paesaggio dei giardini botanici di Christchurch, situati nell’omonima cittadina della Nuova Zelanda.

Cosa rende così speciale speciale quest’opera, che prende il nome di Diminish and Ascend, sono le foto stesse ad anticiparlo. La scala che squarcia l’atmosfera che va verso il cielo, e oltre, sembra infinita. In realtà si tratta di un gioco di prospettive e illusioni che l’artista ha sapientemente plasmato per creare una delle installazioni più suggestive del mondo intero.

Diminish and Ascend, la scala che porta al paradiso

Posizionandosi davanti ai gradini della scala, e seguendoli uno a uno con lo sguardo, si ha davvero la sensazione di poter raggiungere luoghi in cui nessuno è stato mai. E su questo, David McCracken, è stato un talentuoso scultore illusorio, perché è di questo che si tratta: un’illusione che, però, non priva l’opera della sua bellezza intrinseca.

Diminish and Ascend, ribattezzata dai più come la scala che porta al paradiso, è completamente realizzata in alluminio. È lunga 13 metri ed è composta da gradini di diverse dimensioni che creano l’illusione ottica dell’infinito: quelli in basso sono più larghi, mentre le dimensioni si riducono salendo. È proprio questa peculiarità a garantire l’effetto finale che ha lasciato il mondo intero senza fiato.

Sin dalla sua presentazione, avvenuta in occasione dell’evento Sculpture by the Sea organizzato a Bondi Beach, una delle spiagge australiane più famose al mondo, l’opera ha riscosso un successo mondiale e ancora oggi, a distanza di anni, fa parlare di sé al punto tale da essersi trasformata in una vera e propria attrazione turistica.

Molteplici sono i significati e le suggestioni dell’installazione: una scala che porta in paradiso, un percorso che conduce oltre i sogni, i limiti e l’immaginazione, una fuga surreale, una via d’accesso per l’uomo e il suo vagare. La stessa scelta della scala, inoltre, è perfettamente in linea con l’operato dell’artista che spesso sceglie oggetti di utilità ordinaria per trasformarli in qualcosa di straordinario come Diminish and Ascend, appunto.

Dove si trova la scala infinita

La scala è stata realizzata da David McCracken nel 2013 e presentata al grande pubblico in occasione dell’evento Sculpture by the Sea tenutosi a Bondi Beach, in Australia. Successivamente è stata esposta a Waiheke Island e dal 2016 dimora in maniera permanente all’interno dei Giardini Botanici di Christchurch, nell’omonima città. Per ammirarla in tutto il suo splendore potete recarvi Kiosk Lake: è lì, proprio in mezzo al lago, che la scala infinita campeggia maestosa.

Negli anni l’opera è stata più volte elogiata dai media internazionali: l’Huffington Post l’ha paragonata a un disegno reale di MC Escher mentre la rivista americana AD l’ha inserita nella lista delle 38 sculture più affascinanti del mondo.

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Cosa vedere a Bogor: le migliori attività da non perdere

Stai sognando di visitare l’Indonesia? Molto probabilmente in cima alla tua wishlist ci sono Bali e Giacarta ma se vuoi scoprire l’anima più autentica di questa terra voglio suggerirti un vero gioiellino, Bogor. Si trova solo a 60 km dalla capitale ed è famosa per gli spazi verdi ma soprattutto per diventare una fuga dalla frenesia della città che ti assicuro ti travolgerà. Qui avrai modo di approfondire la cultura e la storia: ma cosa vedere? Ti guido step by step per organizzare una gita a Bogor.

Il giardino botanico di Bogor

Chi sogna una vacanza in Indonesia, dopo aver visto Bali ormai un must in cima ai trend di moltissimi viaggiatori e Giacarta potrebbe pensare di esplorare i dintorni. Tra i motivi principali che attirano i viaggiatori qui c’è il giardino botanico: uno dei più antichi e grandi giardini botanici del mondo, con oltre 200 anni di storia. La prima tappa imperdibile a Bogor è senza dubbio il giardino botanico, uno dei più antichi e grandi giardini botanici del mondo, con oltre 200 anni di storia e più di 80 ettari custodisce una collezione di più di 15.000 specie tra alberi e piante. Una curiosità? Potrai scoprire un numero maggiore di 400 tipologie di palme e rimarrai a bocca aperta in una serra con oltre 3.000 specie diverse di orchidee. Da qui potrai persino scorgere il palazzo presidenziale di Bogor dove ancora oggi si svolgono alcuni incontri ufficiali.

Cascate di Curug Nangka

Spostandosi leggermente dalla città di circa 20 km con delle escursioni organizzate potrai raggiungere le cascate di Curug Nangka. Perfette anche per chi non è un abile camminatore esperto di trekking, sono facili da visitare grazie alle strade collegate e percorribili sia in auto sia in moto. La vista è effetto wow.

Tempio Taoista di Hok Tek Bio

Nella zona collinare e panoramica della città sorge questo tempio taoista che oggi è un luogo di culto per tutta la comunità cinese; con statue, draghi e torri dà modo di scoprire una cultura molto lontana da quella europea ma ricchissima di fascino.

La cucina di Bogor

Un viaggio a Bogor non può dirsi completo senza assaggiare la sua cucina tradizionale. Uno dei piatti più famosi è il Soto Mie Bogor, una zuppa di noodles con carne, verdure e spezie, dal sapore unico e avvolgente. Te lo consiglio proprio come comfort food ma potrai poi lasciarti tentare da snack local come i lontong, torte di riso avvolte in un foglio di banano.

Bogor, la città della pioggia

Una delle cose più curiose di Bogor è il suo clima. La città è conosciuta come la “città della pioggia”; il soprannome non è casuale e le è stato attribuito registra uno dei tassi di precipitazione più alti dell’Indonesia. Non lasciarti scoraggiare dal meteo, gli acquazzoni sono frequenti ma brevi, seppur intensi. Il cielo poi si ripulisce rapidamente facendoti vivere un ambiente molto fresco e piacevole in cui passeggiare.

Come arrivare a Bogor

Non preoccuparti sulle difficoltà di collegamento, non solo in auto o in moto, anche con i mezzi pubblici puoi raggiungere Bogor da Giacarta: utilizza un treno partendo dalla stazione Gambir e in poco più di un’ora arriverai a destinazione.

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Villa Carlotta, il giardino botanico di fronte a Bellagio da visitare in primavera

Quando inizia la fioritura dello splendido giardino botanico di Villa Carlotta, visitarlo è un’esperienza unica e indimenticabile. Il parco di Villa Carlotta è celebre per la stupefacente fioritura primaverile di più di 150 varietà di rododendri e di azalee. Antichi esemplari di camelie, cedri e sequoie secolari, grandi platani ed essenze esotiche attendono i visitatori in un alternarsi di ambientazioni create, nei secoli, dagli architetti di questi giardini.

Villa Carlotta, una delle più belle dimore storiche che si possono visitare in Italia, si trova a Tremezzo, in provincia di Como, e s’affaccia direttamente sul lago, con vista sul pittoresco borgo di Bellagio, da cui è raggiungibile in motonave. La vista dalla villa e dai giardini è meravigliosa e i colori della fioritura lasciano senza fiato. Non a caso, viene spesso scelta come location per matrimoni, anche per la terrazza panoramica che si affaccia sul lago. Villa Carlotta riapre per la stagione il 18 marzo.

Scoprire Villa Carlotta

Villa Carlotta accoglie i visitatori con il suo magnifico parco botanico e le sue sale ricche di capolavori d’arte: è un luogo di rara bellezza, qui capolavori della natura e dell’ingegno umano convivono armoniosamente in 70.000 mq tra giardini e strutture museali.

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Fonte: 123rf

Villa Carlotta, a Tremezzo

In una conca naturale, tra lago e montagne, il marchese Giorgio Clerici fece edificare, alla fine del 1600, una splendida dimora, imponente ma sobria, circondata da un giardino all’italiana, di fronte a uno scenario mozzafiato sulle Grigne e su Bellagio.

Con Gian Battista Sommariva, il successivo proprietario, la villa toccò il massimo dello splendore, arricchendosi di opere d’arte e divenendo meta irrinunciabile per una visita sul Lago di Como. Sommariva, che acquisì la proprietà agli inizi dell’Ottocento, volle che parte del giardino fosse trasformato in uno straordinario parco romantico e che la villa venisse impreziosita con capolavori di Canova, Thorvaldsen e Hayez.

Il parco di Villa Carlotta (circa 8 ettari visitabili) è luogo di grande fascino, non solo per la posizione panoramica particolarmente felice, ma anche per l’armonica convivenza di stili, la ricchezza di essenze, le suggestioni letterarie che ne fanno una meta imperdibile per chi giunge sul Lago di Como.

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La bellezza del giardino di Villa Carlotta a primavera

Le terrazze e il giardino all’italiana

Dell’età seicentesca resta l’ampio giardino all’italiana con alte siepi a taglio geometrico, parapetti a balaustrate, statue e giochi d’acqua; del periodo romantico è ancora percepibile la struttura del giardino all’inglese, ricco di alberi pregiati di proporzioni eccezionali e di scorci di grande suggestione; alla fine del XIX secolo risale invece la grande architettura vegetale delle imponenti masse di rododendri, azalee e di specie rare, che fanno del parco di villa Carlotta un vero e proprio giardino botanico.

Le cinque terrazze che fronteggiano la villa, sono animate da aiuole geometriche, piccole peschiere, nicchie e fontane. Raggiungibili attraverso la seicentesca scalinata a tenaglia, le terrazze offrono molte sorprese botaniche: le alti siepi di camelie, le piante di papiro, i grandi e rinomati tunnel di agrumi e le numerose rose che decorano le facciate, in molti casi antichi esemplari sopravvissuti nel corso degli anni. Questa fu la zona del giardino che il celebre scrittore francese Gustave Flaubert, durante il suo soggiorno sul Lago di Como nella primavera del 1845, apprezzò più di ogni altro con la sua “scalinata di pietra che scende fino nell’acqua per imbarcarsi, i grandi alberi, le rose che spuntano su una fontana”.

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Il giardino all’italiana di Villa Carlotta

Dalle terrazze si gode di una straordinaria vista del giardino all’italiana con la balaustra in pietra a 12 pilastri a bugnato che sorreggono altrettante statue di divinità mitologiche e figure allegoriche in marmo di Candoglia, risalenti ai primi anni del Settecento: Notte, Ercole, Dejanira, Zefiro, Flora, Apollo, America, Pomona, Vertumno, Galatea, Eco, Aurora in un crescendo di significati simbolici riconducono ai ritmi e ai piaceri della vita agreste. Al centro, la fontana settecentesca con vasca sagomata e la statua di Arione di Metimna, celebre cantore e suonatore di cetra, che venne miracolosamente salvato dai flutti grazie all’intervento di un delfino.

Le camelie

A giudicare dalle dimensioni raggiunte da numerosi esemplari, l’impiego della camelia a Villa Carlotta risale molto indietro nel tempo. Passeggiando tra i giardini se ne possono ammirare diverse varietà, alcune assai rare, dai colori più diversi. Il nucleo più imponente è senza dubbio quello che decora il cortile posteriore della villa, attorno alla grande nicchia a rocaille che un tempo ospitava la statua di Ercole e l’idra e oggi è rigogliosamente coperta dal capelvenere.

Le azalee

Ad aprile e maggio, il giardino di Villa Carlotta si trasforma in un autentico mare di azalee multicolori, disposte in alti cuscini arrotondati lungo i sentieri. L’effetto è straordinario, sia per la varietà cromatica sia per le dimensioni raggiunte dagli arbusti. Si tratta di un percorso fiorito di grande fascino e portata che in Italia conosce davvero pochi eguali. Qui è realmente possibile verificare in modo tangibile l’abilità di chi, dai paesaggisti della famiglia Sassonia-Meiningen ai giardinieri odierni, ha saputo ideare, realizzare e mantenere un percorso di tale portata, interpretando in chiave moderno gli obiettivi e le tecniche dell’antica arte topiaria. Per osservare ancora meglio la scena, un corto sentiero lungo le azalee conduce a un gazebo dal sapore romantico: da questo luogo si possono ammirare autentiche onde di meravigliose azalee.

Il bosco dei rododendri

La sapiente cura di un’unica specie di rododendro (Rhododendron arboreum) ha permesso di creare un ambiente che in natura trova riscontro solo sulle montagne himalayane: decine di esemplari ultracentenari, dai rami e dai tronchi contorti creano qui un’atmosfera unica. Caratterizzata da un tronco spesso non ramificato in basso, dal diametro di 30-60 cm e di un’altezza fino a 15 metri, il Rhododendron arboreum è un vero e proprio albero dalle foglie lanceolate od oblunghe e dalle infiorescenze ad ombrella con 15-20 fiori di un bel rosso cremisi nella specie tipo oppure rosata o perfino bianca in alcune sottospecie.

Il giardino dei bambù

Oltre 3000 metri quadrati ispirati ai principi e alle tecniche dell’arte dei giardini giapponesi qui ospitano ben 25 specie di bambù, alcune assai rare, in un contesto di grande armonia tra cascatelle, ruscelli e strutture di pietra. La scalinata di accesso al giardino è sovrastata dal portale Torii che segna l’ingresso alla parte del giardino più tipicamente orientale, una zona strutturata a stanza su due differenti livelli; quello più interno circondato da un boschetto di bambù giganti è un’oasi di tranquillità in cui si possono apprezzare appieno luci, forme, suoni e colori che nell’armonica unione tra acqua e bambù mutano nel corso delle ore della giornata.

La valle delle felci

L’abile mano del paesaggista ha saputo trasformare una comune forra naturale in un ambiente scenograficamente costruito al fine di destare stupore nel visitatore, mediante l’aggiunta di platani e tigli, ma soprattutto di piante esotiche come le grandi felci arborescenti e palmiformi originarie dell’Australia. Lo spettacolo, per chi si affaccia dal belvedere appositamente creato, è di sicuro effetto e di grande impatto.

Il giardino roccioso

Una parte del giardino ha una configurazione molto particolare, costituita da una corona superiore di arbusti di ottimo impianto ornamentale, sovrastanti un mosaico di erbacee a fioritura primaverile ed estiva, alternate a tipi di palme dalle più diverse provenienze. Nella zona più a Est, tra ampie nicchie scavate nel terreno scosceso e separate fra loro mediante rocce e sassi, è ospitato un considerevole gruppo di piante grasse, con specie provenienti da una quindicina di generi diversi, che vengono qui sistemate nella buona stagione e ritirate poi in serra con i primi freddi.

Info utili

Villa Carlotta è aperta tutti i giorni a partire dal 18 marzo 2023, dal lunedì alla domenica. Fino al 23 marzo, l’apertura ha orario 10 – 18 (chiusura della biglietteria alle 17 e del museo alle 17.30). A partire dal 24 marzo, l’orario viene esteso alle 19 (chiusura della biglietteria alle 18 e del museo alle 18.30).

Sono previsti alcuni appuntamenti imperdibili. Per il primo weekend di apertura, il 18 marzo sono previste visite e laboratori in occasione della Giornata Nazionale del Paesaggio 2023, mentre il 19 viene organizzata una passeggiata culturale e gastronomica per scoprire il rapporto tra la villa e il territorio in cui si trova.

Ad aprile vengono organizzate visite tematiche per scoprire il mondo delle camelie (1° aprile), una caccia al tesoro botanica il 10 e una workshop artistico per bambini il 15.

A maggio le protagoniste sono le rose con visite guidate il 6 e un laboratorio di biocosmetica il 13, mentre il 20 in occasione di Notte al museo la villa resterà aperta fino alle 22.

A giugno, infine, in occasione del tradizionale “Appuntamento in giardino” dell’APGI (Associazione Parchi e Giardini Italiani) che si tiene il 3 si andrà alla scoperta del bosco di bambù, mentre il 17 viene organizzato un pic-nic serale sotto le stelle.

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Le sale del museo di Villa Carlotta
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Bambouseraie de Prafrance, la foresta di bambù nel cuore della Francia

In Occitania esiste un luogo molto speciale, un angolo d’Asia nel cuore della Francia e dell’Europa: si tratta della Bambouseraie de Prafrance, eccezionale giardino botanico con oltre 1000 bambù che ogni anno, da metà febbraio a metà novembre, conduce i visitatori in un viaggio ricco di sorprese e scoperte a pieno contatto con la natura.

Tra i giardini più incantevoli del Paese, nasce nel 1856 dal sogno e dalla determinazione di Eugène Mazel, appassionato di orticoltura e scienze naturali, che importa a e trapianta qui specie esotiche provenienti dal Giappone, dalla Cina, dall’Himalaya e dal Nord America.

Alla sua morte, la tenuta viene acquistata dalla famiglia Négre che la espande fino agli attuali 34 ettari, di cui 15 occupati dal magnifico Parco, che oggi fa parte del prestigioso circuito Les Plus Beaux Jardins de France.

Una passeggiata nella foresta di bambù: cosa non perdere

palme Bambouseraie

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Palme della Bambouseraie

Passeggiare in un’oasi di verde e di pace, lontano dalla frenesia e dal traffico della città, è già di per sé un’esperienza entusiasmante ma trovarsi proprio qui, al cospetto di un maestoso ginko biloba, curati giardini giapponesi, sequoie, palme cinesi e vasche di fiori di loto e ninfee è un rigenerante sogno a occhi aperti.

Il percorso può iniziare dalla “Strada dei bambù“, maestoso viale ombreggiato da bambù giganti che possono toccare i 25 metri di altezza: accanto a essi, anche le sequoie che svettano a oltre 40 metri.
La sensazione è quella di “sentirsi piccoli” di fronte a tanta meraviglia e davvero estasiati.

Proseguendo, ci si immerge ancora di più nell’atmosfera esotica incontrando il Villaggio Laotiano, fedele ricostruzione delle abitazioni tipiche del Laos realizzate in bambù e arredate con dovizia di particolari per rispecchiare, nel modo più fedele possibile, lo stile di vita del piccolo Paese del Sudest asiatico attraversato dal fiume Mekong.
Per ricreare ancora meglio l’ambientazione esotica, tutt’intorno si ammirano piante di pepe e caffè, banani, canne da zucchero, papaye e il taro, pianta erbacea della famiglia delle Aracee originaria dell’Asia centro-meridionale.

Bambouseraie banano

Fonte: iStock

Le piante di banano

E siamo appena all’inizio.

Di sicuro fascino è poi la fattoria, risalente al XVI secolo, vegliata da un enorme castagno e tuttora segnata dalle tracce della grande esondazione del fiume Gardon nel 1958: da qui parte la strada delle palme cinesi e si raggiunge la zona più suggestiva della foresta, la Valle del Drago, ampio giardino in stile giapponese a opera del paesaggista Erik Borja.

Fiori di loto, piante dai mille colori, il ginko biloba di 30 metri, il serpeggiante torrente sulle cui sponde trova posto una pagoda di legno: tutto concorre a emozionare e a dare vita a un angolo ideale per la meditazione.

Ancora, alla destra del vialone principale, ecco il Jardin des Bassins d’Eugene, giardino acquatico con le vasche in pietra che custodiscono delicate ninfee, e le Serre di Mazel, con specie provenienti dalle Canarie, piante grasse e una ricca collezione di bonsai.

Infine, meritano una sosta il Labirinto (ovviamente realizzato in bambù), il Garden Center dove sono in vendita le favolose piante ammirate nel parco, e il negozio di articoli vari tra cui tisane, arredo, cancelleria, prodotti di bellezza e a base dell’immancabile bambù.

Informazioni pratiche

Come accennato, la Bambouseraie de Prafrance è aperta ogni giorno dalla metà di febbraio alla metà di novembre con orari che variano in base alla stagione e che è possibile consultare sul sito ufficiale.
L’ingresso è consentito fino a 45 minuti prima della chiusura ma per poter davvero apprezzare la foresta di bambù sono necessarie almeno due ore.

Il mezzo più comodo con cui raggiungere la Bambouseraie è l’auto: con partenza da Nimes, la città più grande meno distante, va seguita la N106 fino a Alès per poi immettersi lungo la D910 in direzione Anduze: raggiunto il ponte sul Gardon d’Anduze, occorre svoltare a destra sulla D129 e proseguire per 3 chilometri fino all’ingresso del parco dove si trova un parcheggio gratuito.

Per evitare la folla, i giorni migliori sono quelli infrasettimanali e l’orario a ridosso dell’apertura.

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I giardini dell’Eden esistono e si trovano in Italia

Il mondo che abitiamo non smette mai di stupirci perché è pieno di meraviglie che incantano, stupiscono e inebriano i sensi come il giardino botanico André Heller, paragonabile per bellezza e sontuosità solo a quello dell’Eden.

Ci troviamo a Gardone Riviera, in provincia di Brescia, nella splendida cornice del lago di Garda. È qui che un terreno ospitante specie botaniche provenienti da tutto il mondo si snoda per oltre 10000 metri quadrati. Una collezione ricchissima che trasforma questo giardino in un microcosmo prezioso tutto da scoprire.

Il complesso ecologico che si incastona perfettamente nella natura del territorio e la presenza di una raccolta eccezionale rende questo luogo un unicum in Italia.

Giardino botanico André Heller

Giardino botanico André Heller

Il giardino botanico André Heller

È un giro nel mondo fuori dall’ordinario quello che si può fare all’interno del giardino botanico André Heller attraverso l’osservazione delle specie botaniche presenti, provenienti da ogni parte del globo, dalle Alpi all’Himalaya, dal Mato Grosso alla Nuova Zelanda, passando per il Giappone, l’Australia, il Canada e l’Africa.

A rendere ancora più straordinario questo luogo nella sua totalità è il fatto che ogni specie presente è sapientemente collocata nel suo ambiente naturale. Il risultato è un giardino delle meraviglie che si snoda in diverse sezioni che però risultato continuative e perfettamente comunicanti tra di loro.

È possibile camminare tra ruscelli e cascate, ammirare laghetti e stagni, e poi ancora piccole colline in pietra e muri ricoperti da edere. La natura, che regna incontrastata, fa da cornice alle strutture artificiali create all’interno del giardino: sculture straordinarie e scenografie suggestive ricreano un eden sontuoso che incanta.

Quello di André Heller è un vero e proprio universo a sé che coniuga perfettamente natura e arte, dove convive armoniosamente la presenza dell’uomo e quella di tutte le creature viventi che lo popolano.

Giardino botanico André Heller

Giardino botanico André Heller

C’era una volta un giardino

La nascita di questo piccolo paradiso terrestre, che mette in scena uno spettacolo straordinario, è da attribuirsi ad Arturo Hruska, medico dentista di origine cecoslovacca, nonché naturalista e botanico. Quando dall’Austria l’uomo si trasferì a a Gardone Riviera rimase estasiato dalla bellezza del lago e dallo scenario che si manifestò davanti ai suoi occhi.

Così nel 1901 scelse di acquistare un terreno terrazzato sul versante del Monte Lavinio per creare il suo vigneto. Ma ben presto quella terra si trasformò in un giardino botanico incastonato nella magica cornice del Lago di Garda e della sua vegetazione lussureggiante.

Dal 1989, il giardino botanico di Gardone Riviera è passato nelle mani di del poeta e artista austriaco André Heller che oggi ne è custode. Sotto la sua gestione il terreno si è trasformato in un complesso ecologico e artistico che ospita oltre 3000 piante proveniente da tutto il mondo e moltissime opere d’arte di artisti di fama internazionale.

Il risultato, oggi, è quello di monumento paesaggistico e naturalistico dove l’opera dell’uomo si integra perfettamente con le meraviglie che appartengono alla terra.

Il Giardino botanico André Heller, situato proprio nel cuore di Gardone Riviera, è aperto tutti i giorni da marzo a ottobre, dalle ore 9 alle ore 19.

Giardino botanico André Heller

Giardino botanico André Heller