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Le meravigliose location della serie Tv “La favorita del re”

La miniserie Tv Sky “La favorita del re” racconta la storia di Diane de Poitiers, che ebbe per vent’anni una scandalosa liaison con Enrico II di Valois, re di Francia.

Per ricreare l’ambiente cinquecentesco, il period drama è stato girato proprio in quei luoghi dove vissero i protagonisti della storia, interpretati nella serie rispettivamente da Isabelle Adjani e da Hugo Becker, con un cameo di Gerard Depardieu nella parte di Nostradamus.

Cosa racconta la storia

Diane de Poitiers, donna dalla straordinaria bellezza, determinata e seducente, conquistò il cuore del re di Francia Enrico II di vent’anni più giovane e ne divenne amante ma anche consigliera. Ma con il re promesso sposo a Caterina de’ Medici (interpretata dall’attrice italiana Gaia Girace, la Lila della serie “L’amica geniale”), Diane dovette combattere per mantenere la sua influenza sul sovrano.

Grazie alla sua intelligenza e scaltrezza riuscì a ritagliarsi un ruolo nelle dinamiche di corte. Ma a Corte si diceva che Diane avesse un segreto ben custodito, quello della giovinezza: la sua bellezza, infatti, rimaneva immutata malgrado il tempo passasse inesorabile.

I luoghi visti in Tv

“La favorita del re” è stata ambientata nei veri luoghi frequentati dalla Corte rinascimentale, quei castelli così magnifici che ancora oggi sono meta di itinerari turistici: i castelli della Loira.

Il Castello di Chambord

Il castello in cui vive il re, che sembra uscito da un libro di fiabe e che sembra creato con Photoshop, esiste davvero ed è il Castello di Chambord, il maggiore tra gli oltre trecento castelli della Loira. Fu il simbolo della potenza di re Francesco I, padre di Enrico II, che fece trasformare quella che era una tenuta di caccia in uno dei più bei castelli del Rinascimento, nonché uno dei più visitati tra i castelli della Loira.

La sua architettura è unica e meravigliosa, con quattro torri e la torre-lanterna. Alcune fonti raccontano che, nel XVI secolo, Francesco I tornò dall’Italia con Leonardo da Vinci e che fu proprio il Genio toscano a influenzarne lo stile. Tuttavia, non fu Leonardo a seguire i lavori, anche se è probabile che sia stata usata una parte dei suoi progetti.

Anche le scene esterne tra i boschi sono state girate nel vasto bosco di Chambord, uno dei più grandi parchi forestali chiusi d’Europa. Il bosco del castello è abitato da cinghiali, lepri, daini e cervi. Solo una parte, circa mille ettari, è accessibile al pubblico che, in alcune aree delimitate, può osservare gli animali nel loro habitat naturale.

Il castello fu completato nel 1547, ma negli anni successivi fu spesso oggetto di nuovi lavori di ampliamento o di adattamento per rispecchiare le esigenze dei nuovi proprietari. Oggi il Castello di Chambord è proprietà dello Stato francese ed è stato oggetto, nel 1947, di un ultimo restauro che lo ha riportato ai fasti di un tempo.

Il Catello di Septmonts

Alcune scene della miniserie sono state girate all’interno di un castello davvero poco conosciuto, il Castello di Septmonts, nell’omonimo villaggio che si trova nel dipartimento dell’Aisne. Risalente al XIV secolo, fu un’antica residenza episcopale estiva e oggi lo si può visitare gratuitamente. Il suo dongione alto 43 metri che viene mostrato anche in Tv è rimasto intatto.

Il Castello di Anet

Il castello che Diane fa costruire nel 1548 all’architetto del re, Philibert Delorme (che aveva contribuito anche alla realizzazione del celeberrimo Castello di Chenonceau), di cui si parla nella serie ma che non si vede mai, esiste davvero ed è il Castello di Anet, nel centro dalla Valle della Loira, che si può visitare. Oggi non è più quel maniero così sontuoso che fece realizzare madame de Poitiers. Lei lo fece ampliare e fece creare degli splendidi giardini alla francese e conobbe nel XVII secolo il suo massimo splendore.

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Fonte: 123rf

Il Castello di Anet in Francia voluto da Diane de Poitiers dove c’è la sua tomba

Nel corso del XVIII secolo cadde in disuso, diventando una delle residenze di un ramo della famiglia reale dei Borboni e fu danneggiato durante la Rivoluzione Francese. Passò quindi nelle mani di proprietari privati che lo possiedono e ci vivono tutt’oggi.

Attualmente, dell’antico castello, sono rimaste solo due ali, il muro d’ingresso alla Corte d’onore e la Cappella, dove si trova la tomba di Diane de Poitiers, morta proprio qui nel 1566, sovrastata da una monumentale scultura di marmo che la rappresenta in tutta la sua bellezza ed è la scultura che viene mostrata come prima e ultima cosa nella serie Tv. del vero castello di Diane, quindi, viene mostrata solo la scultura che sovrasta la tomba.

I giardini sono stati trasformati in un giardino all’inglese. Grazie al costante impegno di cinque generazioni di proprietari, oggi il Castello di Anet è uno dei più bei gioielli del Rinascimento francese. Gli interni sono ancora riccamente arredati, con boiserie, tavoli, divani e grandi lampadari. Lo si può visitare tutto l’anno, tranne nei mesi di dicembre e gennaio.

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Fonte: 123rf

La tomba di Diane de Poitiers nel Castello di Anet
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Parga, una Grecia ancora tutta da scoprire

Tra le mete più amate per le vacanze degli italiani c’è la bellissima, e nemmeno troppo lontana, Grecia. Ma del resto è comprensibile, è una terra ancora autentica e pregna di tantissime meraviglie naturali e storiche. Se alcune zone di questo Paese sono molto frequentate dai nostri connazionali, ci sono altre che invece sono poco prese di mira dagli italiani. Una di queste è Parga, un città che è una bomboniera e in cui il turismo è principalmente composto da viaggiatori provenienti dal Nord Europa.

Parga, informazioni utili

La bellissima cittadina di Parga sorge lungo la costa frastagliata dell’Epiro, una regione orientale della Grecia continentale. Facilmente raggiungibile dall’Italia sia via aereo che mare, offre anche un’ampia scelta di hotel che sono adatti a tutte le tasche.

Un posto in cui staccare completamente la spina e da vivere con lentezza, ma anche in cui dedicarsi a diversi sport acquatici e a visite storico-culturali che rimangono impresse nel cuore.

Cosa aspettarsi

Quando si arriva a Parga sembra di venire immersi in un caleidoscopio di colori: dalla forma di un anfiteatro, presenta una cascata di casette color pastello che vanno a fondersi con il blu tipico del mare greco.

Parga, Grecia

Fonte: iStock

Le casette colorate di Parga

Pur trovandosi in una zona della Grecia continentale caratterizzata da una costa frastagliata, nasconde una serie di spiagge sabbiose che sono una più bella dell’altra, lidi che non hanno davvero nulla da invidiare alle ben più famose isole del Paese.

La vita qui scorre lenta, il posto ideale per lasciare le bollette a casa e per dimenticare la propria lista delle cose da fare. E poi c’è la sua tipica e magica atmosfera che si può vivere in ognuno dei suoi tanti vicoletti lastricati che salgono fino al colle dove sorge un castello, per poi scendere verso il limpido mare in cui fare bagni rigeneranti.

Parga è una destinazione popolare e in qualche maniera la quotidianità greca viene sempre più sostituita dai negozi di souvenir, ristoranti cinesi e cocktail bar, ma l’anima ellenica ancora si percepisce, soprattutto nelle sue taverne e in determinati periodi dell’anno.

Cosa vedere

Parga è dominata da un castello, una fortezza dalla forte impronta veneziana che è il cuore pulsante della cittadina. Costruito nel XIV secolo per poi essere trasformato dai Veneziani, prende il nome di Ali Pasha e dall’alto della collina su cui è posto regala una vista affascinante.

Arcate, logge, postazioni di cannoni, bastioni e molto altro ancora permettono di fare un viaggio indietro nel tempo, mentre intorno si è circondati dai colori raggianti di una cittadina come questa.

Molto interessante è il Museo della Chiesa che protegge tra le sue mura diversi reperti particolari, come due Vangeli del 17° secolo. Poi ancora la Chiesa di San Sosti che è stata edificata in una cavità formata tra due enormi rocce.

Il Monastero di Vlaherna, invece, è una struttura bizantina del XII secolo che sorge in località Valtos, anch’esso in cima ad un’altura. Vanta un campanile alto 15 metri e una chiesetta semidistrutta con una cinta muraria.

Infine la tomba micenea risalente al XIV secolo che è stata rivenuta nell’area di “Kyperi”.

Centro storico di Parga

Fonte: iStock

Uno dei vicoletti di Parga

Il mare e le spiagge

L’atmosfera e le spiagge di Parga sono perfettamente paragonabili a quelle delle isole più affascinanti del Paese e sono adatte a tutti i tipi di viaggiatori. Krioneri prende vita nella baia vicino al porto, e si presenta come una pittoresca spiaggia a due passi dal centro.

Spesso affollata per via della sua comoda posizione, regala uno scenario sorprendente perché al centro della baia svetta fiero il pittoresco isolotto della Vergine Maria, una sorta di scoglio che è la casa di una piccola e romantica chiesetta.

Valtos è un’altra affascinante spiaggia che sorge però dal lato opposto del porto. È delimitata da un verdeggiante promontorio che si rivela un paradiso per gli amanti è trekking: è ricco di sentieri che molto spesso conducono verso l’antico monastero di Vlacherna.

La posizione della spiaggia fa sì che sia sempre protetta dai venti e in più da queste parti il mare è di un particolare colore turchese, oltre ad essere quasi sempre calmo. Lunga circa 3 chilometri, è una distesa di sabbia bianchissima e anche dotata di tutte le comodità, come bar e ristoranti e zone verdi e ombreggiate in cui riprendersi dal caldo.

Voliamo ora a Lichnos, una spiaggia da sogno che si fa spazio a circa 4 chilometri a Sud di Parga. Considerata una delle più belle spiagge dell’Epiro, è puntellata di alberi di ulivo che sanno tanto di Grecia e caratterizzata da acque profonde e pulite.

Si rivela anche un piccolo paradiso per chi adora fare immersioni, ma pure il posto ideale per assaggiare la tipica cucina locale grazie alla presenza di alcuni bar e ristoranti. Dal paesaggio verdeggiante e acque cristalline di un blu intenso, offre ai visitatori la possibilità di divertirsi con diversi sport acquatici.

Molto bella è anche Sarakiniko che prende vita a Nord di Parga. Si trova in una baia piuttosto piccina ma altamente panoramica. Ma non solo, perché si distingue dalle spiagge vicine in quanto possiede una sabbia ruvida, pur possedendo come tutti lidi della zona acque particolarmente trasparenti.

C’è poi Agios Sostis che è lo spot migliore per coloro che sono in cerca di un po’ di avventura e adrenalina. Piccola e rocciosa, è completamente circondata dalla natura ed è raggiungibile attraversando un lungo sentiero totalmente immerso nel verde.

Spiaggia di Valtos, Parga

Fonte: iStock

La bellissima spiaggia di Valtos

I dintorni

A poca distanza da Parga sorge Sivota, una minuscola località turistica in cui la natura ha creato degli scenari particolarmente emozionanti. Celebre soprattutto negli anni Sessanta, è ancora oggi un piccolo paradiso in cui vale assolutamente la pena fare un salto.

Lo stesso discorso vale per il Castello di Antousa, un’imponente fortezza costruita su un poggio, tra Anthousa e Agia, che probabilmente offre una delle migliori viste panoramiche su tutta la zona di Parga.

Gli amanti della storia non potranno di certo resistere al Necromanteion di Ephyra che sorge non troppo distante dal villaggio di Mesopotamos: è uno dei più eccezionali oracoli del mondo antico giunti fino ai giorni nostri.

Infine anche un po’ di mistero: il villaggio abbandonato di Vrahonas che svetta fiero su un altopiano: qui ancora sopravvivono le rovine di alcune antiche case in pietra.

Senza ombra di dubbio, Parga è una destinazione della Grecia da valutare per le prossime vacanze.

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Puoi entrare in un labirinto fatto di alberi di Natale “riciclati” : è magia

Un percorso fatto di bellissimi alberi di Natale, un vero e proprio labirinto in cui ammirare questi esemplari e in cui perdersi un po’, per lasciarsi affascinare dalla bellezza della natura. Una vera e propria magia, anche perché questi alberi di Natale sono “riciclati”: magari sono in disuso, oppure non sono stati venduti, ma il fascino che riescono a trasmettere non si spegne, neppure dopo le festività, perché hanno la capacità di proiettare subito in un mondo che sembra uscito dalle fiabe.

La perfetta cartolina invernale, con tanto di esperienza indimenticabile, si trova a Interlaken in Svizzera: qui c’è il Labirinto di Winterlaken, un luogo da esplorare per immergersi in una favola.

Il Labirinto di Winterlaken: la magia è iniziata

La magia è iniziata nel Labirinto di Winterlaken, qui gli alberi di Natale invenduti o dismessi trovano una seconda casa e creano un mondo affascinante e unico, fatto di piante, di natura, di inverno. Un mondo che sembra uscito da una fiaba, in cui evadere dalla quotidianità e per staccare dalla vita di tutti i giorni.

Siamo in Svizzera a Interlaken, in uno scenario lascia senza fiato. L’esperienza si può vivere fino al 3 marzo (ha preso il via il 13 gennaio) tutti i giorni dalle 8,30 alle 21,30. Gli alberi di Natale sono quelli che sono stati utilizzati per le abitazioni e per i locali della zona e creano un percorso labirintico in cui perdersi per un po’ e lasciare fuori tutto il resto.

Si può scegliere il proprio percorso e immergersi in un fitto reticolo di vicoli, alcuni di questi non portano da nessuna parte, ma non c’è fretta: il percorso è allietato da ciò che si vede intorno a sé e i sensi sono chiamati a cogliere i rumori, i profumi ma anche a cercare di orientarsi.

Il Labirinto di Winterlaken in Svizzera

Fonte: Foto: Interlaken Tourism

Svizzera, il Labirinto di Winterlaken

Oltre al labirinto: cosa fare in questo luogo

L’ambientazione intorno a sé fa il resto, diventando la perfetta scenografia per una foto ricordo o per imprimere nella mente la bellezza di questi luoghi. E alla fine del labirinto? Si raggiunge la zona aMAZEment dove rilassarsi e godere ancora un po’ della magia di questo luogo.

Non solo abeti, ma anche la possibilità di salire su una torre panoramica per poter vedere le cose da una prospettiva diversa. E, per chi custodisce un desiderio nel cuore, al termine del percorso lo si può scrivere su un foglietto per lasciarlo appeso a uno degli alberi. Così questo luogo non è solo una terra da fiaba, ma anche un posto in cui i sogni riecheggiano lungo il percorso. A marzo, poi, gli alberi verranno spostati in fattorie e parchi della zona.

Tutto quello che c’è da sapere sul Labirinto di Winterlaken

Ci sono alcune cose da sapere prima di inserire tra le proprie tappe di una vacanza in Svizzera il Labirinto di Winterlaken. Tra le più importanti da ricordare il fatto che non sono ammessi gli animali, inoltre va seguito il sentiero e non vanno presi gli aghi dagli abeti.

L’ingresso è libero così come il tempo che si decide di trascorrere in questo posto: la visita può durare circa 30 minuti, ma si può rimanere quanto si vuole. Il labirinto si raggiunge in pochi minuti a piedi direttamente dalla stazione di Interlaken West.

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L’incredibile viaggio sulla ferrovia più ripida della Germania

I viaggi in treno possono essere davvero affascinanti: mentre i vagoni si muovono lenti, dai finestrini panoramici si può godere di paesaggi incantevoli e sempre diversi. Insomma, è una vera e propria esperienza da vivere a tutto tondo, magari andando a cercare alcune linee particolari, che possano offrire quell’emozione in più. Come ad esempio la Höllentalbahn, la ferrovia più ripida della Germania. Scopriamola insieme.

La Höllentalbahn, un viaggio mozzafiato

Mentre prende sempre più piede il trend del viaggio slow in treno, ci sono alcuni vecchi tragitti che vengono rispolverati e messi a disposizione dei turisti che sono alla ricerca di emozioni e paesaggi spettacolari. E allora andiamo in Germania, e più precisamente nel cuore della Foresta Nera, per scoprire la Höllentalbahn: si tratta della ferrovia più ripida del Paese, perché supera un dislivello di ben 400 metri in appena 12 km, in un tratto con pendenza di oltre il 57%. In passato, per poter affrontare questa salita così particolare, i treni dovevano adoperare il sistema a cremagliera, che trainava la locomotiva – per poi frenarla durante la discesa.

Oggi ovviamente non è più così: le locomotive moderne sono abbastanza potenti da tirare l’intero treno anche su un dislivello importante, e i suoi freni sono più che sufficienti per reggere in discesa. Tuttavia, il fascino di un tempo è rimasto inalterato, soprattutto per via dei meravigliosi panorami che la ferrovia si trova ad attraversare. Costruita a cavallo tra l’800 e il ‘900, la Höllentalbahn è lunga solamente 25,5 km e collega la città di Friburgo a quella di Donaueschingen, affrontando numerosi tunnel e viadotti. Dal 2019, l’intero percorso è elettrificato ed è servito dai treni della Deutsche Bahn. Ma quali sono i suoi paesaggi più suggestivi?

I luoghi più belli lungo la Höllentalbahn

Punto di partenza della ferrovia è la deliziosa città di Friburgo, una delle perle della Foresta Nera, che merita assolutamente una visita. Ma saliamo a bordo del treno e partiamo per un viaggio incredibile: l’itinerario attraversa la valle Höllental, chiamata anche Valle dell’Inferno per via del suo aspetto inquietante. È infatti una lunga gola racchiusa tra ripide pareti rocciose ricoperte di conifere, attraversata da un fiume dalle acque scure che scorrono veloci e spumeggianti, infrangendosi tra i massi. La ferrovia si arrampica in questo stretto pertugio, dividendosi il poco spazio con la normale strada asfaltata.

Nel corso del viaggio, si attraversano 9 gallerie scavate nella montagna, e non meno numerosi sono i ponti e i viadotti da cui si gode di un panorama unico. Il più suggestivo? È senza dubbio il Ravenna Viadukt, un ponte in pietra a 9 arcate alto ben 58 metri, il quale consente di percorrere l’affascinante Gola di Ravenna. Poco più avanti si incontra un altro viadotto bellissimo, il Ponte Gutachtal che sovrasta il ruscello Gutach, una moderna struttura ad 8 campate che viene addirittura considerato un monumento culturale.

E poi, tra gli altri paesaggi incredibili merita menzione quello del Lago Titisee, incastonato tra le rigogliose vallate della Foresta Nera. Situato a circa 850 metri di altitudine, è una nota meta turistica sia estiva che invernale, perché nei mesi caldi consente di trovare refrigerio in mezzo al verde, mentre durante la stagione fredda la superficie del lago gela, permettendo di pattinare sul ghiaccio. Ammirare questo panorama dal finestrino è un’esperienza davvero meravigliosa.

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Senza acqua né corrente: l’alloggio selvaggio in mezzo alla natura

Un luogo fuori dal tempo, dove sperimentare una vacanza lontani da tutto, immersi nella natura e a stretto contatto con lei. Ci troviamo al Kolarbyn Eco Lodge in Svezia, dove vi sono alloggi selvaggi in mezzo al nulla, dove vivere un’avventura senza i comfort ai quali siamo abituati, come acqua e corrente. Un modo per riconnettersi con sé stessi, per apprezzare la bellezza di ciò che ci circonda, ma anche per vedere il paesaggio in tutto il suo fascino straordinario.

In questo alloggio, considerato l’hotel più primitivo della Svezia, si può provare a vivere diversamente, si possono testare i propri limiti e lasciarsi avvolgere dalla foresta, dove si trovano le piccole “cabine” che compongono il Kolarbyn Eco Lodge.

L’alloggio selvaggio nel cuore della natura: il Kolarbyn Eco Lodge

C’è un luogo in Svezia in cui vivere una vera e propria avventura nel mezzo della natura. Si tratta del Kolarbyn Eco Lodge, un hotel composto da diversi alloggi mimetizzati alla perfezione dentro una foresta. Si tratta di piccole capanne, coperte di fango ed erba, sui cui tetti crescono mirtilli e funghi, come viene spiegato sul sito ufficiale.

Un modo per staccare dalla quotidianità e per assaporare il contatto più profondo con la natura. Qui non ci sono docce, non c’è acqua e neppure elettricità. Nell’alloggio si dorme davanti a un camino e la sveglia la danno i suoni della natura. Vi sono letti, materassi gonfiabili e tappeti di pelle di pecora.

Mentre si vive questa avventura si sperimenta un contatto reale con la natura: si taglia la legna per il camino, si raccolgono mirtilli. Vengono forniti candele e lumi, fiammiferi e legna, tutto il necessario per cucinare. Vi è un bagno (compostabile), ma non c’è la doccia. Per lavarsi vi sono il lago e il ruscello, per l’acqua potabile c’è una sorgente nella foresta. Inoltre, vi è una sauna che viene riscaldata dagli ospiti.

Insomma, una vera e propria avventura indimenticabile: le capanne sono 12, per due persone con la possibilità di aggiunta di un letto. Una può ospitare fino a sei adulti. Se si prova a prenotare una notte di un venerdì di aprile il costo è di circa 167 euro. E la location è davvero spettacolare, una bellissima radura nella foresta di Bergslagen, sulle rive del lago Skärsjön.

Svezia, l'interno dell'alloggio selvaggio

Fonte: Jam Press/Kolarbyn Eco Lodge / IPA

L’interno dell’alloggio selvaggio immerso nella natura

Dove si trova l’alloggio selvaggio e cosa portare con sé

Gli alloggi selvaggi del Kolarbyn Eco Lodge si trovano a circa 2 ore e mezza dalla capitale della Svezia: Stoccolma, in genere si devono utilizzare due tipologie di trasporto pubblico differenti, come viene specificato sul sito ufficiale, prima si prende il treno da Stoccolma a Köping, poi si prosegue con l’autobus fino a Skinnskatteberg. Da lì ci sono 4 chilometri di distanza per arrivare a Kolarbyn. Ovviamente si può raggiungere anche in automobile.

Cosa portare con sé? Oltre alla voglia di sperimentare, di mettersi in gioco e di provare a vivere una vera e propria avventura, il sito ufficiale dedicato a questa struttura suggerisce di portare abbigliamento e scarpe adatti a stare nel mezzo della natura, che siano caldi e che possano essere utilizzati anche per la notte. E poi una torcia, binocolo, costumi per il bagno, asciugamani, borraccia e qualche snack. Ovviamente non può mancare una macchina fotografica per imprimere i ricordi di questo viaggio, che è un ottimo modo per staccare e per connettersi con sé stessi e con ciò che abbiamo intorno.

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La Valle del Silencio, il segreto meglio custodito della Spagna

Ci sono dei posti remoti, totalmente fuori dai radar dei turisti, dai profili fiabeschi e che nascondono segreti naturali e gioielli architettonici davvero unici nel loro genere. No, per trovarli non occorre andare dall’altra parte del mondo, perché sono più vicino di quanto si creda. Uno di questi si trova in Spagna, e prende il nome di Valle del Silencio.

Dove si trova la Valle del Silencio

La straordinaria Valle del Silencio (e tra poco scopriremo che non si chiama così a caso) sorge a Sud della regione spagnola soprannominata El Bierzo, un angolo del Paese dove la natura regna indiscussa e che si trova a ovest della Provincia di León, nella comunità autonoma di Castiglia e León.

Sotto lo sguardo dei Monti Aquilianos, per accedervi occorre attraversare una strada pregna di piccoli paesini da sogno e che in sottofondo regala un costante mormorio di ruscelli e sinuose cascate.

Perché si chiama così

Un nome molto particolare, quello della Valle del Silencio, su cui però non c’è un parare universale: nessuno sa con precisione perché si chiami così. Ciò non toglie che ci siano un paio di storie curiose che provano a raccontarlo.

La prima narra che non si potrebbe chiamare in altro modo, perché quando i viaggiatori attraversano la tortuosa strada che la collega con il resto del mondo rimangono muti. Non è chiaro però se la mancanza di parole derivi dalle tante curve da superare o a causa degli straordinari, e pressoché infiniti, paesaggi che fanno impallidire.

Secondo un’altra storia, invece, questo curioso nome è dovuto alle rigide regole imposte dalle piccole comunità di monaci che vagavano da queste parti, tra l’VIII e il X secolo, e che qui trovarono il luogo che cercavano, nonché grotte dove rifugiarsi incastonate tra montagne che già i Celti consideravano sacre.

Cosa visitare

La prima tappa da fare nelle vicinanze della Valle del Silencio è Ponferrada, capoluogo di El Bierzo e anche una delle soste principali del famosissimo (e bellissimo) Cammino di Santiago. Una località dai profili magici: si sviluppa ai piedi di un imponente castello fondato dai templari.

Chiamato il Castillo del Temple, è stato costruito nell’XI secolo e poi modificato, ampliato, riformato e restaurato. Molto interessante è anche la Torre dell’orologio che un tempo era un’antica porta della città. C’è poi il Real Carcel (Carcere reale), un edificio a due piani che ospita oggi il Museo del Bierzo.

Un’altra attrazione da non perdere è la Basilica della Madonna della Quercia dove è custodita La Morenita, una delle antiche Madonne nere della Spagna.

Da qui inizia il vero e proprio percorso che porta ad immergersi nella Valle del Silencio. Bisogna andare in direzione San Clemente de Valdueza, Montes de Valdueza e Peñalba de Santiago lungo una strada impreziosita da una fitta e fresca foresta che permette di lasciarsi alle spalle la frenesia del mondo: non sorprende, quindi, che fosse meta degli eremiti.

Con una piccola deviazione si raggiunge Montes de Valdueza, un paese dall’atmosfera rustica e autentica che si trova in una posizione particolarmente isolata, al centro dei Monti Aquilianos, tanto che i monaci anacoreti qui costruirono monasteri ed eremi, come il monastero di San Pedro de Montes, attorno al quale nacque l’attuale borgo.

Subito dopo occorre andare in direzione Peñalba de Santiago che colpisce per essere un borgo incontaminato. Da queste parti sorge la Chiesa del X secolo che è stata descritta da Sandoval come “la cosa più curiosa e degna di nota che la Spagna abbia tra le antichità”.

Dai vicoli labirintici, è un posto che è rimasto ancorato nel tempo, come del resto la Valle del Silencio che è uno di quei luoghi meno conosciuti ma più sorprendenti della Spagna.

Infine San Clemente de Valdueza, pieno di edifici dalla tipica architettura berciana. Da qui inizia anche il percorso che porta al belvedere e all’altalena Valdecarrizo dove si può godere di straordinarie viste panoramiche e scattare alcune foto da una delle altalene più suggestive del Bierzo.

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Il treno Roma-Cortina viaggerà anche in estate

I viaggi notturni sono il futuro del turismo su binari: l’esperimento, ad onor del vero iniziato da poco, del treno Espresso Cadore che collega Roma e Cortina d’Ampezzo si è rivelato un vero successo e proseguirà anche nei prossimi mesi, per consolidare quello che è un nuovo segmento del settore ferroviario. Anzi, l’obiettivo è quello di espandere ulteriormente la rete, raggiungendo nuove località in Italia. Scopriamo qualcosa in più.

Il treno notturno Roma-Cortina

Verso la fine del 2023, l’Espresso Cadore ha debuttato sulla rotta Roma-Cortina: si tratta di uno dei primissimi esperimenti rientranti nel progetto FS Treni Turistici Italiani, che mira ad incentivare il viaggio su rotaia nel nostro Paese. È infatti ormai chiaro che sempre più persone scelgono il treno come mezzo di trasporto per le loro vacanze, per i più svariati motivi: è più sostenibile dell’auto (per le brevi percorrenze) e dell’aereo (per le medie percorrenze), rientra appieno nell’idea di turismo slow che è uno dei nuovi trend di viaggio ed è esso stesso parte dell’esperienza – basti pensare alla bellezza dei panorami da ammirare dal finestrino.

Ma torniamo dunque all’Espresso Cadore: il treno notturno collega la capitale alla perla delle Dolomiti, la città di Cortina d’Ampezzo. Il viaggio inizia presso la stazione di Roma Termini e ha come tappe Orte, Orvieto, Treviso, Ponte nelle Alpi e Longarone-Zoldo. L’ultima fermata è a Calalzo (Belluno), da cui è previsto un servizio di autobus per raggiungere il centro di Cortina in appena 50 minuti. Si tratta di un itinerario lanciato da poco, ma già di grande successo: permette infatti di essere sulle Dolomiti in poche ore, l’ideale per chi ama la settimana bianca. Inoltre, viaggiando in notturna non si perde neanche un minuto di divertimento.

Attualmente, l’Espresso Cadore viaggia il venerdì/sabato notte da Roma a Cortina, mentre il rientro è previsto nella notte tra domenica e lunedì. La bella novità è che l’esperimento invernale, avendo riscosso il favore dei passeggeri, si protrarrà anche in estate. Dunque sarà possibile partire dalla capitale la sera ed essere, la mattina dopo (ben riposati grazie alle cuccette disponibili a bordo), immersi nel paesaggio incantevole delle Dolomiti, per fare un po’ di trekking o semplicemente per fuggire alla calura estiva della città. I dettagli non sono stati ancora resi noti, quindi dovremo attendere un po’ per scoprire quando il treno viaggerà nel periodo caldo.

I treni notturni per la Sicilia

Ma il prolungamento del servizio dell’Espresso Cadore è solo una delle novità di questo 2024. I treni notturni si stanno infatti rivelando una strategia vincente, tanto da aver registrato un aumento del 25% in termini di passeggeri. L’obiettivo è quindi puntare ancora su questo tipo di viaggi, per andare incontro alle esigenze dei turisti che non vogliono perdere tempo prezioso delle loro vacanze. L’intenzione primaria è, ovviamente, quella di mantenere la tratta Roma-Cortina il più a lungo possibile, nel caso in cui dovesse funzionare anche in estate.

E poi si parla già di introdurre nuove rotte, da operare sempre a bordo di treni notturni. In particolare, secondo quanto affermato da Luigi Corradi, amministratore delegato di Trenitalia, l’azienda starebbe rinnovando 70 carrozze notte (grazie ai fondi del Pnrr) con l’obiettivo di aprire itinerari che conducano in Sicilia. L’isola, una delle mete turistiche estive più apprezzate tra gli italiani – e non solo – ha bisogno di nuovi collegamenti e questa potrebbe essere l’opportunità tanto attesa.

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Viaggio a Tarifa: la meta europea dove l’inverno non esiste

Laddove il Mediterraneo si unisce all’Oceano Atlantico, sorge una delle località più affascinanti dell’Andalusia, la “città del vento” a soli 14 chilometri da Tangeri, il “punto più a sud” d’Europa dove l’estate è regina.

Si tratta di Tarifa, l’emozionante città a cavallo tra il continente europeo e quello africano da vedere almeno una volta nella vita. I motivi? 10 chilometri di candide spiagge, le condizioni ottimali per il windsurf e il kitesurf, un ricco centro storico, ottimi tapas bar e ristoranti, moderni mulini a vento e tanto, tanto sole.

Il cuore storico di Tarifa: le tappe da non perdere

Iniziamo il viaggio alla scoperta di Tarifa con una passeggiata nel suo cuore storico, la “città vecchia” cui si accede attraversando Puerta Jerez, l’unica porta superstite in Avenida Andalucia: qui, tra le tipiche case bianche andaluse, i patios fioriti e i balconi in ferro, lo sguardo si posa dapprima sulla Iglesia de San Mateo, piccola chiesa in stile gotico del XV secolo, la tranquilla Plaza de Santa Maria su cui svettano il Palazzo del Comune in stile andaluso, l’omonima chiesa che è la più antica della città e la fontana a forma di stella a otto punte, e poi sull’attrazione principale, il magnifico Castillo de Guzman, voluto nel 960 dal califfo di Cordoba Abd ar-Rahman III.

Visitabile tutti i giorni, dona una vista impagabile sul mare e sulla vicina costa dell’Africa dalla parte superiore delle mura.

Va poi sottolineato che il centro cittadino è unito all’Isla de las Palomas da una passerella che consente di camminare esattamente nel punto di congiunzione tra il Mar Mediterraneo e l’Oceano Atlantico, un’esperienza davvero emozionante: qui due installazioni circolari segnalano la divisione e contribuiscono a rendere il tratto ancora più suggestivo, al pari del Castello di Santa Catalina, edificato nel 1929.

Il fascino dei dintorni

Anche i dintorni di Tarifa non deludono: a otto chilometri, ad esempio, fa bella mostra di sé il Mirador de Estrecho, il miglior punto di osservazione dove, durante le giornate più limpide, sembra quasi di “toccare l’Africa”.

E poi che dire del sito archeologico di Baelo Claudia, a 22 chilometri a nord-ovest, raggiungibile in auto in una ventina di minuti? Vista mare, conserva i resti di un’antica città romana risalente con ogni probabilità al II secolo a.C., dove sono tuttora ben riconoscibili il teatro, il foro, i templi, il mercato e la basilica.
Inoltre, rimane l’edificio dove veniva prodotto il Garum, salsa di pesce impiegata dai Romani per condire le pietanze, ed è presente un museo presso cui ottenere esaustive informazioni sugli scavi.

Le spiagge, paradiso di Tarifa

Un racconto di Tarifa non potrebbe mai essere completo senza soffermarsi sulle bianche spiagge di sabbia finissima, paradiso di vacanze balneari in un’estate che non conosce fine.

Le più frequentate poiché proprio in città sono Playa Chica e Playa de los Lances: la prima è una raccolta spiaggia di 400 metri a due passi da Isla de Palomas, la più attrezzata di tutte, mentre la seconda, raggiungibile a piedi dal centro, è la più grande della zona.

Ma non sono certo le uniche.

Allontanandosi un po’, si apre Playa Rio Jara dove, durante l’alta marea, si crea una pozza d’acqua di 50 centimetri perfetta per i più piccoli, mentre a 5 chilometri ecco Playa dos Mares, dove praticare gli sport acquatici tutto l’anno.

Ancora, a 6 chilometri dona momenti indimenticabili Playa Arte Vida, ideale per il kitesurf, il surf e il windsurf e non da meno è Playa de Valdevaqueros, plasmata da vari chilometri di dune sabbiose.

Infine, la spiaggia più bella dell’Andalusia: è Playa Bolonia, 4 chilometri di spiaggia dorata e incontaminata vegliata dalle rovine romane del sito archeologico di Baelo Claudia, un eden terrestre su cui spicca, a nord, la duna di sabbia più grande d’Europa.

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Scorci, colori ed emozioni: l’antico borgo di Fara in Sabina

A 40 minuti da Roma, si apre la suggestione del borgo medievale di Fara in Sabina, arroccato su Colle Buzio tra i Monti Sabini e la Valle del Tevere, in provincia di Rieti: siamo di fronte a uno scrigno di bellezze naturalistiche e culturali, di bucolici panorami e di natura selvaggia.

Una meta “tra passato e presente”, che vanta un centro storico gioiello e il fascino di un dolce paesaggio collinare, punteggiato da verdeggianti colline, uliveti secolari, torri, rocche e abbazie, ideale per gli amanti delle escursioni a piedi e in mountain bike.

Fara in Sabina, natura e tradizioni alle porte della Capitale

Una passeggiata tra le stradine e i vicoli del cuore medievale di Fara in Sabina regala l’emozione di un “viaggio indietro nel tempo”, in un territorio già abitato in epoca preistorica, come testimoniano alcuni reperti archeologici ritrovati in zona: le sale del quattrocentesco Palazzo Brancaleoni, che si staglia in Piazza del Duomo ed è l’attuale sede del Museo Civico Archeologico, sono custodi di reperti degli insediamenti sabini dalla Preistoria al periodo romano.

Passo dopo passo, lo sguardo si posa meravigliato su scorci e angoli caratteristici fino a incontrare tesori architettonici quali i sontuosi palazzi nobiliari (Palazzo Orsini e Palazzo Manfredi del XV secolo, e Palazzo Martini), il Duomo o Collegiata di Sant’Antonio, risalente al XVI secolo, con la particolarità della chiesa sotterranea e pregevoli opere da ammirare, affiancato dalla Torre Campanaria a pianta quadrata, la cisterna a edicola voluta dai Farnese nel 1588 e la seicentesca Chiesa di San Giacomo, edificata in stile barocco.

Ma non è certo tutto.

Infatti, fiore all’occhiello di Fara è anche il Monastero delle Clarisse Eremite, tuttora monastero di clausura, edificato nel XVII sulle rovine dell’antico castello: visitabile con una guida, consente di immergersi in un’atmosfera affascinante e scoprire il coro seicentesco, la cucina del Quattrocento, il refettorio, e la stanza in cui riposano le salme di 17 monache.
Di notevole interesse è il Museo del Silenzio, inaugurato nel 2004, che invita a riflettere sulla tematica del silenzio e la vita delle suore di clausura del Seicento.

Tutto il fascino dell’Abbazia di Farfa

abbazia

Fonte: Ufficio Stampa

Abbazia di Farfa, Rieti – Ufficio Stampa

A pochi chilometri dal centro, inoltre, emoziona l’Abbazia Benedettina di Santa Maria di Farfa, monumento nazionale dal 1928, uno dei luoghi centrali per la storia del monachesimo in Italia e in Europa.

Si tratta di uno splendido complesso medievale che pullula di storia e spiritualità, immerso nelle colline della Sabina, nel raccolto borgo di Farfa, e conserva pregevoli opere d’arte nonché una delle biblioteche più rinomate d’Italia con una vasta collezione di libri e antichi manoscritti.

Interamente restaurata, oggi l’Abbazia si pone come una delle destinazioni di spicco della Sabina e dona il meglio di sé nella magnifica Chiesa di Santa Maria, contraddistinta dalla facciata in stile romanico e dall’austero campanile, e da un interno a tre navate suddiviso da colonne romane di ordine ionico e adornato da capolavori quali gli affreschi di Orazio Gentileschi, il raffinato coro ligneo del Seicento, la duecentesca icona “miracolosa” della Madonna di Farfa e il “Giudizio Finale” di scuola fiamminga del Cinquecento.

Da non perdere poi i due chiostri, il “Chiostro Grande” di epoca rinascimentale e il “Chiostro Longobardo” in stile romanico.

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In Spagna c’è un villaggio perduto che a volte riemerge

Un campanile che sbuca dalle acque, immerso in un lago e nel bel mezzo della natura. No, non ci troviamo in un sogno, ma in un posto reale, che esiste e che sembra essere il frutto dell’immaginazione di una mente fantastica. Siamo in Spagna, in Catalogna. Qui si trova Sant Romà de Sau, un villaggio sommerso con la sua bellissima chiesa di epoca romanica. Un luogo affascinante, da visitare per vedere con i propri occhi come la natura insieme alla mente umana possano creare location incredibili.

Infatti, il villaggio con la sua chiesa (che è anche la più antica al mondo a trovarsi sott’acqua) sono stati sommersi in maniera volontaria: dove si trovano e qual è la loro storia.

Sant Romà de Sau, il villaggio e la chiesa sommersi

La storia, la natura, ma anche la mente dell’uomo: sono tre delle tante ragioni per cui vale la pena visitare la chiesa e il villaggio di Sant Romà de Sau in Spagna. Un luogo incredibile che ha anche ottenuto dei record importanti pare infatti che sia questa la chiesa sommersa più antica al mondo, oltre a essere anche quella che si trova alla profondità maggiore, ovvero 23 metri.

Ci troviamo in Catalogna a circa un’ora e mezza da Barcellona, per cui questo luogo è perfetto se si programma una vacanza in zona. E vale davvero la pena visitarlo, perché questo scenario fantastico resterà tra i ricordi indelebili della vacanza. Scatti da cartolina, ma anche la scoperta della storia: da quella più antica fino a quella recente, con la “nascita” del villaggio sommerso.

La chiesa può essere datata intorno alla seconda metà dell’anno Mille ed è sommersa dal 1962, quando è stato terminato il bacino idrico, la cui realizzazione ha preso il via intorno al 1949. Il bacino si estende su una lunghezza di circa 17 chilometri ed è largo 3. Dalle sue acque – quando il livello non è troppo alto – spunta il campanile della chiesa a imperitura memoria della storia, antichissima, legata a questo villaggio sommerso. E così questo posto è diventato una grandissima attrazione turistica, come accaduto anche ad altre località dove la mano dell’uomo è riuscita a creare scenari così particolari e suggestivi.

La chiesa è la più antica sommersa: così, a quanto pare, è stato certificato. Anche se esiste, in Turchia, un tempio ancora più antico ma che si trova a una profondità minore e i cui resti sono solamente le fondamenta, come riporta un articolo di Naciò.

La storia del villaggio sommerso

Un luogo antichissimo la cui storia risale a prima dell’anno Mille. Oggi il villaggio è sommerso ma – per lungo tempo – è stato un centro abitato. È nel 1962 che la diga sul fiume Ter ha fatto sparire tutto, sommergendolo con l’acqua e lasciando a ricordo dei tempi passati solamente la vista, in base alla portata dell’acqua, la punta del campanile dell’edificio religioso.

Ma cosa è accaduto alle persone che vivevano in questo luogo? Tra il 1951 e il 1962 gli abitanti sono stati espropriati e alcuni di loro si sono trasferiti nel nuovo villaggio di Sant Romà de Sau che si trova su una collina da cui si vede il bacino. Di recente, in un periodo di siccità, è riemerso qualcosa di più mostrando il passato che è rimasto celato agli occhi per tantissimi anni.

Il risultato è che oggi il villaggio e la sua chiesa sono un luogo affascinante e in cui riecheggia la storia antica, che vale la pena visitare se si programma una vacanza a Barcellona e nei suoi dintorni.