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Questo bizzarro museo vale da solo un viaggio a Lisbona

Cosa ci spinge a metterci in viaggio e a esplorare il mondo in lungo e in largo? A volte lo facciamo perché ispirati dai racconti degli altri viaggiatori, altre volte per assecondare il desiderio di perderci e immergerci in paesaggi da cartolina. Ma lo facciamo anche per raggiungere i luoghi iconici, i monumenti artistici e architettonici, e per scoprire le tradizioni e le usanze di popolazioni vicine e lontane.

Ci mettiamo in viaggio anche per andare alla scoperta della cultura di una determinata destinazione, quella conservata, protetta e valorizzata all’interno di musei, alcuni dei quali si sono trasformati negli anni in vere e proprie attrazioni turistiche. Scrigni delle meraviglie che, da soli, valgono un intero viaggio.

Ed è proprio di un museo che vogliamo parlarvi, di uno dei più insoliti, bizzarri e particolari che abbiamo mai visto. Si tratta del Centro Interpretativo da História do Bacalhau che, come il nome stesso suggerisce, celebra il baccalà. Curiosi di scoprirlo? Preparate i bagagli: si vola a Lisbona.

Bentornati a Lisbona

Il nostro viaggio di oggi ci conduce in una città che non smette mai di incantare, stiamo parlando di Lisbona. Affascinante, colorata, superlativa: la capitale del Portogallo, che sorge sulla costa e si estende su un territorio collinare, è una delle mete predilette di viaggiatori e turisti provenienti da ogni parte del mondo. Le cose da fare e da vedere qui sono così tante che non basta un solo viaggio per scoprirle tutte.

I vicoli della città vecchia e le case dalle tinte pastello, il fiume Tago sovrastato dall’iconico ponte 25 de Abril, il Museo Nazionale Azulejo, dedicato all’arte delle piastrelle in ceramiche: queste sono solo alcune delle attrazioni imperdibili in città, alle quali poi si aggiungono tutte le prelibatezze gastronomiche che appartengono alla tradizione locale e che meritano di essere assaporate.

Ma al di là dei luoghi più frequentati dai viaggiatori, che si estendono fino alle spiagge atlantiche situate al di fuori del nucleo urbano, esiste un’attrazione davvero particolare, sicuramente unica. Si tratta di un museo che celebra il baccalà e che racconta la storia del simbolo della cucina portoghese.

Il museo che celebra il baccalà

Sono molti i viaggiatori che raggiungono Lisbona per assaporare la ricca tradizione gastronomica che appartiene alla città. È proprio nella capitale del Portogallo, infatti, che è possibile assaggiare i pasteis de nata, dolci caratteristici che da sempre rispondono alle esigenze dei palati più sopraffini.

I pasticcini di pasta sfoglia, però, non sono gli unici a deliziare i sensi di chi arriva fin qua giù. Per gli amanti del salato, infatti, ci sono tantissime proposte a base di pesce, e soprattutto di “bacalhau”, che è l’emblema della tradizione culinaria locale.

È proprio al baccalà che è stato dedicato il Centro Interpretativo da História do Bacalhau situato nel Lisboa Story Centre, il museo interattivo dedicato all’intera storia di Lisbona. Uno spazio davvero inedito che permette a tutti i visitatori di fare un viaggio attraverso il tempo per scoprire le origini, le tradizioni e l’evoluzione di quello che è riconosciuto come simbolo della gastronomia di un Paese intero.

Una volta entrati all’interno dell’edificio, gli ospiti sono invitati a intraprendere un viaggio ideale attraverso le testimonianze e le storie dei marinai e dei pescatori che sono arrivati fino in capo al mondo per pescare questo esemplare, e portarlo in tavola con ricette che sono diventate iconiche.

Non è tutto però, all’interno del Centro Interpretativo da História do Bacalhau, infatti, è stato creato anche uno spazio dedicato allo shopping culinario. Questo vuol dire che i visitatori – prima di andare via – possono acquistare porzioni di baccalà fresco o secco, e in diverse lavorazioni, e fare un viaggio nella cultura portoghese attraverso il sapore.

Bacalhau

Fonte: iStock

Bacalhau di Lisbona
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Cnosso, il più importante sito archeologico di Creta

L’isola di Creta, la più grande e la più popolosa della Grecia, oltre a essere un vero e proprio gioiello del Mediterraneo è anche un fazzoletto di terra dalla storia molto antica. Tantissime sono le testimonianze del suo passato che possono essere ammirate ancora oggi, ma c’è un sito che riveste un’importanza fondamentale, un luogo leggendario e in qualche modo profondamente legato ai miti antichi. Parliamo di Cnosso, il sito archeologico più famoso di Creta e anche uno dei più prestigiosi di tutto il nostro pianeta.

La sua contestata scoperta

Cnosso è un sito archeologico che risale all’età del bronzo, e quindi un importante centro della civiltà minoica (la civiltà cretese dell’età del bronzo). Della sua esistenza lo si sapeva già da tempo, ma solo nel 1878 Minos Kalokairinos, un antiquario e commerciante, fece una prima importante scoperta: riportò alla luce due magazzini del palazzo di Cnosso.

All’epoca, tuttavia, i padroni del terreno lo costrinsero a fermare le ricerche: Creta era sotto il dominio dell’Impero Ottomano che richiedeva ingenti somme di denaro per lavori come questi. Bisogna quindi arrivare al 1900, anno in cui Sir Arthur Evans, archeologo e direttore dell’Ashmolean Museum di Oxford, decise di intraprendere con l’aiuto del suo assistente, l’archeologo inglese Duncan Mackenzie, alcuni scavi sistematici lungo questo territorio.

Fu così che, più o meno verso la fine del 1903, quasi tutto il palazzo venne riportato alla luce. Evans continuò poi con i suoi scavi fino al 1931, facendo emergere dalle viscere della terra monumenti e affreschi che ancora oggi incantano i visitatori per via delle loro ottimali condizioni e dei vividi colori.

Cnosso, isola di Creta

Fonte: iStock

Un angolo di Cnosso, Creta

Tuttavia, lo scopritore di questo immenso tesoro non fu esente da critiche: scelse di ricostruire alcune parti del palazzo con l’ausilio di abbondante cemento armato, e quindi con l’uso di materiali estranei all’architettura minoica.

Seppur contestato – probabilmente a ragione – è impossibile non ammettere che si deve comunque a lui – e in grandissima parte – la scoperta del mondo minoico poiché, fino a quel momento, era ritenuta solamente pura mitologia greca. Al giorno d’oggi gli scavi di questo prezioso angolo della Grecia continuano, ma per mano della Scuola Britannica di Atene.

La storia del palazzo

La spettacolare isola di Creta presenta diversi palazzi che sono stati edificati per ospitare i suoi quattro re. E, come tutti gli edifici che svettano nel territorio, anche il palazzo di Cnosso fungeva da centro politico, religioso ed economico dell’impero marittimo minoico, oltre a possedere un carattere sacro.

Sito archeologico Cnosso

Fonte: iStock

Cnosso vista dall’alto

Secondo le ricostruzioni, occupava una superficie di 22.000 metri quadrati, aveva più piani e una pianta molto complessa e intricata. Una struttura mastodontica: pare che potesse ospitare fino a 12.000 persone nelle sue 1.300 stanze, sale per il culto e per i ricevimenti, alloggi del re, della regina e dei funzionari dell’amministrazione.

Si sostiene, inoltre, che fu raso al suolo da un drammatico terremoto che avvenne intorno al 1628 a.C., e per questo all’inizio del XVI secolo a.C fu eretto un “secondo palazzo”. Questa seconda struttura era ancor più complessa della prima, tanto da essere considerata il famigerato labirinto del mito del Minotauro e del filo di Arianna.

Cosa c’è nel Palazzo di Cnosso?

Dalle premesse fatte, è abbastanza palese che parliamo di un sito archeologico di eccezionale importanza e bellezza. Le cose da vedere nel Palazzo di Cnosso sono davvero numerose, ma di certo non si possono non menzionare i due pozzi di forma circolare in cui venivano gettati oggetti sacri e da dove partivano due corridoi: il primo conduceva al Propileo Occidentale, luogo in cui il re riceveva i visitatori, mentre l’altro è noto come Corridoio della Processione per via degli affreschi che raffigurano processioni di sacerdoti, uomini e donne.

Più che straordinaria è la Sala del Trono in cui il tempo sembra non essere passato mai: è ancora splendidamente affrescata. Poi c’è il Megaron della Regina, dove sono stati rinvenuti gli affreschi più belli di tutta la Grecia arcaica, che conduce alla Sala da Bagno della Regina che anche ai giorni nostri presenta vasca e gabinetto.

È inoltre interessante sapere che, secondo studi approfonditi, sarebbero i bagni più avanzati di tutta l’antichità poiché erano presenti canalizzazioni sotterranee, fogne, canali di scarico ed acqua calda sempre disponibile. Per l’epoca, quindi, una sorta di miracolo.

Molto interessante è anche l’Area dei Magazzini che a dirla tutta è stata anche la prima sezione del parco ad essere stata scoperta. Si tratta di una zona di enorme importanza perché aiuta a comprendere più a fondo lo stile di vita della civiltà minoica.

Infine, ma ci teniamo a specificare che in queste poche righe abbiamo menzionato solo alcune delle cose che è possibile visitare presso Cnosso, l’Area Teatrale che all’epoca poteva ospitare fino a 500 persone.

Sala del Trono, Cnosso

Fonte: iStock

La splendida Sala del Trono

I meravigliosi affreschi

Arrivare a Cnosso vuol dire immergersi in un microcosmo di straordinari affreschi: i cretesi dipingevano sulle pareti del palazzo opere pregiate seguendo la visione di profilo dell’arte egizia. Molte di queste opere sono attualmente conservate e gelosamente protette presso il museo archeologico di Candia, mentre altre sono ancora osservabili presso questo meraviglioso sito archeologico.

È il caso dei dipinti che tuttora impreziosiscono il Corridoio della Processione e che raffigurano uomini e donne che trasportano doni come vasi, anfore e coppe. Tra i più noti c’è il Principe dei Gigli, ovvero un affresco che rappresenta un giovane sacerdote che indossa un copricapo fatto di gigli e piume di pavone.

Da queste parti è possibile visitare anche l’affresco più emblematico di Cnosso: il Toro in un Paesaggio con Ulivi. Situato sul muro del balcone occidentale, rappresenta questo possente animale immerso in un tipico paesaggio locale, un affresco che inevitabilmente ha contribuito ad alimentare la Leggenda del Labirinto di Cnosso.

Straordinario è anche l’Affresco della Taurocatapsia che raffigura un toro durante l’evento più popolare tra i cretesi e in tutte le fasi della gara: la presa del toro per le corna, il salto e persino l’atterraggio.

Infine, da non perdere è l’affresco che è stato definito il più poetico di tutta l’area archeologica: quello dedicato ai delfini e posto nel Megaron della Regina.

Affresco dei Delfini, Cnosso
L’Affresco dei Delfini

Il labirinto di Cnosso e la leggenda del Minotauro

Non si più parlare del Palazzo di Cnosso senza raccontare del Labirinto e dell’affascinante Leggenda del Minotauro. Si narra che il re di Creta, il mitico Minosse, decise di far costruire un labirinto – che corrisponderebbe a questo sito archeologico –  per catturare e chiuderci dentro il mostruoso Minotauro, ovvero una creatura nata dall’unione di sua moglie, Pasifae, con un toro: aveva la testa di questo animale e il corpo di uomo.

Stando al curioso racconto, l’intricatissimo labirinto fu progettato dall’architetto ateniese Dedalo e dal figlio Icaro. Ciò che crearono fu talmente complesso che, una volta terminata la costruzione, loro stessi ne rimasero prigionieri. Fu così che Dedalo decise di produrre delle ali che attaccò con la cera alle loro spalle: in questo modo riuscirono a fuggire, ovvero volando.

Il re Minosse aveva un figlio di nome Androgeno ma che purtroppo morì per mano di alcuni ateniesi. Per questo motivo, decise di vendicarsi e proprio usando lo spaventoso Minotauro: ordinò che Atene avrebbe dovuto inviare a Creta, ogni nove anni, sette fanciulli e sette fanciulle da offrire in pasto a questa mitologica creatura.

La leggenda a questo punto narra che il massacro terminò solo quando Teseo, figlio del re ateniese Egeo, si offrì di uccidere il Minotauro. Fu Arianna, figlia di Minosse e Pasifae, ad aiutare l’eroe greco a ritrovare la via d’uscita dal labirinto utilizzando un gomitolo rosso che, una volta srotolato, gli avrebbe permesso di seguire a ritroso i propri passi.

Teseo, quindi, riuscì a trovare il Minotauro, ucciderlo e grazie al “filo di Arianna” evase da questo complesso labirinto. Se vi state chiedendo se questa struttura costruita in modo tale che risulti difficile per chi vi entra trovare l’uscita esista, la risposta è no. Si narra di essa solo nella mitologia e nelle leggende.

Tuttavia, quando Evans riportò alla luce questo straordinario sito assai complesso a livello architettonico – in particolare per l’epoca a cui apparteneva – lo ricondusse al mito del Minotauro. Ma non solo, c’è anche un riferimento morfologico lessicale che si connette al famigerato labirinto: il simbolo del palazzo era un’ascia bipenne, il cui nome in greco antico corrisponde alla parola labyrinthos, ovvero labirinto. Quel che è certo, quindi, è che si tratta di un sito altamente importante e sorprendente.

Toro in un Paesaggio con Ulivi, Cnosso

Fonte: iStock

Il Toro in un Paesaggio con Ulivi, l’affresco che contribuì alla Leggenda del Minotauro

Dove si trova e come arrivare

Sì, almeno una volta nella vita bisogna visitare Cnosso. Tale complesso è situato a circa a 6 chilometri a sud della moderna città di Heraklion e per questo risulta facilmente raggiungibile dal centro principale di Creta.

È stato edificato sulle alture del piccolo villaggio di Kefala, non troppo distante dal sacro Monte Ida, luogo dove secondo la leggenda si sarebbe nascosto Zeus per non farsi uccidere dal padre Crono.

Se non si ha a disposizione un’automobile, si può usufruire dell’autobus numero 2 che collega il porto di Heraklion al Palazzo più o meno ogni 20 minuti. Nel caso in cui si arrivi comodamente con mezzi propri, è disponibile un parcheggio a pagamento vicino all’ingresso.

Non resta che fare un viaggio a Creta e dedicare un giorno al mito e alla storia antica visitando le maestose rovine di Cnosso.

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Da qui si può ammirare uno dei panorami più belli del mondo

Il villaggio di Hallstatt, nell’Alta Austria, è una di quelle mete imperdibili per ogni viaggiatore. A renderlo attraente, oltre allo scenario da fiaba che gli fa da cornice, è soprattutto il vicino punto panoramico ‘5 Fingers’, che offre una delle vedute più spettacolari delle Alpi ed è, senza ombra di dubbio, uno dei luoghi più suggestivi di tutto il Paese.

Lo spettacolare panorama dalla piattaforma ‘5 Fingers’

L’incredibile punto panoramico dista meno di 20 minuti a piedi dalla stazione di Krippenstein della linea di funivia del Dachstein. Si tratta di 5 piattaforme, concepite come le cinque dita di una mano (da cui il nome, ‘5 Fingers’), ognuna con un design diverso, che permettono al visitatore di mettere alla prova la propria resistenza alle altezze vertiginose e di godere di una vista unica su Hallstatt, il lago che la rende così caratteristica e la regione interna del Salzkammergut.

Le singole dita, lunghe circa 4 metri, a un’altitudine di 2.035 metri sul livello del mare, sono costruite sopra un abisso profondo 400 metri. Ciascuna piattaforma ha caratteristiche diverse, ad esempio una è interamente in vetro, mentre un’altra permette ai visitatori di avere una visione ancora più scenografica, grazie a una grande cornice barocca.Tutte, ad ogni modo, offrono un panorama come se ne vedono pochi al mondo.

Di sera, è possibile scorgere da lontano il punto di osservazione, illuminato fino a mezzanotte, così che allo spettacolo si unisce la magia. È visibile persino dai villaggi di Hallstatt e Obertraun. Se volete sapere di più sulla zona che ospita le Five Fingers, lungo la strada che porta alle cinque dita troverete pannelli informativi che forniscono informazioni sulla fauna, la flora e la geologia del Dachstein Krippenstein.

Come raggiungere 5 Fingers da Hallstatt

Il punto panoramico 5 Fingers si trova a pochi chilometri da Hallstatt ed è facilmente raggiungibile in auto, in autobus o a piedi. Per giungere a destinazione, partendo dal villaggio, basta fare il giro del lago fino al parcheggio della Dachsteinseilbahn di Obertraun. Da lì, si può prendere la funivia in cima al monte Krippenstein. Il viaggio dura circa 15 minuti e sarete ricompensati con alcune delle più belle vedute della regione. Se, invece, preferite fare un’escursione, il percorso è piuttosto impegnativo ma possibile: circa 9-10 km, con un dislivello di 1500 metri.

Hallstatt, il paese che ha ispirato il regno di Frozen

Dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 1997, Hallstatt è da sempre una destinazione ambita dell’Alta Austria per il suo fiabesco paesaggio e attrazioni come la più antica miniera di sale del mondo, con 7.000 anni di attività estrattiva. Di recente, la popolarità di questo idilliaco villaggio austriaco, a un’ora di macchina da Strasburgo, è aumentata in modo considerevole dopo che si è diffusa la notizia che l’architettura alpina e l’ambiente pittoresco che la circonda avrebbero ispirato il regno di Arendelle del film “Frozen” della Disney.

Flussi turistici diventati incontrollabili (oltre un milione di visitatori all’anno, per un borgo che ospita poco più di 750 residenti) si dirigono verso il belvedere che domina la cittadina, il lago e le montagne, per renderlo protagonista di foto e selfie da postare sui social. Una situazione che però sta sfuggendo di mano, generando un vero e proprio problema di overtourism, che il sindaco di Hallstatt, Alexander Scheutz, ha cercato di recente di scoraggiare installando dei  pannelli in legno sul punto panoramico preso d’assalto dai cacciatori di souvenir fotografici. Un’iniziativa particolare a cui, però, i cittadini si sono detti contrari, costringendo l’Amministrazione a rimuoverla. La località ha anche  fissato dei limiti per le auto e gli autobus in ingresso.

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Puoi sentirti a Londra in questo hotel dall’altra parte del mondo

Il mondo che abitiamo è un luogo incredibile fatto di meraviglie naturali e artificiali tutte da scoprire, lo sanno bene quei viaggiatori che non perdono occasione per mettersi in cammino e per esplorare tutto ciò che questo ha da offrire. Ma lo sanno anche quelli che, abbagliati da cotanta bellezza, hanno scelto di replicare alcune delle attrazioni turistiche più iconiche di sempre.

Venezia è sicuramente una delle città più “replicate”. Raggiungendo Dubai, Las Vegas e la Corea del Sud, per esempio, potrete immergervi nelle suggestioni della città lagunare. Ma La Serenissima non è di certo l’unica a vantare diverse e molteplici copie intorno al mondo.

Dall’altra parte del globo, infatti, esiste un luogo che per forme, lineamenti e colori ricorda in tutto e per tutto la cosmopolita capitale dell’Inghilterra e del Regno Unito. Si tratta di un hotel, situato in quella che viene considerata la Las Vegas d’Oriente, che vi farà sentire a Londra. Pronti a partire?

Un viaggio intorno al mondo nella Las Vegas d’Oriente

Il nostro viaggio di oggi ci conduce in un luogo lontano, ma estremamente affascinante, situato sulla costa sud della Cina continentale. Ci troviamo a Macao, un’ex colonia portoghese, oggi diventata un vero e proprio punto di riferimento per tutti gli amanti della movida.

Casinò, centri commerciali, ristoranti e locali animano questa città a ogni ora del giorno e della sera rendendo la scena notturna una delle più ferventi dell’intero Paese. Non è un caso, infatti, che Macao sia stata ribattezzata la Las Vegas d’Oriente. Vi basterà dare un’occhiata alle fotografie, e alle offerte proposte dalle strutture ricettive e dalle attività locali per comprendere i motivi di questo appellativo.

Sono molte le persone che scelgono di trascorrere le vacanze qui, in ogni periodo dell’anno e in tutte le stagioni, attratte dal glampur e dall’atmosfera che ricalca le orme della scintillante città americana. Ma le suggestioni, a Macao, sono davvero tantissime e vi basterà pernottare nell’hotel giusto per fare un altro viaggio, quello che vi condurrà direttamente a Londra.

Londoner Macao Casino Resort

Fonte: Getty Images

Londoner Macao Casino Resort

The Londoner: l’hotel di Macao che ti fa sentire a Londra

Si chiama The Londoner e il suo nome non è altro che un preludio all’esperienza che si andrà a vivere una volta giunti sul posto. Questa grande e fotonica struttura ricettiva si trova sulla striscia di Cotai, la strada di Macao ispirata all’iconica The Strip, che ospita i più grandi casinò, gli hotel e i club della città.

Nel quartiere che non dorme mai è possibile vivere alcune delle esperienze più incredibili di sempre, tra queste anche quella di dormire all’interno dell’hotel che imita in tutto e per tutto la cosmopolita capitale d’Inghilterra. Un vero e proprio omaggio a Londra, alla sua cultura e alle sue tradizioni, ben visibile non solo nel design ma anche nell’offerta della struttura.

Qui, infatti, è possibile entrare in club britannici, assistere alle partite di calcio della Premier League e lasciarsi coccolare dalla tradizione del tè pomeridiano.

Non mancano, ovviamente, le repliche delle attrazioni più iconiche della città. The Londoner, infatti, ospita una copia dell’iconica torre dell’orologio, una replica della scala reale della Shaftesbury Memorial Fountain e un atrio a tre piani ispirato a Shakespeare e allo stile della Royal Albert Hall. Soggiornando all’interno dell’hotel, inoltre, potrete assistere anche alla cerimonia del Cambio della Guardia che imita in tutto e per tutto quella che si tiene davanti a Buckingham Palace.

A farsi portavoce di questo hotel nel mondo, che permette a chiunque di fare un viaggio ideale a Londra, sono proprio due celeb britanniche di fama internazionale. Si tratta di David Beckham, che ha progettato ben 14 suite della struttura, e dello chef Gordon Ramsay, amico del calciatore, il quale compito è stato quello di creare un menu ad hoc per uno dei pub british presenti nell’hotel.

The Londoner

Fonte: iStock/LewisTsePuiLung

The Londoner
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Questa piccola valle italiana, che pochi conoscono, è una vera scoperta

Dicono sia una delle valli più belle d’Italia, ma sono in pochi a conoscerla. Questa piccola vallata altoatesina che confina con l’Austria è una gemma nascosta nota alla gente del posto e a qualche turista appassionato, che ama andare alla scoperta di mete fuori rotta.

Stiamo parlando della Val di Fleres, una valle che si estende da Colle Isarco, alle spalle del borgo medievale di Vipiteno, che conduce fino alle Alpi dello Stubai. Questa deliziosa valle, fatta di pascoli, boschi, laghetti alpini e cascate, è una meta molto apprezzata dai turisti che amano trascorrere una vacanza all’insegna dell’attività all’aria aperta e dalle famiglie, lontano dalla folla.

Il paesaggio montano caratterizzato dal Massiccio del Tribulaun e dalla bellissima Parete Bianca regala sentieri escursionistici spettacolari, fino a raggiungere l’alta quota, alcuni dei quali imperdibili.

Escursioni nella natura

Come quello che porta alla Cascata “All’Inferno”, con il suo salto di 46 metri ai piedi del Calciati al Tribulaun. Si tratta di uno dei luoghi più rilassanti che esistano. Oltre alla tranquillità della valle e alla piacevole escursione lungo l’acqua, pare infatti che l’aria ionizzata dalla cascata purifichi le vie respiratorie, mentre i suoni dell’acqua aiutano a calmare il sistema nervoso.

Tra gli itinerari più belli della Val di Fleres c’è il suggestivo percorso Dolomieu, il cui nome si deve al geologo francese che qui scoprì una particolare roccia calcarea. Un itinerario che, dalla stazione a monte di Monte Cavallo (a duemila metri di quota alle spalle di Vipiteno, raggiungibile con la cabinovia), si estende fino al fondovalle della Val di Fleres e che permette di ammirare i colori della natura, ma anche di degustare i prodotti di sei malghe altoatesine. Gli escursionisti possono assaggiare il tipico formaggio grigio, un formaggio magro fatto con latte acido e prodotto dai contadini di montagna.

Un altro sito naturale della regione Vipiteno-Racines è la cascata di Moassl, sul fondo della Val di Vizze. L’aria fresca e la pace alla fine della valle rendono il luogo di riposo intorno alla cascata di Moassl un posto speciale di forza nel mezzo di una natura bellissima.

Escursioni tra le malghe

Uno degli itinerari più interessanti è il sentiero che conduce fino alla malga Furtalm, dove concedersi un pranzo a base di piatti della tradizione e di prodotti realizzati direttamente nella struttura.

Sulla cima del Monte Cavallo si trova un micro-villaggio fatto di malghe, dove d’estate vengono portate le mucche al pascolo. Tra queste, c’è la Malga di Valmigna, un luogo dal fascino unico in una posizione davvero suggestiva. Tra luglio e agosto si svolgono le Giornate dello yogurt, l’”oro bianco di Vipiteno”, con un ricco programma di eventi incentrati attorno al famoso yogurt di Vipiteno. E poiché lo yogurt qui è una religione, una volta tornati a Vipiteno è possibile prenotare una visita guidata (esclusi weekend e festivi) per scoprire i segreti dello yogurt e assistere al percorso di trasformazione del latte. La visita si conclude con una degustazione dello yogurt in tutte le sue declinazioni.

Infine, partendo dalla stazione a monte della cabinovia di Ladurns (a 1.713 metri di altitudine), si può percorrere un sentiero leggermente in salita passando le malghe di Ladurns e il rifugio Ladurnerhütte, per raggiunge il rifugio Stella Alpina, riconoscibile per un crocefisso accanto al delizioso laghetto di Sandes, dove ci si può dilettare nella pesca delle trote. Anche qui si può fare una sosta gastronomica (è consigliato lo strudel di mele), ma merita assolutamente proseguire sul sentiero per poter ammirare la maestosità del gruppo del Calciati Tribulaun che, pur raggiungendo solo i 3.100 metri di altezza, si erge imponente rispetto agli altri massicci montuosi.

Tra Ladurns e Fleres si trovano i meravigliosi Giardini Aromatici Wipptal dove vengono coltivate erbe e piante aromatiche seguendo rigidi criteri biologici. I fiori raccolti a mano e le erbe tagliate nel momento della loro massima potenza balsamica, vengono lavorati per realizzare prodotti di alta qualità, dagli infusi ai liquori fino ai cosmetici, che poi vengono venduti.

Le attività per i bambini

La Val di Fleres è perfetta per le famiglie. Sono tante, infatti, le attività all’aria aperta adatte ai più piccoli. Una di queste è la visita al Rossy Park sul Monte Cavallo, un parco giochi con mini-zoo di conigli, asini, pony, pecore, lama e alpaca. Qui è possibile partecipare al “lama trekking”, una gita organizzata accompagnati da questi simpatici animali originari del Sudamerica. Tra le passeggiate da non perdere c’è il facile tour circolare “Flaner Jöchl”, un percorso ad anello adatto a tutti e con un dislivello contenuto, perfetto a piedi o per un giro in mountain bike con tutta la famiglia.

Per chi preferisce le attività più adrenaliniche, c’è poi il Panorama Mountain Coster, una pista su rotaia che permette di provare, in completa sicurezza, l’ebrezza della velocità slittando tra i boschi e i pascoli del Monte Cavallo, ragalando, come dice il nome, un panorama unico. La pista estiva per slittini è la grande novità di quest’anno. La si raggiunge da Vipiteno con la nuova cabinovia del Monte Cavallo. Dalla stazione a monte si prende poi il telemix che conduce al Coster. La discesa parte da 2.120 metri di quota e copre quasi 300 metri di dislivello, per un tragitto di 1.300 metri con pendenza media del 20% e massima del 56%. Si corre in tutta sicurezza fino a raggiungere la velocità di 40 km orari.

Per i più grandicelli (è consigliato dai dieci anni in su), ci sono anche le mountaincart, veicoli a tre ruote senza motore che sfrecciano sulle strade forestali verso valle, silenziose e nel pieno rispetto della natura. Il percorso lungo 6,5 km ha una pendenza che varia tra il 3 e il 10% e comprende 12 curve, un sottopassaggio e due gallerie. Venti minuti di puro divertimento.

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La città delle chiese dipinte è un tripudio di meraviglia e colori

Immagina una città dove il tempo sembra essersi fermato, dove la storia e le antiche tradizioni risuonano in ogni angolo, trasportandoti in un luogo magico e affascinante.

Benvenuti a Suceava, una città incantevole incastonata nel cuore della regione storica della Bucovina, nel nord-est della Romania. Con il suo passato glorioso come capitale della Moldavia, è un tesoro nascosto di storia e cultura che attende solo di essere scoperto.

La città, arroccata sulla riva dell’omonimo fiume, sembra uscita dalle pagine di un libro di fiabe, con le sue chiese e i suoi monasteri che vantano un’architettura bizantina unica nel suo genere.

Suceava è un luogo straordinario dove passato e presente si fondono in un’armonia senza tempo. Con i suoi affascinanti siti storici e la vivace cultura contemporanea, offre un’esperienza unica che ti invoglia a immergerti nel suo prezioso patrimonio e a diventare parte di una storia straordinaria.

Suceava: un incanto senza tempo

I monasteri dipinti della Romania

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Vista panoramica del monastero di Voronet, Romania

La storia di Suceava ha origini nel tardo Medioevo, un’epoca che segnò l’apice di questa città, trasformandola in un importante centro politico e culturale.

L’influenza di quest’epoca continua a riflettersi nel meraviglioso panorama architettonico della città, ricco di numerosi siti medievali che affascinano ancora oggi.

Suceava era la maestosa residenza di Stefano il Grande, il coraggioso principe che si oppose all’Impero Ottomano. Durante il suo regno, la città divenne un baluardo inespugnabile grazie alla potente Fortezza di Seat.

Quest’incredibile struttura fungeva da sontuosa corte principesca e da impenetrabile fortezza difensiva, affrontando con determinazione numerosi assedi nel corso della sua illustre storia.

Oggi, è una delle destinazioni turistiche più popolari della regione, offrendo una visione affascinante del periodo medievale che collega in modo tangibile gli eventi e le figure storiche che hanno influenzato il corso della storia cittadina.

I Monasteri Dipinti della Bucovina

I monasteri dipinti della Bucovina sono forse la più grande attrazione della regione, autentiche meraviglie architettoniche che brillano con immagini vivide e colorate di storie bibliche e scenari sacri.

Queste chiese, uniche per la loro straordinaria decorazione esterna, rappresentano un patrimonio culturale che unisce arte, fede e storia. Per il loro grande valore artistico, otto sono state inserite nella prestigiosa lista dei Patrimoni dell’Umanità dell’Unesco.

Costruite tra il XV e il XVI secolo, furono erette come simboli di fede ortodossa e gratitudine per le vittorie contro l’Impero Ottomano. Le affascinanti pitture murali esterne servivano a educare la popolazione locale, in gran parte analfabeta, narrando appassionanti storie della Bibbia e della vita dei santi ortodossi.

Ogni monastero possiede una combinazione di colori e una collezione di dipinti unici. Tra questi un must-see è il Monastero di Voronet, conosciuto anche come la “Cappella Sistina d’Oriente“, per le sue straordinarie rappresentazioni del Giudizio Universale.

Oggi, queste chiese sono ancora luoghi di culto attivi e mete turistiche molto apprezzate. Offrono ai visitatori uno sguardo affascinante sulla ricca eredità della Romania e rappresentano una testimonianza tangibile del talento artistico del passato.

Oltre alle bellissime chiese dipinte, la Bucovina offre percorsi turistici meno conosciuti ma altrettanto affascinanti. Questi itinerari conducono i visitatori tra pittoreschi villaggi rurali e rigogliose foreste, regalando un’esperienza di viaggio autentico e coinvolgente.

Luoghi come Cârlibaba, Ciocănești e Moldovița offrono un’esperienza unica nella vita tradizionale romena: un viaggio per scoprire l’artigianato locale, deliziarsi con la cucina tradizionale e immergersi nelle usanze e tradizioni secolari.

Nonostante la Bucovina sia una meta turistica poco conosciuta, per coloro che sono alla ricerca di una destinazione fuori dagli schemi, rappresenta un vero tesoro nascosto in attesa solo di essere scoperto.

I percorsi meno conosciuti di Suceava

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Tramonto sulle colline di Voronet, Romania
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Egremni Beach, tra le più spettacolari della Grecia

Non è facile dire di una spiaggia greca che è “la più spettacolare” poiché il Paese vanta una miriade di litorali da favola, lambiti da un mare eccezionale e inseriti in un contesto paesaggistico da vedere almeno una volta nella vita.

Eppure, quando si tratta di Egremni Beach, possiamo affermare senza timore di smentita che si tratta davvero di una delle spiagge più spettacolari da ammirare (e vivere) in tutta la Grecia.

Scopriamo perché.

Egremni Beach, l’incanto di Lefkada

Egremni è uno dei fiori all’occhiello di Lefkada, una delle isole più selvagge della Grecia, collegata alla terraferma da un ponte mobile di cinquanta metri, talmente incredibile da essere definita “Caraibi d’Europa”, plasmata da rocce a strapiombo sul mare, raccolte insenature, borghi di montagna e innumerevoli luoghi di interesse tra cui citare le cascate della gola di Dimossari, l’altopiano di Eglouvi, il vivace villaggio di Nydri, e Lefkada Città.

La magnifica spiaggia spicca all’estremità sud-occidentale dell’isola e si presenta come un dipinto dalle infinite sfumature di azzurro e blu al termine di una famosa scalinata di 347 scalini: un miraggio che si avvera, un premio eccezionale che ripaga all’istante di qualsiasi fatica tanto che la scala porta il nome di “Stairway to Heaven”, un nome una garanzia.

Ma la veduta panoramica è soltanto l’inizio: una volta sull’ampio arenile di 2,5 chilometri l’incanto continua e, se possibile, si fa ancora migliore: le imponenti scogliere di calcare bianco che la sovrastano ricoperte dalla lussureggiante e fitta vegetazione, il mare limpido e turchese di una bellezza disarmante, la sabbia finissima, pulita e soffice la rendono un assoluto paradiso per chi ama cimentarsi in rigeneranti nuotate e rilassarsi al sole lontano dalla folla.

Essendo esposta verso ovest, è spesso accarezzata dal vento ed è perfetta per praticare surf. Le onde sono costanti con le più potenti nel pomeriggio, che possono raggiungere anche i tre metri di altezza.

Meraviglia di Madre Natura, non è attrezzata né sorvegliata anche se, in estate, è presente un chiosco che vende bibite e snack ed è possibile noleggiare lettini e ombrelloni.

Come raggiungere Egremi Beach

La spiaggia paradisiaca si trova a una quarantina di chilometri dalla città di Lefkada (il capoluogo dell’isola dal 1684) e a una ventina di chilometri dal tranquillo e pittoresco villaggio costiero di Vasiliki.

È raggiungibile sia via terra sia via mare.

Via terra, si percorre la strada che scende dal paese più vicino, Athani: sia arrivando da nord (Agios Nikitas) che da sud (Vasiliki) occorre seguire la strada principale, svoltare allo svincolo di Komilio e attenersi alle indicazioni per Athani e per Egremni.

Una volta arrivati nei pressi della scala (rimessa a nuovo dopo il crollo dovuto al sisma del novembre 2015) è possibile parcheggiare l’auto nelle vicinanze.

Egremni Beach è, come accennato, visitabile anche via mare con escursioni guidate (in questo caso la sosta prevista in spiaggia si aggira attorno alle tre ore), con barche private oppure servendosi dei Taxi Boat con partenza da tutti i porti dell’isola (i più vicini sono quelli di Vasikili, Nikiana e Nydri).

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Sapevi che il castello più celebre d’Europa si trova su un vulcano?

Esistono posti sulla Terra che sembrano usciti da un libro di fiabe, luoghi dove il tempo si arresta e la bellezza del passato si unisce alla magia del presente. Uno di questi è il maestoso Castello di Edimburgo, tra le attrazioni più suggestive e iconiche dell’intera Scozia.

Quest’antica fortezza è situata su una collina rocciosa che domina Edimburgo, una città incantevole e affascinante situata sulla costa orientale, conosciuta per la sua architettura storica, la cultura vivace e la vibrante scena artistica.

Il castello, riconosciuto dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità, è stato testimone di molte vicende storiche nel corso dei secoli e offre ai visitatori l’opportunità di immergersi completamente nel passato e nelle tradizioni del Paese. Utilizzato come prigione, centro di potere, base militare e ospedale, è stato costantemente ampliato e migliorato per adattarsi alle diverse esigenze del tempo.

Quello che potresti non sapere è che in realtà si trova su una roccia di un vulcano. Questo dettaglio conferisce un’atmosfera davvero unica e magica al castello, aggiungendo un ulteriore fascino e mistero a uno dei luoghi più simbolici e e popolari del mondo.

La storia del Castello di Edimburgo e il suo antico vulcano

Il Castello di Edimburgo, che si erge sulla cima di Castle Rock, domina l’orizzonte della città con la sua presenza maestosa. Questo incredibile luogo ha sempre svolto un ruolo di grande rilevanza nella storia della Scozia.

Ogni angolo di questa formidabile struttura racconta storie di re e regine, battaglie, assedi ed eroismo. Ma quello che rende questo castello ancora più affascinante è il fatto che sia situato su un antico vulcano spento.

Questo vulcano si estinse circa 350 milioni di anni fa, durante l’era del Carbonifero. La roccia basaltica, rimasta dopo l’ultimo evento vulcanico, ha fornito un fondamento solido per la costruzione del castello. Questo particolare geologico non solo ha reso il castello inespugnabile nel corso dei secoli, ma ha anche contribuito a creare un paesaggio unico e suggestivo.

Il Castello di Edimburgo: un viaggio nel cuore della Scozia

Una delle attrazioni principali del Castello di Edimburgo è il Royal Palace, che ospita le stanze reali e i gioielli della corona scozzese. Altre attrazioni includono il Museo Nazionale della Guerra, che racconta la storia militare della Scozia, la Cappella di Santa Margherita, che risale al XII secolo, e la Prigione di Edimburgo, dove erano rinchiusi i prigionieri politici.

Inoltre, il castello offre una vista panoramica sulla città e sulla campagna circostante, uno scenario incantevole soprattutto al tramonto o durante i fuochi d’artificio di Capodanno.

La struttura è aperta ai visitatori tutto l’anno. I biglietti possono essere acquistati in loco oppure online e il prezzo varia a seconda dell’età del visitatore.

È possibile visitare la fortezza con una guida, che offre una visione più approfondita della storia e dell’architettura del complesso. In alternativa, lo si può visitare autonomamente, ma è consigliabile acquistare una mappa per non perdersi tra le numerose attrazioni.

Oggi, il Castello di Edimburgo è uno dei luoghi più visitati dell’intero Paese e offre un’esperienza unica e coinvolgente. Con la sua magnifica vista panoramica sulla città, il castello rappresenta uno dei simboli più importanti e una tappa imperdibile per chi vuole scoprire la vera anima della Scozia.

Ingresso del Castello di Edimburgo

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Ingresso principale del Castello di Edimburgo, Scozia
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Visitare Pompei oggi diventa più facile: l’incredibile novità

Una città rimasta cristallizzata nei secoli, quasi intatta così come la terribile eruzione del Vesuvio l’ha lasciata tanto tempo fa: Pompei è una delle testimonianze più suggestive del nostro passato, e il suo parco archeologico è tra i più famosi al mondo, in grado di attirare milioni di turisti ogni anno. E oggi andare alla sua scoperta diventa ancora più facile, grazie al nuovo collegamento diretto di Trenitalia dalla capitale.

Frecciarossa, il nuovo collegamento Roma-Pompei

C’è una splendida novità in arrivo: domenica 16 luglio parte un nuovo collegamento ferroviario diretto tra Roma Termini e Pompei, per condurre i turisti alla scoperta dell’affascinante parco archeologico campano. Nato dalla collaborazione tra il Ministero della Cultura e le Ferrovie dello Stato Italiane, il treno permette di arrivare praticamente alle porte dell’antica città, senza più dover effettuare cambi in stazione. Si tratta di un progetto innovativo che, almeno per il momento, prevede un solo viaggio mensile – verrà proposto ogni terza domenica del mese.

Si accorcia dunque la distanza tra la capitale e l’antico sito archeologico di Pompei, che ora verrà coperta in appena un’ora e 47 minuti dal Frecciarossa 1000, treno di punta della flotta di Trenitalia. Ma il nuovo collegamento diretto è molto più che un semplice viaggio: è l’occasione perfetta per scoprire una bellezza tutta italiana, con una gita organizzata già nel dettaglio – basta solo acquistare il biglietto! Ebbene sì, date e orari sono già fissati, e ai turisti non resta che prepararsi per le sorprese che li attendono al parco archeologico.

Un nuovo modo per visitare Pompei

Si parte la domenica mattina alle ore 8:53 da Roma Termini, a bordo del Frecciarossa: la prima fermata è a Napoli Centrale e, dopo meno di due ore di viaggio, si giunge alla stazione di Pompei alle ore 10:40. Da qui, il bus navetta Pompei Link conduce i visitatori presso il sito degli scavi, dove trascorrere una giornata incredibile. Ed è sempre la navetta a riportare i turisti in stazione, dove alle 18:40 parte il treno diretto di nuovo a Roma Termini (con fermata a Napoli Centrale), che arriva alla capitale alle ore 20:55.

A bordo del treno, durante il breve viaggio di andata, ci si può già tuffare tra le meraviglie di Pompei grazie alla clip – trasmessa sui monitor – che regala ai passeggeri uno sguardo affascinante alla storia di quello che è uno dei siti archeologici più belli e conosciuti al mondo. In preparazione della visita vera e propria, è un’ottima idea per trascorrere ancora più velocemente il tempo che separa Roma dall’antica città partenopea.

Questo è un nuovo modo per visitare gli scavi archeologici campani, ma rimane comunque soltanto un’alternativa ai servizi che Trenitalia offre già ai suoi passeggeri. La compagnia mette infatti a disposizione ben 50 corse giornaliere, andata e ritorno, tra Roma e Pompei – sempre a bordo del Frecciarossa. Tuttavia, ognuno di questi viaggi permette di arrivare solamente a Napoli Centrale con l’alta velocità, per poi dover proseguire sino a destinazione con i treni regionali, scendendo alla stazione di Piazza Garibaldi, e prendere la navetta per il parco archeologico.

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Palestrina, l’antica Praeneste alle porte della Capitale

Il panorama abbraccia la campagna a sud di Roma, la storia che si respira qui ha circa tremila anni. Dalle pendici del Monte Ginestro, propaggine dei Monti Prenestini, Palestrina si apre come uno scrigno di ricchezze artistiche, archeologiche e culturali che provengono da un passato lontano, sopravvissuto in reperti preziosi e da essi raccontato a chi è venuto dopo.

L’attuale centro abitato sorge, infatti, sull’antica città latina di Praeneste, dove venne edificato uno dei più importanti complessi sacri di età medio-repubblicana. Una visita a questo suggestivo borgo laziale regala, dunque, scoperte inaspettate, a pochi chilometri dalla Capitale.

Le origini di Praeneste, avvolte nel mito

Antiche leggende attribuiscono la fondazione della città di Praeneste a miti diversi. Il geografo e storico Strabone riporta come fondatore Telegono, figlio di Ulisse e di Circe, oppure l’eroe eponimo Prainestos, figlio del re Latino. Virgilio, invece, fa risalire le origini della città a Caeculus, figlio del dio Vulcano, ritrovato in fasce presso alcuni fuochi che l’avrebbero nascosto alla vista degli uomini.

L’indagine archeologica attesta le prime fasi di occupazione dell’area di Palestrina al cosiddetto “secondo periodo laziale”, verso la fine dell’VIII secolo a.C., epoca a cui risalirebbero i pochi oggetti di corredo rinvenuti nelle sepolture scavate ai margini dell’antica via Prenestina.

Pochi dati che però hanno consentito di ipotizzare l’esistenza di un abitato protostorico, la cui localizzazione esatta è ancora incerta, che era forse strutturato in comunità sparse in diversi villaggi, secondo un sistema diffuso nel Lazio dell’epoca. Anche per il periodo successivo, la cosiddetta epoca “orientalizzante” in cui un’incredibile fioritura investì la città di Preneste – fine VIII-fine VII secolo a.C. – le necropoli continuano a fornire preziose informazioni sulla città dei vivi.

Viaggio tra i tesori antichi di Palestrina

Siamo a circa 43 km da Roma, e la prima tra le attrazioni principali di Palestrina che ci riporta indietro nel tempo è il Santuario della Fortuna Primigenia, che rientra nelle serie di grandi santuari romani del Lazio, insieme al Tempio di Giove Anxur a Terracina e al Santuario di Ercole Vincitore di Tivoli . I pellegrini accorrevano da ogni parte della regione per accogliere i responsi delle sue sacerdotesse. Qui si svolgeva anche il rito delle matres castissimae, che vedeva le offerte delle donne della città e delle loro figlie in onore della dea Fortuna.

Il santuario è composto da terrazzamenti sviluppati su sei livelli che si inerpicano lungo le pendici della collina, collegati da rampe e scale, con porticati e spazi disposti ad emiciclo, ninfei e colonnati che si alternano in un tripudio di scultura e architettura. L’ultima terrazza ha le sembianze di una cavea teatrale, circondata da un portico e con al centro un piccolo tempio, di cui oggi sono visibili solo le fondamenta.

Sulla cima, si vede svettare in tutta la sua eleganza Palazzo Colonna Barberini, gioiello del centro storico di Palestrina, dalle cui finestre si può scorgere un emozionante panorama sulla vallata verdeggiante. Venne costruito intorno alla metà dell’XI secolo, riutilizzando le strutture superiori del Santuario della Fortuna Primigenia, risalenti al II secolo. Quello che ammiriamo oggi, però, non è l’edificio originale, distrutto prima nel 1298 e di nuovo nel 1437, quindi ricostruito da Francesco Colonna, al quale si deve il pozzo antistante la facciata e la chiusura del colonnato che sormontava l’antico teatro.

Lungo il fronte occidentale dell’antica residenza dei principi di Palestrina, insediatisi qui a partire dal 1630, si estende la parte privata del Palazzo, tuttora residenza del principe Benedetto. La parte pubblica, invece, è oggi sede del Museo Archeologico Nazionale, donata allo Stato negli Anni 50 del Novecento, che ci permette di farci un’idea ancora più precisa e dettagliata dell’antica Praeneste e del suo territorio, grazie a reperti che abbracciano i principali aspetti della storia, della cultura e delle produzioni artistiche di una delle più fiorenti città del Lazio antico.

Il Palazzo ha un accesso privato, situato nella laterale Via dei Merli, che conduce al giardino del principe, lo scenografico Ninfeo Barberini, realizzato nella seconda metà del Seicento. Da qui si accede alle stanze visitabili dell’appartamento tra le quali spicca il Salone di Urbano VIII, un ambiente interamente affrescato dove il pontefice amava accogliere gli ospiti durante i suoi soggiorni a Palestrina. Lo spettacolo prosegue affacciandosi dal giardino d’inverno sulla terrazza della chiesa di Santa Rosalia, la cappella palatina dei principi Barberini, da cui si gode di una vista mozzafiato su tutto il paesaggio circostante.

Dopo aver acquistato il Feudo di Palestrina dai Colonna, i Barberini intrapresero molti interventi urbanistici, tra cui la costruzione di Porta del Sole, su progetto di Francesco Contini, che oggi si può ammirare in tutto il suo splendore grazie anche al grande restauro effettuato nel 2007, che ha fatto venire alla luce, nell’area antistante, un tratto delle mura poligonali con attigua strada romana.

Porta del Sole a Palestrina

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L’affascinante Porta del Sole

Gli altri gioielli del centro storico

Lasciando indietro il santuario dedicato alla dea Fortuna e il museo, la visita al borgo prenestino prosegue con gli edifici religiosi che si affacciano sul foro dell’antica Praeneste. Lo sguardo spazia da un tesoro all’altro di questo ricco patrimonio, tra la splendida Basilica-Cattedrale di Sant’Agapito martire, costruita tra il VII e VIII secolo e consacrata nel 1117, la Chiesa e il convento di San Francesco, edificato nel XV secolo, la Chiesa di Sant’Antonio Abate e il convento carmelitano del XVII secolo, la Chiesa di Santa Lucia, che nasconde al suo interno ricche e suggestive decorazioni.

Nei pressi della Cattedrale, in piazza Piazza Regina Margherita, ci si imbatte in uno dei più importanti siti archeologici di Palestrina: l’Antro delle Sorti. Per molto tempo, questo spazio venne ritenuto una sorta di “santuario inferiore” e solo più tardi riconosciuto come foro. Secondo una leggenda fu proprio qui che un uomo avrebbe trovato delle tavolette lignee oracolari, o tavole della sorte. Oggi si può accedere a questo sito acquistando il biglietto per visitare il Museo Archeologico Nazionale. Tra i reperti più interessanti, il mosaico dei pesci, e il celebre mosaico del Nilo, conservato nello stesso museo.

Cosa vedere nei dintorni di Palestrina

I pregevoli monumenti dislocati nei dintorni di Palestrina accrescono l’interesse per questo splendido borgo laziale. Allontanandosi di poco dal centro, si scoprono gli affascinanti resti della Villa di Adriano, area archeologica che sorge a oltre 1,5 km dal Santuario della Fortuna Primigenia di Praeneste.

Percorrendo le strade tortuose che si snodano tra i Monti Prenestini, si raggiunge il caratteristico borgo di Guadagnolo, arroccato sulla parte più alta del gruppo montuoso, mentre continuando per un altro chilometro e mezzo circa si giunge al suggestivo Santuario della Mentorella, meta di numerosi pellegrinaggi.

Altra attrazione imperdibile è il Castello Colonna a Genazzano, uno dei più maestosi palazzi fortificati della regione. Imperdibile una visita al borgo di Castel San Pietro Romano, dominato dalla famosa Rocca dei Colonna. A circa 7 km da Palestrina,  Zagarolo è un altro grazioso borgo della campagna laziale, con il suo Palazzo Rospigliosi che ospita anche il Museo del Giocattolo. Se siete in visita a Gallicano nel Lazio, non perdetevi un percorso immerso nel verde tra i resti di antichi acquedotti romani. Qui ci si imbatte anche in una vera chicca moderna: una casa-ufo diventata un’attrazione ai confini della realtà per i visitatori e la gente del posto.