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Fiorisce la lavanda, e i paesaggi italiani si tingono di blu

Arriva l’estate ed è tempo di lavanda. Come accade nella Provenza francese, anche alcuni luoghi d’Italia oggi si tingono di blu. Sì, perché il lilla non è l’unico colore della lavanda, che passa dal violetto al blu più intenso.

Quando i campi si riempiono di lavanda il paesaggio è un vero spettacolo. E i campi di lavanda in fiore attirano sempre più appassionati e amanti della natura in molti luoghi d’Italia, dove si possono fare splendide passeggiate tra i filari blu-viola, e ora anche molte esperienze a base di lavanda.

Il lavandeto di Assisi

In uno stupendo scenario che vede sullo sfondo Assisi, la città di San Francesco, tra filari di lavande rosa, bianche, viola e blu e altre piante aromatiche – anche rare – ogni anno viene organizzata la festa della lavanda che dura circa un mese. Un evento gratuito con mercatino e una piccola mostra di florovivaismo, ma anche corsi, passeggiate a piedi o a cavallo dei poni e distillazione di olii essenziali.

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Fonte: 123rf

Assisi e i campi di lavanda

La festa della lavanda di Assisi è iniziata il weekend del 9 giungo e, tempo permettendo (alla natura non si comanda), durerà fino al 10 di luglio. Nei tre ettari di parco, con il suo pittoresco laghetto e la basilica che domina la pianura è uno dei luoghi più belli d’Italia dove ammirare la fioritura della lavanda.

Una notte nel Giardino lilla

Alle porte di Parma, c’è un luogo davvero incantato, immerso tra inebrianti campi di lavanda in fiore. È uno degli angoli più romantici d’Italia dove andare a inizio estate. E dove trascorrere una notte circondati da oltre 10mila metri quadrati di lavandeto e da circa 11.000 piante di lavanda.

Si dorme in una tenda di lusso con letto matrimoniale e toilette interna, con prodotti a base di lavanda e persino colazione a base di lavanda. Gli ospiti vengono accompagnati a fare una visita del lavandeto e possono raccogliere la lavanda e acquistare i prodotti cosmetici, i profumatori e gli alimenti a base di piante officinali.

Polesine, la Provenza italiana

La zona di Porto Tolle, un angolo poco conosciuto e poco turistico del nostro Paese, vale assolutamente la pena visitare. A inizio estate, come accade anche in Provenza, la lavanda inizia a fiorire e qui, di campi, ce ne sono tantissimi.

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Fonte: Dario Ramazzina @Veneto Segreto

Campi di lavanda nel Polesine

Il paesaggio si colora tutto di lilla. Con gli antichi casolari che sono i corrispettivi dei “mas provençal”, le tipiche case di pietra dei contadini del Sud della Francia. I campi si trovano in particolare nell’entroterra della Sacca di Scardovari, vicino all’Oasi naturalistica di Ca’ Mello. E intorno ai campi di lavanda c’è il meraviglioso spettacolo del Delta del Po.

La Sacca degli Scardovari, infatti, è un ampio specchio d’acqua compreso tra le foci del Po di Gnocca e il Po delle Tolle. La sacca, separata dal mare da lidi sabbiosi, sorge in uno degli scenari paesaggistici più affascinanti del Delta. La fioritura della lavanda dura pochi giorni, quindi, per ammirarla, bisogna fare in fretta. Poi viene raccolta e trasformata in olii essenziali e in altri prodotti.

I campi di lavanda del Monferrato

Non c’è un momento più magico dell’inizio dell’estate per visitare l’Alessandrino e il Monferrato. Perché è proprio in questo periodo che i campi della zona si colorano delle mille tonalità del viola, grazie alla profumatissima e scenografica fioritura della lavanda.
Uno spettacolo a cui si può assistere fino alla fine di luglio (quando la lavanda viene poi tagliata), regalandosi un weekend romantico o una gita in famiglia all’insegna di escursioni nei campi e visite alle aziende che ne lavorano i fiori per creare olii, profumi e prodotti di bellezza.

Diverse sono le strutture sul territorio che hanno costruito esperienze intorno alla lavanda e ai suoi incredibili colori: dalle fattorie didattiche che ne raccontano gli usi alle “starsbox” dell’Agriturismo Verdita, romantiche capanne di legno in mezzo a scenografici campi viola, che permettono di godere appieno dell’immersione in questo spettacolo naturale ricco di suggestioni profumate.

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Fonte: @Simone Mondino

Le starsbox tra i campi di lavanda

Toscana, regina della lavanda

Dalla provincia di Pisa a quella di Lucca, fra le dolci Colline di Santa Luce fino a Massarosa, sulle rive del Lago di Massaciuccoli, e poi nella Maremma a Civitella Marittima, nel Chianti sulle colline di Fonterutoli e Castellina, e in provincia di Arezzo, a Castelfranco di Sopra, la Toscana è un’esplosione incredibile di viola e profumi che non lasciano indifferenti: quelli della fioritura delle lavanda.

Una Regione che è un vero e proprio paradiso per chiunque ami ammirare queste incredibili piante. Il boom toscano della lavanda, infatti, è iniziato nel 2015 anche grazie al Piano Integrato di Filiera della Regione Toscana che ha contribuito a decuplicare le superfici destinate alle erbe officinali, anche per via del particolare microclima di alcune zone della regione.

Sono molti, nell’ultimo decennio, i terreni, anche incolti, che sono stati riconvertiti dalle aziende agricole che attorno ai lavandeti hanno sviluppato nuove filiere anche di didattica e turismo. Basti pensare alle Colline Pisane di Santa Luce dove grazie al progetto “La Valle dei Profumi” la coltivazione della lavanda ha sviluppato una vera e propria filiera delle erbe officinali.

Da queste parti la lavanda viene coltivata e “trasformata” in olii essenziali destinati a molti settori, dalla cosmetica all’alimentazione. L’esempio della Valle dei Profumi è tra i più interessanti a livello nazionale: oggi, gli ettari destinati alla lavanda sono diventati 18 dai due iniziali.

Uno spettacolo di cui godere in un periodo preciso: da giugno a luglio, quando la fioritura della lavanda è una magia straordinaria che richiama in Toscana migliaia di visitatori, che raggiungono i campi anche soltanto inseguendo il colore del paesaggio e s’immergono tra i filari e il magnifico profumo.

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D’estate, l’Islanda si tinge di lilla. Ed è pura magia

Quando arriva l’estate, l’Islanda riprende colore. Se per mesi l’isola vulcanica è coperta da una coltre di neve bianca, quando le giornate s’allungano e splende il sole di mezzanotte, la terra arida si tinge di lilla.

L’estate colorata in Islanda

Tra i mesi di giugno e luglio, lungo le strade, sulle rive dei laghi e delle cascate o sulle vaste distese umide tra le montagne è tutto un fiorire di lupini. Il lupino, spiega la guida che accompagna i bus turistici nei tour attraverso il Golden Circle, un percorso turistico molto frequentato nel Sud dell’Islanda, che copre circa 300 chilometri e che parte dalla Capitale islandese, Reykjavík, è una pianta infestante.

Importata nel XIX secolo dall’Alaska, aveva lo scopo di limitare l’erosione del suolo, data la sua capacità di crescere anche su terreni difficili per altri tipi di piante. Oggi ha talmente preso piede da dominare la scena islandese e colorare di blu, lilla, rosa o anche bianco, ogni parte dell’isola, rendendo ogni angolo un luogo magico.

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Fonte: 123rf

Escursioni a cavallo in Islanda

Per i primi anni anni la pianta fu utilizzata solamente in alcuni spazi verdi attorno a Reykjavík. Solamente alla fine degli Anni ’70, il Servizio di conservazione del suolo d’Islanda iniziò a distribuire i semi di lupini a tutti gli agricoltori che ne facevano richiesta.

Non soltanto questa pianta avrebbe rallentato l’erosione grazie alle radici, ma avrebbe anche fertilizzato il terreno dato che produce grandi quantità di azoto. Da allora, l’aspetto dell’Islanda era cambiato per sempre.

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Fonte: 123rf

La chiesetta di Skalholt alle porte di Reykjavík

I paesaggi dipinti

Il lupino oggi è visibile ovunque in Islanda, dalle città ai più piccoli villaggi sperduti. Il lungomare di Reykjavík in estate è pieno di lupini. Uno splendido contrasto tra il blu scuro dell’Atlantico, il blu del cielo estivo, il nero delle rocce vulcaniche, il verde del grande parco pedonale e il viola di questi fiori.

Ma lo spettacolo più affascinante è naturalmente quando si va fuori città e ci si ritrova subito immersi nella natura dove i paesaggi, cascate, canyon o geyser che siano, sono immersi nei vasti campi colorati di lilla. Una gioia per i turisti che non smettono di scattare fotografie.

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Fonte: 123rf

La maestosa cascata di Skogafoss in Islanda
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Europa grotte Islanda Notizie Viaggi

In Islanda, la scoperta di grotte vichinghe sta scuotendo il Paese

Nel sud dell’Islanda, nei pressi di un minuscolo ma importante villaggio, è stata scoperta una vasta rete di grotte. Sebbene non sia una novità in questo remoto e affascinante Paese del Nord Atlantico, questo recente rinvenimento conferma la teoria secondo cui i Vichinghi furono i primi occupanti dell’isola, aggiungendo nuovi elementi finora sconosciuti alla storia di questi luoghi altamente suggestivi e misteriosi.

Le grotte vichinghe che svelano una nuova storia islandese

Gli scavi in corso nelle grotte artificiali di epoca vichinga nei pressi di Oddi, un piccolo villaggio nella contea di Rangárvellir, nell’Islanda meridionale – di cui è rimasta solo la chiesa e un paio di edifici annessi – hanno rivelato un esteso sistema di strutture interconnesse che non solo è molto più grande di quanto si pensasse in origine, ma anche molto più antico.

È emerso, infatti, che le grotte furono scavate per la prima volta durante l’epoca vichinga, tra l’800 e il 1060. Stando a quanto dichiarato dagli archeologi, quelle appena venute alla luce sono le strutture artificiali meglio conservate di quel periodo, e di certo più grandi di quelle finora scoperte in Islanda.

Nel 2018 è stata scoperta la prima grotta intatta e artificiale di Oddi, un ritrovamento di per sé notevole. Ma ulteriori indagini sul sito hanno rivelato una grotta molto più grande collegata alla prima. Sede storica di una chiesa, di una fattoria e di una canonica, Oddi era un tempo uno dei centri culturali e politici più importanti dell’Islanda e sede di un potente clan noto come Oddverjar.

Lo studio attuale, in corso da due anni, ha l’obiettivo di far luce sulla tradizione letteraria di questo luogo durante l’XI e il XII secolo, quando gli Oddverjar erano all’apice del loro potere. Sæmundur fróði (Sæmundur il dotto, 1056-1133), il membro più famoso del clan, scrisse una delle prime storie dei re norvegesi, un manoscritto andato perduto su cui si sarebbe probabilmente basata una delle più importanti saghe sulla mitologia norrena.

Una storia lunga e complessa, tutta da scoprire

Stando a quanto spiegano gli archeologi, la grotta attualmente in fase di scavo potrebbe essere ‘Nautahellir’, ossia la ‘Grotta del Toro’, menzionata nel “Jarteinabók Þorláks Biskups’”(Leggende dei Santi del Vescovo Þorlákur), risalente al 1210 – 1250. Il manoscritto racconta che Nautahellir crollò con 12 tori al suo interno. Uno di essi fu poi salvato dalle macerie. Anche se è più antica, è probabile che la cavità sia stata riservata al bestiame.

La storia del suo utilizzo risale, però, a tempi più lontani di quelli che gli archeologi sono riusciti a tracciare. Le grotte di Oddi hanno una storia complessa e affascinante da raccontare, ma in questo caso si tratta di strutture enormi e di un sistema di grotte incredibilmente vasto che gli studiosi stanno appena iniziando a conoscere. Bisognerà intraprendere uno studio molto più ampio, con una squadra molto più numerosa, per arrivare in fondo e tracciare la storia completa dell’uso di queste grotte.

Lo scavo in atto è unico per quanto riguarda le condizioni del sito. Le grotte non solo si trovano a una profondità significativa, il che è pericoloso per gli archeologi impegnati nelle operazioni, ma sono anche costruite nell’arenaria, una roccia così porosa che si sgretola davanti agli occhi. Gli esperti devono, quindi, lavorare in fretta, considerando anche che qualsiasi ritardo potrebbe portare alla perdita di oggetti o informazione preziose. Di certo, questa nuova scoperta non fa che aumentare il fascino già incredibile dell’Islanda.

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Bahamas? No, Grecia! Benvenuti in paradiso

Le meraviglie del mondo che appartengono alla nostra terra ci spingono ad affrontare viaggi lunghissimi che ci portano anche dall’altra parte del mondo.

Sono i deserti, gli immensi parchi e tutte le opere straordinarie create da Madre Natura, ma anche i gioielli architettonici e iconici che sono diventati i simboli di città, paesi e nazioni. Ci sono anche i paradisi terrestri, quelli che sono così belli e perfetti da non sembrare neanche reali.

Eppure questi luoghi esistono davvero e sono straordinari. Ma non si trovano solo a distanza di migliaia di chilometri da noi, sperduti da qualche parte nell’oceano, ma anche in luoghi molto più vicini, anche se ancora sconosciuti. Come Lichadonisia, l’arcipelago paradisiaco della Grecia che vi lascerà senza fiato.

Benvenuti a Lichadonisia

Bahamas, Hawaii o Seychelles? Difficile a prima vista indovinare in quale meraviglioso arcipelago del mondo ci troviamo. Eppure, anche se le fotografie ci trasportano inevitabilmente in paradisi lontani, questo luogo incantato si trova in Europa, a soli 200 chilometri da Atene.

Lichadonisia chiamato anche Lichades è un arcipelago composto da sette piccole isole disabitate situate nel golfo di Eubea. Probabilmente il suo nome è sconosciuto a molti e in effetti questo gruppo di isole paradisiache non fa parte di quegli itinerari battuti dal turismo di massa. E forse e propria grazie a questo che è riuscito a mantenere la sua perfezione onirica e surreale.

Le acque turchesi bagnano quei lembi di terra caratterizzati da spiagge bianche e fini e natura lussureggiante: la visione, da ogni punto di vista, è sublime. Così come straordinaria è l’acqua trasparente e cristallina attraverso la quale è possibile ammirare fondali pieni di meraviglie.

Sotto le acque del mare che bagna Manolia, una delle sette isolette che compone l’arcipelago, si trova il relitto di una nave tedesca affondata proprio durante la Seconda Guerra Mondiale.

E a proposito delle isole di Lichadonisia, oltre a Manolia troviamo anche Limani, Vorias, Vagia, Steno, Strongyli e Mikri. Intorno a queste emergono dall’acqua tanti piccoli scogli che rendono il panorama ancora più suggestivo.

L’arcipelago greco si è formato a seguito di un grande terremoto verificatosi nel 426 a.C., ma c’è anche un’altra versione della storia, estremamente affascinante e magica, che riguarda la nascita di queste sette isole.

Secondo la leggenda, infatti, il nome dell’arcipelago è da attribuire a Licha, il servo di Ercole che fece indossare all’eroe greco una tunica velenosa per ordine di Dihanièra, sua moglie, convinta del tradimento del suo amato. Quando l’eroe greco si rese conto dell’inganno scaglio Licha in mare e dai brandelli del suo corpo nacquero le sette isole di Lichadonisia.

Lichadonisia

Fonte: iStock

Lichadonisia

Come raggiungere questo paradiso terrestre

Le foto dell’arcipelago di Lichadonisia fanno innamorare, ma sappiamo bene che nonostante la bellezza restituita da queste istantanee, nulla è paragonabile alla loro stessa vista. Scopriamo insieme come raggiungere questo paradiso terrestre.

Le isole dell’arcipelago sono sconosciute, ma anche difficilmente accessibili. Purtroppo, infatti, non esistono servizi di traghetti che collegano l’arcipelago alla terra ferma. Per raggiungere le isole è necessario andare con una barca, oppure prendere parte alle escursioni turistiche che vengono organizzate nei periodi di alta stagione e che partono dal porto di Agios Georgios o da quello di di Kamena Vourla.

Non esistono neanche hotel e strutture ricettive sull’arcipelago, quindi l’unico modo per esplorare questo paradiso terrestre è un’escursione in giornata. Ma è tutto così suggestivo che il viaggio vale assolutamente l’esperienza.

Kavos, Lichadonisia

Fonte: iStock

Kavos, Lichadonisia
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La galleria d’arte tra le nuvole di Barcellona

C’è sempre un buon motivo per tornare a Barcellona, anzi ce ne sono tantissimi. La cosmopolita capitale della Catalogna è celebre in tutto il mondo per il suo straordinario patrimonio artistico, culturale e architettonico.

Del resto quando parliamo di questa meravigliosa città nella nostra mente compaiono le immagini della straordinaria Sagrada Família e di tutti gli altri edifici progettati da Antoni Gaudí che hanno ridefinito il volto urbano di Barcellona. A questi si affiancano i musei, come quello di Picasso e la Fondazione Joan Miró, il mare, la rambla, la gastronomia e i ritmi slow che da sempre caratterizzano l’intero Paese.

Si torna sempre in questa città, perché lei sa stupire e incantare ogni volta, proprio come se fosse la prima. E oggi abbiamo un altro motivo per raggiungerla, un’attrazione strabiliante da non perdere: una galleria d’arte tra le nuvole di Barcellona.

Mirador Torre Glòries: benvenuti tra le nuvole

Una vacanza lunga o un city break? Indipendentemente dalla vostra scelta Barcellona è sempre una fantastica idea. Non a caso è una delle mete predilette di viaggiatori provenienti da ogni parte del mondo.

Le cose da fare in città sono davvero tantissime, dalle visite culturali, al relax in spiaggia passando per lo shopping e la movida. Ma come vi anticipavamo c’è una nuova e imperdibile attrazione nella capitale della Catalogna e per scoprirla ci dobbiamo recare all’ultimo piano del Mirador Torre Glòries.

Mirador Torre Glòries

Mirador Torre Glòries, Barcellona

Situata al 211 dell’Avinguda Diagonal, questa torre di osservazione non ha bisogno di presentazioni. Con i suoi 125 metri d’altezza, che culminano con una cupola che sembra sfiorare il cielo, offre visioni strabilianti su tutta la città imponendosi sullo skyline urbano.

Ma la vista panoramica non è l’unica cosa che vi emozionerà una volta arrivati in cima all’edificio perché adesso, il 30esimo piano della torre, è stato trasformato in una galleria d’arte che ha l’obiettivo di far vivere un’esperienza straordinaria tra le nuvole di Barcellona.

La galleria d’arte con vista mozzafiato

Progettata dagli architetti Jean Nouvel e Fermín Vázquez e inaugurata nel 2005, la torre di osservazione è diventato uno sei simboli contemporanei della città. Scintillante all’esterno, panoramico all’interno, il Mirador Torre Glòries offre un’esperienza senza eguali arricchita oggi da un nuovo punto panoramico che ha rivoluzionato il concetto di Belvedere.

All’ultimo piano della torre, infatti, è stato inaugurato uno spazio interattivo, culturale e artistico che porta la firma dell’artista argentino Tomás Saraceno.

Cloud Cities Barcelona, questo il nome dell’installazione permanente e multisensoriale dell’artista che catapulta gli ospiti in un’altra dimensione, trascendentale e reale. Da una parte ci sono oltre 100 moduli che compongono delle nuvole geometriche tra le quali perdersi e ritrovarsi, dall’altra una vista unica a 360 gradi sull’intera città.

L’opera firmata dall’artista argentino ha come obiettivo quello di invitare l’osservatore a riflettere sulla città e sulla connessione degli elementi urbani che trovano spazio dentro e fuori. L’esperienza, a 125 metri d’altezza, è unica nel suo genere. Avrete come l’impressione di essere sospesi tra cielo e terra e camminare tra le nuvole.

Cloud Cities, Barcelona

Cloud Cities, l’opera all’ultimo piano del Mirador Torre Glòries di Barcellona

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La più bella ciclabile d’Europa: 2000 km attraverso 5 parchi nazionali

Durante la stagione bella, sono sempre più i turisti che si dedicano ad attività outdoor che permettano un ritorno ai ritmi più lenti. E il mezzo di trasporto slow per eccellenza è la bici: affrontando lunghe piste ciclabili immerse nella natura, si può godere di panorami incredibili e scoprire il lato più autentico di territori meravigliosi. In Europa c’è davvero l’imbarazzo della scelta, con ormai tantissimi percorsi ideali per una vacanza all’insegna dell’avventura. Ma la Green Velo è forse la ciclabile più suggestiva, con i suoi oltre 2000 km che racchiudono bellezze uniche al mondo.

La Green Velo in Polonia, un capolavoro

La Polonia è una destinazione turistica che, negli ultimi anni, ha acquisito un notevole fascino per i viaggiatori. Le sue splendide città d’arte, come Varsavia e Cracovia, sono solo parte delle meraviglie di questo territorio ricco di sorprese: è infatti impossibile non rimanere incantati dalla natura incontaminata e dai paesaggi rigogliosi che si snodano lungo tutto il Paese, da nord a sud. E qual modo migliore per andare alla loro scoperta se non in sella ad una bici? La Green Velo nasce proprio con questo proposito, ed è ben presto diventata una delle piste ciclabili più belle d’Europa.

Il suo percorso si dipana per oltre 2000 km, lungo il versante orientale della Polonia. Inaugurato nel 2015, affronta sia strade asfaltate che incantevoli sentieri circondati dai boschi, regalando ai ciclisti una vera e propria immersione nella natura. Verdi vallate e foreste incontaminate, fiumi spumeggianti e laghi d’acqua cristallina, città ricche di storia e piccoli borghi antichi: qui tutto è meraviglioso, e l’incredibile varietà di paesaggi che si possono ammirare (tra cui ben 5 parchi nazionali) garantisce una vacanza assolutamente indimenticabile.

Le tappe più belle della Green Velo

La Green Velo è una pista ciclabile davvero molto lunga, per cui è inevitabile dover scegliere alcune tappe da percorrere (a meno che non si abbia molto tempo a disposizione e un gran buon allenamento). Quali sono dunque le località più belle che si possono incontrare lungo questo itinerario? Il punto di partenza è l’incantevole regione di Masuria, conosciuta anche come Terra dei Mille Laghi. Il motivo è chiaro: deliziosi specchi d’acqua turchese punteggiano il territorio, regalando una visione mozzafiato. Non c’è posto migliore per rilassarsi un po’, dopo una bella pedalata.

Proseguendo pian piano verso sud, a dominare è ancora la natura: il suggestivo Parco Nazionale di Bialowieza è una riserva di grande importanza, dove oggi è possibile ammirare imponenti esemplari di bisonti europei. Se amate l’arte e l’architettura, una volta lasciati i fitti boschi di Bialowieza potrete andare alla scoperta di due meravigliose cittadine. La prima è Lublino, scrigno di storia e cultura – ma anche di specialità gastronomiche tutte da assaporare. La seconda è Zamosc, delizioso centro abitato rinascimentale da anni riconosciuto come Patrimonio UNESCO.

Tra i paesaggi più belli di questa regione, non possiamo fare a meno di annoverare quello del Parco Nazionale di Roztocze: qui è l’acqua a farla da padrone, tra fiumi impetuosi e splendide cascate. Il panorama cambia scendendo ancora più a sud. Antichissime montagne fanno da sfondo ad una natura selvaggia, dove si può ammirare i resti del suggestivo Castello di Krzyztopor e un vero capolavoro: la quercia più vecchia della Polonia. Infine, merita assolutamente una visita l’Itinerario dell’Architettura in Legno, un tuffo nella storia tra meravigliose chiese e antiche locande.

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Il Liberty palermitano entra in un circuito europeo

Le prestigiose testimonianze dell’Art Noveau che impreziosiscono la città di Palermo e che si sono salvate dal “Sacco di Palermo” durante gli anni Cinquanta e Sessanta, fanno ora parte dell’itinerario culturale riconosciuto dal Consiglio d’Europa, circuito che mette in relazione le realtà più belle del Modernismo europeo, da Vienna a Bruxelles, da Barcellona a Riga, Nancy e Budapest.

Per l’occasione, durante la “Giornata europea dell’Art Noveau” venerdì 10 giugno, allo Stand Florio in Via Messina Marine sarà grande festa per celebrare l’ambito riconoscimento.

Il Liberty di Palermo riconosciuto dal Reseau Art Noveau Network

La Città metropolitana di Palermo, dopo la proposta di Legambiente Sicilia illustrata dal presidente Gianfranco Zanna, aveva formalizzato la candidatura a ottobre 2021 e adesso, durante l’Assemblea annuale del Reseau Art Noveau Network, è stata accolta con voto unanime e favorevole: i tesori architettonici di Palermo sono autentici tesori da scoprire e ammirare.

Il presidente di Legambiente Sicilia, Zanna, ha dichiarato come questo sia “un risultato eccezionale per la città e noi siamo particolarmente orgogliosi di aver contribuito al suo raggiungimento.
È così riconosciuta come grande valore culturale e sociale la stagione più interessante, ricca e prosperosa della città e che ha, inoltre, sicuramente dato vita alla più qualificante immagine identitaria della Palermo dell’epoca contemporanea”.

Entusiasmo e orgoglio anche nelle parole del sindaco Leoluca Orlando: “Si tratta di un prestigioso riconoscimento che attribuisce a Palermo e al suo Liberty una posizione di eccellenza internazionale, ulteriore ragione di attrattività per l’intera area metropolitana. È la conferma delle straordinarie bellezze della città che si sono salvate dall’orribile ‘Sacco di Palermo’.
Un risultato che è il frutto anche del prezioso lavoro di Legambiente che si è impegnata per riqualificare le bellezze del Liberty palermitano. Adesso è fondamentale costruire percorsi destinati alla fruizione e dunque alla valorizzazione di un itinerario culturale che è patrimonio di tutti“.

Tutta la meraviglia di uno stile inconfondibile

Il Liberty, o Art Noveau, arriva nel capoluogo siciliano tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento quando ville, palazzi borghesi e teatri vengono edificati grazie a questa innovativa espressione artistica ispirata alle numerose sfumature della Natura: le facciate ondulate presentano motivi che assomigliano a rampicanti e le vetrate catturano la luce.

Tra i molteplici esempi del Liberty a Palermo spicca Villa Igiea, costruita nel 1800 in stile neogotico e poi rimaneggiata con l’elegante e raffinato stile liberty dal grande architetto Ernesto Basile su commissione del nuovo proprietario Ignazio Florio: degno di nota il magnifico salone con affreschi di fanciulle tra papaveri, iris e melograni.

Altri deliziosi esempi del Liberty palermitano sono il Villino Favaloro, in Piazza Virgilio, anch’esso progettato e realizzato da Basile, con l’inconfondibile torretta ottagonale, il Chiosco Ribaudo di Piazza Politeama del 1916, e i due chioschi Liberty che fungono da cornice per il monumentale Teatro “Massimo” Vittorio Emanuele.

Ma non è tutto: cuore della Palermo Liberty, l’Hotel delle Palme cattura lo sguardo con la sua atmosfera d’altri tempi e il lusso discreto, e non da meno è il Villino Ida, realizzato da Basile per la sua famiglia.

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Il paradiso naturale che è l’antica dimora di Zeus

Esistono luoghi che sprigionano un’aura magica e che trasportano in una dimensione “altra”, sospesa nel tempo, custodi di un fascino leggendario: nel nord- est della Grecia, quella che fu l’antica dimora di Zeus e delle maggiori divinità greche, è uno di questi.

Stiamo parlando del Monte Olimpo, la montagna più alta del Paese, che raggiunge i 2917 metri sul livello del Mar Egeo con la cima Mytikas: le sue pendici sono disegnate da gole strette e boscose, ricche di cascate e grotte dove si pensava vivessero le divinità minori, mentre le 52 vette restano innevate per 8 mesi all’anno, spesso nascoste da una fitta coltre di nubi.

Alla scoperta della culla della mitologia greca

La vetta più alta e difficile della montagna, Mytikas, venne raggiunta per la prima volta nell’agosto del 1913 da un gruppo di alpinisti svizzeri, Frederic Boissonnas e Daniel Baud-Bovy, guidati dal greco Christos Kakkalos: da allora, circa 10.000 persone all’anno visitano il Monte Olimpo per scalare o fare escursioni, anche se pochissimi tentano le vette più alte, Mytikas appunto e Stefani (la dimora di Zeus).

Ma forse un asceta potrebbe aver scalato per primo la montagna: la Cappella del Profeta Elia, che svetta sulla vetta Prophitis Elias, fu costruita a un’altitudine di 2.800 metri nel XVI secolo ed è ritenuta la cappella più alta di tutto il mondo ortodosso.

Nel 1938 qui venne istituito il primo parco nazionale greco grazie alla straordinaria biodiversità della zona: si stima che vi siano ben 1.700 specie vegetali (il 25% di tutte quelle presenti in Grecia) oltre a 32 specie di mammiferi e 108 di uccelli.
Nel 1981 l’UNESCO ha classificato l’area del Monte Olimpo come Riserva della Biosfera.

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Monte Olimpo

Dove si trova l’antica dimora di Zeus e come raggiungerla

Il monte Olimpo svetta al confine tra le regioni della Tessaglia e della Macedonia: l’accesso più comodo alla montagna e ai suoi sentieri è dal villaggio turistico di Litochoro, a circa 418 chilometri a nord di Atene o 91 a sud-ovest di Salonicco.

  • Per chi si sposta in auto, la partenza ideale è da Salonicco, con poco più di tre ore di viaggio sulla A1, sulla strada a pedaggio E75 e sulla EO 13.
  • Con il treno, dalla stazione ferroviaria principale di Atene si arriva a Larissa e poi si prosegue per Litochoro: il villaggio turistico dista circa otto chilometri in taxi.
    La prima tappa del viaggio dura circa 5 ore mentre lo spostamento da Larissa a Litochoro soltanto 35 minuti.
    Se partite invece dalla stazione di Salonicco, il treno diretto impiega circa un’ora e dieci minuti per raggiungere Litochoro.
  • Il viaggio in autobus dalla stazione di Salonicco dura circa due ore e dieci minuti, inclusi i 50 minuti di attesa a Katerini.
    Da Atene invece ha una durata dalle sette ore e mezza alle otto ore e mezza, incluso lo scalo di 50 minuti a Katerini.

Cosa fare sul Monte Olimpo: escursionismo e arrampicate

Raggiungere il Monte Olimpo è un’occasione unica per ammirare panorami incredibili e praticare trekking, escursioni e arrampicate in un territorio che profuma di leggenda.

Un trekking completo dura dai due ai tre giorni e prevede il pernottamento in uno dei rifugi del Parco: i sentieri variano di difficoltà da III a VIII secondo gli standard internazionali dell’alpinismo.

Informazioni dettagliate per il trekking sull’Olimpo sono disponibili presso il Club di alpinismo greco (EOS) di Litochoros, dove trovare anche mappe e volantini con tutto ciò che è necessario sapere per affrontare in sicurezza i sentieri.

Chi non ha esperienza di alpinismo ma vuole comunque godersi la bellezza del monte leggendario, può affidarsi alle guide che offrono una varietà di percorsi per singoli e gruppi di diverse abilità, comprese le famiglie, e indicazioni utili su preparazione, attrezzatura e abbigliamento.

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Trekking sull’Olimpo

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Il Dublin Coastal Trail è la strada panoramica più bella d’Irlanda

Dublino è una città splendida, ricca di storia e di cultura: meta prediletta di tantissimi turisti, è nei suoi quartieri storici che solitamente questi si concentrano. Tra chiese antiche e piccoli pub dove assaporare le specialità locali, la capitale irlandese ha molte sorprese da regalare. Ma ora c’è una nuova esperienza emozionante per scoprire il lato nascosto di questa città: il Dublin Coastal Trail è un vero e proprio viaggio, un’avventura mozzafiato tra panorami incantevoli e monumenti storici.

Nasce il Dublin Coastal Trail

La città di Dublino è adagiata sulla sponda orientale del Paese, affacciato splendidamente sul Mare d’Irlanda, da cui gode di una vista incredibile. Ed è proprio seguendo il profilo della contea lambito dalle acque, in un lungo cammino di ben 64 km, che possiamo ammirare la vera identità di questo luogo magico e sorprendente. Il Dublin Coastal Trail nasce con l’intento di valorizzare le tante bellezze che si susseguono lungo la costa, in un itinerario che rappresenta esso stesso una tra le più suggestive attrazioni del Paese.

Il cammino offre panorami ricchi di fascino e magia, addentrandosi in piccoli quartieri periferici dove il tempo sembra essersi fermato e poi esplorando veri e propri angoli di natura ancora incontaminati. Il Dublin Coastal Trail può essere percorso a piedi o in bici, l’importante è assaporarne la sua essenza più autentica e fare il pieno di esperienze che rimarranno per sempre nella memoria. Ma quali sono le tappe più belle di questo itinerario, quelle assolutamente da non perdere? Andiamo a scoprirle insieme.

Dublin Coastal Trail, cosa vedere

Il Dublin Coastal Trail è una strada panoramica che percorre l’intera costa della contea di Dublino, affrontando paesaggi diversissimi tra loro – eppure ciascuno davvero splendido nella sua autenticità. Si parte da Skerries, piccolo porto commerciale dal florido passato, divenuto oggi una località balneare graziosissima. Il suo grande mulino a vento, immerso in una vasta distesa verde, sembra uscire da una cartolina. Mentre il mulino ad acqua, che ancora macina farina per preparare vere delizie da forno, è un’attrazione turistica molto apprezzata.

Per chi ama fare sport, questa è l’occasione giusta: dal kitesurf al kayak, qui si può vivere un’avventura incredibile. Ma è a Malahide, delizioso villaggio alle porte di Dublino, che si può ammirare una delle bellezze più suggestive della contea: il Castello di Malahide, che spicca per essere forse il più antico d’Irlanda, ma anche per i suoi fantasmi – si dice che qui ve ne siano ben cinque! Attorno al maniero, un gigantesco parco e dei giardini botanici che racchiudono un ampio patrimonio naturalistico.

Proseguendo verso sud, ci si imbatte nelle ammalianti scogliere di Howth: il sentiero, a picco sul mare, regala una vista unica al mondo. Con un po’ di fortuna, qui non è affatto raro imbattersi in bellissimi uccelli e in numerose specie marine – tra cui alcuni esemplari di foca. Dopo aver attraversato il porto di Dublino, la strada si spinge a meridione verso il quartiere di Sandymount. La sua spiaggia ventosa non è la sola meraviglia di questo luogo: merita assolutamente una visita il Poolbeg Lighthouse, che emerge dall’acqua e che si può raggiungere tramite un lungo cammino che si addentra nella baia di Dublino.

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Sposarsi e mangiare in bicicletta: succede in Danimarca

È un mondo inedito e sorprendente quello che possiamo scoprire a suon di pedalate quando siamo in viaggio.

Tra sentieri sterrati che attraversano la natura, piste ciclabili con vista sulla città e percorsi mozzafiato che costeggiano il lungomare l’avventura è assicurata ed è unica. Non stupisce sapere che sono sempre di più i viaggiatori che si approcciano al cicloturismo, che vanno alla scoperta di città, borghi e paesi semplicemente pedalando.

Eppure, esiste un luogo in Europa che, più di altri, è capace di trasformare anche una semplice pedalata in un’esperienza straordinaria. Quel luogo si chiama Danimarca ed è qui che a bordo di una bicicletta si può scoprire il territorio, ma soprattutto ci si può sposare oppure consumare un pasto preparato da uno chef.

Ristorante in bicicletta

Ristorante in bicicletta

Scoprire la Danimarca in bicicletta

Una premessa è doverosa: non vi stiamo parlando della Danimarca a caso, ma lo stiamo facendo perché questo Paese è uno dei territori ciclistici più importanti del mondo che nel mese di luglio 2022 ospiterà la partenza della più grande corsa ciclistica: il Tour de France.

Ma la storia d’amore tra il Paese e il ciclismo non si limita a questo evento. In tutta la Danimarca, infatti, sono presenti piste e percorsi ciclabili che si snodano per 12000 chilometri. Strade, queste, che tutti i giorni vengono attraversate dai cittadini – nove danesi su dieci possiedono una bicicletta – e dai viaggiatori. A Copenhagen, poi, le biciclette superano le auto di oltre 5 a 1.

La capitale danese, inoltre, è stata classificata più volte come la città più ciclabile del mondo. Ma se questo ancora non vi ha convinto a raggiungere il Paese con la vostra bicicletta, allora aspettate di conoscere tutte le esperienze che vi aspettano una volta giunti in Danimarca.

Tutto quello che puoi fare in Danimarca pedalando

Grazie alle piste e ai percorsi ciclabili presenti in tutto il Paese, sono molti i cittadini che hanno scelto di riporre le chiavi dell’auto per spostarsi solo ed esclusivamente su ruote. Un’attività, questa, che coinvolge tutti: single, famiglie, proprietari di animali e neo genitori. Non è raro, infatti, vedere genitori in sella a una cargo bike con il proprio bambino a dimostrazione che il cicloturismo, qui, è a prova di famiglia.

Ma non è tutto perché in Danimarca ci si può anche sposare in bicicletta. Durante l’iconica corsa del Tour de France, infatti, sarà possibile svolgere la cerimonia nuziale all’aperto al Fælledparken durante il festival ciclistico FestiVél.

E non è finita qui perché nella capitale danese è possibile consumare un pasto su una bicicletta. Lo chef ciclista Cykelkokken, infatti, ha ideato una Bike Cook: si va in giro per la città a scoprire le sue bellezze e poi ci si ferma a pranzare su una bicicletta che funge da ristorante e che offre piatti tradizionali della cucina territoriale.

Queste esperienze dimostrano che la Danimarca è davvero il Paese della bicicletta. Ma se pensavate che queste avventure già fossero abbastanza vi sbagliavate! Nella capitale, infatti, esiste anche un’impresa di pompe funebri che traporta le bare proprio con una bicicletta per fare un ultimo giro alla fine della propria vita.

Scoprire Copenhagen in bicicletta

Scoprire Copenhagen in bicicletta