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La camera da letto con vista sugli elefanti: un sogno

L’Africa, una terra di contrasti sorprendenti e bellezze sconfinate, ha da sempre esercitato un fascino irresistibile su chiunque abbia avuto la fortuna di calpestare le sue terre. Avvolta in un manto di mistero e avventura, è un mosaico di culture e paesaggi che non smettono mai di stupire.

Oggi, ci dirigiamo verso le vastità delle pianure del Lowveld, più precisamente nella Riserva della Sabi Sand. Quest’area è uno dei gioielli più brillanti del continente africano, un luogo dove l’umanità e la natura si incontrano in un equilibrio delicato. Con la sua ricca biodiversità, è un ecosistema complesso e affascinante, un patrimonio inestimabile per l’umanità intera.

Qui, sulle rive del fiume Manyeleti, sorge l’incantevole Simbambili Game Lodge. Questa struttura di alto livello offre un’esperienza unica nel suo genere, consentendo agli ospiti di immergersi totalmente nella straordinaria fauna selvatica africana.
Il lodge è un luogo dove si può godere della tranquillità e della bellezza della natura, avvolti in un ambiente confortevole, pronti a vivere avventure indimenticabili.

Simbambili Game Lodge: un paradiso nella natura selvaggia

Simbabili Game Lodge Africa

Fonte: Getty Images

Simbabili Game Lodge, Riserva Sabi Sand, Africa

Il Simbambili Game Lodge, situato nel cuore del Parco Nazionale Kruger, è un luogo di raffinata eleganza immerso in un paesaggio selvaggio e incontaminato. Le suite si integrano armoniosamente con l’ambiente circostante, regalando una vista panoramica mozzafiato sulle incantevoli pianure africane e sulla ricca fauna selvatica che le popola.

I visitatori avranno l’incredibile opportunità di esplorare la riserva attraverso emozionanti escursioni guidate, nelle quali si può avvistare una vasta gamma di specie animali, compresi i mitici “Big Five” dell’Africa: il leone, il leopardo, il rinoceronte, l’elefante e il maestoso bufalo.

Inoltre, questa meravigliosa riserva vanta la presenza di ben 147 specie diverse, offrendo una biodiversità che poche altre località al mondo possono eguagliare. Tra graziose antilopi e affascinanti gazzelle, uccelli dai colori sgargianti e suggestivi rettili, ogni escursione diventa un’avventura indimenticabile.

Con la sua posizione privilegiata tra le vaste pianure della Riserva, il Simbambili Game Lodge rappresenta un rifugio romantico perfetto per chiunque sia alla ricerca di un’esperienza di safari intima e coinvolgente.

Le meraviglie del Parco Nazionale Kruger

Il Simbambili Game Lodge si trova nella più grande riserva naturale del Sudafrica: il Parco Nazionale Kruger che, con quasi due milioni di ettari, rappresenta l’autentica essenza dell’Africa.

Questo territorio abbraccia anche un’importante eredità storica e archeologica. Infatti, fa parte della “Kruger to Canyons Biosphere“, un’area riconosciuta dall’UNESCO come Riserva Internazionale dell’Uomo e della Biosfera, un titolo che sottolinea l’importanza del rapporto tra l’uomo e la natura e l’urgenza di preservare questi ambienti per il futuro.

Le vaste praterie dipingono un’immagine iconica delle immense distese della savana africana, mentre le rigogliose foreste costituiscono un rifugio ideale per numerosi animali. Inoltre, con centinaia di specie di uccelli registrate, tra cui molte endemiche dell’Africa meridionale, il Parco è una destinazione di primo piano per gli appassionati di birdwatching provenienti da tutto il mondo.

Per gli amanti della fauna selvatica, il Parco Nazionale Kruger non è solo un paradiso. È una terra di avventure, una meta da sogno dove ogni giorno offre nuove scoperte ed emozioni indimenticabili.

Parco Kruger

Fonte: iStock

Parco Kruger, Riserva Sabi Sand, Africa
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L’affascinante borgo della Sardegna dove spicca un elefante di pietra

La Sardegna è senza dubbio una delle mete più rinomate al mondo per quanto riguarda il turismo balneare: le sue spiagge da sogno e le calette nascoste sono letteralmente prese d’assalto dai vacanzieri, durante l’estate. Ma la fascia costiera ha molto da offrire, tra piccoli borghi caratteristici e tanti sapori tipici da gustare. Oggi andiamo alla scoperta di Castelsardo, un pittoresco paesino medievale dove si trova un elefante di pietra, che cela qualcosa di suggestivo.

Castelsardo, un borgo ricco di sorprese

Il piccolo borgo di Castelsardo si trova nel nord della Sardegna, affacciato sul Golfo dell’Asinara, lungo una delle coste più incantevoli di tutta la regione. Appartenente al circuito de I Borghi più belli d’Italia, è un luogo ricco di fascino e di sorprese tutte da scoprire. Il centro storico si dipana ai piedi di una collinetta, sulla quale sorge l’antico Castello dei Doria: risalente all’inizio del XII secolo, è circondato da ciò che resta di imponenti mura che un tempo proteggevano il nucleo originario dell’abitato. Attualmente, il maniero ospita il Museo dell’Intreccio Mediterraneo, dove sono esposte tantissime opere realizzate con le fronde di palme nane.

Passeggiando tra le viuzze del centro, d’altra parte, non è difficile imbattersi in signore che ancora oggi intrecciano a mano cestini e panieri, tenendo in vita un’antichissima tradizione che si è trasformata in una vera e propria arte. Naturalmente, sono molte altre le bellezze da visitare a Castelsardo: è il caso della Concattedrale di Sant’Antonio Abate, che si affaccia direttamente sul mare, regalando una vista mozzafiato. Al suo interno sono custodite preziose opere d’arte, mentre basta solo un’occhiata da lontano per ammirare il suo bellissimo campanile, impreziosito da una cupola in maiolica colorata.

Nei pressi del paese, che vanta origini antichissime, ci sono tante testimonianze archeologiche risalenti al periodo nuragico. Una delle più suggestive è l’antico villaggio situato sulla cima di Monte Ossoni e la sua muraglia megalitica, lunga circa 60 metri e realizzata con grossi blocchi di trachite. Il sito venne abitato per molti secoli, come dimostrano le ceramiche ritrovate tra le sue rovine. Ma c’è un’altra meraviglia che Castelsardo custodisce gelosamente, e che attira ogni anno tantissimi curiosi da ogni angolo del mondo.

L’elefante di pietra (e i suoi segreti)

A poca distanza dal borgo, si trova un elefante di pietra dal caratteristico color ruggine: non è altro che un gigantesco masso trachitico e andesitico, esposto per millenni agli agenti atmosferici che lo hanno eroso donandogli una forma simile a quella di un grosso pachiderma seduto. La pietra, che probabilmente apparteneva al Monte Castellazzu, è alta ben 4 metri e rappresenta una vera attrazione turistica. La sorpresa più grande è ciò che si cela al suo interno: vi sono infatti due domus de janas, ovvero due sepolture risalenti al periodo prenuragico.

La prima, situata in una cavità superiore, è la più antica ed è costituita da tre vani: di questa tomba non resta moltissimo, essendo stata danneggiata dal passare del tempo, e non vi sono stati rinvenuti motivi scultorei. Ben diversa è la seconda sepoltura, più recente e posta in posizione più bassa. È formata da diverse celle che si sono conservate egregiamente, in una delle quali è stato rinvenuto un elemento decorativo chiamato protome bovina: ciò ha permesso agli archeologi di datare la tomba, facendola risalire alla prima metà del III millennio a.C.

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La Fontana dell’elefante: perché il simbolo di Catania

La prima tappa di qualsiasi tour di Catania che si rispetti è senza dubbio piazza Duomo, al cui centro si erge l’inconfondibile Fontana dell’elefante, considerata uno dei simboli della città.

Costruita in un paio d’anni tra il 1735 e il 1737 dall’architetto Giovanni Battista Vaccarini, la statua dell’elefante che si erge sulla fontana è fatta di basalto nero (“u Liotru”, in dialetto catanese) protagonista del monumento. A questa simbolica fontana è legata una leggenda secondo la quale proteggerebbe Catania dalle eruzioni dell’Etna.

Fu costruita in seguito al terribile terremoto che colpì il Val di Noto nel 1693. Sembra una fontana piuttosto semplice, invece è ricca di elementi e soprattutto simbolici.

La leggenda

Il termine catanese “U Liotru” che viene usato per indicare la fontana sarebbe in realtà nato dalla storpiatura del nome Eliodoro, un giovane catanese che, secondo una leggenda, avrebbe tentato – senza successo – di diventare Vescovo di Catania. Quando si mise contro il Vescovo Leone II, questo lo condannò a essere bruciato vivo nel Forum Achelles.

Questo fantomatico personaggio sarebbe legato all’elefante perché una leggenda narrava che fu lui il suo scultore e che addirittura fosse solito cavalcarlo per spostarsi da Catania a Costantinopoli. Sempre secondo la leggenda, il vescovo Leone avrebbe fatto portare la statua fuori dalle mura affinché fosse dimenticata, ma il popolo le avrebbe ugualmente tributato degli onori divini.

Simbologie della Fontana dell’elefante

La base è un piedistallo di marmo bianco al centro di una vasca sempre di marmo nella quale cadono i getti d’acqua della fontana che escono dal basamento, sul quale si trovano due sculture che riproducono i due fiumi di Catania, il Simeto e l’Amenano.

Sopra la base marmorea è stato posizionato l’elefante nero con le zanne bianche fatte di pietra calcarea. L’elefante è rivolto con la proboscide verso la Cattedrale di Sant’Agata. L’elefante indossa una gualdrappa di marmo decorata con gli stemmi di Sant’Agata, patrona di Catania.

Ma perché proprio un elefante a Catania? Le ipotesi che sono state fatte sono diverse. Secondo alcuni studiosi si riferirebbe alla vittoria dei catanesi sui libici. Secondo altri, l’elefante sarebbe quello proveniente da un circo, mentre altri ancora sostengono che sia il ricordo di una religione di cui oggi si sono perse completamente le tracce.

La più accreditata, però, è l’ipotesi fatta dal geografo arabo Idrisi che face un viaggio in Sicilia nel XII secolo. Egli disse che i catanesi consideravano l’elefante una statua magica, in grado di proteggere il centro abitato dalle eruzioni dell’Etna e, sempre secondo lui, la statua sarebbe stata costruita durante la dominazione cartaginese o bizantina.

Ma le simbologie non sono finite: dal dorso dell’elefante si erge una colonna alta 3,66 metri di granito, decorata da figure di stile egizio. Sarebbe stata usata come meridiana per indicare l’ora esatta a tutti i cittadini di Catania.

In cima all’obelisco sono stati montati un globo, circondato da una corona con una foglia di palma (che rappresenta il martirio e un ramo di giglio che invece simboleggia la purezza. Sopra il globo è stata posta una tavoletta di metallo su cui è stata incisa una scritta dedicata a Sant’Agata con l’acronimo “MSSHDEPL” (“Mente sana e sincera, per l’onore di Dio e per la liberazione della sua patria»”, e sopra ancora una croce.

Solo nel XIX secolo venne protetta da un cancello di ferro con un piccolo giardino interno che oggi sono spariti. Quando decisero di spostare la fontana dalla piazza del Duomo a piazza Palestro – a circa un chilometro e mezzo di distanza – ci fu addirittura una sommossa popolare. E la fontata rimase lì dov’era.

Catania, la città dell’elefante

L’elefante è il simbolo di Catania per diversi motivi. Un’antica leggenda narra di un elefante che avrebbe cacciato degli animali feroci durante la fondazione della città. Già sotto la dominazione musulmana (avvenuta nell’827 e che durò fino al 1061 con la conquista dei Normanni), infatti, Catania era conosciuta con il nome di “Balad-el-fil” o “Medinat-el-fil” ovvero “città dell’elefante”.

Divenne il vero simbolo di Catania nel 1239. Prima di allora l’emblema cittadino era l’effigie di San Giorgio, ma i catanesi decisero di cambiarlo in seguito a una serie di rivolte per poter passare da semplice dominio di un Vescovo-conte a città demaniale. Oggi l’elefante è raffigurato nello stemma comunale, in quello dell’università e di tutte gli uffici istituzionali oltre a essere la mascotte di diverse squadre sportive.

La prossima volta che andate a Catania non mancate di fare una visita alla Fontana dell’elefante e di scoprirne tutti suoi incredibili segreti. Stanno realizzando un Lego per poterla costruire a casa. Andrà sicuramente a ruba.

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Dormire in mezzo alla natura tra gli elefanti

Le esperienze di viaggio, quelle uniche, irripetibili e indelebili, passano anche per gli alloggi che scegliamo. E questo è vero soprattutto quando ci affidiamo a strutture ricettive che per posizione, servizi, o arredamento, ci permettono di vivere avventure straordinarie.

Le più belle sono sicuramente quelle che ci invitano a scoprire la natura più autentica e selvaggia, per perderci e immergerci, per ritrovare quel contatto primordiale che si perde del caos e nel disordine dei giorni e per fare incontri ravvicinati con le creature che la popolano.

Case sugli alberi, ecolodge nelle riserve, baite in montagna e glamping nella foresta, queste sono solo alcune delle esperienze più belle che dovremmo fare almeno una volta nella vita. Ma ce n’è una che, più di tutte, è destinata a stupire e a incantare, ed è quella che ci porta direttamente nel cuore del Kenya, per dormire in mezzo agli elefanti.

La riserva nazionale Samburu

Per vivere quella che è con tutta probabilità una delle esperienze più belle di una vita intera dobbiamo recarci in Kenya, a nord del fiume Ewaso Nyiro e nei pressi dei monti Koitogor e Ololokwe. È qui che si trova una riserva naturale di incredibile bellezza, un gioiello da preservare e da scoprire che si snoda su una superficie di 165 chilometri quadrati.

Anche se l’area della riserva nazionale Samburu non è tra le più estese del Paese, qui è possibile trovare diversi habitat dove vivono e sopravvivono numerose specie di flora e fauna. Gli stessi ambienti che la caratterizzano, tra i quali due foreste e tre savane, rappresentano un patrimonio naturalistico di inestimabile valore.

All’interno della riserva vivono diversi esemplari animali come bufali, zebre di Grant, gazzelle, ghepardi, leopardi, antilopi e numerose specie di uccelli. È sempre qui che vivono anche gli elefanti che è possibile incontrare da vicino a ogni ora del giorno e della notte.

Se è un’esperienza a stretto contatto con questi animali che volete vivere, allora non vi resta che prenotare il vostro alloggio all’interno dell’​Elephant Bedroom Camp, un campo tendato che sorge sulle rive del fiume Ewaso Nyiro che offre agli ospiti la possibilità di addormentarsi e di risvegliarsi con gli elefanti.

Dormire tra gli elefanti in Kenya

All’interno della splendida cornice naturalistica della riserva nazionale Samburu ci sono diverse strutture ricettive, ma tutte accomunate da un unico obiettivo, quello di permettere agli ospiti di incontrare e osservare gli animali nel loro habitat naturale per fargli vivere un’esperienza indimenticabile.

Tra le strutture all’interno della riserva troviamo l’​Elephant Bedroom Camp, un campo tendato immerso nella foresta, e ombreggiato dagli alberi che la caratterizzano, dove i viaggiatori possono vivere un’esperienza intima ed esclusiva con la natura.

Gli alloggi sono semplici, ma dotati di ogni comfort, e sono arredati secondo i dettami caratteristici dello stile locale, così da rendere l’esperienza ancora unica. Tutte le tende comprendono un’ampia veranda che affaccia direttamente sulla riserva e che permette di osservare gli elefanti che passeggiano in libertà. Ma aguzzate bene la vista perché è possibile avvistare anche le zebre e le giraffe, così come le scimmie.

Ogni alloggio è dotato di wifi, di bagno privato e di un’ampia camera matrimoniale. Non mancano poi gli ambienti condivisi e una piscina a disposizione degli ospiti.

Ogni giorno, dalla propria abitazione, è possibile partire alla scoperta della meravigliosa riserva con safari organizzati da guide turistiche specializzate, per conoscere gli habitat di Samburu e tutti gli animali che li popolano.