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Antigua e Barbuda, viaggio in paradiso

Era il 1493 quando Cristoforo Colombo, senza neanche metterci piede, battezzò l’isola Antigua, dal nome della chiesa di Santa Maria La Antigua di Siviglia. A distanza di 530 anni, al porto di St John, la Capitale dell’arcipelago di Antigua e Barbuda non ci sono più le caravelle ma grosse navi da crociera da 6mila passeggeri che, in alta stagione, fino a cinque al giorno attraccano e scaricano migliaia di crocieristi sull’isola che vengono per esaudire un sogno: quello di scoprire uno dei luoghi più esotici del mondo.

Luogo che ha affascinato scrittori – primo fra tutti Ernest Hemingway che era solito frequentare Antigua e alloggiare nell’hotel che per anni gli è stato intitolato (ora è chiuso, ma è stato tra sformato in ristorante e gift shop) – e teste coronate. Tra gli aficionados di Barbuda, c’era soprattutto Lady Diana, che amava in particolare una spiaggia di sabbia rosa che si trova sull’isola di Barbuda e che oggi è chiamata appunto Princess Diana Beach. Oggi sono i figli Harry e William a tornare di tanto in tanto sull’isola tanto amata dalla loro mamma.

E quando atterri – o sbarchi, se arrivi in nave – ad Antigua ti sembra di tornare indietro di secoli, quando capitani nella divisa della marina britannica si aggiravano impettiti – e accaldati – per le strade sterrate e la gente del posto era presa in mille faccende. L’isola non è cambiata molto, certo ora che è dedita al turismo ci sono nuovi resort di lusso, boutique e ristoranti gourmet, ma sempre perfettamente integrati nel paesaggio, ed è ciò che rende questo luogo ancora unico.

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Fonte: @Yensa Werth – Antigua and Barbuda Tourism Authority

English Harbour ad Antigua

Le 365 spiagge

Poiché siamo ai Caraibi, le spiagge sono un capitolo importante per chi decide di trascorrere una vacanza ad Antigua e Barbuda. Dicono infatti che l’arcipelago fatto di due isole principali – ce ne sono altre ma piccolissime – conti davvero 365 spiagge, una per ogni giorno dell’anno, ed è vero. E ce ne sarebbero ancor più, perché bisogna sapere che le isole sono bagnate a Nord e a Est dall’Oceano Atlantico e che le spiagge che vi si affacciano non sono così praticabili perché rocciose e ventose.

Ma ce ne sono così tante altre che vi basteranno per una vita. Tra l’altro, sono tutte libere, anche quelle davanti agli hotel, quindi si possono provare davvero tutte. Impossibile nominare tutte le 365. Possiamo solo citare le più famose, come Carlisle Bay, sulla costa meridionale, una deliziosa spiaggia di finissima sabbia chiara, Pigeon Beach, non lontana da English Harbour, dove si concentra gran parte dei siti storici di Antigua, una bella spiaggia di morbida sabbia bagnata da un mare turchese. Dickenson Beach è situata sulla costa Nordoccidentale dell’isola ed è raggiungibile da St. John’s, ha un lungo litorale di soffice sabbia bianca.

Long Bay, sulla costa orientale, è una grande spiaggia di sabbia bianca incastonata in una tranquilla insenatura: è l’unica spiaggia da cui si accede alla barriera corallina a nuoto ed è perfetta per chi ama fare snorkeling. Half Moon Bay è una paradisiaca mezzaluna di sabbia dalle sfumature cangianti dal bianco al rosa, bagnata da un bellissimo mare turchese e cristallino.

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Fonte: @Antigua and Barbuda Tourism Authority

La spiaggia di Half Moon Bay ad Antigua

Cosa fare ad Antigua

Il punto da cui parte la visita alla scoperta di Antigua è Heritage Quay, nella Capitale St John’s, i vecchi docks e magazzini riqualificati e oggi trasformati in duty free shop, dove acquistare gemme, oro e preziosi, ma anche brand di lusso e abbigliamento firmato. Tra le lussuose boutique anche negozi di souvenir e food stall dove provare la cucina locale. Tra i tour consigliati a St John’s per catapultarsi negli usi e costumi di Antigua c’è sicuramente un Food tour: sei stop della durata di tre ore tra i banchi e i localini più tipici dell’isola. Annette ha aperto il primo stall di cibo locale, prima per strada e poi con un piccolo locale. Frutta esotica e verdure dal sapore incredibile vengono trasformate in tempo reale in frullati allo Smoothie Palace, un food truck lungo la strada.

Quando è il periodo, merita l’ananas nera, una variante dolcissima e, naturalmente, il mango. La birra locale si assaggia all’Island Bhive, un locale stile chiringuito frequentatissimo. da provare è anche il wrap di pollo o verdure di Roti King che lo cucina da tre generazioni. E non sono Caraibi se non c’è anche un po’ di rum. Ecco allora che merita una degustazione da Quin Farara’s.

Cosa vedere ad Antigua

Il luogo più storico di Antigua è Nelson’s Dockyard, nell’English Harbour, dichiarato sito Unesco nel 2016. Lord Nelson è stato qui solo tre anni (1784-1787) come comandante in capo di circa 300 soldati. Il porto, che serviva a esportare rum e canna da zucchero e a importare schiavi, insieme alla cittadella dove vivevano i soldati, ora sono stati riqualificati, trasformati in negozi, ristoranti, boutique hotel e si possono visitare. C’è anche un museo.

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Fonte: 123rf

English Harbour, ad Antigua, visto da Shirley Heights

Nelson’s Dockyard fu realizzato in un’insenatura naturale inespugnabile. Ancora oggi è uno dei porti dei Caraibi preferiti dai naviganti proprio perché è molto protetto. Vi si tengono ogni anno eventi, boat show e regate. Uno dei luoghi più incantevoli da dove si gode una delle viste più belle di Antigua è proprio di fronte al porto e si chiama Shirley Heights. Qui, due sere alla settimana organizzano un Reggae Party al tramonto con BBQ a base di street food locale, birra e tanta musica.

Nei pressi di questo sito c’è una copia di Clarence House, una delle residenze reali britanniche, fatta costruire per il Duca di Wessex.

Fare snorkeling e nuotare con le mante

Antigua è perfetta per chi ama fare snorkeling. I suoi fondali sono ricchi di coralli e di grotte marine, frequentate da miriadi di pesci colorati, tartarughe marine e barracuda. Tanti gli spot dove avventurarsi con maschera e pinne. Oltre alla spiaggia di Long Bay che si trova proprio davanti al reef, ci sono altri punti da cui partire in barca per raggiugere la barriera.

A Sud Ovest dell’isola si attraversa la laguna di mangrovie con il kajak di South Coast Horizons per raggiungere una microscopica spiaggia da dove si viene prelevati e condotti in barca al largo nei pressi della barriera corallina di Cades Bay, un parco marino protetto.

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Fonte: @Antigua and Barbuda Tourism Authority

Snorkeling a Cades Reef

Partono escursioni verso la barriera corallina anche dalla spiaggia di Dickenson Bay, a Nord di Antigua, mentre a Nord Ovest, nei pressi di St. John’s, gli appassionati diver amano immergersi tra i relitti di Deep Bay.

Una delle esperienze più affascinanti che si può fare ad Antigua è il bagno in compagnia delle mante. C’è un posto chiamato Stingray City, la città delle mante, a Est dell’isola dove vive un enorme branco di queste magnifiche creature. Una barca porta i turisti al largo dove il mare sembra una piscina naturale e dove da una piattaforma ci si può immergere con le mante, pesci che possono raggiungere fino agli 8 metri di lunghezza per 3 tonnellate di peso, che spuntano da ogni parte. Anche i meno temerari usciranno da questa esperienza felici come non mai.

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Fonte: @Antigua and Barbuda Tourism Authority

Fare il bagno con le mante a Stingray City ad Antigua

Cosa fare a Barbuda

Completamente diversa e molto più piccola rispetto ad Antigua, l’isola di Barbuda, a poco più di un’ora di traghetto di distanza o 15 minuti d’aereo, è incredibilmente selvaggia, anche se non manca qualche chicca.

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Fonte: @Antigua and Barbuda Tourism Authority

La costa di Two Foot Bay a Barbuda

Qui ci sono splendide spiagge incontaminate – come quella preferita da Lady Di che è fatta davvero di microscopiche conchiglie rosa – dove stendere il proprio telo mare e gettarsi nelle acque cristalline e calde del Mar dei Caraibi.

E non è l’unica spiaggia di sabbia rosa perché c’è anche quella di Coral Bay. Ma c’è anche una zona costiera primordiale, quella di Two Foot Bay Park, a Est dell’isola, dove ci sono caverne e fossili che si possono esplorare.

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Fonte: @Antigua and Barbuda Tourism Authority

Il principe Harry in visita al santuario delle fregate a Barbuda

Si capisce che Barbuda è un paradiso perché questo è anche il luogo preferito dalle fregate, splendidi uccelli che si possono vedere a migliaia a Codrington Lagoon. I maschi con la loro sacca gulare rossa che si gonfia fino quasi a esplodere durante il corteggiamento. L’escursione si fa in barca e merita assolutamente.

Secondo i piani di sviluppo turistico anche Barbuda a breve dovrebbe accogliere molti più visitatori grazie all’apertura di un nuovo aeroporto, nuove proprietà e campi da golf. Al momento c’è un solo hotel ed è di proprietà nientemeno che di Robert De Niro.

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Fonte: @Antigua and Barbuda Tourism Authority

La spiaggia rosa di Coral Bay a Barbuda

Quando andare ad Antigua e Barbuda

Si fa prima a dire quando è meglio non andare ad Antigua e Barbuda perché il periodo degli uragani, come in tutti i Caraibi, va da metà agosto a metà ottobre. Non esiste, invece, una vera stagione delle piogge in quanto spirano sempre i venti alisei che fanno sì che, anche durante i mesi più caldi (dicembre-aprile), le temperature oscillino sempre tra i 26 e i 30°C. La sera è facile dover indossare un golfino per via della brezza.

Come arrivare ad Antigua e Barbuda

Non ci sono voli diretti dall’Italia ma è necessario fare uno scalo in una città europea da dove volano compagnie aeree dirette ad Antigua. Da Londra volano Virgin Atlantic (è più comoda per la connessione) e British Airways, mentre da Francoforte vola la Condor Airlines. In alternativa si può volare negli Stati Uniti – dove però è necessario procurarsi l’ESTA anche solo per fare scalo – da dove partono diversi voli diretti ad Antigua.

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In questi Café puoi bere, mangiare e giocare con i gatti

Città che vai, caffè che trovi. Lo sanno bene tutti i viaggiatori del mondo che, proprio nelle caffetterie cittadine, trovano pausa e ristoro durante le loro avventure Non solo ordinando caffè, ma anche deliziando il palato con merende gustose e dolci tipici della tradizione. Del resto, anche il senso del gusto, ha bisogno di essere soddisfatto.

Ecco perché scegliere il giusto locale dove fare un break energizzante o una pausa golosa è molto importante. Non solo per cedere nel migliore dei modi all’unico peccato concesso, quello della gola, ma anche per perdersi e immergersi nelle atmosfere caratteristiche di una determinata destinazione. E questo, i caffè storici e iconici, ce lo confermano da tempo.

Ma c’è un nuovo modo per approfittare di questo momento in maniera inedita e originale. Più di un modo si tratta di una presenza, di compagni di avventura che siedono al nostro tavolo per farci compagnia. Sì perché in questi Cafè del mondo si può bere, mangiare e giocare con i gatti che vivono nei locali. Benvenuti nei Cat Cafè del mondo!

Una pausa caffè per i “Cat Lovers”

Correva l’anno 1988 quando, a Taiwan, apriva il primo Cat Cafè del mondo. Non ci è voluto poi molto affinché, questa adorabile tradizione di mangiare e bere in compagnia dei gatti si diffondesse in tutto il Giappone, fino a diventare un vero e proprio fenomeno culturale. Questo non ci stupisce, considerando che gli animali in questione sono amatissimi dai giapponesi, e venerati alla stregua di un porta fortuna.

Così, nel Paese, si sono diffusi i celebri Neko Caffè, locali all’interno dei quali i clienti possono trascorrere del tempo con i gatti, accarezzarli e coccolarli mentre bevono un caffè e una bevanda calda. Una tradizione, questa del Sol levante, che non ha lasciato indifferenti le altre caffetterie del mondo.

Amsterdam, Rotterdam, Bruxelles, Parigi, New York e anche Roma hanno replicato la proposta, offrendo a tutti i Cat Lovers un posto dove trascorrere del tempo, tra pause, merende e caffè, in piacevole compagnia. Ecco i nostri preferiti.

Cat Cafè a Tokyo

Fonte: 123rf/olli0815

Cat Cafè a Tokyo

Cat Cafè in Europa e nel mondo

Iniziamo il nostro viaggio, tra i Cat Cafè del mondo, a New York. Nella Grande Mela, infatti, il Koneko Cat Cafè si ispira in tutto e per tutto ai celebri Cafè giapponesi. Situato al 26 di Clinton Street, questo locale offre ai viaggiatori e ai cittadini la possibilità di fare pause golose in compagnia di moltissimi felini, alcuni dei quali possono anche essere adottati.

Anche Parigi ha perpetuato la tradizione dei Neko Cafè, aprendo Le Cafè des chats nei pressi della fermata metro Rambuteau. Proprio qui, al 6 di Rue Michel le Comte, è possibile bere un buon caffè in compagnia dei gatti e al contempo approfittare dei benefici di una sana pet therapy. Il locale si occupa inoltre di aiutare anche i gatti abbandonati collaborando con le associazioni del territorio.

A Rotterdam, invece, troviamo il meraviglioso e accogliente Pebbles Kitty Cat Café , un locale dove i clienti possono prendersi una pausa e coccolarsi con i gatti. Al momento sono 7 i felini che vivono nel bar ubicato a pochi minuti dalla metropolitana Oostplein.

Anche l’Italia ha i suoi Cat Cafè. Nella capitale, per esempio, troviamo il Romeow Cat Bistrot in via Francesco Nigri, che offre pause golose a ogni ora del giorno. A Milano, invece, troviamo il primo e unico Cat Café della Lombardia. Si tratta del Crazy Cat Café, un locale che ospita nove gatti, e che ha come obiettivo quello di ricreare l’atmosfera intima e accogliente delle caffetterie giapponesi.

Crazy Cat Café

Fonte: IPA

Crazy Cat Café, Milano
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La storia del Carnevale di Venezia, il più famoso d’Italia

Se esiste un carnevale famoso in tutto il mondo, quello è il Carnevale di Venezia. Un appuntamento che ogni anno richiama nella città lagunare milioni di turisti da ogni parte. Fra maschere, feste, musica, sfilate tra le calli e sui canali, è davvero impossibile non rimanere a bocca aperta davanti a tanto splendore. Da Piazza San Marco – cuore dell’evento – fino all’Arsenale e poi sulle isole della Laguna e sulla terraferma – questa kermesse viene preparata e organizzata con una maestria che non ha eguali.

D’altra parte, la storia del Carnevale di Venezia è antichissima, e per alcuni aspetti origina addirittura dalle feste pagane. Comunque sia, nonostante i mille anni di celebrazioni, le maschere del Carnevale di Venezia continuano a conservare il loro alone di mistero, protetto dall’ombra del campanile di San Marco. E il loro incredibile fascino, sprezzante del tempo che passa, è ancora intatto.

La storia del Carnevale di Venezia, il più famoso d’Italia

Sacro, profano, magia, allegria e ovviamente follia sono gli ingredienti della ricorrenza. Ma qual è la storia del Carnevale di Venezia? Le sue origini affondano, neanche a dirlo, nel mito e soprattutto nella notte dei tempi. In base ad alcuni studi, pare che il debutto della festa sia avvenuto nel 1094. Un antico documento firmato dall’allora doge Vitale Faliero riporta, proprio in quell’anno, la parola “Carnevale”. È la prima volta che viene associata a Venezia. Il primo documento ufficiale relativo alla manifestazione, invece, risale al 1296. Fu allora che il Senato della Serenissima dichiarò il Carnevale di Venezia un giorno festivo prima dell’inizio della Quaresima. Da allora, la tradizione del Carnevale ha preso piede, animando la città per diverse settimane ogni anno. Il periodo d’oro di questa celebrazione profondamente veneziana fu durante il Settecento, quando maschere, costumi e feste raggiunsero la massima magnificenza.

Nel 1797, invece, la kermesse – diventata celebre il tutto mondo conosciuto di allora – perse il suo splendore e la sua grandeur, a causa dell’intervento di Napoleone. L’imperatore del Sacro Romano Impero Francesco II bandì le maschere spegnendo inevitabilmente lo spirito della festa. Questo intervento era mirato a evitare che i cittadini si incontrassero per cospirare contro il governo austriaco, che all’epoca controllava il Lombardo-Veneto. Solo due secoli dopo, nel 1979, il Comune di Venezia “rispolverò” l’evento e lo riportò agli antichi splendori. Fino a oggi, dove rappresenta uno spettacolo grandioso e coinvolgente che richiama un pubblico internazionale e appassionato.

Curiosità e tradizioni del Carnevale di Venezia

Non tutti sanno cosa significa la parola “carnevale”. Origina dal latino, e significa esattamente “eliminare la carne”. Proprio così: la festa in maschera precede infatti la Quaresima, che prevede menù di magro.

Un’altra curiosità che resiste al passare dei secoli è quella del volo dell’Angelo, previsto ogni seconda domenica del periodo della kermesse. È un appuntamento irrinunciabile per ogni veneziano: una ragazza, la più bella del Carnevale dell’anno precedente, si lancia appesa ad una fune dal campanile di San Marco per “planare” fino a Palazzo Ducale. Romantico oggi, ma un tempo erano degli acrobati ad attraversare la piazza camminando su una fune, anche con esiti tragici.

Le tradizioni del Carnevale di Venezia affondano le loro radici in usanze antichissime. Si ispirano soprattutto agli antichi Saturnali, le feste pagane dei Romani che prevedevano, almeno una volta l’anno, di liberare i freni inibitori e di abbattere le barriere fra i vari ceti sociali. Per una notte, si poteva festeggiare tutti insieme, senza distinzioni. Se la teoria è bellissima, la pratica lo era un po’ meno: nei secoli passati, infatti, dietro le maschere si nascondevano anche malfattori e criminali. I problemi legati alla sicurezza e all’ordine pubblico furono tra le ragioni che fecero sì che si spegnesse il fasto del Carnevale dopo i lustri settecenteschi.

Le maschere del Carnevale di Venezia

Il desiderio di trascorrere una notte di follia tutti insieme, uomini e donne, ricchi e poveri, spiega anche la ragione d’essere delle maschere. Queste maschere servivano a nascondere la propria identità, così da consentire di socializzare con persone di ogni estrazione sociale. Certo, la letteratura – a partire dal personaggio di Casanova – è ricca di aneddoti che raccontano che durante i giorni (e le notti) del Carnevale di Venezia siano stati tessuti intrighi, strette alleanze, consumati amori clandestini.

Per queste ragioni, il Carnevale di Venezia divenne un polo di attrazione per tutti i nobili europei del Settecento. Gli aristocratici più libertini si ritrovavano a San Marco per partecipare a sontuosi banchetti e feste scatenate. Che sia solo leggenda? Non importa. Anche il mito fa parte della magia e del fascino della festa.

Le più famose maschere del Carnevale di Venezia

Tutti abbiamo visto fotografie o immagini di film che fissano la più classica delle maschere veneziane: quella del bauta. Bianca, con il mento appuntito e sollevato che permette di mangiare e bere senza toglierla, così da non venire riconosciuti. Nella tradizione, il travestimento andava completato con il tabarro, un ampio mantello nero, e il tricorno, il copricapo a tre punte. Più particolare è invece la gnaga, che ricorda nella forma il muso di una gatta. Quest’ultima maschera era ampiamente utilizzata anche dagli uomini, che alteravano la loro voce per rendersi davvero irriconoscibili.

Le signore, infine, amavano indossare la moretta: una mascherina in prezioso velluto che si manteneva salda sul viso tenendola con un perno in bocca. Elegantissima sì, ma scomoda perché rendeva impossibile parlare. Il commediografo Carlo Goldoni, che nel Settecento ottenne grande fama con le sue opere ambientate a Venezia, contribuì alla diffusione di altre maschere tradizionali. Maschere che rappresentano gli stereotipi della società veneziana. Come il colorato Arlecchino, il servo imbroglione; Pantalone, il ricco avaro; o Colombina, la bella servetta.

Come si realizzano le maschere del Carnevale di Venezia

A Venezia esiste una lunghissima tradizione nella creazione di maschere di Carnevale. Si tratta di vere e proprie opere d’arte, alcune realizzate in esemplare unico. Questo antico mestiere prevede di usare semplicemente della cartapesta, strato dopo strato, da modellare su appositi stampi o sul soggetto che la indosserà. Le operazioni sono rigorosamente effettuate a mano.

Se si programma un viaggio a Venezia, perché non provare a crearne una? Si può infatti partecipare a un corso, con la guida di un istruttore esperto. Si potrà così imparare a decorare una maschera, apprendendo le antiche tecniche dei maestri veneziani e ascoltando aneddoti sul Carnevale. Alla fine dell’esperienza, la maschera rimarrà un bellissimo ricordo del soggiorno nella Serenissima!

Vivere il Carnevale di Venezia

Partecipare a una delle edizioni del Carnevale di Venezia è un’esperienza indimenticabile. Ci sono balli in residenze private e cene di gala che vanno prenotati con largo anticipo, così come gli spettacoli allestiti all’Arsenale. Anche per assistere alle sfilate e alle parate serve armarsi di pazienza e sapere che la folla, giustamente, è tanta. Per non perdere l’atmosfera del Carnevale, e invece carpirne l’essenza, è consigliabile partecipare a esperienze personalizzate e su misura. Ad esempio, per sentirsi un vero veneziano, si può prendere parte a una divertentissima caccia al tesoro in maschera per scoprire i segreti nascosti della città.

Utilizzando l’app sul proprio smartphone e seguendo una mappa dettagliata attraverso il labirinto degli stretti vicoli veneziani, si correrà da Piazzale Roma, attraversando il celebre Ponte di Rialto per raggiungere Piazza San Marco, il cuore del Carnevale di Venezia. Dopo aver seguito tutte le istruzioni del gioco, superando il famoso Ponte dei Sospiri si giunge alle prigioni di Palazzo Ducale, dove fu rinchiuso Casanova.

Chi invece preferisce meno adrenalina, può replicare lo stesso itinerario con un simpatico gioco da scaricare sul proprio smartphone come app. Si scopriranno, facilmente guidati dall’applicazione, tutti i luoghi simbolo del Carnevale di Venezia, compresa le botteghe storiche, e si imparerà a realizzare la propria maschera souvenir seguendo le antiche tradizioni.

Carnevale di Venezia, edizione 2023

Quest’anno il Carnevale di Venezia si terrà dal 4 al 21 febbraio, come riporta il programma ufficiale. Sarà una festa diffusa in campi, piazze, calli e strade della città con l’Arsenale ancora protagonista di un grande scenografico spettacolo sull’acqua e il ritorno delle parate dei carri mascherati in terraferma e nelle isole. Il titolo dell’edizione 2023, ispirato ai quattro simboli – terra, acqua, fuoco e aria – è  “Take your Time for the Original Signs”.

Come si legge sul programma ufficiale del 2023, “Per circa venti giorni, Venezia si fa teatro a cielo aperto e scenario diffuso e ideale dove ogni linguaggio e forma artistica sono ammessi. Un’edizione che vede ancora una volta la firma del Direttore Artistico e scenografo del Teatro La Fenice Massimo Checchetto. Stravolgimento irriverente e giocoso delle convenzioni: il tema dell’edizione 2023 si ispira ai segni delle costellazioni e a quei simboli originali che contraddistinguono il Carnevale veneziano e in questa atmosfera festosa e ancestrale parte l’invito a partecipare tutti insieme al grande e fantastico ‘Zodiaco’ di originalità ed estro del Carnevale più famoso al mondo, ricercando il proprio segno originale in totale libertà di espressione creativa, come manifestazione di identità e affermazione di sé”.

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Benvenuti a Kastoria, la meta emergente della Grecia

È un volto inedito della Grecia, quella meta “che non ti aspetti”, dall’atmosfera balcanica, perfetta da scoprire in tutte le stagioni, anche in inverno: benvenuti a Kastoria, che si specchia nelle acque del lago Orestiada nella Macedonia Occidentale, a 190 chilometri da Salonicco.

Kastoria, magia e fascino

Unita alla terraferma da un piccolo istmo, Kastoria appare immersa in uno scenario idilliaco, tra il lago e l’abbraccio della vegetazione, ammantata di fascino e magia in un clima da sempre salubre.

Lo storico quartiere di Doltso è il punto da cui partire per conoscerla meglio: caratteristico e romantico, ospita le antiche e tipiche abitazioni del XVIII e XIX secolo, i colorati “Arhonitka“, sia ristrutturate sia dal piacevole aspetto decadente.
Al loro interno, trovano posto musei, bar e taverne, dalle eleganti finiture in legno.

Passeggiando lungo le stradine della città vecchia, è facile imbattersi in esaurienti pannelli che raccontano la storia delle famiglie che vi abitarono, tra cui Skoutaris e Picheon.

Sono poi visibili ancora i resti della cinta muraria ma fiore all’occhiello di Kastoria sono le numerose chiese bizantine e paleocristiane, perle di rara bellezza.

Da citare, l’imponente chiesa bizantina Agioi Anargyroi, tra Anargyron e Gousi, e le chiese di Agios Ioannis Prodramos e Agios Loukas, sulle rive del lago.

Ma non è tutto. Da segnare in lista per una visita sono il Museo delle Tradizioni di Kastoria, collocato nelle stanze dell’antica residenza Nerantzis Aivazis, e il Museo Bizantino, dove ammirare una serie di pregevoli icone.

Cosa fare a Kastoria, tra attività all’aperto e festival da non perdere

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Fonte: iStock

Lungolago di Kastoria

Oltre alle attrazioni del centro storico, vanto di Kastoria sono il suo lago e le alture che la avvolgono come in un abbraccio e la rendono ideale per praticare attività all’aria aperta quali escursionismo, trekking e gite in mountain bike: sono nove, infatti, i chilometri di piste e sentieri che costeggiano il lago e non mancano centri per il noleggio di biciclette e mountain bike.

Elegante e tranquilla, Kastoria accoglie nella sua dimensione rilassata e invita a prenderne parte, facendo una sosta in uno dei raccolti bar del lungolago o camminando senza fretta tra i vicoletti tortuosi e ripidi.

Due volte all’anno, invece, la città si anima con eventi di grande rilevanza: il Ragkountsaria Festival, a gennaio, coinvolgente festa che allieta con balli della tradizione e taverne aperte, e il Nestorio River Festival, tra la fine di luglio e l’inizio di agosto, cinque giorni di eventi e festeggiamenti con la partecipazione di musicisti e DJ greci e internazionali.

Come arrivare in città

Il modo più comodo per raggiungere Kastoria è servirsi degli autobus extraurbani con partenza da Salonicco (due ore e mezza di viaggio, sei corse giornaliere), Ioannina (tre ore e mezza, quattro corse al giorno),  e Atene (nove ore di viaggio, due corse giornaliere).

La stazione degli autobus si trova su lungolago meridionale, dinanzi al Parco della Fiamma Olimpica, dove è situato anche un chiosco per le informazioni turistiche.

Oltre agli autobus, è possibile servirsi di auto a noleggio oppure dei taxi. Inoltre, durante il Nestorio River Festival, sono a disposizione autobus speciali che consentono di spostarsi comodamente tra le varie zone dell’evento.

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5 continenti, 37 paesi e 85 città: il viaggio della vita si fa sulla nave

Nel 1872 Jules Verne immaginò un giro del mondo lungo ben 80 giorni in quello che è uno dei romanzi più famosi dello scrittore francese. Oggi si può provare la stessa ebbrezza, approfittando di un itinerario dalla durata più ampia ma con al tempo stesso la possibilità di solcare i mari più belli del mondo. È una crociera che può essere definita, senza paura di esagerare, “il viaggio della vita”. In questi giorni la compagnia svizzera di navigazione Viking Cruises ha annunciato i suoi programmi per il 2024 e il 2025 e di questi fa parte la nuovissima “Viking World Voyage I”. Si tratta di un viaggio in partenza il 19 dicembre del 2024 dalla Florida, per la precisione dal porto di Fort Lauderdale.

I paesi che si potranno visitare durante la crociera

La crociera più lunga del mondo andrà a toccare 85 scali, 37 paesi diversi e tutti e cinque i continenti. La durata? La nave Viking Sky impiegherà 180 giorni, dunque sei mesi esatti, un’esperienza unica e senza dubbio destinata a rimanere a lungo (se non per sempre) nel cuore del viaggiatore. L’idea è venuta in mente dopo che la compagnia elvetica si è resa conto di una richiesta crescente di crociere “prolungate” da parte dei clienti.

Nel caso in cui non sia possibile approfittare di tutti i giorni di questo itinerario, si potrà prendere parte a quella che è la versione ridotta della crociera (163 giorni). In questo caso la partenza avverrà da Los Angeles il 5 gennaio del 2025, con 29 paesi visitati prima del ritorno a New York. I passeggeri approderanno alle Hawaii, in Polinesia, Nuova Zelanda e Australia, scoprendo poi il continente asiatico, quello europeo e anche il Medio Oriente. C’è stata poi già una versione ancora più breve. La Viking Cruises ha infatti pensato a una crociera di 121 giorni che è partita lo scorso 9 gennaio e che nel giro di quattro mesi appunto arriverà in 23 nazioni prima dello sbarco finale a Londra.

Una nave Viking Cruises in viaggio

Fonte: iStock/Reimphoto

Una delle tappe delle crociere Viking Cruises

Sensazioni ed emozioni irripetibili

Ogni ospite troverà a bordo della nave un lusso informale, con cabine delle dimensioni minime di 25 metri quadrati. Le suite, invece, supereranno i 100 mq per chi ha bisogno di più spazio di questo lungo viaggio intorno al mondo. Inoltre, tutti i passeggeri potranno beneficiare di un pacchetto di 2mila dollari in crediti da usare per le escursioni a terra, per pernottare in hotel a cinque stelle oppure per cenare in raffinati ristoranti. È un modo unico per permettere a chiunque di conoscere meglio ogni tappa della crociera e arricchirsi culturalmente.

Al termine di ogni itinerario c’è la consapevolezza di tante sensazioni ed emozioni diverse da custodire gelosamente una volta tornati a casa. Mancano ancora diversi mesi alla partenza, ma l’opportunità è già stata colta al volo da tante persone che non vedevano l’ora di vivere un’esperienza più unica che rara. Come amava ripetere Lev Tolstoy, quando inizia un lungo viaggio l’immaginazione rimane inizialmente ferma al punto di partenza per poi lasciarsi andare giorno dopo giorno: è proprio l’esperienza che si aspettano i protagonisti del viaggio della vita organizzato da Viking.

La nave Viking Cruises in porto

Fonte: iStock/Reimphoto

Una delle navi da crociera Viking Cruises in porto
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Asia Destinazioni Emirati Arabi Viaggi

Il nuovo Emirato da scoprire con tutta la famiglia

C’è un Emirato ancora tutto da scoprire. I turisti ne conoscono solo l’aeroporto, quello di Sharjah, a mezz’ora da Dubai e altrettanto dall’altro piccolo Emirato di Ras Al Khaimah, dove atteranno le compagnie aeree low cost. Spesso viene considerato solo uno scalo tecnico, ma non è così.

L’Emirato di Sharjah è il terzo più grande dei sette Emirati Arabi Uniti dopo quelli di Dubai e Abu Dhabi. Molto meno costoso, è erroneamente considerato solo il loro “dormitorio”.

Eppure, Sharjah merita assolutamente un viaggio, per le attrazioni che offre e per la vicinanza agli altri Emirati raggiungibili velocemente.

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Fonte: 123rf

Un tipico edificio storico emiratino a Sharjah

Sharjah, capitale culturale degli Emirati

Si trova lungo la costa del Golfo Persico e la città principale, Sharjah City, prende il nome dallo stesso Emirato. Non sono molti a sapere che è considerato la capitale culturale degli Emirati in quanto ospita diversi musei ed edifici storici che raccontano la storia del Paese.

C’è il museo archeologico, quello della scienza, della storia naturale, di arte e di cultura islamica, che custodisce più di 5mila manufatti, e il Sharjah Maritime Museum dove sono esposte le antiche imbarcazioni in legno.

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Fonte: 123rf

I Museo della civiltà islamica a Sharjah

Le famiglie che viaggiano con bambini avranno molto da fare per farli divertire. Come, per esempio, portarli al Discovery Centre, un luogo dove fare tante attività anche interattive o all’acquario che ospita venti vasche con 250 specie fra cui gli squali oppure all’Arabian Wildlife Center dove vivono specie animali, tra cui quelle che si incontrano nel deserto.

La parte più antica la si può trovare nel Forte Mattah, costruito per ospitare i viaggiatori verso l’Impero britannico d’Oriente, e nel forte Al Hisn, l’originale fortezza a guardia di Sharjah demolita negli Anni ’70 e ricostruita negli Anni ’90. Ma l’edificio più conosciuto di Sharjah è la sua moschea, Al Noor Mosque, che con il suo candore spicca con un faro nella notte. È famosa per il suo stile architettonico ricercato che, soprattutto all’ora del tramonto, si illumina ed è visibile da tutta la città.

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Fonte: 123rf

La moschea Al Noor di Sharjah illuminata di notte

Tradizione e modernità

Lo skyline della città è caratterizzato da grattacieli moderni e avveniristici. Certo, non tanti quanti ce ne sono a Dubai, ma esiste comunque una downtown di tutto rispetto. Dopo il boom edilizio di Dubai degli anni 2000, anche a Sharjah sono sorti grattacieli ed edifici moderni in zone come Al Khan e Khaled. Da non perdere è l’immenso palazzo che ospita il parlamento.

Qui però gli ampi spazi non mancano. La piazza principale della città, Rolla Square, è di fatto un grande parco verde dove gli abitanti dell’Emirato, gli expat che ci vivono e ora anche i turisti amano passeggiare e trascorrere il loro tempo libero. Ma di parchi urbani ne stanno spuntando a vista d’occhio. Gli altri molto frequentati sono i parchi pubblici di Al Montazah e Al Buheirah.

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Fonte: 123rf

Un edificio storico di Al Khan a Sharjah

Skyline, waterfront e spiagge

Non mancano neppure le spiagge: la costa offre ben 16 chilometri di litorale dove andare a prendere il sole e rilassarsi. La sera, l’Al Majaz Waterfront, dove solitamente si viene a fare jogging (quando le temperature lo permettono), attira molta gente per via dei suoi numerosi locali e per lo show della Sharjah Fountain, una fontana danzante i cui spruzzi d’acqua arrivano fino a cento metri d’altezza.

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Un suq coperto a Sharjah

Chi pensa che Dubai sia la regina dello shopping si sbaglia di grosso. A Sharjah ci sono due suq tradizionali coperti, Al Markazi o Blue Suq, molto frequentato dai turisti dove acquistare oro, gioielli, abbigliamento e antiquariato, e Al Arsah, che è parte di un progetto di riqualificazione della città noto come Heart of Sharjah, e completamente ristrutturato. E pii ci sono diversi mall multibrand dove trovare veramente di tutto.

Un deserto unico

Chi viene a Sharjah, come in tutti gli Emirati Arabi Uniti, non può non fare un’escursione nel vicino deserto. Il Rubʿ al-Khālī che si trova qui è il secondo deserto sabbioso più grande al mondo dove si trovano splendide dune alte fino a 300 metri, cda scoprire a bordo di una jeep o a dorso di cammello, come gli abitanti di una volta.

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Parco Nazionale del Durmitor, un viaggio tra cime, laghi e canyon

Un viaggio in Montenegro è l’occasione ideale per lasciarsi sorprendere da un capolavoro naturalistico e paesaggistico di rara bellezza, uno scrigno di tesori solcato da profondi canyon e disegnato da 48 imponenti cime di roccia calcarea che superano i 2000 metri, 18 laghetti alpini dai colori mozzafiato e una verdeggiante distesa, a perdita d’occhio, di abeti e pini.

Si tratta del Parco Nazionale del Durmitor, il più grande dei cinque del Paese, nella zona nord-ovest, a circa due ore di auto dalla capitale Podgorica, una meta imperdibile per fare il pieno di natura, meraviglia e relax.

Il Parco, il luogo più affascinante delle Alpi Dinariche

Proclamati Parco Nazionale già nel 1952 e dichiarati Patrimonio UNESCO nel 1980, gli straordinari paesaggi del massiccio del Durmitor (“il più potente e maestoso tra i giganti montuosi dei paesi slavi del sud” per citare le parole del geografo Hussert, con un’altezza di 2522 metri) risplendono di un fascino unico, luoghi incontaminati plasmati da rocce carsiche, dalle caverne più profonde della penisola Balcanica, e da limpidi fiumi che, con la loro azione incessante, hanno dato vita a superbi canyon come nel caso del fiume Tara: di ben 1300 metri, è il più esteso e profondo d’Europa, secondo soltanto a quello del Colorado.

Ma non è tutto: il Parco vanta un’estensione di 321 chilometri, un’impagabile ricchezza di fauna e flora (sono più di 1300 le specie di piante vascolari) con autentiche rarità naturali quali, ad esempio, le foreste di pini neri a Crna poda dove svettano tronchi a oltre 50 metri di altezza che superano i 400 anni di vita.

Fonte d’ispirazione per chi ama la natura e paradiso per i trekker e gli escursionisti, dona anche la possibilità di scoprire antichi, e più recenti, monumenti culturali: i più significativi sono quelli di origine medievale tra cui ponti, torri di guardia, resti di fortificazioni e città, necropoli e i monasteri nella Valle del fiume Tara.

Meritano una menzione particolare anche i mulini che si incontrano lungo i torrenti del Durmitor e i “katuni” (villaggi), e le tipiche case rurali chiamate “savardak”.

Le chicche da non perdere assolutamente

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Il Lago Nero

Il Parco è una delle destinazioni più interessanti per il turismo montenegrino e pullula di meraviglie tutte da scoprire e ammirare con una passeggiata, una gita in bicicletta, un percorso di rafting, un’escursione e un sentiero per il trekking.

Ma quali sono i punti da non lasciarsi sfuggire? Il Lago Nero (Crno Jezero), ombreggiato dal Picco di Meded e abbracciato da foreste di abete bianco europeo, abete rosso e pino silvestre, è il più suggestivo dei 18 laghi, composto da due piccoli laghetti, perfetto per nuotare e andare in barca o rilassarsi sulle sue sponde in uno scenario da fiaba.

Centro turistico del Parco e punto di partenza per le escursioni, è la raccolta città di montagna di Zabljak, stazione sciistica con 11 chilometri di piste da sci e snowboard. Immersa tra radure silenziose, pure sorgenti e torrenti, è l’ideale per riscoprire il contatto con la natura incontaminata e praticare attività sportive all’aria aperta nonché per assaggiare le specialità locali tra cui va citata la focaccia di granturco.

Ancora, da vedere il Ponte sul fiume Tara, conosciuto come “ponte di Djurdjevica“: con 5 arcate e una lunghezza di 365 metri, svetta al di sopra del canyon più grande del Montenegro. Lo splendido fiume, dalle acque cristalline, è perfetto per gli amanti del rafting.

Infine, meritano una visita il Lago di Zminje dal colore verde intenso, nel cuore della foresta a 1500 metri di altitudine, e il Lago di Jablan, vegliato dalla montagna Crvena Greda, tra il volo delle farfalle e il canto degli uccellini.

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Natura inesplorata e visioni mozzafiato: è il sentiero più selvaggio d’Europa

Felicità è trovarsi con la natura, vederla, parlarle. Lev Tolstoj non poteva descrivere in modo migliore quella che è una sensazione tipica di chi ama viaggiare e scoprire posti mozzafiato. La natura sa offrirci scorci spettacolari in ogni angolo del globo, ci stupisce soprattutto quando è inesplorata e si ha la sensazione che poche altre persone abbiano visitato lo stesso luogo in cui ci troviamo.

Spesso pensiamo che per assaporare queste meraviglie sia necessario allontanarsi parecchio da casa, in realtà uno dei sentieri più selvaggi e affascinanti si trova a pochi chilometri dall’Italia. Il Peaks of the Balkans (letteralmente “I picchi dei Balcani) è il modo migliore per ammirare da vicino le bellezze naturali e le ricchezze culturali del Kosovo, dell’Albania e del Montenegro.

Un’emozione unica e indescrivibile

Quella del Peaks of the Balkans è un’esperienza di viaggio unica, in cui è piacevole perdersi tra i percorsi già battuti e quelli che sono stati semplicemente “costruiti” dalla natura. Foreste, pini, valli che si stagliano in tutta la loro profondità, ma anche fiumi, villaggi sperduti e vette pittoresche: non manca proprio nulla in quello che viene considerato il sentiero più selvaggio di tutta Europa. A fare da sfondo a questi panorami incontaminati ci sono le incredibili Alpi Albanesi che incorniciano località. È qui che ogni volta si ha sempre l’impressione di essere entrati in una terra “segreta”, magari sfuggita a tutti gli altri viaggiatori.

Queste Alpi hanno un soprannome davvero particolare. Sono conosciute infatti come Montagne Maledette: secondo la leggenda, il diavolo sarebbe fuggito dall’inferno per creare le rocce carsiche, il tutto in una sola giornata. Dopo decenni di isolamento, finalmente tutti hanno potuto apprezzare il Peaks of the Balkans. L’intero sentiero, di forma circolare, sfiora i 200 chilometri (192 per la precisione) e collega tre nazioni balcaniche a cavallo delle già citate montagne maledette. In queste selvagge regioni si sfruttano sentieri ben conosciuti dai pastori del luogo, con, sullo sfondo, vette che superano i 2mila metri sul livello del mare.

Theth e il Parco Nazionale

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Un ruscello che bagna il Parco Nazionale di Theth

Le tappe del sentiero selvaggio

Le verdi vallate si alternano piacevolmente ai laghi cristallini di montagna, sempre con un punto in comune: il tempo da queste parti sembra essersi fermato. Per gli amanti delle passeggiate, impegnative ma gratificanti, non si può non cominciare dal tracciato che separa Theth da Valbona, in Albania, un percorso che segue fedelmente l’antica mulattiera tra le regioni di Shala e Nikaj. Non meno affascinante è il villaggio di Cerem, praticamente deserto per gran parte dell’anno e che è rimasto come l’hanno potuto ammirare i nostri antenati tantissimo tempo fa.

Il villaggio di Cerem con la cascata

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Lo scorcio della cascata di Cerem

A Doberdol, invece, non si può non rimanere incantati dai laghi glaciali dell’altopiano che danno un senso di pace e tranquillità, proprio quello che ci vuole dopo una lunga escursione. Non mancano nemmeno le occasioni per approfittare dell’ospitalità degli abitanti del luogo. Nelle varie tappe del sentiero si possono incontrare anche punti di ristoro che mettono a disposizione abbondanti porzioni di cibo, dalla prelibata ricotta fatta in casa fino alla gustosa marmellata di prugne. È un viaggio che rimane di sicuro nel cuore, trovando un posticino speciale, tanto che per le altre località del nostro pianeta sarà quasi impossibile trovare altro spazio!

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Sogni di lasciare tutto e cambiare vita? Questi luoghi ti pagano per farlo

Cambiare vita per molti vuol dire fare un salto nel buio! Quante volte guardandosi intorno ci si rende conto che il posto in cui si vive va stretto e non ci si sente più bene? Immaginare di trasferirsi e fare realmente le valige però sono due cose completamente diverse, rese ancora più lontane da tanti ostacoli che possono rendere irrealizzabile il progetto.

Se si sta sognando di vivere una vita in libertà immersi nella natura, ci sono dei posti nel mondo fatti su misura. Ma c’è di più! È possibile essere pagati proprio per trasferirsi in quelli che sono dei veri e propri paradisi.

L’indiscutibile fascino dell’America

Il sogno americano ancora oggi affascina molti e ci sono proprio alcune città degli Stati Uniti pronte a far diventare questo sogno realtà. Su tutte spicca Tulsa in Oklahoma che nel novembre del 2018 ha lanciato il programma “Tulsa Remote”. Indirizzato a chi ha un lavoro da remoto, trasferendosi qui si riceveranno 10.000 dollari e per un anno una somma mensile di 500 dollari per pagare l’affitto.

La città di Topeka, in Kansas, poi, per aumentare la popolazione della città e trovare risorse da inserire in differenti settori come quello finanziario, dell’editoria e dell’istruzione dal 2020 offre un “bonus”. Chi decide di spostarsi nella capitale dello Stato americano avrà a disposizione 15.000 dollari per acquistare casa e 10.000 per sostenere le spese dell’affitto.

Topeka, una delle città del Kansas

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La piazza principale della città di Topeka

Le bellezze della natura e un ritmo di vita tranquillo non sono sufficienti ad attirare le persone nello Stato del Vermont, il meno popolato negli USA dopo il Wyoming. Dal 2019 si è deciso quindi di incentivare le persone a trasferirsi da queste parti offrendo un aiuto economico per affrontare le spese di trasferimento.

Rimanendo in America, ma spostandos in quella del sud, ci si può imbattere nel progetto “Start-up Chile”, volto a trasformare la capitale Santiago nel regno del tech. Il programma nato nel 2010 offre a chi vuole vivere e avviare la sua attività di start-up ben 40.000 dollari e una rete di contatti.

Le meraviglie europee e italiane

Se si vuole cambiare vita, ma non andare troppo lontano, non c’è bisogno di attraversare l’Oceano, è possibile rimanere in Italia. Quale posto migliore se non la Sardegna per ricominciare da zero? L’isola che incanta i turisti per i suoi paesaggi mozzafiato, sta subendo una grave crisi di spopolamento. Le amministrazioni locali quindi hanno pensato di offrire fino a 15.000 euro a coloro che andranno a vivere qui o acquisteranno casa in un comune con meno di 3.000 abitanti.

Non meno incantevole della Sardegna è il Salento e più precisamente la località di Presicce-Acquarica, un comune nato nel 2019. L’intento è quello di far aumentare la popolazione offrendo a chi decide di risiedere nel paese 30.000 euro per acquistare casa e ristrutturarla.

Oltre l’Italia ma sempre in Europa, c’è la Svizzera che è pronta ad accogliere tutti coloro che decideranno di vivere nella piccola Albinen. Il meraviglioso villaggio del cantone elvetico del Vallese, offrirà a chi è munito di cittadinanza svizzera o un permesso di soggiorno permanente poco più di 25.000 euro per gli adulti e più di 10.000 euro per i bambini. Chi deciderà di trasferirsi nel villaggio, per avere l’incentivo dovrà acquistare una casa e trasformarla nell’abitazione principale nei successivi 10 anni.

Paesaggio di Calasetta in Sardegna

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Uno scorcio della spiaggia di Calasetta in Sardegna
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Cosa visitare nei dintorni della città di Torino

Riscoperta negli ultimi anni come meta turistica, Torino ha davvero un fascino speciale. I suoi palazzi eleganti in stile Liberty, i larghi viali, i portici e l’atmosfera chic ricordano un po’ lo stile parigino. D’altronde, la città piemontese è stata anche capitale d’Italia, dal 1861 al 1865, e quell’allure regale si respira ancora oggi. Un’aria chic che si ritrova pure nei caffè e nella ricchezza dei musei, come il celeberrimo Museo Egizio e Palazzo Reale che sorge in Piazza Castello.

E poi ci sono lo spettacolo delle Alpi, che la racchiudono come a proteggerla, e del Po, che scorre lento e maestoso proprio nel centro. Insomma, la città è una destinazione perfetta per una piccola vacanza, in tutte le stagioni dell’anno. Ma è anche la base ideale per una gita fuori porta da Torino.

Cosa visitare nei dintorni della città di Torino  

È facile organizzare una gita fuori porta a Torino, dato che le bellezze – e le bontà – a breve distanza dal capoluogo non mancano di certo. Nell’arco di pochi chilometri di viaggio si trovano famose testimonianze storiche e culturali, come la Sacra di San Michele, e territori legati a doppio filo con la migliore enogastronomia italiana. È un peccato mortale non concedersi un tour nelle Langhe, alla scoperta dei vitigni del Barolo e del Barbaresco, così come privarsi di un assaggio del pregiato tartufo. Alba, Monforte d’Alba, la regione del Canavese sono solo alcuni dei luoghi da visitare nel corso di escursioni giornaliere o addirittura da declinare in un weekend fuori porta Torino.

Idee per una gita fuori porta Torino

Cultura o gola? Sacro o profano? Per una gita fuori porta a Torino non c’è davvero che l’imbarazzo della scelta. Certo, a brevissima distanza dal centro città ci sono tesori incredibili come la Venaria Reale, l’immenso complesso di palazzi e giardini dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 1997 o il Parco del Valentino, polmone verde di Torino e primo parco pubblico d’Italia, con il romanticissimo Castello del Valentino.

Ma è spostandosi un po’ di più che ci si può immergere nel cuore del Piemonte, quando le colline non sono ancora montagne e regalano bellissimi panorami, ottimi vini e testimonianze risalenti al Medioevo. Le distanze sono relativamente contenute e tanto si può fare e vedere anche in poco tempo. Con un minimo di organizzazione, un tour enogastronomico nelle Langhe o una salita alla Sacra di San Michele diventano un bellissimo tema per una gita fuori porta a Torino.

La Sacra di San Michele, nel mondo de Il Nome della Rosa

Chi non ha letto – o almeno visto il film con Sean Connery – de Il Nome della Rosa, il capolavoro di Umberto Eco? Ecco, la Sacra di San Michele è l’abbazia che ha ispirato l’intera ambientazione, e già per questo merita la visita. Al di là delle passioni di bibliofili o cinofili, questo monastero situato a una quarantina di chilometri da Torino è un autentico spettacolo. Considerata uno dei più fulgidi esempi di architettura romanica in Europa, la Sacra di San Michele sorge sulla vetta del Monte Pirchiriano e domina la vallata della Val di Susa con panorami mozzafiato sulle Alpi.

La sua costruzione ebbe inizio a partire dal 983 e nel corso dei secoli ha accolto le tombe di diversi membri di casa Savoia. Come la sua omologa a Monte Sant’Angelo, sul Gargano, è consacrata all’arcangelo Michele. Pare che facesse parte di un lungo pellegrinaggio dedicato all’arcangelo che dalla Puglia toccava appunto il Piemonte per poi concludersi dopo 2.000 chilometri a Mont Saint Michel, in Francia.

Per circa duecento anni, e sino alla fine del XIV secolo, la Sacra ha ospitato un monastero benedettino. Il primo impatto con l’abbazia è davvero mozzafiato: vuoi per la posizione – sopraelevata ad abbracciare l’intera valle, con la Dora Riparia che la attraversa fra boschi e foreste – vuoi per la maestosità dell’edificio.

Una delle principali particolarità della costruzione è la Porta dello Zodiaco, un portale in marmo del XII secolo riccamente decorato con immagini di putti. Per raggiungere la porta, però, occorre superare i 243 gradini della cosiddetta Scala dei Morti. Deve il suo nome al fatto che è bordata da nicchie e tombe nelle quali un tempo erano conservati i corpi dei monaci benedettini defunti. Comunque sia, l’esperienza merita sicuramente una gita fuori porta da Torino. Per non perdersi nella valle, è interessante l’opzione dei tour guidati che partono direttamente dal capoluogo piemontese. Niente stress, solo belle scoperte!

Monforte d’Alba, a caccia di tartufi 

Le Langhe sono un’autentica fucina di bontà. Questo territorio, che di dipana tra le colline comprese tra le province di Cuneo, Asti e Alessandria, regala tesori come i tartufi e i celebri vini piemontesi. Merita almeno una gita fuori porta da Torino, o ancora meglio un weekend, per scoprirlo e “degustarlo”.

Per chi ha poco tempo, l’indicazione migliore è quella di prenotare un’escursione da Monforte d’Alba che abbini sia l’esperienza della caccia al tartufo con esperti “cacciatori” locali a una degustazione di Barolo. In poche ore sarà possibile concedersi il meglio: imparare a scovare e a recuperare i tartufi seguendo i segreti dei professionisti, con gli immancabili cani addestrati, per poi ascoltare dalle loro parole tutti i misteri su questo prezioso frutto della terra.

I cacciatori, durante l’esplorazione nel bosco, spiegano come, dove e perché crescono i tartufi in questa zona del Basso Piemonte e quali sono le differenze fra tartufo nero e bianco. Dopo questa lunga passeggiata, sarà piacevolissimo concedersi una pausa rigenerante in una tipica azienda vitivinicola, dove partecipare a una visita dei vigneti con un enologo. Per finire in bellezza, niente di meglio che una degustazione in cantina per assaggiare i più famosi vini locali, compreso l’immancabile Barolo.

Nelle terre del Barolo e del Barbaresco

Un classico dei classici: la gita fuori porta da Torino che conduce fra i vigneti del Barolo e del Barbaresco, per una full immersion in questi pregiati “rossi”. Basta meno di un’ora di viaggio dal capoluogo per immergersi nei bellissimi centri delle Langhe dove vengono prodotti questi due celebri vini. Che, nonostante provengano dallo stesso vitigno – il Nebbiolo – e da due aree geografiche contigue, sono però diversi per gusto, struttura, profumo e “carattere”.

Il Barolo, infatti, viene prodotto esclusivamente sulle colline di 11 comuni delle Langhe occidentali: Barolo, Castiglione Falletto, Serralunga d’Alba, Monforte d’Alba, Novello, La Morra, Verduno, Grinzane Cavour, Diano d’Alba, Cherasco e Roddi. Il Barbaresco, invece, nasce in un territorio piccolissimo, quello compreso tra tre comuni – Barbaresco, Treiso, Neive e San Rocco frazione di Alba.

La differenza fra i due è data appunto dalla composizione del terreno: vale la pena assaggiarli a casa loro, nelle cantine dove vengono prodotti e fatti invecchiare in enormi botti. Una degustazione dei vini piemontesi è un’ottima idea per una gita fuori porta da Torino, anche per scoprire i bellissimi centri medievali della zona, quasi tutti punteggiati da antiche torri. Dovunque si decida di fermarsi per una sosta golosa, c’è una certezza: si mangerà e si berrà benissimo!

Nel Canavese, castelli e buona tavola

Castelli, fortezze, la collina che diventa montagna e una cucina tradizionale che sa accontentare tutti: è quello che promette, e mantiene, il Canavese. Ancora poco battuto dal grande turismo, il Canavese è una regione storico-geografica che si sviluppa fra Torino e la Valle d’Aosta e, verso est, il Biellese e il Vercellese. In una giornata è possibile effettuare una gita fuori porta da Torino: la zona è molto interessante sotto il profilo geografico e paesaggistico, perché è ricca di laghi, colline, boschi e castelli. Inoltre, vanta una storia antichissima, dato che è stata un crocevia per gli eserciti, i mercanti e i pellegrini lungo la Via Salaria e la Via Francigena attraverso la valle del Monte Bianco e delle Alpi Graie per raggiungere Torino.

Una delle meraviglie della regione è la Serra Morenica di Ivrea, una delle più grandi colline moreniche del mondo, dove prosperano i vitigni che danno origine ai vini Carema Nebbiolo e Caluso Erbaluce. Anche la città di Ivrea merita una sosta: il borgo storico, di impianto medievale su una collina, è perfettamente conservato ed è patrimonio dell’Unesco. Il monumento simbolo è sicuramente il Castello Sabaudo o Castello delle Tre Torri, celebrato anche dal Carducci.

Ma l’intera zona è punteggiata di fortezze e manieri, come il Castello Ducale di Agliè o il Castello di Masino. Dopo il bello, ci si merita anche il buono: i tour privati alla scoperta del Canavese prevedono soste golose in cantine e ristoranti tipici per assaggiare le specialità tradizionali. Nel menù non possono mancare salumi e formaggi di pascolo alpino, gli involtini “Caponet” di verza con carne, cipolle ripiene con amaretto, la zuppa di erbe selvatiche “ajucche” servita con pane e la “bagna càuda”, la rinomata salsa a base di acciughe utilizzata come intingolo per le verdure fresche. Altrettanto immancabili gli assaggi di vino, con degustazioni guidate da enologi esperti: quando si dice viaggiare per piacere!